CAPITOLO XI

 

La battaglia mortale

 

 

Il Maestro continuava a parlarmi del futuro dell’umanità.

-         Nel futuro – diceva – il Grand’Ammiraglio si rivelerà nel punto culminante del suo piano, per eliminare tutta la malvagità, ipocrisie e perversioni, mediante l’insediamento del Regno Eterno del Bene.

Il principe dell’esercito di El-Elyon – Chi-Ro- è colui che comanderà l’ultima battaglia e i fatti che causeranno la distruzione finale delle forze del male. Perciò, dobbiamo aspettare il pieno compimento di tutto ciò che sta scritto in questo Libro. – Indicò il Libro Sacro – La speranza che ha reso forti gli Ammi, nei millenni passati, è stata la fiducia in ciò che il Grand’Ammiraglio promise al primo uomo che sbagliò, cioè, Adamo.

Tutto dovrà accadere conforme allo sviluppo della storia umana, fino a vedere, alla fine, l’uomo compiere il vero proposito divino, per il quale fu creato. Vedrà il bene trionfante per sempre, senza possibilità di ulteriori lotte.

Guardati attorno nel mondo, il dominatore del male è chi lo comanda. Guarda cosa sta succedendo…

Catastrofi, terremoti, guerre intestinali, uragano, come non si è mai visto prima con la stessa intensità, figlio contro padre, padre contro figlio… il mondo zoppica con la sua gente sempre più scontenta con chi la governa; il dittatore mondiale che, lontano da offrire la pace e l’abbondanza che aveva promesso, al contrario, ha portato dolore, insicurezza e sofferenze interminabili. I prodigi e i miracoli che realizzò, e le sue esigenze di essere oggetto di culto come un Dio, solo condussero a maggiori necessità di oppressione e persecuzione dei dissidenti.

A dispetto del tremendo potere collocato nelle sue mani, Therion è incapace di controllare la situazione. Importanti settori del mondo cominciarono a ribellarglisi contro, convergendo verso il Medio Oriente al fine di lottare per il potere internazionale, illusi dalla prospettiva di ottenere l'egemonia mondiale.

Questo, altro non è che una nuova strategia di Apoliom, che vuole riunire gli eserciti del mondo per combattere contro l’esercito di Chi-Ro, che si avvicina potente e invincibile per governare e dominare in modo assoluto, tutto l’universo. E quando questo accadrà, sarà la sua fine, poiché sarà definitivamente posto al di fuori dalle azioni e dalla sfera dell’umanità; allora, usa Therion e la Fantasia della Fortaleza Sagrada come esca per attrarli nel maggior campo di battaglia del mondo, vicino al Mar Mediterraneo, con la falsa illusione della conquista della preminenza internazionale.

Tutto ciò può sembrare una strana contraddizione, poiché il dittatore che si stabilì e conseguì il dominio del mondo intero, grazie al potere di Apoliom, ora sta per essere attaccato dalle forze degli eserciti che devono entrare in combattimento sotto l’ispirazione proprio di Apoliom.

Tutte le forze del mondo sono concentrate nel Medio Oriente, pronte alla lotta contro il potente Chi-Ro, quando egli apparirà nell’aria, arrivando da altezze inscrutabili.

Ovviamente, questi eserciti non possiedono, in nessun modo, armi adeguate per combattere contro l’esercito di Chi-Ro.

Per quante sofisticate siano queste accatastate negli arsenali bellici, sono come le armi giocattolo, davanti al potente Chi-Ro.

Apoliom raggiunge il suo obiettivo quando un grande numero di Paesi si aggregano e provocano molte distruzioni, conquistando la Fortaleza Sagrada.

Esplode la Terza Guerra mondiale!

Inizia, quando eserciti venuti dall’Africa, incluso l’Egitto e altri Paesi di questo continente, assieme ad altri potenti eserciti della Russia e del Nord, mobilitando le loro forze militare per invadere la Fortaleza Sagrada, dove Therion è installato, e sfidando il grande dittatore con lo scopo di detronizzarlo.

L’inizio di questa guerra ferrigna è molto confuso, perché le forze armate avanzano e indietreggiano, alternando vittorie e sconfitte. Il dittatore, con il suo numeroso esercito, dissolve i primi tentativi di rivolta, ottenendo alcune vittorie preliminari, specie al sud, conseguendo così di contenere i tentativi di invasione dall’Egitto e dal resto dell’Africa.

Tuttavia, mentre Therion festeggia le prime vittorie, gli giunge un'informazione sull’avanzata di una grande truppa in arrivo dal vicino Oriente. Il numero che viene riferito è spaventoso e il dittatore rimane accerchiato e inattivo.

Per lottare contro un’orda di 200 milioni di soldati già riuniti, Therion si vede obbligato a distogliere una grande parte della forza militare usata fin qui per la sua difesa personale, indebolendo, ancora di più, il suo potere.

Come se non bastasse, nuove notizie arrivano, informandolo che altri eserciti avanzano dal nord.

Il Maestro parlava come se fosse stato presente o come se quelle scene fossero già accadute davanti ai suoi occhi. E il fatto più interessante era la perfezione della sua narrativa che mi trasportava a uno scenario puramente immaginabile ma che mi dava l’impressione di vivere al momento quei fatti e, assieme a loro, di partecipare a quelle terribili catastrofi prodotte dalla grande guerra.

-         A questo punto – continuava – comincia a combattersi la maggior battaglia di tutta la storia, alla quale partecipavano centinaia di milioni di uomini, trasformando il Mediterraneo nel maggior campo di combattimento del mondo.

Li comincia il tempo delle catastrofi e distruzioni, quali il mondo giammai conobbe e credo, giammai conoscerà. E’ un periodo di angustia che non ha precedenti nella storia dell’umanità…

-         Ancora più grande di tutto quel che è già successo? Guarda che io ho già avuto abbastanza, scusi, non è il caso di riportarmi da dove sono venuto, amico, Lei che è esperto in cose assurde?

-         Non, figliolo, le cose peggiori stanno per arrivare e bisogna che tu sia forte; avrai grande profitto da questa esperienza, vedrai.

Cominciò a leggere nel suo libro, gli orrori che l’umanità avrebbe sofferto ancora, specialmente gli abitanti nati nella Fortaleza Sagrada, gli Ammi.

 

“Già si ode sui monti il rumore come di molti popoli, il clamore dei regni e delle nazioni già congregate.

Il principe degli eserciti passa in rassegna le truppe di guerra. Adesso viene da un paese remoto, dall’estremità dei cieli, il Legislatore e gli strumenti della sua indignazione, per distruggere tutta la Terra.

Ascoltatelo, poiché è vicino il giorno del Grand’Ammiraglio, come distruzione. Per mezzo di Lui, tutte le braccia si faranno deboli e il cuore degli uomini si squaglierà.

Li offuscherà e si impossesserà di loro, dolori e lamenti, e si contorceranno come donne partorienti; guarderanno attoniti, gli uni agli altri; il loro volti si faranno volti fiammanti.

Ecco che viene il giorno del Grand’Ammiraglio, giorno crudele, con ira e furore ardente, per offuscare la Terra e in essa distruggere gli uomini malvagi.

Così disse l’Onnipotente, El Elyon: castigherò il mondo a causa della sua malvagità e i perversi a causa della loro iniquità; farò cessare l’arroganza degli insolente e abbatterò la superbia del violenti. Farò in modo che gli uomini siano più scarsi dell’oro puro, più rari dell’oro do Ofir. Per questo, farò tremare i cieli; e la Terra scuoterò dal suo luogo, a causa dell’ira del Grand’Ammiraglio e del giorno del suo ardente furore.

Ognuno sarà come una gazzella che fugge e come mandria che nessuno unisce; ognuno tornerà al suo popolo, ognuno fuggirà alla sua terra. Chi sarà trovato, sarà trafitto; e chi sarà catturato, cadrà di spada. I suoi figli saranno fatti a pezzi davanti a loro, le loro case saccheggiate, le loro donne violentate.

Ecco che sveglierò in loro le paure, tanto che non si accorgeranno dell’argento e nemmeno desidereranno l’oro.

I suoi archi uccideranno i giovani; non avranno pietà, nemmeno del frutto del ventre!”

Gli Ammi, che dai tempi più remoti, continuano ad essere bersaglio di costanti persecuzioni, da parte della quasi totalità delle nazioni del mondo, dai giorni in cui rifiutarono il Gran Rei, ora, con il mondo giunto all’apice della sua storia, non può essere che loro a servire da ricettacolo della scarica finale dell’odio, della perversità, della malvagità, della mancanza di dignità dalla parte di persone apparentemente umane. Avendo gli Ammi rifiutato la bontà di un essere Onnipotente come il Grand’Ammiraglio, un essere che fino ad ora si è rivelato compiacentemente e attende, ora, il momento di liberare la sua ira per annichilire i suoi impertinenti nemici.

Il terrore che ha già permeato l’umanità in questi ultimi tempi, non è niente, se non un'infima parte di ciò che dovrà venire.

Nulla avrebbe potuto trattenere la furia di questi aguzzini che, stimolati da Apoliom, con il permesso del Grand’Ammiraglio, si investivano, gli uni contro gli altri, in una lotta finale, la battaglia mortale…

Preparati figlio, per vedere una parte di queste inevitabili disgrazie che investiranno la città.

Per le strade della Fortaleza Sagrada, andavano e venivano di corsa, persone disperate, con i volti sfigurati dal terrore, madri allucinate correvano con i loro figli lacerati, mutilati o addirittura morti, nelle loro braccia, in cerca di aiuto.

Gli Ammi affrontavano i peggiori momenti della loro vita, giammai vissuti prima, nemmeno nel tempo del nazismo. I soldati entravano nelle loro case, saccheggiavano, abusavano delle loro donne e dei bambini, facevano le cose più atroce e barbare con i vecchi. Metà della città fu portata in prigionia, verso la schiavitù.

Alle donne anziane, venivano tagliati i seni e cavati gli occhi che erano lasciati pendere fuori dalle orbite, trattenuti dall’ultimo, sottilissimo lembo di pelle.

-         Chiamate il vostro re, vecchie vacche. Egli potrà rimettere tutto a posto – gridavano e ridevano a non poterne più.

-         Io avrei finito il lavoro. Perché le vecchie vogliono avere gli occhi? Cosa vuoi vedere, cara vecchietta, questo qui? – Tirava fuori il suo membro scuotendo davanti alla faccia delle anziane che erano per terra quasi senza vita. Deridevano un altro, sfoggiando grande arroganza e bestemmiando contro il Gran Rei e contro il Grand’Ammiraglio.

Ad una donna gravida di sei mesi, venne aperto il ventre brutalmente, con la punta di una spada e il feto, contorcendosi convulsamente, le fu strappato e gettato in aria, cadendo ancora vivo sul corpo inerte della madre.

Ero obbligato ad assistere a scene così ripugnanti. Atti selvaggi erano commessi contro quegli innocenti. Non potevano essere umane, quelle bestie!

Mi veniva la nausea. Come se può essere cattivi a quel punto.

Agli uomini non erano riservate torture più lievi. Incapaci di reagire alla forza di quei selvaggi, erano immobilizzati per non soccorrere le vittime.

 Loro portavano con sé i propri strumenti di tortura. Avevano quello chiamato “Müsar”, uno strumento per imporre la disciplina ai più ribelli. Era composto di un cavalletto con una piastrella sopra in cui erano scolpite due mani aperte. Li erano legate le mani delle vittime in modo che aderissero perfettamente. Calzavano, a questo punto, i torturatori, un guanto metallico, disposto nella stessa posizione di quelli scolpito nella piastrella, con unghie lunghe e molto affilate. Digrignando di piacere, davanti all’aspetto di terrore dell’indifeso, i malvagi introducevano, lentamente, quelle unghie metalliche sotto le unghie dei disgraziati, penetrandovi poco a poco, fino a farle saltare completamente. Gli uomini urlavano e si contorcevano di dolore, agonizzando trovavano poi la morte. Dopo, quelle unghie erano raschiate nella parte inferiore, per togliere l’eccesso di carne e sangue che vi fosse rimasto, messe in un liquido ad indurire, esposte al sole par farle seccare. Poi, servivano come passatempo per i barbari nelle ore di piacere, poiché le usavano come pezzi di scacchi o in un gioco simile al “gioco dei bottoni”.

Come era assente, in questi perversi, ogni senso di dignità e sentimento umano!

Più avanti, vidi uno spettacolo non meno agghiacciante dei precedenti. Volete sapere?

Una donna correva disperatamente con la testa coperta di sangue. Nelle sue mani agitava due grosse trecce inzuppate di sangue, sembravano strappate dalla radice.

Guardai attorno cercando il Maestro per chiedere di far qualcosa per risparmiarmi di quelle torture. Non ne potevo più. Era scomparso. Fui preso da un grande malessere e desiderai la sua presenza per trarne conforto. Dove poteva essere ora? Perché mi permetteva di presenziare a quelli spettacoli di terrori?

Nauseato, mi appoggiai ad un albero per non cadere. Desiderai ardentemente tornare al cospetto del Grand’Ammiraglio, poiché, nonostante il timore, davanti a Lui mi sentivo più protetto.

La sequela di orrori non aveva fine. Il terrore invadeva le case degli abitanti della Fortaleza Sagrada; la guerra non provocava minore desolazione.

Queste scene mostravano che il mondo stava camminando verso l’apice della sua storia. E io che non ho mai creduto nella fine del mondo! Eccola, davanti ai miei occhi. L’aumentare di quella guerra terribile, insieme a una distruzione generalizzata che stava spezzando tutta l’umanità e il pianeta, non poteva lasciarmi il più piccolo dubbio: il mondo è vicino alla sua completa rovina.

-         Al lavoro, camerati! Voi due, circondate quella casa… voi, attaccate di fronte. Attacchiamo! Questi porci schifosi devono vedere quanto tempo durerà ancora la loro ostinazione nel credere in un falso re che non arriva mai! Avanti!

Con un calcio, la porta veniva abbattuta.

Invadevano con furia, gettandosi sulle donne, strappando le vesti e possedendole come bestie affamate.

-         Vieni ragazza! Cerca di essere gentile con i tuoi superiori, va bene? Lascia che si divertano un po’ con te. Il Gran-Rei non se la prenderà neanche un po’. Alla fine, da tanto che l’aspetti, non si è ancora fatto vedere, vero? – Scherniva uno, mentre gli altri bestioni strappavano le vesti di una vittima, gettandola al suolo con violenza.

-         Le donne, poverette, si dibattevano e gridavano, cercando di liberarsi dalle mani dei loro feroci aguzzini, mentre i loro uomini, bloccati da braccia selvagge, non potevano fare nulla.

Un vecchio, vedendo la figlia violentata da sei di quelli animali, sputò in faccia a uno di loro: “Porci… immondi!” Gridava l’anziano senza curarsi delle conseguenze.

Il soldato si alzò pulendosi il volto, tolse il pugnale dalla cintura e gridò: -“Ti cucio la bocca, imbecille! Mai più potrai sputare in faccia a un figlio del drago, hai capito? Mai più!”

 Tirò le labbra dell’uomo e le trapassò con il pugnale; dopo di che, cominciò a colpirlo a pugni e calci, fino a che il povero non rimase al suolo agonizzante, con il sangue che usciva dalla bocca e dalle narici.

-         Questo è perché tu impari ad essere obbediente ai tuoi superiori, vecchio idiota! – Urlava il soldato, mentre si girava verso i colleghi: - Andiamo, altre donne ci aspettano più avanti!

Uscirono di lì, solo dopo aver svuotato il frigo e le padelle, lasciando la casa totalmente vuota.

La barbarie dominava la Fortaleza Sagrada. I seguaci di Therion e del grande drago, s'impossessavano delle case e facevano degli Ammi, i loro schiavi.

Intanto, la sanguinosa guerra devasta il mondo, uccidendo migliaia di persone ogni minuto.

La guerriglia, non meno terrificante, rendeva vassalla la città della Fortaleza Sagrada.

Therion continuava al suo posto, nel suo regno, ben protetto dai suoi sottoposti più diretti, a macchinare con la sua mente satanica, cercando le strategie per sconfiggere i suoi nemici e guadagnarsi più alleati.

-         Gli Ammi sono una piaga che infesta il mondo. Dobbiamo sterminarli, cancellarli della faccia della Terra, caso contrario ci contamineranno. Andiamo – diceva Therion – sradichiamoli di modo che non siano nazione, né si abbia più memoria del loro nome!

Così, la persecuzione si faceva sempre più intensa e gli Ammi erano come giocattoli nelle mani delle comparse di Therion.

Schernivano e si divertivano a piacere, quando il nome del Grand’Ammiraglio o di Chi-Ro, il Gran-Rei degli Ammi, era menzionato da questi, nel loro stato disperato, perché fossero liberati.

-         Gridate più forte, imbecille! Il tuo re può essersi addormentato, o chi sa, diventato sordo? Gridate! Vogliamo vedere la sua faccia quando vi vedrà spremuto sotto i nostri piedi, come un'arancia…

Nessun altro dio potrebbe essere adorato se non il grande drago - Apoliom

-         E il suo principe, Therion, che esigeva sempre di più sacrifici ripugnanti pur di saziare la sua sete diabolica.

-         La religione che queste bestie dicevano di seguire, era basata nella mitologia divinizzatrice delle forze della natura, credente inveterata nella dottrina animistica.

E’ impossibile descrivere la miseria di una religione i cui dei erano debosciati, ubriachi, fratricidi, prostituti e assassini; i cui templi erano lupanari e antri dei peggiori vizi, arrivando in alcuni casi, a essere tollerati solo fuori dalle città; i cui spettacoli, le orribili lotte tra gladiatori erano così impure a tal punto che un Catone di caserma non avrebbe potuto presenziare; le processioni erano cortei di indecenze, e gli altari erano costantemente tinti di sangue umano e le feste erano celebri baccanali e saturnali il cui rituale era il vizio.

Era tanto terribilmente impietosa e immorale questa religione, per di più deturpata da loro, che la maggioranza dei suoi sacerdoti pregava per la necessità di sacrifici umani. Le vittime potevano essere neonati o adulti; dipendendo dell'occasione. L’offerta di bambini appena nati, agli dei, era abituale e i sacerdoti erano assassini professionali di bambini.

In differenti rituali, variando da luogo a luogo e da un’epoca ad un’altra, le vittime erano arrostite vive, decapitate o bastonate a morte. Un esempio era il culto al dio Drago.

Costruita nel suo tempio, una statua di metallo completamente vuota, era scaldata fino al punto che le sue mani, aperte e giunte, raggiungessero la temperatura della brace; a questo punto, al rullo dei tamburi – di modo che non si udissero le grida delle povere vittime – i bambini erano posti nel cavo delle mani, perché arrostissero vivi.

La lebbra morale corrompeva tutti. La crudeltà campeggiava tanto quanto la sensualità, e la schiavitù era universale.

Atroci torture subivano gli Ammi che continuavano aspettando, in qualsiasi momento, l’arrivo di Gran-Rei, per salvarli dalle angustie interminabili.

Dai loro reconditi, si poteva udire le preghiere e l’ammissione del loro peccato nazionale; ammetteva sinceramente ognuno, che la presenza della loro colpa gli stava pesando sulla coscienza:

“Sappiamo, Grand’Ammiraglio, che la tua mano non è esitante e che ci può salvare; e nemmeno sordo è il tuo udito perché tu non possa udire. Ma sono le nostre iniquità che ci separano, i nostri peccati coprono il tuo volto.

Perché le nostre mani sono contaminate di sangue e le nostre dita, d'iniquità; le nostre labbra dicono il falso, le nostre lingue profferiscono maldicenze…

Per questo è lontano da noi il giudizio, e la giustizia a noi non arriva; aspettiamo la luce e ciò che abbiamo sono le tenebre; attendiamo lo splendore, ma camminiamo nell’oscurità.

Tastiamo le pareti come ciechi, come quelli che non hanno occhi. Andiamo a tentoni; inciampiamo a mezzogiorno come nelle tenebre, e tra i robusti siamo come morti.

Tutti noi bramiamo come orsi, e gemiamo come colombe; aspettiamo il giudizio, e non c’è la salvezza, questa è lontana da noi.

Perché le nostre trasgressioni si moltiplicano davanti a te, e i nostri peccati testimoniano contro di noi, perché le nostre trasgressioni stanno in noi, e conosciamo le nostre iniquità; come il prevaricare e il mentire contro di te, il ritrarci dal nostro Dio, il predicare oppressione e ribellione, il concepire e il profferire di cuore, parole di falsità. 

Perché il diritto non c’è e la giustizia è lontana; perché la verità va esitando nelle piazze e la rettitudine non può restare. Sì, la verità se n'è andata e chi lascia il male è trattato come preda.

Il Signore vide tutto ciò, e disapprovò l'ingiustizia.

Vide che nessuno prestava aiuto e si meravigliò che non ci fosse un intercessore; per questo il Suo braccio portò la salvezza e la Sua giustizia, li sostenne.

Vestì la giustizia come una corazza, l’elmo della salvezza sulla testa, pose sopra di sé le vesti della vendetta, e si coprì dello zelo come un manto.

Secondo le loro opere, così li pagherà: furore ai Suoi avversari, e il dovuto ai Suoi nemici, alle terre del male, darà la paga.

Temeranno, dunque, il nome del Signore, da Ponente e la sua gloria, da Oriente; poiché verrà come un torrente impetuoso, spinto dallo spirito del Grand’Ammiraglio”.

Si vedeva che la spada affilata della coscienza feriva profondamente l’anima di quel popolo.

Rimasi apprensivo, immaginando ciò che avrebbe potuto succedere di straordinario per salvare i figli della Fortaleza Sagrada che soffrivano così terribilmente, come nessun popolo aveva sofferto. Per aver rigettato e ucciso il Gran-Rei, dovevano soffrire eternamente? Non c'è perdono per queste anime pentite? Non c'è chi le possa salvare da tante sofferenze…?

Se avessero continuato così, sarebbero morti, senz’altro, uno ad uno, negli artigli affilati di quei nemici mortali. Tutti i popoli del mondo scaricavano il loro odio e il loro furore su quegli indifesi, come se questi fossero l’unica causa della devastazione della Terra. Era qualcosa che non si poteva comprendere. Tutti contribuivano a che gli Ammi mangiassero il pane dell’angustia e bevessero l’acqua dell’afflizione.

Riflettevo. Ai miei occhi, il mondo non aveva nessuna possibilità di salvarsi. La distruzione era disseminata, ormai, ovunque. In sostanza non esisteva nessuna risorsa per la sopravvivenza. Gli uomini si distruggevano a vicenda. I corpi si ammucchiavano in ogni luogo, senza che vi fosse un buco (e nemmeno voglia) per seppellirli.

Therion, accerchiato nel suo rifugio, cercava disperato, nuovi alleati per rinforzare la sua guardia.

Entrò nel Tempio – recentemente ricostruito dagli Ammi – si sedette sul trono sacro, prima immacolato nell'attesa del Gran-Rei, e lì lo profanò con la pratica di orge e rituali demoniaci.

“Qualcosa dovrebbe accadere per impedire la totale distruzione dell’umanità. Ma… che cosa?” Continuavo a pensare, come se dal mio raziocinio potesse uscire una qualche soluzione per il mondo nel caos.

Mentre mi lasciavo andare, con perfetto abbandono, esercitando le mie facoltà alla ricerca, tra le luci e le ombre fantasmagoriche della mia confusa mente, di una soluzione plausibile che avrebbe, certamente, segnato la fine di tanta sofferenza, fui distolto dal mio inutile sforzo, da una grande voce generata da un tuono che strappava il cielo: “PAHADH, PAHATH, PAH!” – “E’ FATTO!”

-         Santo cielo! Cosa è mai quella? – Pensai perplesso.

“Pahadh, pahath, pah” – queste parole mi dicevano tutto. Ed era spaventoso… Mentre io mi sforzo per trovare una soluzione a un problema che non mi spetta, viene questa voce che cancella in un colpo la poca speranza che mi era rimasta… “Pahadh, pahath, pah!” Questo vuol dire: “Terrore, tomba e laccio!”

-         Maledizione! L’uomo stava senza dubbio, in un vicolo stretto e senza uscita. Mi ricordai, a questo punto, del testo letto dal Maestro, su questo giorno… ma, a proposito, dov’è Lui? E’ sempre così. Quando ho bisogno di Lui, questo scompare, sembra che faccia apposta!

“Terrore, tomba e laccio cadono su di te, o abitante della Terra. E sarà che colui che vorrà fuggire dalla voce del terrore, cadrà nella fossa, e se uscirà della tomba, un laccio lo prenderà; perché le dighe dall’alto si aprono e tremano le fondamenta della Terra. La Terra è totalmente fatta a pezzi, totalmente si rompe, la Terra violentemente si muove. La Terra barcolla come un ubriaco, e dondola come un'amaca; la trasgressione pesa su di essa, cadrà e mai più si alzerà.”

Guardai verso l’alto, da dove era pervenuta quella voce e non ho parola per narrarne ciò che vidi. Quelle immagini mi spinsero a nascondere il volto tra le mani; era come se il cielo se fosse aperto, strappato dai lampi e dai tuoni interminabili che scuotevano la terra, letteralmente.

Era l’ultima goccia che cadeva da quella coppa dell’ira divina… Il mondo intero spasima per il tremore convulsivo sotto i suoi piedi.

Fu un terremoto così fulminante, che non si ebbe nemmeno il tempo per percepirlo; tale fu il suo impatto che la topografia della Terra fu totalmente modificata. Era tutto sottosopra.

Le isole scomparvero quasi completamente, sommerse per il forte movimento del mare. Alcuni monti, famosi per la loro altitudine, come l’Everest, furono cercati e non furono trovati; altri furono strappati dai loro luoghi, non rimase in piedi, nessuno grattacielo.

Una forte grandinata, con grani di decine di chili, cade sugli uomini e sulla natura, come una valanga, si sovrapponendo ai morti già ammucchiati; era un panorama di una vera carneficina umana.

E’ la fine di tutto! – Pensai con orrore. “E’ fatto!” – diceva quella voce orribile. Fu allora che conclusi: i sette sigilli sono stati definitivamente aperti e il contenuto del libro, sparso completamente sulla razza umana.

Il primo sigillo diede un governo terribile e satanico, sotto il dominio di Therion, che resse il mondo durante un periodo chiamato “Grande Tormenta”; il secondo, trasse una guerra atroce, ma non la maggiore; con il terzo, venne una fame mai vista, conseguenza della guerra, il quarto fu la “Morte” fatta persona, che falciò un quarto della popolazione, attraverso la fame, guerre e animali feroci. Il quinto portò una vasta persecuzione; coloro che decisero a credere in Chi-Ro, dovettero essere segnati con il loro sangue, per la loro testimonianza. Il sesto fu un terribile problema ecologico: le stelle caddero, ci furono disturbi nelle stagioni e nei cicli della natura, del sole e della luna; con il settimo, vennero i sei flagelli che rappresentarono catastrofi specifiche e con il settimo flagello si sviluppò una nuova serie di catastrofi con lo spargimento delle sette gocce del calice dell’ira.

Così fu rivelata una piccola parcella di ciò che rappresentava l’ira del Grand’Ammiraglio, per tutti coloro che rifiutarono il Gran-Rei, disprezzarono e schernirono il Grand’Ammiraglio, colui che regge l’universo. Ma non finisce qui. Secondo il Maestro, il peggio stava per arrivare.

Dopo una breve tregua, gli eserciti sopravvissuti ripresero a combattersi con maggior furore, decisi a continuare fino alla totale e vicendevole distruzione.

Quando vidi tanti morti per quella guerra che devastava la Terra, trasformandone la superficie, distruggendo i suoi abitanti, persone innocenti e perfino i bambini, cominciai a riflettere, ancora una volta, sul perché di tutto ciò. Aveva ragione il Canon: “In quel giorno… ecco che il Grand’Ammiraglio devasta e rende desolata la terra, trasforma la sua superficie e ne disperde gli abitanti.

Ciò che succede al popolo, succede al sacerdote; al servo, come al suo padrone; alla serva come alla sua padrona; al compratore, come al venditore; a colui che presta, come a chi il prestito chiede; al creditore come al debitore.

La Terra sarà del tutto devastata e di tutto saccheggiata, perché il Grand’Ammiraglio così ha deciso.

La Terra piange e appassisce, il mondo si indebolisce e appassisce, languono così i maggiori popoli della Terra.

In verità, la Terra è contaminata a causa dei suoi stessi abitanti, poiché essi trasgredirono le leggi, violarono gli statuti e ruppero l’alleanza eterna.

Per questo, la maledizione consuma la Terra e coloro che la abitano si trovano colpevoli; per questo saranno bruciati gli abitanti della Terra, e pochi uomini si salveranno.

Piange il vino, langue la vita e gemono quelli che stavano col cuore allegro.

Cessò la baldoria dei tamburi, fini il rumore di chi esultava, e riposò l’allegria dell’arpa.

Ora, non si beve più il vino cantando; la bevanda forte è amara per chi la beve. E’ demolita la città caotica, tutte le case sono chiuse, nessuno vi potrà entrare. Gridano per il vino nelle strade, si è fatta notte per l’allegria, è messo al bando sulla terra ogni piacere. 

Nella città regna la desolazione, e la sua porta è ridotta in rovina. Perché sarà sulla Terra, in mezzo a questi popoli, come l’ondeggiare dell’ulivo, e come lo spigolare, quando è finita la vendemmia.”