CAPITOLO TERZO
LA
STRATEGIA
DEL COLPO DI STATO

 

 

Dean Acheson soleva raccontare una storiella a proposito del ministro della Giustizia Taft il quale riferiva una conversazione appena avuta con un uomo eminente sulla «macchina del governo». «E sapete», diceva Taft, «credeva sul serio che si trattasse di una macchina.»

Roger Hilsman To Move a Nation

 

Nelle condizioni del totalitarismo, la conoscenza delle cinghie di trasmissione [della macchina governativa] equivale al potere supremo.

Hannah Arendt
The Origins of Totalitarianism

 

 

ROVESCIARE i governi non è facile. I governi non sono soltanto protetti dalle difese professionali dello Stato (le forze armate, la polizia e i servizi segreti) ma sono altresì sostenuti da un’intera gamma di forze politiche. In una società sofisticata e democratica, esse comprenderanno i partiti politici, gli interessi settoriali, i raggruppamenti regionali, etnici e religiosi. La loro interazione, e la loro reciproca opposizione, dà luogo a un particolare equilibrio delle forze che è in qualche modo rappresentato dal governo.30 Nelle società meno sofisticate può esistere una gamma più ristretta di queste forze, ma esiste quasi sempre qualche gruppo politico che sostiene lo status quo e, per conseguenza, il governo.

Se coloro che attuano il colpo di Stato sembrano frantumare una struttura così potente soltanto impadronendosi di alcuni edifici, arrestando alcune personalità politiche e «liberando» la stazione radio, ciò accade perché il loro conseguimento cruciale passa inosservato. Questo è il processo pericoloso e complesso col quale le forze armate, insieme agli altri mezzi di coercizione, vengono neutralizzate e le forze politiche sono temporaneamente costrette alla passività. Se noi fossimo rivoluzionari desiderosi di modificare la struttura della società, il nostro scopo sarebbe quello di distruggere il potere di alcune delle forze politiche, e il lungo e spesso sanguinoso processo degli attriti rivoluzionari può conseguirlo. Il nostro scopo, però, è completamente diverso: noi vogliamo impadronirci del potere nell’ambito del potere attuale e rimarremo al potere soltanto se realizzeremo qualche nuovo status quo sostenuto da quelle stesse forze che una rivoluzione può cercare di distruggere. Qualora volessimo conseguire un mutamento sociale fondamentale, potremo riuscirvi dopo essere divenuti il governo. Questo è forse un metodo più efficiente (e senz’altro meno doloroso) di quello della classica rivoluzione.

Anche se tenteremo di evitare ogni conflitto con le forze «politiche», alcune di esse si opporranno quasi certamente a un colpo di Stato. Ma questa opposizione cesserà in vasta misura quando avremo sostituito con il nostro nuovo status quo quello precedente e quando potremo farlo applicare col nostro controllo della burocrazia statale e delle forze di sicurezza. Questo periodo di transizione, il quale si determina una volta che noi ci siamo scoperti e prima che siamo investiti dell’autorità dello Stato, è la fase più critica del colpo. Dovremo allora provvedere al duplice compito di imporre il nostro controllo all’apparato statale, servendocene al contempo per imporci sul paese in genere. Ogni resistenza al colpo di Stato nell’uno stimolerà ulteriore resistenza nell’altro e, se venisse a determinarsi una reazione a catena, il colpo di Stato potrebbe essere sconfitto.

La nostra strategia, per conseguenza, dev’essere guidata da due considerazioni principali: la necessità della massima rapidità nella fase di transizione e la necessità di neutralizzare completamente le forze che potrebbero opporsi a noi, sia prima sia immediatamente dopo il colpo di Stato. Se, nella fase operativa di quest’ultimo, siamo, in qualsiasi stadio, ritardati, emergerà allora la nostra essenziale debolezza: acquisteremo, probabilmente, una definita colorazione politica e ciò, a sua volta, porterà a ima concentrazione di quelle forze che si oppongono alla tendenza da noi rappresentata (o che si ritiene rappresentiamo). Fino a quando l’attuazione del colpo di Stato è rapida e noi rimaniamo avvolti nell’anonimo, nessuna particolare fazione politica avrà sia un motivo sia un’occasione di opporsi. In fin dei conti, potremmo essere i suoi potenziali alleati. In ogni caso, un indugio ci farà perdere il vantaggio principale di cui disponiamo: la neutralità volontaria di quegli elementi i quali si attengono al principio «aspetta e sta’ a guardare» e la neutralità involontaria di quelle forze che richiedono tempo per essere concentrate e spiegate prima dell’azione.

La necessità di una massima rapidità significa che le tante separate operazioni del colpo di Stato devono essere attuate quasi simultaneamente; ciò, a sua volta, richiede un gran numero di persone. Per conseguenza, presumendo che incominciamo la preparazione del colpo di Stato soltanto con un piccolo gruppo di alleati politici, quasi tutti gli uomini di cui avremo bisogno dovranno essere reclutati. Inoltre, le nostre reclute dovranno avere l’addestramento e l’equipaggiamento che consentiranno loro di intraprendere un’azione rapida e decisa. Esisterà, di solito, soltanto una fonte di queste reclute: le forze armate dello Stato stesso.

È vero che in molti paesi esistono minoranze etniche le quali, essendo al contempo tradizionalmente ostili al governo e bellicose, possono sembrare delle reclute ideali per un colpo di Stato. Si tratta tipicamente di popolazioni delle montagne, come i drusi della Siria, i curdi dell’Iraq, gli shan della Birmania e i pathan del Pakistan occidentale e dell’Afghanistan. Tenuto conto della loro povertà e delle loro tradizioni, sarebbe probabilmente facile reclutarli, ma far questo potrebbe portare a una reazione nazionalista delle popolazioni che formano la maggioranza e. poiché i centri di governo sono situati di solito nelle zone della maggioranza, la loro opposizione costituirebbe per noi un ulteriore importante ostacolo.

Un altro possibile sostituto della sovversione delle forze dello Stato è l’organizzazione di una milizia di partito. Quando alla libertà politica si associa un inefficace mantenimento della legalità e dell’ordine, queste milizie vengono talora costituite allo scopo di «proteggere» le attività dei partiti. Nella Germania di Weimar, ad esempio, v’erano milizie di partito, a parte le «camicie brune», dei socialdemocratici, dei comunisti e dei partiti nazionalisti di destra. Associazioni analoghe («camicie nere», «camicie verdi», «camicie rosse» e, nel Medio Oriente, «camicie d’argento») si diffusero in molti paesi sulla scia dei successi fascisti e nazisti. Nonostante il loro portamento militare, le uniformi, gli armamenti non di rado massicci, quasi in ogni esempio di un confronto tra queste milizie e le forze dello Stato, le prime rimasero quasi invariabilmente sconfitte.31 Così, quando i nazisti tentarono di servirsi delle embrionali «camicie brune», durante l’episodio del 1923 a Monaco, furono facilmente sopraffatti dalla polizia, e lo stesso Hitler venne arrestato. La sua successiva ascesa al potere fu conseguita con mezzi politici e non con l’azione delle «camicie brune».

In ogni modo, per organizzare ed equipaggiare una milizia di partito, occorrono due rare risorse: il denaro e la libertà di dedicarsi a tale compito. Per reclutare forze dalle milizie mantenute dallo Stato non occorre né una cosa né l’altra. Per conseguenza, mentre dovremo neutralizzare un’intera gamma di forze, si dovrà ricorrere a sistemi diversi nel caso dei mezzi di coercizione dello Stato. Avendo a che fare con le forze armate, la polizia e i servizi segreti, dovremo sovvertire alcune forze, neutralizzando le altre; nel caso delle forze politiche, l’obiettivo sarà limitato alla loro neutralizzazione.

A causa della loro capacità di intervenire direttamente, le forze armate e gli altri mezzi di coercizione dello Stato devono essere neutralizzati pienamente prima che il colpo di Stato incominci; alle forze «politiche» si può provvedere, di solito, immediatamente dopo. In talune situazioni, tuttavia, anche le forze politiche possono avere un impatto immediato sul corso degli eventi e devono, per conseguenza, essere trattate sulle stesse basi, come i mezzi di coercizione dello Stato.

In Russia, durante il periodo di instabilità che segui alla rivoluzione «borghese» di febbraio,32 il sindacato dei ferrovieri emerse come una fonte importante di potere diretto. Il vikžel (il comitato generale del sindacato dei dipendenti delle ferrovie) ebbe una parte decisiva nella sconfitta del putsch del generale Kornilov, semplicemente rifiutando di far funzionare i treni che portavano i soldati a Pietrogrado. In seguito, quando Kerenskij fuggi dalla città dopo il colpo di Stato di Lenin in ottobre e si rifugiò presso il contingente dell’esercito di Krasnov, il vikžel minacciò di indire uno sciopero generale (vale a dire di immobilizzare le truppe di Krasnov) a meno che Kerenskij non avesse trattato pacificamente con i bolscevichi. Poiché i bolscevichi non avevano alcuna seria intenzione di trattare, ciò equivaleva a una richiesta di resa incondizionata.

Nelle peculiari condizioni della Russia nel 1917, le linee ferroviarie e coloro che le controllavano rivestirono un’importanza cruciale dal punto di vista militare; altrove vi saranno altre forze politiche in grado di esercitare pressioni analoghe: nei paesi poveri, ove la maggioranza degli abitanti delle città è in grado di acquistare i generi alimentari soltanto giorno per giorno, i negozianti, se bene organizzati, possono esercitare una pressione fortissima sul governo soltanto rifiutando di aprire i negozi. Ove esiste un forte movimento sindacale, gli scioperi possono impedire il processo vitale con cui il nuovo governo afferma la propria autorità immediatamente dopo il colpo di Stato. Capi religiosi e etnici possono avvalersi delle strutture delle loro comunità per organizzare dimostrazioni di masse contro il nuovo regime. Dobbiamo pertanto identificare e valutare queste forze politiche e, se necessario, le loro personalità più eminenti e i loro organi coordinatori devono essere neutralizzati prima del colpo di Stato.33 Occorrerà inoltre provvedere a altre forze politiche prive di tale potere diretto, ma ciò farà parte del processo di conciliazione e di adattamento successivo al colpo di Stato.

 

 

LA NEUTRALIZZAZIONE
DELLE DIFESE DELLO STATO

 

Una delle caratteristiche salienti degli Stati moderni è il loro esteso e diversificato sistema di sicurezza. È questa una conseguenza dello sfacelo generale della sicurezza esterna e della stabilità interna sperimentato in molte zone del mondo dalle ultime due o tre generazioni. Ogni Stato mantiene forze armate, una polizia e qualche forma di servizio segreto. Molti Stati trovano necessario disporre di «gendarmerie» paramilitari, di duplicati del servizio segreto e di altre variazioni sul tema.

Nel mondo prima del 1914, gli Stati non erano percettibilmente meno aggressivi di quanto lo siano nell’attuale società internazionale, ma la mancanza di mezzi di trasporto che non fossero quelli ferroviari e un residuo attaccamento alle convenzioni diplomatiche davano luogo a un certo intervallo di tempo tra la ostilità e le ostilità. L’andamento moderno delle operazioni militari, gli attacchi di sorpresa e le guerre non dichiarate, hanno, come naturale conseguenza, la pace armata. In luogo di piccoli eserciti di professionisti, che servono da «quadri» per l’espansione del tempo di guerra, molti Stati tentano di mantenere eserciti permanenti, capaci di una difesa immediata e pertanto di una immediata offesa.

L’affermarsi di partiti rivoluzionari basati sulle ideologie, tanto di sinistra quanto di destra, ha portato a un’analoga espansione delle forze di sicurezza interne. Le branche «politiche» nelle forze di polizia, le forze di sicurezza paramilitari interne, i reparti segreti di polizia, tutte queste sono divenute caratteristiche comuni a molti Stati, compresi quelli «democratici».

Negli anni trenta, gli Stati Uniti avevano nelle proprie forze armate meno di trecentomila uomini; il solo servizio segreto significativo era un piccolo (ma efficientissimo) servizio per la decifrazione dei codici, mentre le forze di sicurezza interne si limitavano a pochi uomini T che costituivano la guardia del corpo del presidente, e a un FBI relativamente «mansueto» e con scarsi mezzi finanziari a disposizione.

Oggi, il solo corpo dei marines degli Stati Uniti comprende più di duecentottantamila uomini in uniforme, mentre l’intera organizzazione militare ha una «popolazione» che, con tre milioni e quattrocentomila uomini, supera la popolazione civile di molti paesi membri delle Nazioni Unite.

La comunità dei servizi segreti si è espansa dando luogo a un mostro burocratico dalle molte teste, formato dalla CIA, dalla ancor più importante NSA, dai servizi segreti speciali e da molti istituti di ricerca per la «difesa». Nel campo della sicurezza interna, il FBI non ha tollerato concorrenti, tranne che per alcune attività specializzate, ma ha finito con il formare una mini-CIA, con parecchie migliaia di agenti che lavorano nel settore «politico» anziché in quello criminale.

Nessuno Stato ha potuto emulare una crescita così lussureggiante, e anche l’altra superpotenza,34 l’Unione Sovietica ha trovato impossibile mantenere il passo degli USA, nonostante il fatto che riesce a procurarsi alcuni agenti a buon mercato, alla Kim Philby.35* Pur non potendo rivaleggiare con gli USA, molti Stati hanno fatto senz’altro del loro meglio. Persino un paese di dimensioni medie come l’Italia, senza alcun vicino ostile di grande importanza militare, senza alcuna grave insurrezione e con un partito comunista addomesticato e «parlamentare», ha ritenuto necessario creare un vasto sistema comprendente due forze di polizia nazionali, numerosi servizi di sicurezza, un esercito di trecentomila uomini, una marina di quarantamila uomini e una potente aviazione.

Altri Stati più fortificati arruolano in pratica l’intera popolazione, inquadrandola in vari tipi di forze di difesa e di sicurezza. Israele, circondato da nemici confessi, con deboli difese naturali, non protetto da alleanze militari, è un caso estremo: sebbene abbia soltanto la popolazione di una città di dimensioni medie, ha potuto schierare sul campo più di duecentomila uomini (e donne) nella guerra del giugno del 1967.

Dal punto di vista del colpo di Stato, le dimensioni e la potenza delle forze armate, della polizia e dei servizi segreti costituiscono al contempo un grande ostacolo e un grande aiuto. Da un lato, come fece rilevare Trotskij, il perfezionamento delle armi, dei mezzi di trasporto e delle comunicazioni ha ampliato il varco tra le forze militari organizzate e i civili muniti di mezzi migliorati. Trotskij fece rilevare che, mentre le folle francesi del 1789 avrebbero potuto «conquistare» posizioni difese da soldati di fanteria, nel 1917 una folla russa, per quanto grande e per quanto decisa, sarebbe stata falciata dalle «moderne» armi automatiche. Con l’aggettivo «moderne» si riferiva alle rozze e lente mitragliatrici Maxim; oggi, ogni soldato schierato contro la folla disporrebbe di un’arma che gli consentirebbe un analogo volume di fuoco.

D’altro canto, l’aumento delle forze armate in uniforme e la «rivoluzione tecnologica» hanno migliorato le caratteristiche del sistema di sicurezza dello Stato come terreno di reclutamento per il colpo di Stato. L’esercito moderno è di solito troppo vasto per poter costituire un’unità sociale coerente, legata da fedeltà tradizionali; la necessità di personale tecnico specializzato ha abbattuto le barriere che spesso limitavano il reclutamento a particolari gruppi sociali, nell’ambito di ciascun paese. I pathan e i beduini possono essere pittoreschi e politicamente molto leali, ma sono inadeguati come piloti di aerei, equipaggi di carri armati o anche per formare una moderna forza di polizia.

Il fatto che il personale del sistema di sicurezza statale sia al contempo numeroso e diversificato significa che noi, gli organizzatori del colpo di Stato, potremo infiltrarci nel sistema. Così facendo, avremo il duplice compito di trasformare alcune delle unità che lo compongono in partecipanti attive al colpo di Stato e di neutralizzare le altre. Questo non significa che dobbiamo batterci contro di esse, ma semplicemente che dobbiamo impedire il loro possibile intervento contro di noi durante il limitato periodo di tempo dell’attuazione del colpo di Stato.

Che lo scopo della nostra infiltrazione e sovversione delle difese statali sia quello di tramutare l’unità interessata in una partecipante attiva al colpo di Stato, o che si limiti a essere meramente difensivo, i metodi da seguire dipenderanno dal carattere di ciascuna particolare organizzazione. Il materiale grezzo dei nostri tentativi è l’intero spettro delle forze coercitive dello Stato e, poiché esse variano sostanzialmente per l’equipaggiamento, lo spiegamento e la prospettiva psicologica, le esamineremo separatamente.

 

 

NEUTRALIZZAZIONE
DELLE FORZE ARMATE

 

Nel giugno del 1967, quando gli israeliani, avendo sconfitto gli altri eserciti arabi, si apprestavano a affrontare quello della Siria, il capo del consiglio rivoluzionario nazionale siriano, Salah Jadid, tenne le due migliori brigate dell’esercito siriano nei loro accantonamenti a Homs e a Damasco.36 Il ministro della Guerra, Hafiz Assad, supplicò Jadid di consentirgli di inviare al fronte la V e la LXX brigata, ma Jadid, dopo averlo aggredito fisicamente, fece rilevare che, anche se le brigate avessero potuto salvare alcuni chilometri quadrati di territorio, il loro impiego al fronte avrebbe posto in pericolo la sopravvivenza del regime. Il B’aath di sinistra non riscuoteva l’approvazione di alcun settore importante della popolazione37 e le due brigate erano i puntelli più importanti del regime.

Sebbene non certo patriottico, Jadid era per lo meno realistico: quando era salito al potere nel febbraio del 1966, era potuto riuscirvi grazie alle due brigate cruciali i cui ufficiali erano politicamente ed etnicamente suoi alleati e che avevano tolto il potere al precedente uomo forte, Hafez, quando le sue brigate si erano trovate per caso lontane da Damasco o erano state infiltrate da uomini di Jadid.

Ovunque al mondo, mentre il numero dei medici, degli insegnanti e degli ingegneri aumenta soltanto lentamente, la forza numerica degli eserciti va espandendosi assai rapidamente. È interessante rilevare che mentre i miglioramenti tecnici, ad esempio nell’agricoltura, hanno consentito a un numero sempre più piccolo di contadini di produrre quantitativi sempre più grandi di viveri, per gli eserciti si è resa necessaria una sempre più grande «forza di lavoro» sebbene la loro produttività, o meglio la loro distruttività, pro capite sia anch’essa andata aumentando molto rapidamente. Un moderno plotone di trenta uomini ha circa tre volte la potenza di fuoco di un corrispondente plotone del 1945; è dubbio se le tecniche agricole abbiano migliorato nella stessa misura.

L’efficienza dei soldati moderni, con i loro rapidi mezzi di trasporto, le comunicazioni sicure e le armi potenti, significa che anche una singola formazione fedele al regime potrebbe intervenire e sconfiggere il colpo di Stato, se, com’è probabile, le sue forze sono scarse e la massa della popolazione e il resto delle forze statali rimangono neutrali. La nostra indagine sulle forze armate del proposto Stato bersaglio deve pertanto essere completa: non possiamo escludere alcuna forza capace di intervento, per quanto piccola essa sia.

Sebbene quasi tutti gli Stati dispongano di forze navali e aeree, oltre che di eserciti, noi concentreremo l’attenzione su questi ultimi perché le procedure da seguire sono di solito le stesse per tutti e tre i servizi e perché, con talune eccezioni, soltanto le forze di terra rivestiranno importanza dal punto di vista del colpo di Stato. È naturalmente possibile servirsi di cacciabombardieri per «eliminare» un palazzo presidenziale, invece di inviare una squadra ad arrestarne l’occupante, e questo avvenne effettivamente durante il colpo di Stato iracheno del 1963, ma si tratta di un modo alquanto estremo di giocare la partita. Sebbene il volume di fuoco raggiunto per ogni uomo sovvertito sia invero molto alto, il bombardamento tattico della propria futura capitale, e della propria possibile residenza dopo il colpo di Stato, non può certo ispirare fiducia nel nuovo governo.

In determinate situazioni geografiche, tuttavia, le capacità di trasporto delle forze aeree e navali rendono queste ultime ancor più importanti dell’esercito, come ad esempio nel caso dell’Indonesia. Con i suoi centri popolati sparsi in numerose grandi isole e in migliaia di isolette, e con le limitatissime comunicazioni stradali esistenti sulle isole, un reparto di marines o un reparto di paracadutisti sarà più efficace di qualche unità assai più grande impiegata nel luogo sbagliato. Quando vi fu in quel paese il tentativo di colpo di Stato comunista con rivoluzione, i comandanti militari furono in grado di impiegare con grande vantaggio le loro capacità potenziali di trasporto: sebbene le unità dell’esercito infiltrate dai comunisti fossero molto potenti, esse erano dislocate nei luoghi sbagliati: mentre rimanevano inerti nelle giungle del Borneo,38 i paracadutisti e i marines anticomunisti si impadronirono di Djakarta e del paese.

Gli eserciti sono divisi in determinate formazioni tradizionali che variano da paese a paese, come le divisioni, le brigate, i reggimenti, i battaglioni, le compagnie, i plotoni. A parte questa struttura teorica, però, il centro focale delle decisioni da prendere e la reale struttura organizzativa sono concentrati di solito su uno o due livelli particolari. È per noi importantissimo identificare quale sia il livello che conta e poi concentrare su di esso le nostre fatiche. La tabella 1 illustra numerose possibili alternative alle quali possiamo trovarci di fronte, sebbene, allo scopo di conseguire un’infiltrazione in profondità, possiamo in realtà essere costretti a operare a molti livelli più in basso del vero centro del potere, in quanto agire più in alto sarebbe senza scopo.

Nel caso a) della tabella 1, lo scaglione operativo è il battaglione; se vi sono individui che hanno il grado di comandanti di divisione, probabilmente si tratterà di ufficiali eliminati dalla reale gerarchia e ai quali sono state date vistose uniformi e conferiti alti gradi per addolcire la pillola. Se, in questo caso, dovessimo sovvertire un comandante di brigata o un comandante di divisione ed egli successivamente impartisse ordini a nostro favore al comandante di battaglione, quest’ultimo, abituato com’è a ricevere gli ordini direttamente dal quartier generale, indagherà probabilmente sull’ordine o lo riferirà. Così, a parte l’inefficacia dell’ordine stesso, potrebbe aversi un ulteriore elemento di rischio agendo al livello sbagliato.

Nel caso b), dove quasi ogni scaglione è operativo, possiamo sovvertire il meccanismo di controllo quasi a ogni livello e gli ordini impartiti a nostro favore saranno eseguiti a ciascun livello inferiore. Anche nel caso c) possiamo agire su tutti i livelli, tranne quello divisionale e di battaglione.

Sebbene possa sembrare che la posizione del principale centro di controllo e di comunicazioni sia arbitraria, in realtà dipende da fermissimi fattori psicologici e tecnici. A meno che lo standard di addestramento e di motivazione sia abbastanza elevato, gli uomini