CAPITOLO I
Estasi
“…Perché la fine delle cose è migliore del principio; il giorno della morte, più bello di quello della nascita perché si viene a conoscenza delle cose ultime dell’uomo e del suo destino. E’ migliore la tristezza della gioia: la tristezza del volto migliora l’animo e l’animo sereno, a sua volta, abbellisce il volto. Con la tristezza dell’animo, lo spirito si dispone a cercare comprensione. E l’animo dotto, cerca la conoscenza perché essa fa risplendere il volto, cancellandone l’asprezza…”
Fui molto incuriosito da quello che andavo leggendo, mentre il tempo passava senza che mi accorgessi. Mi riscossi solo quando Basty mi chiamò:
- Tesoro, vado a coricarmi. Tu non vieni?
- Fra un po’, cara! – risposi soprappensiero.
“Chi bada solo al vento, non seminerà mai e chi osserva solo le nubi, non potrà mai mietere. Come non è possibile conoscere il cammino del vento, né sapere come si formano le ossa del feto nel grembo materno, così non possiamo conoscere le opere di Dio che è il Sommo Artefice. Le vie del Signore sono lontane dalle nostre, come il cielo dalla terra; i pensieri di Dio s'irradiano di gran lunga oltre i raggi del sole e le sue parole sono fiumi che straripano, sono l’eccellenza del sapere”.
- Ecco il suo latte, signore! – m'interruppe Miguel.
Miguel è proprio un compagno fedele, devoto e solerte nel prendersi cura di noi. Quando, vent’anni fa, arrivò a casa nostra per essere assunto come domestico, era un tipo strano e misterioso. Laconico, non si perdeva in chiacchiere, neanche quando lo sollecitavamo. Mi ricordo di quando Basty ed io dovemmo assentarci per un breve viaggio, lasciando, per la prima volta, la casa nelle sue mani. Al nostro ritorno, Mig – come familiarmente lo chiamiamo – era ridotto ad uno zombi. Durante quei pochi giorni non aveva fatto altro che vigilare sulla casa, senza chiudere occhio. Mizza, la governante, affermò che aveva fatto di tutto per convincerlo a riposare almeno qualche ora al giorno, ma qualsiasi tentativo si era rivelato inutile. Gli assicurammo che non era necessario tanto zelo e lui rispose:
- Signore, il cane che abbandona la guardia in assenza del padrone, non è degno di lui.
Adesso, quando dobbiamo assentarci per qualche tempo, siamo costretti a dispensarlo dagli obblighi della casa per non rischiare di trovarlo morto, al nostro ritorno.
- “Grazie, Mig, puoi ritirarti.”
- “Buona notte, signore.”
- “Buona notte, Mig.”
“…Ci sono uomini che nella loro insipienza sproloquiano su cose che non conoscono. Essi, sono considerati sciocchi, sono come alberi secchi e sterili, senza radici, morti due volte; onde impetuose del mare che schiumano le loro azioni esecrabili, schegge senza meta. Ciò che verrà loro riservato sarà solo l’oscurità delle tenebre…”
Mancava un minuto a mezzanotte, quando mi alzai per andare a coricarmi. Ebbi l’impressione di essere seguito, ma proseguii attraversando la sala senza dare importanza alla cosa. Improvvisamente, mi assali un brivido e subito dopo, un lampo accecante attraverso la stanza, seguito da un buio pesto, nero come il catrame. A tentoni, cercai il mobile dove c’era la lampada a pile.
Udii un tonfo dietro di me come di qualcuno caduto da molto in alto, ma non mi girai per vedere cosa fosse. Pensai che ero suggestionato dalla lettura di poco prima, però, in quel preciso istante, fui colto da un tremito irrefrenabile.
- “Ah, sciocchezze!” Mi dissi, cercando di convincermi che tutto andava bene.
La luce tornò prima che arrivasse nella stanza. Entrai, ma non vidi Basty; vidi solo la sua camicia distesa sul letto nella posizione che lei solitamente assume quando dorme. Questo mi sembrò molto strano!
"Dev'essere in bagno" pensai coricandomi.
Passò circa un quarto d’ora e, siccome Basty non era ancora tornata, mi misi a cercarla.
- “Basty! Dove sei?”
In bagno non c’era, e neppure in nessun’altra parte della casa. Cominciai a preoccuparmi.
- “Basty! Basty…!
- “Dio mio, dove diavolo si sarà cacciata quella benedetta donna…”
Improvvisamente, squillò il telefono. “Chi sarà mai a quest’ora?”
- “Pronto!”
- “Papà… papà…” Era Taines, la voce strozzata come se fosse sotto shock.
- “Papà, sono disperata… hanno rapito il mio bambino… papà…”
- “Che cosa dici, Taines?”
- “Aiuto, papà! Non so casa fare. Viene subito con la mamma, ti prego!”
- “Non so come dirtelo, figlia, ma… anche la mamma è sparita misteriosamente… non so più dove cercarla!”
- “Per l’amor di Dio, papà, che cosa mi stai dicendo?”
- “Non so cosa possa essere successo… la mamma non è mai uscita senza avvertirmi, tanto meno a quest’ora della notte…”
Da quel momento il telefono non smise di suonare. Erano amici e parenti in cerca dei loro familiari pure spariti misteriosamente, senza lasciare traccia.
Tentai di mettermi in comunicazione con la polizia ma le linee erano sempre occupate. Dopo circa un’ora di vani tentativi, caddi nella poltrona con la testa fra le mani in preda alla più profonda disperazione.
Accesi il televisore per avere notizie e quello che vidi mi lasciò terrorizzato.
Qualcosa d'orribile e di misterioso stava succedendo nel mondo intero. I normali programmi erano stati sospesi per trasmettere in diretta, le notizie provenienti da ogni angolo del globo.
I corrispondenti, visibilmente scossi, mandavano in onda le terrificanti catastrofi causate da autoveicoli lasciati in balia di se stessi per l’inspiegabile improvvisa sparizione dei loro conducenti. Anche moltissimi aerei erano precipitati perché rimasti senza piloti, pure scomparsi misteriosamente. Navi e imbarcazioni entrarono in collisione, molte naufragarono e migliaia di persone perirono nei disastri.
Io, semplicemente, non credevo ai miei occhi. “Che cosa sta succedendo, santo Dio?”
Era qualcosa che sfuggiva completamente alla mia capacità di raziocinio, qualcosa de molto più terribilmente desolante di quanto mente umana possa concepire.
Madri disperate, apparivano sullo schermo in cerca dei loro figli inspiegabilmente scomparsi. Le autorità, abbandonato l’abituale formalismo, anzi, sconvolti come tutti, esortavano alla calma – quando erano loro i primi a non riuscire a nascondere il nervosismo – finché non fosse stata trovata una risposta ai tragici avvenimenti.
Incominciai a piangere convulsamente, senza sapere che cosa avrei dovuto fare.
Spensi il televisore, tentai nuovamente di mettermi in comunicazione con la polizia, ma non trovai una linea libera.
Mi sedetti, il capo abbandonato sullo schienale della poltrona e mi rilassai per qualche istante. Avvertii un lieve torpore che andava aumentando, uno stato quasi d'incoscienza. Dopo un po’, udii una voce che mi chiamava, come se fosse molto distante.
Tesi l’orecchio e l’udii più vicino.
- “Abdi! Vieni!”
Fu allora che ricordai di Miguel.
- “Mig! Sei tu? – Silenzio totale.
- “Abdi! 2– questa volta più forte.
Avrei preferito non essere disturbato in quel momento di pseudo-tranquillità. Ma quella voce insisteva e si avvicinava sempre più ed io non riuscivo a capire da dove venisse. Rimasi interdetto.
- “Viene, Abdi! Seguimi!”
La voce era percepibile, non poteva essere un’allucinazione.
Mi sentii leggero e incominciai a sollevarmi, anzi, a levitare. Mi mossi in direzione della voce, attratto, come se fosse ipnotizzato.
“ABDI! ABDI!”
Quella voce, ora tonante, continuava a ripetere il mio nome, insistente come il rumore di una cascata quando scorre molta acqua.
“Viene!… - questa volta alle mie spalle. Mi girai di scatto per vedere chi si prendeva gioco di me; quasi caddi svenuto.
Mi si era parato dinanzi un figuro gigantesco dall’aspetto terrificante. Indossava una tunica lunga fino alle caviglie, tenuta chiusa da un cinturone di cuoio fermato da una fibbia d’oro. Aveva capelli candidi che mandavano sinistri balugini e dagli occhi, uscivano lingue di fuoco. Calzava stivali di bronzo rilucenti. In bocca, teneva stranamente, una spada appuntita a doppia lama, il cui filo rifletteva come uno specchio; dalla faccia usciva una luce incandescente che m'impediva di fissarlo.
Quando quella strana creatura fu proprio vicino a me, fissandolo negli occhi di bragia, le mie ginocchia cedettero e caddi svenuto. Non so se rimasi secondi od ore in quello stato. Quando ricuperai le forze mi trovai in un ambiente le cui costruzioni conferivano al luogo una dimensione senza tempo.
“Non aver paura, Abdi!” – quella voce sembrava voler mettere a dura prova i miei nervi. – “Com’è che sto coso conosce il mio nome… dove sono e cosa vuole da me…” pensai, cercando d'articolare parola senza però riuscirci.
“Non temere! Cerca di superare questo primo ostacolo perché io ti ho condotto qui affinché tu possa assistere agli avvenimenti che si succederanno sulla Terra, nell’ultimo giorno del pianeta. Coraggio, figliolo, perché avrai molto da vedere e da imparare.
L’ambiente era fortemente illuminato, quasi incandescente. Mi guardai intorno e rimasi esterrefatto nel notare l’incredibile ampiezza del luogo. Avevo la vista limitata per riuscirne prendere tutto lo spazio. Un senso del meraviglioso mi aveva pervaso, paradossalmente originato dallo stesso panico che provavo. Mi sentivo come se mi trovassi in un altro Pianeta, circondato da strani esseri.
Proprio al centro, si trovava una specie di trono, fantasticamente decorato con oro e pietre preziose, che doveva essere occupato da qualcuno, ma non era possibile individuarlo bene per il continuo lampeggio proveniente dal trono stesso, come balenii sincronizzati. Però mi resi conto, lo stesso che vi stava seduto, doveva essere molto potente e non aveva una forma ben definita. Era come un blocco di metallo brillante e allo stesso tempo, era come una pietra di diaspro e sardonice, dai colori sfumati, molto piacevoli da vedere.
Dalla cintura in su, era come di bronzo rilucente, di fuoco dentro e intorno, di un fulgore tale da offuscare la vista. Dalla cintura in giù, sembrava fuoco risplendente. Non si poteva fissarlo, né capire com’era la testa, la faccia, meno ancora i tratti del sembiante; le braccia, nemmeno le gambe e i piedi si potevano discernere. Infine, l’abito, era maestoso e d'inimmaginabile brillantezza. Lui era il Grand’Ammiraglio – El Elyon.
Intorno, strani esseri occupavano ventiquattro troni minori. Erano creature anziane dall’aspetto sereno e la carnagione emanava una certa luce giovanile che creava uno strano contrasto, difficile da comprendere.
Questi anziani in apparenza non avevano niente di speciale e di glorioso come quell'Essere Potente, ma avevano un’aura di dignità e di nobiltà.
Come protezione del Grand’Ammiraglio, sette torce di fuoco lo circondavano, rendendolo inaccessibile.
Avanzai di qualche passo nel tentativo di discernerlo meglio, ma fui bloccato di colpo da un incrocio di raggi luminosi fortemente incandescenti, che mi offuscarono completamente la vista.
Distolsi immediatamente lo sguardo e mi trovai davanti quattro creature molto strane e inquietanti perché avevano occhi dappertutto. Sembravano delle sentinelle, dotate com’erano di un numero infinito di occhi acutissimi che consentivano loro di vedere simultaneamente da qualsiasi angolo e in qualsiasi direzione. In luogo dei piedi, avevano quattro ruote brillanti come berillo che pure andavano in tutte le direzioni, cosa che dava l’idea di una giunta universale a quattro dimensioni. Era come se ci fosse interdipendenza fra di loro, fatto incomprensibile per la debole mente umana. Ognuno aveva tre paia di ali a loro volta coperte di occhi; sotto le ali, avevano mani umane.
Intorno al trono, c’era un mare di cristallo simile agli artifici frequentemente usati per dare risalto a un monumento o a un edificio. Questo spazio mi incuteva un gran timore reverenziale.
Vediamo se riesco a descrivere questi quattro esseri che hanno richiamato la mia attenzione: il primo, lo chiamerei Essere-Leone perché aveva la faccia simile a di un leone, scivolava sulle sue ruote, s'inchinava al cospetto del Grand’Ammiraglio pronunciando frasi incomprensibili ma, dall’atteggiamento reverenziale, si sarebbe detto che lo stava ossequiando. Il secondo, Essere-Torello come dice il nome, aveva una faccia da torello, mansueto ma vivo. Anche lui, riveriva il Grand’Ammiraglio; il terzo era una specie d'enorme aquila che sbatteva le ali volteggiando senza sosta, intorno al Grand’Ammiraglio e il quarto aveva un viso umano dalla lunga barba e al posto dei capelli aveva morbide e bianchissime piume. Gli diedi il nome di Rabe-Sicute perché sembrava il capo degli altri tre. Tutti avevano pelle di carbone ardente, fatta di torce dalle quali uscivano, a scatti, dei raggi.
“Che cosa rappresentare quelle strane figure che il Grand’Ammiraglio si compiace tanto di tenere alla sua presenza?” Mi chiesi e fu come se la mia stessa coscienza mi rispondesse: “Bene, loro dovrebbero rappresentare le creature del mondo a cui lui stesso diede vita e che maggiormente gli sono care. Il leone è il re degli animali selvaggi; il bue, o torello, il più universalmente utile degli animali domestici; l’uomo, il re del creato e l’aquila, la regina dei Cieli. Questo doveva costituire l’essenza della sua creazione.
Lo scenario era spettacolare, mai immaginato da mente umana. M'intimoriva perché era strano ed esotico ma, allo stesso tempo, mi sentivo affascinato ed attratto e, ad ogni visione, la mia curiosità veniva sempre più stimolata.
Tutti quei personaggi agivano con devozione pertinace ed esclusiva. Mi emozionava tanto quanto mi sorprendeva.
Lo osservai a lungo, poi, diressi lo sguardo verso il Grand’Ammiraglio, vidi che lui teneva nella mano destra, un enorme libro, accuratamente sigillato. Sarebbe il testamento, o il documento dell’eredità universale. Era, infatti, chiuso ai bordi da sette sigilli che avrebbero dovuto essere infranti uno alla volta, per consentire la lettura integrale.
Però, sembrava che nessuno fosse autorizzato, né deputato a infrangere i sigilli di quel misterioso libro che avrebbe determinato il destino di tutta l’umanità. Era il registro perpetuo del comportamento umano.
Una voce che io solo potevo udire, mi spiegava che cosa quel libro rappresentasse e la necessità di aprirlo:
“questo libro contiene il disegno divino per debellare il male del Mondo e instaurare il regno dell’Eternità. Contiene il giudizio del Grand’Ammiraglio sui poteri demoniaci che hanno oppresso le genti. E’ il libro del destino che spiega l’irriducibile odio e la violenta ostilità delle forze del male esercitate da Apoliom, il principe delle tenebre, sulle creature di El Elyon e queste sofferenze dureranno fino al giorno detto il “Grande giorno dell’ira del Grand’Ammiraglio” o il “Giorno del giudizio universale”. In questo giorno il Grand’Ammiraglio giudicherà i poteri malvagi e infine li annienterà”.
Questi castighi, oltre che manifestazione dell’ira di El Elyon contro tutto ciò che è malevolo e ribelli, hanno anche lo scopo di indurre al pentimento, molti reprobi prima che giunga l’ultimo giorno, prima che sia troppo tarde.
Così, il discioglimento dei sigilli rappresenterà le forze che agiranno per un certo periodo, attraverso essi verranno trasmessi i propositi d'El Elyon relativi al giudizio e alla rigenerazione del mondo.
L’infrangimento dei sigilli non corrisponde alle varie tappe dell’apertura del libro, ma prelude solo ad esse. I sigilli vengono interpretati come forze che agiranno in epoche specifiche; dovranno essere tutti sciolti prima dell’apertura completa del libro. I primi sei sigilli rappresentano gli avvenimenti che precederanno la fine… il principio dei dolori. Il sesto sigillo, in particolare, porterà al limite dell'apertura del libro e al cominciamento degli avvenimenti preconizzati sulla fine delle cose, ossia, della fine del mondo.
“Ma, questa storia della “fine del mondo è una sciocchezza, è un cliché superato” (potrebbe dire il caro lettore. Ma anche io la pensavo così. Invece, guardate cosa succederà più avanti.
Con l’infrangimento del settimo sigillo, il libro potrà essere aperto, rivelando il suo contenuto riguardante la serie d'avvenimenti che decreteranno la fine di tutte le cose.
Nessuno potrà aprire i sigilli se non chi avrà altissima competenza e sarà delegato dal Grand’Ammiraglio.
In principio non capivo niente di quello che udivo, ma poi, a poco a poco, il mio udito andò assuefacendosi a quel tipo di suono e potei, non tradurre, ma interpretarne il significato.
“Tengo in mano il libro dei Misteri, il libro della Rivelazione. Chi ha competenza per aprire i sigilli?”
Per quel che compresi, doveva essere qualcuno in grado di attuare i propositi di colui che stava sul Trono e che avesse la capacità di vincere il male, governando su principati, potenze, potestà e domini, e porre così fine ai grandi conflitti e alle sofferenze del mondo.
“Chi-RO! Lui ha competenza! – Fece eco un coro, all’unisono.
Solo lui, il poderoso Chi-Ro, figlio del Grand’Ammiraglio, El Elyon, era autorizzato ad aprire il libro. Solo lui possedeva la chiave del senso della storia dell'umanità…
Chi-Ro emerse, subitaneamente, in una candida nuvola, come nei racconti d'Aladino.
Era una creatura radiosa. Lo riconobbi immediatamente, benché avesse assunto un aspetto diverso da come mi era apparso all’inizio della mia avventura. Un qualcosa che non saprei definire, lo rendeva identificabile.
C’era un “che” di simile fra lui e il Grand’Ammiraglio che li accomunava essendo l’uno l’altro, o l’uno emanazione dell’altro.
Lo stesso arco di luce verde smeraldo che circondava il Super Trono, cingeva anche il capo di Chi-Ro.
“…E il suo volto è come il sole; chi altro ha un viso simile? Nel nostro cielo non ci sono due soli. La nostra orbita non è ellittica e allo stesso tempo circolare”.
I raggi di sole che uscivano dal Trono erano gli stessi che brillavano in Chi-Ro!