Epilogo
«Papà!» riecheggiò una vocina esigente nella vecchia casa tirata a lucido. Killoran era in piedi nell'ingresso e si stava togliendo gli spessi guanti di pelle. Era stanco ma soddisfatto, odorava di cavalli e sudore, ma dubitava che quella peste di Letitia, sua figlia, l'avrebbe notato.
«Cosa c'è, tesoro?» le rispose mentre lei gli correva incontro, i ricci rossi che le ricadevano scompigliati come sempre sulle spalle, alta e forte nonostante avesse appena nove anni.
Esteticamente somigliava alla madre. E aveva ereditato tutta l'arroganza del padre. Accidenti!
«La mamma mi ha detto di dirti che sta impazzendo. I gemelli hanno litigato tutto il giorno, il bambino sta mettendo i dentini e quella monella di Colleen ha giocato con la mia bambola più bella,., quella che lady Seldane mi ha mandato da Londra» gli spiegò in tono vivace Letitia, assai indignata. «Perché mi avete dato così tanti fratelli?»
«Non volevamo che ti annoiassi» le rispose Killoran, cominciando a salire le scale. Udì Emma gridare esasperata nel tentativo di coprire le urla litigiose dei loro figli e sorrise. «E’ nato un nuovo puledro.»
Letitia tornò subito di buon umore. «Daylily ha partorito? Perché non me l'hai detto?»
«L'ho appena fatto, amore.»
Emma apparve in cima alle scale, le mani sui fianchi, i capelli in procinto di sciogliersi dalla crocchia che avrebbe dovuto tenerli in ordine. Il grembiule che le copriva il ventre arrotondato dalla gravidanza era zuppo di acqua insaponata. Il bambino che teneva in braccio era fradicio per il bagno e urlava di rabbia.
«Perché ti ho sposato?» tuonò minacciosa.
«Perché non hai resistito al mio fascino?» le suggerì serio.
«Non prendermi in giro» ribatté Emma, mettendogli il bambino nudo e bagnato tra le braccia. «Avrei dovuto sposare Nathaniel. In dieci anni Barbara ha avuto due bambini perfettamente educati e una vita tranquilla e ordinata. Cos'ho avuto io, invece?»
«Un caos totale. Dove sono le domestiche?»
«La bambinaia ha mal di denti, Siobhan e Bridget sono andate a messa e la cuoca è in cucina, com'è suo dovere.»
«Be', amore mio, se abbiamo troppi bambini, di chi suggerisci di liberarci?»
A quelle parole Thomas, che si agitava tra le braccia del padre, smise finalmente di strillare. Colleen era sulla porta della stanza che divideva con la sorella maggiore, il viso birichino, l'espressione dubbiosa. 1 due gemelli, Mary e Ronan, sembravano ugualmente diffidenti.
Emma li guardò, gli occhi colmi di divertimento. «Be', è proprio questo il problema. Voglio bene a tutte queste piccole pesti, anche se mi fanno impazzire. Che dici? Gli diamo un'altra possibilità?»
«Scelta saggia» fu d'accordo Killoran. «A meno che tu non ' preferisca mandarli in un orfanotrofio.»
«Sciocchezze!» esclamò Ronan con tutta la saggezza dei suoi otto anni. «Non ci prenderebbero mai.»
«Hai ragione. Ma potrei sempre vendervi agli stagnai.»
«Dovresti pagare perché ci portino via» replicò Mary con la sua vocina acuta.
«E se vi affogassi?» suggerì pigramente Killoran.
«Non riusciresti ad affogare nemmeno dei micini indesiderati» gli fece notare Letitia. «Non mi imbrogli. Accettalo, papà: sei il cuore più tenero di tutta l'Irlanda.»
Lui sogghignò. «Molti stenterebbero a crederci. Se non posso farti venire una paura del diavolo, allora vediamo se ci riesce tua mamma.»
«Non c'è speranza» intervenne Emma, tirando i gemelli più vicino. «Vostro padre ha un cuore troppo tenero per voi bambini. Ma vi avverto: non c'è niente di più pericoloso di una canaglia pentita. E credo che questo non ci porterà che guai.»
«E' questo che è papà? Una canaglia pentita?» domandò Ronan che, a quanto pareva, aveva tutta l'intenzione di imitare il genitore.
Da sopra le teste dei loro figli Killoran lanciò un sorriso alla moglie. Un dolce, intimo sorriso. Abbassò gli occhi sul suo ventre gonfio per l'ultima gravidanza. «Non pentito del tutto» le mormorò.
Emma scoppiò a ridere. «Sono i peggiori.»
«Andate nella stalla, bambini, e chiedete a Willie di farvi vedere il puledrino appena nato, così vostra madre si riposa per cinque minuti.» Passò Thomas, che era ancora bagnato ma che ora sorrideva allegro, tra le braccia esperte di Letitia.
«Cinque minuti? Incredibile!» sbottò Emma, già più tranquilla mentre i bambini scendevano vociando rumorosamente per le scale.
Killoran la guardò nella calma in cui all'improvviso era. piombato il piano di sopra. «Abbiamo troppi figli, amore mio? Ti sei stufata?»
Lei scosse fieramente il capo. «Non ancora.»
«Ti sei stufata dell'Irlanda? In dieci anni non ci siamo mai allontanati da qui.»
«No.»
«Ti sei stufata del tuo tenebroso e pericoloso marito?»
La bocca di lei si curvò in un largo, incantevole sorriso. «Non succederà mai!»
«Allora speriamo che Willie riesca a tenerli occupati per un bel po' di tempo» le disse, spingendola verso la camera da letto.
Ed Emma rispose con una timida, sensuale risata.