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Un prezzo sulla propria testa

Un tempo la casa vuota lungo la strada era stata il più grande bordello della valle, con una veranda che l'avvolgeva su tre lati, abbastanza ampia per intrattenervi delle persone, danzare all'aria aperta, stringersi nell'oscurità e iniziare a corteggiare delle ragazze dal profumo di lavanda che spontaneamente avrebbero recitato la sdolcinata parodia del corteggiamento con un tipo ma non lo avrebbero mai rovinato alla fine con un no. Il passare degli anni aveva aperto dei buchi in quella veranda, facendola staccare dalla casa e quindi pendere verso terra come una rampa. La casa era inondata dal sole e bruciata dal vento fino a diventare di quel colore grigio triste che denota un vissuto. In alcuni angoli riparati si riusciva a vedere la vernice rossa che ancora restava attaccata, ancora provava a sembrare peccaminosa e fare cenno all'arrapato represso di molte notti a pagamento fa. C'erano due piani completi nella bettola, un tetto di stagno spiovente, una mezza dozzina di camere da letto, un salone enorme e nessuna cucina. La casa veniva ancora chiamata Aunt Dot's, e sorgeva su un rilievo del terreno ma era inclinata sottovento come una nave per festeggiamenti molto bella dei giorni andati che si fosse arenata, e non fosse mai stata sollevata da alcuna marea e respinta indietro al mare.

«Ho questa orrenda sensazione dentro di me per cui abbiamo fatto qualcosa di terribile» disse Jamalee. «Io, Jason e te, Sammy. Abbiamo sbagliato come gruppo, ma lui ne ha pagato il prezzo da solo.»

«Mi piacerebbe confermare tutto questo» dissi. «Ma sarebbe una bugia.»

L'argomento di cui parlammo dopo aver lasciato la casa era stata roba da cittadini inquadrati… sai, non si può permettere che passi una cosa del genere, questa morte, il caso deve andare dritto ai palazzi di giustizia, o come li chiamano, nonostante il rischio o i soldi, ed essere ristabilito agli occhi della società che vive oltre le rotaie e ci evita. Questa argomentazione era iniziata nel soggiorno di Bev e continuò per un certo periodo di tempo; poi andammo a passeggiare senza un particolare motivo. La polvere sulla strada incipriò la brezza e il sole sembrava di un umore particolare. Superammo le altre baracche, la chiesa di pietra che era crollata su sé stessa quando questo secolo era uno sbarbatello, ma alcune file di pietre erano ancora impilate ai lati e tracciavano la forma della chiesa deceduta come del gesso attorno a un corpo. Un paio di meli selvatici erano cresciuti all'interno della vecchia forma, avevano messo radici ed erano diventati i proprietari terrieri. Diverse generazioni di spazzatura erano state gettate nel rifugio contro i cicloni della chiesa e guardavano verso l'alto.

Quando arrivammo da Aunt Dot's, dissi: «La parte di questo casino che veramente, veramente non posso eliminare è quella in cui un prezzo è stato posto sulle nostre teste. È una sensazione raccapricciante, davvero, sapere che c'è un prezzo sulla tua testa in dollari e che è terribilmente basso.»

«Per molti anni ho preso denaro per qualcosa di personale» disse Bev. Stava lì in piedi mentre colpiva con l'alluce una bottiglia di whisky lasciata secoli prima. Non si producono più bottiglie di quel tipo ai giorni nostri. «Ma non posso prendere del denaro per il mio ragazzo.»

«Neanche io» disse Jam. «L'idea originaria voleva farci mettere in discussione. Metterci in discussione perché siamo una feccia tale che avremmo preso il denaro.»

Dissi: «Inoltre, prendi la grana e avrai permesso loro di mettere un prezzo su persone come noi. Possono prendere noi tre, inoltre, per meno del costo di una Ford nuova. Pensateci in questi termini, no?»

I piccioni sembrarono scontenti del nostro passaggio, fecero fragore sulle pareti e smammarono dalla casa, con le zampe punteggiate di una grana bianca e alcune penne nuove che scendevano dalle grondaie sul nostro cammino, poi volarono rumorosamente in cielo, facendo dei cerchi vorticosi infastiditi e mostrando il loro modo di pensare.

«Aunt Dot's chiuse prima che fossi una ragazza,» disse Bev «ero solo una bimbetta a quei tempi. Ma la conoscevo. Morì, Dot Gowrie, e anche di una morte divertente.» Bev se ne stava su un pezzo di terra bollente che brillava, mentre si proteggeva gli occhi e voltava la testa, seguendo i piccioni con lo sguardo. I suoi piedi erano nudi, come avveniva molto spesso, cosa che immagino la faceva sentire come una bambina libera per le vacanze estive, oppure in qualche modo faceva scaturire una sensazione di conforto da qualche luogo tenero dei suoi ricordi. Indossava una maglietta bianca che raccomandava di mangiare a quel ristorante vicino alla zona del Bootheel, dove ti lanciano i panini, e dei calzoncini jeans lisi. «Dissero che il suo furgone era caduto dai blocchi di cemento e l'aveva schiacciata mentre stava provando a riparare la marmitta. Una donna oltre i settanta, che riusciva a malapena a camminare o a vedere, mentre riparava la sua marmitta era semplicemente strisciata là sotto senza attrezzi e la sua testa era finita proprio sotto una ruota.» Mentre i piccioni tornavano nuovamente sulle grondaie di Aunt Dot's, Bev chiuse gli occhi e li sfregò, con il volto abbassato. «Ho chiamato ogni dannata persona che avessi mai conosciuto e che potesse avere un'idea di cosa fare. Di cosa noi dovremmo fare. Quello che dicono tutti è di riposare. Alcuni dicono di confidare in Gesù, alcuni dicono di provare a fare un altro figlio, e molti dicono di tenere la nostra stupida bocca chiusa e di stare lontani da problemi più grandi di noi.»

Jamalee disse: «Lasceremo quei soldi sul tavolo, Bev. Lasceremo quei dollari riposare fino a domani, poi li restituiremo a quella testa di cazzo. Gli faremo afferrare il nostro punto di vista, eh, Sammy?»

Non dissi una parola. Ero piuttosto impressionato positivamente e ammaliato da quella vecchia casa diroccata. Quel vecchio bordello danneggiato e cadente. Guardai la casa e fu come guardare un'istantanea di un parente importante che non hai mai conosciuto ma riconosci immediatamente. Ricordi la sensazione? La sensazione che quella fotografia ti stia anche guardando e conosca la tua intera storia, e anche il resto, che potrebbe raccontarti se ti inginocchiassi e ascoltassi attentamente.

Non capii dove mi trovavo per un certo periodo di tempo.

Lo capii solo più tardi, quando Jamalee disse: «Perché non entriamo?»

I pavimenti erano diventati incompleti. Il buon vecchio legno, le assi, o in qualsiasi modo vengano chiamate, erano state asportate in alcune parti di tutte le stanze del pianoterra e del marcio era sorto in molti punti al piano superiore. Ci si doveva arrendere al proprio destino per dare un'occhiata veloce lì in giro nell'oscurità. Non si poteva sapere quando si cadeva. C'era una sovvenzione di lattine di birra vuote, di marche di cui ci si era dimenticati, e rifiuti assortiti. Della merda di piccione era caduta attraverso dei fori al piano di sopra e creava degli schizzi che si ammassavano e si estendevano finché non diventavano della dimensione di pizze familiari al formaggio. In un determinato punto lì dentro era stato adoperato un fucile a pallettoni, quindi delle grosse porzioni di muro e carta da parati erano state spazzate via e, dato che lo sparo aveva prodotto dei coriandoli, questi si trovavano su ogni cosa.

Bev disse: «C'era un pianoforte, qui dentro. E c'erano alcune poltrone morbide. Molte. Portai a casa quella verde. Anche dell'altra roba. È stato comunque un po' di tempo fa. Tanto tempo fa. Anche allora il pianoforte non aveva più nulla al suo interno. Le corde e altra roba erano state portate via, quindi non si poteva più suonare, c'era solo l'involucro. Era lì, vicino alle scale.»

Jamalee stava in piedi accanto a una finestra il cui telaio si era inclinato insieme alla casa, con la luce del sole che batteva sulla sua schiena e le illuminava i capelli molto rossi: la testa era bassa e si alzava come un sole nel rosso del cielo mentre provava a rimanere su fino a tardi, invece di tramontare. Disse: «Finiremmo veramente in un fossato come ha detto lui?»

«Tesoro, si sentono cose simili in continuazione.»

«Potremmo anche vedere cosa c'è al piano di sopra» disse Jamalee improvvisamente. «Vieni con me?»

Bev disse: «Sì, bambina mia, hai ragione, potremmo anche.»

Poi loro due intrapresero la strada attorno alle pizze dei piccioni e alla spazzatura dei tempi andati, e andarono sempre più in profondità nel relitto, camminando l'una accanto all'altra, a volte toccandosi, come delle migliori amiche che avevano iniziato una nuova e strana avventura insieme che non avrebbero mai intrapreso da sole e speravano entrambe di non rimpiangere.

Ritengo di aver sempre cercato un luogo dove mettere radici e affondarle completamente.

La mia voglia di essere un eroe iniziava a crescere, e seguii le donne di sopra in mezzo a quel casino con un sorriso.