linea (militare), numericamente molto più forte, con armi e uomini spiegati in modo da respingere un eventuale attacco (i relativi particolari operativi sono esaminati nell’Appendice B). I difensori delle posizioni di blocco dovrebbero informare le forze lealiste in avanzata del fatto che esiste una seconda linea di difesa; quest’ultima dovrebbe essere in parte mimetizzata e servirebbe da deterrente, pur essendo numericamente debole in confronto all’avversario, in quanto sarebbe difficile accertarne la forza reale.

La situazione della posizione di blocco richiederà un comportamento molto delicato e sarà necessario che i soldati dalla nostra parte si rendano conto che il loro compito fondamentale è quello di evitare un conflitto, anziché di impegnarvisi con successo. In termini concreti, la loro missione sarà un’azione ritardatrice anziché un’azione decisiva, e ciò avrà implicazioni precise per quanto concerne le armi e le tattiche da impiegare.

 

 

MOMENTO DI ATTUAZIONE,
SEQUENZA E SICUREZZA

 

Idealmente, il momento di attuazione del colpo di Stato sarà del tutto flessibile, in modo che ci sia consentito approfittare di qualsiasi circostanza favorevole che possa presentarsi, come ad esempio la temporanea assenza della leadership dalla capitale o lo scoppio di disordini civili in coincidenza con la nostra azione. Questa flessibilità, che sarebbe augurabilissima, è possibile soltanto di rado perché l’infiltrazione dell’esercito e della polizia è un processo dinamicamente instabile; il numero di coloro che hanno deciso di unirsi a noi aumenterà e continuerà ad aumentare man mano che si farà sentire l’effetto del fenomeno a «palla di neve», ma, a meno che il colpo di Stato non si materializzi, vi sarà in ultimo una tendenza alla neutralità o anche all’opposizione. Nel frattempo, aumenterà anche il pericolo di denunce, man mano che un numero sempre più grande di persone saprà come si stia preparando un colpo di Stato o, in ogni caso, come si stia preparando «qualcosa». Il momento di attuazione del colpo di Stato sarà pertanto imposto dai progressi della nostra infiltrazione nelle forze armate e nella polizia e, non appena un grado soddisfacente di penetrazione sarà stato conseguito, si dovrà passare all’azione. Questo significa che non sarà possibile stabilire una data molto prima del colpo di Stato, una data da comunicare alle varie squadre. Meglio così, del resto, in quanto ciò significa che la data stessa non potrà filtrare fino ai servizi di sicurezza. In realtà, è molto probabile che qualche informazione su di noi giunga ai servizi di sicurezza, ma ciò non dovrebbe influire sull’esito dell’azione. Man mano che i preparativi del colpo di Stato procederanno, un numero sempre maggiore di informazioni sulla nostra attività finirà con il circolare, ma sarà altresì oscurato in misura crescente da «voci» incontrollabili.71

Ogni mossa da noi compiuta genererà informazioni le quali potrebbero in ultimo pervenire ai servizi di sicurezza, ma le interpretazioni errate e le conseguenze delle nostre azioni genereranno un numero equivalente, o anche più grande, di «voci». Ciò renderà sempre più difficile agli analisti dei servizi di sicurezza il compito di identificare la natura della minaccia, in quanto la loro capacità di vagliare le informazioni non è illimitata. Questo processo è esemplificato dalla figura 7, in cui O-Z è il livello normale di «voci» ricevute continuamente; O-A è la capacità di valutazione degli analisti dei servizi di sicurezza; X è il punto al di là del quale il flusso totale dei dati supera le capacità di

 

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valutazione, per cui a ogni informazione corrispondente alla verità viene accordata un’attenzione sempre minore.72

Anche se i servizi di sicurezza riuscissero a dividere le informazioni reali dalle «voci», non intraprenderebbero di solito un’azione immediata. Il loro istinto professionale sarebbe quello di tentare di esplorare tutte le ramificazioni del complotto, in modo da poter arrestare tutti coloro che vi abbiano partecipato. Ed è augurabile che il colpo di Stato venga effettivamente attuato mentre i servizi di sicurezza sono ancora impegnati in queste esplorazioni. Ma anch’essi saranno consapevoli di questo problema del momento di attuazione ed è probabile pertanto che reagiscano a una possibile minaccia procedendo all’arresto di quegli organizzatori del colpo di Stato che saranno stati identificati. Questo «nervosismo» pone un problema particolare alla vigilia del colpo di Stato, perché i nostri preparativi finali genereranno probabilmente un netto intensificarsi del flusso totale di informazioni ricevute dai servizi di sicurezza. Anche senza separare i dati «sicuri» dalle «voci», il mero aumento del flusso di informazioni potrebbe essere interpretato come un segnale di pericolo (così lo interpreterebbero senz’altro analisti capaci) e ciò darebbe l’avvio agli arresti.

In pratica, di rado sarà possibile conseguire la sicurezza totale nell’ambito delle forze del colpo di Stato e dovremmo presumere, come ipotesi di lavoro, che esse siano state infiltrate in effetti dai servizi di sicurezza. Ciò conduce alle procedure difensive generali esaminate nel capitolo terzo, ma avrà altresì precise conseguenze operative:

a) A ogni squadra verrà detto con notevole anticipo quale equipaggiamento e quali tattiche occorreranno per impadronirsi del suo particolare obiettivo, ma non le si rivelerà mai quale sia esattamente l’obiettivo.

b) A ogni squadra verrà indicato il suo obiettivo soltanto quando riceverà effettivamente l’ordine di conquistarlo.

a) Ogni squadra verrà posta in allarme individualmente con appena quel preavviso necessario per prepararsi al suo compito particolare; non si darà il segnale del «via» a tutte le squadre contemporaneamente.

Poiché le squadre avranno punti di partenza diversi e obiettivi diversi verso i quali dirigersi, l’impiego di un unico segnale generale, o darebbe un preavviso insufficiente ad alcune di esse oppure un preavviso inutilmente lungo alle altre. Quanto più sarà lungo l’intervallo di tempo tra l’annuncio che il colpo di Stato è iniziato e la sua effettiva attuazione, tanto più sarà probabile che informazioni pervengano ai servizi di sicurezza in tempo per impedire la riuscita attuazione del piano, in quanto è questo il momento in cui i loro agenti tra le nostre file potrebbero trasmettere un avvertimento.

Il problema del momento dell’avvertimento e del preavviso è illustrato nella figura 8.

 

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Se diamo a tutte le nostre squadre un periodo di preavviso di dieci ore, trasmettendo un ordine generale all’ora —10, allora la squadra n. 1 raggiungerà appena in tempo il suo obiettivo, ma tutte le altre squadre avranno ricevuto il «preavviso in eccesso» o, in altri termini, le informazioni saranno state date prima che fosse essenziale darle. Se diamo a tutte le squadre un periodo di preavviso di due ore, allora il «preavviso in eccesso» sarà ridotto a zero, ma la squadra n. 5 raggiungerà il suo obiettivo parecchie ore prima della squadra n. 1 e coloro i quali lo difenderanno saranno con ogni probabilità in pieno stato d’allarme. La soluzione sembra essere semplice: uguagliare il preavviso al tempo necessario per portarsi sull’obiettivo, in modo che ogni squadra venga posta in allarme appena in tempo per raggiungere l’obiettivo all’ora zero.

Ma nella realtà il problema è più complicato. Non si tratta di ottenere un arrivo simultaneo sugli obiettivi, ma piuttosto di ottenere una penetrazione simultanea del «sistema di allarme tempestivo» organizzato dai servizi di sicurezza dello Stato. Se, ad esempio, la squadra n. 2 deve attraversare tutta la capitale per raggiungere il suo obiettivo, il servizio di sicurezza sarà probabilmente posto in allarme non appena essa entrerà in città, diciamo alle ore —2. Così, prima che la squadra n. 4 raggiunga il suo obiettivo, l’avversario avrà avuto due ore di tempo per predisporre le proprie difese. Noi disporremo con ogni probabilità di ben scarse informazioni sul funzionamento dell’apparato di sicurezza, ma potremo agire in base alla supposizione che una squadra (se è numerosa e/o equipaggiata con mezzi corazzati) verrà notata e la sua presenza sarà riferita non appena la squadra sia entrata nella capitale. Dobbiamo per conseguenza assicurare: a) la protezione della nostra posizione di sicurezza da una minaccia interna, il che è conseguito riducendo al minimo il «tempo di preavviso in eccesso», e b) la protezione della nostra posizione di sicurezza dall’osservazione esterna, il che è conseguito da una penetrazione simultanea nel settore della capitale.

Entrambi gli scopi verranno ottenuti inviando le squadre in azione a un’ora corrispondente al periodo di tempo ad esse necessario per giungere ai limiti (o a un altro perimetro possibile) della città. Ciò è chiarito dalla figura 9.73

 

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IN AZIONE

 

L’effettiva attuazione del colpo di Stato richiederà molte qualità diverse: abile diplomazia nei posti di blocco di fronte a forze lealiste; immediata imposizione del proprio ascendente alla stazione radiotelevisiva allo scopo di persuadere il suo personale tecnico a collaborare con noi; considerevoli capacità tattiche nel caso di obiettivi che siano fortemente difesi. Le nostre risorse saranno probabilmente troppo limitate per poter formare squadre composte al cento per cento da specialisti con quelle unità e quegli individui che avremo incorporato; tuttavia dovremmo apprestarci a conquistare vaste categorie di obiettivi con squadre appropriate. Possiamo distinguere tre categorie di questi obiettivi e le squadre corrispondenti;

 

 

OBIETTIVI A

 

Sono questi i luoghi sorvegliati in modo più massiccio, come il palazzo reale o quello presidenziale, il comando centrale della polizia e il comando dell’esercito. Nei momenti di crisi, naturalmente, questi obiettivi possono benissimo essere difesi da apprestamenti militari in grande stile e, in molti paesi, la crisi è permanente. In parte allo scopo di ridurre al minimo lo spargimento di sangue, che potrebbe avere riflessi tutt’altro che stabilizzatori sulla situazione, in parte per ridurre il numero degli uomini necessari, questi obiettivi dovranno essere conquistati da squadre «sofisticate», le quali ricorrano a un insieme di infiltrazioni, diversioni e attacchi.74

Anche se sarà di solito necessario prepararsi a operazioni militari alquanto estese (e anche complesse, a meno che non disponiamo di una grande superiorità numerica nel settore dell’obiettivo), ciò non dovrebbe dar luogo a combattimenti effettivi: quando gli uomini che difendono l’obiettivo in questione si trovano di fronte ai nostri vasti preparativi, è improbabile che oppongano una seria resistenza. Il fatto che i nostri provvedimenti generali di neutralizzazione abbiano tagliato o impedito i loro collegamenti con la leadership, il fatto che i chiari aspetti patriottici di una guerra internazionale manchino di un conflitto interno e il fatto che noi siamo disposti a compiere ogni tentativo per consentire all’avversario di cedere in modo elegante, tutti questi fattori militeranno contro una difesa prolungata.

Se siamo così fortunati da aver incorporato un grandissimo numero di truppe e, in particolare, se queste truppe sono equipaggiate con mezzi imponenti, come i mezzi corazzati, sarà ancor meno probabile che abbiano luogo combattimenti. Tuttavia questi obiettivi ci porranno, indirettamente, un problema gravissimo, sebbene esso sia politico più che militare: la formazione delle potenti squadre necessarie solleverà la questione delicata del «colpo di Stato entro il colpo di Stato». Durante la fase attiva delle operazioni, la situazione sarà confusa e estremamente instabile e, mentre le altre squadre saranno troppo piccole per indurre i loro comandanti alla tentazione di usurparci il controllo, i comandanti operativi delle squadre A potrebbero benissimo soccombere ad essa. L’uomo al comando dei carri armati che si sono appena impadroniti del palazzo presidenziale potrebbe facilmente convincersi del fatto che sarebbe anche in grado di impadronirsi del potere per suo conto e, se la squadra A è abbastanza potente, potrebbe benissimo tentare. La nostra soddisfazione per aver attuato un riuscito colpo di Stato sarebbe una ricompensa insufficiente dopo tante fatiche, a meno che non d assicurassimo anche il potere in seguito. Sarà pertanto necessario adottare provvedimenti per impedire ai comandanti di queste grandi squadre di sfidare la nostra posizione: dò può essere possibile a volte formando le squadre A con molte piccole unità minori affidate al comando di un membro del nostro gruppo dirigente. Ove ciò non sia possibile, le squadre A dovranno essere frazionate in gruppi più piccoli assegnati a obiettivi secondari non appena abbiano portato a termine la loro missione principale. Così la possibile minaccia presentata dalle squadre A verrà parata applicando le energie dei loro comandanti ad altri compiti. Ai comandanti operativi delle squadre A occorrerà probabilmente un certo periodo di tempo per riadattarsi al fatto che non sono più individui isolati impegnati in un’impresa pericolosa e per incominciare a pensare in termini più ambiziosi. Le cose dovrebbero essere disposte in modo da privarli delle loro squadre potenti e unite prima che la transizione abbia avuto luogo nelle loro menti.

 

 

OBIETTIVI B

 

Si tratta degli impianti tecnici che di solito non saranno difesi in modo massiccio e che in ogni caso noi vogliamo neutralizzare anziché occupare, come ad esempio la centrale telefonica, l’ufficio telegrafico e le stazioni radiotelevisive secondarie. Ognuno di questi obiettivi verrà assegnato a una piccola squadra, i cui uomini comprenderanno un «tecnico», la presenza del quale dovrebbe contribuire a ridurre al minimo i danni materiali causati dal sabotaggio. Se è possibile neutralizzare questi obiettivi con atti di sabotaggio ridotti ed esterni, la squadra B può essere formata semplicemente da uno o due elementi tecnicamente capaci. Anche se occorrerà penetrare per breve tempo nell’edificio vero e proprio, la squadra B sarà pur sempre piccola, ma in questo caso dovrebbe essere palese e consistere di soldati o poliziotti in uniforme.

 

 

OBIETTIVI C

 

Sono gli individui che noi desideriamo tenere in isolamento per tutta la durata del colpo di Stato. Nel caso delle più importanti personalità del governo, gli arresti dipenderanno dall’occupazione del palazzo presidenziale e di analoghi obiettivi A e, per conseguenza, gli altri obiettivi C non dovrebbero porre un problema di penetrazione. Sarà tuttavia presente il problema delle evasioni. Una stazione radio o un palazzo reale possono essere obiettivi assai difficili a occuparsi, ma per lo meno non possono fuggire né celare la loro identità. Le personalità che noi vogliamo arrestare tenteranno invece di fare entrambe le cose. Sarà pertanto essenziale dedicare sin dall’inizio la nostra attenzione a questi obiettivi in modo da assicurarci che ci si impadronisca di essi prima della loro fuga. Questo significa di solito che le squadre C dovranno entrare in azione marginalmente prima delle altre squadre e potranno farlo senza trasgredire alla regola della penetrazione simultanea del «sistema di allarme tempestivo», in quanto saranno sufficientemente piccole e disperse per poter agire furtivamente.

Essendo questi obiettivi esseri umani, essi saranno necessariamente più problematici di alcuni degli altri; gli individui interessati, oltre a fuggire o a celare la loro identità, potrebbero anche tentar di sovvertire le stesse squadre inviate ad arrestarli. Nel caso di persone che posseggano un particolare ascendente, le nostre squadre dovranno essere costituite da uomini appositamente selezionati; in alcuni casi può essere persino necessario includervi un membro del gruppo dirigente. Queste squadre C saranno piccole, giacché il loro compito consisterà nel penetrare in un’abitazione privata e nel sopraffare una o due guardie del corpo. Le dimensioni esatte di ogni squadra dipenderanno dal complesso delle nostre risorse e dalle condizioni nelle quali agiamo, ma di rado supereranno una dozzina di uomini.

Una volta che gli individui dai quali è costituito questo gruppo di obiettivi siano stati arrestati, dovremo assicurarci che essi siano sorvegliati in modo sicuro. Il nostro scopo nell’arrestarli è quello di impedire che si avvalgano della loro influenza e del loro ascendente contro di noi, e ciò può essere ottenuto soltanto se li isoliamo dal loro pubblico per tutta la durata del colpo di Stato. Questi individui sono spesso le uniche vittime di colpi di Stato attuati altrimenti senza spargimenti di sangue, perché non di rado è più facile eliminarli che tenerli prigionieri; se li tratteniamo, la prigione ad hoc impiegata deve essere al contempo segreta e sicura. La liberazione di un personaggio pubblico popolare potrebbe costituire il potente focolaio di azioni contro il colpo di Stato da parte dei nostri avversari e la segretezza sarà una difesa più sicura di qualsiasi barriera materiale.

Mentre le squadre sono in movimento verso i loro rispettivi obiettivi, anche i nostri altri alleati entreranno in azione; gli individui che avremo sovvertito in vari reparti delle forze armate e in vari uffici della burocrazia attueranno le loro missioni limitate di neutralizzazione tecnica; e i gruppi assegnati ai posti di blocco si accingeranno a occupare le posizioni previste e studiate per isolare le forze lealiste. Nel caso di questi individui dispersi, il cui contributo sarà estremamente importante, anche se quasi totalmente invisibile, sorgerà un problema di comunicazioni; dato che saranno disseminati in tutti i punti più sensibili dell’apparato statale, riuscirà difficile raggiungerli individualmente. Inoltre, essi potranno comprendere informatori dei servizi di sicurezza, perché, a differenza degli uomini delle varie squadre e dei posti di blocco, saranno stati reclutati come individui isolati e, per conseguenza, la reciproca sorveglianza esercitata a nostro favore nelle squadre non esisterà. Sarebbe pertanto pericoloso dar loro un preavviso dell’inizio del colpo di Stato e l’ordine destinato ad essi di entrare in azione dovrà essere la nostra prima trasmissione dalla stazione radiotelevisiva, eccettuati i casi particolari in cui l’obiettivo da neutralizzare richieda un intervento anticipato.

Il nostro controllo operativo sui vari gruppi che collaborano con noi mirerà a conseguire due scopi: a) come sempre, massima rapidità nell’attuazione dei loro compiti, e b) impiego di un minimo assoluto di forze. Ciò sarà importante non soltanto a causa dei fattori psicologici e politici precedentemente menzionati, ma anche per una ragione tecnica più diretta: l’uniformità esteriore tra le due parti del conflitto. Le nostre squadre saranno formate naturalmente da elementi nazionali del paese in cui il colpo di Stato viene organizzato, cioè quasi esclusivamente da soldati e poliziotti che indosseranno le stesse uniformi dell’avversario. Questa uniformità ci assicurerà una certa protezione, in quanto le forze lealiste non potranno sapere subito chi sia leale nei confronti del regime e chi no. Di solito sarebbe un errore pregiudicare questa mimetizzazione protettiva adottando bracciali o altri segni convenzionali, in quanto a noi occorrerà tutta la protezione che riusciremo ad assicurarci. Così, mentre le squadre si porteranno intorno alla capitale (preferibilmente di notte), è probabile che non venga aperto il fuoco contro di loro, a meno che non lo aprano per prime; far questo, significherebbe facilitare l’avversario, in quanto sarà il solo suo modo di distinguere tra sé e noi. Inoltre, giacché le nostre squadre saranno sempre state mantenute separate, inizialmente per impedire la penetrazione ad opera dei servizi di sicurezza e poi per proteggere la nostra posizione nell’ambito delle forze del colpo di Stato, vi sarà un pericolo di conflitti tra i nostri stessi reparti. La confusione che determineremo nella mente dell’avversario potrà pertanto esigere un prezzo in fatto di confusione tra i nostri ranghi; ciò potrà avere serie conseguenze, a meno che i nostri uomini non rispettino la norma di un ricorso alla forza minimo e puramente difensivo.

 

 

LA SITUAZIONE
IMMEDIATAMENTE DOPO
IL COLPO DI STATO

 

Una volta che i nostri obiettivi siano stati occupati, le forze lealiste isolate e il resto della burocrazia e delle forze armate neutralizzato, la fase attiva (e più meccanica) del colpo di Stato sarà conclusa. Ma la decisione ultima rimarrà ancora in sospeso: il regime precedente sarà stato privato del suo controllo sui settori critici del meccanismo dello Stato, ma noi non lo avremo ancora, se non in un senso puramente materiale, e anche in tal senso soltanto nel settore della capitale. Se potremo conservare il controllo su ciò di cui ci saremo impadroniti, quelle forze politiche la cui necessità essenziale è la conservazione della legge e dell’ordine passeranno probabilmente dalla nostra parte. Il nostro scopo, pertanto, è quello di congelare la situazione in modo che questo processo possa aver luogo. Così, mentre sino all’effettiva attuazione del colpo di Stato il nostro scopo era quello di sconvolgere la situazione, in seguito tutti i nostri sforzi dovranno tendere a stabilizzarla, o meglio a ristabilizzarla. Faremo ciò su tre piani diversi: a) tra le nostre forze, ove il nostro intento è quello di impedire ai militari o agli alleati politici di usurparci la leadership; b) nell’ambito della burocrazia statale, della quale vogliamo assicurarci la fedeltà e la collaborazione; c) presso il pubblico in genere, del quale vogliamo l’adesione. In ciascun caso utilizzeremo la nostra influenza su un determinato piano per dominare quello successivo, ma ciascun piano richiederà inoltre provvedimenti distinti e particolari.

 

 

STABILIZZAZIONE
DELLE NOSTRE FORZE

 

Durante la fase di preparazione, le nostre reclute nelle forze armate saranno pienamente consce del fatto che il successo del colpo di Stato, e la loro salvezza, dipendono dal lavoro di coordinazione da noi svolto. Immediatamente dopo il colpo di Stato, però, la sola manifestazione di tutte le nostre fatiche sarà la forza immediata che esse stesse controllano. In queste circostanze, possono benissimo essere tentate a attuare un colpo di Stato per loro conto e potrebbero far ciò stabilendo contatti con gli altri capi militari da noi reclutati, in modo da assicurarsene l’assenso per quanto concerne la nostra esclusione dalla leadership. A parte le contromisure dispersive esaminate più sopra, la nostra sola difesa efficace consisterà nel conservare il pieno controllo di tutte le comunicazioni «orizzontali» o, in altri termini, nel rimanere il solo contatto tra ciascun comandante militare da noi reclutato e i suoi colleghi. Ciò può essere a volte conseguito tecnicamente tenendo sotto controllo i mezzi di comunicazione che collegano le varie unità, ma il sistema sarebbe efficace soltanto in capitali insolitamente vaste e verrebbe a cessare, in ogni caso, dopo un periodo di tempo relativamente breve. Di solito dovremo ricorrere a metodi politici e psicologici alquanto meno diretti, studiati per mantenere separati i vari comandanti militari da noi reclutati. Ciò può implicare promesse di più rapide promozioni a ufficiali più giovani e scelti, i quali non potrebbero altrimenti aspettarsi una carriera molto rapida, anche nel contesto limitato di coloro che hanno partecipato al colpo di Stato; sarà inoltre utile rammentare ai nostri alleati militari e della polizia che i loro colleghi al di fuori della cospirazione possono tentare di soppiantarli en bloc, a meno che loro (e noi) non veniamo a formare un gruppo compatto che si sostenga reciprocamente. In generale, dovremmo assicurarci che tutti coloro i quali potrebbero rappresentare una minaccia interna siano tenuti occupati in compiti che, essenziali o no, assorbano come minimo le loro energie e che tra essi agiscano fattori di divisione. Non appena incominceremo a ricevere l’adesione dei capi militari e burocratici rimasti precedentemente fuori della cospirazione, la nostra influenza presso le reclute militari e della polizia aumenterà in misura assai sostanziale. Il problema di conservare il controllo contro queste minacce interne, sarà per conseguenza, in vasta misura, a breve termine, Non appena la nostra posizione si sarà consolidata, la politica più efficace consisterà nell’eliminare gli alleati pericolosi ricorrendo ai consueti metodi cortesi disponibili a tale scopo: incarichi diplomatici all’estero, posizioni nominali e/o remote di comando e «promozioni» a settori meno vitali dell’apparato statale. Essendo possibile che un embrionale colpo di Stato sia esistito nell’ambito delle nostre forze sin dall’inizio, i provvedimenti generali di sicurezza escogitati per tutelarci dalla penetrazione dei servizi segreti serviranno anche a un utile scopo supplementare: impediranno il diffondersi laterale della cospirazione.

Se le nostre procedure interne di sicurezza sono sufficientemente valide per impedire ogni contatto tra le «cellule» separate, in modo che ogni infiltrazione da parte dei servizi di sicurezza venga contenuta, esse impediranno inoltre la coordinazione di questa opposizione interna.

Si è calcolato75 che in una situazione militare difensiva, anche se soltanto il venti per cento delle truppe di una unità è fedele, le unità interessate dovrebbero agire con successo e raggiungere i loro obiettivi. E anche se, collettivamente, le nostre forze agiranno in modo offensivo, rispetto alle forze non infiltrate dello Stato, il loro atteggiamento sarà difensivo sia psicologicamente sia tatticamente. Così, anche se sarebbe inconsueto avere la fedeltà completa di coloro che (in quanto, innanzi tutto, si sono uniti al nostro colpo di Stato) devono essere in una certa misura sleali, le nostre forze dovrebbero ugualmente agire con successo.

 

 

STABILIZZAZIONE
DELLA BUROCRAZIA

 

Il nostro atteggiamento nei confronti del secondo livello, le forze armate e la burocrazia che non erano state infiltrate prima del colpo di Stato, dipenderà in parte dal grado di controllo che avremo sulle nostre forze «incorporate». Presumendo che abbiamo su di esse una presa ragionevolmente salda, non dovremmo tentare di ottenere un impegno prematuro dalla maggioranza dei soldati e dei burocrati che saranno stati informati per la prima volta della nostra esistenza dallo stesso colpo di Stato. Non conoscendo la portata della cospirazione, la loro preoccupazione principale sarà il possibile pericolo per le posizioni da essi occupate nella gerarchia: se quasi tutti gli ufficiali delle forze annate o i funzionari di un ministero hanno preso parte al colpo di Stato, coloro che non vi hanno partecipato molto difficilmente potranno in seguito essere premiati con una rapida promozione. Se i militari e i burocrati hanno capi to che il gruppo il quale ha partecipato al colpo di Stato era in realtà limitatissimo, non possono non rendersi conto, inoltre, della forza della loro posizione: il fatto cioè che sono collettivamente indispensabili a ogni governo, compreso quello da formare dopo il colpo di Stato. Nel periodo immediatamente successivo al colpo di Stato, tuttavia, vedranno probabilmente se stessi come individui isolati, le cui carriere, e a volte le cui vite stesse, potrebbero essere in pericolo, Questa sensazione di insicurezza può precipitare due reazioni che si escludono a vicenda e che sono entrambe estreme: o si faranno avanti, dichiarando la loro lealtà nei confronti degli organizzatori del colpo di Stato oppure cercheranno di fomentare un’opposizione contro di noi o di unirsi ad essa. Entrambe le reazioni sono indesiderabili dal nostro punto di vista. Le affermazioni di lealtà saranno di solito prive di valore, in quanto fatte da uomini che hanno appena abbandonato i loro precedenti e forse più legittimi padroni; l’opposizione sarà sempre pericolosa e talora disastrosa.

La nostra politica nei confronti dei quadri militari e burocratici consisterà nel ridurre questa sensazione di insicurezza; dovremmo stabilire rapporti diretti con il maggior numero possibile di ufficiali superiori e alti funzionari e persuaderli, in modo energico e convincente, di un’idea principale: che il colpo di Stato non minaccerà le loro posizioni nella gerarchia e che i suoi scopi non comprendono una riorganizzazione delle esistenti strutture militari e amministrative.76 Questa necessità avrà, incidentalmente, implicazioni tecniche nella fase della preparazione, quando il sabotaggio dei mezzi di comunicazione deve essere attuato in modo da essere facilmente reversibile.

La campagna informativa con i mezzi di comunicazione di massa raggiungerà anche questo ristretto ma importante settore della popolazione, ma sarebbe altamente desiderabile disporre di mezzi di comunicazione con esso più diretti e confidenziali.

Gli scopi politici e generali del colpo di Stato, così come sono espressi nelle nostre dichiarazioni alla radio e alla televisione, contribuiranno a rendere possibile il nostro tacito patto con i burocrati e i militari, il cui vero contenuto, però, sarà l’assicurazione che le loro carriere non sono minacciate. Nel trattare con particolari ufficiali dell’esercito o della polizia, i quali controllino forze particolarmente importanti, o con esponenti importantissimi della burocrazia, possiamo senz’altro decidere di andare oltre, nel senso che può aver luogo un effettivo scambio di promesse di reciproco appoggio.

Dovremmo tuttavia ricordare che la nostra più grande forza risiede nel fatto che soltanto noi abbiamo un’idea precisa della portata del nostro potere. Sarebbe pertanto imprudente concludere accordi i quali lascino capire che ci occorre urgentemente un appoggio; più generalmente, ogni informazione che riveli i limiti delle nostre capacità potrebbe minacciare la nostra posizione, basata essenzialmente sul fatto che la nostra inerente debolezza è nascosta. Anche in questo caso, come in quello delle forze incorporate, dovremmo cercare in ogni modo di impedire le comunicazioni tra i quadri delle forze armate e della burocrazia al di fuori del nostro gruppo. Queste comunicazioni sarebbero in genere indispensabili a coloro che cercassero di organizzare un controcolpo di Stato; l’ignoranza della portata della cospirazione scoraggerà simili consultazioni; è ovviamente pericoloso chiedere a qualcuno di partecipare all’opposizione a un gruppo del quale egli stesso fa parte. Ma dovremmo anche impedire direttamente simili consultazioni avvalendoci del nostro controllo dell’infrastruttura dei mezzi di trasporto e di comunicazione.

 

 

DAL POTERE ALL’AUTORITÀ
STABILIZZAZIONE DELLE MASSE

 

Le masse non dispongono né delle armi dei militari né dei mezzi amministrativi della burocrazia, ma il loro atteggiamento nei confronti del nuovo governo istituito dopo il colpo di Stato sarà in ultimo decisivo.

Il nostro scopo immediato consisterà nell’assicurare l’ordine pubblico, ma l’obiettivo a lungo termine sarà quello di conquistare il gradimento delle masse, in modo che la coercizione fisica non sia più necessaria per assicurare l’esecuzione dei nostri ordini. In entrambe le fasi, noi dovremmo utilizzare il controllo dell’infrastruttura e dei mezzi di coercizione, ma non appena il colpo di Stato indietreggerà nel tempo, i mezzi politici diventeranno sempre più importanti e quelli materiali lo saranno sempre meno.

I nostri primi provvedimenti, da adottare immediatamente dopo la fase attiva del colpo di Stato, avranno lo scopo di congelare la situazione imponendo l’immobilità fisica. Un coprifuoco totale, l’interruzione di ogni forma di trasporti pubblici, la chiusura di tutti i locali pubblici e la sospensione dei servizi di telecomunicazioni impediranno, o per lo meno ostacoleranno, la resistenza attiva contro di noi. La resistenza organizzata sarà molto difficile, in quanto non esisterà alcun modo per infondere decisione nei nostri potenziali avversari e per coordinarli; la resistenza disorganizzata da parte di una folla sarà, d’altro canto, impedita perché le persone che potrebbero formare una folla del genere dovrebbero violare il coprifuoco agendo individualmente, e non molti oseranno farlo senza lo scudo protettivo dell’anonimo fornito dagli assembramenti.

L’effetto dei nostri provvedimenti sarà ridotto fuori della capitale, ma, in quanto la capitale stessa costituisce il centro della rete nazionale dei trasporti e delle comunicazioni, sia i movimenti materiali sia il fluire delle informazioni saranno ostacolati. I controlli avranno un carattere puramente negativo e difensivo e noi non dovremmo contare su di essi che in misura minima perché il loro effetto concomitante è quello di sottolineare l’importanza delle forze armate che avremo sovvertito.

Il nostro secondo, e di gran lunga più flessibile, strumento sarà il controllo dei mezzi di comunicazione di massa; essi rivestiranno un’importanza particolarmente grande, in quanto l’afflusso di ogni altra forma di informazione sarà impedito dai controlli. Per di più, gli eventi confusi e drammatici del colpo di Stato significheranno che i servizi della radio e della televisione avranno un pubblico particolarmente attento e ricettivo. Trasmettendo per radio e per televisione, il nostro scopo non sarà quello di fornire informazioni sulla situazione, ma piuttosto di influenzarne gli sviluppi sfruttando il nostro monopolio di questi mezzi. Avremo due obiettivi principali nella campagna di informazioni che incomincerà immediatamente dopo il colpo di Stato; a) scoraggiare la resistenza oppostaci, sottolineando la forza della nostra posizione, e b) placare i timori che altrimenti sfocerebbero in tale resistenza (tabella 15).