dobbiamo, naturalmente, tener presente che l’importanza da attribuire a ciascun fattore varierà da un ambiente all’altro: nell’America Latina, ad esempio, si dovrebbe tener conto anche dello sfondo sociale, mentre nell’Europa occidentale e nell’America nel Nord la fedeltà politica avrebbe un’importanza prevalente, l’affiliazione etnica sarebbe di scarsa importanza, ma le origini sociali potrebbero contare in qualche modo.
Così, su quindici reclute potenziali, constatiamo come il n. 3 sia l’unico che presenti prospettive totalmente buone dal punto di vista dei fattori presi qui in considerazione; il n. 5 è totalmente negativo e probabilmente pericoloso ad avvicinarsi; gli altri, tuttavia, si trovano in una posizione intermedia.
Una volta ripetuta la procedura seguita nel caso del battaglione n. 1 ed esaminate tutte le altre formazioni delle forze armate (o in ogni caso quelle con una effettiva capacità di intervento), sapremo quali siano le prospettive generali di reclutamento per ciascuna unità e, nell’ambito delle unità, per ciascun individuo. Ma non riusciremo mai a effettuare un’indagine al cento per cento; in taluni casi, quando le forze armate sono molto forti in rapporto con le nostre risorse o quando sono soggette a frequenti nuovi spiegamenti, la nostra indagine può essere molto incompleta.
Ciò non rivestirà una grande importanza se le unità «ignote» potranno essere neutralizzate tecnicamente. Se, tuttavia, la loro capacità di intervento non dipende da mezzi di trasporto e di comunicazione complessi e vulnerabili, allora il colpo di Stato può essere posto in pericolo. Noi non dipendiamo, però, dalle sole procedure di incorporazione e di neutralizzazione, e potremo anche isolare materialmente quelle unità che appaiano inaspettate sulla scena e quelle che non ci sia stato possibile infiltrare. Prima di esaminare i problemi relativi al terzo e al meno desiderabile dei nostri metodi per affrontare un’opposizione armata, dobbiamo dedicare la nostra attenzione alla sovversione degli individui in quelle unità per le quali siamo in possesso delle informazioni necessarie.
Non appena usciremo dall’assoluto segreto dello stadio della preparazione e dell’informazione, il fattore pericolo nelle nostre attività aumenterà in misura assai accentuata. Come abbiamo già fatto rilevare, ogni singolo individuo che avviciniamo sarà un informatore potenziale che, denunciando alle autorità il nostro tentativo, potrebbe determinare il fallimento del colpo di Stato. La persona più pericolosa ad avvicinarsi sarà la prima di ogni particolare formazione perché, fino a quando non avremo la sua collaborazione, non disporremo di una fonte di informazioni realmente valida sull’unità e sui suoi componenti. La nostra prima recluta, per conseguenza, deve far parte da lungo tempo della formazione e, se possibile, deve trattarsi di un ufficiale superiore, o anche del comandante. Una volta scelto il nostro uomo, il primo passo da compiere consiste nel predisporre un incontro e nel «sondarlo» in termini vaghi e generici sulla «possibilità» di arrivare a «riforme politiche». Questi sondaggi devono essere condotti da un uomo, o da uomini, i quali posseggano certi precisi requisiti: l’uomo, o la donna, devono essere elementi sicuri di alto livello, senza, tuttavia, far parte del gruppo dirigente che prepara il colpo di Stato. In altri termini, devono essere al contempo preziosi ma non indispensabili. È questo un ideale al quale possiamo tentare soltanto di approssimarci, ma potrebbe essere fatale esporre un componente del gruppo dirigente alla possibilità di essere denunciato alle autorità. Nel paese dei colpi di Stato per eccellenza, la Siria, leader politici si sono effettivamente recati nelle caserme, cercando di assicurarsi appoggi armati, ma non è probabile che le particolari condizioni della vita politica siriana si ripetano altrove.
Una volta che la recluta potenziale sia stata portata allo stadio in cui la possibilità del colpo di Stato viene apertamente discussa, le si dovrebbe dire tre cose a proposito dello stesso: a) qual è lo scopo politico del colpo di Stato; b) che abbiamo già «reclutato» altri individui e unità, e c) la natura del compito che le verrà chiesto di eseguire. Tutto ciò che diciamo, o decidiamo di dire, alla recluta potenziale dovrà essere studiato attentamente e noi agiremo in base alla supposizione che ogni recluta possa essere un agente il quale lavora per conto dei servizi segreti.
Non identificheremo, naturalmente, il nostro colpo di Stato con alcun particolare partito (le cui politiche siano note), né con alcuna fazione politica (della quale siano noti i capi). Esporremo, invece, gli scopi del colpo di Stato in termini di atteggiamento politico, anziché in termini di politiche o di personalità, perché questi ultimi dati sono necessariamente più specifici e per conseguenza possono determinare una specifica opposizione. L’atteggiamento che noi esprimeremo dovrà essere accuratamente calcolato: esso dovrebbe rispecchiare le preoccupazioni del paese bersaglio, implicare una soluzione dei problemi che si ritiene esistano e, formalmente, riflettere le convinzioni politiche generali della maggioranza della popolazione. Così, in Inghilterra, parleremmo della «necessità di un governo più pratico»: si può addirittura lasciar capire (si tratti o no della verità) che il colpo di Stato è legato a personaggi pubblici molto in vista, come proprietari di giornali, grandi uomini d’affari o il presidente di un’industria nazionalizzata. Nell’America Latina, l’atteggiamento da noi espresso può, ad esempio, lasciar capire che «il sacro impegno delle forze armate» richiede l’intervento per «eliminare i disastri causati dagli uomini politici» allo scopo di conseguire il progresso sociale e nazionale, pur rispettando i diritti di proprietà e i diritti individuali.
Se il governo esistente prima del colpo di Stato è esso stesso il risultato di una conquista del potere, allora i nostri scopi possono essere presentati come miranti puramente a ristabilire «una normale vita politica», oppure, se siamo estremisti di sinistra, possiamo parlare della necessità di «restaurare la democrazia».
La creazione di slogan può sembrare una cosa semplice, ma in realtà i nostri slogan dovranno essere attentamente calcolati per soddisfare un optimum politico. Dobbiamo, ad esempio, evitare di essere specifici, ma se Patteggiamento da noi presentato è troppo generico, esso non può non destare i sospetti dei piò scaltri dei nostri ascoltatori, senza riuscire a entusiasmare i più idealisti. Dobbiamo inoltre ricordare che le forze armate di molti paesi sono politicamente e psicologicamente avulse dalla società civile e che potrebbero avere diverse, e forse antagonistiche, preoccupazioni e convinzioni. Come cittadini, gli ufficiali dell’esercito potrebbero ad esempio condividere la convinzione che si dovrebbe economizzare nelle spese governative, ma al contempo potrebbero pensare che le forze armate sono prive di fondi. Là ove la condizione sociale dei militari ha subito un declino a causa di eventi disgraziati, come ad esempio una sconfitta o semplicemente una lunga pace, noi sottolineeremo sempre la necessità di «riportare i difensori della società al posto che loro compete nel suo ambito…»
Presentando gli scopi del colpo di Stato a potenziali reclute, dovremmo dar prova di una certa misura di flessibilità, per poter pervenire a una buona «armonia» con quelle che sappiamo essere le loro convinzioni; non possiamo però correre il rischio di essere accusati di grossolana incoerenza. Il fatto che abbiamo realmente le idee le quali quasi possono contribuire a creare la nostra «immagine», non riveste assolutamente alcuna importanza, purché le altre condizioni vengano effettivamente rispettate. È cortese, tra parentesi, lasciar capire che il colpo di Stato viene attuato soltanto con estrema riluttanza e che noi apprezziamo il fatto che questa riluttanza sia condivisa dalla nostra recluta.
Una volta che l’idea del colpo di Stato sia stata accettata in una certa misura nella mente della recluta potenziale, dovremmo definire l’azione nei termini del ruolo della recluta in essa. Questo non implica che dobbiamo rivelare uno qualsiasi dei particolari operativi, ma dovremmo chiarire il più possibile che:
a) il suo compito sarà limitato ad alcune azioni specifiche;
b) quasi tutti gli uomini della sua unità sono già con noi;
c) per conseguenza la parte che egli avrà non sarà pericolosa.
Quando, e soltanto quando, la recluta diviene effettiva, anziché potenziale, possiamo rivelare la natura del suo compito reale. Esso sarà spiegato con il maggior numero possibile di particolari, ma non in modo da consentire alla recluta di dedurre le implicazioni del compito che le si chiede di svolgere. Se, ad esempio, la recluta in questione è destinata a impiegare l’unità da essa comandata per fornire uomini a un blocco stradale, le si dirà di quale equipaggiamento dovrebbero disporre i suoi uomini, quanti ne occorreranno e come riceverà il segnale del «via». Ma non le si rivelerà la data del colpo di Stato, il luogo in cui dovrà essere posto il blocco stradale, né ciò che faranno le altre squadre.
Le informazioni sono il più grande vantaggio di cui noi disponiamo, e gran parte del nostro vantaggio nella fase della preparazione deriverà dal fatto che, mentre sappiamo molto delle difese dello Stato, coloro i quali le controllano sanno pochissimo di noi. Dobbiamo per conseguenza adoperarci in ogni modo per evitare di dare informazioni al di là di quanto sia effettivamente necessario. In ogni caso, mentre una recluta potrebbe ritenere di dover sapere qualcosa di più del colpo di Stato prima di accettare di prendervi parte, si sentirà anche più sicura se le dimostreremo in modo concreto che l’operazione viene condotta con la più grande cautela ed è pertanto «sicura».
Dopo che saranno state assicurate le prime poche reclute di ogni unità, sarà molto più facile persuadere le altre; vi sarà inoltre un maggior numero di persone a fare opera di persuasione, in quanto questo è il compito che assegneremo alle nostre prime reclute, nell’intervallo tra il reclutamento iniziale e il vero e proprio colpo di Stato. Inoltre un effetto «a palla di neve» o, si spera, «a valanga» sarà determinato dalle prime reclute, le quali, a poco a poco, daranno luogo a un clima in cui sarà facile procedere a ulteriori reclutamenti.
Dopo che l’approccio e la persuasione degli individui chiave avranno cominciato a dare i loro frutti, potremo identificare le unità che saranno impiegate in ultimo come partecipanti attive del colpo di Stato. Esse saranno soltanto una piccola parte delle forze armate come un tutto, ma è augurabile, la sola parte che potrà avere un ruolo attivo al momento e nel luogo del colpo di Stato. Concentreremo su di esse i nostri ulteriori sforzi, perché la loro infiltrazione in profondità sarà importante per noi, mentre l’«interneutralizzazione» delle altre forze implicherà semplicemente ulteriori rischi. Idealmente, dovremmo neutralizzare tutte quelle formazioni che non abbiamo incorporato, ma non è probabile che ciò accada. I metodi ai quali ci atterremo per «isolare» queste formazioni che non saremo riusciti a penetrare, verranno esaminati nel capitolo quarto.
La misura del successo richiesto alla nostra infiltrazione, prima che possiamo passare alla fase operativa, dipenderà dai fattori militari, politici e geografici in gioco; e la stessa misura di penetrazione può assicurare il successo in un paese ed essere invece del tutto inadeguata in un altro. Nell’esempio citato del Portogallo, dato l’esteso spiegamento delle truppe attive nelle remote «province» africane e la mancanza di addestramento e di meccanizzazione delle truppe stazionate in Portogallo, potremmo procedere anche dopo una penetrazione minima (tabella 8).
È questo un esempio estremo di un paese piccolo e povero che sta cercando di conservare il proprio impero
africano sino all’amara fine, e per conseguenza lascia soltanto forze limitatissime nel proprio territorio metropolitano. La misura dell’incorporazione qui conseguita è appena del due per cento circa e ciò nonostante il colpo di Stato non incontrerebbe alcuna opposizione militare a meno che fallisse nell’imporre la propria autorità entro l’intervallo di tempo necessario per portare a Lisbona le truppe dislocate nelle province africane. (Il fatto che il regime attuale sia tutt’altro che universalmente popolare rafforzerebbe i fattori «militari» favorevoli.)
Se, tuttavia, prendiamo il caso di un paese progredito, con buoni sistemi di trasporto e senza impegni oltremare per le proprie truppe, le stesse percentuali di incorporazione e di neutralizzazione attiva che, nel caso del Portogallo, garantirebbero il successo, qui condurrebbero a un insuccesso certo, come è dimostrato nella tabella 9.
Poiché non possiamo far nulla per impedire l’intervento delle grandi forze capaci di farlo, falliremmo quasi certamente, a meno che non fossimo la più alta leadership delle forze armate.
Quasi tutte le situazioni si svolgeranno tra i due estremi, con una percentuale piccolissima delle forze armate incorporate, una percentuale più grande neutralizzata e una piccola percentuale da «isolare» interrompendo dall’esterno le sue comunicazioni e le sue linee di trasporto. A parte le forze militari, il governo sarà inoltre difeso da forze di polizia e dalle loro organizzazioni paramilitari, e a questo punto ci dedichiamo al problema della loro neutralizzazione.
NEUTRALIZZAZIONE DELLA POLIZIA
Le bandiere e le uniformi delle forze militari dei vari paesi sono molto diverse, ma la loro struttura e organizzazione tende a essere assai simile, in quanto rispecchia l’universalità della tecnologia moderna. Le implicazioni tattiche delle armi e dell’equipaggiamento sussidiario impongono una certa uniformità all’organizzazione militare e questo ci ha consentito di studiarne l’infiltrazione in termini che sono generalmente applicabili.
Le forze di polizia, però, sono foggiate dalle condizioni politiche e sociali della società che servono e sono pertanto molto diverse le une dalle altre. Il poliziotto può essere armato molto pesantemente o non essere armato affatto; gli agenti possono essere concentrati in unità mobili e munite di grande potenza d’urto o dispersi in piccoli gruppi; oppure possono essere alle dipendenze del ministero della Difesa e avere così un addestramento e un aspetto militari, o della comunità locale e avere una mentalità civile all’estremo.
Sebbene la loro struttura sia così diversa, le forze di polizia somigliano le une alle altre per gli scopi ai quali sono adibite: la prevenzione dei reati, l’arresto dei colpevoli,47 e il mantenimento dell’ordine pubblico. La lotta contro i criminali a opera della polizia implica la rete, estesa all’intero paese, dei posti di polizia rafforzata da speciali reparti investigativi nei grandi centri. Il mantenimento dell’ordine pubblico, tuttavia, è assicuralo da forze separate paramilitari o, dove queste forze non esistono, concentrando e spiegando agenti comuni sottratti ai loro altri compiti. L’attività della polizia comprende inoltre un servizio informazioni. Le informazioni sono raccolte non ufficialmente dall’intero apparato della polizia (e dai suoi informatori), ma vi è di solito una speciale sezione della polizia specializzata in questo compito.
Il compito informativo della polizia sarà efficacemente neutralizzato dalla nostra attività difensiva in genere, così come quello dei servizi di sicurezza, dei quali si parlerà più avanti. Le forze paramilitari non esistono in Inghilterra, ove si hanno provvedimenti affinché l’esercito agisca in appoggio del potere civile, ma vengono estesamente impiegate in molti altri paesi. In Francia, ad esempio, vi sono due forze di polizia, la Sûreté Nationale e la Préfecture de Police, ma v’è anche una forza paramilitare che normalmente svolge i compiti di una polizia rurale, la Gendarmerie.48
La Gendarmerie dipende dal ministero della Guerra e i suoi ufficiali fanno parte dei quadri delle forze armate, mentre gli uomini, oltre all’addestramento normale delle forze di polizia, sono addestrati, sia pure in minor misura, come la fanteria. La Gendarmerie comprende circa sessantatremila uomini ed è organizzata in unità dipartimentali disperse in piccoli gruppi ovunque nelle campagne, nonché in gruppi «mobili» concentrati in grandi unità (legioni). Possiamo ignorare le forze dipartimentali, perché non sarebbero probabilmente in grado di intervenire entro il breve periodo di tempo previsto per l’attuazione del colpo di Stato; ma le unità mobili, ognuna delle quali consiste di sette squadroni di gendarmi autotrasportati e di uno squadrone di carri armati, rappresentano una forza formidabile che dovrebbe essere neutralizzata o isolata.
La Gendarmerie mobile risiede in accantonamenti di tipo militare ed è equipaggiata con mitragliatori e armi più pesanti della fanteria; i suoi mezzi corazzati (veicoli a ruote da tredici tonnellate con quaranta millimetri di corazza) possono essere fermati soltanto con le normali armi controcarro. Ufficialmente la Gendarmerie, a differenza dalle altre due forze di polizia, non ha un servizio informazioni; durante la guerra in Algeria, però, fu istituita una sezione di sicurezza che, come accade spesso con gli organismi burocratici, è sopravvissuta alla cessazione del suo compito originario.
La Sûreté Nationale, che svolge i compiti di polizia nei centri abitati di oltre diecimila abitanti (eccezion fatta per Parigi e i suoi sobborghi), è formata in vasta misura da uomini del cid e da agenti dispersi, ma anch’essa dispone di una forza paramilitare. Si tratta della Compagnie Républicaine de Securité (crs). Comprende circa tredicimilacinquecento uomini, addestrati e equipaggiati in un modo simile a quello delle unità mobili della Gendarmerie, eccettuati i mezzi corazzati. La crs è comandata da ufficiali passati a un accurato vaglio politico e sorvegliata da un vicedirettore del ministero degli Interni. La Sûreté ha un servizio segreto che si dedica soprattutto alle forme più sofisticate di criminalità e un servizio di controspionaggio che anch’esso svolge un’attività «politica» oltre a sorvegliare gli stranieri. Entrambi i servizi agiscono in tutta la Francia, compresa Parigi,49 a differenza dal resto della Sûreté.
Tutto il lavoro della polizia del Département de la Seine (la zona di Parigi) è di competenza esclusiva della Préfecture de Police, che è diventata famosa in tutto il mondo grazie a un ispettore immaginario, Maigret. La Préfecture ha influenzato l’organizzazione delle forze di polizia in molti paesi dell’Europa meridionale e del Medio Oriente, e noi la studieremo più particolareggiatamente delle altre forze eli polizia francesi.
ANATOMIA DI UN ORGANIZZAZIONE
DI POLIZIA: LA PRÉFECTURE DI
PARIGI
È augurabile che la polizia della capitale nella quale verrà attuato il colpo eli Stato sia meno potente della Préfecture. Essa è formata da circa ventiquattromila uomini ed è suddivisa in varie sezioni, delle quali le seguenti ci riguardano direttamente:
a) La Police Municipale è la sezione più importante e da essa dipendono i familiari flics in uniforme, con le loro pistole più che altro simboliche e i loro assai più utilizzati manganelli. Essi sono dispersi in venti posti distrettuali nella città e in ventisei posti di polizia suburbani; il livello dell’addestramento e della disciplina è stato migliorato sotto la quinta repubblica. ma la capacità eli brutalità individuale non equivale a efficaci unità di intervento. Nell’eventualità di gravi disordini, questi uomini vengono spostati mediante colonne di autobus di tipo civile che potrebbero essere fermate con blocchi stradali idonei; il loro addestramento e la loro mentalità ne faranno probabilmente dei «neutrali» se riusciremo a impedirne lo spiegamento.
b) La Pólice Judiciaire è la CID di Parigi e una delle pioniere in fatto di indagini scientifiche. A parte l’incidentale aspetto spionistico del suo lavoro, possiamo ignorarla.
c) Il «servizio segreto», come il suo duplicato della Sûreté, si occupa soprattutto di criminalità sofisticata: stupefacenti, vizio e gioco d’azzardo d’alta classe. Ha anche una sezione politica che svolge un’attività di sorveglianza. Come nel caso di altri servizi di sicurezza, esamineremo in seguito le opportune tattiche difensive.
d) Sezione stranieri: è questo un servizio limitato e si occupa principalmente della routine burocratica di rilasciare e controllare i permessi di residenza. Esercita la sorveglianza generale sugli stranieri di passaggio (le fiches che si riempiono negli alberghi vengono ritirate da questa sezione) e sulle comunità straniere. La sua attività può concernerci soltanto se abbiamo qualche rapporto con elementi stranieri, e in particolare con quelle comunità straniere che hanno precedenti di attività politica nelle forme più violente.
e) Sicurezza del presidente: questa sezione si occupa della protezione della persona fisica del presidente, ma svolge anche una funzione di sorveglianza preventiva. Nel seguire i ripetuti tentativi di assassinio organizzati dall’OAS e dalle organizzazioni a essa affiliate, questa sezione della Préfecture è stata potenziata con elementi accuratamente vagliati provenienti dall’intero apparato di sicurezza. Il suo sistema di sicurezza all’Eliseo ostacolerebbe seriamente chi volesse impadronirsi del palazzo durante un colpo di Stato.
f) Garde Républicaine: sebbene controllata dalla Préfecture, essa fa parte della Gendarmerie ed è dotata delle armi della fanteria leggera e di tutta una gamma di mezzi di trasporto. Fornisce la guardia presidenziale a cavallo, con tanto di elmo e di pennacchio, in occasione di cerimonie, ma i suoi due reggimenti sono unità mobili dotate di grande forza d’urto, la cui neutralizzazione sarebbe un requisito essenziale nell’eventualità di un colpo di Stato.
L’esistenza di separate organizzazioni di polizia costituisce una delle difficoltà nel neutralizzare questa parte dell’apparato di sicurezza statale. In Inghilterra, la suddivisione è in vasta misura territoriale e il suo scopo è quello di assicurare agli interessi locali un certo controllo delle forze di polizia; ma esistono anche forze specializzate che riflettono divisioni funzionali. A parte la polizia dislocata nelle campagne (e che attualmente viene amalgamata in raggruppamenti più vasti) vi sono le seguenti forze di polizia indipendenti:
Admiralty constabulary
Air Ministry constabulary
Atomic Energy Authority constabulary
cinque reparti indipendenti di polizia portuale
polizia della British Transport Commission
Civil Aviation constabulary
War Department constabulary
Tutte queste forze di polizia sono strettamente limitate, per quanto concerne le loro operazioni, alle installazioni che proteggono, ma analoghe organizzazioni in altri paesi, ove le inclinazioni burocratiche sono soggette a controlli più deboli, hanno dimostrato una considerevole capacità di espandersi e di diversificarsi.
Sebbene il sistema poliziesco francese sia particolarmente esteso, le sue caratteristiche fondamentali sono comuni alle forze di polizia nella maggior parte dell’Africa, dell’Asia e del Medio Oriente. L’elemento paramilitare è di solito presente sotto forma di «forze da campo» assegnate alla normale polizia o altrimenti sotto forma di reparti di carri armati. L’elemento «controllo dei disordini» si riproduce nelle speciali squadre delle forze di polizia del Medio Oriente, che, come la squadra di Beirut nel 1966, possono essere molto efficaci nonostante le loro dimensioni limitate. Dove, come nella maggior parte dell’Asia, è stata sperimentata una grave situazione insurrezionale, questo modulo comune è stato deformato dalla proliferazione di forze di polizia ad hoc che svolgono al contempo funzioni di sicurezza interna e amministrative. Il Vietnam del Sud è l’esempio estremo di questa tendenza, con non meno di cinque polizie diverse.50
Se si può dire che il sistema poliziesco inglese è suddiviso, grosso modo, in unità territoriali e quello francese in unità in vasta misura funzionali, negli Stati Uniti la divisione è soprattutto costituzionale. Eccettuato il lavoro specializzato dei reparti di polizia assegnati a vari dipartimenti del governo federale, soltanto l' fbi ha una giurisdizione nazionale e, d’altro canto, solo per determinati crimini giuridicamente definiti «federali». La maggior parte della normale attività della polizia è svolta da forze locali assolutamente indipendenti, istituite sul piano municipale, di contea o di Stato. La frammentazione51 del sistema significa che la polizia come tale avrebbe una capacità potenziale di intervento assai limitata, nonostante la sua vasta dotazione di armi e di mezzi di comunicazione. Esiste, naturalmente, la guardia nazionale, ma fino ad ora essa non è stata organizzata in modo da assicurarle una reale capacità di intervento, come fu dimostrato dagli eventi dell’estate 1967, quando la guardia non riuscì a dare buona prova di sé, anche contro civili non addestrati.
La strategia del colpo di Stato, per quanto concerne il sistema poliziesco del paese bersaglio, dovrà per conseguenza essere diversificata quanto i componenti dello stesso.
L’ELEMENTO PARAMILITARE
Le forze paramilitari sono di solito in grado di svolgere un compito militare oltre che di polizia. Questa versatilità ha causato la loro rapida espansione, in parte perché esse possono essere un modo autenticamente economico di migliorare il sistema di sicurezza in generale e in parte perché spesso è più facile procurare fondi per esse che per la normale polizia. Un partito d’opposizione o l’opinione pubblica, che talora si oppongono a un aumento del bilancio della polizia, possono spesso essere persuasi a stanziare fondi per il ministero della Guerra, dal quale dipendono di solito amministrativamente le forze paramilitari. Nei paesi dalla recente indipendenza, l’elemento paramilitare della polizia può costituire un gravissimo ostacolo per il colpo di Stato perché, mentre l’esercito è spesso un recente sviluppo postcoloniale, la polizia e le sue unità paramilitari sono in genere organizzazioni istituite da tempo. Ciò significa che la polizia può essere più numerosa dell’esercito e talora superiore ad esso anche per la qualità dell’addestramento e dell’equipaggiamento. Stando così le cose, non sarà possibile controllare le unità paramilitari schierando contro di esse quella parte dell’esercito che abbiamo «incorporato».
Per fortuna, i governi dei paesi di recente indipendenza stanno compiendo ogni sforzo per potenziare le loro forze armate e così questo sfavorevole (per noi) equilibrio delle forze tra l’esercito e la polizia paramilitare viene di solito capovolto pochi anni dopo l’indipendenza. Questa è forse ima delle spiegazioni dell’improvvisa alluvione di colpi di Stato in Africa durante gli anni 1966-67, colpi di Stato attuati dopo una fase di rapidissima espansione delle forze armate. È interessante rilevare che, mentre la «spietata oppressione» delle potenze coloniali venne spesso attuata mediante pochi poliziotti di villaggio dalle scarse pretese militari, la nuova èra di libertà ha richiesto spesso la creazione di forze di polizia paramilitari pesantemente armate.52 Nel Ghana, ad esempio, il sistema poliziesco venne potenziato dopo l’indipendenza nel 1957 e unità di carri armati furono aggiunte alla già esistente polizia mobile; il sistema di comunicazioni della polizia fu reso indipendente dai servizi civili e la «polizia di scorta», che un tempo era consistita di reparti formati da amabili analfabeti, con tanto di fez e a piedi nudi, è stata trasformata in una efficiente unità capace di stroncare i disordini.
Se la polizia paramilitare è numerosa in confronto a quelle unità delle forze armate che noi possiamo incorporare, sarà necessario ripetere l’intera analisi e la procedura di infiltrazioni. Possiamo invero essere in grado di concentrare i nostri sforzi sulla polizia paramilitare e accontentarci di neutralizzare l’esercito con mezzi tecnici. Di norma, tuttavia, l’equilibrio delle forze tra i mezzi di coercizione dello Stato non lo richiede e noi potremo isolare la polizia per tutta la durata del colpo di Stato avvalendoci dell’esercito.
Il primo passo, nella neutralizzazione di queste forze, consiste nello stabilire le dimensioni, lo spiegamento e l’organizzazione della polizia paramilitare. Ciò è di solito più facile di quanto non lo sia nel caso dell’esercito, perché, a differenza da quest’ultimo, le forze paramilitari si trovano di norma in caserme permanenti. Subito dopo, cercheremo di accertare quale sia il loro attaccamento al regime; ciò non implicherà lo stesso genere di studio in profondità eseguito nel caso dell’esercito e basterà soltanto accertare il loro atteggiamento politico collettivo, anziché quello individuale. La mentalità della polizia paramilitare può essere «burocratica», vale a dire interessata alle mansioni e alle carriere, come nel caso della pubblica sicurezza italiana e delle sue unità paramilitari della celere; così stando le cose, ci si può aspettare una misura minima di intervento. D’altro canto, la sua mentalità può essere parallela a quella dell’esercito, vale a dire interessata alla lealtà e all’onore53 (oltre che alle mansioni e alla carriera), oppure può riflettere un’associazione politica come nel caso della kbg o dei Tonton Macoutes di Duvalier.
Se l’equipaggiamento, lo spiegamento e la mentalità della polizia paramilitare è tale da farne un’efficace forza di intervento, dovremo controllarla nello stesso modo del «duro nocciolo» delle forze lealiste dell’esercito. (I modi e i mezzi per ottenere questo efficace isolamento saranno esaminati nel capitolo quinto.) Di solito, però, constateremo che le forze di polizia paramilitari sono essenzialmente burocratiche e per conseguenza, nonostante il loro imponente portamento militaresco e il loro equipaggiamento, esse non interverranno contro l’appoggio armato a un colpo di Stato. Non sono riuscito a trovare un singolo caso, negli ultimi vent’anni, di una polizia paramilitare che abbia effettivamente difeso i propri padroni politici durante un colpo di Stato, sebbene si abbiano parecchi esempi di azione a favore di un colpo di Stato.
LA POLIZIA RURALE E LA GENDARMERIA
In quasi tutti i paesi sottosviluppati, questo elemento delle forze di polizia è numericamente il più forte, cosa del tutto prevedibile, in quanto la maggior parte della popolazione di questi paesi vive nei villaggi ed è dedita ai lavori agricoli. Nonostante il gran numero dei suoi uomini, la polizia rurale non disporrà mai di un potenziale di intervento contro un colpo di Stato. Si tratta spesso di sottufficiali in congedo, completamente integrati nella società rurale in cui vivono, e anche ove vi sono disposizioni per la loro mobilitazione e il loro impiego concentrato, è improbabile che vengano riuniti, equipaggiati e preparati in tempo per intervenire contro di noi. Sia il poliziotto rurale una garde champêtre armata di un’antica pistola con l’iscrizione La Loi, oppure uno zaptié del Medio Oriente che si atteggia a padrone del villaggio, difficilmente egli vorrà precipitarsi in una remota capitale per proteggere un governo altrettanto remoto.
LA POLIZIA URBANA E NAZIONALE
Anche se questo corpo del sistema di polizia sarà notevolmente meno disperso della polizia rurale la cui base è il villaggio, la maggior parte dei suoi appartenenti sarà altrettanto inefficace contro un colpo di Stato. Il personale della polizia urbana è diviso in tre grandi categorie: a) arresto dei criminali e indagini, b) sorveglianza normale, e c) sorveglianza del traffico. La prima ha un numero di uomini limitato, dalla mentalità molto burocratica e, a parte la sua incidentale attività informativa,54 può essere da noi ignorata. La polizia in uniforme, che esplica tutta la consueta attività di sorveglianza, sarà più numerosa, ma, pur potendo essere utile nello stroncare disordini una volta opportunamente concentrata, è improbabile che possa agire contro avversari armati in una importante crisi politica. La polizia municipale, che si occupa soprattutto del traffico, sarà di solito comandata da ufficiali di età matura e ormai desiderosi di andare in congedo, con arrugginite pistole di piccolo calibro. Vi sono, tuttavia, eccezioni, come la Policía Armada y del Tráfico spagnola, i cui uomini sono vagliati politicamente e che è equipaggiata con adeguati mezzi di trasporto e di comunicazione; è pertanto in grado (e probabilmente anche disposta a farlo) di intervenire nell’eventualità di gravi disordini politici. Un’analisi particolareggiata del sistema poliziesco del nostro paese bersaglio rivelerà probabilmente un problema di composizione; dopo aver suddiviso le forze della polizia in reparti «duri» e «malleabili», possiamo individuare cospicue suddivisioni «dure» tra gli elementi «malleabili».
La nostra rassegna ha dimostrato come soltanto una piccola parte delle forze di polizia possa con una certa probabilità intervenire contro di noi, e di essa è probabile che un’ancor più piccola parte sia disposta a farlo con qualche entusiasmo. La tendenza naturale della polizia sarà quella di lasciare che la crisi finisca, mentre i singoli individui eviteranno di compromettere la propria posizione nei confronti dei possibili, futuri superiori. Il colpo di Stato può benissimo essere pianificato come un’operazione militare, ma non implicherà, a meno che non fallisca in parte o totalmente, alcun effettivo combattimento. Così, il fatto che la polizia non sia pesantemente armata, non spiega fondamentalmente la sua scarsa capacità di intervento, in confronto all’esercito. La reale differenza tra l’una e l’altro sta nel loro grado di integrazione nella società civile. (Mentre nell’esercito possono venire a determinarsi una ideologia e una mentalità collettive che sono divergenti da quelle dei civili, o anche opposte, la polizia è di solito troppo intimamente coinvolta nella vita civile perché questo possa avvenire.)
Ciò può costituire sia un vantaggio sia un ostacolo, dal nostro punto di vista. Da un canto, l’eccentricità dell’esercito significherà che un regime può conservare la propria presa nel mondo chiuso degli accantonamenti militari, pur perdendola nella società in genere. Questo può senz’altro ostacolare il nostro reclutamento, ma, d’altro canto, potrebbe accadere l’opposto, cioè potremmo constatare che l’esercito è fondamentalmente contrario a un governo accettato invece da gran parte dell’opinione pubblica. Il reclutamento delle nostre forze nella polizia sarà sempre più difficile che nell’esercito. In primo luogo, il più basso livello della disciplina (automatica) significherà che il reclutamento di un ufficiale può non portare dalla nostra parte anche i «suoi» uomini. Inoltre, il fatto che il poliziotto vive tra il pubblico significherà che la dinamica interna generabile nel mondo chiuso di una unità militare si dissiperebbe in questo ambiente più aperto; e l’effetto a «palla di neve», che porterebbe a noi intere unità dopo una misura limitata di infiltrazione, non funzionerà. Tutti questi fattori stanno a attestare una cosa sola: lo scarso grado eli capacità di intervento (a nostro favore, così come contro di noi) e la difficoltà di incorporazione indicano al contempo che mentre l’esercito dovrebbe essere penetrato, la questione delle forze di polizia può essere risolta, difensivamente, dopo il colpo di Stato. Ci occuperemo ora della neutralizzazione dei servizi di sicurezza.
NEUTRALIZZAZIONE
DEI SERVIZI DI
SICUREZZA
I servizi di sicurezza del paese bersaglio saranno numericamente le più piccole tra le difese professionali dello Stato, ma spesso anche le più pericolose. A differenza dalle forze armate e dalla polizia, i servizi di sicurezza tenteranno attivamente di identificare le minacce (li disfatta presentate da gruppi come il nostro; a differenza dalle forze armate e dalla polizia, le loro organizzazioni, lo spiegamento e il personale non possono di solito essere studiati dall’esterno e la loro stessa esistenza può non esserci nota. Quasi ogni Stato ha qualche sorta di «servizio segreto» e può disporre di parecchie di queste organizzazioni che agiscono sia all’interno sia all’esterno del territorio nazionale e che fino ad oggi sono state denominate con il termine nebuloso di «servizi di sicurezza». Il nostro primo compito è quello di tentare di identificarle in modo più preciso.
È ben noto che l’animale burocratico, al suo stato naturale, presenta determinate e caratteristiche modalità di comportamento: si espande nelle dimensioni e estende la propria sfera d’azione, fino a quando non sia frenato da qualche forza esterna. Questo freno viene di solito esercitato dalla burocrazia finanziaria, che asseconda i propri istinti opponendosi allo sviluppo di ogni altra organizzazione burocratica. Altrettanto importante, come fattore limitativo, è la pressione concertata delle singole burocrazie, ciascuna delle quali lotta per conservare ed estendere il proprio territorio. L’effetto cumulativo di queste pressioni è di limitare in una certa misura l’espansione della burocrazia come un tutto e forse, senza di esse, tutti gli abitanti dei paesi progrediti sarebbero ormai alle dipendenze della burocrazia statale.
Queste pressioni agiscono debolmente, o non agiscono affatto, nel caso dei servizi di sicurezza: i loro bilanci sono stanziati da parecchi ministeri diversi e rimangono di solito segreti, per cui non è possibile conoscerli facilmente e tanto meno ridurli: altre organizzazioni burocratiche non possono impedire ai servizi segreti di cacciare di frodo nei loro territori, perché spesso non è possibile identificarne le attività e dichiararle, così, vietate. Infine, il prestigio di cui godono spesso gli agenti segreti di ogni specie consente loro il più delle volte di trasgredire norme cui altri burocrati devono ubbidire e di agire in ogni settore dell’attività sociale. Il risultato di questa libertà è prevedibile: in molti paesi, i servizi di sicurezza si sono ingranditi in modo più dinamico e più disordinato del resto della burocrazia e tendono a avere sfere di attività che si sovrappongono.
Lo zoologo, prima di studiare i suoi esemplari, li classifica e cerca di metterli in relazione con le specie note più affini. Ci atterremo a questa procedura sia in termini funzionali (generalmente applicabili a tutti i paesi) sia in termini organizzativi (specifici per ciascuno di essi).
SCOPO DEI SERVIZI SEGRETI
I servizi segreti raccolgono e analizzano informazioni, di dominio pubblico o no, di ogni genere e, a causa dell’alto grado di conoscenze specializzate che è spesso necessario, molti servizi diversi possono agire in questo campo, che di conseguenza è il più gremito di tutto il settore. Informazioni tattiche militari (che cosa sta facendo il possibile nemico?) possono essere raccolte da servizi separati che agiscono per le tre branche delle forze armate; nelle nazioni marittime per tradizione, il servizio dello spionaggio navale è spesso il più grande e il più complesso. Le informazioni strategiche (che cosa sta progettando il possibile nemico?) possono costituire il campo d’azione di servizi separati e concorrenti alle dipendenze dello stato maggiore generale, del ministero della Guerra e del ministero degli Esteri. Le informazioni scientifiche possono essere raccolte dal dicastero che si occupa della «scienza» e anche da enti specializzati ai quali sono affidati settori particolari, come l’energia atomica, l’aeronautica e le telecomunicazioni. Le informazioni economiche sono uno dei peggiori settori di doppioni, con uffici dedicati alla raccolta di dati demografici, dell’energia e agricoli, che agiscono contemporaneamente al dicastero dell’economia in genere. Le informazioni politiche possono essere raccolte apertamente dal ministero degli Esteri, per il tramite del servizio diplomatico e anche segretamente mediante un apposito servizio.
SCOPO DEL CONTROSPIONAGGIO
Il controspionaggio deve impedire le attività sopraelencate e può essere affidato sia a servizi generici sia a servizi specializzati. I militari possono avere un loro servizio di controspionaggio, così come può averlo ogni branca delle forze armate. Il ministero degli Interni avrà quasi sempre un servizio per la «cattura delle spie» (come il servizio di sicurezza del Home Office) e enti particolari avranno un servizio per proteggere i loro impianti (ma tali servizi raramente andranno al di là dello stadio della normale polizia). Dal nostro punto di vista, questo settore sarà il più importante. Potremmo, qualora non riuscissimo a conservare la nostra posizione di sicurezza, entrare in contatto con: a) l’organizzazione di polizia, come lo Special Branch in Inghilterra o l'fbi negli Stati Uniti, b) il ministero interessato, e c) gli enti militari. Gran parte della nostra preparazione e del nostro lavoro di infiltrazione non avrà caratteri distintivi rispetto al lavoro che potrebbe essere svolto da un servizio segreto straniero e entrerà pertanto nella sfera d’azione dei servizi di controspionaggio.
Questo comprende il contatto con i servizi segreti nemici, allo scopo di fornire loro informazioni volutamente errate o di sconvolgerne l’organizzazione. È improbabile che questo lavoro venga svolto da più di un servizio perché richiede un controllo preciso all’estremo delle operazioni. Il servizio deve essere una sottosezione di uno degli organi summenzionati, ma per funzionare in modo efficiente deve poter esercitare una certa autorità su lutti i servizi concorrenti, specie su quelli che agiscono contro i servizi segreti nemici e che, rispetto al controspionaggio, sono come un macellaio in confronto a un chirurgo.
SICUREZZA [POLITICA] INTERNA
Ecco un altro settore sensibile, dal nostro punto di vista. Il suo scopo specifico è quello di impedire precisamente ciò che ci proponiamo di fare: il rovesciamento del governo. In molti paesi esiste una polizia «politica», con agenti sia in uniforme sia segreti; può dipendere dalla burocrazia del ministero degli Interni o dalla più alta leadership politica sia direttamente sia, negli Stati a partito unico, per il tramite del partito. Altrove, nei regimi più o meno democratici, la polizia ha una sezione politica, come in Francia, in Italia e nella Germania occidentale, e il suo scopo essenziale consiste nella sorveglianza dei gruppi estremisti. Nelle dittature militari, la sfera d’azione del servizio informazioni militare si estende spesso a questo settore; in taluni paesi, il servizio cui è affidata la protezione fisica della suprema leadership può comprendere un servizio informazioni oltre a fornire le guardie del corpo.
INFORMAZIONI INTERNE
Questo compito è svolto dai servizi informazioni, assegnati alla polizia e alle forze paramilitari dello Stato. Così in Italia, a parte la polizia (pubblica sicurezza), che ha una squadra «politica», i paramilitari carabinieri dispongono a loro volta di un servizio informazioni (sifar) che, sebbene si interessi essenzialmente dell’attività di controinformazione militare, agisce anche nel settore della politica interna.
Il nostro comportamento in questa giungla burocratica sarà puramente difensivo, a meno che non abbiamo una «linea diretta» con l’uno o l’altro dei servizi di sicurezza. Se così stessero le cose, il servizio di sicurezza in questione ci fornirebbe un «paravento» ideale per tutte le nostre attività. In mancanza di una così fortunata coincidenza, non cercheremo di assicurarci una «linea diretta» infiltrando un qualsiasi servizio di sicurezza, perché in tal caso esiste il gravissimo pericolo che il servizio in questione sfrutti ogni contatto per infiltrare noi. È questa una procedura standard cui si attengono i servizi di sicurezza e le tecniche difensive elementari impiegate nell’infiltrare le forze armate (sostituzioni, comunicazioni in un sol senso, eccetera) non riusciranno probabilmente a funzionare nel loro caso.
Allo scopo di organizzare un’operazione sicura, ci atterremo a tutte le norme derivanti dalla supposizione fondamentale che ogni informazione sulla nostra attività è una fonte di pericolo non appena esiste fuori delle menti del ristretto gruppo direttivo. Da ciò derivano tutte le normali procedure: a) nessuna informazione deve essere comunicata, se non verbalmente; b) nessuna informazione deve essere comunicata se non sulla base di quanto è «necessario» sapere; c) tutte le comunicazioni dal gruppo direttivo agli affiliati devono aver luogo soltanto in un solo senso; d) nessuna attività deve essere svolta da chi appartiene al gruppo direttivo quando sia possibile affidarla a un elemento esterno.
Queste norme sono semplici e ben note; il problema consiste nell’attenersi ad esse sotto la pressione dell’attività e le emozioni che essa genera. Le più delicate delle nostre attività saranno l’approccio e la persuasione di nuovi affiliati del colpo di Stato, e la natura dei servizi di sicurezza può rendere ancora più grande il pericolo; in molti paesi, alcuni servizi di sicurezza sono celati entro organi amministrativi in apparenza dediti a compiti tutt’altro che appassionanti; là ove, come nel caso del servizio segreto della tesoreria degli Stati Uniti, ciò rispecchia una convenienza amministrativa, il fatto è ben noto; in altri casi, tuttavia, il sistema del «servizio entro il servizio» è deliberato. Possiamo per conseguenza tentare inconsapevolmente di infiltrare un servizio «sicuro» e scoprire che abbiamo a che fare con un servizio di sicurezza. Una sola cosa possiamo fare, elencare alcune delle attività nelle quali è «naturale» che si «formino» servizi di sicurezza; servizi di censimento e cartografici, servizi centrali bancari anticontraffazioni, direzioni delle poste, uffici stampa, uffici doganali e dell’immigrazione, nonché l’organizzazione fiscale.
Non si deve ritenere che tutta la nostra organizzazione debba crollare automaticamente se viene penetrata da un servizio di sicurezza.55 Se ci siamo attenuti alle procedure di sicurezza, è probabile che soltanto una piccola parte di tutti i nostri preparativi sia identificata e che, per conseguenza, il loro scopo ultimo possa non essere scoperto. Anche se si scoprisse che è in corso di preparazione un colpo di Stato, il servizio di sicurezza può aspettare prima di intraprendere un’azione qualsiasi, allo scopo di catturare tutti i suoi organizzatori, e una volta che si decidesse potrebbe essere troppo tardi.
Non appena le nostre squadre saranno all’opera ed attueranno effettivamente il colpo di Stato, potrà essere troppo tardi perché i servizi cli sicurezza si oppongano a noi dal punto di vista delle «informazioni», mentre la loro capacità combattiva sarà di solito irrilevante in confronto a quella delle unità dell’esercito che noi avremo incorporato. Infine, i servizi di sicurezza politici sono necessariamente sensibili alle tendenze politiche e potrebbero decidere di unirsi al gruppo che prepara un colpo di Stato, sapendo che quest’ultimo è bene organizzato e pronto a impadronirsi del potere.