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Vive nella parte orientale dello Stato un restauratore e commerciante di mobilia che di recente è andato in Tennessee a ritirare dei vecchi mobili comprati per corrispondenza. Ha fatto il viaggio in camion, portandosi dietro l’equipaggiamento da campeggio per risparmiare sugli alberghi, dato che il camion è nuovo (il cassone è coperto, con una portiera sul retro) e lui aveva intenzione di non andare a più di quindici miglia l’ora. Una volta tornato a casa ha raccontato alla moglie una cosa successagli in viaggio, che al momento lo aveva incuriosito e gli sembrava abbastanza divertente da ripetere. Forse la ragione per cui la trovava interessante e pensava di riuscire a renderla interessante raccontandola è che neanche lui e sua moglie sono vecchi, oltre al fatto di esser stato fuori di casa (per via della velocità molto moderata alla quale pensava fosse saggio limitarsi) per più di una settimana. La storia ha a che fare con due persone, due passeggeri che ha preso su; fa il nome della cittadina, in Mississippi, prima di entrare in Tennessee:

«Avevo deciso di far benzina e stavo rallentando per entrare nella stazione di servizio quando vedo ’sta ragazza, giovane, faccia simpatica, lì ferma all’angolo come se stesse aspettando che qualcuno le offrisse un passaggio. Aveva qualcosa in braccio. Lì per lì non ho visto che cos’era, e non ho neanche visto il tizio che era con lei finché è venuto a parlarmi. Prima ho pensato che non l’avevo ancora visto perché non era lì dov’era lei. Poi ho visto che era il tipo che alla prima occhiata non lo vedi neppure se sta da solo sul fondo di una piscina di cemento vuota.

«Sicché viene e io dico, subito: “Non vado a Memphis, se è dove volete andare voi. Vado oltre Jackson, in Tennessee”. E lui dice,

«“Va bene. Ci andrebbe proprio bene. Ci farebbe un piacere”. E io dico,

«“Dov’è che volete andare?”. E lui mi ha guardato come uno che non è abituato a dire una cosa per un’altra e cerca di pensarne una di corsa anche se sa già che probabilmente nessuno gli crederà. “State solo andando in giro, eh?” dico io.

«“Sì” dice. “Appunto. Viaggiamo e basta. Da qualsiasi parte ci può portare, ci farebbe un piacere”.

«Sicché gli ho detto di salire. “Mi sa che non siete i tipi da derubarmi e ammazzarmi”. È andato a prenderla e sono tornati. Allora ho visto che quello che aveva in braccio era un bambino, un affarino di neanche un anno. Lui fa per aiutarla a salire sul dietro del camion e io dico, “Perché uno di voi non viene quassù davanti?” e loro hanno parlottato un po’ e poi lei è venuta e si è seduta sul sedile e lui è tornato nella stazione di servizio e ha preso una di quelle valigie di cartone che sembrano di cuoio, l’ha messa nel cassone e è salito anche lui. E ci siamo messi in strada, con lei seduta davanti col bambino in braccio, e ogni tanto si girava per vedere che magari lui non fosse volato di sotto o roba del genere.

«Da principio credevo che fossero marito e moglie. Non che ci abbia fatto molto caso, a parte che mi meravigliava che una ragazza giovane e robusta come lei si fosse messa con quello lì. Non che avesse niente. Aveva l’aria di un brav’uomo, il tipo che ha un lavoro e lo tiene per un sacco di tempo senza rompere le tasche a nessuno per farsi dare un aumento, basta che lo lascino lavorare in pace. Ecco il tipo che era. Era il tipo che a parte quando è al lavoro, sarebbe solo un qualcosa lì in giro. Semplicemente, non riuscivo a immaginare qualcuno, una donna, che pensasse di esserci mai stata a letto, figurarsi avere qualcosa da far vedere alla gente come prova».

Non ti vergogni? dice sua moglie. Dire certe cose davanti a una signora Stanno parlando al buio.

Mica ti vedo arrossire, però dice lui. Va avanti: «Non ci ho pensato più, fino a quando la sera ci siamo accampati. Lei era seduta sul sedile accanto a me, e io ci chiacchieravo, come uno fa di solito, e dopo un po’ è cominciato a venir fuori che venivano dall’Alabama. Continuava a dire “Veniamo” e così pensavo che volesse dire lei e il tizio dietro. Che erano in viaggio da quasi due mesi. “Mica ha due mesi, quel marmocchio” dico io; “questo lo vedo anch’io”, e lei dice che è nato tre settimane fa, giù a Jefferson, e allora dico, “Oh. Dove hanno linciato quel negro. Dovevate essere lì, allora” e lei si chiude a riccio. Come se lui le avesse detto di non farne parola. L’ho capito subito che era per quello. Sicché siamo andati avanti e stava cominciando a farsi scuro e ho detto, “Fra poco arriviamo in un paese. Io non dormo lì. Ma se domani volete continuare con me, vi torno a prendere all’albergo la mattina verso le sei” e lei lì zitta, come se aspettasse che lui aprisse bocca, e dopo un po’ lui fa,

«“Mi sa che con questo camion coperto non ha da preoccuparsi degli alberghi” e io zitto, e si stava entrando in paese e lui fa, “È grande, ’sto paese?”.

«“Non lo so” dico io. “Però mi sa che una pensione o qualcosa ci sarà”. E lui dice,

«“Chissà se ci sarà un campeggio per turisti”. E io sempre zitto, e lui fa, “Con qualche tenda da affittare. Sono cari, qui, gli alberghi, e poi con tutta la strada che la gente ha da fare”. Mica l’avevano detto, ancora, dove andavano. Era come se non lo sapessero neanche loro, come se stessero aspettando di vedere dove riuscivano a arrivare. Ma io mica lo sapevo, questo. Però sapevo quello che lui voleva sentirmi dire, e che non aveva nessuna intenzione di venir fuori e chiedermelo direttamente. Diciamo: se la volontà del Signore era che io lo dicessi, allora l’avrei detto; e se invece il Signore voleva che lui andasse in un albergo e pagasse fino a tre dollari per una stanza, lui avrebbe fatto anche quello. Sicché dico,

«“Be’, fa caldo, stanotte. Se voi gente non fate caso a qualche zanzara, e vi va di dormire lì dietro su quelle tavole, senza nulla sotto”. E lui fa,

«“Sicuro. Andrà benissimo. Molto gentile da parte sua lasciarcela stare”. Allora ho notato che era di lei che parlava. E ho cominciato a notare che aveva un che di strano, quello; un che di teso. Come quando uno s’è messo in testa di fare qualcosa che ha voglia di fare ma gli fa paura farlo. Non voglio dire che avesse paura di quello che poteva succedergli, ma era come se fosse una cosa che sarebbe morto alla sola idea di farla, se prima non le aveva tentate proprio tutte e era alla disperazione. Questo, prima che mi rendessi conto. In quel momento, proprio non capivo che cosa poteva esserci. E se non fosse stato per quella sera e per quello che è successo, mi sa che non mi sarei reso conto di nulla quando a Jackson mi hanno lasciato».

Che cos’era che aveva intenzione di fare?

Aspetta che ci arrivi. Poi magari te lo faccio anche vedere Va avanti: «Sicché ci siamo fermati davanti al negozio. Quello stava già saltando giù prima che il camion fosse fermo. Sembrava avesse paura che arrivassi prima io, con quella faccia tutta accesa come un bambino che cerca di fare qualcosa per te prima che tu cambi idea su qualcosa che hai promesso di fare per lui. È entrato di corsa nel negozio e è tornato fuori con tante di quelle borse e di quei sacchi da non vedere davanti a sé, tanto che mi sono detto, “Be’, amico. Mica avrai intenzione di sistemarti in permanenza in questo camion e metter su casa”. Poi siamo andati avanti e di lì a poco abbiamo trovato un bel posticino dove potevo lasciare la strada e entrare in mezzo a degli alberi, e quello salta giù e l’aiuta a scendere come se lei e il bambino fossero di vetro o di uova. Sempre con quell’espressione sulla faccia come se avesse quasi deciso di fare quello che si era ridotto a fare per disperazione, purché io o lei non facessimo qualcosa che glielo impedisse, e purché lei non gli leggesse in viso che era ridotto alla disperazione. Ma ancora non avevo capito che cos’era».

Ma che cos’era? dice la moglie.

Te l’ho già fatto vedere una volta. Mica avrai voglia che te lo faccia vedere un’altra volta?

Mi sa che se sta bene a te, sta bene anche a me. Ma ancora non ci vedo niente di strano. E poi, com’è che gli ci è voluto tutto quel tempo e quel daffare?

Era perché non erano sposati dice il marito. Non era neanche suo, il marmocchio. Io però ancora non lo sapevo. L’ho scoperto solo dopo, quando la sera li ho sentiti che parlavano vicino al fuoco, quando non sapevano che li sentivo, mi sa. Prima che lui fosse arrivato alla disperazione completa. Ma mi sa che era già abbastanza disperato. Mi sa che le stava dando un’ultima occasione Va avanti: «Sicché la tira di lungo a preparare il campeggio, tanto che mi ha fatto venire i nervi: lì che armeggiava armeggiava, e neanche sapeva da che parte cominciare. Sicché gli ho detto di andare a cercare un po’ di legna, e ho preso le mie coperte e le ho distese sul cassone. A quel punto ce l’avevo un po’ anche con me stesso, per essermi andato a cacciare in quella situazione che poi avrei dovuto dormire per terra coi piedi verso il fuoco e nulla sotto. Sicché mi sa che forse ero un po’ brusco e incavolato, a darmi daffare, preparare tutto quanto, e lei a sedere con la schiena contro un albero a dare da mangiare al bambino sotto uno scialle, e ogni due minuti a dire che era imbarazzata per lo scomodo che mi davano e che voleva restarsene lì a sedere vicino al fuoco perché tanto non era stanca, tutto il giorno a viaggiare senza far niente. Poi lui è tornato, con tanta di quella legna che ci si poteva arrostire un vitello, e lei ha cominciato a dirglielo e lui è andato al camion e ha tirato fuori una coperta. E eccoci al dunque, finalmente. Era come quei due che c’erano una volta nei fumetti, quei due francesi9 sempre a farsi inchini e salamelecchi, dopo di lei no prego dopo di lei, come se si fosse venuti tutti quanti da casa fino a lì solo per il privilegio di dormire per terra, facendo tutti a gara a chi la diceva più grossa e la diceva prima. Per un po’ m’era venuta la voglia di dire, “Va bene. Se avete voglia di dormire per terra, accomodatevi. Perché io, che mi venga un accidente, questa voglia proprio non ce l’ho”. Ma mi sa che si potrebbe dire che alla fine ho vinto io. O che abbiamo vinto io e lui. Perché è finita che lui ha sistemato la loro coperta sul cassone, come si sapeva benissimo che sarebbe andata a finire, e io e lui abbiamo disteso la mia lì davanti al fuoco. E mi sa che lo sapeva anche lui che sarebbe andata a finire così. Se davvero venivano fin dal sud dell’Alabama come diceva lei. Mi sa che era per quello che era tornato con tutta quella legna, solo per fare un pentolino di caffè e scaldare qualche scatoletta. Poi abbiamo mangiato, e l’ho scoperto».

Scoperto cosa? Cos’era che voleva fare?

Mica lì per lì. Mi sa che aveva più pazienza lei di te Va avanti: «Sicché avevamo mangiato, e io m’ero sdraiato sulla coperta. Ero stanco, e mettermi giù era proprio bello. Non che avessi intenzione di stare a sentire, e nemmeno di far finta di dormire mentre ero ancora sveglio. Ma erano stati loro a chiedermi un passaggio; non ero stato io a insistere che salissero sul mio camion. E se gli andava di mettersi a parlare senza stare attenti che nessuno li sentisse, non erano affari miei. E è stato così che ho scoperto che davano la caccia a qualcuno, che gli correvano dietro, o perlomeno ci provavano. O meglio, era lei che gli correva dietro. E così tutt’a un tratto mi son detto, ‘Aaah. Eccone un’altra che ha avuto l’idea di imparare il sabato sera quello che la sua mammina aveva aspettato fino a domenica a chiedere al pastore’. Come si chiami, quell’altro, non l’hanno mai detto. E neppure sapevano da che parte se l’era svignata. E ho capito che se avessero saputo da che parte era andato, non sarebbe stato grazie a quel tizio che se la stava dando a gambe. Quello l’ho capito subito. Sicché ho sentito che le parlava, le diceva che avrebbero potuto passare il resto della vita a viaggiare a quel modo, da un camion all’altro e da uno Stato all’altro, senza trovarne traccia, e lei lì a sedere su quel tronco, col bambino in braccio, a ascoltare zitta come un sasso e carina come un sasso, e altrettanto pronta a farsi convincere o persuadere. E mi dico: ‘Be’, amico mio, mi sa che non è solo da quando s’è messa sul sedile del mio camion, con te lì dietro coi piedi penzoloni, che è lei che viaggia davanti’. Ma non ho aperto bocca. Sono rimasto lì disteso, con loro che parlavano, anzi, lui che parlava, neanche a alta voce. E non aveva neanche detto nulla di sposarsi. Ma era di quello che parlava, con lei lì che stava a sentire bella beata, come se fosse tutta roba che aveva già sentito e sapeva che non c’era neanche bisogno che gli dicesse di sì o di no. Con un mezzo sorriso, oltretutto. Ma lui non lo vedeva.

«Poi ci ha rinunciato. Si è tirato su da quel tronco, ha preso e se n’è andato. Ma gli ho visto la faccia quando si è girato, e ho capito che non è che avesse rinunciato. Sapeva che le stava dando un’ultima occasione, e che adesso era arrivato a un tale punto di disperazione che era pronto a rischiare il tutto per tutto. Gli avrei potuto dire che stava decidendo adesso di fare quello che avrebbe dovuto fare fin dal principio. Ma mi sa che aveva le sue ragioni. Insomma, se n’è andato nel buio e l’ha lasciata lì seduta, col viso un po’ chino e sempre con quel mezzo sorriso. Neanche si è girata a guardarlo che se ne andava via. Forse sapeva che se n’era andato per starsene solo e farsi coraggio per fare quello che magari lei stessa l’aveva incoraggiato a fare, senza dirglielo chiaro e tondo perché questo naturalmente una signora mica lo può dire; nemmeno una signora con una famiglia da sabato sera.

«Ma mi sa che non era neanche quello. O magari non le andava l’ora e il posto, per non dire del pubblico. Dopo un po’ si è tirata su e mi ha guardato, ma io nulla, non mi sono mosso, e allora è salita sul camion e dopo un po’ ho sentito che smetteva di muoversi e ho capito che si era sistemata per dormire. E sono rimasto lì sdraiato – anch’io ormai mi ero mezzo svegliato – e è passato un bel pezzo. Ma lo sapevo che lui era lì nei paraggi, magari a aspettare che il fuoco morisse o che io mi addormentassi bello sodo. E infatti come avevo previsto, più o meno quando il fuoco aveva finito di bruciare, l’ho sentito che si avvicinava, zitto zitto come un gatto, e mi si è messo sopra a guardarmi, in ascolto. E io zitto; non so, potrò avergli fatto un paio di stronfioni, come se russassi. Comunque, si avvia verso il camion, camminando come se sotto i piedi avesse delle uova, e io rimango lì sdraiato a guardarlo e mi dico, ‘Ragazzo mio, se tu l’avessi fatto ieri sera, secondo me a quest’ora saresti sessanta miglia più a sud di dove sei adesso. E se lo avessi fatto due sere fa, mi sa che non vi avrei mai visti, né te né lei’. Poi ho cominciato a preoccuparmi un po’. Non che le facesse qualcosa di brutto che lei non voleva. Anzi, io stavo per lui, piccolino com’era. Eh sì. Però non riuscivo a decidere cos’avrei dovuto fare quando lei si metteva a strillare. Che si sarebbe messa a strillare lo sapevo, e allora se io saltavo su e correvo al camion, gli avrei messo paura e lui se la sarebbe data a gambe, ma se invece non arrivavo di corsa, lui avrebbe capito che ero sveglio e che l’avevo sempre tenuto d’occhio, e se la sarebbe data a gambe ancora più alla svelta. Ma c’era da preoccuparsi. Avrei dovuto capirlo fin dalla prima volta che gli avevo posato gli occhi sopra, a tutti e due».

Mi sa che se sapevi che non c’era da preoccuparsi era perché tu avevi già scoperto cosa avrebbe fatto lei in un caso del genere dice la moglie.

Sicuro dice il marito. Speravo che tu non lo scoprissi. Sissignore. Credevo di aver cancellato le tracce per bene, questa volta

Be’, vai avanti. Cos’è successo?

Cosa credi che sia successo, con una ragazzona come quella che si sveglia e non ha la minima idea che è solo lui, quel povero scricciolo che pare sul punto di scoppiare a piangere, e così se ne ritrova due, di marmocchi? Va avanti: «Non c’è stato né strilli né niente. L’ho visto solo che saliva quatto quatto sul camion e scompariva, e non è successo niente per il tempo, diciamo, di contare piano fino a quindici, e poi ho sentito come un verso di meraviglia quando lei si è svegliata, ma solo stupita, capisci, solo un po’ scocciata. E dice, senza neppure alzare la voce: “Ma via, signor Bunch. Non si vergogna? Poteva anche svegliare il bambino”. Poi lui ricompare dalla portiera di dietro. Non alla svelta, e non come se scendesse con le proprie gambe. Mi prenda un accidente, ma sono convinto che lei l’ha preso e l’ha rimesso giù per terra come avrebbe fatto con quel marmocchio se avesse avuto cinque o sei anni, e dice: “Ora vada a sdraiarsi e cerchi di dormire. Abbiamo parecchia strada da fare, domani”.

«Be’, mi vergognavo come un cane a guardarlo, a fargli capire che c’era qualcuno che aveva visto e sentito cos’era successo. Mi pigli un accidente, se ci fosse stato un buco mi ci sarei infilato insieme a lui. Poco ma sicuro. E lui lì dove lei l’aveva preso di peso e messo giù. Il fuoco ormai era spento e io riuscivo appena a vederlo. Però sapevo come mi sarei sentito se fossi stato io a trovarmi lì. E sarei rimasto a testa in giù, aspettando che il giudice dicesse, “Portatelo via, fuori di qui, e impiccatelo alla svelta”. Sono rimasto zitto, e dopo un po’ l’ho sentito che prendeva e se ne andava. Ho sentito i cespugli che crepitavano, come se avesse preso per il bosco alla cieca. E quando ha fatto luce non era tornato.

«Be’, io non ho detto nulla. Non sapevo cosa dire. Ero sicuro che prima o poi sarebbe ricomparso, che sarebbe sbucato fuori dai cespugli, faccia o non faccia. Sicché ho acceso il fuoco e mi sono messo a preparare la colazione, e dopo un po’ l’ho sentita che scendeva dal camion. Io non mi sono neanche voltato. Però sentivo che era lì ferma come se stesse guardandosi intorno, come se cercasse di capire dal fuoco o dalla mia coperta se lui c’era oppure no. Io però non ho detto niente, e lei lo stesso. Volevo prender la mia roba e rimettermi in moto. Però sapevo che mica potevo lasciarla lì in mezzo alla strada. E sapevo anche che se mia moglie veniva a sapere che me ne andavo in giro per l’America con una bella ragazza di campagna e un bambino di tre settimane, anche se lei diceva che correva dietro al suo marito. O a tutti e due i mariti, adesso. Sicché abbiamo mangiato e poi ho detto, “Be’, ho un sacco di strada da fare e mi sa che bisogna che mi metta in moto”. E lei zitta, muta. E quando l’ho guardata ho visto che la sua faccia era calma e tranquilla come nulla fosse. Mi pigli un accidente se era sorpresa o cosa. E io lì che non sapevo cosa farne, di lei, e lei invece aveva già messo insieme la sua roba e aveva perfino spazzato il camion con una frasca di eucalipto, aveva rimesso su la valigia di cartone e si era fatta una specie di cuscino con la coperta ripiegata in fondo al camion; e mi sono detto, ‘Naturale che ve la cavate. Quando se ne vanno e vi piantano, non fate altro che raccattare tutto quello che si sono lasciati dietro, e andate avanti’... “Mi sa che mi metto qua dietro” dice lei.

«“Sarà un po’ dura, per il bambino”. “Mi sa che lo tengo in braccio” dice lei.

«“Faccia come vuole” dico io. E siamo ripartiti, con io che mi sporgevo a guardare indietro, sperando che lui comparisse prima che arrivassimo alla curva e girassimo. Ma di lui, nessuna traccia. E io lì come quello che lo trovano alla stazione con in braccio un bambino che non è suo.10 Io lì con una donna mai vista e tanto di bambino, e tutte le macchine che vengono da dietro e mi sorpassano mi aspetto che siano piene di mariti e anche di mogli, per non parlare di sceriffi. Eravamo poco distanti dal confine col Tennessee, e avevo deciso che o facevo fondere il mio camion nuovo, o arrivavo in una città abbastanza grande da avere una di quelle associazioni per la protezione delle donne dove scaricarla. E ogni poco mi voltavo a guardare caso mai lui ci stesse venendo dietro a piedi, e vedevo lei seduta là dietro, con la sua faccia bella tranquilla come se fosse in chiesa, che teneva su il bambino in modo che prendesse il latte e allo stesso tempo non sentisse le buche. Sono proprio imbattibili». Ride, disteso a letto. «Che mi venga un accidente. Imbattibili, sono».

E poi cosa? Cos’ha fatto, poi?

Nulla. Lì seduta a godersi il viaggio, guardando fuori come se in vita sua non avesse mai visto la campagna – strade, alberi, campi, pali del telefono. Lui lo ha visto solo quando ha fatto il giro e è andato alla portiera di dietro. Non che ne avesse bisogno. Doveva solo aspettare. E lo sapeva

Lui?

Sicuro. Quando siamo usciti dalla curva lui era lì sul bordo della strada. Lì fermo, faccia o non faccia, con un’aria da cane bastonato ma anche determinata e tranquilla, come se per l’ultima volta fosse arrivato in fondo alla disperazione e avesse deciso di cogliere l’ultima opportunità, e d’ora in poi non avrebbe più dovuto disperarsi Va avanti: «Non mi ha neanche guardato. Io ho frenato e lui stava già correndo e facendo il giro del camion per andare alla portiera di dietro dove lei era seduta. Fa il giro e rimane lì, con lei neanche sorpresa. “Ormai sono arrivato fin qui” dice. “Mi pigli un accidente se ora lascio perdere”. Con lei che lo guarda con quell’aria di aver sempre saputo quello che lui avrebbe fatto prima ancora di lui, e che comunque non avrebbe fatto sul serio.

«“Nessuno le ha mai detto di lasciar perdere” dice lei». Scoppia a ridere, disteso nel letto, e continua a ridere. «Sissignore. È imbattibile, una donna. Perché lo sai cosa penso? Secondo me, lei viaggiava e basta. Secondo me, non le passava neanche per la testa di trovare chiunque fosse che stava inseguendo. Secondo me non ne aveva mai avuto l’intenzione, solo che a lui non gliel’aveva ancora detto. Mi sa che questa era la prima volta che si trovava tanto distante da casa da non poterci tornare a piedi prima del tramonto. E finora aveva funzionato, con tutta la gente sempre a darle una mano. E così secondo me aveva solo deciso di viaggiare un altro po’ e vedere il più possibile, perché mi sa che lo sapeva che stavolta, quando si sistemava, poco ma sicuro sarebbe stato per il resto della vita. Secondo me è così. Seduta lì dietro in quel camion, adesso con lui accanto e col marmocchio che non aveva mai smesso di mangiare, che ormai erano quasi dieci miglia che faceva colazione, neanche fosse uno di quei vagoni ristorante sul treno, e lei che guardava fuori e guardava i pali del telefono e le siepi che passavano come se fosse la parata di un circo. Perché dopo un po’ dico, “Eccoci a Saulsbury” e lei fa,

«“Cosa?” e io dico,

«“Saulsbury, in Tennessee” e ho guardato dietro e ho visto la sua faccia. E era come se fosse già fissa in attesa della sorpresa, con lei che sapeva che quando la sopresa arrivava, se la sarebbe goduta. E è arrivata, e se l’è goduta. Perché ha detto,

«“Ma pensa un po’. Se ne fa, di strada. Neanche due mesi fa era ancora Alabama, e ora siamo già in Tennessee”».

9. Alphonse e Gaston, coppia caricaturale di francesi creata da Fred Opper per le edizioni domenicali del gruppo Hearst agli inizi del Novecento.

10. Riferimento a una nota barzelletta dell’epoca.