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LAICISMO

Riconoscete le vostre ombre

Che cosa significa essere laici? Il laicismo viene talora definito come la negazione della religione, e le persone laiche sono considerate tali per ciò che non credono e non fanno. Secondo questa definizione, i laici non credono in nessuna divinità o angelo, non frequentano chiese o templi, e non partecipano a riti e rituali. Inteso in questo modo, il mondo laico appare vacuo, nichilistico e amorale – una scatola vuota che attende di essere riempita di qualcosa.

Ben pochi adotterebbero una simile identità negativa. Chi si professa laico concepisce il laicismo in una maniera parecchio diversa: una visione del mondo positiva e attiva, che è definita da un preciso sistema di valori piuttosto che per opposizione a questa o a quella religione. In effetti, molti valori laici sono condivisi da varie tradizioni religiose. A differenza di certe sette che pretendono di avere il monopolio della saggezza e della bontà, una delle principali caratteristiche dei laici è che essi non rivendicano alcun monopolio. Non pensano che la moralità e la saggezza siano un dono del cielo in un luogo e in un tempo particolari. Per il pensiero laico la moralità e la saggezza sono insite nella natura stessa di tutti gli uomini. Pertanto c’è solo da aspettare che almeno qualche valore emerga nelle società umane di tutto il mondo, e sarà patrimonio comune dei musulmani, dei cristiani, degli indù e degli atei.

I leader religiosi spesso impongono ai loro fedeli la scelta netta o con me o contro di me – o siete musulmani, o non lo siete. Se siete musulmani, dovete respingere tutte le altre dottrine. Al contrario, i laici si trovano a loro agio con identità ibride multiple. Dal punto di vista di un laico, potete continuare a definirvi musulmano, a pregare Allah, mangiare cibo halal e fare l’ajj alla Mecca – ed essere anche un buon membro di una società laica, posto che aderiate al codice etico laico. Questo codice etico – che in effetti è accettato tanto da milioni di musulmani, cristiani e indù quanto dagli atei – custodisce i valori di verità, compassione, uguaglianza, libertà, coraggio e responsabilità: ossia le basi delle moderne istituzioni scientifiche e democratiche.

Come tutti i codici etici, il sistema di valori laico è un ideale a cui tendere piuttosto che una realtà sociale. Proprio come le società cristiane e le istituzioni cristiane spesso si allontanano dall’ideale cristiano, così troppe società e istituzioni laiche spesso non si rivelano all’altezza dell’ideale laico. La Francia medievale era un regno che si proclamava cristiano, ma tollerava e praticava comportamenti non molto cristiani (chiedete ai contadini vessati e sfruttati). La Francia moderna è uno stato che si dichiara laico, ma dai giorni di Robespierre in avanti si è concessa alcune problematiche deroghe alla reale definizione di libertà (chiedete alle donne). Questo non significa che i laici – in Francia come in qualsiasi altro luogo – non pratichino la compassione o manchino di impegno morale. Significa soltanto che non è facile vivere all’altezza di un ideale.

L’ideale laico

Qual è dunque questo ideale laico? L’impegno laico più importante è nei confronti della VERITÀ, che è basata sull’osservazione e l’evidenza invece che sulla mera fede. I laici non lottano per confondere la verità con la fede. Se credete con profonda convinzione in una qualche storia, questo potrà dirci molte cose interessanti sulla vostra psicologia, sulla vostra infanzia e sulla vostra struttura cerebrale – ma non sarà una prova che la storia è vera (spesso, quando la storia non è vera, è necessaria una fede di acciaio).

Inoltre i laici non venerano alcun gruppo, alcuna persona o alcun libro come se questo e solo questo fosse l’unico custode della verità. Invece, i laici santificano la verità ovunque possa rivelarsi – in antiche ossa fossili, in immagini di galassie remote, in tabelle di dati statistici, oppure negli scritti di varie tradizioni della storia dell’umanità. La ricerca della verità è alla base della scienza moderna, che ha reso possibile dividere l’atomo, decifrare il genoma, tracciare l’evoluzione della vita e comprendere la storia stessa dell’umanità.

L’altro valore fondamentale dei laici è la COMPASSIONE. L’etica laica si fonda non sull’obbedienza agli editti di questa o quella divinità, ma piuttosto su una comprensione profonda della sofferenza. Per esempio, i laici si astengono dal commettere omicidio non perché alcuni libri antichi lo vietano, ma perché uccidere infligge una sofferenza immensa agli esseri senzienti. C’è qualcosa di profondamente problematico e pericoloso negli individui che evitano di uccidere soltanto perché “lo dice Dio”. Costoro sono motivati dall’obbedienza più che dalla compassione, e ci si chiede cosa farebbero se qualcuno li inducesse a credere che il loro dio ordina di bruciare gli eretici, mandare al rogo le streghe, lapidare gli adulteri o uccidere gli stranieri.

Senza dubbio, in mancanza di comandamenti divini assoluti, l’etica laica spesso affronta dilemmi complessi. Come quando la stessa azione danneggia una persona ma ne aiuta un’altra. È moralmente ammissibile imporre pesanti tasse ai ricchi al fine di aiutare i poveri? Intraprendere una guerra sanguinosa con l’obiettivo di spodestare un dittatore brutale? Permettere a un numero illimitato di rifugiati di entrare nel nostro paese? Quando i laici s’imbattono in dilemmi del genere, non si chiedono: “Che cosa comanda Dio?” Piuttosto, valutano con attenzione le posizioni di tutte le parti coinvolte, esaminano un ampio spettro di osservazioni e possibilità, e cercano un compromesso che causi il minore danno possibile.

Considerate, per esempio, gli atteggiamenti relativi alla sessualità. Come fanno i laici a decidere se approvare o respingere lo stupro, l’omosessualità, la bestialità e l’incesto? Esaminano i sentimenti. Lo stupro è ovviamente immorale, non perché trasgredisca qualche comandamento divino, ma perché ferisce e offende le persone. Al contrario, un rapporto d’amore tra due uomini non danneggia nessuno, e questa è la ragione per cui non occorre vietarlo.

E che dire della bestialità? Ho partecipato a numerose discussioni private e pubbliche sul matrimonio omosessuale, e spesso qualche partecipante domanda con intento provocatorio: “Se il matrimonio tra due uomini è ok, perché non permettere il matrimonio tra un uomo e una capra?” Da una prospettiva laica la risposta è ovvia. Relazioni interpersonali equilibrate e salutari richiedono profondità affettiva, intellettuale e spirituale. Un matrimonio che sia privo di tale profondità vi farà sentire frustrati, soli e depressi. Mentre due uomini possono certamente soddisfare le reciproche necessità emotive, intellettuali e spirituali, una relazione con una capra non può. Pertanto se considerate il matrimonio come un istituto volto alla promozione del benessere umano – come fanno i laici – non dovrebbe neppure venirvi in mente di porre una simile domanda. Solo chi vede nel matrimonio una sorta di rituale miracoloso potrebbero farlo.

E allora che dire della relazione incestuosa tra un padre e sua figlia? Entrambi sono umani, dunque che ci sarebbe di strano? Ebbene, numerosi studi psicologici hanno dimostrato che tale relazione infligge un danno immenso se non irreparabile alla bambina. Questo rapporto è la drammatica e più grave espressione della sindrome distruttiva del genitore. L’evoluzione ha modellato la psiche dei Sapiens in una maniera tale che i legami romantici non si combinano bene con i vincoli parentali. Non c’è bisogno di Dio o della Bibbia per condannare l’incesto – basta leggere gli studi psicologici sul tema.1

Questa è la ragione profonda del privilegio che i laici attribuiscono alla verità scientifica. Non per soddisfare la loro curiosità, ma per sapere come meglio ridurre la sofferenza nel mondo. Senza la guida degli studi scientifici, la nostra compassione è spesso cieca.

L’impegno combinato per la verità e la compassione determina anche l’impegno per l’UGUAGLIANZA. Sulla questione dell’uguaglianza economica e politica ci sono punti di vista diversi: i laici per principio sospettano di tutte le classificazioni a priori. La sofferenza è sofferenza, non importa chi la provi; e la conoscenza è conoscenza, non importa chi la scopra. Privilegiare le esperienze o le scoperte di una particolare nazione, classe o genere equivale a renderci insensibili e ignoranti. I laici sono certamente orgogliosi dell’unicità della loro particolare nazione, paese e cultura – ma non confondono il concetto di “unicità” con quello di “superiorità”. Pertanto, benché i laici riconoscano i loro speciali doveri nei confronti della loro nazione e del loro paese, non pensano che questi doveri siano esclusivi, e allo stesso tempo riconoscono i loro doveri nei confronti dell’umanità nel suo insieme.

Non possiamo cercare la verità e il modo di ridurre la sofferenza senza la LIBERTÀ di pensare, indagare e sperimentare. Da qui l’amore dei laici per la libertà, e il rifiuto di attribuire l’autorità suprema a qualsiasi testo, istituzione o leader come se fosse il giudice assoluto di ciò che è vero e giusto. Dobbiamo salvaguardare la libertà di dubitare, di verificare ancora e sempre, di ascoltare un’altra opinione, di tentare una strada nuova. I laici ammirano Galileo che osò mettere in discussione la convinzione secondo cui la Terra si trovasse immobile al centro dell’universo; ammirano la folla che assaltò la Bastiglia nel 1789 per abbattere il regime dispotico di Luigi XVI; ammirano Rosa Parks che ebbe il coraggio di sedersi su un bus riservato solo ai bianchi.

Ci vuole un grande CORAGGIO per combattere pregiudizi e regimi oppressivi, ma bisogna essere ancora più coraggiosi per ammettere di essere ignoranti e avventurarsi nell’ignoto. L’educazione laica ci insegna che se non sappiamo qualcosa, non dovremmo aver paura di riconoscere la nostra ignoranza e perseguire nuove conoscenze. Anche se crediamo di sapere qualcosa, non dovremmo aver paura di dubitare delle nostre opinioni per verificarle di nuovo. Molti sono spaventati dall’ignoto, e vogliono risposte precise a ogni domanda. La paura dell’ignoto può paralizzarci più di qualsiasi tiranno. Nella sua lunga storia l’umanità ha avuto spesso paura che la società degli uomini non sarebbe sopravvissuta senza riferimenti ideologici sicuri e certi, senza risposte assolute. In effetti, la storia moderna ha dimostrato che una società di persone coraggiose disposte ad ammettere la propria ignoranza e ad affrontare problemi difficili di solito è non solo più prospera ma anche più pacifica delle società che obbligano tutti ad accettare una sola risposta senza possibilità di replicare. Chi ha paura di perdere la sua verità è più facilmente portato alla violenza rispetto a chi guarda il mondo da una pluralità di prospettive. Le domande alle quali non si può rispondere sono di solito di gran lunga più interessanti delle risposte alle domande che non si possono porre.

Infine, i laici apprezzano molto l’idea di RESPONSABILITÀ. Non credono in un potere superiore che governa il mondo, punisce i cattivi e premia i buoni, ci protegge dalle carestie, dalle epidemie o dalle guerre. Pertanto noi mortali in carne e ossa dobbiamo assumerci interamente la responsabilità per qualsiasi cosa facciamo – o non facciamo. Se il mondo è in una situazione disastrosa dobbiamo trovare la maniera di risolvere i problemi. Il pensiero laico è giustamente orgoglioso dei notevoli traguardi raggiunti dalle società moderne, come la cura delle epidemie, un’alimentazione adeguata per gli affamati, e la diffusione della pace in molte aree del pianeta. Questi risultati non sono il dono di un protettore divino: sono il frutto della nostra conoscenza e della nostra compassione. Per la stessa ragione, dobbiamo assumerci la responsabilità dei fallimenti e dei crimini dei nostri tempi: dai genocidi al degrado ecologico. Invece di pregare e invocare un miracolo, dobbiamo chiederci che cosa possiamo fare per risolvere questi problemi.

Questi sono i valori fondamentali del mondo laico. Come abbiamo notato in precedenza, nessuno di questi valori è esclusivamente laico. Gli ebrei privilegiano la verità, i cristiani la compassione, i musulmani l’uguaglianza, gli indù la responsabilità, e così via. Le società e le istituzioni laiche apprezzano questa comunanza di valori e accolgono senza problemi i devoti ebrei, cristiani, musulmani e indù, posto che quando il sistema di valori laico entra in collisione con la dottrina religiosa, questa ceda il passo. Per esempio, per essere accettati nella società laica, è necessario che gli ebrei ortodossi trattino i non ebrei come loro eguali, che i cristiani evitino di bruciare gli eretici, che i musulmani rispettino la libertà di espressione, e gli indù abbandonino le discriminazioni basate sul sistema delle caste.

Nessuno pretende che i credenti rinneghino Dio o abbandonino i riti e le liturgie della loro religione. Il mondo laico giudica gli individui sulla base del loro comportamento piuttosto che sulle loro preferenze in fatto di abbigliamento e cerimoniali. Una persona può seguire il più bizzarro dei codici d’abbigliamento e praticare la più strana delle cerimonie religiose, e tuttavia agire con convinzione profonda nel rigoroso rispetto del sistema di valori laico. Ci sono molti scienziati ebrei, ambientalisti cristiani, musulmani femministi e attivisti indù per i diritti umani. Se rispettano l’impegno per la verità scientifica, la compassione, l’uguaglianza e la libertà, sono tutti membri del mondo laico, e non c’è assolutamente alcuna ragione per esigere che si sbarazzino delle loro kippāh, croci, hijab o tilaka.

Per lo stesso motivo, l’educazione laica non è un indottrinamento negativo che insegna ai bambini a non credere in Dio o a non partecipare ad alcuna cerimonia religiosa. L’educazione laica insegna ai bambini a distinguere la verità da ciò che si crede sia vero; a coltivare la loro compassione per tutti gli esseri che soffrono; ad apprezzare la saggezza e l’esperienza di tutti gli esseri viventi della terra; a pensare liberamente senza temere l’ignoto; e a essere responsabili delle loro azioni e del mondo intero.

Stalin era laico?

È infondata la critica secondo cui il pensiero laico mancherebbe di impegno etico o responsabilità sociale. È vero invece proprio l’opposto: gli ideali di moralità e impegno del pensiero laico sono troppo severi. La maggior parte della gente non è semplicemente in grado di vivere nel rispetto di un sistema di valori così rigoroso, e le grandi società non possono essere governate sulla base di una continua ricerca della verità e della compassione. Nell’emergenza di una guerra o di una crisi economica, le società devono reagire in modo rapido e vigoroso, nell’incertezza di che cosa sia vero e di quale sia il dettato della compassione. Ci vogliono chiarezza di comando, obiettivi entusiasmanti, eroici appelli alla lotta. Poiché è complesso inviare soldati in battaglia o imporre radicali riforme economiche in nome di dubbiose congetture, il pensiero laico è costantemente esposto al pericolo di trasformarsi in ordine dogmatico.

Per esempio la riflessione di Karl Marx prese avvio dalla constatazione che tutte le religioni erano menzogne oppressive, e incoraggiò i suoi seguaci a ragionare criticamente sulla vera natura dell’ordine globale con la propria testa. Nei decenni seguenti le pressioni della rivoluzione e della guerra consolidarono il potere del marxismo, e ai tempi di Stalin la linea ufficiale del partito comunista sovietico sosteneva che l’ordine globale era un problema troppo complesso perché la gente lo potesse capire, e che era meglio affidarsi alla saggezza del partito ed eseguire gli ordini, anche quando questo imprigionava e sterminava decine di milioni di innocenti. Può sembrare orribile ma, come gli ideologi di partito non si stancano mai di spiegare, la rivoluzione non è una scampagnata, e per fare la frittata bisogna rompere le uova.

Concepire Stalin come un possibile leader laico è una questione che riguarda la definizione di laicismo. Se usiamo la definizione minimalista negativa – “i laici non credono in Dio” – Stalin era certamente laico. Se usiamo una definizione positiva – “i laici rifiutano tutti i dogmi non scientifici e si impegnano per la verità, per la compassione e per la libertà” – allora Marx era un luminare laico, ma Stalin era qualcosa di diverso. Era il profeta di una religione sì priva di dèi, ma ferocemente dogmatica: lo stalinismo.

Lo stalinismo non è un esempio isolato. All’altro lato dello spettro politico, anche il capitalismo iniziò come una teoria scientifica di ampie vedute, ma gradualmente si è irrigidito in un dogma. Molti capitalisti continuano a ripetere il mantra del libero mercato e della crescita economica, scollati dalle realtà esistenti. Non importa quali terribili conseguenze talvolta derivino dalla modernizzazione, dall’industrializzazione o dalla privatizzazione, i ferventi capitalisti li derubricano a meri “inconvenienti della crescita”, e promettono che ogni cosa andrà a posto con... un po’ più di crescita.

Moderati liberal-democratici sono stati più leali nei confronti della ricerca laica della verità e della compassione, ma persino loro talvolta la abbandonano in favore di dogmi confortanti. Perciò, quando devono affrontare i disastri provocati da brutali dittature e i cosiddetti “stati falliti”, i liberali spesso ricorrono alla loro incrollabile fede nel meraviglioso rito delle elezioni generali. Combattono guerre e spendono miliardi in posti come l’Iraq, l’Afghanistan e il Congo nella ferma convinzione che tenere elezioni generali trasformerà magicamente questi posti in altrettante versioni più soleggiate della Danimarca. Questo accade malgrado ripetuti fallimenti, e malgrado il fatto che persino in posti con una consolidata tradizione elettorale democratica di tanto in tanto questo rituale porti al potere populisti autoritari, e si risolva in nulla più che in dittature della maggioranza. Se provate a mettere in discussione la presunta saggezza delle elezioni generali, non sarete inviati in un gulag, ma è probabile che vi toccherà una doccia molto fredda di insulti dogmatici.

Di sicuro non tutti i dogmi sono ugualmente pericolosi. Come le credenze religiose hanno avuto un valore positivo per l’umanità, così è stato anche per alcuni dogmi laici. Questo è vero in particolare per i diritti umani. L’unico luogo in cui il diritto esiste è nelle storie che gli umani s’inventano e si raccontano reciprocamente. Storie che erano venerate come un dogma autoevidente durante la lotta contro il fanatismo religioso e i governi autocratici. Sebbene non sia vero che gli esseri umani hanno un diritto naturale alla vita o alla libertà, la credenza in questa narrazione ha limitato il potere dei regimi autoritari, ha protetto le minoranze dalle sopraffazioni, e ha salvato miliardi di persone dalle conseguenze peggiori della povertà e della violenza. Ha inoltre contribuito alla felicità e al benessere sociale dell’umanità verosimilmente più di ogni altra dottrina nella storia.

Tuttavia è pur sempre un dogma. Quindi l’articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo dice che “Ciascuno ha il diritto alla libertà di opinione e di espressione”. Se intendiamo questa frase come un’aspirazione politica (“ciascuno dovrebbe avere il diritto alla libertà di opinione”), questo è del tutto ragionevole. Ma se crediamo che ogni singolo Sapiens abbia il naturale diritto “alla libertà di opinione”, e che la censura violi un qualche diritto di natura, allora siamo molto lontani dalla verità sul genere umano. Finché definirete voi stessi come “un individuo che possiede inalienabili diritti naturali”, non saprete chi siete davvero, e non comprenderete le forze storiche che hanno plasmato la vostra società e la vostra mente (compresa la vostra credenza nei “diritti naturali”).

Tale ignoranza poteva forse essere considerata trascurabile nel XX secolo, quando la gente era occupata a combattere Hitler e Stalin. Ma potrebbe diventare fatale nel XXI secolo, poiché l’intelligenza artificiale e le biotecnologie adesso stanno proprio cercando di modificare il senso di che cosa è umano. Se lottiamo per il diritto alla vita, questo implica che dovremmo usare le biotecnologie per sconfiggere la morte? Se lottiamo per il diritto alla libertà, dovremmo potenziare gli algoritmi che sono in grado di decifrare e realizzare i nostri desideri nascosti? Se tutti gli umani godono di eguali diritti, i superuomini godranno di super-diritti? I laici si troveranno in difficoltà ad affrontare tali interrogativi finché resteranno asserviti alla fede dogmatica nei “diritti umani”.

Il dogma dei diritti umani si è consolidato nel corso dei secoli come arma contro l’Inquisizione, i vecchi regimi autocratici, i nazisti e il Ku Klux Klan. Ma non è affatto attrezzato per gestire i superuomini, i cyborg e i computer super-intelligenti. Mentre i movimenti per i diritti umani hanno sviluppato un impressionante arsenale di argomentazioni e difese contro i pregiudizi religiosi e i tiranni, questo arsenale non ci protegge dagli eccessi del consumismo e delle utopie tecnologiche.

Riconoscere le ombre

Il laicismo non dovrebbe essere equiparato al dogmatismo stalinista o agli amari frutti dell’imperialismo occidentale e dell’industrializzazione fuori controllo. D’altra parte non è neppure possibile eludere ogni responsabilità nei loro confronti. I movimenti laici e le istituzioni scientifiche hanno incantato miliardi di persone promettendo un’umanità perfetta e l’impiego delle risorse del pianeta a beneficio della nostra specie. Tali promesse si sono concretizzate non solo nella sconfitta delle epidemie e delle carestie, ma anche nei gulag e nello scioglimento delle calotte polari. Potreste controbattere che questi ultimi sono il risultato dell’incomprensione e dell’uso distorto degli ideali laici e della realtà scientifica. E avreste assolutamente ragione. Ma questo è un problema comune a tutti i movimenti influenti.

Per esempio i cristiani si sono macchiati di gravi crimini come l’Inquisizione, le Crociate, l’oppressione di varie culture native in giro per il mondo e lo sfruttamento delle donne. Un cristiano potrebbe offendersi per queste accuse e ribattere che tutti questi crimini sono derivati da una totale incomprensione del vero messaggio cristiano. Gesù predicava soltanto l’amore, e l’Inquisizione era basata su una terribile distorsione dei suoi insegnamenti. Possiamo guardare con simpatia a questa rivendicazione, ma sarebbe un errore lasciare il cristianesimo fuori dai guai così facilmente. I cristiani sconvolti dalle atrocità commesse dall’Inquisizione e dai crociati non possono lavarsene le mani – dovrebbero porsi alcune domande molto serie. Come ha potuto la loro “religione dell’amore” permettere di essere distorta a tal punto, e non una volta soltanto, ma in numerose occasioni? Ai protestanti che cercano di addossare ogni responsabilità al fanatismo cattolico si consiglia di leggere un libro sul comportamento dei coloni protestanti in Irlanda o in Nord America. In maniera analoga, i marxisti dovrebbero interrogarsi su che cosa negli insegnamenti di Marx ha spianato la strada ai gulag; gli scienziati dovrebbero considerare come il progetto scientifico stesso si presti così facilmente alla destabilizzazione dell’ecosistema globale; e i genetisti dovrebbero stare in guardia dal modo in cui i nazisti si sono appropriati delle teorie darwiniane.

Ogni religione, ideologia e culto possiede luci e ombre, e qualunque sia il vostro credo dovreste riconoscere l’esistenza anche di queste ultime ed evitare ingenue certezze del tipo “a noi non può succedere”. La scienza laica ha almeno un grosso vantaggio sulle religioni più tradizionali, ed è appunto il fatto di non aver paura delle proprie ombre e, almeno per principio, di essere disposta ad ammettere i propri errori e le proprie situazioni di impasse. Se credete in una verità assoluta rivelata da un potere trascendente, non potete concedervi di ammettere alcun errore – perché questo annullerebbe l’intera vostra narrazione. Ma se credete in una ricerca della verità portata avanti da esseri umani fallibili, ammettere gli errori fa parte del gioco.

Questo è anche il motivo per cui i movimenti laici non dogmatici tendono a fare promesse relativamente modeste. Consapevoli delle loro imperfezioni, sperano di realizzare piccole modifiche incrementali, aumentando la paga oraria minima di pochi dollari o riducendo il tasso di mortalità infantile di qualche punto percentuale. Al contrario, promettere l’impossibile è esattamente ciò che caratterizza le ideologie dogmatiche, che si fondano su un’eccessiva fiducia in loro stesse. I leader che incarnano tale inscalfibile sicurezza parlano troppo liberamente di “eternità”, “purezza” e “redenzione”, come se approvando qualche legge, costruendo un tempio o conquistando qualche pezzo di territorio potessero salvare il mondo intero con un unico gesto eclatante.

Per come siamo arrivati a prendere le decisioni più importanti nella storia della vita, personalmente preferirei dare la mia fiducia a chi ammette di essere ignorante piuttosto che a chi rivendica l’infallibilità. Se volete che la vostra religione o la vostra ideologia o la vostra visione del mondo sia la guida del pianeta, la mia prima domanda per voi è: “Qual è l’errore più grande che la vostra religione, ideologia o visione del mondo ha commesso? Che cosa è andato storto?” Se non sapete dare una risposta seria, io per primo non mi fiderei di voi.