22
Teschio e vestiti

Lo sai anche tu come molte volte, quando metti in scena qualcosa che risulta essere straordinariamente sbagliato, non era assolutamente ciò che avevi deciso di fare, o che avevi in mente, o nei suoi recessi. A volte ti sei solo soffermato a dire: 'Ehi, ragazzo, come va?', o forse avresti detto 'Pagami solo quando lo ottieni', oppure 'Lo ami?' Non c'era nessuna nefandezza nell'avanguardia delle tue intenzioni, basta un'orribile casualità, una chimica schifosa e le parole sbagliate che complottano contro di te, poi click-click, bang-bang, e ciò che hai fatto non era ciò che avevi in mente di fare quel giorno, ma senza dubbio ti è scoppiato in faccia ed è successo.

Oh, che peccato.

Pietà, pietà.

In quelle occasioni vomiti e speri che Dio sia solamente una specie di guardiano insignificante che interferisce con una serie di eventi pianificati, istruttivi e oltraggiosi, che ti fanno o disfano, che ti rendono una persona docile da amare come un soffice e stupido agnello o ti buttano via una volta per tutte per farti continuare a vivere non amato sul pianeta come un bastardo solitario, che morderebbe un agnello al culo piuttosto che rimanergli accanto.

Quella medaglia, quando arriva a te, ha solamente quella faccia, e ti svegli ogni maledetto giorno vivendo sulla base di essa.

Quella mattina mi svegliai esattamente lì, di nuovo.

Jamalee aveva un umore che mi influenzava fin dalla cucina. I suoi passi pesanti avevano l'intenzione di spingermi ad alzarmi dal letto. I piatti sferragliavano come delle domande che lei voleva pormi con una specie di tono secco, almeno penso.

Immagino che i nervi avessero causato delle ferite aperte in lei durante la notte, poiché quella era la giornata in cui avevamo deciso di agitare la pistola di Rod davanti a uno o due abitanti selezionati per provocare alcune risposte ansimanti. Mi vestii, poi raggiunsi lo scaffale alto del ripostiglio, dietro le pile di vecchie scatole di scarpe e roba simile, e tirai giù la pistola. Controllai il caricatore e la camera di scoppio, poi l'infilai nella cintura con il calcio che spuntava.

Immediatamente riuscii a notare che camminavo in modo diverso.

Il sole scagliava la luce e il calore della mattina all'interno della cucina. Il calore aiutava a rilasciare gli odori. Jamalee indossava dei pantaloni neri fermati alla caviglia e attillati, con dei sandali da doccia e una maglietta rossa che lasciava in vista la pancia. Si appoggiò al frigorifero mentre stava bevendo un bicchiere di root beer senza ghiaccio.

«Ancora niente caffè?» dissi.

«No. C'è la root beer, contiene caffeina.»

«Non posso berla così calda.»

«Be', qualcuno non aveva riempito la vaschetta per il ghiaccio.»

La prima sigaretta della giornata venne accesa.

«Potrebbe non essere colpa mia.»

«Non attacca, Sammy. Se non fossi stata io, e non è così, dovevi essere stato tu, ed è così.»

«Sì» dissi. «Vedo la logica. Okay, vuoi frustarmi per questo? Vuoi scoprire le mie chiappe così le puoi colpire con forza?»

«No. Veramente quella è una parte di te che ho deciso di non avere più intenzione di vedere. Dimenticheremo che quell'ora di quel giorno sia mai esistita. Va bene? Questo è ciò che preferirei, almeno.»

«Caspita! È stato… cosa? Terribile? Spaventoso?»

«Non ripassiamo la lezione di ieri, Sammy.»

«L'avevo detto che non dovevamo farlo, lo sai. L'avevo detto.»

Un treno si avvicinò troppo per potergli parlare sopra, e rimanemmo in piedi lì, ciascuno bloccato nella sua posizione, mentre le rotaie sibilavano e le ruote lucenti continuavano a schiacciare. La baracca vibrò e ronzò come un aggeggio economico che era stato appena acceso ed era già difettoso.

Lei disse: «Non avevo mai pensato veramente a fare delle cose per conto mio, prima. Prima che Jason venisse ucciso. Prima di allora non l'avevo mai fatto, ma ora devo.»

«Non sei sola, Jam.»

«No?»

«Io sono qui.»

«Oh… tu sei con Bev. Per la questione del sesso.»

«Possiamo restare uniti anche senza. Possiamo stare insieme in un certo qual modo come fratello e sorella. O vecchi amici. Non abbiamo bisogno del sesso.»

«Ma voi uomini, voi dovete avere il sesso. Dovete averlo.»

«Quindi? Tua madre, Jam, lei sa veramente come farlo, credimi.»

«Non ho intenzione di rappresentare quell'immagine nella mia mente, caro Sammy. Non ho assolutamente intenzione.»

Feci scorrere dell'acqua di rubinetto sul mozzicone di sigaretta, poi lo feci cadere in una scatola di fagioli che stava sui fornelli. Quindi arrivò un gatto che miagolò proprio allora, e un secondo dopo Biscuit si affrettò verso la porta a zanzariera, cercando di entrare con una certa insistenza. Aprii la porta con la punta di uno stivale e la tenni aperta per quel babbeo incapace.

«Ma» dissi «siamo ancora affiatati, vero? Tu e io?»

«Be', sì. Credo. Siamo ancora qualcosa.»

«Siamo ancora affiatati, ecco cosa.»

«Siamo quasi un gruppo l'uno per l'altra.»

Avanzai e presi una tazza di root beer calda. Le bollicine mi aiutarono a mandarla giù. Accesi un'altra sigaretta, guardai la tazza e sognai che fosse una tazza di caffè nero forte. La sigaretta aiutò il sogno quasi a materializzarsi.

Il telefono a muro squillò lì in cucina.

Jamalee rispose, alzò gli occhi e abbassò le spalle.

«Sì, parla la signora Pelkey… Certo. Stanno bene, proprio bene… Non l'ho riempito? Ah. Potrebbe mandarmelo per posta? Con i bambini, d'estate, e nessuna auto a disposizione sarebbe per me un vero sacrificio.» Jamalee stava in piedi vicino al suo foglio scopiazzato con i dettagli che stava attaccato alla parete, con gli occhi che scorrevano dall'alto in basso la lista dei fatti. «È Nova… Sì, sta alla grande… È migliorata… Lita e Troy, giusto.»

Uno scoppio di voci sopraggiunse dal cortile laterale, con il tono delle voci che richiamò l'attenzione, e i nostri occhi si incrociarono nella cucina.

Sussurrai: «Lo senti? È Bev?»

Lei disse, con gli occhi stretti, «Ma… ma veramente sarebbe un sacrificio per me. Tre bambini e niente auto, a piedi con questo caldo.» Usò la sua mano per farmi un cenno verso la porta per guardare fuori. «Be', lo farò di certo e ve lo invierò immediatamente indietro.»

C'era Bev nel cortile con indosso solo la sua camicia da notte rossa indecente insieme a William, il signor John Law, che la spingeva verso di noi. Lui le teneva una mano sul collo e la stava stringendo. Il volto di lei mostrava sofferenza. Il sole rese trasparente i suoi indumenti e si riusciva a vedere il seno che si dimenava e un ciuffo di peli nascosti. John Law stava dicendo delle cose con la bocca molto vicina al suo orecchio.

Mi girai verso il frigo e misi quella pistola fastidiosa sullo scaffale in alto, dove ci sarebbe dovuto essere il latte se l'avessimo avuto.

Jam disse: «Qualcuno l'ha detto? Be', quel qualcuno che l'ha detto è un bugiardo. Un maledetto bugiardo.»

La porta a zanzariera sbatté nell'aprirsi e William spinse Bev davanti a sé. L'altra mano era posata sul calcio della pistola, che aveva al fianco, e la fondina era aperta.

Lui diede una spinta a Bev e mollò la presa.

Bev urtò i fornelli e tenne gli occhi bassi. Sembrava guardarsi i piedi, che erano leggermente macchiati d'erba.

«William vuole dirvi delle cazzate.»

«Deve dirvi» si corresse. Colse lo sguardo di Jamalee, poi portò il dito in direzione della sua gola e fece un cenno di farla finita. «Attacca e ascolta, ragazzina… ora.»

«Signora?» disse Jamalee. «Signora? Dio mio… Troy è appena caduto dal melo e sta gridando a squarciagola, come se si fosse fatto male seriamente. La richiamerò, va bene?» Riagganciò il telefono, e poi disse: «Cosa succede?»

«Chiudi la bocca, ragazzina. Non provare a prendermi per il culo. Mettete le vostre chiappe sedute attorno a quel tavolo, tenete le vostre dannate mani su di esso e chiudete quelle bocche. Dovete stare fermi a sentire le parole più pesanti che abbiate mai sentito. Dovrò dire a voi, poveri idioti bianchi, una o due cose vitali… conoscete questa parola? Vitali per ogni giorno futuro in cui voi bianchi speriate di andare in giro, pisciare e lagnarvi nel modo in cui la vostra gentaglia fa di solito.»

Bev disse: «Tu sei a malapena sopra…»

Lui la colpì alla testa.

«Zitta!»

Provai ad alzarmi per colpirlo a mia volta, ma lui tirò fuori a metà la pistola dalla fondina.

«Ragazzo,» disse «se voglio posso farti scomparire in questo istante. C'è a malapena una cosa sbagliata che è successa qui attorno di cui tu non possa essere ritenuto colpevole. Hai per natura una corporatura fragile, e in più c'è quella stupida droga di cui certamente ti sei fatto.»

Ci tenne seduti come voleva. Chinammo le nostre teste per il calore, con le mani sul tavolo e le orecchie aperte. Aveva il pavimento tutto per sé e sembrava ricercare il modo in cui le sue parole, rimbalzando sulle pareti, ci facevano chinare.

«Voi poveri e stupidi ammassi di merda. Voi feccia bianca ignorante e povera. Uno: il ragazzino è annegato… avete capito? Quella femminuccia voleva mostrare a tutti che era un gay di mondo, si è tuffato in quello stagno completamente vestito ed è stato sfortunato. Due: okay, forse è stato spinto in quello stagno da qualcuno di queste parti che ha provato ad attaccare al ragazzino la sua malattia. Un problemino nel sangue che si è riversato sul vostro ragazzo. Oppure, potrebbe aver chiesto al vecchio montanaro sbagliato di lasciargli succhiare il suo cazzo… quella è una scena che può essere piuttosto sgradevole, lo sapete.

«Poi voi idioti fate irruzione negli uffici dove avete praticamente detto a tutti che stavate andando. Ciò sta creando agitazione fra persone che sarebbe veramente, veramente meglio non far agitare. Voi di certo non volete.

«Ehi! Vi ho già detto che ci sono almeno cinquecento chilometri di fossati ai margini della strada in questa contea, e che facilmente potreste cadere in uno profondo ovunque là fuori in tutti quei chilometri? L'avevo già specificato?

«Ma, lo sapete, dannazione, Bev, lo sai che non ti odio. Mi hai aiutato in passato, sei stata di grande aiuto, e lo apprezzo, e mi dispiacerebbe veramente se quei crudeli Timlinson gettassero te e i tuoi in un fossato e dovessero ritrovarvi morti.

«Dio onnipotente, preferirei che non succedesse. Mi sentirei terribilmente in colpa, merda. Ma non eviterei che succedesse. Non potrei, veramente. Ciò che sta succedendo è più grande di tutti noi.

«Bev, lo sai che non ti odio, ma devo dirlo, agnellino, voi tutti non vi siete mai rannicchiati un attimo a far lavorare i vostri cervelli, vero?»

Parti della sua uniforme catturarono la luce del sole e brillarono.

Aveva messo a dura prova la mia testa nel vagliare le possibili mosse che potevo tentare.

Andò alla porta e voltò le spalle a tutti noi, in modo noncurante e calmo. Questo John Law era di quella specie di babbei tanto squallidi che sono così ovviamente squallidi da non porsi il problema di comportarsi in modo più che irritabile.

«Perché lo fate? Perché mi fate arrivare a questo punto? Scommetto che non sapete il perché nemmeno voi. No.

«O forse, proviamo quest'altra, diciamo che un'auto sfreccia accanto al vostro ragazzo e qualcuno gli dice con voce concitata: 'Ehi, amico, tua sorella si è fatta male… salta su e ti porteremo all'ospedale'. Diciamo che il tipo o i tipi in quell'auto hanno delle serie buone ragioni per essere in collera con quel ragazzo, il ragazzo e il suo gruppo, e c'era una lezione che volevano dargli e che però è sfuggita loro di mano. Diciamo che è andata così. Diciamo che doveva solo provare la paura che l'Onnipotente gli aveva inculcato dentro. E in più, la paura di certi individui.

«Non potete provare nulla. Non c'è nulla da provare. È risultato un incidente, e tutti sperano che non lo sia stato, ma voi, me e i troll sotto il ponte sapete che è andata così.» Poi, rivolto a me: «Di dove diavolo sei, ragazzo?»

«Di un altro pianeta, capo. Di un altro pianeta che si dà il caso sia anche su questo pianeta.»

«Credo di conoscere il posto. Ne ho visitati molti.»

Si sa, il normale mondo benestante dovrebbe rilassarsi con dei tipi come noi. Noi, di un genere inferiore. Non si può mai organizzare una vera guerra con noi contro i ricchi, perché i ricchi possono sempre pagarci per ucciderci l'un l'altro. Cosa che loro e noi abbiamo fatto molte volte, e con una sciocca e brutale soddisfazione. Basta lanciare una banconota da cinque dollari nel fango, sorseggiare vino e guardare i nostri corpi che iniziano a volare, si spaccano a capofitto su oggetti smussati, e i nostri denti che schizzano fuori dalle nostre bocche, il sangue che scorre in modi così divertenti. No, siamo sempre noi contro di noi… indovina chi perde?

«Comunque,» disse, in piedi vicino al tavolo con le mani sulle spalle di Jamalee «la cosa importante è fermarsi. Fermare ciò che state facendo, o pensate di fare. Fermarvi e chiudere quelle bocche. Ciò che nessuno vuole è che circoli una manciata di cazzate dette a voce alta. Un alveare di pettegolezzi che porta solo problemi. Dov'è il punto?»

Dissi: «Amico, ho sete.» Girai la testa in direzione del frigo. «Ho bisogno di una birra. Capo, vuoi una birra?»

Jamalee disse: «Oh, be', non c'è più birra.»

«Certo che c'è. Fammene prendere un paio.»

«Ti ho visto bere l'ultima.»

«No, non ti credo. Ne ho prese altre da Lake.»

«Non voglio birra» disse William, il signor John Law. «Inoltre ti ho detto di chiudere il becco.»

«Fa così caldo, capo. Che ne pensa di una root beer? Un bicchiere alto di estratto ghiacciato?»

«Che tipo di root beer?»

«Oh, fammi andare a vedere. Non ne sono sicuro. Vado a vedere.»

«No, no, proprio no. Rimettiti giù e fammi finire. Preferisco il tè freddo all'Howl Café, comunque. Non è così dolce.»

«Ma, capo, questo è bello freddo. Non scherzo.»

Jamalee disse: «Taci, Sammy! Sammy, stai zitto!»

«Ti sta dicendo una cosa giusta, ragazzo. Senza dubbio. Ebbene, questo è l'accordo, oh, ma prima vi devo dire una cosa: diciamo che volevate mettervi nei guai con un orso, quell'orso vi morde le dita e, diamine, sapete che fa male, eh? Fa male accidenti, e in più è un fatto spiacevole. Ora, se volete tornare indietro, mettervi nuovamente nei guai con quell'orso in modo che vi divori fino all'osso, lasciando di voi solo il teschio e i vestiti… di chi è quella colpa?»

John Law ci diede un'occhiata, poi mise la mano in tasca, estrasse una busta, la tenne sul tavolo e tirò fuori del denaro. Banconote, da venti, cinque e simili. Mi sembrò parecchio.

«Questo, gente, è un regalo di Natale in contanti da parte delle persone che preferivano che tutto ciò non avvenisse mai. Sinceramente preferivano che non fosse avvenisse mai, e lo prova il denaro.»

«Non sono tutte banconote di taglio grande» disse Jamalee. «Ci sono solo alcuni pezzi da cinque.»

«Hanno fatto passare un cappello fra coloro che avrebbero avuto pietà di voi. Sul tavolo ci sono cinquemila e cinquecento dollari. Accomodatevi e annusateli.»

Dissi: «E l'accordo sarebbe?»

«L'accordo sarebbe che voi chiudete la bocca per sempre. La smettete di immischiarvi negli affari degli altri. Accettate queste scuse. Ciò che farò è quanto segue, lascerò qui questo mucchio di soldi. Poi arriverà domani, io capiterò da queste parti e vedrò se avrete abbastanza buonsenso fra tutti e tre per vedere questa come la soluzione più assennata.»

Il capo si diresse verso la porta.

«Se volete darmi indietro il denaro… dipende da voi. Capite? Ciò farà in modo che quello che accadrà dipenda da voi. Quindi voi idioti potete prendere il denaro, o correre tutti i rischi del caso.»

Mentre se ne andava cantava quella canzone che dice 'Ci sono chilometri e chilometri di Texas' ma cantandola con 'fossati' al posto di 'Texas'. Non la cantava bene, la cantava solamente.

Andai velocemente al frigorifero e presi la pistola di Rod, Bev la vide e spalancò la bocca. Scrutai fuori dalla porta a zanzariera e guardai William che lentamente saliva sulla sua auto, lentamente la metteva in moto e lentamente si allontanava.

Dissi: «Ci sono fossati anche della sua taglia.»