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Inghiottito da un abito da sera

Sentivo di essere lontanissimo, finché quella luce forte non mi risucchiò dal sonno. Mentre esci da un pozzo come quello, immagini che la luce forte possa essere Dio oppure un poliziotto di pattuglia; poi il tuo cervello si risveglia nel luogo in cui credi di essere e c'è il fanale di un treno che ti sta travolgendo; alla fine i miei occhi riuscirono a mettere a fuoco e videro solo una candela tenuta di fronte alla mia faccia da una ragazza con una veste nera e dei gioielli che brillavano qua e là, e un ragazzo in un abito da sera che lo inghiottiva, mentre fumava una grossa pipa bianca con il disegno di un viso scolpito attorno al fornello.

«Sei pericoloso?» chiese lei. «Sembri pericoloso.» Volevo sfregarmi il viso, colpendomi per svegliarmi del tutto, ma le mie braccia non funzionarono; guardai quindi in basso e vidi delle strisce di un nastro argentato che mi tenevano legato a quella poltrona. Non c'era molta possibilità di movimento.

«Non ho dormito per molto tempo, ecco tutto.» La ragazza era alta circa un metro e mezzo nonostante i tacchi a spillo e non pesava più di quanto un vecchio maggiordomo con un solo braccio potesse portare. Alla luce della candela, sembrava minuta ma anche energica e agitata.

«Ci interessano i tipi pericolosi.»

«Forse avrei bisogno di radermi e quant'altro. Imbattermi in una doccia.»

Il ragazzo aveva il mio portafoglio in mano e stava cercando i miei documenti d'identità. Quella pipa stretta fra i suoi denti faceva su e giù come un trampolino. Non emetteva molto fumo, notai. Il viso era magro, con la barba a punta, e forse satanico, un viso che speri di non vedere in uno stato di disintossicazione. Mi sembrò di ricordare quella pipa sulla libreria nella stanza illuminata.

«Somigli terribilmente all'uomo che stavamo iniziando a cercare» disse.

«Avrebbe quell'aspetto con meno barba» continuò il ragazzo. «Oppure, forse, con un bel po' di barba in più.»

Lei si sporse e accese una lampada. Mi sembrò di essere in un nascondiglio. Il soffitto era molto alto per essere una casa, almeno cinque o sei metri. Degli esseri morti avevano lasciato le proprie teste sulle pareti. Dall'altra parte della stanza vidi un caminetto di pietra chiara dentro il quale si poteva camminare quasi senza chinarsi.

«Sei spaventato?» chiese lei.

«Non mi sono ancora fatto la pipì addosso» risposi. «Ma in ogni caso è passato molto tempo dall'ultima birra.»

«Lo può fare» disse il ragazzo. «Ha quell'aria da 'nato per perdere e perdere rovinosamente'. Va bene.»

Quei due erano particolari. Odio ricorrere a 'strambo' per descriverli, ma 'sciocco' è troppo poco e 'strano' sembra troppo razionale.

«Qual è la tua storia?» chiese lei.

Tanto per cominciare, la sua testa era rossa, una tonalità di rosso che sarebbe stata naturale su qualcosa che cresceva in un giardino, ma non sulla testa di una persona. I suoi capelli erano veramente, veramente corti eppure scompigliati, ed era un taglio molto costoso, ne sono certo. I capelli erano corti abbastanza da ricordare un marine d'altri tempi, ma tagliati in un modo tale che emanavano molta verve femminile. Quei capelli rossi come il fuoco erano accompagnati da un trucco macabro molto stravagante. Sfoggiava un rossetto che avrei definito nero come un cimitero, e le sue unghie avrebbero potuto essere blu come un bambino morto. Tutto questo la faceva sembrare alla moda, maschile, e piuttosto straniera. I suoi occhi erano di un grigio prepotente, fatto per dare ordini e vederli eseguiti alla lettera.

Improvvisamente non ero pronto a incontrare nuove persone, ma non volevo essere scortese. Gli amici possono arrivare in ogni occasione.

«Non ho una vera e propria storia, a dire la verità.»

«Sicuramente ce l'hai. Racconta.»

Pensai di tirar fuori alcuni argomenti del tipo: un tempo sono stato ricco, avevo un mio locale, diciamo, ma non ho voluto pagare la Dixie Mafia e quindi me lo hanno bruciato; sono stato il numero sette dei pesi medi finché non ho avuto il distacco di entrambe le retine in una sconfitta che probabilmente avete visto al notiziario; ero un babbeo qualunque proveniente da Blue Knee, in Arkansas, schedato, e stavo percorrendo la mia strada lenta attraverso la vera povertà e varie disgrazie affascinanti.

Il ragazzo mi risparmiò il fiato. Lesse la mia patente. Le maniche dello smoking gli arrivavano oltre la punta delle dita e doveva respingerle indietro continuamente. Teneva quella pipa fra i denti e continuava a farla saltellare mentre parlava.

«Barlach» disse, e lo pronunciò con lack alla fine, che è come lo pronuncio io, ma molti non lo fanno inizialmente. «Sammy. Ha ventiquattro anni, viene dal grande stato dell'Arkansas, il che vuol dire che è a più di ventisettemila chilometri dalla sua terra natia, dice di essere alto un metro e ottantotto e pesa settantasette chili. Castano chiaro.»

«Questo aiuta,» disse lei «ma non ci dice se sia pericoloso.»

«Guardami» dissi. «Non sono proprio così pericoloso, sono solo piuttosto svitato, questo è quanto.»

Entrambi iniziarono a muoversi lentamente attorno a me, studiandomi da vicino. Emisero un mmm, un mhm mhm e un uh uh. Mi colpì il fatto che puzzavo, e anche parecchio, e sicuramente non sembravo affatto una persona affabile. Loro profumavano di buono e sembravano cordiali.

«Può essere facilmente sistemato in modo da sembrare pericoloso» disse il ragazzo. «Non ci vorrà molto. Avvolgilo nei tanti stereotipi classici dei fusti, dagli una nuova acconciatura.»

«Sì» disse lei. Si sedette quindi sul bracciolo della mia poltrona e notai che teneva tranquillamente un coltello da cucina nella mano sinistra. La lama mostrava una fila di denti dall'aria malvagia. «Terribilmente, terribilmente pericoloso. Oh, cielo! Sì, si può far passare per un uomo molto cattivo.»

«Ci fidiamo abbastanza di lui da liberarlo?» chiese il ragazzo.

«Non del tutto» disse lei. «È ancora abbastanza assonnato, ma è uno scassinatore, un ladro.»

«Non avrei rubato oggetti di valore» dissi. «Non sono così. Prendo solo cose senza senso. Del tipo: droghe fatte in casa, cravatte che brillano, ondeggiano o hanno una ballerina hawaiana disegnata, quel tipo di stronzate. Fotografie di tua moglie mentre si spoglia, forse della vecchia musica rockabilly o del blues vivace che accidentalmente hai lasciato in giro.» La bottiglia di vodka era sul tavolo alle spalle dei due, e notai che era vuota. «E va bene, avrei bevuto anche i vostri liquori. Ma nel complesso non sono assolutamente un vero e proprio ladro.»

Il ragazzo aveva vagato fino a un punto in cui lo potevo vedere in faccia con una luce decente, e sembrava… be', non è facile per me dirlo ad alta voce.

Era il tipo di ragazzo che se doveva arrivare in cima a qualcosa basandosi solo sul suo aspetto, avresti dovuto dire che se lo meritava. Scultori vudù e streghe libidinose avevano creato quel ragazzo, messo le sue ossa e i suoi muscoli nell'ordine più straordinario. Capelli scuri, occhi verdi, e le ossa del viso delicate e marcate allo stesso tempo. Se la tua ex avesse le sue labbra, sareste ancora sposati. Le sue dimensioni erano alquanto piccole, ma comunque era certamente il più bel ragazzo che avessi mai visto. Credo che 'bello' sia l'unica parola che posso usare in questo caso, e non sono omosessuale o altro, ma è la verità.

«Dannazione» dissi, mentre lo guardavo.

Quel commento probabilmente sembrò un rantolo.

La ragazza fece un ampio sorriso nella mia direzione, lo guardò, sorrise radiosa e ridacchiò.

«Che ne dici?» disse infine. «Delle donne adulte alla drogheria gli lanciano le loro mutandine con i numeri telefonici di casa scritti sopra con il rossetto.»

«Finiscila» disse lui. «Non cominciare.»

«Tsk, tsk.» Quel coltello era ancora in vista nella piccola mano di lei, e non stava fermo. «Sammy,» proseguì quindi «mi chiamo Jamalee, e questo cavaliere è il mio fratellino, Jason.»

Strattonai il nastro adesivo, poi annuii.

«Vi stringerei la mano, ma…»

Lei sporse la sua faccia contro la mia, mise i suoi occhi a quindici centimetri dai miei, e mi fissò. Stava inculcando qualcosa di potente dentro di me. Lo inculcò molto in profondità.

«Spero sia la cosa giusta.» Mise la lama contro il nastro sul mio petto e iniziò a segare. I suoi occhi erano saldi e trapanò il mio essere in profondità. «Sembra sempre che stia facendo un'azione nobile» disse dolcemente «per poi pentirmene.»