PRESENTAZIONE
ALL’EDIZIONE ITALIANA

 

 

 

Questo «manuale pratico», come lo definisce semplicemente l’autore, non mancò di suscitare l’esitazione e la diffidenza dei suoi primi editori a diffonderlo. Il perché è presto detto: dopo le prime pagine, chiunque si rendeva conto che il libro era un’autentica bomba, e anche se qualcuno, fuorviato dalla scrittura semplice e un po’ ironica, poteva considerarlo dapprincipio un thriller alla James Bond, si sarebbe poi facilmente e subito convinto che Luttwak scriveva su un argomento molto serio con estrema serietà. In termini elementari, il colpo di Stato, volere o no, è divenuto un fenomeno della vita moderna (dal 1945 al 1968 se ne sono verificati settantacinque nel mondo) e ciò ci sprona a comprenderne e l’importanza e il significato. Luttwak, nato a Arad in Transilvania, cittadino inglese dal 1967, che ha vissuto e lavorato in parecchi paesi, compresi quelli dell’Europa orientale, ce li spiega, riscuotendo l’ammirazione di esperti di storia moderna come Manuel Finer e Stephen Ambrose, che non esitano a chiamare il suo manuale un classico.

Altri lettori, compreso il critico del Times, citano a questo proposito il Principe di Machiavelli. Noi crediamo di poter spiegare il valore e l’efficacia del libro, non soltanto perché è documentato in modo eccezionale, ma perché, per Luttwak, il colpo di Stato è neutro, cioè è una tecnica e non una filosofia politica o una ideologia, e tanto meno un gesto romantico. Come tale, può essere usato da un momento all’altro in qualsiasi paese del mondo e per qualsiasi causa.

Per spiegarci meglio, Luttwak aveva previsto che gli eventi accaduti in Francia nel maggio del 1968 avrebbero fornito un’ulteriore prova di quanto egli aveva già scritto: la sommossa, mezzo classico d’ogni rivoluzione, è oggi completamente inutile e sorpassata.

Gli apparati di sicurezza dello Stato moderno, con il loro personale addestrato, con le loro riserve di mezzi e di trasporto e di comunicazione, con la loro ben articolata rete di informazioni, non possono essere sopraffatti da un’agitazione civile, per quanto prolungata e intensa. Ogni tentativo, da parte dei civili, di usare la violenza con mezzi improvvisati, è destinato a essere sempre neutralizzato dall’efficienza delle armi moderne.

D’altra parte, un massiccio sciopero generale può sì, temporaneamente, esercitare una pressione sul governo in carica, ma non può procurargli, da solo, danni permanenti, anche perché, oggi come oggi, nella società moderna le persone al potere hanno sempre modo di non soffrire privazioni o stenti, e di tenersi in stretto contatto l’una con l’altra, mentre la popolazione, anche se solidale e compatta all’inizio, esaurirà cibo, munizioni, combustibile e coraggio morale molto prima della polizia, dell’esercito e di tutte le altre organizzazioni governative.

Lo Stato moderno è, perciò, praticamente invulnerabile dagli attacchi diretti. Luttwak ci spiega che, a questo punto, rimane una sola alternativa: la guerriglia o il colpo di Stato.

La prima opera una lenta erosione delle infrastrutture umane e fisiche dello Stato, ed è un processo lungo, che costa molte vite e sacrifici immensi.

Il secondo poggia sullo sfruttamento proprio di quelle parti dell’apparato statale che la guerriglia si sforza di distruggere: l’esercito, la polizia, le organizzazioni di sicurezza.

La tecnica del colpo di Stato assomiglia, dunque, alla tecnica del judo, dove proprio i mezzi dell’avversario e la sua violenza vengono usati, di rimando, per stenderlo al suolo: i suoi esecutori devono usare, insomma, le istituzioni statali contro i capi al potere. Tutto questo viene attuato con un processo di infiltrazione e di sovversione di quella parte delle istituzioni statali che, se anche limitata, detiene le chiavi dell’esecutivo, mentre le rimanenti istituzioni vengono per il momento paralizzate.

Il libro, perciò, si sofferma sull’esame delle tecniche militari, politiche e di informazioni richieste per portare a buon fine il «colpo» dal primo stadio di infiltrazione alla fase finale, quando gli obiettivi sono raggiunti e comincia il periodo del «dopo colpo». È chiaro che questo volume non ha nessun orientamento politico e non accenna ad alcuna ideologia, giacché è davvero un manuale pratico su come impadronirsi del potere, e non su come usarlo.

 

L’EDITORE