CAPITOLO VI

 

Flagelli

 

 

Arrivò il momento di togliere l’ultimo sigillo, aprire il libro e vedere, di fatto, la fine di tutte le cose.

L’ira del Grand’Ammiraglio si spargerà sul dittatore – Therion – il suo ispiratore - Apoliom - e tutta la civiltà che li appoggiò.

L’apertura del settimo sigillo, darà inizio ad una sequenza di flagelli che andranno a terrorizzare la Terra. Con quest'atto, saranno rivelate sorprese straordinarie, riguardo ai giudizi già in evidenza, per mezzo di suoni di tromba che saranno eseguiti da esseri specifici.

Nel momento in cui si udiva un suono di tromba, un flagello sarà gettato sulla Terra, e in poco rivelerà l’ira di El-Elyon, che dilagherà su una civiltà ribelle e sopra il grande dittatore Therion e i suoi eserciti.

In questo tempo, i tumuli renderanno il conto dei loro morti, di modo che ogni essere che visse sulla Terra, possa giustificare tutte le sue azioni, buone o cattive, davanti al grande trono bianco.

Ci sarà, anche, la rivelazione sul regno di Chi-Ro, il Gran-Rei, che scenderà sulla Terra per dominarla.

Alla rottura del settimo sigillo, aprirà il libro che rivelerà l’inizio della storia dei fatti che faranno la fine dei tempi e il rinnovamento di tutte le cose.

 

 

Ci fu un silenzio che durò circa mezz’ora, durante il quale fu sospesa l’azione del giudizio.

Questo silenzio, è come il preludio a un fatto solenne.

Sarà la riluttanza di El-Elyon nel ferire? Possibile, poiché il Grand’Ammiraglio non prova nessun piacere nella morte dell’empio.

Il silenzio giunse al trono, fonte di giudizio della Terra. Quelli minuti sembrano secoli a chi aspettava, con il fiato sospeso, dalla continuità dei castighi del Grand’Ammiraglio.

Era il silenzio della terribile aspettativa dei fatti che stavano per accadere, ora che i giorni della fine erano arrivati.

Cosa avrebbe fatto l’Agnello, che fu considerato l’unico degno di prendere il libro e aprire i suoi sigilli?

Visto che egli aprì con successo, tutti i sei anteriori, senza che nessuno glielo abbia potuto impedire, egli avrebbe sterminato immediatamente tutti i suoi nemici?

Il silenzio era assoluto. Questo prova che, i fatti successivi, non furono atti insensati di un Essere mosso da un’ira incontrollabile, sfrenata, uno slancio folle.

Il Grand’Ammiraglio è l’Onnipotente e non ha bisogno di agire insensatamente, per proteggersi – così pensavo – poiché egli si sentiva sicuro delle sue azioni.

Questa pausa, forse, era sopraggiunta per dare una possibilità a quei ribelli, di rigenerarsi. Dal suono della tromba che annunciò la fine del primo flagello, verificai tristemente che gli uomini non avevano mutato il loro modo di agire e di essere, e l’ira dell’Onnipotente continuò a spargersi sulla Terra.

Si udì il fischio acuto di una tromba, come un fischio di guerra.

 

Ecco! Il libro è aperto.

 Da lui si spande l’ira del Grand’Ammiraglio, El-Elyon, sulla Terra, castigando una società apostata, con piaghe terribile, prima dell’arrivo del grande giudizio finale che sarà ancora peggiore.

In mezzo a questa società perversa, ci sono gli Ammi, popolo che sarà risparmiato miracolosamente dalla terribile vendetta del Grand’Ammiraglio.

Qui, hanno inizio i fatti della fine, chiamati “il tempo della grande tormenta”.

Il primo flagello è lanciato sulla Terra; apparve a me tutto il pianeta come una immensa mappa. L’aspetto della Terra era realmente magnifico: all’est, al nord, al sud, tanto lontano quanto il mio sguardo penetrava, si stendeva una tovaglia illimitata di mare, all’apparenza immobile, che un momento dopo l'altro, prendeva una colorazione azzurra, più profonda.

Era impossibile scoprire vestigia di edifici, e le città più orgogliose della Terra, erano scomparse completamente.

Quello che specialmente ammirai nell’aspetto delle cose, ossia, la Terra in tutta la sua dimensione, fu la sua forma quadrata. “Ma, non era rotonda? Boh!” In ogni angolo, una figura potente, ognuna con le sue armi con le quali avrebbe dannato la terra e il mare.

    Queste creature erano altamente potenti; dai loro corpi di bronzo uscivano vibrazioni elettrizzanti e scintille dai loro occhi.

Si comportavano come se stessero bloccando con sicurezza, i quattro venti della Terra, perché nessun di essi vi soffiasse né sul mare né sulle piante.

Esse avevano il potere di danneggiare terra, mare e vegetazione, attraverso la forza del vento.

All’improvviso, sorse dietro il sole, un’altra creatura ugualmente potente, che gridò alle quattro figure, con una voce tonante:

“Udite! Udite! Ho ordine del Grand’Ammiraglio! Non dannate la terra, né il mare, né alcun essere vivente, fino a quando non avremo segnato con il marchio invisibile, tutte le persone di cui nomi compaiono in questa lista”. Srotolò un grande foglio di carta patinata, con migliaia di nome delle persone che l’Onnipotente avrebbe separato perché non avessero a soffrire danno alcuno.

Durante la notte, mentre tutti dormivano, quelle persone relazionate in quel rotolo, furono protette dal marchio invisibile, applicato sulle loro fronti.

Queste persone sarebbero state salvate da qualsiasi catastrofe che avrebbe raggiunto la Terra, a partire da quel momento, perché sono state fedeli nel conformare la loro volontà e condotta alle esigenze del Grand’Ammiraglio e per essere, specialmente, discendenti della Fortaleza Sagrada, la terra di Chi-Ro. Erano loro, gli Ammi.

In seguito si ebbi una nuova pausa.

Vide, allora, un terzo della Terra essere distrutta da un forte vento, accompagnato da una pioggia di gradine, che cadeva con palle di fuoco, mischiata a sangue.

Si vedeva la popolazione di quel lato della Terra, disperarsi, davanti al danno causato dalla gradine e già prefigurando le conseguenze funeste di questa catastrofe.

Solo chi ha già visto un bosco o parte di una foresta incendiata, può misurare l’effetto di questo primo giudizio venuto dal primo squillo di tromba, soprattutto se la sua vita fu in pericolo a causa del fuoco.

Un bosco in fiamme è già spaventoso; immaginate un terzo delle piante e delle erbe del mondo, bruciando con un fuoco incontenibile!

Gli uomini della terra intuiscono l’effetto di questo giudizio e tremano di paura per quello che potrà derivare dalla catastrofe.

Senza pascoli, le mucche non daranno né latte né carne; senza alberi, non ci saranno né materiali per case, mobili, carta o altro. Inoltre, le onde del suono di quella tromba causarono un tal movimento, che si liberò una grande montagna, ardendo in fiamme. Non si sapeva, per certo, che cos’era; si suppose fosse un satellite, o un meteorite, una stella cadente o qualche corpo celeste, risparmiato, fino a quel momento, a quel proposito. Ed io, impavido, assistevo a tutto.

 Sembrava un vulcano di proporzioni inenarrabili, che vomitava le sue lave fiammeggianti verso il mare, distruggendo un terzo della vita acquatica, facendo a pezzi, centinaia di imbarcazioni, portando a morte migliaia di vite.

In quella parte di mare, apparvero tonnellate di pesci e animali marini, galleggianti, con il colore dell’acqua che tirava al rosso sangue, esalando un odore insopportabile che infestava il globo terrestre.

La vita, in questo modo, diventa ogni volta più difficile e più sgradevole. Il popolo si angustia e grida:

“E’ arrivato il grande giorno, il giorno dell’ira del Grand’Ammiraglio… chi potrà resistere?”

Ma quel giorno non era ancora arrivato. Il peggio stava per avvenire.

I segnati, protetti dal marchio invisibile, saranno al sicuro, quando tutta l’ira di El-Elyon sarà rovesciata.

 

Dimmi, Maestro, chi sono quelli privilegiati che hanno ricevuto il segno invisibile, parlami di loro e della loro terra, la terra misteriosa di Chi-Ro.

Il Maestro sospirò soddisfatto, assaporando la mia domanda.

-   Lo Stato di El Kuds, costituiva il mondo degli Ammi, con la città di Fortaleza Sagrada – l'antica Urusalem – per capitale religiosa, il cui tempio monumentale era il principale punto di incontro, non solo degli Ammi di El Kuds, ma anche di quelli della Diaspora, ossia, di quelli che abitavano in altre colonie, in altre regioni dell’Impero Romano, per diverse circostanze.

 

 Il paese degli Ammi, era piccolo, misurando da nord a sud non oltre il 240 km, e per essere così piccolo rimase, El Kuds, per determinazione delle autorità imperiali, per molto tempo, integrata alla provincia della Siria.

In El Kuds vivevano circa tre milioni di Ammi.

Queste erano persone molto dedicate, intelligenti e troppo legate alle loro tradizioni. Parlavano per lo meno, tre lingue.

In qualunque posto andasse, lo Ammi si trovava a suo agio.

Difficilmente mischiava i suoi affari con gli stranieri, quando faceva affari con loro, era un accordo puramente formale, senza fraternizzare, com'era abitudine.

Quando era costretti a emigrare, gli Ammi non dimenticavano la Fortaleza Sagrada e facevano di tutto per tornare un giorno alla città amata.

Molto sentimentali, essi davano spazio alla loro allegria, alla vista di un bambino, ed erano molto rattristati, quando erano redarguiti.

Cercavano la comunione con i loro parenti e conservavano tra loro, una grande amicizia.

Sommamente religiosi, nella maggioranza, preferivano la morte, alla trasgressione di un qualsiasi dei loro precetti, o comandamenti delle loro leggi, principalmente quello riguardante il rispetto del sabato.

Al centro della vita degli Ammi, c’era il Tempio della Fortaleza Sagrada, dove tutti pagavano l’imposta annuale, mezzo ciclo d’argento, una moneta che portava due frasi sulle facce: “Città Santa” sulla prima, e nell’altra, con un triplice giglio scolpito, la scritta: “Sarò come la rugiada di El Kuds, crescerò come un giglio”.

C’era in circolazione, nella Fortaleza Sagrada, una moneta romana, d’oro, ma la maggior parte degli Ammi aveva paura, perfino di toccarla, per il fatto che questa moneta aveva scolpita l’immagine di Cesare Augusto, con le parole: “Cesare Augusto, figlio di Dio, padre della Patria”.

Gli Ammi consideravano questa iscrizione, una offesa al Grand’Ammiraglio, El Elyon.

Reagivano duramente a qualsiasi immagine incisa, anche la più inoffensiva, e arrivavano perfino a reclamare per gli stendardi romani, nei quali si vedeva l’immagine di Cesare, quando la dodicesima legione entrò nella Fortaleza.

Possedendo un governo teocratico centralizzato, nella Fortaleza Sagrada, gli Ammi erano assoggetti a un numero di leggi, le più assurde, derivanti da un'interpretazione forzata delle Sacre Scritture.

Di sabato, "la donna non potrà uscire con fasce di lana, né fasce di lino, né il suo manto per il capo; nemmeno potrà avvolgersi in essi, solo se sciolti…"

La donna non poteva uscire con pizzo nei capelli, né con panno al collo, né con anelli al naso, né con anelli che avessero un sigillo, neppure usare un ago senza cruna.

Nonostante ciò, se essa avesse fatto qualcuna di queste cose, non era obbligata a un’offerta d'espiazione dei peccati.

Dall’altra parte, un uomo non poteva uscire con sandali imbottiti (sempre che non fosse ferito ai piedi) né con talismani, né con corazza, nemmeno con l’elmo.

Una donna non poteva abbandonare la sua casa con una scatola di spezie né con un vaso di profumo.

 Se lo avesse fatto, sarebbe stata tenuta a un’offerta di espiazione del suo peccato.

Gli uomini potevano uscire con un uovo di locusta, o con un dente di sciacallo, o ancora, con un chiodo che fosse servito per un supplizio di crocifissione di qualcuno come mezzo di redenzione. Se una gazzella fosse entrata nella casa di un uomo e questo l’avesse uccisa, gli sarebbe stata imputata la colpa.

Ma se fossero stati in due ad ucciderla, di nulla sarebbero stati incolpati.

Le leggi continuava nella loro rigorosità, anche per chi moriva di sabato. Era lecito che si preparasse tutto il necessario per il defunto, ungerlo e lavarlo, avendo cura che non gli fosse mossa nessuna delle membra.

Poteva togliere il materasso da sotto il cadavere, lasciandolo steso nella sabbia per ché si conservasse per maggior tempo; potevano stringere con un legaccio la mascella, non per sollevarla, ma perché non si abbassasse di più.

Non era permesso chiudere gli occhi al cadavere, di sabato; negli altri giorni, non era permesso fare ciò nel momento in cui l’anima partiva.

Nel caso, qualcuno l’avesse fatto, sarebbe stato considerato colpevole di spargimento di sangue.

Gli Ammi avevano per costume, l’uso del "filacterio", capsule o rotoli di cuoio che portavano sulla fronte, vicino al cuore o sul braccio sinistro. Contenevano quattro testi, ricavati dalle Sacre Scritture. La capsula che si usava mettere sulla fronte, conteneva quattro compartimenti, con un testo scritto in pergamena in ogni compartimento: “Ascolta oh El Kuds, il Grand’Ammiraglio, il nostro Dio, è l’unico Signore. Amerai, dunque, il Signore con tutto il tuo cuore e tutta la tua anima, e con tutto il tuo potere. E queste parole, che oggi ti ordino, staranno nel tuo cuore; e le intimerai ai tuoi figli, e di esse parlerai seduto nella tua casa, e andando per la strada, coricando e alzandoti.

Giungerai a legarle alle tue mani e ti saranno come testiera tra i tuoi occhi”.

Venivano onorate, queste capsule, come i Testi Sacri e la loro misura era considerata come un segno dello zelo di chi le usava.

Erano anche usate come amuleti, per evitare il male.

Avevano un segno speciale sulla testa, con il nome del loro Dio: ciò li identificava come discendenti della Fortaleza Sagrada.

Therion non sopportava una così grande offesa.

Come un grande e inveterato imitatore di Chi-Ro, cercò, subito all’inizio del suo regno, un mezzo per sostituire questo segno speciale, con un altro che lo identificasse, non solo tra gli Ammi ma fra tutti i suoi seguaci, che lo accettassero o meno!

Fu creato, allora, il marchio di ”Serut”, un timbro con una sfinge di “Luvyatan” – il grande dominatore – e un numero che rappresenta il suo nome: 666.

Le persone ricevevano il segno invisibile sulla mano destra, che si poteva leggere quando esposte alla radiazione ultravioletta; il marchio appariva come una luce fluorescente.

Therion sottomette tutti i popoli al marchio di serut e chi si rifiuta di obbedire, sarà duramente punito, molte volte anche ucciso.

Tutti, incondizionatamente, dovrebbero avere il marchio di serut nella mano, a dimostrazione di essere uno schiavo attivo del dittatore, e sulla fronte, rendendo pubblica testimonianza di sottomissione al decreto.

Gli Ammi, fedele al Gran-Rei, preferiscono la morte all’accettare il marchio di serut, in sottomissione alla volontà di Levyathan.

Educati, orientati, dalla più tenera età a adorare solo il Dio del genitori, mai avrebbero permesso quella offesa. Sapevano che, se l’avessero fatto, inevitabilmente sarebbero stati disonorati nella comunità; inoltre, sarebbero stati esclusi dai benefici e dalla partecipazione del regno di Chi-Ro, quando questo fosse arrivato per regnare sovrano.

Però, il marchio di serut, però, era la condizione essenziale per la propria sopravvivenza. Tutta l’attività economica mondiale era sviluppata con la presentazione di quel marchio; non si comprava né si vendeva nulla senza la presentazione del marchio di serut.

Se qualcuno, con molta fortuna, fosse sfuggito a questo forte sistema di vigilanza e controllo per sapere se mancava marchio, sarebbe stato scoperto, comunque, nell’atto della vendita o dell’acquisto di qualsiasi genere, soprattutto dell’alimento basico e la morte sarebbe la fine inevitabile per costoro.

Stando così le cose, gli Ammi, naturalmente soffrivano gravi conseguenze e terribili persecuzioni. Continueranno a soffrire, se non si arrederanno alla volontà di Therion.

Essi non potevano comprare nemmeno l’essenziale per sopravvivere, perché erano ostinati e non c’era forza che li piegasse.

Per sopravvivere senza quel segno, avevano solo una via d’uscita: la “Roccia di Rimon”. Era un nascondiglio super segreto, scoperto dai nativi della Fortaleza Sagrada, di difficile accesso e da dove non tutti uscivano vivi.

Per arrivare là, avevano bisogno dell’aiuto dei “maskil” – gruppo dissidente di guardie e capi militari che obbedivano agli ordini di Therion senza aderire, però, alle sue bestialità contro gli indifesi Ammi. Una volta arrivati alla Roccia di Rimon, le loro vite erano protette da alte pareti rocciose, come una fortezza sotterranea.

Lì, si scambiavano informazioni importanti per la salvezza e la sicurezza dei suoi abitanti.

C’erano gruppi preparati per diverse azioni, si studiavano le strategie, ampiamente elaborate, codificate e sperimentate.

C’era un gruppo di salvataggio, un gruppo di contatto con i maskil per l’approvvigionamento di viveri per alimentare la comunità, un altro gruppo che si incaricava di un approvvigionamento extra alla quota giornaliera ricevuta dai maskil, che era essenzialmente una razione di pane arabo, pane di segale, paté, miele, gelatina, the, latte, verdura e pesce. Per procurarsi questa razione, i maskil correvano sempre il rischio di essere scoperti con una quota superiore a quella a cui avevano diritto.

Per quello, agivano con molta cautela.

Nel rifugio tra le rocce, venivano fatte anche piccoli interventi chirurgici, parti e medicazioni. Tutto il materiale necessario, era acquistato con l’aiuto dei maskil incaricati di fare piccole revisioni e riparazioni nell’equipaggio ospedaliero.

A poco a poco, riuscirono a portare e montare un piccolo pronto soccorso, ma il problema cruciale di questo nascondiglio era il suo accesso.

Vi si arrivava da due sentieri, quasi deserti e sconosciuti alla maggior parte degli abitanti di El Kuds.

Il sentiero da oriente doveva attraversare una regione arida, piena di rocce, interrotta da strette gole e totalmente deserto; da Nord, iniziava da una delle porte della Fortaleza Sagrada, seguiva la cresta della catena montuosa centrale, passava per varie rovine, serpeggiando nella regione montuosa di Ofra, discendendo la stretta gola che portava all’accesso del nascondiglio. Il procedere era penoso; quando si arrivava a questa apertura, si doveva penetrare in un condotto che serviva per portare acqua dentro ai confini del nascondiglio. A una certa distanza, si incontrava una condotta verticale di circa 12 metri, ci si arrampicava, si continuava con un’altra obliqua, di circa 50 metri di lunghezza, che portava all’apertura di un tunnel.

Il tunnel era molto buio, perciò era necessario accendere torce o candele.

Continuando il percorso, passava attraverso basse cupole, scendeva, avanzava ancora, si tornava a scendere e si arrivava finalmente a una cripta, profonda, dove un’aria rarefatta faceva sì che le candele tremolassero.

-       Per caso, Lei, è già stato la, Maestro? – Domandai, notando la ricchezza dei dettagli con i quali illustrava il racconto.

-         Qual è il luogo dove non sono ancora andato, figliolo? – Rispose, tornando immediatamente alla narrazione. Capii che non voleva essere interrotto. "…all’estremità, più avanti della cripta, appariva un’altra, meno spaziosa. Spoglie umane erano accatastate lungo le sue pareti, fino all’altezza della cupola, alla maniera delle grandi catacombe.

Tre dei lati di questa cripta erano adornati in questo modo, dal quarto, le ossa erano state tolte e giacevano sparse al suolo, spaventando terribilmente i meno coraggiosi.

 Nella parete rimasta, esposta dalla rimozione delle ossa, si vedeva ancora un’altra cripta, o recinto interiore, di circa quattro piedi di profondità, tre di larghezza e da sei a otto di altezza. Non sembrava essere stata costruita per un uso determinato, ma costituiva solo un intervallo tra i due enorme pilastri che sostenevano la cupola delle catacombe, avendo per fondo una delle pareti di solido granito, con una porta di latta. Questa poi dava, finalmente, al centro del nascondiglio, ampio e poco arieggiato. Da questo punto, partiva un corridoio lungo con due dozzine di porte adattate, simmetricamente.

Queste porte davano sulle stanze dove erano ammucchiati i materassi per gli ammalati e i vecchi, le stuoie per gli altri.

Molti erano quelli che trovavano la morte tra quelle rocce per mancanza di risorse specifiche per il loro caso.

Siccome lì era tutto roccia, i corpi erano imbevuti di cloroformio e ammucchiati in quelle cripte.

Però, erano in salvo; tra quelle rocce si poteva morire di qualsiasi malattia, ma non delle torture dei loro carnefici.