Michael Ruck, Bibliographie zum Nationalsozialismus, 2 voll., Darmstadt, Wissenschaftliche Buchgesellschaft, 2000. ↵
Norbert Frei, National Socialist Rule in Germany. The Führer State 1933-1945, Oxford, Blackwell, 1993; Ludolf Herbst, Das nationalsozialistische Deutschland 1933-1945, Frankfurt am Main, Suhrkamp, 1996. Tra i molti altri lavori di minor mole, Hans-Ulrich Thamer, Il Terzo Reich. La Germania dal 1933 al 1945, trad. it. di Joachim Landkammer, Bologna, il Mulino, 1993, è una sintesi scorrevole; Jost Dülffer, Nazi Germany 1933-1945. Faith and Annihilation, London, Arnold, 1996, e Bernd-Jürgen Wendt, Deutschland 1933-1945. Das Dritte Reich. Handbuch zur Geschichte, Hannover, Fackelträger, 1995, sono utili e vivaci introduzioni all’argomento. ↵
Detlev J.K. Peukert, Storia sociale del Terzo Reich, trad. it. di Franco Bassani, Firenze, Sansoni, 1989. ↵
Jeremy Noakes e Geoffrey Pridham (a cura di), Nazism 1919-1945, 4 voll., Exeter, University of Exeter Press, 1983-98. ↵
William L. Shirer, Storia del Terzo Reich, trad. it. di Gustavo Glaesser, 2 voll., Torino, Einaudi, 1990; la recensione di Klaus Epstein è pubblicata in «Review of Politics», 23, 1961, pp. 130-45. ↵
Karl Dietrich Bracher, La dittatura tedesca. Origini, strutture, conseguenze del nazionalsocialismo, trad. it. di Flora Negri Tedeschi, Bologna, il Mulino, 1973. ↵
Ian Kershaw, Hitler, vol. I, 1889-1936, trad. it. di Alessio Catania, Milano, Bompiani, 1999, e vol. II, 1936-1945, trad. it. di Alessio Catania, Milano, Bompiani, 2001. ↵
Michael Burleigh, Il Terzo Reich. Una nuova storia, trad. it. di Carlo Capararo, Stefano Galli, Maddalena Mendolicchio, Milano, Rizzoli, 2003. ↵
Mi riferisco a libri come Orlando Figes, La tragedia di un popolo. La rivoluzione russa 1891-1924, trad. it. di Raffaele Petrillo, Milano, TEA, 2000, o Margaret Macmillan, Peacemakers. The Paris Conference of 1919 and its Attempt to End War, London, J. Murray, 2001. ↵
A cominciare da Martin Broszat, Der Staat Hitlers. Grundlegung und Entwicklung seiner inneren Verfassung, München, Deutscher Taschenbuch, 1969, altro libro che si rivela interessante anche a letture successive; il miglior esempio di questa tendenza è rappresentato dai brillanti saggi di Hans Mommsen, riuniti in Der Nationalsozialismus und die deutsche Gesellschaft. Ausgewählte Aufsätze, Reinbek, Rowohlt Taschenbuch, 1991, e From Weimar to Auschwitz. Essays in German History, Princeton, Princeton University Press, 1991. ↵
Con questo intento ho applicato e sviluppato la tecnica già utilizzata nei miei precedenti lavori Death in Hamburg. Society and Politics in the Cholera Years 1830-1910, Oxford, Clarendon Press, 1987, e Rituals of Retribution. Capital Punishment in Germany 1600-1987, Oxford, Oxford University Press, 1996. ↵
Karl Marx, Il diciotto brumaio di Luigi Bonaparte, Mosca, Edizioni in lingue estere, 1947, p. 9. ↵
Leslie Poles Hartley, L’età incerta, trad. it. di Giorgio Monicelli, Milano, Garzanti, 1955, prefazione. ↵
Cfr. Richard J. Evans, History, Memory, and the Law. The Historian as Expert Witness, in «History and Theory», 41, 2002, pp. 277-96; e Henry Rousso, The Haunting Past. History, Memory, and Justice in Contemporary France, Philadelphia, University of Pennsylvania Press, 2002. ↵
Ian Kershaw, Popular Opinion and Political Dissent in the Third Reich. Bavaria 1933-1945, Oxford, Clarendon Press, 1983, p. VII. ↵
Konrad Heiden, Geschichte des Nationalsozialismus. Die Karriere einer Idee, Berlin, Rowohlt, 1932; Konrad Heiden, Adolfo Hitler. L’epoca dell’irresponsabilità. Una biografia, trad. it. di Guido Gentilli, Roma, Leonardo, 1947; Ernst Fraenkel, Il doppio Stato. Contributo alla teoria della dittatura, trad. it. di Pier Paolo Portinaro, Torino, Einaudi, 1983; Franz Neumann, Behemoth. Struttura e pratica del nazionalsocialismo, nuova ed. it. a cura di Mario Baccianini, Milano, Bruno Mondadori, 1999. ↵
Friedrich Meinecke, La catastrofe della Germania. Considerazioni e ricordi, Firenze, La Nuova Italia, 1948. Per una disamina molto critica, cfr. Imanuel Geiss, Kritischer Rückblick auf Friedrich Meinecke, in Imanuel Geiss, Studien über Geschichte und Geschichtswissenschaft, Frankfurt am Main, Suhrkamp, 1972, pp. 89-107. Per una difesa, cfr. Wolfgang Wippermann, Friedrich Meineckes Die deutsche Katastrophe. Ein versuch zur deutschen Vergangenheitsbewältigung, in Michael Erbe (a cura di), Friedrich Meinecke heute. Bericht über ein Gedenk-Colloquium zu seinem 25. Todestag am 5. und 6. April 1979, Berlin, Colloquium, 1981, pp. 101-21. ↵
Da questi interrogativi è derivata la lunga serie di domande che apre lo studio, considerato un classico, di Karl Dietrich Bracher Stufen der Machtergreifung, titolo del I vol. di Karl Dietrich Bracher et al., Die nationalsozialistische Machtergreifung. Studien zur Errichtung des totalitären Herrschaftssystems in Deutschland 1933/34, Frankfurt am Main, Ullstein, 1960, pp. 17-18. ↵
Fra le molte valide analisi della storiografia sul nazismo e sul Terzo Reich, cfr. la breve panoramica di Jane Caplan, The Historiography of National Socialism, in Michael Bentley (a cura di), Companion to Historiography, London, Routledge, 1997, pp. 545-90, e l’analisi più ampia di Ian Kershaw, The Nazi Dictatorship. Problems and Perspectives of Interpretation, London, Arnold, 20004 (l’ed. it., Che cos’è il nazismo? Problemi interpretativi e prospettive di ricerca, trad. it. di Giovanni Ferrara degli Uberti, Torino, Bollati Boringhieri, 1995, è la traduzione di un’edizione precedente, più ridotta). ↵
Mark Mazower, Le ombre dell’Europa, trad. it. di Sergio Minucci, Milano, Garzanti, 2000. ↵
Per una buona panoramica delle interpretazioni marxiste inserite nel rispettivo contesto politico, cfr. Pierre Ayçoberry, The Nazi Question. An Essay on the Interpretations of National Socialism (1922-1975), New York, Pantheon Books, 1981. ↵
Per uno studio prodotto nella Repubblica democratica tedesca, cfr. Andreas Dorpalen, German History in Marxist Perspective. The East German Approach, Detroit, Wayne State University Press, 1988. Per una significativa selezione di saggi, accompagnati da ragionevoli commenti, Georg G. Iggers (a cura di), Marxist Historiography in Transformation. New Orientations in Recent East German History, Oxford, Oxford University Press, 1992. Uno dei più brillanti e penetranti storici marxisti del Terzo Reich è Tim Mason, cfr. in particolare Nazism, Fascism and the Working Class. Essays by Tim Mason, a cura di Jane Caplan, Cambridge, Cambridge University Press, 1995, e La politica sociale del Terzo Reich, trad. it. di Paola Rinaudo, Bari, Di Donato, 1980. ↵
William L. Shirer, Storia del Terzo Reich, cit.; Alan J.P. Taylor, Storia della Germania, trad. it. di Alberto Acquarone, Milano, Longanesi, 1971; Edmond Vermeil, La Germania contemporanea. Storia sociale, politica e culturale 1890-1950, trad. it. di Mario Barsali e Fausto Codino, Bari, Laterza, 1956. ↵
Pierre Ayçoberry, The Nazi Question, cit., pp. 3-15. ↵
Rohan d’Olier Butler, The Roots of National Socialism 1783-1933, London, Faber & Faber, 1941, è il classico esempio di questa propaganda di guerra; un altro caso è Fossey J.C. Hearnshaw, Germany the Aggressor throughout the Ages, London, W. & R. Chambers, 1940. Cfr. anche l’intelligente risposta di un contemporaneo: Harold Laski, The Germans – are they Human?, London, Gollancz, 1941. ↵
Per una discussione generale su questi temi, cfr. Richard J. Evans, Rethinking German History. Nineteenth-Century Germany and the Origin of the Third Reich, London, Allen & Unwin, 1987, in particolare pp. 1-54. Per un’eccellente breve raccolta di documenti commentati, John C.G. Röhl (a cura di), From Bismarck to Hitler. The Problem of Continuity in German History, London, Longman, 1970. Come studente universitario, ho utilizzato quale introduzione a questo dibattito la pratica raccolta di brani scelti in John L. Snell (a cura di), The Nazi Revolution. Germany’s Guilt or Germany’s Fate?, Boston, Heath & Co., 1959. ↵
Tutto ciò vale anche per gli scritti abbastanza sofisticati di tedeschi che durante il Terzo Reich hanno scelto l’esilio, come Hans Kohn, in particolare I tedeschi, Milano, trad. it. di Amerigo Guadagni, Edizioni di Comunità, 1963, e Peter Viereck, Dai romantici a Hitler, trad. it. di Luciana Astrologo e Luigi Pintor, Torino, Einaudi, 1948. ↵
Keith Bullivant, Thomas Mann and Politics in the Weimar Republic, in Keith Bullivant (a cura di), Culture and Society in the Weimar Republic, Manchester, Manchester University Press, 1977, pp. 24-38; Alan J.P. Taylor, Storia della Germania, cit., p. 105. ↵
Gerhard Ritter, The Historical Foundations of the Rise of National-Socialism, in Maurice Beaumont et al., The Third Reich. A Study Published under the Auspices of the International Council for Philosophy and Humanistic Studies with the Assistance of UNESCO, New York, 1955, pp. 381-416; Gerhard Ritter, Europa und die deutsche Frage. Betrachtungen über die geschichtliche Eigenart des deutschen Staatsgedankens, München, Münchner Verlag, 1948; Christoph Cornelissen, Gerhard Ritter. Geschichtswissenschaft und Politik im 20. Jahrhundert, Düsseldorf, Droste, 2001. Le tesi di Ritter risalgono in effetti al 1937, quando furono delineate in termini assai meno negativi (idem, pp. 524-30). Per varie altre opinioni, cfr. Hans Kohn (a cura di), German History. Some New German Views, Boston, Beacon Press, 1954. Uno fra i primi, ma ancora parziali tentativi di cambiare strada da parte di uno storico tedesco è rappresentato da Ludwig Dehio, La Germania e la politica mondiale del XX secolo, trad. it. di Alessandro Cavalli, Milano, Edizioni di Comunità, 1962, che mette in risalto la predominanza di fattori internazionali. ↵
Fra i molti studi sull’argomento, cfr. Karl Dietrich Bracher, Die totalitäre Erfahrung, München, Piper, 1987 e Leonard Shapiro, Totalitarianism, London, The Pall Mall Press, 1972. I fondamenti della teoria sono stati esposti nel testo ormai classico, e assai criticato, di Carl J. Friedrich e Zbigniew K. Brzezinski, Totalitarian Dictatorship and Autocracy, New York, Praeger, 1963; lo studio filosofico che ha aperto questa riflessione è quello di Hannah Arendt, Le origini del totalitarismo, trad. it. di Amerigo Guadagni, Milano, Edizioni di Comunità, 1999. ↵
Eckard Jesse (a cura di), Totalitarismus im 20. Jahrhundert, Baden-Baden, Bundeszentrale für politische Bildung, 1996, e Alfons Söllner (a cura di), Totalitarismus. Eine Ideengeschichte des 20. Jahrhunderts, Berlin, Akademie, 1997. ↵
Si vedano in particolare gli illuminanti confronti in Ian Kershaw e Moshe Lewin (a cura di), Stalinismo e Nazismo. Dittature a confronto, trad. it. di Flavia Buzza, Roma, Editori Riuniti, 2002, e l’interessante e ben documentata discussione in Ian Kershaw, The Nazi Dictatorship, cit., pp. 20-46. ↵
Per un’analisi di questo aspetto, Jürgen Steinle, Hitler als «Betriebsunfall in der Geschichte», in «Geschichte in Wissenschaft und Unterricht», 45, 1994, pp. 288-302. ↵
Karl Dietrich Bracher, Die Auflösung der Weimarer Republik. Eine Studie zum Problem des Machtverfalls in der Demokratie, Villingen, Ring Verlag, 19603; Karl Dietrich Bracher et al., Die nationalsozialistische Machtergreifung, cit. ↵
Martin Broszat, Der Staat Hitlers, cit.; Martin Broszat et al. (a cura di), Bayern in der NS-Zeit, 6 voll., München, Oldenbourg, 1977-83. Detlev J.K. Peukert, Storia sociale del Terzo Reich, cit.; cfr. inoltre gli interessanti commenti sullo sviluppo delle ricerche nell’edizione riveduta e ampliata della breve storia di Norbert Frei, Lo Stato nazista, trad. it. di Nicola Antonacci, Roma-Bari, Laterza, 2002, pp. 289-312. Non convincono i recenti tentativi di screditare il lavoro di Broszat sulla base della sua appartenenza da adolescente alla Gioventù hitleriana, appartenenza comune ad altri storici tedeschi della sua generazione, e del fatto che, alla pari di molti altri, era stato a sua insaputa registrato come membro del Partito nazista; tali tentativi non prendono in considerazione l’aspetto sostanziale dei suoi scritti di storico (Nicolas Berg, Der Holocaust und die westdeutschen Historiker. Erforschung und Erinnerung, Köln, Wallstein, 2003, in particolare pp. 613-15). ↵
Tra i molti studi e raccolte di documenti, cfr. per esempio Robert Gellately e Nathan Stoltzfus (a cura di), Social Outsiders in Nazi Germany, Princeton, Princeton University Press, 2001; Michael Burleigh e Wolfgang Wippermann, Lo Stato razziale, trad. it. di Orsola Fenghi, Milano, Rizzoli, 1992; Henry Friedlander, Le origini del genocidio nazista. Dall’eutanasia alla soluzione finale, trad. it. di Massimo Marraffa, Roma, Editori Riuniti, 1997; Wolfgang Ayass, «Asoziale» im Nationalsozialismus, Stuttgart, Fischer, 1995; Peter Longerich, Politik der Vernichtung. Eine Gesamtdarstellung der nationalsozialistischen Judenverfolgung, München, Piper, 1998; Ulrich Herbert, Hitler’s Foreign Workers. Enforced Foreign Labor in Germany under the Third Reich, Cambridge, Cambridge University Press, 1997. ↵
Richard J. Evans, In Hitler’s Shadow. West German Historians and the Attempt to Escape from the Nazi Past, New York, Pantheon, 1989; Richard J. Evans, Rituals of Retribution, cit. ↵
Richard J. Evans, Negare le atrocità di Hitler, trad. it. di Pino Salerno, Roma, Sapere, 2003. ↵
Peter Longerich, Der ungeschriebene Befehl. Hitler und der Weg zur «Endlösung», München, Piper, 2001, pp. 9-20. ↵
Victor Klemperer, LTI: lingua del Terzo Reich. Taccuino di un filologo, trad. it. di Paola Buscaglione, Firenze, Giuntina, 1998. ↵
La continuità fra il Reich bismarckiano e l’ascesa del Terzo Reich costituisce la tesi centrale di Hans-Ulrich Wehler, Deutsche Gesellschaftsgeschichte, vol. III, Von der «Deutschen Doppelrevolution» bis zum Beginn des Ersten Weltkrieges 1849-1914, München, Beck, 1995 e Heinrich August Winkler, Der lange Weg nach Westen, vol. I, Deutsche Geschichte vom Ende des Alten Reiches bis zum Untergang der Weimarer Republik, München, Beck, 2000. ↵
Friedrich Meinecke, Bismarck und das neue Deutschland, in Preussen und Deutschland im 19. und 20. Jahrhundert, München, Oldenbourg, 1918, pp. 510-31, citato e tradotto in Edgar Feuchtwanger, Bismarck, London, Routledge, 2002, p. 7. ↵
Elizabeth Knowles (a cura di), The Oxford Dictionary of Quotations, Oxford, Oxford University Press, 19995. ↵
Citato senza fonte in Alan J.P. Taylor, Bismarck. L’uomo e lo statista, trad. it. di Francesca Socrate, Roma-Bari, Laterza, 1988, p. 112. ↵
Per una breve, ma completa panoramica di questo periodo e di quello immediatamente successivo, cfr. David Blackbourn, The Fontana History of Germany 1780-1918. The Long Nineteenth Century, London, Fontana, 1997; per ulteriori informazioni cfr. James J. Sheehan, German History 1770-1866, Oxford, Clarendon Press, 1989, e Thomas Nipperdey, Germany from Napoleon to Bismarck, Princeton, Princeton University Press, 1986; per una disamina ancora più approfondita cfr. Hans-Ulrich Wehler, Deutsche Gesellschaftsgeschichte, cit., vol. II, Von der Reformära bis zur industriellen und politischen «Deutschen Doppelrevolution» 1815-1845/49, München, Beck, 1987. ↵
Alan J.P. Taylor, Storia della Germania, cit., p. 79. ↵
Per un dibattito sulla questione, cfr. soprattutto Geoff Eley, From Unification to Nazism. Reinterpreting the German Past, London, Allen and Unwin, 1986, pp. 254-82; David Blackbourn e Geoff Eley, The Peculiarities of German History. Bourgeois Society and Politics in Nineteenth-Century Germany, Oxford, Oxford University Press, 1984; Richard J. Evans, Rethinking German History, cit., pp. 93-122; Richard J. Evans, (a cura di), Society and Politics in Wilhelmine Germany, London, Helm, 1978; Jürgen Kocka, German History Before Hitler. The Debate about the German Sonderweg, in «Journal of Contemporary History», 23, 1988, pp. 3-16; Robert G. Moeller, The Kaiserreich Recast? Continuity and Change in Modern German Historiography, in «Journal of Social History», 17, 1984, pp. 655-83. ↵
Bismarck è stato trattato bene dai suoi biografi. Le due migliori opere in forma narrativa sono Ernst Engelberg, Bismarck, 2 voll., Berlin, Siedler, 1985 e 1990, e Otto Pflanze, Bismarck, 3 voll., Princeton, Princeton University Press, 1990. ↵
Heinrich August Winkler, Der lange Weg nach Westen, vol. II, Deutsche Geschichte vom «Dritten Reich» bis zur Wiedervereinigung, München, Beck, 2000, pp. 645-48. ↵
Heinrich August Winkler, The Long Shadow of the Reich. Weighing up German History, The 2001 Annual Lecture of the German Historical Institute, London; London, German Historical Institute, 2002; Lothar Kettenacker, Der Mythos vom Reich, in Karl H. Bohrer (a cura di), Mythos und Moderne, Frankfurt am Main, Suhrkamp, 2002, pp. 262-89. ↵
Karl Marx, Critica al programma di Gotha, trad. it. a cura di Edizioni in lingue estere di Mosca, p. 892, in Karl Marx, Opere. Lotta politica e conquista del potere, Roma, Newton Compton, 1975, pp. 879-95. ↵
Otto Büsch, Militärsystem und Sozialleben im alten Preussen 1713-1807. Die Anfänge der sozialen Militarisierung der preussisch-deutschen Gesellschaft, Berlin, Walter de Gruyter, 1962. ↵
Horst Kohl (a cura di), Die politischen Reden des Fürsten Bismarck, 14 voll., Stuttgart, Scientia Verlag, 1892-1905, vol. II, pp. 29-30. ↵
Lothar Gall, Bismarck. Il cancelliere di ferro, trad. it. di Carlo Mainoldi, Milano, Rizzoli, 1982: rimane questo lo studio analitico più importante sulla figura di Bismarck. ↵
Per una storia del servizio militare di leva, cfr. Ute Frevert, Die kasernierte Nation. Militärdienst und Zivilgesellschaft in Deutschland, München, Beck, 2001; per il militarismo tedesco in un contesto più ampio, invece, cfr. Volker R. Berghahn, Militarism. The History of an International Debate 1861-1979, Cambridge, Cambridge University Press, 1984; Volker R. Berghahn (a cura di), Militarismus, Köln, Kiepenheuer und Witsch, 1975; Martin Kitchen, A Military History of Germany from the Eighteenth Century to the Present Day, London, Weidenfeld and Nicolson, 1975, nonché il lavoro, considerato un classico, di Gordon A. Craig, Il potere delle armi. Storia e politica dell’esercito prussiano, 1640-1945, trad. it. di Rinaldo Falcioni, Bologna, il Mulino, 1984. Per considerazioni piuttosto spregiudicate, cfr. Geoff Eley, Army, State and Civil Society. Revisiting the Problem of German Militarism in Geoff Eley, From Unification to Nazism, cit., pp. 85-109. ↵
Martin Kitchen, The German Officer Corps 1890-1914, Oxford, Clarendon Press, 1968; Karl Demeter, Das deutsche Offizierkorps in Gesellschaft und Staat 1650-1945, Frankfurt am Main, Bernard & Graefe, 1962. Per quanto riguarda la minaccia costante di un colpo di Stato si veda Volker R. Berghahn, Germany and the Approach of War in 1914, London, Basingstoke, 1973, pp. 13-15. ↵
Cfr. Richard J. Evans, Rethinking German History, cit., pp. 248-90 e Richard J. Evans, Rereading German History. From Unification to Reunification 1800-1996, London, Routledge, 1997, pp. 65-86. ↵
Ute Frevert, Bourgeois Honour. Middle-class Duellists in Germany from the Late Eighteenth to the Early Twentieth Century, in David Blackbourn e Richard J. Evans (a cura di), The German Bourgeoisie. Essays on the Social History of the German Middle Class from the Late Eighteenth to the Early Twentieth Century, London, Routledge, 1991, pp. 255-92; Ute Frevert, Ehrenmänner. Das Duell in der bürgerlichen Gesellschaft, München, Beck, 1991. ↵
Geoff Eley, From Unification to Nazism, cit., pp. 85-109; Hans-Ulrich Wehler, Deutsche Gesellschaftsgeschichte, cit., vol. III, pp. 873-85. ↵
Michael Geyer, Die Geschichte des deutschen Militärs von 1860-1956. Ein Bericht über die Forschungslage (1945-1975), in Hans-Ulrich Wehler (a cura di), Die moderne deutsche Geschichte in der internationalen Forschung 1945-1975, Göttingen, Vandenh. u. R., 1978, pp. 256-86. Helmut Bley, Namibia under German Rule, Hamburg, LIT, 1996. ↵
Gesine Krüger, Kriegsbewältigung und Geschichtsbewusstsein. Realität, Deutung und Verarbeitung des deutschen Kolonialkrieges in Namibia 1904 bis 1907, Göttingen, Vandenhoeck & Ruprecht, 1999; Tilman Dedering, «A Certain Rigorous Treatment of all Parts of the Nation». The Annihilation of the Herero in German Southwest Africa 1904, in Mark Levene e Penny Roberts (a cura di), The Massacre in History, New York, 1999, Berghahn, pp. 205-22. ↵
David Schoenbaum, Zabern 1913. Consensus Politics in Imperial Germany, London, Allen & Unwin, 1982; Nicholas Stargardt, The German Idea of Militarism 1866-1914, Cambridge, Cambridge University Press, 1994; Hans-Ulrich Wehler, Deutsche Gesellschaftsgeschichte, cit., vol. III, pp. 1125-29. ↵
Ulrich von Hassell, Diario segreto 1938-1944. L’opposizione tedesca a Hitler, trad. it. di Marco Marroni, Roma, Editori Riuniti, 1996, p. 382. ↵
Wolfgang J. Mommsen, Das Ringen um den nationalen Staat. Die Gründung und der innere Ausbau des Deutschen Reiches unter Otto von Bismarck 1850-1890, Berlin, Propyläen, 1993, pp. 439-40; David Blackbourn, Marpingen. Apparitions of the Virgin Mary in Bismarckian Germany, Oxford, Clarendon Press, 1993. ↵
Vernon L. Lidtke, The Outlawed Party. Social Democracy in Germany, 1878-1890, Princeton, Princeton University Press, 1966; Richard J. Evans, Rituals of Retribution, cit., pp. 351-72. ↵
Fra i numerosi studi sull’evoluzione dei socialdemocratici sono da segnalare: Susanne Miller e Heinrich Potthoff, A History of German Social Democracy. From 1848 to the Present, Leamington Spa, Berg, 1986, un utile testo introduttivo che adotta la prospettiva dei socialdemocratici tedeschi odierni; Detlef Lehnert, Sozialdemokratie zwischen Protestbewegung und Regierungspartei 1848-1983, Frankfurt am Main, Suhrkamp, 1983, una breve, ma esauriente descrizione, e Stefan Berger, Social Democracy and the Working Class in Nineteenth-and Twentieth-century Germany, London, Longman, 2000. ↵
Alex Hall, Scandal, Sensation and Social Democracy. The SPD Press and Wilhelmine Germany 1890-1914, Cambridge, Cambridge University Press, 1977; Klaus Saul, Der Staat und die «Mächte des Umsturzes». Ein Beitrag zu den Methoden antisozialistischer Repression und Agitation vom Scheitern des Sozialistengesetzes bis zur Jahrhundertwende, in «Archiv für Sozialgeschichte», 12, 1972, pp. 293-350; Alex Hall, By Other Means. The Legal Struggle against the SPD in Wilhelmine Germany 1890-1900, in «Historical Journal», 17, 1974, pp. 365-86. ↵
Per un breve e chiaro riepilogo del panorama dei partiti cfr. Gerhard A. Ritter, Die deutschen Parteien 1830-1914. Parteien und Gesellschaft im konstitutionellen Regierungssystem, Göttingen, Vandenhoeck & Ruprecht, 1985; il testo fondamentale sull’argomento è il saggio di M. Rainer Lepsius, Parteisystem und Sozialstruktur. Zum Problem der Demokratisierung der deutschen Gesellschaft, in Gerhard A. Ritter (a cura di), Die deutschen Parteien vor 1918, Köln, Kiepenheuer und Witsch, 1973, pp. 56-80. ↵
Gerhard A. Ritter, Wahlgeschichtliches Arbeitsbuch. Materialien zur Statistik des Kaiserreichs 1871-1918, München, Beck, 1980, p. 42. ↵
Stanley Suval, Electoral Politics in Wilhelmine Germany, Chapel Hill (NC), University of North Carolina Press, 1985; Margaret L. Anderson, Practicing Democracy. Elections and Political Culture in Imperial Germany, Princeton, Princeton University Press, 2000. ↵
Kurt Koszyk, Deutsche Presse im 19. Jahrhundert. Geschichte der deutschen Presse, vol. II, Berlin, Colloquium Verlag, 1966. ↵
Richard J. Evans (a cura di), Kneipengespräche im Kaiserreich. Die Stimmungsberichte der Hamburger Politischen Polizei 1892-1914, Reinbek, Rowohlt, 1989. ↵
Per una breve esposizione introduttiva, cfr. Hans-Ulrich Wehler, Deutsche Gesellschaftsgeschichte, cit., vol. III, pp. 961-65; per informazioni più approfondite, cfr.Hagen, William W., Germans, Poles, and Jews. The Nationality Conflict in the Prussian East, 1772-1914, Chicago, University of Chicago Press, 1980. ↵
Richard J. Evans (a cura di), Kneipengespräche, cit., pp. 361-83. ↵
Volker R. Berghahn, Der Tirpitz-Plan. Genesis und Verfall einer innenpolitischen Krisenstrategie unter Wilhelm II, Düsseldorf, Droste, 1971. ↵
Per una recente ed equilibrata analisi della personalità e dell’ascendente del Kaiser, cfr. Christopher Clark, Kaiser Wilhelm II, London, Longman, 2000. ↵
Geoffrey Hosking, Russia. People and Empire 1552-1917, London, Fontana Press, 1997. ↵
George L. Mosse, La nazionalizzazione delle masse. Simbolismo politico e movimenti di massa in Germania dalle guerre napoleoniche al Terzo Reich, trad. it. di Livia De Felice, Bologna, il Mulino, 1975. ↵
Alan Milward e Samuel B. Saul, Storia economica dell’Europa continentale, 1850-1914, trad. it. di Emanuele Barie, Bologna, il Mulino, 1979, p. 20. ↵
Per un’esposizione generale, cfr. Hubert Kiesewetter, Industrielle Revolution in Deutschland 1815-1914, Frankfurt am Main, Suhrkamp, 1989. ↵
Volker Ullrich, Die nervöse Grossmacht 1871-1918. Aufstieg und Untergang des deutschen Kaiserreichs, Frankfurt am Main, Fischer, 1997; Joachim Radkau, Das Zeitalter der Nervosität. Deutschland zwischen Bismarck und Hitler, München, Hanser, 1998. ↵
August Nitschke et al. (a cura di), Jahrhundertwende. Der Aufbruch in die Moderne 1880-1930, 2 voll., Reinbek, Rowohlt, 1990. ↵
Per una discussione su questi argomenti, cfr. David Blackbourn e Geoff Eley, The Peculiarities of German History, cit. ↵
Peter J.G. Pulzer, The Rise of Political Anti-Semitism in Germany and Austria, New York, Harvard University Press, 1964, pp. 112-13; Rosemarie LeuschenSeppel, Sozialdemokratie und Antisemitismus im Kaiserreich. Die Auseinandersetzung der Partei mit den konservativen und völkischen Strömungen des Antisemitismus 1871-1914, Bonn, Neue Gesellschaft, 1978, pp. 140-42; Richard S. Levy, The Downfall of the Anti-Semitic Political Parties in Imperial Germany, New Haven, Yale University Press, 1975. Cfr. anche l’innovativo studio di Paul W. Massing, Rehearsal for Destruction, New York, Harper, 1949. ↵
Si è utilizzata qui l’efficace distinzione di Marion Kaplan tra assimilazione, che comporta una perdita completa dell’identità culturale, e acculturazione, che implica invece la creazione di una doppia identità all’interno di un ambiente multiculturale. Cfr. Marion A. Kaplan, The Acculturation, Assimilation, and Integration of Jews in Imperial Germany, in «Year Book of the Leo Baeck Institute», 27, 1982, pp. 3-35. ↵
Till van Rahden, Juden und andere Breslauer. Die Beziehungen zwischen Juden, Protestanten und Katholiken in einer deutschen Grossstadt von 1860 bis 1925, Göttingen, Vandenhoeck & Ruprecht, 2000, pp. 147-49; Peter J.G. Pulzer, Jews and the German State. The Political History of a Minority, 1848-1933, Oxford, Blackwell, 1992, pp. 6-7; Shulamit Volkov, Die Juden in Deutschland 1780-1918, München, Oldenbourg, 1994; Usiel O. Schmelz, Die demographische Entwicklung der Juden in Deutschland von der Mitte des 19. Jahrhunderts bis 1933, in «Bulletin des Leo Baeck Instituts», 83, 1989, pp. 15-62, alle pp. 39-41; Jacob Toury, Soziale und politische Geschichte der Juden in Deutschland 1847-1871. Zwischen Revolution, Reaktion und Emanzipation, Düsseldorf, Droste, 1977, p. 60; Monika Richarz, Jüdisches Leben in Deutschland, vol. II, Selbstzeugnisse zur Sozialgeschichte im Kaiserreich, Stuttgart, Deutsche Verlags-Anstalt, 1979, pp. 16-17; Anthony Kauders, German Politics and the Jews. Düsseldorf and Nuremberg 1910-1933, O ↵
Peter J.G. Pulzer, Jews and the German State, cit., pp. 106-20. ↵
Dietz Bering, The Stigma of Names. Antisemitism in German Daily Life, 1812-1933, Cambridge, Polity, 1992. ↵
Peter J.G. Pulzer, Jews and the German State, cit., pp. 5, 11. ↵
Niall Ferguson, The World’s Banker. The History of the House of Rothschild, London, Weidenfeld & Nicolson, 1998; Fritz Stern, L’oro del Reich. Bismarck e i suoi banchieri, trad. it. di Davide e Giuseppina Panzieri, Milano, Mondadori, 1989. ↵
Robert Gellately, The Politics of Economic Despair. Shopkeepers and German Politics, 1890-1914, London, Sage, 1974, pp. 42-43; Monika Richarz, Jüdisches Leben in Deutschland, cit., vol. II, pp. 17, 23-35. ↵
Idem, pp. 31-34. ↵
Peter J.G. Pulzer, Jews and Nation-Building in Germany 1815-1918, in «Year Book of the Leo Baeck Institute», 41, 1996, pp. 199-214. ↵
Cfr. soprattutto Werner E. Mosse, Gli ebrei e l’economia tedesca. Storia di una élite economica, 1820-1935, trad. it. di Marco Cupellare e Giovanni Arganese, Bologna, il Mulino, 1990, e The German-Jewish Economic Elite 1820-1935. A Socio-Cultural Profile, Oxford, Clarendon, 1989, che sono non solo due pregevoli opere di ricerca, ma anche un omaggio venato di nostalgia ai risultati del gruppo sociale cui Mosse stesso apparteneva per nascita. ↵
Peter J.G. Pulzer, The Rise of Political Anti-Semitism, cit., pp. 94-101, 113; Shulamit Volkov, Jüdisches Leben und Antisemitismus im 19. und 20. Jahrhundert, München, Beck, 1990. ↵
Su Böckel e sul movimento antisemita più in generale cfr. David Peal, Antisemitism by Other Means? The Rural Cooperative Movement in Late 19th Century Germany, in Herbert A. Strauss (a cura di), Hostages of Modernization. Studies on Modern Antisemitism 1870-1933/39: Germany - Great Britain - France, Berlin - New York, Walter de Gruyter, 1993, pp. 128-49; James N. Retallack, Notables of the Right. The Conservative Party and Political Mobilization in Germany, 1876-1918, London, Unwin Hyman, 1988, in particolare pp. 91-99; Hans-Jürgen Puhle, Agrarische Interessenpolitik und preussischer Konservativismus im wilhelminischen Reich 1893-1914. Ein Beitrag zur Analyse des Nationalismus in Deutschland am Beispiel des Bundes der Landwirte und der Deutsch-Konservativen Partei, Hannover, Verlag für Literatur und Zeitgeschehen, 1967, in particolare pp. 111-40. ↵
Peter J.G. Pulzer, The Rise of Political Anti-Semitism, cit., pp. 53-55, 116; Hans-Ulrich Wehler, Deutsche Gesellschaftsgeschichte, cit., vol. III, pp. 924-34; Thomas Nipperdey, Deutsche Geschichte 1866-1918, vol. II, Machtstaat vor der Demokratie, München, Beck, 1992, pp. 289-311. ↵
Jacob Katz, From Prejudice to Destruction. Anti-Semitism, 1700-1933, Cambridge (MA), Harvard University Press, 1980, rimane un’esposizione generale di importanza fondamentale. Sull’antisemitismo di matrice cattolica in Germania, cfr. Olaf Blaschke, Katholizismus und Antisemitismus im Deutschen Kaiserreich, Göttingen, Vandenhoeck & Ruprecht, 1997; Helmut Walser Smith, The Learned and the Popular Discourse of Anti-Semitism in the Catholic Milieu in the Kaiserreich, in «Central European History», 27, 1994, pp. 315-28. Werner Jochmann, Gesellschaftskrise und Judenfeindschaft in Deutschland 1870-1945, Hamburg, Christians, 1988, offre un buon capitolo introduttivo (pp. 30-98). James F. Harris, The People Speak! Anti-Semitism and Emancipation in Nineteenth-Century Bavaria, Ann Arbor, University of Michigan Press, 1994, tratta con troppa superficialità i fattori socioeconomici: la storia dell’antisemitismo non può essere considerata soltanto come l’impatto, in tal caso inspiegabile, di una dottrina avulsa dal contesto. ↵
Wilhelm Marr, Vom jüdischen Kriegsschauplatz. Eine Streitschrift, Bern, 1879, p. 19, citato in Peter J.G. Pulzer, The Rise of Political Anti-Semitism, cit., p. 50. Cfr. anche Wilhelm Marr, Der Sieg des Judentums über das Germanentum vom nicht konfessionellen Standpunkt ausbetrachtet, Berlin, 1873. ↵
Moshe Zimmermann, Wilhelm Marr. The Patriarch of Anti-Semitism, New York, Oxford University Press, 1986, pp. 89, 150-51, 154; Daniela KasischkeWurm, Antisemitismus im Spiegel der Hamburger Presse während des Kaiserreichs (1884-1914), Hamburg, LIT, 1997, pp. 240-46. ↵
Idem, pp. 77. ↵
Hans-Ulrich Wehler, Deutsche Gesellschaftsgeschichte, cit., vol. III, pp. 925-29. ↵
Richard J. Evans (a cura di), Kneipengespräche, cit., pp. 317. ↵
Idem, pp. 313-21. ↵
Rosemarie Leuschen-Seppel, Sozialdemokratie und Antisemitismus im Kaiserreich, cit., in particolare pp. 36, 96, 100, 153, 171; Richard J. Evans (a cura di), Kneipengespräche, cit., pp. 302-06, 318-19. La stessa argomentazione, formulata a titolo di risposta alle radicali affermazioni di Daniel J. Goldhagen in I volonterosi carnefici di Hitler. I tedeschi comuni e l’Olocausto, trad. it. di Enrico Basaglia, Milano, Mondadori, 1997, è trattata con maggiori approfondimenti in Richard J. Evans, Rereading German History, cit., pp. 119-44. ↵
Stefan Scheil, Die Entwicklung des politischen Antisemitismus in Deutschland zwischen 1881 und 1912. Eine wahlgeschichtliche Untersuchung, Berlin, Duncker & Humblot, 1999. ↵
Cfr. soprattutto James Harris, The People Speak!, cit., e Helmut Walser Smith, The Butcher’s Tale. Murder and Anti-Semitism in a German Town, New York, Norton, 2002, che offre una discussione ricca di particolari, ma attribuisce eccessiva importanza a un’accusa di «omicidio rituale» in una piccola cittadina sperduta della Prussia orientale. Cfr. anche Christoph Nonn, Eine Stadt sucht einen Mörder. Gerücht, Gewalt und Antisemitismus im Kaiserreich, Göttingen, Vandenhoeck & Ruprecht, 2002. Sulle ostili reazioni della stampa a una precedente accusa di omicidio rituale, cfr. Daniela Kasischke-Wurm, Antisemitismus, cit., pp. 175-82. ↵
Per documenti in merito, cfr. David Kertzer, Unholy War. The Vatican’s Role in the Rise of Modern Anti-Semitism, London, Macmillan, 2001, sebbene l’autore sembri dare troppo risalto a questo materiale. Per delle analisi dal punto di vista sociale e culturale dell’antisemitismo cattolico in Germania, che confermano con certezza la sua capillare diffusione, cfr. Olaf Blaschke, Katholizismus und Antisemitismus, cit.; Michael Langer, Zwischen Vorurteil und Aggression: Zum Judenbild in der deutschsprachigen katholischen Volksbildung des 19. Jahrhunderts, Freiburg, Herder, 1994; Walter Zwi Bacharach, Anti-Jewish Prejudices in German-Catholic Sermons, Lewiston (PA), Edwin Mellen Press, 1993; David Blackbourn, Roman Catholics, the Centre Party and Anti-Semitism in Imperial Germany, in Paul Kennedy e Anthony Nicholls (a cura di), Nationalist and Racialist Movements in Britain and Germany before 1914, London, Macmillan, 1981, pp. 106-29. Per un confronto a livello internazionale, cfr. Olaf Blaschke e Aram Mattioli (a cura di), Katholischer Antisemitismus im 19. Jahrhundert. Ursachen und Traditionen im internationalen Vergleich, Zürich, Fussli, 2000. Per le proteste contadine e l’antisemitismo nella comunità cattolica, cfr. Ian Farr, Populism in the Countryside. The Peasant Leagues in Bavaria in the 1890s, in Richard J. Evans (a cura di), Society and Politics in Wilhelmine Germany, cit., pp. 136-59. ↵
Cfr. per esempio Norbert Kampe, Studenten und «Judenfrage» im deutschen Kaiserreich. Die Entstehung einer akademischen Trägerschicht des Antisemitismus, Göttingen, Vandenhoeck & Ruprecht, 1988. ↵
Cfr. per esempio Norbert Kampe, Studenten und «Judenfrage» im deutschen Kaiserreich. Die Entstehung einer akademischen Trägerschicht des Antisemitismus, Göttingen, Vandenhoeck & Ruprecht, 1988. ↵
David Blackbourn, The Politics of Demagogy in Imperial Germany, in David Blackbourn, Populists and Patricians. Essays in Modern German History London, Penguin, 1987, pp. 217-45. ↵
Julius Langbehn, Rembrandt als Erzieher, Leipzig, Hirschfeld, 189138, p. 292 e Der Rembrandtdeutsche. Von einem Wahrheitsfreund, Dresden, Glöss-Verlag, 1892, p. 184, entrambi citati in Peter J.G. Pulzer, The Rise of Political Anti-Semitism, cit., p. 242. Cfr. inoltre Fritz Stern, The Politics of Cultural Despair. A Study in the Rise of the German Ideology, Berkeley, University of California Press, 1961. ↵
Il dramma di Lessing, pubblicato per la prima volta nel 1779, era un appello alla tolleranza religiosa, in primo luogo nei confronti degli ebrei. Per la citazione si veda Cosima Wagner, Die Tagebücher, a cura di Martin Gregor-Dellin e Dietrich Mack, München, Piper, 1977, vol. II, p. 852 (18 dicembre 1881), e pp. 159 e 309; Jacob Katz, The Darker Side of Genius. Richard Wagner’s Anti-Semitism, Hanover (NH), University Press of New England, 1986, è una guida equilibrata a questo controverso argomento. ↵
George L. Mosse, Le origini culturali del Terzo Reich, trad. it. di Francesco Saba-Sardi, Milano, Il Saggiatore, 1984, pp. 131-56; Annette Hein, «Es ist viel “Hitler” in Wagner». Rassismus und antisemitische Deutschtumsideologie in den «Bayreuther Blättern» (1878-1938), Tübingen, Niemeyer, 1996. ↵
Winfried Schüler, Der Bayreuther Kreis von seiner Entstehung bis zum Ausgang der wilhelminischen Ära, Münster, Aschendorff, 1971; Andrea Mork, Richard Wagner als politischer Schriftsteller. Weltanschauung und Wirkungsgeschichte, Frankfurt am Main, Campus Verlag, 1990; Houston Stewart Chamberlain, Die Grundlagen des XIX. Jahrhunderts, 2 voll., München, Bruckmann, 1899; Geoffrey G. Field, Evangelist of Race. The Germanic Vision of Houston Stewart Chamberlain, New York, Columbia University Press, 1981. ↵
Ludwig Woltmann, Politische Anthropologie, a cura di Otto Reche, Leipzig, Eisenach, 1936, citato in George L. Mosse, Le origini culturali del Terzo Reich, cit., pp. 147-50. ↵
Woodruff D. Smith, The Ideological Origins of Nazi Imperialism, New York, Oxford University Press, 1986, pp. 83-111; inoltre Karl Lange, Der Terminus «Lebensraum» in Hitlers Mein Kampf, in «Vierteljahrshefte für Zeitgeschichte» (di seguito «VfZ»), 13, 1965, pp. 426-37. ↵
Paul Crook, Darwinism, War and History. The Debate over the Biology of War from the Origin of Species to the First World War, Cambridge, Cambridge University Press, 1994, in particolare pp. 30 e 83; Imanuel Geiss (a cura di), July 1914. The Outbreak of the First World War. Selected Documents, London, B.T. Batsford, 1967, p. 22; Holger Afflerbach, Falkenhayn. Politisches Denken und Handeln im Kaiserreich, München, Oldenbourg, 1994; per un’analisi generale della storia e della storiografia del darwinismo sociale tedesco cfr. Richard J. Evans, Rereading German history, cit., pp. 119-44. ↵
Per una panoramica generale cfr. Paul Weindling, Health, Race and German Politics between National Unification and Nazism 1870-1945, Cambridge, Cambrige University Press, 1989 e Peter Weingart et al., Rasse, Blut und Gene. Geschichte der Eugenik und Rassenhygiene in Deutschland, Frankfurt am Main, Suhrkamp, 1992. ↵
Sheila F. Weiss, Race Hygiene and National Efficiency. The Eugenics of Wilhelm Schallmayer, Berkeley, University of California Press, 1987; Richard J. Evans, Rituals of Retribution, cit., pp. 438; Roger Chickering, Imperial Germany and a World without War. The Peace Movement and German Society, 1892-1914, Princeton, Princeton University Press, 1975, pp. 125-29. ↵
L’articolo di Jeremy Noakes, Nazism and Eugenics. The Background to the Nazi Sterilization Law of 4 July 1933, in Roger Bullen et al. (a cura di), Ideas into Politics. Aspects of European History 1880-1950, London, Croom Helm, 1984, pp. 75-94, getta nuova luce sulla questione e rimane uno studio fondamentale su questi pensatori. ↵
Karl Heinz Roth, Schein-Alternativen im Gesundheitswesen: Alfred Grotjahn (1869-1931) – Integrationsfigur etablierter Sozialmedizin und nationalsozialistischer «Rassenhygiene», in Karl Heinz Roth (a cura di), Erfassung zur Vernichtung. Von der Sozialhygiene zum «Gesetz über Sterbehilfe», Berlin, Mabuse, 1984, pp. 31-56; per un’esposizione più generale, cfr. Sheila F. Weiss, The Race Hygiene Movement in Germany, 1904-1945, in Mark B. Adams (a cura di), The Wellborn Science. Eugenics in Germany, France, Brazil, and Russia, New York, Oxford University Press, 1990, pp. 8-68. ↵
Il suo vero nome era Adolf Lanz, ma si faceva chiamare con il più altisonante nome di Jörg Lanz von Liebenfels. Hans-Walter Schmuhl, Rassenhygiene, Nationalsozialismus, Euthanasie. Von der Verhütung zur Vernichtung «lebensunwerten Lebens», 1890-1945, Göttingen, Vandenhoeck & Ruprecht, 1987; Wilfried Daim, Der Mann, der Hitler die Ideen gab. Die sektiererischen Grundlagen des Nationalsozialismus, Wien, VMA-Vertriebsgesellschaft, 1985. ↵
Sheila F. Weiss, The Race Hygiene Movement, cit., pp. 9-11. ↵
Max Weber, Der Nationalstaat und die Volkswirtschaftspolitik, in Max Weber, Gesammelte politische Schriften, a cura di Johannes Winckelmann, Tübingen, Mohr, 19713, p. 23. ↵
Richard Hinton Thomas, Nietzsche in German Politics and Society 1890-1918, Manchester, Manchester University Press, 1983, in particolare pp. 80-95. Per un recente tentativo di valutare l’opera di Nietzsche all’interno di questo contesto generale, cfr. Bernhard H.F. Taureck, Nietzsche und der Faschismus. Ein Politikum, Leipzig, Reclam Verlag, 2000. ↵
Steven F. Aschheim, The Nietzsche Legacy in Germany 1890-1990, Berkeley, University of California Press, 1992. ↵
George L. Mosse, Le origini culturali del Terzo Reich, cit., pp. 253-60; Walter Laqueur, Young Germany. A History of the German Youth Movement, London, Basic Books, 1962; Jürgen Reulecke, «Ich möchte einer werden so wie die…». Männerbünde im 20. Jahrhundert, Frankfurt am Main, Campus, 2001; Wilfried Daim, Der Mann, cit., pp. 71-72. ↵
Alastair Thompson, Left Liberals, the State, and Popular Politics in Wilhelmine Germany, Oxford, Oxford University Press, 2000. ↵
Stefan Breuer, Ordnung der Ungleichheit – die deutsche Rechte im Widerstreit ihrer Ideen 1871-1945, Darmstadt, Wissenschaftliche Buchgesellschaft, 2001, offre un’esposizione per aree tematiche e mette in evidenza (pp. 370-76) come, prima dell’avvento del nazismo, non fosse stato possibile giungere a una sintesi efficace. ↵
Andrew G. Whiteside, The Socialism of Fools. Georg von Schönerer and Austrian Pan-Germanism, Berkeley, University of California Press, 1975, in particolare p. 73. ↵
John W. Boyer, Political Radicalism in Late Imperial Vienna. Origins of the Christian Social Movement, 1848-1897, Chicago, University of Chicago Press, 1981. ↵
Peter J.G. Pulzer, The Rise of Political Anti-Semitism, cit., p. 207. ↵
Brigitte Hamann, Hitler. Gli anni dell’apprendistato, trad. it. di Giuseppina Quattrocchi von Wissmann, Milano, Corbaccio, 1998, pp. 284-306, offre una panoramica completa su Schönerer e altri ideologi viennesi dell’epoca. ↵
Carlile A. Macartney, L’impero degli Asburgo 1790-1918, trad. it. di Clemente Ancona, Milano, Garzanti, 1981, pp. 720-22, 744-45, 753, 767, 920. Peter J.G. Pulzer, The Rise of Political Anti-Semitism, cit., pp. 149-60, 170-74, 206-09; Carl E. Schorske, Vienna fin-de-siècle. Politica e cultura, trad. it. di Riccardo Mainardi, Milano, 1981, pp. 93-155. Paul W. Massing, Rehearsal for Destruction, cit., p. 241; Hellmuth von Gerlach, Von rechts nach links, Hildesheim, Fischer Taschenbuch, 1978, pp. 112-14; Andrew G. Whiteside, Austrian National Socialism before 1918, Den Haag, Nijhoff, 1962. ↵
Woodruff D. Smith, The German Colonial Empire, Chapel Hill (NC), University of North Carolina Press, 1978; Fritz Ferdinand Müller, Deutschland-ZanzibarOstafrika. Geschichte einer deutschen Kolonialeroberung 1884-1890, Berlin, Rütten & Loening, 1990. ↵
Gerhard Weidenfeller, VDA: Verein für das Deutschtum im Ausland. Allgemeiner Deutscher Schulverein (1881-1918). Ein Beitrag zur Geschichte des deutschen Nationalismus und Imperialismus im Kaiserreich, Bern, 1976. ↵
Geoff Eley, Reshaping the German Right. Radical Nationalism and Political Change after Bismarck, New Haven-London, Yale University Press, 1980, p. 366; Roger Chickering, We Men Who Feel Most German. A Cultural Study of the Pan-German League 1886-1914, London, Allen & Unwin, 1984, pp. 24-73; Wilhelm Deist, Flottenpolitik und Flottenpropaganda. Das Nachrichtenbüro des Reichsmarineamts 1897-1914, Stuttgart, Deutsche Verlags-Anstalt, 1976; Richard Owen, Military-Industrial Relations: Krupp and the Imperial Navy Office, in Richard J. Evans (a cura di), Society and Politics in Wilhelmine Germany, cit., pp. 71-89; Marilyn S. Coetzee, The German Army League. Popular Nationalism in Wilhelmine Germany, New York, Oxford University Press, 1990; Richard W. Tims, Germanizing Prussian Poland. The H-K-T Society and the Struggle for the Eastern Marches in the German Empire 1894-1919, New York, Columbia University Press, 1941; Adam Galos et al., Die Hakatisten. Der Deutsche Ostmarkenverein 1894-1934, Berlin. ↵
Roger Chickering, We Men Who Feel Most German, cit., pp. 128, 268-71; Marilyn S. Coetzee, The German Army League, cit., pp. 19-23; Ute Planert, Antifeminismus im Kaiserreich. Diskurs, soziale Formation und politische Mentalität, Göttingen, Vandenhoeck & Ruprecht, 1998, pp. 118-76. ↵
Roger Chickering, We Men Who Feel Most German, cit., pp. 102-21. ↵
Idem, pp. 284-6; Hans-Ulrich Wehler, Deutsche Gesellschaftsgeschichte, cit., vol. III, pp. 1071-81; una selezione di brani tradotti in inglese è disponibile in Roderick Stackelberg e Sally A. Winkle (a cura di), The Nazi Germany Sourcebook. An Anthology of Texts, London, Routledge, 2002, pp. 20-26. ↵
Roger Chickering, We Men Who Feel Most German, cit., pp. 74-97, 284-86. ↵
Idem, pp. 123-32; Klaus Bergmann, Agrarromantik und Grossstadtfeindschaft, Meisenheim, Hain, 1970. ↵
Roger Chickering, We Men Who Feel Most German, cit., pp. 253-91; Geoff Eley, Reshaping the German Right, cit., pp. 316-34; Dirk Stegmann, Die Erben Bismarcks. Parteien und Verbände in der Spätphase des Wilhelminischen Deutschlands. Sammlungspolitik 1897-1914, Köln, Kiepenheuer und Witsch, 1970, pp. 332-48; Fritz Fischer, War of Illusions. German Politics from 1911 to 1914, London, Chatto and Windus, 1975. ↵
Iris Hamel, Völkischer Verband und nationale Gewerkschaft. Der Deutschnationale Handlungsgehilfenverband, 1893-1933, Frankfurt am Main, Europäische Verlagsanstalt, 1967; Ute Planert, Antifeminismus im Kaiserreich, cit., pp. 71-79. ↵
Brani del memorandum e la risposta del Kaiser sono riportati in John Röhl (a cura di), From Bismarck to Hitler, cit., pp. 49-52, e in Roderick Stackelberg e Sally A. Winkle (a cura di), The Nazi Germany Sourcebook, cit., pp. 29-30. ↵
Hartmut Pogge-von Strandmann, Staatsstreichpläne, Alldeutsche und Bethmann Hollweg, in Hartmut Pogge-von Strandmann e Imanuel Geiss, Die Erforderlichkeit des Unmöglichen. Deutschland am Vorabend des ersten Weltkrieges, Frankfurt am Main, Europäische Verlagsanstalt, 1965, pp. 7-45 (il testo delle risposte di Bethmann e del Kaiser è alle pp. 32-39); documenti relativi ai rapporti del Kaiser con Chamberlain sono riportati in John Röhl (a cura di), From Bismarck to Hitler, cit., pp. 41-8. ↵
Hartmut Pogge-von Strandmann, Staatsstreichpläne, Alldeutsche und Bethmann Hollweg, in Hartmut Pogge-von Strandmann e Imanuel Geiss, Die Erforderlichkeit des Unmöglichen. Deutschland am Vorabend des ersten Weltkrieges, Frankfurt am Main, Europäische Verlagsanstalt, 1965, pp. 7-45 (il testo delle risposte di Bethmann e del Kaiser è alle pp. 32-39); documenti relativi ai rapporti del Kaiser con Chamberlain sono riportati in John Röhl (a cura di), From Bismarck to Hitler, cit., pp. 41-8. ↵
Martin Kitchen, The Silent Dictatorship. The Politics of the German High Command under Hindenburg and Ludendorff 1916-1918, London, Croom Helm, 1976. La migliore esposizione generale recente è Roger Chickering, Imperial Germany and the Great War, 1914-1918, Cambridge, Cambridge University Press, 1998. ↵
Il periodo è stato oggetto di moltissimi studi. Orlando Figes, La tragedia di un popolo, cit., è il migliore tra i lavori recenti. ↵
Robert Service, Lenin. A Political Life, 3 voll., London, Macmillan, 1985-95, è la biografia fondamentale. I tentativi di Lenin di promuovere una rivoluzione in Germania risultano più chiari se analizzati attraverso le attività dell’emissario sovietico Karl Radek, cfr. Marie-Luise Goldbach, Karl Radek und die deutsch-sowjetischen Beziehungen 1918-1923, Bonn, Neue Gesellschaft, 1973 e Warren Lerner, Karl Radek. The Last Internationalist, Stanford, Stanford University Press, 1970. ↵
Heinrich August Winkler, Von der Revolution zur Stabilisierung. Arbeiter und Arbeiterbewegung in der Weimarer Republik 1918 bis 1924, Bonn, Diets, 1984, in particolare pp. 114-34 e 468-552. ↵
Per il contesto generale cfr. Arno J. Mayer, Politics and Diplomacy of Peacemaking. Containment and Counterrevolution at Versailles 1918-1919, New York, Alfred A. Knopf, 19692; Oszkár Jászi, Revolution and Counter-Revolution in Hungary, London, S. King and Son, 1924, è un resoconto degli eventi redatto all’epoca stessa in cui ebbero luogo. ↵
«Berliner Tageblatt», 1° agosto 1918, citato in David Welch, Germany. Propaganda and Total War, 1914-1918. The Sins of Omission, London, Athlone, 2000, p. 241. Cfr. inoltre Aribert Reimann, Der grosse Krieg der Sprachen. Untersuchungen zur historischen Semantik in Deutschland und England zur Zeit des Ersten Weltkriegs, Essen, Klartext, 2000. ↵
La migliore e sintetica esposizione degli eventi realizzata di recente è Roger Chickering, Imperial Germany and the Great War, cit. pp. 178-91. ↵
David Welch, Germany, cit., pp. 241-42; Wilhelm Deist, Censorship and Propaganda in Germany during the First World War, in Jean-Jacques Becker e Stéphane Audoin-Rouzeau (a cura di), Les Sociétés européennes et la guerre de 1914-1918, Paris-Nanterre, Université de Nanterre, 1990, pp. 199-210; Alice Goldfarb Marquis, Words as Weapons. Propaganda in Britain and Germany during the First World War, in «Journal of Contemporary History», 13, 1978, pp. 467-98. ↵
Fritz Fischer, Assalto al potere mondiale. La Germania nella guerra 1914-1918, trad. it. a cura di Enzo Collotti, Torino, Einaudi, 1965. ↵
Bullitt Lowry, Armistice 1918, Kent (OH), The Kent State University Press, 1996; Hugh Cecil e Peter Liddle (a cura di), At the Eleventh Hour. Reflections, Hopes and Anxieties at the Closing of the Great War, 1918, Barnsley, Pen & Sword, 1998. ↵
Stenographischer Bericht über die öffentlichen Verhandlungen des 15. Untersuchungsausschusses der verfassungsgebenden Nationalversammlung, vol. II, Berlin, 1920, 18 novembre 1919, pp. 700-01. Cfr. anche Erich Ludendorff, Kriegführung und Politik, Berlin, Mittler, 1922, e Paul von Hindenburg, Aus meinem Leben, Leipzig, Hirzel, 1920, p. 403. Per un testo più generale, Friedrich Freiherr Hiller von Gaertringen, «Dolchstoss-Diskussion» und «Dolchstosslegende» im Wandel von vier Jahrzehnten, in Waldemar Besson e Friedrich Freiherr Hiller von Gaertringen (a cura di), Geschichts-und Gegenwartsbewusstsein, Göttingen, Vandenhoeck & Ruprecht, 1963, pp. 122-60. Inoltre, per studi più recenti, Jeffrey Verhey, The Spirit of 1914. Militarism, Myth and Mobilization in Germany, Cambridge, Cambridge University Press, 2000, pp. 219-23, e Roger Chickering, Imperial Germany and the Great War, cit. pp. 189-91. ↵
William II, My Memoirs 1878-1918, London, Cassel & Co., 1922, pp. 282-83. Per un discorso più generale, cfr. Wilhelm Deist, The Military Collapse of the German Empire. The Reality Behind the Stab-in-the-Back Myth, in «War in History», 3, 1996, pp. 186-207. ↵
Friedrich Ebert, Schriften, Aufzeichnungen, Reden, 2 voll., Dresden, Reissner, 1936, vol. II, p. 127; Ebert prosegue dando la colpa della sconfitta alla «superiorità di uomini ed equipaggiamenti del nemico» (p. 127). ↵
Gerhard Ritter e Susanne Miller (a cura di), La rivoluzione tedesca 1918-1919, trad. it. di E. Bernasconi, Milano, Feltrinelli, 1969, è un’ottima raccolta di documenti; Francis L. Carsten, La rivoluzione nell’Europa centrale, 1918-1919, trad. it. di Michelangelo Spada, Milano, Feltrinelli, 1978, offre un’accurata narrazione degli eventi. ↵
Fra i numerosi testi disponibili sull’argomento, cfr. Harold Temperley (a cura di), A History of the Peace Conference of Paris, 6 voll., London, Hodder & Stoughton, 1920-24, e Manfred F. Boemeke et al. (a cura di), The Treaty of Versailles. A Reassessment after 75 Years, Washington (DC), Cambridge University Press, 1998. Quest’ultimo è una raccolta di articoli di vari studiosi pubblicata in occasione dell’ottantesimo anniversario della fine della guerra. ↵
Arno J. Mayer, Politics and Diplomacy of Peacemaking, cit. ↵
Arthur S. Link (a cura di), The Papers of Woodrow Wilson, 69 voll., Princeton, Princeton University Press, 1984, vol. XL, pp. 534-39; Lloyd F. Ambrosius, Wilsonian Statecraft. Theory and Practice of Liberal Internationalism during World War I, Wilmington (DE), Scholarly Resources, 1991; Thomas J. Knock, To End All Wars. Woodrow Wilson and the Quest for a New World Order, New York-Oxford, Oxford University Press, 1992 e Arthur Walworth, Wilson and his Peacemakers. American Diplomacy at the Paris Peace Conference, 1919, New York, Norton, 1986. ↵
Heinrich August Winkler, Von der Revolution zur Stabilisierung, cit., pp. 94-95; Francis Carsten, La rivoluzione nell’Europa centrale, cit., pp. 267-83. ↵
John Horne e Alan Kramer, German Atrocities 1914. A History of Denial, London-New Haven, Yale University Press, 2001, pp. 345-55, 446-50; Gerd Hankel, Die Leipziger Prozesse. Deutsche Kriegsverbrechen und ihre strafrechtliche Verfolgung nach dem Ersten Weltkrieg, Hamburg, Hamburger Edition, 2003. ↵
Bruce Kent, The Spoils of War. The Politics, Economics and Diplomacy of Reparations 1918-1932, Oxford, Clarendon, 1989. ↵
Alan Sharp, The Versailles Settlement. Peacekeeping in Paris, 1919, London, Basingstoke, 1991. ↵
Fritz Fischer, Assalto al potere mondiale, cit. ↵
Per una buona difesa dei trattati, cfr. Margaret Macmillan, Peacemakers, cit. ↵
Testimonianza di Theodore Abel (in seguito TA) 114, in Peter H. Merkl, Political Violence under the Swastika. 581 Early Nazis, Princeton, Princeton University Press, 1975, p. 191. ↵
TA 334, in idem, pp. 192-93. ↵
TA 248, in idem, pp. 194-95. ↵
Cfr. il fondamentale studio, considerato ormai un classico, di Fritz Fischer, Assalto al potere mondiale, cit. ↵
Geoff Eley, Reshaping the German Right, cit., pp. 333, 339-42; Dirk Stegmann, Zwischen Repression und Manipulation. Konservative Machteliten und Arbeiter-und Angestelltenbewegung 1910-1918. Ein Beitrag zur Vorgeschichte der DAP/NSDAP, in «Archiv für Sozialgeschichte», 12, 1972, pp. 351-432. ↵
Heinz Hagenlücke, Die deutsche Vaterlandspartei. Die nationale Rechte am Ende des Kaiserreiches, Düsseldorf, Droste, 1997; Jeffrey Verhey, The Spirit of 1914, cit. pp. 178-85; George L. Mosse, Le origini culturali del Terzo Reich, cit., pp. 332-44. ↵
Ernst Jünger, Tempeste d’acciaio, trad. it. di Gisela Jaager-Grassi, Pordenone, Studio Tesi, 1990. ↵
Richard Bessel, Germany after the First World War, Oxford, Clarendon Press, 1993, pp. 256-61. ↵
Theodore Abel, Why Hitler Came to Power, Cambridge (MA), Harvard University Press, 1986, p. 21, che cita il «Frankfurter Zeitung», 27 novembre 1918. ↵
Citato in Theodore Abel, Why Hitler Came to Power, cit., p. 24, testimonianza 4.3.4 e 2.3.2. ↵
Idem, p. 26, che cita la testimonianza 4.1.2. ↵
TA 199, in Peter Merkl, Political Violence under the Swastika, cit. p. 167. ↵
Testimonianza 2.8.5, in Theodore Abel, Why Hitler Came to Power, cit., p. 27-28. ↵
Christoph Jahr, Gewöhnliche Soldaten. Desertion und Deserteure im deutschen und britischen Heer 1914-1918, Göttingen, Vandenhoeck & Ruprecht, 1998; Benjamin Ziemann, Fahnenflucht im deutschen Heer 1914-1918, in «Militärgeschichtliche Mitteilungen», 55, 1996, pp. 93-130. ↵
Wolfgang Kruse, Krieg und Klassenheer. Zur Revolutionierung der deutschen Armee im Ersten Weltkrieg, in «Geschichte und Gesellschaft», 22, 1996, pp. 530-61. ↵
Peter Merkl, Political Violence under the Swastika, cit., pp. 152-72. ↵
Robert W. Whalen, Bitter Wounds. German Victims of the Great War, 1914-1939, Ithaca (NY), Cornell University Press, 1984; Deborah Cohen, The War Come Home. Disabled Veterans in Britain and Germany, 1914-1918, Berkeley, University of California Press, 2001; Richard Bessel, Germany, cit., pp. 274-79. ↵
Volker R. Berghahn, Der Stahlhelm. Bund der Frontsoldaten 1918-1935, Düsseldorf, Droste, 1966, pp. 13-26, 105-06, 286. Una selezione di brani tratti da «Stahlhelm und Staat», 8 maggio 1927, è disponibile in traduzione in Anton Kaes et al. (a cura di), The Weimar Republic Sourcebook, Berkeley, University of California Press, 1994, pp. 339-40. ↵
Richard Bessel, Germany, cit. pp. 283-84; inoltre, Ulrich Heinemann, Die verdrängte Niederlage. Politische Öffentlichkeit und Kriegsschuldfrage in der Weimarer Republik, Göttingen, Vandenhoeck & Ruprecht, 1983. ↵
Ute Frevert, Die kasernierte Nation, cit.; Geoff Eley, Army, State and Civil Society, in Geoff Eley, From Unification to Nazism, cit., pp. 85-109; per un discorso più generale, cfr. Volker R. Berghahn (a cura di), Militarismus, cit. ↵
Richard J. Evans (a cura di), Kneipengespräche, cit., pp. 31-32, 339. ↵
Richard Bessel, Germany, cit., pp. 256-70. ↵
Sebastian Haffner, Storia di un tedesco. Un ragazzo contro Hitler dalla Repubblica di Weimar all’avvento del Terzo Reich, trad. it. di Claudio Groff, Milano, Garzanti, 2003, p. 15-19. ↵
Michael Wildt, Generation des Unbedingten. Das Führungskorps des Reichssicherheitshauptamtes, Hamburg, Hamburger Edition, 2002, pp. 41-52. ↵
Volker R. Berghahn, Der Stahlhelm, cit., in particolare pp. 65-66; Karl Rohe, Das Reichsbanner Schwarz Rot Gold. Ein Beitrag zur Geschichte und Struktur der politischen Kampfverbände zur Zeit der Weimarer Republik, Düsseldorf, Droste, 1966; Kurt G.P. Schuster, Der Rote Frontkämpferbund 1924-1929. Beiträge zur Geschichte und Organisationsstruktur eines politischen Kampfbundes, Düsseldorf, Droste, 1975. ↵
James M. Diehl, Paramilitary Politics in Weimar Germany, Bloomington, Indiana University Press, 1977, è un’ottima guida al sottobosco delle formazioni paramilitari. Cfr. inoltre Martin Sabrow, Der Rathenaumord. Rekonstruktion einer Verschwörung gegen die Republik von Weimar, München, Oldenbourg, 1994 per un’eccellente indagine sul mondo dei cospiratori armati. ↵
Erhard Lucas, Märzrevolution im Ruhrgebiet, 3 voll., Frankfurt am Main, Roter Stern, 1970-78, è un resoconto politicamente schierato; più equilibrato, ma meno ricco di particolari è invece George Eliasberg, Der Ruhrkrieg von 1920, Bonn, Neue Gesellschaft, 1974. ↵
Il principale studio su questo filone letterario è di Klaus Theweleit, Fantasie virili, trad. it. di Giuseppe Cospito, Milano, Il Saggiatore, 1997; per alcune riserve cfr. Richard J. Evans, Rereading, cit., pp. 115-18. ↵
Il miglior studio in inglese sui Freikorps rimane Robert G.L. Waite, Vanguard of Nazism. The Free Corps Movement in Postwar Germany 1918-1923, Cambridge (MA), Harvard University Press, 1952. Cfr. inoltre Hagen Schulze, Freikorps und Republik 1918-1920, Boppard am Rhein, Boldt, 1969 e Emil J. Gumbel, Verschwörer. Zur Geschichte und Soziologie der deutschen nationalistischen Geheimbünde 1918-1924, Heidelberg, Verlag Das Wunderhorn, 1979. ↵
Volker Ullrich, Der ruhelose Rebell. Karl Plättner 1893-1945. Eine Biographie, München, Beck, 2000; Manfred Gebhardt, Max Hölz. Wege und Irrwege eines Revolutionärs, Berlin, Verlag Neues Leben, 1983. ↵
Citato in Heinrich August Winkler, Von der Revolution zur Stabilisierung, cit., p. 39; cfr. anche l’utile studio di Dieter Dowe e Peter-Christian Witt, Friedrich Ebert 1871-1925. Vom Arbeiterführer zum Reichspräsidenten, Bonn, Forschungsinstitut der Friedrich-Ebert-Stiftung, Historisches Forschungszentrum, 1987, e il catalogo di Walter Mühlhausen, Friedrich Ebert. Sein Leben, sein Werk, seine Zeit, Heidelberg, Kehrerm, 1999. È rimasta incompleta l’esauriente biografia di Georg Kotowski, Friedrich Ebert. Eine politische Biographie, vol. I, Der Aufstieg eines deutschen Arbeiterführers 1871 bis 1917, Wiesbaden, Steiner, 1963. ↵
Anthony J. Nicholls, Weimar and the Rise of Hitler, London, Macmillan, 20004, è una breve, ma affidabile guida a questi eventi. Fra i recenti studi generali di storia politica, cfr. Hans Mommsen, The Rise and Fall of Weimar Democracy, Chapel Hill (NC), University of North Carolina Press, 1996 e Heinrich August Winkler, La Repubblica di Weimar 1918-1933. Storia della prima democrazia tedesca, trad. it. di Michele Sampaolo, Roma, Donzelli, 1998. ↵
Su questo punto, cfr. Theodor Eschenburg, Die improvisierte Demokratie, München, Piper, 1963. Altri studi tradizionali ancora di attualità comprendono la vivace narrazione di Erich Eyck, Storia della Repubblica di Weimar, trad. it. di Enzo Collotti e Lullina Baglioni Terni, Torino, Einaudi, 19826, un’esposizione da un punto di vista liberale, e i due volumi del socialista Arthur Rosenberg, Origini della Repubblica di Weimar, ed. it. a cura di Leonardo Paggi, Firenze, Sansoni, 1972 e Storia della Repubblica di Weimar, trad. it. di Leonardo Paggi, Firenze, Sansoni, 1972, entrambi zeppi di tesi provocatorie e polemiche, soprattutto in merito agli elementi di continuità con l’Impero guglielmino. ↵
Heinrich Hannover e Elisabeth Hannover-Drück, Politische Justiz 1918-1933, Frankfurt am Main, Fischer Bucherei, 1966, pp. 76-77, 89. ↵
Per altre e diverse opinioni sull’articolo 48, cfr. Anthony Nicholls, Weimar and the Rise of Hitler, cit., pp. 36-7; Detlev J.K. Peukert, La Repubblica di Weimar. Anni di crisi della modernità classica, trad. it. di Enzo Grillo, Torino, Bollati Boringhieri, 1996, pp. 52-55; Harald Boldt, Der Artikel 48 der Weimarer Reichsverfassung. Sein historischer Hintergrund und seine politische Funktion, in Michael Stürmer (a cura di), Die Weimarer Republik. Belagerte Civitas, Königstein im Taunus, Athenaeum, 1980, pp. 288-309. Ernst Rudolf Huber, Deutsche Verfassungsgeschichte seit 1789, voll. V-VII, Stuttgart, Kohlhammer, 1978-84, è uno studio generale fondamentale sulla costituzione di Weimar; cfr. inoltre Reinhard Rürup, Entstehung und Grundlagen der Weimarer Verfassung, in Eberhard Kolb (a cura di), Vom Kaiserreich zur Weimarer Republik, Köln, Kiepenheuer und Witsch, 1972, pp. 218-43. L’abuso dell’articolo 48 da parte di Ebert venne criticato già dai suoi contemporanei: Gerhard Schulz, Artikel 48 in politisch-historischer Sicht, in Ernst Fraenkel (a cura di), Der Staatsnotstand, Berlin, Colloquium, 1965, pp. 39-71. Ludwig Richter, Das präsidiale Notverordnungsrecht in den ersten Jahren der Weimarer Republik. Friedrich Ebert und die Anwendung des Artikels 48 der Weimarer Reichsverfassung, in Eberhard Kolb (a cura di), Friedrich Ebert als Reichspräsident. Amtsführung und Amtsverständnis, München, Oldenbourg, 1997, pp. 207-58, è un tentativo di difesa dell’operato di Ebert. ↵
Dieter Dowe e Peter-Christian Witt, Friedrich Ebert 1871-1925, cit., pp. 155-57. ↵
Werner Birkenfeld, Der Rufmord am Reichspräsidenten. Zu Grenzformen des politischen Kampfes gegen die frühe Weimarer Republik 1919-1925, in «Archiv für Sozialgeschichte», 15, 1965, pp. 453-500. ↵
Heinrich August Winkler, Der Schein der Normalität. Arbeiter und Arbeiterbewegung in der Weimarer Republik 1924 bis 1930, Bonn, Dietz, 1985, pp. 231-34. ↵
Victor Klemperer, Leben sammeln, nicht fragen wozu und warum, vol. II, Tagebücher 1925-1932, Berlin, Aufbau, 1996, 14 maggio 1925, p. 56. ↵
John W. Wheeler-Bennett, Hindenburg. The Wooden Titan, London, Macmillan and Co., 1936, pp. 250-51. Il ritratto straordinariamente acuto e accurato di Wheeler-Bennett è basato su lunghe conversazioni con collaboratori di Hindenburg e con molti esponenti politici conservatori della Germania del tempo, con i quali Wheeler-Bennett era in buoni rapporti personali data la sua posizione di gentiluomo inglese proprietario di un allevamento di cavalli nella Germania del nord. Cfr. inoltre Walter Hubatsch, Hindenburg und der Staat. Aus den Papieren des Generalfeldmarschalls und Reichspräsidenten von 1878 bis 1934, Göttingen, Muster-Schmidt, 1966. ↵
Andreas Dorpalen, Hindenburg and the Weimar Republic, Princeton, Princeton University Press, 1964, considera Hindenburg un personaggio distante dalla politica, ma che vi si trovò coinvolto controvoglia in virtù del mito che incarnava. ↵
Anthony Nicholls, Weimar and the Rise of Hitler, cit., pp. 39-40; Jürgen W. Falter, Hitlers Wähler, München, Beck, 1991, pp. 130-35. ↵
Cfr. il fondamentale saggio di Gerhard A. Ritter, Kontinuität und Umformung des deutschen Parteiensystems 1918-1920, in Eberhard Kolb (a cura di), Vom Kaiserreich zur Weimarer Republik, cit., pp. 218-43. ↵
Vernon L. Lidtke, The Alternative Culture. Socialist Labor in Imperial Germany, New York, Oxford University Press, 1985. ↵
Horstwalter Heitzer, Der Volksverein für das katholische Deutschland im Kaiserreich 1890-1918, Mainz, Matthias-Grünewald, 1979; Gotthard Klein, Der Volksverein für das katholische Deutschland 1890-1933. Geschichte, Bedeutung, Untergang, Paderborn, Schöningh, 1996; Dirk Müller, Arbeiter, Katholizismus, Staat. Der Volksverein für das katholische Deutschland und die katholischen Arbeiterorganisationen in der Weimarer Republik, Bonn, Dietz, 1996; Doris Kaufmann, Katholisches Milieu in Münster 1928-1933, Düsseldorf, Schwann, 1984. ↵
Wilhelm L. Guttsman, Workers’ Culture in Weimar Germany. Between Tradition and Commitment, Oxford, Berg Publishers, 1990. ↵
Lynn Abrams, Workers Culture in Imperial Germany. Leisure and Recreation in the Rhineland and Westphalia, London, Harper Collins, 1992. ↵
Karl Dietrich Bracher et al., Die nationalsozialistische Machtergreifung, cit., vol. I, pp. 41, 58-59, che menziona la previsione di Max Weber in questo senso. ↵
Karl Dietrich Bracher, Die Auflösung der Weimarer Republik, cit., pp. 21-27, 64-95. ↵
Cfr. Ernst Rudolf Huber, Deutsche Verfassungsgeschichte seit 1789, cit., vol. VI, p. 133, nonché la discussione in Eberhard Kolb, The Weimar Republic, London, Unwin Hyman, 1988, pp. 150-51. Per una critica del sistema elettorale proporzionale, cfr. in particolare Eberhard Schanbacher, Parlamentarische Wahlen und Wahlsystem in der Weimarer Republik. Wahlgesetzgebung und Wahlreform im Reich und in den Ländern, Düsseldorf, Droste, 1982. Jürgen W. Falter, Hitlers Wähler, cit., pp. 126-35, contiene alcune ipotesi ben fondate che, nel complesso, contribuiscono al giudizio negativo. ↵
Christoph Gusy, Die Weimarer Reichsverfassung, Tübingen, Mohr Siebeck, 1997, pp. 97-8. ↵
Cfr. gli elenchi forniti a corredo di Hagen Schulze, La Repubblica di Weimar. La Germania del 1917-1933, trad. it. di Alessandro Roveri, Bologna, il Mulino, 1987. ↵
Cfr. per esempio Klaus Reimer, Rheinlandfrage und Rheinlandbewegung (1918-1933). Ein Beitrag zur Geschichte der regionalistischen Bewegung in Deutschland, Frankfurt am Main, Lang, 1979. ↵
Anthony Nicholls, Weimar and the Rise of Hitler, cit., pp. 33-36, esagera i problemi che ne derivarono. Per quanto riguarda la Prussia, cfr. Hagen Schulze, Otto Braun oder Preussens demokratische Sendung, Frankfurt am Main, Propyläen, 1977; Dietrich Orlow, Weimar Prussia 1918-1925. The Unlikely Rock of Democracy, Pittsburgh, University of Pittsburg Press, 1986; Hans-Peter Ehni, Bollwerk Preussen? Preussen-Regierung, Reich-Länder-Problem und Sozialdemokratie 1928-1932, Bonn, Neue Gesellschaft, 1975. ↵
Per informazioni dettagliate cfr. Alfred Milatz, Wähler und Wahlen in der Weimarer Republik, Bonn, Bundeszentrale für politische Bildung, 1965, e Jürgen W. Falter et al., Wahlen und Abstimmungen in der Weimarer Republik. Materialien zum Wahlverhalten 1919-1933, München, Beck, 1986. ↵
Hagen Schulze, La Repubblica di Weimar, cit., materiale a corredo. ↵
Heinrich August Winkler, Von der Revolution zur Stabilisierung, cit.; Heinrich August Winkler, Der Schein der Normalität, cit.; Heinrich August Winkler, Der Weg in die Katastrophe. Arbeiter und Arbeiterbewegung in der Weimarer Republik 1930 bis 1933, Bonn, Dietz, 1987 offre un’esposizione esauriente e approfondita prendendo le parti dei socialdemocratici. Aspre critiche, invece, in Karl Dietrich Bracher et al., Die nationalsozialistische Machtergreifung, vol. I, cit., pp. 58-59; in Richard N. Hunt, German Social Democracy 1918-1933, New Haven, Yale University Press, 1964, in particolare pp. 241-59, viene messa in evidenza la maggiore moderazione del partito a mano a mano che esso «invecchiava». ↵
Larry E. Jones, German Liberalism and the Dissolution of the Weimar Party System, 1918-1933, Chapel Hill (NC), University of North Carolina Press, 1988, pp. 67-80. ↵
Erich Matthias e Rudolf Morsey, Die Deutsche Staatspartei, pp. 31-54, in Erich Matthias e Rudolf Morsey (a cura di), Das Ende der Parteien 1933. Darstellungen und Dokumente, Düsseldorf, Droste, 1960, pp. 29-97; Werner Schneider, Die Deutsche Demokratische Partei in der Weimarer Republik. 1924-1930, München, Fink, 1978; James Diehl, Paramilitary Politics in Weimar Germany, cit., pp. 269-76; Larry E. Jones, German Liberalism, cit., p. 369-74; Klaus Hornung, Der Jungdeutsche Orden, Düsseldorf, Droste, 1958. ↵
Detlef Junker, Die Deutsche Zentrumspartei und Hitler. Ein Beitrag zur Problematik des politischen Katholizismus in Deutschland, Stuttgart, Klett, 1969; Rudolf Morsey, Der Untergang des politischen Katholizismus. Die Zentrumspartei zwischen christlichem Selbstverständnis und «Nationaler Erhebung» 1932-33, Stuttgart, Belser, 1977; Karsten Ruppert, Im Dienst am Staat von Weimar. Das Zentrum als regierende Partei in der Weimarer Demokratie 1923-1930, Düsseldorf, Droste, 1992. Per il Partito popolare bavarese, cfr. Klaus Schönhoven, Die Bayerische Volkspartei 1924-1932, Düsseldorf, Droste, 1972. Per il contesto generale in Europa, Eric J. Hobsbawm, Il secolo breve, trad. it. di Brunello Lotti, Milano, Rizzoli, 1997, pp. 140-41. ↵
Citato a pp. 290-91 in Rudolf Morsey, Die Deutsche Zentrumspartei, in Erich Matthias e Morsey Rudolf (a cura di), Das Ende, cit., pp. 279-453. ↵
Max Miller, Eugen Bolz, Stuttgart, Schwabenverlag, 1951, pp. 357-58, citato in Rudolf Morsey, Die Deutsche Zentrumspartei, cit., p. 292; cfr. inoltre Joachim Sailer, Eugen Bolz und die Krise des politischen Katholizismus in der Weimarer Republik, Tübingen, Bibliotheca Academica, 1994. ↵
John Cornwell, Il papa di Hitler. La storia segreta di Pio XII, trad. it. di Piero Capelli, Milano, Garzanti, 2000, in particolare pp. 147-49, 176-78, 182-214, largamente basato su Klaus Scholder, The Churches and the Third Reich, 2 voll., London, SCM Press, 1987-88; sulle pressioni da parte del Vaticano, si veda Rudolf Morsey, Die Deutsche Zentrumspartei, cit., p. 301. ↵
Werner Angress, Stillborn Revolution. The Communist Bid for Power in Germany, 1921-1923, Princeton, Princeton University Press, 1963; Ben Fowkes, Communism in Germany under the Weimar Republic, London, Macmillan, 1984, pp. 148, 161; Eric D. Weitz, Creating German Communism, 1890-1990. From Popular Protests to Socialist State, Princeton, Princeton University Press, 1997, pp. 100-31, e soprattutto Hermann Weber, La trasformazione del comunismo tedesco. La stalinizzazione della KPD nella Repubblica di Weimar, trad. it. di Giuseppina Panzieri, Milano, Feltrinelli, 1979. ↵
Per un esempio di tale opposizione, fra i molti che possono essere presi in considerazione, cfr. Richard J. Evans, Rituals of Retribution, cit., pp. 507-09, 574. ↵
Maximilian Müller-Jabusch (a cura di), Handbuch des öffentlichen Lebens, Leipzig, Koehler, 1931, pp. 442-55, di cui sono disponibili brani tradotti in Anton Kaes et al. (a cura di), The Weimar Republic Sourcebook, cit., pp. 348-52; per un panorama generale, si veda Hans Mommsen, The Rise and Fall of Weimar Democracy, cit., pp. 253-60. ↵
Karl Dietrich Bracher, Die Auflösung der Weimarer Republik, cit., pp. 309-30. Friedrich Freiherr Hiller von Gaertringen, Die Deutschnationale Volkspartei, pp. 543-49, in Erich Matthias e Morsey Rudolf (a cura di), Das Ende, cit., pp. 541-652. ↵
Henry Ashby Turner, Jr., Gustav Stresemann and the Politics of the Weimar Republic, Princeton, Princeton University Press, 1965, pp. 250-51; Jonathan Wright, Gustav Stresemann. Weimar’s Greatest Statesman, Oxford, Oxford University Press, 2002. ↵
Martin Broszat, Der Staat Hitlers, cit., pp. 19-20. ↵
James Diehl, Paramilitary Politics in Weimar Germany, cit., pp. 209-43; Volker R. Berghahn, Der Stahlhelm, cit., pp. 103-30. ↵
Francis L. Carsten, The Reichswehr and Politics 1918-1933, Oxford, Clarendon, 1966, pp. 3-48; Wolfram Wette, Gustav Noske. Eine politische Biographie, Düsseldorf, Droste, 1987, pp. 399-459. ↵
Francis L. Carsten, The Reichswehr and Politics, cit., pp. 106-07; Johannes Erger, Der Kapp-Lüttwitz-Putsch. Ein Beitrag zur deutschen Innenpolitik 1919-20, Düsseldorf, Droste, 1967; Erwin Könnemann et al. (a cura di), Arbeiterklasse siegt über Kapp und Lüttwitz, 2 voll., Berlin, Rutten & Loening, 1971. ↵
Citato in Francis L. Carsten, The Reichswehr and Politics, cit., p. 401. ↵
Thilo Vogelsang (a cura di), Neue Dokumente zur Geschichte der Reichswehr, 1930-1933, in «VfZ», 2, 1954, pp. 397-436. ↵
Friedrich von Rabenau, Seeckt. Aus seinem Leben 1918-1936, Leipzig, Von Hase und Koehler, 1940, pp. 359-61 e Otto-Ernst Schüddekopf, Das Heer und die Republik. Quellen zur Politik der Reichswehrführung 1918 bis 1933, Hannover, Goedel, 1955, pp. 179-81. Per una forte critica all’esercito cfr. inoltre John W. Wheeler-Bennett, La nemesi del potere. Storia dell’esercito tedesco dal 1918 al 1945, trad. it. di Luca Pavolini, Milano, Feltrinelli, 1959, da molti punti di vista ormai superato, e Harold J. Gordon, The Reichswehr and the German Republic 1919-26, Princeton, Princeton University Press, 1957, che prende le parti di Seeckt. Informazioni di base in Rainer Wohlfeil, Heer und Republik, in Hans Meier-Welcker e Wolfgang von Groote (a cura di), Handbuch zur deutschen Militärgeschichte 1648-1939, vol. VI, Frankfurt am Main, Bernard und Graefe, 1970, pp. 11-304. ↵
Francis L. Carsten, The Reichswehr and Politics, cit., pp. 276; Ernst W. Hansen, Reichswehr und Industrie. Rüstungswirtschaftliche Zusammenarbeit und wirtschaftliche Mobilmachungsvorbereitungen 1923-1932, Boppard, Boldt, 1978; Manfred Zeidler, Reichswehr und Rote Armee 1920-1933. Wege und Stationen einer ungewöhnlichen Zusammenarbeit, München, Oldenbourg, 1993; per un panorama generale, Michael Geyer, Aufrüstung oder Sicherheit. Reichswehr in der Krise der Machtpolitik, 1924-1936, Wiesbaden, Franz Steiner Verlag, 1980 e Karl Nuss, Militär und Wiederaufrüstung in der Weimarer Republik. Zur politischen Rolle und Entwicklung der Reichswehr, Berlin, Militärverlag, 1977 ↵
Francis L. Carsten, The Reichswehr and Politics, cit., pp. 159-60, 168-69, 226. ↵
Michael Geyer, Professionals and Junkers. German Rearmament and Politics in the Weimar Republic, in Richard Bessel e Edgar Feuchtwanger (a cura di), Social Change and Political Development in Weimar Germany, London, Croom Helm, 1981, pp. 77-133. ↵
Cfr. il principale studio sulla questione: Gordon A. Craig, Il potere delle armi, cit., pp. 426-506. ↵
Eberhard Kolb, Die Reichsbahn vom Dawes-Plan bis zum Ende der Weimarer Republik, pp. 149-50, in Lothar Gall e Manfred Pohl (a cura di), Die Eisenbahn in Deutschland. Von den Anfängen bis zur Gegenwart, München, Beck, 1999, pp. 109-64. ↵
Jane Caplan, Government without Administration. State and Civil Service in Weimar and Nazi Germany, Oxford, Clarendon Press, 1988, pp. 8-18, 60-61. ↵
Gerhard Fieberg (a cura di), Im Namen des deutschen Volkes. Justiz und Nationalsozialismus, Köln, Verlag Wissenschaft und Politk, 1989, p. 8. ↵
Karl Dietrich Bracher, Die Auflösung der Weimarer Republik, cit., pp. 162-72. ↵
Jane Caplan, Government without Administration, cit., pp. 30-36. ↵
Idem, pp. 33-57; Wolfgang Runge, Politik und Beamtentum in Parteienstaat. Die Demokratisierung der politischen Beamten in Preussen zwischen 1918 und 1933, Stuttgart, Klett, 1965; Anthony J. Nicholls, Die höhere Beamtenschaft in der Weimarer Zeit. Betrachtungen zu Problemen ihrer Haltung und ihrer Fortbildung, in Lothar Albertin e Werner Link (a cura di), Politische Parteien auf dem Weg zur parlamentarischen Demokratie in Deutschland. Entwicklungslinien bis zur Gegenwart, Düsseldorf, Droste, 1981, pp. 195-207; Hans Fenske, Monarchisches Beamtentum und demokratischer Rechtsstaat. Zum Problem der Bürokratie in der Weimarer Republik, in Demokratie und Verwaltung. 25 Jahre Hochschule für Verwaltung Speyer, Berlin, Dunker & Humblot, 1972, pp. 117-36; Rudolf Morsey, Beamtenschaft und Verwaltung zwischen Republik und «Neuem Staat», in Karl Dietrich Erdmann e Hagen Schulze (a cura di), Weimar. Selbstpreisgabe einer Demokratie, cit., pp. 151-68; Eberhard Pikart, Preussische Beamtenpolitik 1918-1933, in «VfZ», 6, 195 8, pp. 119-37. ↵
Martin Broszat, Der Staat Hitlers, cit., pp. 27-9. ↵
TA 28, in Peter Merkl, Political Violence under the Swastika, cit. p. 513. ↵
Cfr. Rainer Fattmann, Bildungsbürger in der Defensive. Die akademische Beamtenschaft und der «Reichsbund der höheren Beamten» in der Weimarer Republik, Göttingen, Vandenhoeck & Ruprecht, 2001. ↵
Per l’intera questione degli obiettivi di guerra, economici e di altro tipo, ma non più per le cause della guerra, che vengono trattate molto brevemente, rimane fondamentale lo studio di Fritz Fischer, Assalto al potere mondiale, cit. ↵
Il processo inflattivo durante e subito dopo la guerra è descritto con grande dovizia di particolari nelle prime 150 pagine del corposo volume di Gerald D. Feldman, The Great Disorder. Politics, Economic, and Society in the German Inflation, 1914-1924, New York, Oxford University Press, 1993; nella tabella 1 a p. 5 sono riportati i cambi per l’intero periodo. Il lavoro di Feldman è un superamento di quelli che sono considerati due testi classici, ossia Costantino Bresciani Turroni, Teoria dell’inflazione. Studio sul deprezzamento monetario nella Germania del dopoguerra 1914-1923, Milano, Giuffrè, 1978, e Karsten Laursen e Jürgen Pedersen, The German Inflation 1918-1923, Amsterdam, North-Holland Publishing Company, 1964. Per una breve panoramica degli studi su questo periodo, cfr. Theo Balderston, Economics and Politics in the Weimar Republic, London, Cambridge University Press, 2002, pp. 34-60. In Steven B. Webb, Hyperinflation and Stabilization in Weimar Germany, Oxford, Oxford University Press, 1989, il processo inflattivo viene collegato alla questione delle riparazioni di guerra. ↵
Gerald D. Feldman, The Great Disorder, cit., p. 5 (tabella 1) e per un discorso più generale, con parecchie citazioni ed esempi, capitoli 1-8; cfr. inoltre Bruce Kent, The Spoils of War, cit., pp. 45-46, 142-58. ↵
Gerald D. Feldman, The Great Disorder, cit., pp. 837-39; per una prospettiva più pessimista, Niall Ferguson, Paper and Iron. Hamburg Business and German Politics in the Era of Inflation, 1897-1927, Cambridge, Cambridge University Press, 1995, in particolare pp. 408-19. ↵
Gerald D. Feldman, The Great Disorder, cit., p. 5 (tabella 1). Sull’occupazione della Ruhr, cfr. Conan Fischer, The Ruhr Crisis 1923-1924, Oxford, Oxford University Press, 2003; Hermann J. Rupieper, The Cuno Government and Reparations 1922-1923. Politics and Economics, Den Haag, Nijhoff, 1979; Klaus Schwabe (a cura di), Die Ruhrkrise 1923. Wendepunkt der internationalen Beziehungen nach dem Ersten Weltkrieg, Paderborn, Schoningh, 1985. ↵
«Berliner Morgenpost», 251, 21 ottobre 1923, Zahlen-Wahnsinn, von Bruno H. Bürgel. ↵
Norman Angell, The Story of Money, New York, Frederik Stokes Company, 1930, p. 332; Sebastian Haffner, Storia di un tedesco, cit., pp. 49-50. ↵
Fritz Blaich, Der schwarze Freitag. Inflation und Wirtschaftskrise, München, Deutscher Taschenbuch, 1985, pp. 14, 31. ↵
«Wirtschaftskurve», 2, 1923, pp. 1, 29 e 4, 1923, p. 21, dove viene riportata la spesa della famiglia di un lavoratore dipendente con salario medio e un figlio a carico, citata in Carl-Ludwig Holtfrerich, L’inflazione tedesca 1914-1923, trad. it. di Luigi Sai e Luciano Segreto, Milano, Cariplo, 1989, p. 349. ↵
«Berliner Morgenpost», 220, 15 settembre 1923, Zurückgehaltene Ware. Weil der «morgige Preis» noch nicht bekannt ist. ↵
Gerald D. Feldman, The Great Disorder, cit., pp. 704-06. ↵
Carl-Ludwig Holtfrerich, L’inflazione tedesca, cit., p. 351. ↵
Victor Klemperer, Leben sammeln, cit., vol. I, 26 febbraio 1920, p. 239. ↵
Idem, 28 marzo 1920, p. 257. ↵
Idem, 1° aprile 1920, p. 262. ↵
Idem, 27 maggio 1923, p. 697, e 1° e 2 giugno 1923, pp. 700-01. Per la fissazione sulla speculazione, cfr. anche Sebastian Haffner, Storia di un tedesco, cit., pp. 47-48. ↵
Victor Klemperer, Leben sammeln, cit., vol. I, 24 luglio 1923, p. 717, e 3 agosto 1923, p. 729. ↵
Idem, 27-28 agosto 1923, p. 740. ↵
Idem, 9 ottobre 1923, p. 752. ↵
Idem, 9 ottobre 1923, p. 751. ↵
Idem, 2 novembre 1923, p. 757. ↵
Idem, 7 e 16 novembre 1923, p. 758. ↵
«Berliner Morgenpost», 213, 7 settembre 1923, Nur noch dreissig Strassenbahn-Linien. ↵
Bruce Kent, The Spoils of War, cit. pp. 245-48. ↵
Gerald D. Feldman, The Great Disorder, cit., pp. 741-47. ↵
Idem, pp. 778-93. ↵
Idem, pp. 754-835. ↵
Derek H. Aldcroft, Da Versailles a Wall Street 1919-1929, trad. it. Giovanni Ferrara degli Uberti, Milano, ETAS Libri, 1983, pp. 139-68. ↵
Gerald D. Feldman, The Great Disorder, cit., pp. 854-88. ↵
Victor Klemperer, Leben sammeln, cit., vol. I, 4 dicembre 1923, p. 761, e 20 dicembre 1923, p. 763. ↵
Nikolaus Wachsmann, Hitler’s Prisons. Legal Terror in Nazi Germany, New Haven, Yale University Press, 2004, cap. 2. ↵
Michael Grüttner, Working-Class Crime and the Labour Movement. Pilfering in the Hamburg Docks, 1888-1923, in Richard J. Evans (a cura di), The German Working Class 1888-1933. The Politics of Everyday Life, London, Croom Helm, 1982, pp. 54-79. ↵
Hans Ostwald, Sittengeschichte der Inflation. Ein Kulturdokument aus den Jahren des Marksturzes, Berlin, Neufeld und Henius, 1931, in particolare pp. 30-31. ↵
Martin Geyer, Verkehrte Welt. Revolution, Inflation, und Moderne. München 1914-1924, Göttingen, Vandenhoeck & Ruprecht, 1998. ↵
Bernd Widdig, Culture and Inflation in Weimar Germany, Berkeley, University of California Press, 2001, pp. 113-33. ↵
Martin Geyer, Verkehrte Welt, cit., pp. 243-318; per un quadro più generale, cfr. i vari articoli in Gerald D. Feldman (a cura di), Die Nachwirkungen der Inflation auf die deutsche Geschichte 1924-1933, München, Oldenbourg, 1985. ↵
Per un’avvincente analisi di uno di questi episodi, cfr. Charles Medalen, State Monopoly Capitalism in Germany. The Hibernia Affair, in «Past and Present», 78, febbraio 1978, pp. 82-112. ↵
Henry Ashby Turner, jr., German Big Business and the Rise of Hitler, New York, Oxford University Press, 1985, pp. 3-18; Gerald D. Feldman, Army, Industry and Labor in Germany, 1914-1918, Princeton, 1966, e The Origins of the Stinnes-Legien Agreement. A Documentation, in «Internationale Wissenschaftliche Korrespondenz zur Geschichte der deutschen Arbeiterbewegung», 19/20, 1973, pp. 45-104. ↵
Per un riepilogo del dibattito sulla natura e sulle dimensioni degli investimenti durante l’inflazione, cfr. Harold James, The German Slump. Politics and Economics, 1924-1936, Oxford, Clarendon Press, 1986, pp. 125-30. ↵
Peter Hayes, Industry and Ideology. I.G. Farben in the Nazi Era, Cambridge, Cambridge University Press, 1987, pp. 16-17; Gerald D. Feldman, Hugo Stinnes. Biographie eines Industriellen 1870-1924, München, Beck, 1998. ↵
Mary Nolan, Visions of Modernity. American Business and the Modernization of Germany, New York, Oxford University Press, 1994. ↵
Detlev J.K. Peukert, La Repubblica di Weimar, cit., pp. 126-32. ↵
Robert Brady, The Rationalization Movement in Germany: A Study in the Evolution of Economic Planning, Berkeley, University of California Press, 1933; Harold James, The German Slump, cit. pp. 146-61. ↵
Gerald D. Feldman, The Great Disorder, cit., pp. 343-44; Harold James, Economic Reasons for the Collapse of the Weimar Republic, pp. 33-34, in Ian Kershaw (a cura di), Weimar. Why did German Democracy Fail?, London, Weidenfeld and Nicolson, 1990, pp. 30-57. Cfr. inoltre Dieter Hertz-Eichenröde, Wirtschaftskrise und Arbeitsbeschaffung. Konjunkturpolitik 1925/26 und die Grundlagen der Krisenpolitik Brünings, Frankfurt am Main, Campus, 1982; Fritz Blaich, Die Wirtschaftskrise 1925/26 und die Reichsregierung. Von der Erwerbslosenfürsorge zur Konjunkturpolitik, Kallmünz, Lassleben, 1977; Klaus-Dieter Krohn, Stabilisierung und ökonomische Interessen. Die Finanzpolitik des deutschen Reiches 1923-1927, Düsseldorf, Bertelsmann Universitätsverlag, 1974. ↵
Bernd Weisbrod, Schwerindustrie in der Weimarer Republik. Interessenpolitik zwischen Stabilisierung und Krise, Wuppertal, Hammer, 1978, pp. 415-56; Harold James, The German Slump, cit. pp. 162-223. ↵
Richard Bessel, Why did the Weimar Republic Collapse?, p. 136, in Ian Kershaw (a cura di), Weimar, cit., pp. 120-52; Bernd Weisbrod, The Crisis of German Unemployment Insurance in 1928/29 and its Political Repercussions, in Wolfgang J. Mommsen (a cura di), The Emergence of the Welfare State in Britain and Germany. 1850-1950, London, Croom Helm, 1981, pp. 188-204; Richard J. Evans, Introduction. The Experience of Mass Unemployment in the Weimar Republic, pp. 5-6, in Richard J. Evans e Dick Geary (a cura di), The German Unemployed. Experiences and Consequences of Mass Unemployment from the Weimar Republic to the Third Reich, London, Croom Helm, 1987, pp. 1-22; Merith Niehuss, From Welfare Provision to Social Insurance. The Unemployed in Augsburg 1918-27, in Richard J. Evans e Dick Geary (a cura di), The German Unemployed, cit., pp. 44-72. ↵
Henry Ashby Turner, German Big Business and the Rise of Hitler, cit., pp. 19-46; Bernd Weisbrod, Schwerindustrie in der Weimarer Republik, cit.; cfr. inoltre la breve descrizione di J. Adam Tooze, Big Business and the Continuities of German History. 1900-1945, in Panikos Panayi (a cura di), Weimar and Nazi Germany. Continuities and Discontinuities, London, Longman, 2001, pp. 173-98. ↵
Per lo scandalo Barmat, cfr. Bernhard Fulda, Press and Politics in Berlin. 1924-1930, tesi di dottorato, Cambridge, 2003, pp. 63-71, 87-117. ↵
Dick Geary, Employers, Workers, and the Collapse of the Weimar Republic, in Ian Kershaw (a cura di), Weimar, cit., pp. 92-119. ↵
Karl Rohe, Wahlen und Wählertraditionen in Deutschland, Frankfurt am Main, Suhrkamp, 1992, p. 124. ↵
Jürgen W. Falter, Hitlers Wähler, cit., pp. 327-28; Kurt Koszyk, Deutsche Presse 1914-1945. Geschichte der deutschen Presse, vol. III, Berlin, Colloquium Verlag, 1972. ↵
Babette Gross, Willi Münzenberg. Eine politische Biographie, Stuttgart, Deutsche Verlags-Anstalt, 1967. ↵
Erich Schairer (Alfred Hugenberg), Mit anderen Augen. Jahrbuch der deutschen Sonntagszeitung, 1929, pp. 18-21, citato e tradotto in Anton Kaes et al. (a cura di., The Weimar Republic Sourcebook, cit., pp. 72-74; Dankwart Guratzsch, Macht durch Organisation. Die Grundlegung des Hugenbergschen Presseimperiums, Düsseldorf, Bertelsmann Universitätsverlag, 1974, pp. 192-3, 244, 248. ↵
Bernhard Fulda, Press and Politics in Berlin, cit., tabella 1. ↵
Modris Eksteins, The Limits of Reason. The German Democratic Press and the Collapse of Weimar Democracy, Oxford, Oxford University Press, 1975, pp. 129-30, 249-50. ↵
Bernhard Fulda, Press and Politics in Berlin, cit., tabella 1 e capitolo I per un discorso più generale. ↵
Jürgen W. Falter, Hitlers Wähler, cit., pp. 325-39. ↵
Oswald Spengler, Il tramonto dell’Occidente. Lineamenti di una morfologia della storia mondiale, trad. it. di Julius Evola, Milano, Longanesi, 1978, vol. I, pp. 78-88. ↵
Arthur Moeller van den Bruck, Das Dritte Reich, Hamburg, Hanseatische Verlagsanstalt, 19313, in particolare pp. 300, 320; Gary D. Stark, Entrepreneurs of Ideology. Neo-Conservative Publishers in Germany, 1890-1933, Chapel Hill (NC), The University of North Carolina Press, 1981; Agnes Stansfield, Das Dritte Reich. A Contribution to the Study of the «Third Kingdom» in German Literature from Herder to Hegel, in «Modern Language Review», 34, 1934, pp. 156-72. All’inizio Moeller van den Bruck definì questa utopia rivoluzionaria di impostazione conservatrice «la Terza Via»; cfr. George L. Mosse, Le origini culturali del Terzo Reich, cit., p. 417. ↵
Edgar Jung, Deutschland und die konservative Revolution, in Deutsche über Deutschland, München, 1932, pp. 369-82, di cui sono disponibili brani in traduzione in Anton Kaes et al. (a cura di), The Weimar Republic Sourcebook, cit., pp. 352-54; ↵
Ernst Jünger, Tempeste d’acciaio, cit.; cfr. inoltre Nikolaus Wachsmann, Marching under the Swastika? Ernst Jünger and National Socialism, 1918-33, in «Journal of Contemporary History», 33, 1998, pp. 573-89. ↵
Klaus Theweleit, Fantasie virili, cit. ↵
Lo studio fondamentale di questo e altre analoghe correnti di pensiero è di Kurt Sontheimer, Antidemokratisches Denken in der Weimarer Republik, München, Deutscher Taschenbuch, 1978. ↵
James M. Ritchie, German Literature under National Socialism, London, Croom Helm, 1983, pp. 10-11; cfr. inoltre Peter Zimmermann, Literatur im Dritten Reich, in Jan Berg et al. (a cura di), Sozialgeschichte der deutschen Literatur von 1918 bis zur Gegenwart, Frankfurt am Main, Fischer, 1981, pp. 361-416; e soprattutto Jost Hermand e Frank Trommler, Die Kultur der Weimarer Republik, München, Nymphenburger Verlagshandlung, 1978, pp. 128-92. ↵
Per una buona panoramica generale, cfr. August Nitschke et al. (a cura di), Jahrhundertwende, cit.; sul «panico morale» del periodo guglielmino, cfr. Richard J. Evans, Tales from the German Underworld. Crime and Punishment in the Nineteenth Century, New Haven-London, Yale University Press, 1998, pp. 166-212; Gary Stark, Pornography, Society and the Law in Imperial Germany, in «Central European History», 14, 1981, pp. 200-20; Bram Dijkstra, Idoli di perversità, trad. it. di Marisa Farioli, Milano, Garzanti, 1988; Robin Lenman, Art, Society and the Law in Wilhelmine Germany. The Lex Heinze, in «Oxford German Studies», 8, 1973, pp. 86-113; Matthew Jefferies, Imperial Culture in Germany. 1871-1918, London, Macmillan, 2003; sulla cultura nella Repubblica di Weimar, Detlev J.K. Peukert, La Repubblica di Weimar, cit., pp. 179-82. ↵
Jost Hermand e Frank Trommler, Die Kultur der Weimarer Republik, cit., pp. 193-260. ↵
Karen Koehler, The Bauhaus, 1919-1928. Gropius in Exile and the Museum of Modern Art, N.Y., 1938, pp. 288-92, in Richard A. Etlin (a cura di), Art, Culture and Media under the Third Reich, Chicago, Chicago University Press, 2002, pp. 287-315; Barbara Miller Lane, Architecture and Politics in Germany, 1918-1945, Cambridge (MA), Harvard University Press, 1968, pp. 70-78; Shearer West, The Visual Arts in Germany 1890-1936. Utopia and Despair, Manchester, Manchester University Press, 2000, pp. 143-55; Hans Wingler, The Bauhaus. Weimar, Dessau, Berlin, Chicago 1919-1944, Cambridge (MA), Harvard University Press, 1978; Frank Whitford, The Bauhaus, London, Thames and Hudson, 1984. ↵
Gerald D. Feldman, Right-Wing Politics and the Film Industry. Emil Georg Strauss, Alfred Hugenberg, and the UFA, 1917-1933, in Christian Jansen et al. (a cura di), Von der Aufgabe der Freiheit. Politische Verantwortung und bürgerliche Gesellschaft im 19. und 20. Jahrhundert. Festschrift für Hans Mommsen zum 5. November 1995, Berlin, Akademie Verlag, 1995, pp. 219-30; Siegfried Kracauer, Da Caligari a Hitler. Una storia psicologica del cinema tedesco, ed. it. a cura di Leonardo Quaresima, Torino, Lindau, 2001, pp. 302-03. ↵
Andrew Kelly, Filming All Quiet on the Western Front. «Brutal Cutting, Stupid Censors, Bigoted Politicos», London, IB Tauris & Co., 1998, ristampato in edizione economica come All Quiet on the Western Front. The Story of a Film, London, IB Tauris & Co., 2002. Per una panoramica generale sulla cultura della Repubblica di Weimar, cfr. il fondamentale studio di Peter Gay, La cultura di Weimar. L’outsider come insider, trad. it. di Mauro Merci, Bari, Dedalo, 2002. Walter Laqueur, La Repubblica di Weimar 1918-1933. I mali oscuri della democrazia europea, trad. it. di Lydia Magliano, Milano, Rizzoli, 1976, è generoso tanto con la maggioranza conservatrice quanto con la minoranza d’avanguardia; cfr. inoltre Jost Hermand e Frank Trommler, Die Kultur der Weimarer Republik, cit., pp. 350-437, per quanto riguarda le arti visive. ↵
Erik Levi, Music in the Third Reich, London, Macmillan, 1994, pp. 1-13; Jost Hermand e Frank Trommler, Die Kultur der Weimarer Republik, cit., pp. 279-350. ↵
Michael H. Kater, Different Drummers. Jazz in the Culture of Nazi Germany, New York, Oxford University Press, 1992, pp. 3-28; Peter Jelavich, Berlin Cabaret, Cambridge (MA), Harvard University Press, 1993, p. 202. ↵
Detlev J.K. Peukert, La Repubblica di Weimar, cit., pp. 194-96. ↵
TA 43, in Peter Merkl, Political Violence under the Swastika, cit., p. 173. ↵
Lynn Abrams, Workers Culture in Imperial Germany, cit., in particolare il cap. VII. ↵
Richard J. Evans, The Feminist Movement in Germany 1894-1933, London, Sage, 1976, pp. 122, 141; Rudolph Binion, Frau Lou. Nietzsche’s Wayward Disciple, Princeton, Princeton University Press, 1968, p. 447. ↵
James D. Steakley, The Homosexual Emancipation Movement in Germany, New York, Arno Press, 1975; John C. Fout, Sexual Politics in Wilhelmine Germany. The Male Gender Crisis, Moral Purity, and Homophobia, in «Journal of the History of Sexuality», 2, 1992, pp. 388-421. ↵
Cfr. l’innovativo saggio di Renate Bridenthal e Claudia Koonz, Beyond Kinder, Küche, Kirche. Weimar Women in Politics and Work, in Renate Bridenthal et al. (a cura di), When Biology Became Destiny. Women in Weimar and Nazi Germany, New York, Monthly Review Press, 1984, pp. 33-65. ↵
Ute Planert, Antifeminismus im Kaiserreich, cit. ↵
Richard J. Evans, The Feminist Movement in Germany, cit., pp. 145-201; Klaus Hönig, Der Bund Deutscher Frauenvereine in der Weimarer Republik 1919-1923, Egelsbach, Verlag der Deutschen Hochschulschriften DHS, 1995. ↵
Atina Grossmann, Reforming Sex. The German Movement for Birth Control and Abortion Reform 1920-1950, New York, Oxford University Press, 1995, p. 16; James Steakley, The Homosexual Emancipation Movement, cit.; John Fout, Sexual Politics in Wilhelmine Germany, cit.; Charlotte Wolff, Magnus Hirschfeld. A Portrait of a Pioneer in Sexuology, London, Quartet, 1986. ↵
James Woycke, Birth Control in Germany 1871-1933, London, Routledge, 1988, pp. 113-16, 121, 147-48; Atina Grossmann, Reforming Sex, cit.; Cornelie Usborne, The Politics of the Body in Weimar Germany. Women’s Reproductive Rights and Duties, London, Macmillan, 1991. ↵
Clifford Kirkpatrick, Nazi Germany. Its Women and Family Life, New York, The Bobbs-Merrill Company, 1938, p. 36; Elizabeth Harvey, Serving the Volk, Saving the Nation. Women in the Youth Movement and the Public Sphere in Weimar Germany, in Larry Eugene Jones e James Retallack (a cura di), Elections, Mass Politics, and Social Change in Modern Germany. New Perspectives, New York, Cambridge University Press, 1992, pp. 201-22; Irene Stoehr, Neue Frau und alte Bewegung? Zum Generationskonflikt in der Frauenbewegung der Weimarer Republik, in Jutta Dalhoff et al. (a cura di), Frauenmacht in der Geschichte, Düsseldorf, Schwann, 1986, pp. 390-400; Atina Grossmann, «Girlkultur» or Thoroughly Rationalized Female. A New Woman in Weimar Germany, in Judith Friedlander et al. (a cura di), Women in Culture and Politics. A Century of Change, Bloomington (IN), Indiana University Press, 1986, pp. 62-80. ↵
Raffael Scheck, Mothers of the Nation. Right-Wing Women in German Politics, 1918-1923, London, Berg, 2004; Klaus Hönig, Der Bund Deutscher Frauenvereine, cit.; Ute Planert, Nation, Politik und Geschlecht. Frauenbewegungen und Nationalismus in der Moderne, Frankfurt am Main, Campus, 2000. ↵
Peter Merkl, Political Violence under the Swastika, cit., pp. 230-89, per testimonianze personali; inoltre Peter D. Stachura, The German Youth Movement, 1900-1945. An Interpretative and Documentary History, London, Macmillan, 1981, che replica all’enfasi posta da studi precedenti sugli aspetti protofascisti del movimento giovanile, per esempio nelle fondamentali analisi di Walter Laqueur, Young Germany, cit., Howard Becker, German Youth: Bond or Free?, New York, Oxford University Press, 1946, e George L. Mosse, Le origini culturali del Terzo Reich, cit., pp. 253-71. Per uno studio più recente, cfr. Jürgen Reulecke, «Hat die Jugendbewegung den Nationalsozialismus vorbereitet?» Zum Umgang mit einer falschen Frage, in Wolfgang R. Krabbe (a cura di), Politische Jugend in der Weimarer Republik, Bochum, Brockmeyer, 1993, pp. 222-43. ↵
Victor Klemperer, Leben sammeln, cit., vol. II, 14 maggio 1925, p. 56. ↵
TA 144, 173, in Peter Merkl, Political Violence under the Swastika, cit., pp. 290-310, in particolare pp. 303-04. Anche Margret Kraul, Das deutsche Gymnasium 1780-1980, Frankfurt am Main, Suhrkamp, 1984, pp. 127-56, offre una panoramica accurata; Folkert Meyer, Schule der Untertanen. Lehrer und Politik in Preussen 1848-1900, Hamburg, Hoffmann und Campe, 1976, ha una posizione molto negativa nei confronti dell’influenza politica delle scuole; George L. Mosse, Le origini culturali del Terzo Reich, cit., pp. 223-248, mette in risalto le influenze nazionalistiche. Per un’accurata risposta a Meyer, cfr. Marjorie Lamberti, Elementary School Teachers and the Struggle against Social Democracy in Wilhelmine Germany, in «History of Education Quarterly», 12, 1992, pp. 74-97, e State, Society and the Elementary School in Imperial Germany, New York, Oxford University Press, 1989. ↵
Konrad H. Jarausch, Deutsche Studenten 1800-1970, Frankfurt am Main, Suhrkamp, 1984, in particolare pp. 117-22; Michael S. Steinberg, Sabers and Brown Shirts. The German Students’ Path to National Socialism, 1918-1935, Chicago, University of Chicago Press, 1977. Geoffrey J. Giles, Students and National Socialism in Germany, Princeton, Princeton University Press, 1985, è una ricerca sull’università di Amburgo. La traduzione letterale di Allgemeiner Studenten-Ausschuss (AStA), è Comitato generale degli studenti; le funzioni di questi organi erano simili a quelle delle unioni studentesche del mondo anglosassone. ↵
Michael H. Kater, Studentenschaft und Rechtsradikalismus in Deutschland 1918-1933. Eine sozialgeschichtliche Studie zur Bildungskrise in der Weimarer Republik, Hamburg, Hoffmann und Campe, 1975; e The Work Student. A Socio-Economic Phenomenon of Early Weimar Germany, in «Journal of Contemporary History», 10, 1975, pp. 71-94; Michael Wildt, Generation des Unbedingten, cit., pp. 72-80. ↵
Idem, pp. 81-142. ↵
Ulrich Herbert, Best. Biographische Studien über Radikalismus, Weltanschauung und Vernunft 1903-1989, Bonn, Dietz, 1996, pp. 42-68. ↵
TA 96, in Peter Merkl, Political Violence under the Swastika, cit., p. 236. ↵
Maria Tatar, Lustmord. Sexual Murder in Weimar Germany, Princeton, Princeton University Press, 1995 (ma cfr. la mia recensione di questo lavoro, sotto molti aspetti poco convicente, in «German History», 14, 1996, pp. 414-15); per un’opinione più tradizionale, Birgit Kreutzahler, Das Bild des Verbrechers in Romanen der Weimarer Republik. Eine Untersuchung vor dem Hintergrund anderer gesellschaftlicher Verbrecherbilder und gesellschaftlicher Grundzüge der Weimarer Republik, Frankfurt am Main, Lang, 1987; Siegfried Kracauer, Da Caligari a Hitler, cit.; Richard J. Evans, Rituals of Retribution, cit., pp. 531-36. ↵
Patrick Wagner, Volksgemeinschaft ohne Verbrecher. Konzeptionen und Praxis der Kriminalpolizei in der Zeit der Weimarer Republik und des Nationalsozialismus, Hamburg, Christians, 1996, pp. 26-76, 153-79. ↵
Richard J. Evans, Rituals of Retribution, cit., pp. 487-610. ↵
Gerhard Fieberg (a cura di), Im Namen des deutschen Volkes, cit., pp. 10-22. ↵
Johannes Leeb, in «Deutsche Richterzeitung», 1921, col. 1301, citato in Gerhard Fieberg (a cura di), Im Namen des deutschen Volkes, cit., pp. 24-27. ↵
Hans Hattenhauer, Wandlungen des Richterleitbildes im 19. und 20. Jahrhundert, pp. 13-16, in Ralf Dreier e Wolfgang Sellert (a cura di), Recht und Justiz im «Dritten Reich», Frankfurt am Main, Suhrkamp, 1989, pp. 9-33; Henning Grunwald, Political Lawyers in the Weimar Republic, tesi di dottorato, Cambridge, 2002. ↵
Gerhard Fieberg (a cura di), Im Namen des deutschen Volkes, cit., pp. 24-7. ↵
Emil J. Gumbel, Vier Jahre politischer Morde, Berlin, Malik, 1924, pp. 73-5, dati disponibili in una tabella riportata in Gerhard Fieberg (a cura di), Im Namen des deutschen Volkes, cit., pp. 29-35. ↵
Fra i recenti, ma non troppo convincenti tentativi di riabilitare i giudici della Repubblica di Weimar si possono ricordare Irmela Nagel, Fememorde und Fememordprozesse in der Weimarer Republik, Köln, Böhlau, 1991 e Marcus Böttger, Der Hochverrat in der höchstrichterlichen Rechtsprechung der Weimarer Republik. Ein Fall politischer Instrumentalisierung von Strafgesetzen?, Frankfurt am Main, Lang, 1998. ↵
Heinrich Hannover e Elisabeth Hannover-Drück, Politische Justiz, cit., pp. 182-91; Kurt R. Grossmann, Ossietzky. Ein deutscher Patriot, München, Kindler, 1963, pp. 195-219; Elke Suhr, Carl von Ossietzky. Eine Biographie, Köln, Kiepenheuer und Witsch, 1988 ↵
Hermann Schüler, Auf der Flucht erschossen. Felix Fechenbach 1894-1933. Eine Biographie, Köln, Ullstein, 1981, pp. 171-92. ↵
Ilse Staff, Justiz im Dritten Reich. Eine Dokumentation, Frankfurt am Main, Fischer, 19782, pp. 22-24. ↵
Gotthard Jasper, Der Schutz der Republik, Tübingen, Mohr, 1963. ↵
Richard J. Evans, Rituals of Retribution, cit., pp. 503-06. ↵
Ingo Müller, Hitler’s Justice. The Courts of the Third Reich, London, Harvard University Press, 1991, pp. 10-24. ↵
Heinrich Hannover e Elisabeth Hannover-Drück, Politische Justiz, cit., p. 77. ↵
Ralph Angermund, Deutsche Richterschaft 1918-1945. Krisenerfahrung, Illusion, Politische Rechtsprechung, Frankfurt am Main, Fischer Taschenbuch, 1990, pp. 33-34. ↵
Hans-Ulrich Wehler, Deutsche Gesellschaftsgeschichte, cit., vol. III, pp. 907-15, 1086-90; Thomas Nipperdey, Deutsche Geschichte 1866-1918, vol. I, Arbeitswelt und Bürgergeist, München, Beck, 1990, pp. 335-73; fra gli studi più specifici si possono ricordare Volker Hentschel, Geschichte der deutschen Sozialpolitik (1880-1980), Frankfurt am Main, Suhrkamp, 1983; Gerhard A. Ritter, Sozialversicherung in Deutschland und England. Entstehung und Grundzüge im Vergleich, München, Beck, 1983 e l’innovativo studio di Karl Erich Born, Staat und Sozialpolitik seit Bismarcks Sturz 1890-1914. Ein Beitrag zur Geschichte der innenpolitischen Entwicklung des deutschen Reiches 1890-1914, Wiesbaden, Steiner, 1957. ↵
David F. Crew, Germans on Welfare. From Weimar to Hitler, New York, Oxford University Press, 1998, pp. 16-31. ↵
Articoli 119-22 e 151-65 della Costituzione di Weimar, in Ernst Rudolf Huber, Deutsche Verfassungsgeschichte seit 1789, cit., voll. V-VII. ↵
Ludwig Preller, Sozialpolitik in der Weimarer Republik, Düsseldorf, Aethenäum, 1978, è ancora un testo fondamentale e indispensabile; in tempi più recenti hanno prodotto studi importanti Detlev J.K. Peukert, Grenzen der Sozialdisziplinierung. Aufstieg und Krise der deutschen Jugendfürsorge 1878 bis 1932, Köln, Bund-Verlag, 1986; Young-Sun Hong, Welfare, Modernity, and the Weimar State. 1919-1933, Princeton, Princeton University Press, 1998, e David F. Crew, Germans on Welfare, cit. ↵
Otto Riebicke, Was brachte der Weltkrieg? Tatsachen und Zahlen aus dem deutschen Ringen 1914-18, Berlin, Kyffhäuser, 1936, pp. 97-112. ↵
Robert Whalen, Bitter Wounds, cit., pp. 156, 168. ↵
Jane Caplan, Government without Administration, cit., pp. 51, 60; Richard Bessel, Why Did the Weimar Republic Collapse?, cit., pp. 120-34, in particolare pp. 123-25. ↵
Le attuali leggi tedesche sulla protezione dei dati personali vietano di utilizzare il nome completo di privati cittadini. ↵
La storia completa è riportata in David F. Crew, Germans on Welfare, cit., pp. 107-15. ↵
Idem, in particolare pp. 204-08. ↵
Sulla diffusione di queste idee, cfr. Richard F. Wetzell, Inventing the Criminal. A History of German Criminology 1880-1945, Chapel Hill (NC), University of North Carolina Press, 2000, in particolare pp. 107-78; Nikolaus Wachsmann, Hitler’s Prisons, cit., parte I; Regina Schulte, Sperrbezirke, Tugendhaftigkeit und Prostitution in der bürgerlichen Welt, Frankfurt am Main, Syndikat, 1979, pp. 174-204; Hans-Walter Schmuhl, Rassenhygiene, Nationalsozialismus, Euthanasie, cit., pp. 31, 94; Richard J. Evans, Rituals of Retribution, cit., pp. 526-36. ↵
Patrick Wagner, Volksgemeinschaft ohne Verbrecher, cit., pp. 97-101. ↵
Citato in Richard J. Evans, Rituals of Retribution, cit., pp. 526-27. ↵
Nikolaus Wachsmann et al., «Die soziale Prognose wird damit sehr trübe…». Theodor Viernstein und die Kriminalbiologische Sammelstelle in Bayern, in Michael Farin (a cura di), Polizeireport München 1799-1999, München, Belleville, 1999, pp. 250-87. ↵
Karl Binding e Alfred Hoche, Die Freigabe der Vernichtung lebensunwerten Lebens. Ihr Mass und ihre Form, Leipzig, Meiner, 1920; Michael Burleigh, Death and Deliverance. «Euthanasia» in Germany 1900-1945, Cambridge, Cambridge University Press, 1994, pp. 11-42; Young-Sun Hong, Welfare, Modernity, and the Weimar State, cit., pp. 29-276. ↵
Victor Klemperer, Curriculum Vitae. Erinnerungen 1881-1918, 2 voll., Berlin, Aufbau Taschenbuch Verlag, 1996. ↵
Victor Klemperer, Leben sammeln, cit., vol. I, 23 novembre 1918, p. 8, e 24 novembre 1918, p. 9. ↵
Idem, 12 aprile 1919, p. 97, e 6 maggio 1919, pp. 109-10. ↵
Cfr. il dettagliato profilo biografico a cura di Martin Chalmers nell’edizione inglese di Victor Klemperer, I Shall Bear Witness. The Diaries of Victor Klemperer 1933-1941, London, Orion, 1998, pp. ix-xxi. ↵
Victor Klemperer, Leben sammeln, cit., vol. I, 29 giugno 1922, p. 600. ↵
Idem, vol. II, 10 settembre 1927, p. 377. ↵
Idem, 3 settembre 1929, p. 571. ↵
Idem, 26 dicembre 1926, p. 312. ↵
Idem, vol. I, 27 settembre 1919, p. 187. ↵
Idem, vol. I, 14 marzo 1920, p. 245. ↵
Idem, 14 marzo 1920, p. 248. ↵
Idem, 20 aprile 1921, pp. 433-34. ↵
Idem, vol. II, 27 aprile 1925, p. 49. ↵
Idem, 7 agosto 1932, p. 758. ↵
Martin Liepach, Das Wahlverhalten der jüdischen Bevölkerung. Zur politischen Orientierung der Juden in der Weimarer Republik, Tübingen, J.C.B. Mohr, 1996, in particolare pp. 211-310; per un discorso più generale, Wolfgang Benz (a cura di), Jüdisches Leben in der Weimarer Republik, Tübingen, Mohr, 1998, pp. 271-80, e Donald L. Niewyk, The Jews in Weimar Germany, Baton Rouge (LA), Louisiana State University Press, pp. 11-43. ↵
Klaus Schwabe, Die deutsche Politik und die Juden im Ersten Weltkrieg, in Hans Otto Horch (a cura di), Judentum, Antisemitismus und europäische Kultur, Tübingen, Francke, 1988, pp. 255-66; Egmont Zechlin, Die deutsche Politik und die Juden im Ersten Weltkrieg, Göttingen, Vandenhoeck & Ruprecht, 1969, in particolare pp. 527-41; Saul Friedländer, Die politischen Veränderungen der Kriegszeit und ihre Auswirkungen auf die Judenfrage, in Werner E. Mosse (a cura di), Deutsches Judentum in Krieg und Revolution 1916-1923, Tübingen, Mohr, 1971, pp. 27-65. Cfr., più in generale, Werner Jochmann, Die Ausbreitung des Antisemitismus in Deutschland 1914-1923, pp. 99-170, e Der Antisemitismus und seine Bedeutung für den Untergang der Weimarer Republik, pp. 171-94, in Werner Jochmann, Gesellschaftskrise und Judenfeindschaft in Deutschland, cit. ↵
Gary D. Stark, Entrepreneurs of Ideology, cit., pp. 141, 208-09. ↵
Jack Wertheimer, Unwelcome Strangers. East European Jews in Imperial Germany, New York, Oxford University Press, 1987, tabella IV; Wolfgang J. Mommsen, Bürgerstolz und Weltmachtstreben. Deutschland unter Wilhelm II 1890 bis 1918, Berlin, Propyläen, 1995, pp. 434-40. Steven F. Aschheim, Brothers and Strangers. The East European Jew in German and German Jewish Consciousness 1800-1923, Madison, University of Wisconsin Press, 1982.Jack Wertheimer, Unwelcome Strangers. East European Jews in Imperial Germany, New York, Oxford University Press, 1987, tabella IV; Wolfgang J. Mommsen, Bürgerstolz und Weltmachtstreben. Deutschland unter Wilhelm II 1890 bis 1918, Berlin, Propyläen, 1995, pp. 434-40. Steven F. Aschheim, Brothers and Strangers. The East European Jew in German and German Jewish Consciousness 1800-1923, Madison, University of Wisconsin Press, 1982. ↵
«Vossische Zeitung», 6 novembre 1923; stralcio tradotto e riportato in Detlev J.K. Peukert, La Repubblica di Weimar, cit., p. 175 (con correzioni); cfr. inoltre David Clay Large, «Out with the Ostjuden». The Scheunenviertel Riots in Berlin, November 1923, in Werner Bergmann et al. (a cura di), Exclusionary Violence. Antisemitic Riots in Modern Germany, Ann Arbor, University of Michigan Press, 2002, pp. 123-40, e Dirk Walter, Antisemitische Kriminalität und Gewalt. Judenfeindschaft in der Weimarer Republik, Bonn, Dietz, 1999, in particolare pp. 151-54. ↵
Peter J.G. Pulzer, Der Anfang vom Ende, in Arnold Paucker (a cura di), Die Juden im nationalsozialistischen Deutschland 1933-1944, Tübingen, Mohr, 1986, pp. 3-15; Trude Maurer, Ostjuden in Deutschland. 1918-1933, Hamburg, Christians, 1986. ↵
Anthony Kauders, German Politics and the Jews, cit., pp. 182-91; sul protestantesimo, cfr. Kurt Nowak e Gérard Raulet (a cura di), Protestantismus und Antisemitismus in der Weimarer Republik, Frankfurt am Main, Campus, 1994. Più in generale, cfr. Heinrich August Winkler, Die deutsche Gesellschaft der Weimarer Republik und der Antisemitismus, in Bernd Martin ed Ernst Schulin (a cura di), Die Juden als Minderheit in der Geschichte, München, Deutscher Taschenbuch, 1981, pp. 271-89 e Werner Jochmann, Gesellschaftskrise und Judenfeindschaft in Deutschland, cit., pp. 99-170. Per lo studio di una comunità locale, cfr. Stefanie SchulerSpringorum, Die jüdische Minderheit in Königsberg, Preussen 1871-1945, Göttingen, Vandenhoeck & Ruprecht, 1996. ↵
Peter Jelavich, Munich and Theatrical Modernism. Politics, Playwriting, and Performance 1890-1914, Cambridge (MA), Harvard University Press, 1985, offre una buona descrizione del teatro dell’epoca a Monaco. ↵
Per una vivida descrizione di Eisner, basata su un’ampia e originale lettura di fonti contemporanee, cfr. Richard M. Watt, The Kings Depart. The German Revolution and the Treaty of Versailles 1918-19, London, Penguin, 1973, pp. 312-30 e 354-81. Cfr. inoltre Franz Schade, Kurt Eisner und die bayerische Sozialdemokratie, Hannover, Verlag für Literatur und Zeitgeschehen, 1961 e Peter Kritzer, Die bayerische Sozialdemokratie und die bayerische Politik in den Jahren 1918-1923, München, Stadtarchiv, 1969. Per una biografia recente, cfr. Bernhard Grau, Kurt Eisner 1867-1919. Eine Biographie, München, Beck, 2001. ↵
Allan Mitchell, Revolution in Bavaria 1918/1919. The Eisner Regime and the Soviet Republic, Princeton, Princeton University Press, 1965, pp. 171-72; Freya Eisner, Kurt Eisner. Die Politik der libertären Sozialismus, Frankfurt am Main, Suhrkamp, 1979, pp. 175-80. ↵
Allan Mitchell, Revolution in Bavaria 1918/1919, cit., per questi eventi e quelli successivi; cfr. inoltre Heinrich August Winkler, Von der Revolution zur Stabilisierung, cit., pp. 184-90 e Heinrich Hillmayr, Roter und weisser Terror in Bayern nach 1918. Erscheinungsformen und Folgen der Gewalttätigkeiten im Verlauf der revolutionären Ereignisse nach dem Ende des Ersten Weltkrieges, München, Nusser, 1974.Allan Mitchell, Revolution in Bavaria 1918/1919, cit., per questi eventi e quelli successivi; cfr. inoltre Heinrich August Winkler, Von der Revolution zur Stabilisierung, cit., pp. 184-90 e Heinrich Hillmayr, Roter und weisser Terror in Bayern nach 1918. Erscheinungsformen und Folgen der Gewalttätigkeiten im Verlauf der revolutionären Ereignisse nach dem Ende des Ersten Weltkrieges, München, Nusser, 1974. ↵
Richard M. Watt, The Kings Depart, cit., pp. 312-30, 354-81; David Clay Large, Where Ghosts Walked. Munich’s Road to the Third Reich, New York, W.W. Norton & Company, 1997, pp. 76-92, offre un altro vivace resoconto di questi fatti. Friedrich Hitzer, Anton Graf Arco. Das Attentat auf Kurt Eisner und die Schüsse im Landtag, München, Knesebeck, 1988, ricostruisce la storia dell’omicida sulla base di ricerche condotte dallo stesso autore per la sceneggiatura di un film. Per quanto riguarda Hoffmann, cfr. Diethard Hennig, Johannes Hoffmann: Sozialdemokrat und Bayerischer Ministerpräsident. Biographie, München, K.G. Saur, 1990. ↵
Citato in Richard M. Watt, The Kings Depart, cit., p. 364; Hans Beyer, Von der Novemberrevolution zur Räterepublik in München, Berlin, Rutten & Loening, 1957, in particolare pp. 77-78, è un accurato resoconto documentale pubblicato nella Repubblica democratica tedesca. ↵
Richard M. Watt, The Kings Depart, cit., pp. 366-68. ↵
David C. Large, Where Ghosts Walked, cit., p. 70. ↵
Francis L. Carsten, La rivoluzione nell’Europa centrale, cit., pp. 211-15. Heinrich Hannover e Elisabeth Hannover-Drück, Politische Justiz, cit., pp. 53-75. ↵
Cfr. Anthony Nicholls, Hitler and the Bavarian Background to National Socialism, in Anthony J. Nicholls e Erich Matthias (a cura di), German Democracy and the Triumph of Hitler. Essays in Recent German History, London, G. Allen and Unwin, 1971, pp. 129-59. ↵
Per una dettagliata descrizione delle attività di Hitler nel 1918-19, cfr. Ian Kershaw, Hitler, vol. I, cit., pp. 174-80, e Anton Joachimsthaler, Hitlers Weg begann in München 1913-1923, München, 2000, Pendo, pp. 177-319. ↵
Ian Kershaw, Hitler, vol. I, cit., pp. 3-15, fa una prudente cernita tra fatti e leggende e tra interpretazioni e speculazioni sui primi anni di Hitler. ↵
Carl E. Schorske, La Ringstrasse, i suoi critici e la nascita del modernismo urbano, in Carl E. Schorske, Vienna fin-de-siècle, cit., pp. 20-108. ↵
August Kubizek, Adolf Hitler. Mein Jugendfreund, Graz, Stocker, 1953, contiene molti particolari, ma cfr. le critiche mosse da Franz Jetzinger, Hitler’s Youth, London, Hutchinson, 1958, pp. 167-74. ↵
La scarsità di informazioni affidabili su Hitler prima del 1919 ha dato origine a un intenso dibattito in merito alla sua affermazione secondo cui il suo antisemitismo estremista, di tipo politico, si sarebbe sviluppato nella Vienna d’anteguerra in seguito alle frequentazioni di ebrei, soprattutto di «ebrei orientali» immigrati dalla Galizia. La versione fornita dallo stesso Hitler sembra esagerata, ma i recenti tentativi di sostenere che egli non fosse affatto antisemita sembrano altrettanto poco convincenti. Cfr. Ian Kershaw, Hitler, vol. I, cit., pp. 68-92 ↵
Adolf Hitler, Mein Kampf, ediz. italiana a cura di Giorgio Galli, Milano, Kaos, 2002, pp. 102-03. ↵
Idem, pp. 126-27, 138, 144-45. ↵
Kershaw, Hitler, vol. I, cit., pp. 120-28; Anton Joachimsthaler, Hitlers Weg begann in München, cit., pp. 77-97. Per il resoconto dello stesso Hitler, Mein Kampf, cit., pp. 158-59. Per una vivace descrizione della bohème a Schwabing, cfr. David C. Large, Where Ghosts Walked, cit., pp. 3-42. ↵
Hitler, Mein Kampf, cit., p. 181. ↵
Kershaw, Hitler, vol. I, cit., pp. 128-41. ↵
Hitler, Mein Kampf, cit., pp. 192, 194, 206-07. ↵
Martin Geyer, Verkehrte Welt, cit., pp. 278-318. ↵
Lettera di Hitler ad Adolf Gemlich, 16 settembre 1919, in Eberhard Jäckel e Axel Kuhn (a cura di), Hitler. Sämtliche Aufzeichnungen 1905-1924, Stuttgart, Deutsche Verlags-Anstalt, 1980, pp. 88-90; Ernst Deuerlein, Hitlers Eintritt in die Politik und die Reichswehr, in «VfZ», 7, 1959, pp. 203-05. ↵
Anton Drexlers Politisches Erwachen, 1919, ristampato in Albrecht Tyrell (a cura di), Führer befiehl… Selbstzeugnisse aus der «Kampfzeit» der NSDAP, Düsseldorf, Aethenäum, 1969, pp. 20-22. ↵
Albrecht Tyrell (a cura di), Führer befiehl, cit., p. 22; Ian Kershaw, Hitler, vol. I, cit., pp. 186-89, 203-10; Ernst Deuerlein (a cura di), Der Aufstieg der NSDAP in Augenzeugenberichten, München, Rauch, 1974, pp. 56-61. Anton Joachimsthaler, Hitlers Weg, cit., pp. 198-319, opera una distinzione tra fatti e leggende relativi alla vita di Hitler in questo periodo e dirime controversie successive; Albrecht Tyrell, Vom «Trommler» zum «Führer». Der Wandel von Hitlers Selbstverständnis zwischen 1919 und 1924 und die Entwicklung der NSDAP, München, Wilhelm Fink, 1975, offre un’accurata descrizione degli inizi della carriera politica di Hitler. Cfr. inoltre Werner Maser, Die Frühgeschichte der NSDAP. Hitlers Weg bis 1924, Frankfurt am Main, Econ, 1965. Per l’associazione Thule, cfr. Reginald H. Phelps, «Before Hitler Came». Thule Society and Germanen Orden, in «Journal of Modern History», 35, 1963, pp. 245-61. ↵
Uwe Lohalm, Völkischer Radikalismus. Die Geschichte des Deutschvölkischen Schutz-und Trutzbundes, 1919-1923, Hamburg, Leibnitz, 1970. ↵
Albrecht Tyrell, Vom «Trommler» zum «Führer», cit., pp. 72-89; Georg Franz-Willing, Ursprung der Hitler-Bewegung 1919-1922, Preussisch Oldendorf, K.W. Schutz, 1974, pp. 38-109. ↵
Martin Broszat, Der Staat Hitlers, cit., pp. 43-45. ↵
Hitler, Mein Kampf, cit., p. 520. ↵
Reginald H. Phelps, Hitler als Parteiredner im Jahre 1920, in «VfZ», 11, 1963, pp. 274-330; per osservazioni analoghe, Eberhard Jäckel e Axel Kuhn (a cura di), Hitler, cit., pp. 115, 132, 166, 198, 252, 455, 656. ↵
La frase Sozialismus der dummen Kerls, socialismo degli imbecilli, è spesso attribuita al leader socialdemocratico d’anteguerra August Bebel, ma è probabile che sia stata coniata dal democratico austriaco Ferdinand Kronawetter (Peter Pulzer, The Rise of Political Anti-Semitism, cit., p. 269 e nota). Nell’ultimo decennio del XIX secolo era entrata nell’uso comune fra i socialdemocratici tedeschi, cfr. Francis L. Carsten, August Bebel und die Organisation der Massen, Berlin, Siedler, 1991, p. 165. ↵
Georg Franz-Willing, Ursprung der Hitler-Bewegung, cit., pp. 120-27; Martin Broszat, Der Staat Hitlers, cit., pp. 39. ↵
Ernst Nolte, in Il fascismo nella sua epoca. I tre volti del fascismo, trad. it. di Francesco Saba Sardi e Giacomo Manzoni, Milano, Mondadori, 1974. In seguito, in forma diversa e più discutibile, in Nazionalsocialismo e bolscevismo. La guerra civile europea 1917-1945, trad. it. di Francesco Coppellotti, Vera Bertolino, Giovanni Russo, Firenze, Sansoni, 1988, Nolte ha invece sostenuto il primato dell’antibolscevismo. ↵
Hitler, Mein Kampf, cit., p. 286. ↵
Tutti i discorsi sono citati in Peter Longerich, Der ungeschriebene Befehl, cit., pp. 32-34. ↵
Bruno Thoss, Der Ludendorff-Kreis 1919-1923. München als Zentrum der mitteleuropäische Gegenrevolution zwischen Revolution und Hitler-Putsch, München, Wölfe, 1978, fornisce tutti i particolari. ↵
Lettera di Hess ai suoi genitori, 24 marzo 1920, in Wolf Rüdiger Hess (a cura di), Rudolf Hess. Briefe 1908-1933, München, Langen Müller, 1987, p. 251. ↵
Joachim C. Fest, Il volto del Terzo Reich. Profilo degli uomini chiave della Germania nazista, trad. it. di Licia Berlot, Milano, Garzanti, 1977, pp. 297-313, offre una una penetrante descrizione del carattere di Hess; Woodruff D. Smith, The Ideological Origins of Nazi Imperialism, cit., pp. 223-40; Karl Lange, Der Terminus «Lebensraum» in Hitlers Mein Kampf, cit., pp. 426-37; Hans Grimm, Volk ohne Raum, München, Albert Langen, 1926; Dietrich Orlow, Rudolf Hess. Deputy Führer, in Ronald Smelser e Reiner Zitelmann (a cura di), The Nazi Elite, London, Macmillan, 1989, pp. 74-84. Hans-Adolf Jacobsen, Karl Haushofer. Leben und Werk, 2 voll., Boppard, Boldt, 1979, riporta molti degli di scritti di Haushofer; Frank Ebeling, Geopolitik. Karl Haushofer und seine Raumwissenschaft 1919-1945, Berlin, Akademie Verlag, 1994, è uno studio delle sue idee. ↵
Margarete Plewnia, Auf dem Weg zu Hitler. Der völkische Publizist Dietrich Eckart, Bremen, Schünemann, 1970; Albrecht Tyrell, Vom «Trommler» zum «Führer», cit., pp. 190-94; Alfred Rosenberg (a cura di), Dietrich Eckart. Ein Vermächtnis, München, Eher, 19374, contiene una selezione di poesie di Eckart. ↵
Alfred Rosenberg, Selected Writings, a cura di Robert Pois, London, Jonathan Cape, 1970; Joachim Fest, Il volto del Terzo Reich, cit., pp. 259-76; Walter Laqueur, Russia and Germany. A Century of Conflict, London, Weidenfeld and Nicolson, 1965, pp. 55-61, 116-17, 148-53; Adolf Hitler, Hitler’s Table Talk 1941-1944. His Private Conversations, London, Weidenfeld and Nicolson, 1973, pp. 422-26; Norman Cohn, Licenza per un genocidio. Protocolli degli Anziani di Sion: storia di un falso, trad. it. di Laura Felici, Torino, Einaudi, 1969, in particolare pp. 139-80; Reinhard Bollmus, Alfred Rosenberg. National Socialism’s «Chief Ideologue», in Ronald Smelser e Rainer Zitelman (a cura di), The Nazi Elite, cit., pp. 183-93; Robert Cecil, Il mito della razza nella Germania nazista. Vita di Alfred Rosenberg, trad. it. di Andrea Diana, Milano, Feltrinelli, 1972. Cfr. inoltre, per un discorso più generale, Thomas Klepsch, Nationalsozialistische Ideologie. Eine Beschreibung ihrer Struktur vor 1933, Münster, Lit, 1990, e l’eccellente selezione di brani di molti e diversi ideologi nazisti in Barbara Miller Lane e Leila J. Rupp (a cura di), Nazi Ideology before 1933. A Documentation, Manchester, Manchester University Press, 1978. ↵
Hans Frank, Im Angesicht des Galgens. Deutung Hitlers und seiner Zeit auf Grund eigner Erlebnisse und Erkenntnisse, Neuhaus, Beck, 1955, senza pagina (citato in Joachim Fest, Il volto del Terzo Reich, cit., pp. 344) e idem, pp. 38-42 (citato in Ian Kershaw, Hitler, vol. I, cit., pp. 221-22). Christoph Klessmann, Hans Frank. Party Jurist and Governor-General in Poland, in Ronald Smelser e Rainer Zitelmann, (a cura di), The Nazi Elite, cit., pp. 39-47. ↵
Citazioni tratte da Ernst Deuerlein (a cura di), Der Aufstieg der NSDAP, cit., pp. 108-12. ↵
Dietrich Orlow, The History of the Nazi Party, vol. I, 1919-1933, Newton Abbot, David & Charles, 1971, pp. 11-37. ↵
Ian Kershaw, Hitler, vol. I, cit., pp. 236-42; Ernst Deuerlein (a cura di), Der Aufstieg der NSDAP, cit., pp. 135-41. ↵
Ian Kershaw, Hitler, vol. I, cit., pp. 262-67; Ernst Deuerlein (a cura di), Der Aufstieg der NSDAP, cit., pp. 142-61. ↵
Ernst Deuerlein (a cura di), Der Aufstieg der NSDAP, cit., pp. 145-46. ↵
Georg Franz-Willing, Ursprung der Hitler-Bewegung, cit., pp. 127. ↵
Heinrich Hannover e Elisabeth Hannover-Drück, Politische Justiz, cit., pp. 105-44. ↵
Ian Kershaw, Hitler, vol. I, cit., pp. 256-58; Peter Longerich, Die braunen Bataillone. Geschichte der SA, München, Beck, 1989, pp. 9-32. ↵
Conan Fischer, Ernst Julius Röhm. Chief of Staff of the SA and Indispensable Outsider, in Ronald Smelser e Rainer Zitelmann (a cura di), The Nazi Elite, cit., pp. 173-82. ↵
Ernst Röhm, Die Geschichte eines Hochverräters, München, Eher, 1928, pp. 9, 365-66; Joachim Fest, Il volto del Terzo Reich, cit., pp. 222, 236 (nota 9). ↵
Ernst Röhm, Die Geschichte eines Hochverräters, cit., p. 363. ↵
Per i resoconti sul dilagare delle violenze del movimento nazista in questo periodo, cfr. Ernst Deuerlein (a cura di), Der Aufstieg der NSDAP, cit., pp. 142-83; per maggiori informazioni sul difficile rapporto di Röhm con Hitler, Conan Fischer, Ernst Julius Röhm, cit. ↵
Ian Kershaw, Hitler, vol. I, cit., pp. 269-76. ↵
Adrian Lyttelton, La conquista del potere. Il fascismo dal 1919 al 1929, trad. it. di Giovanni Ferrara degli Uberti e Iole Rambelli, Bari, Laterza, 1974, rimane il testo classico; Denis Mack Smith, Mussolini, trad. it. di Giovanni Ferrara degli Uberti, Milano, Rizzoli, 1983, è una biografia feroce, mentre Richard J.B. Bosworth, Mussolini. Un dittatore italiano, trad. it. di Pietro Spinelli, Milano, Mondadori, 2004, è un buon testo più recente. Per le origini delle aste portabandiera del Partito nazista, Georg Franz-Willing, Ursprung der Hitler-Bewegung, cit., pp. 126-27. Per i punti di contatto e le influenze, cfr. Klaus-Peter Hoepke, Die deutsche Rechte und der italienische Faschismus. Ein Beitrag zum Selbstverständnis und zur Politik von Gruppen und Verbänden der deutschen Rechten, Düsseldorf, Droste, 1968, in particolare pp. 186-94 e 292-95. ↵
Nell’ampio e controverso panorama di testi sull’argomento, Stanley G. Payne, Il fascismo 1914-1945. Origini, storia e declino delle dittature che si sono imposte tra le due guerre, Roma, Newton & Compton, 1999, è il miglior studio di carattere generale, mentre Kevin Passmore, Fascism. A Very Short Introduction, Oxford, Oxford University Press, 2002, offre un’esposizione breve ma molto utile. Roger Griffin, International Fascism. Theories, Causes and the New Consensus, London, Arnold, 1998, è un autorevole testo teorico; Ian Kershaw, The Nazi Dictatorship, cit., pp. 26-46, offre, come è tipico dell’autore, una ragionevole e assennata analisi della storiografia. ↵
TA 567, 199 in Peter Merkl, Political Violence under the Swastika, cit., p. 196-97. ↵
TA 206, 379, ibidem. Per una prospettiva inconsueta sul caso Schlageter, cfr. Karl Radek, Leo Schlageter. The Wanderer in the Void, in Anton Kaes et al. (a cura di), The Weimar Republic Sourcebook, cit., pp. 312-14; l’articolo originale è Leo Schlageter. Der Wanderer ins Nichts, in «Die Rote Fahne», 144, 26 giugno 1923. Per un esaustivo resoconto della «resistenza passiva», che mette in risalto le sue radici popolari, cfr. Conan Fischer, The Ruhr Crisis, cit., pp. 84-181; per i trascorsi di Schlageter nei corpi franchi, Robert G.L. Waite, Vanguard of Nazism, cit., p. 235-38; per la campagna di sabotaggi organizzata dietro le quinte dall’esercito tedesco, Gerd Krüger, «Ein Fanal des Widerstandes im Ruhrgebiet». Das «Unternehmen Wesel» in der Osternacht des Jahres 1923. Hingergründe eines angeblichen «Husarenstreiches», in «Mitteilungsblatt des Instituts für soziale Bewegungen», 4, 2000, pp. 95-140. ↵
Sander L. Gilman, On Blackness without Blacks. Essays on the Image of the Black in Germany, Boston, G.K. Hall, 1982. ↵
TA 183, in Peter Merkl, Political Violence under the Swastika, cit., p. 193. ↵
Gisela Lebeltzer, Der «Schwarze Schmach». Vorurteile – Propaganda – Mythos, in «Geschichte und Gesellschaft», 11, 1985, pp. 37-58; Keith Nelson, «The Black Horror on the Rhine». Race as a Factor in Post-World War I Diplomacy, in «Journal of Modern History», 42, 1970, pp. 606-27; Sally Marks, Black Watch on the Rhine. A Study in Propaganda, Prejudice and Prurience, in «European Studies Review», 13, 1983, pp. 297-334. Per il destino che li aspettava, cfr. Reiner Pommerin, «Sterilisierung der Rheinlandbastarde». Das Schicksal einer farbigen deutschen Minderheit 1918-1937, Düsseldorf, Droste, 1979. ↵
Richard J. Evans, Hans von Hentig and the Politics of German Criminology, in Angelika Ebbinghaus e Karl Heinz Roth (a cura di), Grenzgänge. Deutsche Geschichte des 20. Jahrhunderts im Spiegel von Publizistik, Rechtsprechung und historischer Forschung, Lüneburg, Zu Klampen Verlag, 1999, pp. 238-64. ↵
Ian Kershaw, Hitler, vol. I, cit., pp. 277-83; Georg Franz-Willing, Krisenjahr der Hitler-Bewegung 1923, Preussisch Oldendorf, K.W. Schutz, 1975; Helmuth Auerbach, Hitlers politische Lehrjahre und die Münchner Gesellschaft 1919-1923, in «VfZ», 25, 1977, pp. 1-45; Georg Franz-Willing, Ursprung der Hitler-Bewegung, cit., pp. 266-99; Ernst Hanfstaengl, Zwischen Weissem und Braunem Haus. Memoiren eines politischen Aussenseiters, München, Piper, 1970. ↵
Per le opinioni di Hitler, Hitler’s Table Talk, cit., pp. 154-56. Per un ottimo resoconto, cfr. Robin Lenman, Julius Streicher and the Origins of the NSDAP in Nuremberg, 1918-1923, in Anthony Nicholls ed Erich Matthias (a cura di), German Democracy and the Triumph of Hitler, cit., pp. 161-74 (fonte dell’opionione sulla poesia di Streicher). Per uno studio delle camicie brune di questa città, cfr. Eric G. Reiche, The Development of the SA in Nürnberg. 1922-34, Cambridge, Cambridge University Press, 1986. ↵
Anthony Nicholls, Hitler and the Bavarian Background to National Socialism, in Anthony Nicholls ed Erich Matthias (a cura di), German Democracy and the Triumph of Hitler, cit., p. 111. ↵
Georg Franz-Willing, Krisenjahr der Hitler-Bewegung, cit., pp. 295-318; per il ruolo svolto da Ludendorff, cfr. Georg Franz-Willing, Putsch und Verbotszeit der Hitler-Bewegung November 1923 - Februar 1925, Preussisch Oldendorf, K.W. Schutz, 1977, pp. 9-65. ↵
Joachim Fest, Il volto del Terzo Reich, cit., pp. 115-34; Richard Overy, Goering. The «Iron Man», London, Routledge, 1984; Alfred Kube, Hermann Goering. Second Man in the Third Reich in Ronald Smelser e Rainer Zitelmann (a cura di), The Nazi Elite, cit., pp. 62-73, classifica Göring come un conservatore «tardo-imperialista»; cfr. inoltre, sempre di Alfred Kube, Pour le mérite und Hakenkreuz. Hermann Goering im Dritten Reich, München, Oldenbourg, 19872, pp. 4-21; Stefan Martens, Hermann Goering. «Erster Paladin des Führers» und «Zweiter Mann im Reich», Paderborn, Schöning, 1985, pp. 15-19; Werner Maser, Hermann Göring. Hitlers janusköpfiger Paladin. Die politische Biographie, Berlin, Quintessenz, 2000, pp. 13-55. ↵
Georg Franz-Willing, Krisenjahr der Hitler-Bewegung, cit., illustra con dovizia di particolari lo sviluppo del partito nel 1923. Harold J. Gordon, Hitler and the Beer Hall Putsch, Princeton, Princeton University Press, 1972, fornisce un’esaustiva descrizione dell’ambiente politico, cfr. in particolare pp. 25-184 (Parte I: The Contenders in the Struggle for Power). Per i documenti relativi all’episodio, cfr. Ernst Deuerlein (a cura di), Der Hitler-Putsch. Bayerische Dokumente zum 8./9. November 1923, Stuttgart, Deutsche Verlags-Anstalt, 1962, pp. 153-308; per una raccolta più breve, Ernst Deuerlein (a cura di), Der Aufstieg der NSDAP, cit., pp. 184-202. ↵
Karl Alexander von Müller, deposizione in qualità di testimone al processo contro Hitler, citato in Ernst Deuerlein (a cura di), Der Aufstieg der NSDAP, cit., pp. 192-96. ↵
Tra i molti resoconti degli eventi, cfr. Ian Kershaw, Hitler, vol. I, cit. pp. 303-10. Harold J. Gordon, Hitler and the Beer Hall Putsch, cit., pp. 270-409; Georg Franz-Willing, Putsch und Verbotszeit, cit., pp. 66-141; Ernst Deuerlein (a cura di), Der Hitler-Putsch, cit., in particolare pp. 308-417, 487-515; una selezione di documenti tradotti è disponibile in Jeremy Noakes e Geoffrey Pridham (a cura di), Nazism, cit., vol. I, pp. 26-34. Per quanto riguarda Göring, cfr. Werner Maser, Hermann Göring, cit., pp. 58-78. ↵
Bernd Steger, Der Hitlerprozess und Bayerns Verhältnis zum Reich 1923/24, in «VfZ», 23, 1977, pp. 441-66. ↵
Ernst Deuerlein (a cura di), Der Aufstieg der NSDAP, cit., pp. 203-30; per il verbale completo del processo e la sentenza, Lothar Gruchmann e Reinhard Weber (a cura di), Der Hitler-Prozess 1924. Wortlaut der Hauptverhandlung vor dem Volksgericht München, 2 voll., München, Saur, 1997 e 1999, vol. I. Cfr. inoltre i due libri di Otto Gritschneider, Bewährungsfrist für den Terroristen Adolf H. Der Hitler-Putsch und die bayerische Justiz, München, Beck, 1990 e Der Hitler-Prozess und sein Richter Georg Neithardt. Skandalurteil von 1924 ebnet Hitler den Weg, München, Beck, 2001. ↵
Citato in Albrecht Tyrell, Führer befiehl, cit., p. 67, traduzione disponibile in Jeremy Noakes e Geoffrey Pridham (a cura di), Nazism, vol. I, cit., pp. 34-35. Per le dichiarazione integrali di Hitler in tribunale, Eberhard Jäckel e Axel Kuhn (a cura di), Hitler, cit., pp. 1061-216, ed Ernst Deuerlein (a cura di), Der Aufstieg der NSDAP, cit., pp. 203-28. ↵
Cfr. il resoconto della genesi e della stesura in Ian Kershaw, Hitler, vol. I, cit., pp. 360-73. ↵
Hitler, Mein Kampf, cit., p. 297. ↵
Idem, pp. 503-06. La centralità di queste idee nella Weltanschauung, la visione del mondo, di Hitler, è stata dimostrata da Eberhard Jäckel, La concezione del mondo in Hitler. Progetto di un dominio assoluto, trad. it. di Maria Donatella Ponti, Milano, Longanesi, 1972. ↵
Adolf Hitler, Il libro segreto di Hitler, trad. it. di A. Pellegrini, Milano, Longanesi, 1964; Martin Broszat, Betrachtungen zu «Hitlers Zweitem Buch», in «VfZ», 9, 1981, pp. 417-29. ↵
Werner Maser, Hitlers Mein Kampf Geschichte, Auszüge, Kommentare, München, Esslingen, 1966, fornisce informazioni dettagliate sul libro, sulla sua stesura e sul suo destino; Hermann Hammer, Die deutschen Ausgaben von Hitlers Mein Kampf, in «VfZ», 4, 1956, pp. 161-78, ricostruisce la storia della pubblicazione. La convinzione che Hitler fosse un opportunista che rincorreva solo il potere e non avesse obiettivi coerenti è la tesi centrale della fondamentale biografia di Alan Bullock, Hitler. Studio sulla tirannide, trad. it. di Cesare Salmaggi e Bice Vivenza, Milano, Mondadori, 1955; l’aspetto della coerenza fu sollevato la prima volta da Hugh Trevor-Roper, The Mind of Adolf Hitler, in Adolf Hitler, Hitler’s Table Talk, cit., pp. vii-xxxv. Le stravaganze della sua politica estera e dei relativi obiettivi impliciti sono analizzati in Geoffrey Stoakes, Hitler and the Quest for World Dominion, Leamington Spa, Berg, 1987. ↵
Peter Longerich, Der ungeschriebene Befehl, cit., pp. 37-39. ↵
Ian Kershaw, Hitler, vol. I, cit., pp. 317-19, 339-41, 374-78; Martin Broszat, Der Staat Hitlers, cit., pp. 13-16. ↵
Ian Kershaw, Hitler, vol. I, cit., pp. 341-54. Per un resoconto ricco di particolari del Partito nazista dopo il processo e l’incarcerazione del suo leader, cfr. Georg Franz-Willing, Putsch und Verbotszeit, cit., pp. 162-285. ↵
Donald Cameron Watt, Die bayerischen Bemühungen um Ausweisung Hitlers 1924, in «VfZ», 6, 1958, pp. 270-80. Cfr., per un discorso più generale, David Jablonsky, The Nazi Party in Dissolution. Hitler and the Verbotszeit 1923-1925, London, Cass, 1989, ed Ernst Deuerlein (a cura di), Der Aufstieg der NSDAP, cit., pp. 231-54. ↵
Ernst Deuerlein (a cura di), Der Aufstieg der NSDAP, cit., pp. 245. ↵
Joachim C. Fest, Il volto del Terzo Reich, cit., pp. 337; Peter Longerich, Die braunen Battaillone, cit., pp. 51-52. ↵
Ian Kershaw, Hitler, vol. I, cit., pp. 389-405. ↵
Udo Kissenkoetter, Gregor Strasser. Nazi Party Organizer or Weimar Politician?, in Ronald Smelser e Rainer Zitelmann (a cura di), The Nazi Elite, cit., pp. 224-34. ↵
Lettera di Gregor Strasser a Oswald Spengler, 8 luglio 1925, in Oswald Spengler, Spengler Letters 1913-1936, a cura di Arthur Helps, London, Allen & Unwin, 1966, p. 184. ↵
Dietrich Orlow, The History of the Nazi Party, cit., vol. I, pp. 66-67; cfr. inoltre, più in generale, Udo Kissenkoetter, Gregor Strasser und die NSDAP, Stuttgart, Deutsche Verlags-Anstalt, 1978; Peter D. Stachura, Gregor Strasser and the Rise of Nazism, London, Allen & Unwin, 1983; Thomas Klepsch, Nationalsozialistische Ideologie, cit., pp. 143-50. ↵
Elke Fröhlich, Joseph Goebbels. The Propagandist, in Ronald Smelser e Rainer Zitelmann (a cura di), The Nazi Elite, cit., pp. 48-61; Ralf Georg Reuth, Goebbels. Eine Biographie, München, Piper, 1995, pp. 11-75, e Michel Kai, Vom Poeten zum Demagogen. Die schriftstellerischen Versuche Joseph Goebbels, Köln, Böhlau, 1999. Joachim C. Fest, Joseph Goebbels. Eine Porträtskizze, in «VfZ», 43, 1995, pp. 565-80, è un’acuta rivalutazione della personalità di Goebbels alla luce del suo diario. Per il diario, cfr. Elke Fröhlich, Joseph Goebbels und sein Tagebuch. Zu den handschriftlichen Aufzeichnungen von 1924 bis 1941, in «VfZ», 35, 1987, pp. 489-522. La critica di Bernd Sösemann, Die Tagesaufzeichnungen des Joseph Goebbels und ihre unzulänglichen Veröffentlichungen, in «Publizistik», 37, 1992, pp. 213-44, non è convincente; le trascrizioni a cura della Fröhlich non si proponevano come edizione integrale per scopi accademici, ma solo di rendere disponibili agli storici tali diari. ↵
Hugh Trevor-Roper, Gli ultimi giorni di Hitler, trad. it. di Celestino Terzi, Milano, Mondadori, 1947, p. 55, che su questo aspetto cita anche Speer; Elke Fröhlich, Joseph Goebbels, cit., p. 48. ↵
Elke Fröhlich (a cura di), Die Tagebücher von Joseph Goebbels. Sämtliche Fragmente, parte prima: Aufzeichnungen 1924-1941, vol. I, 27.6.1924 - 31.12.1930, München, K.G. Saur, 1987, p. 48 (23 luglio 1924). ↵
Elke Fröhlich (a cura di), Die Tagebücher von Joseph Goebbels, cit., pp. 134-35 (14 ottobre 1925). ↵
Idem, pp. 140-41 (6 novembre 1925); cfr., più in generale, Ralf Georg Reuth, Goebbels, cit., pp. 76-147. ↵
Elke Fröhlich (a cura di), Die Tagebücher von Joseph Goebbels, cit., pp. 161-62 (15 febbraio 1926). ↵
Ian Kershaw, Hitler, vol. I, cit., pp. 405-413; Ralf Georg Reuth, Goebbels, cit., pp. 76-107; Helmut Heiber (a cura di) The Early Goebbels Diaries. The Journals of Josef Goebbels from 1925-1926, London, Weidenfeld and Nicolson, 1962, pp. 66-67. ↵
Elke Fröhlich (a cura di), Die Tagebücher von Joseph Goebbels, cit., pp. 171-73 (13 aprile 1926) e 174-75 (19 aprile 1926). ↵
Ian Kershaw, Hitler, vol. I, cit., pp. 413-16; Ernst Deuerlein (a cura di), Der Aufstieg der NSDAP, cit., pp. 255-302. L’uso del termine Gau per indicare una «regione» richiamava alla mente, di proposito, le divisioni tribali della Germania all’inizio del Medioevo. ↵
Ian Kershaw, Hitler, vol. I, cit., pp. 416-17; Dietrich Orlow, The History of the Nazi Party, cit., vol. I, pp. 69-75; ↵
Jeremy Noakes e Geoffrey Pridham (a cura di), Nazism, vol. I, cit., pp. 36-56; inoltre, Erwin Barth, Joseph Goebbels und die Formierung des Führer-Mythos 1917 bis 1934, Erlangen, Palm und Enke, 1999. ↵
Per le attività di Goebbels a Berlino, cfr. Ralf Georg Reuth, Goebbels, cit., pp. 108-268. ↵
Citato in idem, pp. 114. ↵
Hoover Institution, Stanford, California, NSDAP Hauptarchiv microfilm reel 6 Akte 141, lettera di Max Amann a Gustav Seifert, 27 ottobre 1925. ↵
Jeremy Noakes e Geoffrey Pridham (a cura di), Nazism, vol. I, cit., p. 58. ↵
Gerhard Schulz, Zwischen Demokratie und Diktatur. Verfassungspolitik und Reichsreform in der Weimarer Republik, 3 voll., Berlin, Walter de Gruyter, 1963-92, vol. II, Deutschland am Vorabend der Grossen Krise, Berlin, 1987, pp. 149-307; Robert G. Moeller, Winners as Losers in the German Inflation. Peasant Protest over the Controlled Economy, in Gerald D. Feldman et al. (a cura di), The German Inflation. A Preliminary Balance, Berlin, Walter de Gruyter, 1982, pp. 255-88. ↵
Shelley Baranowski, The Sanctity of Rural Life. Nobility, Protestantism and Nazism in Weimar Prussia, New York, Oxford University Press, 1995, pp. 120-23. ↵
John E. Farquharson, The Plough and the Swastika. The NSDAP and Agriculture in Germany. 1928-1945, London, Sage, 1976, pp. 3-12, 25-33; Dieter Hertz-Eichenrode, Politik und Landwirtschaft in Ostpreussen 1919-1930. Untersuchung eines Strukturproblems in der Weimarer Republik, Opladen, Westdeutscher Verlag, 1969, pp. 88-9, 329-37. ↵
Dieter Gessner, Agrardepression und Präsidialregierungen in Deutschland 1930-1933. Probleme des Agrarkapitalismus am Ende der Weimarer Republik, Düsseldorf, Droste, 1977, pp. 191-94; Dieter Gessner, Agrarverbände in der Weimarer Republik. Wirtschaftliche und soziale Voraussetzungen agrarkonservativer Politik vor 1933, Düsseldorf, Droste, 1976, pp. 234-63. ↵
Rudolf Rietzler, «Kampf in der Nordmark». Das Aufkommen des Nationalsozialismus in Schleswig-Holstein (1919-1928), Neumünster, Wachholtz, 1982; Frank Bajohr (a cura di), Norddeutschland im Nationalsozialismus, Hamburg, Ergebnisse, 1993, nonché il fondamentale studio su base regionale Jeremy Noakes, The Nazi Party in Lower Saxony 1921-1933, Oxford, Oxford University Press, 1971, in particolare pp. 104-07. ↵
Jeremy Noakes e Geoffrey Pridham (a cura di), Nazism, vol. I, cit., pp. 15, 61. ↵
Ibidem, in cui è citato Gottfried Feder, Das Programm der NSDAP und seine weltanschaulichen Grundgedanken, München, Franz Eher, 1934, pp. 15-18. ↵
Rudolf Heberle, Landbevölkerung und Nationalsozialismus. Eine soziologische Untersuchung der politischen Willensbildung in Schleswig-Holstein 1918 bis 1932, Stuttgart, Deutsche Verlags-Anstalt, 1963, pp. 160-71; cfr. inoltre sempre di Rudolf Heberle, From Democracy to Nazism. A Regional Case Study on Political Parties in Germany, New York, Fertig, 1970, uno dei primi studi di sociologia elettorale che resta un testo classico. Sui tentativi di riunire gli agricoltori di tutte le categorie in un unico gruppo di pressione, cfr. Jens Flemming, Landwirtschaftliche Interessen und Demokratie. Ländliche Gesellschaft, Agrarverbände und Staat 1890-1925, Bonn, Neue Gesellschaft, 1978, pp. 323-27. ↵
Claus-Christian W. Szejnmann, Nazism in Central Germany. The Brownshirts in «Red» Saxony, New York, Berghahn, 1999, pp. 50-51; Jürgen W. Falter et al., Wahlen und Abstimmungen in der Weimarer Republik, cit., p. 98.Claus-Christian W. Szejnmann, Nazism in Central Germany. The Brownshirts in «Red» Saxony, New York, Berghahn, 1999, pp. 50-51; Jürgen W. Falter et al., Wahlen und Abstimmungen in der Weimarer Republik, cit., p. 98. ↵
Geoffrey Pridham, Hitler’s Rise to Power. The Nazi Movement in Bavaria 1923-1933, London, Hart-Davis, 1973, pp. 84-86. ↵
Dietrich Orlow, The History of the Nazi Party, cit., vol. I, pp. 173-75, che in parte esagera la coerenza della strategia elettorale nazista; Heinrich August Winkler, La Repubblica di Weimar 1918-1933, cit., pp. 391-408. ↵
Le citazioni sono tratte da Albrecht Tyrell, Vom «Trommler» zum «Führer», cit., pp. 163-73; Albrecht Tyrell (a cura di), Führer befiehl, cit., pp. 129-30, 163-64; Ian Kershaw, Hitler, vol. I, cit., p. 440. ↵
Dietrich Orlow, The History of the Nazi Party, cit., vol. I, pp. 167-71. ↵
Idem, pp. 171-73. ↵
Claudia Koonz, Donne del Terzo Reich, trad. it. di Francesca Ricci, Firenze, Giunti, 1996, pp. 70-75. ↵
Jill Stephenson, The Nazi Organisation of Women, London, Croom Helm, 1981, pp. 23-74. ↵
Peter D. Stachura, Nazi Youth in the Weimar Republic, Santa Barbara (CA), Clio Books, 1975; Walter Laqueur, Young Germany, cit., p. 193; Arno Klönne, Jugend im Dritten Reich. Dokumente und Analysen, Köln, PapyRossa, 1982; Hans-Christian Brandenburg, Die Geschichte der HJ. Wege und Irrwege einer Generation, Köln, Wissenschaft und Politik, 1968; Peter D. Stachura, The German Youth Movement, cit. ↵
Daniel Horn, The National Socialist Schülerbund and the Hitler Youth, 1929-1933, in «Central European History», 11, 1978, pp. 355-75; Martin Klaus, Mädchen in der Hitlerjugend. Die Erziehung zur «deutschen Frau», Köln, Pahl-Rugenstein, 1980. ↵
Baldur von Schirach, Die Feier der neuen Front, München, 1929. Cfr. Michael Wortmann, Baldur von Schirach. Student Leader, Hitler Youth Leader, Gauleiter in Vienna, in Ronald Smelser e Rainer Zitelmann (a cura di), The Nazi Elite, cit., pp. 202-11. ↵
Cfr. Arthur D. Brenner, Emil J. Gumbel. Weimar German Pacifist and Professor, Boston, Leiden, 2001; citazione dalla «Deutsche Republik», 2 luglio 1932, riportata in Steven P. Remy, The Heidelberg Myth. The Nazification and Denazification of a German University, Cambridge (MA), Harvard University Press, 2002, pp. 11. ↵
Geoffrey J. Giles, The Rise of the National Socialist Students’ Association and the Failure of Political Education in the Third Reich, in Peter D. Stachura (a cura di), The Shaping of the Nazi State, London, Croom Helm, 1978, pp. 160-85; Michael Wortmann, Baldur von Schirach, cit., pp. 204-05; Michael Kater, Studentenschaft und Rechtsradikalismus, cit.; Anselm Faust, Der Nationalsozialistische Deutsche Studentenbund. Studenten und Nationalsozialismus in der Weimarer Republik, Düsseldorf, Droste, 1973; Geoffrey J. Giles, Students and National Socialism in Germany, cit.; Michael Steinberg, Sabers and Brown Shirts, cit.; Michael Grüttner, Studenten im Dritten Reich, Paderborn, Schöningh, 1995, pp. 19-42, 60. ↵
Hans-Gerd Schumann, Nationalsozialismus und Gewerkschaftsbewegung. Die Vernichtung der deutschen Gewerkschaften und der Aufbau der «Deutschen Arbeitsfront», Hannover, Norddt. Verlags-Anstalt, 1958. ↵
Peter Merkl, Political Violence under the Swastika, cit., pp. 120, 208, 217, 220, 239, 244, 306, 372-73, 427, 515-16. ↵
Iris Hamel, Völkischer Verband und nationale Gewerkschaft, cit. ↵
TA 271, in Peter Merkl, Political Violence under the Swastika, cit., p. 516. ↵
Dietrich Orlow, The History of the Nazi Party, cit., vol. I, pp. 271-76. ↵
L’attendibilità di queste testimonianze è valutata nell’introduzione di Peter Merkl, Political Violence under the Swastika, cit., che tenta anche un’analisi quantitativa; l’introduzione di Theodore Abel, Why Hitler Came to Power, cit., pp. 4-9, contiene invece una valutazione dell’affidabilità dei «biogrammi». Per un’analoga analisi di resoconti autobiografici per il periodo precedente il 1933 scritti da esponenti nazisti nel 1936-37, cfr. Christoph Schmidt, Zu den Motiven «alter Kämpfer» in der NSDAP, in Detlev J.K. Peukert e Jürgen Reulecke (a cura di), Die Reihen fast geschlossen. Beiträge zur Geschichte des Alltags unterm Nationalsozialismus, Wuppertal, Hammer, 1981, pp. 21-44. ↵
Peter Merkl, Political Violence under the Swastika, cit. pp. 446-47. ↵
TA 140, in idem, p. 551. ↵
Idem, pp. 453, 457, 505-09; per il ruolo della propaganda nazista in questo periodo, cfr. Richard Bessel, The Rise of the NSDAP and the Myth of Nazi Propaganda, in «Wiener Library Bulletin», 33, 1980; Ian Kershaw, Ideology, Propaganda, and the Rise of the Nazi Party, in Peter D. Stachura (a cura di), The Nazi Machtergreifung, 1933, London, Allen & Unwin, 1983, pp. 162-81; e soprattutto Gerhard Paul, Aufstand der Bilder. Die NS-Propaganda vor 1933, Bonn, Dietz, 1990. ↵
Peter Merkl, Political Violence under the Swastika, cit. pp. 313-63, 383-84. ↵
Rudolf Höss, Comandante ad Auschwitz, trad. it. di Giuseppina Panzieri Saija, Torino, Einaudi, 2000, pp. 44-66. ↵
Idem, pp. 66-67. ↵
Jochen von Lang, Martin Bormann. Hitler’s Secretary, in Ronald Smelser e Rainer Zitelmann (a cura di), The Nazi Elite, cit., pp. 7-17; Joachim Fest, Il volto del Terzo Reich, cit., pp. 201-17. ↵
L’espressione è stata coniata da Robert G.L. Waite, Vanguard of Nazism, cit.; Peter Merkl, Political Violence under the Swastika, cit., liquida la questione con eccessiva superficialità. ↵
TA 493, in Peter Merkl, Political Violence under the Swastika, cit., p. 375. ↵
TA 382, in idem, pp. 440. ↵
TA 434 e 464, in idem, pp. 444-45. ↵
TA 31, in idem, pp. 544-45. ↵
TA 520, in idem, p. 420. ↵
TA 415, in idem, p. 400. ↵
TA 59, in idem, p. 654. ↵
TA 548, in idem, p. 416. ↵
TA 8, 31, 32, in idem, pp. 486-87. ↵
TA 22, in idem, p. 602; documenti sull’episodio del treno sono disponibili in Martin Broszat, Die Anfänge der Berliner NSDAP 1926/27, in «VfZ», 8, 1960, pp. 85-118, a pp. 115-18. ↵
Peter Merkl, Political Violence under the Swastika, cit., p. 617. ↵
Geoffrey J. Giles, The Rise of the National Socialist Students’ Association, cit., p. 163. ↵
Peter Merkl, Political Violence under the Swastika, cit., p. 699. ↵
Discorso all’associazione degli industriali a Düsseldorf, in Max Domarus (a cura di), Hitler. Speeches and Proclamations 1932-1945. The Chronicle of a Dictatorship, 4 voll., London, IB Tauris, dal 1990, vol. I, p. 114. ↵
Henry Ashby Turner, jr., German Big Business and the Rise of Hitler, cit., pp. 114-24. Per i comunisti, cfr. Hermann Weber, La trasformazione del comunismo tedesco, cit., pp. 349-381. ↵
TA 38, in Peter Merkl, Political Violence under the Swastika, cit., p. 539. ↵
TA 416 e 326, in idem, p. 540. ↵
TA 4, in idem, p. 571. ↵
Melita Maschmann, Account Rendered. A Dossier on my Former Self, London, Abelard-Schuman, 1964, pp. 174-75. ↵
Thomas Krause, Hamburg wird braun. Der Aufstieg der NSDAP 1921-1933, Hamburg, Ergebnisse, 1987, pp. 102-07, è una convincente critica di Michael Kater, The Nazi Party. A Social Profile of Members and Leaders, 1919-1945, Oxford, Blackwell, 1983, pp. 32-38. Poiché il censimento del 1935 riporta la data di iscrizione al partito per tutti i membri, è possibile calcolare la sua composizione in qualsiasi momento. ↵
Detlef Mühlberger, A Social Profile of the Saxon NSDAP Membership before 1933, in Claus-Christian W. Szejnmann, Nazism in Central Germany, cit., pp. 211-19; per un discorso più in generale, Martin Broszat, Der Staat Hitlers, cit., pp. 49-53; Detlef Mühlberger, Hitler’s Followers. Studies in the Sociology of the Nazi Movement, London, Routledge, 1991; e Peter Manstein, Die Mitglieder und Wähler der NSDAP 1919-1933. Untersuchungen zu ihrer schichtmässigen Zusammensetzung, Frankfurt am Main, Lang, 1990. ↵
Josef Ackermann, Heinrich Himmler. Reichsführer-SS, in Ronald Smelser e Rainer Zitelmann (a cura di), The Nazi Elite, cit., pp. 98-112; Alfred Andersch, Il padre di un assassino, trad. it. di Amina Pandolfi, Milano, Longanesi, 1982, sulpadre di Himmler; Bradley F. Smith, Heinrich Himmler 1900-1926. A Nazi in the Making, Stanford, (CA), Stanford University Press, 1971, è lo studio fondamentale sui primi anni di Himmler. ↵
Citato in Josef Ackermann, Heinrich Himmler, cit., p. 103; cfr. inoltre Josef Ackermann, Himmler als Ideologe, Göttingen, Musterschmidt, 1970. ↵
Heinz Höhne, L’ordine nero. La storia delle SS, trad. it. di Salvatore Tito Villari, Milano, Garzanti, pp. 28-37. ↵
Joachim Fest, Il volto del Terzo Reich, cit., pp. 180-200, benché, alla pari di molti altri studiosi che si sono occupati di Himmler, assuma una posizione troppo accondiscendente: fra tutti i giudizi che si possono dare di lui, di certo non era né un indeciso, né un piccolo borghese, né un mediocre come afferma Fest. Cfr. Heinz Höhne, L’ordine nero, cit., pp. 28-29, per un esempio di vivide descrizioni di Himmler, anche se la maggior parte risentono di un giudizio a posteriori. ↵
Idem, pp. 37-41; per quanto riguarda Darré, cfr. inoltre Gustavo Corni, Richard Walther Darré. The Blood and Soil Ideologue, in Ronald Smelser e Rainer Zitelmann (a cura di), The Nazi Elite, cit., pp. 18-27, e Horst Gies, R. Walther Darré und die nationalsozialistische Bauernpolitik 1930 bis 1933, Frankfurt am Main, 1966. ↵
Heinz Höhne, L’ordine nero, cit., pp. 40-54; Hans Buchheim, The SS. Instrument of Domination, in Helmut Krausnick et al., Anatomy of the SS State, London, Paladin, 1968, pp. 127-203, alle pp. 140-43. ↵
Citato in Elizabeth Harvey, Youth Unemployment and the State. Public Policies towards Unemployed Youth in Hamburg during the World Economic Crisis, in Richard J. Evans e Dick Geary (a cura di), The German Unemployed, cit., pp. 142-70, a p. 161; cfr. inoltre Wolfgang Ayass, Vagrants and Beggars in Hitler’s Reich, in Richard J. Evans (a cura di), The German Underworld. Deviants and Outcasts in German History, London, Routledge, 1988, pp. 210-37, a p. 210. ↵
Gertrud Staewen-Ordermann, Menschen der Unordnung. Die proletarische Wirklichkeit im Arbeitsschicksal der ungelernten Grossstadtjugend, Berlin, 1933, p. 86, citato in Detlev J.K. Peukert, Jugend zwischen Krieg und Krise. Lebenswelten von Arbeiterjungen in der Weimarer Republik, Köln, Bund-Verlag, 1987, p. 184. Traduzione inglese disponibile in Detlev J.K. Peukert, The Lost Generation. Youth Unemployment at the End of the Weimar Republic, in Richard J. Evans e Dick Geary (a cura di), The German Unemployed, cit., pp. 172-93, a p. 185. ↵
Ruth Weiland, Die Kinder der Arbeitslosen, Eberswalde-Berlin, 1933, pp. 40-42, citato in Detlev J.K. Peukert, Jugend zwischen Krieg und Krise, cit., p. 184. ↵
Gertrud Staewen-Ordemann, Menschen der Unordnung, cit., p. 92, citato in Detlev J.K. Peukert, The Lost Generation, cit., p. 182. ↵
Detlev J.K. Peukert, Jugend zwischen Krieg und Krise, cit., pp. 251-84; Eve Rosenhaft, The Unemployed in the Neighbourhood. Social Dislocation and Political Mobilisation in Germany 1929-33, in Richard J. Evans e Dick Geary (a cura di), The German Unemployed, cit., 194-227, in particolare pp. 209-11; Eve Rosenhaft, Organising the «Lumpenproletariat». Cliques and Communists in Berlin during the Weimar Republic, in Richard J. Evans (a cura di), The German Working Class 1888-1933. The Politics of Everyday Life, cit., pp. 174-219; Eve Rosenhaft, Links gleich rechts? Militante Strassengewalt um 1930, in Thomas Lindenberger e Alf Lüdtke (a cura di), Physische Gewalt. Studien zur Geschichte der Neuzeit, Frankfurt am Main, Suhrkamp, 1995, pp. 239-75; Hellmut Lessing e Manfred Liebel, Wilde Cliquen. Szenen einer anderen Arbeiterbewegung, Bensheim, Päd. extra Buchverlag, 1981. ↵
Harold James, The German Slump, cit. pp. 132-46. ↵
Cfr., in generale, Patricia Clavin, The Great Depression in Europe. 1929-1939, London, MacMillan, 2000, che mette in risalto il fallimento della cooperazione internazionale. ↵
Charles P. Kindleberger, La «grande depressione» nel mondo. 1929-1939, trad. it. di Oliviero Talamo, Milano, Etas, 1982, pp. 56-57. ↵
Cfr. il vivace resoconto in Piers Brendon, Gli anni Trenta. Il decennio che sconvolse il mondo, trad. it. di Corradino Corradi, Roma, Carocci, 2002, pp. 60-64. ↵
Charles H. Feinstein et al., L’economia europea tra le due guerre, trad. it. di Oliviero Pesce, Roma, Laterza, 1998, pp. 130-36; Theo Balderston, The Origins and Course of the German Economic Crisis. 1923-1932, Berlin, Haude und Spener, 1993; Theo Balderston, Economics and Politics in the Weimar Republic, cit., pp. 77-99, sottolinea la mancanza di fiducia a livello internazionale. ↵
Charles H. Feinstein et al., L’economia europea tra le due guerre, cit., pp. 140-45; Brendan Brown, Monetary Chaos in Europe. The End of an Era, London, Croom Helm, 1988. ↵
Cfr., in generale, Dieter Gessner, Agrardepression und Präsidialregierungen, cit., e John Farquharson, The Plough and the Swastika, cit., pp. 1-12. ↵
Dietmar Petzina, The Extent and Causes of Unemployment in the Weimar Republic, in Peter D. Stachura (a cura di), Unemployment and the Great Depression in Weimar Germany, London, Macmillan, 1986, pp. 29-48, in particolare tabella 2.3 a p. 35, basata sull’utile raccolta di dati in Dietmar Petzina et al., Sozialgeschichtliches Arbeitsbuch, vol. III, Materialien zur Geschichte des Deutschen Reiches 1914-1945, München, Beck, 1978. ↵
Cifre tratte da Ludwig Preller, Sozialpolitik in der Weimarer Republik, cit., p. 440. ↵
Helgard Kramer, Frankfurt’s Working Women. Scapegoats or Winners of the Great Depression?, in Richard J. Evans e Dick Geary (a cura di), The German Unemployed, cit., pp. 108-41, in particolare pp. 112-14. ↵
Ludwig Preller, Sozialpolitik in der Weimarer Republik, cit., pp. 374, 420-21. ↵
Eve Rosenhaft, The Unemployed in the Neighbourhood, cit., ne è un vivace ritratto; per un discorso più generale, sempre di Eve Rosenhaft, Beating the Fascists? The German Communists and Political Violence 1929-1933, Cambridge, Cambridge University Press, 1983, e Klaus-Michael Mallmann, Kommunisten in der Weimarer Republik. Sozialgeschichte einer revolutionären Bewegung, Darmstadt, Wissenschaftliche Buchgesellschaft, 1996, pp. 252-61. Per le polemiche sul libro di Mallmann, cfr. Andreas Wirsching, «Stalinisierung» oder entideologisierte «Nischengesellschaft»? Alte Einsichten und neue Thesen zum Charakter der KPD in der Weimarer Republik, in «VfZ», 45, 1997, pp. 449-66, e Klaus-Michael Mallmann, Gehorsame Parteisoldaten oder eigensinnige Akteure? Die Weimarer Kommunisten in der Kontroverse – eine Erwiderung, in «VfZ», 47, 1999, pp. 401-15. ↵
Anthony McElligott, Mobilising the Unemployed. The KPD and the Unemployed Workers’ Movement in Hamburg-Altona during the Weimar Republic, in Richard J. Evans e Dick Geary (a cura di), The German Unemployed, cit., pp. 228-60; Michael Schneider, Unterm Hakenkreuz. Arbeiter und Arbeiterbewegung 1933 bis 1939, Bonn, Dietz, 1999, pp. 47-52. ↵
Per un discorso più generale, cfr. Anthony McElligott, Contested City. Municipal Politics and the Rise of Nazism in Altona. 1917-1937, Ann Arbor, University of Michigan Press, 1998. ↵
Klaus-Michael Mallmann, Kommunisten in der Weimarer Republik, cit., pp. 261-83, 381-94. ↵
Jan Valtin (alias Richard Krebs), Out of the Night, New York, Alliance Books, 1941, pp. 3-36. Per la mescolanza di verità e fantasia in questo straordinario lavoro, che fu anche campione di vendite, cfr. Michael Rohrwasser, Der Stalinismus und die Renegaten. Die Literatur der Exkommunisten, Stuttgart, Metzler, 1991, e soprattutto Dieter Nelles, Jan Valtins «Tagebuch der Hölle» – Legende und Wirklichkeit eines Schlüsselromans der Totalitarismustheorie in «1999. Zeitschrift für Sozialgeschichte des 20. und 21. Jahrhunderts», 9, 1994, pp. 11-45. Il libro («un classico del socialismo») è stato ripubblicato da un gruppo trockista di Londra nel 1988, corredato da un’eccellente postfazione di Lynn Walsh e di altri, che offre importanti informazioni sulla vita e sulle opere dell’autore (pp. 659-74). Cfr. inoltre il recente studio di Ernst von Waldenfels, Der Spion, der aus Deutschland kam. Das geheime Leben des Seemanns Richard Krebs, Berlin, Aufbau, 2003. ↵
Jan Valtin, Out of the Night, cit. (edizione del 1941), pp. 36-37. ↵
Idem, pp. 64-78. ↵
Idem, pp. 79-328. ↵
Dick Geary, Unemployment and Working-Class Solidarity. The German Experience 1929-33, in Richard J. Evans e Dick Geary (a cura di), The German Unemployed, cit., pp. 261-80. ↵
Hermann Weber, La trasformazione del comunismo tedesco, cit., pp. 301-06; Ben Fowkes, Communism in Germany under the Weimar Republic, cit., pp. 145-70; Eric D. Weitz, Creating German Communism, cit., pp. 284-86. ↵
Hannes Heer, Ernst Thälmann in Selbstzeugnissen und Bilddokumenten, Reinbek, Rowohlt, 1975; Willi Bredel, Ernst Thälmann. Beitrag zu einem politischen Lebensbild, Berlin, Diets, 1948; Irma Thälmann, Erinnerungen an meinen Vater, Berlin, Kinderbuchverlag, 1955. ↵
Victor Klemperer, Leben sammeln, cit., vol. II, 16 luglio 1931, p. 721. ↵
Anthonyt McElligott, Contested City, cit., p. 163. ↵
Jane Caplan, Government without Administration, cit., pp. 54 (tabella 2). ↵
31 Idem, pp. 100-30. ↵
Ian Kershaw, Hitler, vol. I, cit., pp. 492-97; Günter Bartsch, Zwischen drei Stühlen: Otto Strasser. Eine Biographie, Koblenz, Siegfried Bublies, 1990; Patrick Moreau, Nationalsozialismus von «links». Die «Kampfgemeinschaft Revolutionärer Nationalsozialisten» und die «Schwarze Front» Otto Strassers 1930-1935, Stuttgart, Deutsche Verlags-Anstalt, 1984. ↵
Max Domarus, Hitler, cit., vol. I, pp. 88-114. ↵
Henry Ashby Turner, German Big Business and the Rise of Hitler, cit., pp. 191-219.
Per un resoconto ricco di particolari, cfr. Karl Dietrich Bracher, Die Auflösung der Weimarer Republik, cit., pp. 287-389; Andreas Dorpalen, Hindenburg and the Weimar Republic, cit., pp. 163-78; John W. Wheeler-Bennett, Hindenburg, cit., pp. 336-49; Heinrich August Winkler, Der Schein der Normalität, cit., pp. 726-823. ↵
Karl Dietrich Bracher, Die Auflösung der Weimarer Republik, cit., pp. 229-84 offre un’ampia panoramica della politica della Reichswehr durante la crisi; cfr. inoltre Karl Dietrich Bracher et al., Die nationalsozialistische Machtergreifung, vol. III, cit., pp. 1-55; Francis Carsten, The Reichswehr and Politics, cit., pp. 309-63; Groener è citato in Thilo Vogelsang, Reichswehr, Staat und NSDAP. Beiträge zur deutschen Geschichte 1930-1932, Stuttgart, Deutsche Verlags-Anstalt, 1962, p. 95. ↵
Francis Carsten, The Reichswehr and Politics, cit., pp. 310-11. ↵
Idem, pp. 318-21; Martin Broszat, Der Staat Hitlers, cit., p. 25. ↵
Ian Kershaw, Hitler, vol. I, cit., pp. 508-09; Peter Bucher, Der Reichswehrprozess. Der Hochverrat der Ulmer Reichswehroffiziere 1929-30, Boppard, Boldt, 1967, in particolare pp. 237-80; Ernst Deuerlein (a cura di), Der Aufstieg der NSDAP, cit., pp. 328-42; Ralf Georg Reuth, Goebbels, cit., p. 176. ↵
Peter Bucher, Der Reichswehrprozess, cit., fornisce tutti i particolari. ↵
Francis Carsten, The Reichswehr and Politics, cit., pp. 310-11. ↵
Heinrich Brüning, Memoiren 1918-1934, a cura di Claire Nix e Theoderich Kampmann, Stuttgart, Deutsche Verlags-Anstalt, 1970; William L. Patch jr., Heinrich Brüning and the Dissolution of the Weimar Republic, Cambridge, Cambridge University Press, 1998, in particolare pp. 1-13; per opinioni difformi sull’affidabilità delle memorie, cfr. Hans Mommsen, Betrachtungen zu den Memoiren Heinrich Brünings, in «Jahrbuch für die Geschichte Mittel- und Ostdeutschlands», 22, 1973, pp. 270-80; Ernest Hamburger, Betrachtungen über Heinrich Brünings Memoiren, in «Internationale Wissenschaftliche Korrespondenz zur Geschichte der deutschen Arbeiterbewegung», 8, 1972, pp. 18-39; Arnold Brecht, Gedanken über Brünings Memoiren, in «Politische Vierteljahresschrift», 12, 1971, pp. 607-40. ↵
William L. Patch jr., Heinrich Brüning, cit., è una difesa di Brüning basata su dati precisi e frutto di una ricerca accurata, e in questo senso costituisce un aggiornamento del lavoro di Werner Conze; cfr. la recensione di Conze alla prima edizione di Karl Dietrich Bracher, Die Auflösung der Weimarer Republik, cit., in «Historische Zeitschrift», 183, 1957, pp. 378-82; più critico si dimostra Karl Dietrich Bracher, Die Auflösung der Weimarer Republik, cit. pp. 303-528 e Karl Dietrich Bracher, Brünings unpolitische Politik und die Auflösung der Weimarer Republik, in «VfZ», 19, 1971, pp. 113-23. Per una valutazione equilibrata dell’importanza degli eventi del 1930, cfr. Hans Mommsen, Das Jahr 1930 als Zäsur in der deutschen Entwicklung der Zwischenkriegszeit, in Lothar Ehrlich e Jürgen John (a cura di), Weimar 1930. Politik und Kultur im Vorfeld der NS-Diktatur, Köln, Böhlau, 1998. Hans Mommsen, The Rise and Fall of Weimar Democracy, cit., pp. 291-95, offre un’acuta descrizione critica della sua personalità. Astrid Luise Mannes, Heinrich Brüning. Leben, Wirken, Schicksal, München, Olzog, 1999, è una buona biografia recente; Herbert Hömig, Brüning. Kanzler in der Krise der Republik. Eine Weimarer Biographie, Paderborn, Schöning, 2000, è un importante lavoro di taglio accademico sulla carriera politica di Brüning, che tenta di giungere a un giudizio imparziale. ↵
Heinrich Brüning, Memoiren, cit., pp. 247-48. ↵
Cfr. Bernhard Fulda, Press and Politics in Berlin, cit., pp. 234-42. ↵
Bernd Weisbrod, Industrial Crisis Strategy in the Great Depression, in Jürgen Freiherr von Kreudener (a cura di), Economic Crisis and Political Collapse. The Weimar Republic. 1924-1933, New York, Berg, 1990, pp. 45-62; Peter-Christian Witt, Finanzpolitik als Verfassungs- und Gesellschaftspolitik. Überlegungen zur Finanzpolitik des Deutschen Reiches in den Jahren 1930 bis 1932, in «Geschichte und Gesellschaft», 8, 1982, pp. 387-414. ↵
Herbert Hömig, Brüning, cit., pp. 211-24. ↵
Derek Aldcroft, Da Versailles a Wall Street, cit., 169-208. ↵
Bruce Kent, The Spoils of War, cit. pp. 322-72; Herbert Hömig, Brüning, cit., pp. 235-57, 270-83. ↵
Ludwig Preller, Sozialpolitik in der Weimarer Republik, cit., pp. 165, 440-48. ↵
Charles P. Kindleberger, La «grande depressione» nel mondo, cit., pp. 109-32. ↵
Harold James, The German Slump, cit. pp. 283-323. ↵
Herbert Hömig, Brüning, cit., pp. 345-77. ↵
Barry Eichengreen, Gabbie d’oro. Il gold standard e la grande depressione. 1919-1939, trad. it. di Oliviero Pesce, Milano, Cariplo, 1994, pp. 327-35, 345. ↵
Sui piani di riforma della Costituzione, cfr. il corposo studio di Gerhard Schulz, Zwischen Demokratie und Diktatur, cit. ↵
Bruce Kent, The Spoils of War, cit. pp. 342-43; William L. Patch jr., Heinrich Brüning, cit., pp. 162-64. ↵
Werner Jochmann, Brünings Deflationspolitik und der Untergang der Weimarer Republik, in Dirk Stegmann et al. (a cura di), Industrielle Gesellschaft und politisches System. Beiträge zur politischen Sozialgeschichte. Festschrift für Fritz Fischer zum siebzigsten Geburtstag, Bonn, Verlag Neue Gesellschaft, 1978, pp. 97-112.Werner Jochmann, Brünings Deflationspolitik und der Untergang der Weimarer Republik, in Dirk Stegmann et al. (a cura di), Industrielle Gesellschaft und politisches System. Beiträge zur politischen Sozialgeschichte. Festschrift für Fritz Fischer zum siebzigsten Geburtstag, Bonn, Verlag Neue Gesellschaft, 1978, pp. 97-112. ↵
Carl-Ludwig Holtfrerich, Economic Policy Options and the End of the Weimar Republic, in Ian Kershaw (a cura di), Weimar, cit., pp. 58-91, in particolare pp. 65-72. Lo studio classico sull’argomento è il molto dibattuto saggio di Knut Borchardt, Zwangslagen und Handlungsspielräume in der grossen Wirtschaftskrise der frühen dreissiger Jahre. Zur Revision des überlieferten Geschichtsbildes, pubblicato per la prima volta nel 1979 e ristampato in Knut Borchardt, Wachstum, Krisen, Handlungsspielräume der Wirtschaftspolitik, Göttingen, Vandenhoeck & Ruprecht, 1982, pp. 165-82, e Knut Borchardt, Perspectives on Modern German Economic History and Policy, Cambridge, Cambridge University Press, 1991. ↵
Charles P. Kindleberger, La grande depressione nel mondo, cit., p. 130. William L. Patch jr., Heinrich Brüning, cit., pp. 111-15, 156-64, 193, 206-13. ↵
Deutsches Volkslied-Archiv, Freiburg-im-Breisgau, Gr. II, citato in Richard J. Evans, Rituals of Retribution, cit., p. 531, nota 14. ↵
Per i decreti di emergenza di Brüning e le politiche economiche dell’ultima fase del suo cancellierato, cfr. Herbert Hömig, Brüning, cit., pp. 429-68. ↵
William L. Patch jr., Heinrich Brüning, cit., pp. 13, 243-44. ↵
Anthony Nicholls, Weimar and the Rise of Hitler, cit., pp. 179; Heinrich August Winkler, Der Weg in die Katastrophe, cit., pp. 178-202. ↵
Wolfgang Michalka e Gottfried Niedhart, Die ungeliebte Republik. Dokumente zur Innen- und Aussenpolitik Weimars 1918-1933, München, Deutscher Taschenbuch, 1980, pp. 62, 262, 283-84; Jeremy Noakes e Geoffrey Pridham (a cura di), Nazism, vol. I, cit., pp. 70-81; Gerhard Paul, Aufstand der Bilder, cit., pp. 90-95. ↵
Hiller von Gaertringen, Die Deutschnationale Volkspartei, in Erich Matthias e Morsey Rudolf (a cura di), Das Ende, cit., pp. 549-54. ↵
Elke Fröhlich (a cura di), Die Tagebücher von Joseph Goebbels, cit., p. 603 (15 settembre 1930). ↵
«Deutsche Allgemeine Zeitung» e «Die Rote Fahne», 16 settembre 1930, citati in Jürgen W. Falter, Hitlers Wähler, cit., p. 32. ↵
Idem, p. 33. ↵
Gerhard Paul, Aufstand der Bilder, cit., pp. 90-94; Richard Bessel, Political Violence and the Rise of Nazism. The Storm Troopers in Eastern Germany 1925-1934, London-New Haven, Yale University Press, 1984, pp. 22-23. ↵
Questa è la tesi principale in Richard F. Hamilton, Who Voted for Hitler?, Princeton, Princeton University Press, 1981. Per un’acuta critica del falso ragionamento su base ambientale di Hamilton, cfr. Thomas Krause, Hamburg wird braun, cit., pp. 176-77; Hamilton osserva un’elevata corrispondenza fra aree con un reddito medio elevato e aree con un’alta percentuale di voti per i nazisti, senza rilevare che in tali aree era presente anche una numerosa popolazione di ebrei benestanti, che probabilmente non avevano votato per questo partito; è più probabile che le preferenze per i nazisti venissero da piccoli imprenditori, negozianti, impiegati e categorie analoghe. ↵
Jürgen W. Falter, Hitlers Wähler, cit., pp. 99, 110, 151-54. ↵
Idem, pp. 136-46. Richard J. Evans, German Women and the Triumph of Hitler, in «Journal of Modern History», 48, 1976, pp. 123-75; Helen L. Boak, «Our Last Hope»: Women’s Votes for Hitler. A Reappraisal, in «German Studies Review», 12, 1989, pp. 289-310; Gerhard Schulz (a cura di), Ploetz Weimarer Republik. Eine Nation im Umbruch, Freiburg, Ploetz, 1987, p. 166. ↵
Jürgen W. Falter, Hitlers Wähler, cit., pp. 154-93. Cfr. anche l’interessante discussione sulla «perdita di legittimità delle élite conservatrici e liberali» in Karl Rohe, Wahlen und Wählertraditionen in Deutschland, cit., pp. 140-63. ↵
Gerhard Paul, Aufstand der Bilder, cit., pp. 93-94. ↵
Jürgen W. Falter, Hitlers Wähler, cit., pp. 194-230. Jürgen W. Falter et al., Wahlen und Abstimmungen in der Weimarer Republik, cit., p. 44. ↵
Jürgen W. Falter, How Likely were Workers to Vote for the NSDAP?, in Conan Fischer (a cura di), The Rise of National Socialism and the Working Classes in Weimar Germany, Oxford, Berghahn Books, 1996, pp. 9-45; Claus-Christian Szejnmann, Nazism in Central Germany, cit., pp. 219-29. ↵
Per un’efficace breve guida al controverso materiale disponibile, con ulteriori riferimenti bibliografici, cfr. Dick Geary, Nazis and Workers before 1933, in «Australian Journal of Politics and History», 48, 2002, pp. 40-51. ↵
Jürgen W. Falter, Hitlers Wähler, cit., pp. 230-66; Hans Speier, German WhiteCollar Workers and the Rise of Hitler, New Haven, Yale University Press, 1986. ↵
Thomas Childers, The Nazi Voter. The Social Foundations of Fascism in Germany. 1919-1933, Chapel Hill (NC), University of North Carolina Press, 1981, pp. 262-69. ↵
I tentativi di spiegare il successo dei nazisti in termini di risposta economica razionale al loro programma da parte di gruppi diversi non colgono il punto centrale, cfr. William Brustein, The Logic of Evil. The Social Origins of the Nazi Party, 1925-1933, New Haven, Yale University Press, 1996. ↵
Eve Rosenhaft, Beating the Fascists?, cit., pp. 60-64. ↵
Idem, pp. 22-23, basato su documenti del successivo processo; Ralf Georg Reuth, Goebbels, cit., pp. 157-62; Thomas Oertel, Horst Wessel. Untersuchung einer Legende, Cologne, Böhlau, 1988; Bernhard Fulda, «Horst Wessel. Media, Myth and Memory», lavoro inedito presentato in occasione del Research Seminar in Modern European History, Cambridge University, novembre 2003; cfr. inoltre Ein politischer Totschlag, in «Berliner Tageblatt», p. 447 (23 settembre 1930). ↵
Albrecht Tyrell (a cura di), Führer befiehl, cit., pp. 296-97, basato su un rapporto della polizia di Monaco relativo a un raduno di camicie brune del novembre 1929, che fornisce una versione un poco diversa del terzo verso della terza strofa; la quarta strofa, non riportata, è la ripetizione della prima. ↵
Ralf Georg Reuth, Goebbels, cit., pp. 162 e 643, nota n. 109. ↵
Albrecht Tyrell (a cura di), Führer befiehl, cit., pp. 288-89. ↵
Eve Rosenhaft, Beating the Fascists?, cit., p. 6, che riporta i dati citati in Adolf Ehrt, Bewaffneter Aufstand! Enthüllungen über den kommunistischen Umsturzversuch am Vorabend der nationalen Revolution, Berlin, Eckart, 1933, p. 166; «Die Rote Fahne», 21 novembre 1931; Nationalsozialistischer Deutscher Frontkämpferbund (a cura di), Der NSDFB (Stahlhelm). Geschichte, Wesen und Aufgabe des Frontsoldatenbundes, Berlin, Freiheitsverlag, 1935, pp. 58-61; Karl Rohe, Das Reichsbanner Schwarz Rot Gold, cit., p. 342; più in generale, James M. Diehl, Paramilitary Politics in Weimar Germany, cit., passim. ↵
Eve Rosenhaft, Beating the Fascists?, cit., pp. 6, basato sulle stesse fonti; Karl Rohe, Das Reichsbanner Schwarz Rot Gold, cit., p. 342. ↵
«Stenographische Berichte über die Verhandlungen des deutschen Reichstags», 445, 1932, pp. 1602-04. ↵
Jan Valtin, Out of the Night, cit., p. 218. ↵
Eve Rosenhaft, Beating the Fascists?, cit., p. 8; James M. Diehl, Paramilitary Politics in Weimar Germany, cit., p. 287. ↵
Per le conseguenze dell’amnistia del 20 gennaio 1933 sulla violenza in una città tedesca, cfr. William S. Allen, Come si diventa nazisti. Storia di una piccola città 1930-35, trad. it. di Luciana Pecchioli, Torino, Einaudi, 1994, p. 138. ↵
Peter Lessmann, Die preussische Schutzpolizei in der Weimarer Republik. Streifendienst und Strassenkampf, Düsseldorf, Droste, 1989; Eric D. Kohler, The Crisis in the Prussian Schutzpolizei 1930-32, in George L. Mosse (a cura di), Police Forces in History, London, Sage, 1975, pp. 131-50; Hsi-Huey Liang, The Berlin Police Force in the Weimar Republic, Berkeley, University of California Press, 1970; Siegfried Zaika, Polizeigeschichte. Die Exekutive im Lichte der historischen Konfliktforschung. Untersuchungen über die Theorie und Praxis der preussischen Schutzpolizei in der Weimarer Republik zur Verhinderung und Bekämpfung innerer Unruhen, Lübeck, Schmidt-Romhild, 1979; Jürgen Siggemann, Die kasernierte Polizei und das Problem der inneren Sicherheit in der Weimarer Republik. Eine Studie zum Auf- und Ausbau des innerstaatlichen Sicherheitssystems in Deutschland 1918/19-1933, Frankfurt am Main, Fischer, 1980; Johannes Buder, Die Reorganisation der preussischen Polizei 1918/1923, Frankfurt am Main, Lang, 1986; Johannes Schwarz, Die bayerische Polizei und ihre historische Funktion bei der Aufrechterhaltung der öffentlichen Sicherheit in Bayern von 1919 bis 1933, München, Tectum, 1977. Cfr. inoltre l’interessante, anche se non sempre affidabile, resoconto dell’ex capo della polizia municipale di Amburgo, Lothar Danner, Ordnungspolizei Hamburg. Betrachtungen zu ihrer Geschichte 1918-1933, Hamburg, Deutsche Polizei, 1958. ↵
Per un’efficace breve descrizione, cfr. Robert Gellately, The Gestapo and German Society. Enforcing Racial Policy 1933-1945, Oxford, Clarendon, 1990, pp. 22-26; per uno studio di più ampio respiro, Robert J. Goldstein, Political Repression in Nineteenth-Century Europe, London, Croom Helm, 1983. ↵
Christoph Graf, Politische Polizei zwischen Demokratie und Diktatur, Berlin, Colloquium, 1983. ↵
Otto Buchwitz, 50 Jahre Funktionär der deutschen Arbeiterbewegung, Stuttgart, Dietz, 1949, pp. 129-36 ↵
Thomas Kurz, «Blutmai». Sozialdemokraten und Kommunisten im Brennpunkt der Berliner Ereignisse von 1929, Bonn, Dietz, 1988; Chris Bowlby, Blutmai 1929. Police, Parties and Proletarians in a Berlin Confrontation, in «Historical Journal», 29, 1986, pp. 137-58; descrizione del contesto in Eve Rosenhaft, Working-Class Life and Working-Class Politics. Communists, Nazis, and the State in the Battle for the Streets. Berlin, 1928-1932, in Richard Bessel e Edgar J. Feuchtwanger (a cura di), Social Change and Political Development in Weimar Germany, London, Croom Helm, 1981, pp. 207-40. ↵
George C. Browder, Hitler’s Enforcers. The Gestapo and the SS Security Service in the Nazi Revolution, New York, Oxford University Press, 1996, pp. 23-28. ↵
Richard Bessel, Militarisierung und Modernisierung. Polizeiliches Handeln in der Weimarer Republik, in Alf Lüdtke (a cura di), «Sicherheit» und «Wohlfahrt». Polizei, Gesellschaft und Herrschaft im 19. und 20. Jahrhundert, Frankfurt, Suhrkamp, 1992, pp. 323-43; Theodor Lessing, Haarmann. Storia di un lupo mannaro, trad. it. di Rossana Sarchielli, Milano, Adelphi, 1996; Richard J. Evans, Rituals of Retribution, cit., pp. 530-35, 591-610. ↵
George Browder, Hitler’s Enforcers, cit., pp. 28-29; Lothar Danner, Ordnungspolizei Hamburg, cit., p. 223. ↵
Barry Eichengreen, Gabbie d’oro, cit., p. 245; Herbert Hömig, Brüning, cit., pp. 525-36. ↵
William L. Patch jr., Heinrich Brüning, cit., pp. 148-49; Richard Bessel, Political Violence and the Rise of Nazism, cit., p. 54-66. ↵
Heinz Höhne, L’ordine nero, cit., 46-53. ↵
Ulrich Herbert, Best, cit., pp. 111-19; William L. Patch jr., Heinrich Brüning, cit., pp. 225-27. ↵
Idem, pp. 228-29. ↵
Idem, pp. 249-51. Richard Bessel, Political Violence and the Rise of Nazism, cit., p. 29-31. ↵
William L. Patch jr., Heinrich Brüning, cit., p. 251. ↵
Karl Dietrich Bracher, Die Auflösung der Weimarer Republik, cit., pp. 377-88. ↵
Thomas Mergel, Parlamentarische Kultur in der Weimarer Republik. Politische Kommunikation, symbolische Politik und Öffentlichkeit im Reichstag, Düsseldorf, Droste, 2002, pp. 179-81. ↵
Francis L. Carsten, The Reichswehr and Politics, cit., pp. 259-63, 296-308. Per un’efficace descrizione della figura di Schleicher, cfr. Henry Ashby Turner, jr., I trenta giorni di Hitler. Come il nazismo arrivò al potere, trad. it. di Andrea Buzzi, Milano, Mondadori, 1997, pp. 12-13, 25-27. Per un’acuta valutazione del rapporto di Schleicher con Groener, cfr. Theodor Eschenburg, Die Rolle der Persönlichkeit in der Krise der Weimarer Republik. Hindenburg, Brüning, Groener, Schleicher, in «VfZ», 9, 1961, pp. 1-29, in particolare pp. 7-13. Sulla singolare opinione che Schleicher in realtà intendesse tutelare la democrazia per mezzo di un rafforzamento dell’esecutivo, simile a quanto avanzato da alcuni storici in merito a Brüning, cfr. Wolfram Pyta, Konstitutionelle Demokratie statt monarchischer Restauration. Die verfassungspolitische Konzeption Schleichers in der Weimarer Staatskrise, in «VfZ», 47, 1999, pp. 417-41. ↵
Karl Rohe, Das Reichsbanner Schwarz Rot Gold, cit., pp. 360-65. ↵
Francis L. Carsten, The Reichswehr and Politics, cit., p. 333. ↵
Otto Meissner, Staatssekretär unter Ebert – Hindenburg – Hitler. Der Schicksalsweg des deutschen Volkes von 1918-1945 wie ich ihn erlebte, Hamburg, Hoffmann und Campe, 1950, pp. 215-17. ↵
Rudolf Morsey, Hitler als Braunschweiger Reigierungsrat, in «VfZ», 8, 1960, pp. 419-48. ↵
Donna Harsch, German Social Democracy and the Rise of Nazism, Chapel Hill (NC), University of North Carolina Press, 1993, p. 179. ↵
«Vorwärts», 10 marzo 1932, citato in Heinrich August Winkler, Der Weg in die Katastrophe, cit., p. 514. ↵
Donna Harsch, German Social Democracy and the Rise of Nazism, cit., p. 180, che cita Carlo Mierendorff, Der Hindenburgsieg 1932, in «Sozialistische Monatshefte», 4 aprile 1932, p. 297; inoltre Erich Matthias, Hindenburg zwischen den Fronten 1932, in «VfZ», 8, 1960, pp. 75-84. ↵
Heinrich August Winkler, Der Weg in die Katastrophe, cit., p. 519; inoltre Alfred Milatz, Das Ende der Parteien im Spiegel der Wahlen 1930 bis 1933, in Erich Matthias e Rudolf Morsey (a cura di), Das Ende, cit., pp. 743-93, a pp. 761-66. ↵
Jürgen W. Falter et al., Wahlen und Abstimmungen in der Weimarer Republik, cit., p. 46; Martin Broszat, Der Staat Hitlers, cit., pp. 44-45. ↵
Gerhard Paul, Aufstand der Bilder, cit., pp. 98. ↵
Karl Dietrich Bracher, Die Auflösung der Weimarer Republik, cit., pp. 511-17, analizza con equilibrio la successiva controversia su questo punto. ↵
Gordon A. Craig, Briefe Schleichers an Groener, in «Die Welt als Geschichte», 11, 1951, pp. 122-30; Reginald H. Phelps, Aus den Groener Dokumenten, in «Deutsche Rundschau», 76, 1950, p. 1019 e 77, 1951, pp. 26-29; Herbert Hömig, Brüning, cit., pp. 537-89. ↵
Lettera di dimissioni di Papen dal Partito del centro, riportata in Georg Schreiber, Brüning, Hitler, Schleicher. Das Zentrum in der Opposition, Köln, Goerreshaus, 1932, pp. 17-19, citato in Karl Dietrich Bracher, Die Auflösung der Weimarer Republik, cit., p. 536; cfr. anche le osservazioni in Karl Dietrich Bracher, Die Auflösung der Weimarer Republik, cit., p. 656, e in Rudolf Morsey, Die deutsche Zentrumspartei, in Erich Matthias e Rudolf Morsey (a cura di), Das Ende, cit., pp. 306-14. Per una valutazione critica di Papen, cfr. Joachim Petzold, Franz von Papen. Ein deutsches Verhängnis, München, Buchverlag Union, 1995, e la discussione critica delle sue memorie in Theodor Eschenburg, Franz von Papen, in «VfZ», 1, 1953, pp. 153-69. ↵
Joachim Fest, Il volto del Terzo Reich, cit., pp. 362-66; Richard W. Rolfs, The Sorcerer’s Apprentice. The Life of Franz von Papen, Lanham (MD), University Press of America, 1996. ↵
Vejas Gabriel Liulevicius, War Land on the Eastern Front. Culture, National Identity and German Occupation in World War I, Cambridge, Cambridge University Press, 2000. ↵
Cfr. la sarcastica descrizione dell’ideologia del «nuovo Stato» di Papen in Karl Dietrich Bracher, Die Auflösung der Weimarer Republik, cit., pp. 536-54. ↵
Papen, citato in Walter Schotte, Der neue Staat, Berlin, Neufeld und Henius, 1932, pp. 110-24. ↵
Richard J. Evans, Rituals of Retribution, cit., pp. 613-44. ↵
Bernhard Fulda, Press and Politics in Berlin, cit., capitolo IV. ↵
Edward W. Bennett, German Rearmament and the West. 1932-1933, Princeton, Princeton University Press, 1979, pp. 63-64, 69. ↵
Jan Valtin, Out of the Night, cit., pp. 309-11, che tuttavia, come fa spesso, esagera gli intenti omicidi e il grado di preparazione dei combattenti del fronte rosso. ↵
Anthony McElligott, Contested City, cit., p. 192-95; Leon Schirmann, Altonaer Blutsonntag 17. Juli 1932. Dichtung und Wahrheit, Hamburg, Ergebnisse, 1994. ↵
Peter Lessmann, Die preussische Schutzpolizei in der Weimarer Republik, cit., pp. 349-70. ↵
Karl Rohe, Das Reichsbanner Schwarz Rot Gold, cit., pp. 431-35. ↵
Erich Matthias, Die Sozialdemokratische Partei Deutschlands, in Erich Matthias e Rudolf Morsey (a cura di), Das Ende, cit., pp. 141-45. ↵
Karl Dietrich Bracher, Die Auflösung der Weimarer Republik, cit., pp. 559-600; Hagen Schulze, Otto Braun, cit., pp. 745-86; Ernst Rudolf Huber, Deutsche Verfassungsgeschichte seit 1789, cit., vol. VII, pp. 1015-25 e 1192-97; Erich Matthias, Die Sozialdemokratische Partei Deutschlands, in Erich Matthias e Rudolf Morsey (a cura di), Das Ende, cit., pp. 119-50; Gerhard Schulz, Zwischen Demokratie und Diktatur, cit., vol. III, pp. 920-33; Martin Broszat, Der Staat Hitlers, cit., p. 89. ↵
Richard J. Evans, Rituals of Retribution, cit., pp. 614-15, ne fornisce un esempio. Per un discorso più generale, cfr. Heinrich August Winkler, Der Weg in die Katastrophe, cit., pp. 646-81, e Rudolf Morsey, Zur Geschichte des «Preussenschlags» am 20. Juli 1932, in «VfZ», 9, 1961, pp. 436-39. ↵
Joseph Goebbels, Vom Kaiserhof zur Reichskanzlei. Eine historische Darstellung in Tagebuchblättern (vom 1. Januar 1932 bis zum 1. Mai 1933), München, Eher, 1937, pp. 131-35; Heinrich August Winkler, Der Weg in die Katastrophe, cit., pp. 542-53, per le elezioni in Prussia. ↵
Jeremy Noakes e Geoffrey Pridham (a cura di), Nazism, vol. I, cit., pp. 36-56; Martin Broszat, Da Weimar a Hitler, trad. it. di Nicola Antonacci, Bari, Laterza, 1986, pp. 147-58; Heinrich August Winkler, Der Weg in die Katastrophe, cit., pp. 681-98. ↵
Erich Matthias, Die Sozialdemokratische Partei Deutschlands, in Erich Matthias e Morsey Rudolf (a cura di), Das Ende, cit., pp. 222-24 (documento n. 11: Rundschreiben des Gauvorstandes Hannover des Reichsbanners, 5 luglio 1932); Heinrich August Winkler, Der Weg in die Katastrophe, cit., p. 515; Donna Harsch, German Social Democracy and the Rise of Nazism, cit., pp. 177-80; Richard Albrecht, Symbolkampf in Deutschland 1932. Sergej Tschachotin und der «Symbolkrieg» der drei Pfeile gegen den Nationalsozialismus als Episode im Abwehrkampf der Arbeiterbewegung gegen den Faschismus in Deutschland, in «Internationale Wissenschaftliche Korrespondenz zur Geschichte der deutschen Arbeiterbewegung», 22, 1986, pp. 498-533. ↵
Heinrich August Winkler, Der Weg in die Katastrophe, cit., pp. 514-16. ↵
Simon Taylor, Germany 1918-1933. Revolution, Counter-Revolution and the Rise of Hitler, London, 1983, Duckworth, pp. 112-16, e Hans Bohrmann (a cura di), Politische Plakate, Dortmund, Harenberg, 1984, pp. 247-62. ↵
Gerhard Paul, Aufstand der Bilder, cit., p. 178, che cita un discorso di Goebbels del 31 luglio 1933. ↵
Idem, pp. 133-76, 223-47, 253-66. ↵
Per le elezioni del luglio 1932, Heinrich August Winkler, Der Weg in die Katastrophe, cit., pp. 681-92; per un riepilogo dei risultati, Jürgen W. Falter, Die Wähler der NSDAP 1928-1933. Sozialstruktur und parteipolitische Herkunft, in Wolfgang Michalka (a cura di), Die nationalsozialistische Machtergreifung, Paderborn, Uni-TB, 1984, pp. 47-59. ↵
Jürgen W. Falter, Hitlers Wähler, cit., pp. 110-13, 369-71. Per il consenso ai nazisti tra gli operai, in particolare tra quelli ancora occupati, cfr. Claus-Christian Szejnmann, Nazism in Central Germany, cit., pp. 219-31. ↵
Elke Fröhlich (a cura di), Die Tagebücher von Joseph Goebbels, cit., vol. I, parte seconda, pp. 211-12 (1° agosto 1932). ↵
Heinrich Hannover e Elisabeth Hannover-Drück, Politische Justiz, cit., pp. 301-10, citazioni a p. 306; Paul Kluke, Der Fall Potempa, in «VfZ», 5, 1957, pp. 279-97; Richard Bessel, The Potempa Murder, in «Central European History», 10, 1977, pp. 241-54. Il decreto di Papen non introduceva un nuovo crimine punibile con la pena di morte; l’omicidio, qualsiasi fosse il movente, era già previsto dalla relativa sezione del codice penale. Quindi rappresentò soltanto un provvedimento propagandistico. ↵
Heinrich Hannover e Elisabeth Hannover-Drück, Politische Justiz, cit., pp. 308. ↵
Idem, p. 310. Karl-Heinz Minuth (a cura di), Akten der Reichskanzlei. Weimarer Republik. Das Kabinett von Papen, 1. Juni bis 3. December 1932, Boppard, Boldt, 1989, pp. 146, 491-95. La legittimità del diritto di Papen di commutare le sentenze è assai discutibile, in quanto tale diritto era attribuito al capo dello Stato prussiano e la competenza di Papen a esercitare questo potere fu oggetto di dibattito giuridico. Gli assassini furono scarcerati nel marzo 1933, Richard Evans, Rituals of Retribution, cit., pp. 615-18, 627-28. ↵
Hitler. Reden, Schriften, Anordnungen. Februar 1925 bis Januar 1933, 5 voll., a cura dell’Institut für Zeitgeschichte, München, Saur, 1992-98, vol. V, parte I, Von der Reichspräsidentenwahl bis zur Machtergreifung. April 1932 - Januar 1933, pp. 304-09. ↵
Henry Ashby Turner, I trenta giorni di Hitler, cit., p. 20, sulla base di Heinrich August Winkler, La Repubblica di Weimar 1918-1933, cit., pp. 522-38. ↵
Christian Striefler, Kampf um die Macht. Kommunisten und Nationalsozialisten am Ende der Weimarer Republik, Berlin, Propyläen, 1993, in particolare pp. 177-86; Ernst Deuerlein (a cura di), Der Aufstieg der NSDAP, cit., pp. 402-04. Cfr. inoltre Gerhard Paul, Aufstand der Bilder, cit., pp. 104-08. ↵
Werner Jochmann (a cura di), Nationalsozialismus und Revolution. Ursprung und Geschichte der NSDAP in Hamburg 1922-1933, Frankfurt am Main, Europäische Verlagsanstalt, 1963, pp. 400, 402, 405, 413-14. ↵
Idem, p. 405. ↵
Idem, p. 406. ↵
Idem, pp. 414, 416, 417. ↵
Jürgen W. Falter, Hitlers Wähler, cit., pp. 34-38, 103-07. ↵
«Vorwärts», 13 novembre 1932, citato in Jürgen W. Falter, Hitlers Wähler, cit., p. 37. ↵
Elke Fröhlich (a cura di), Die Tagebücher von Joseph Goebbels, cit., vol. I, parte II, p. 272 (6 novembre 1932). ↵
Jürgen W. Falter, Hitlers Wähler, cit., pp. 37-38, 106-07. ↵
Karl Dietrich Bracher, Die Auflösung der Weimarer Republik, cit., pp. 644-62; Anthony Nicholls, Weimar and the Rise of Hitler, cit., pp. 163-66. ↵
Per i documenti relativi a questo periodo, cfr. Thilo Vogelsang, Zur Politik Schleichers gegenüber der NSDAP 1932, in «VfZ», 6, 1958, pp. 86-118. ↵
Elke Fröhlich (a cura di), Die Tagebücher von Joseph Goebbels, cit., vol. I, parte II, pp. 276-88 (1° dicembre 1932). ↵
Karl Dietrich Bracher, Die Auflösung der Weimarer Republik, cit., pp. 662-85; Peter Stachura, Gregor Strasser and the Rise of Nazism, cit.; Ian Kershaw, Hitler, vol. I, cit., pp. 596-606; Jeremy Noakes e Geoffrey Pridham (a cura di), Nazism, cit., pp. 110-15; Dietrich Orlow, The History of the Nazi Party, cit., vol. I, pp. 291-96; Henry Ashby Turner, I trenta giorni di Hitler, cit., pp. 32-37, 107-09, che corregge i resoconti precedenti. ↵
Henry Ashby Turner, I trenta giorni di Hitler, cit., pp. 75-80; Gerhard Paul, Aufstand der Bilder, cit., pp. 109-10. ↵
Michael Grüttner, Studenten im Dritten Reich, cit., pp. 53-55. ↵
Jeremy Noakes e Geoffrey Pridham (a cura di), Nazism, vol. I, cit., pp. 109-11. ↵
Volker Berghahn, Der Stahlhelm, cit., pp. 187-246. ↵
Theodor Duesterberg, Der Stahlhelm und Hitler, Wolfenbüttel, Wolfenbütteler Verlagsanstalt, 1949, p. 39, citato in Henry Ashby Turner, I trenta giorni di Hitler, cit., p. 178, cfr. inoltre Volker Berghahn, Der Stahlhelm, cit., pp. 246-50. ↵
Otto Meissner, Staatssekretär unter Ebert – Hindenburg – Hitler, cit., p. 247. Cfr. inoltre Karl Dietrich Bracher, Die Auflösung der Weimarer Republik, cit., pp. 707-32; Jeremy Noakes e Geoffrey Pridham (a cura di), Nazism, vol. I, cit., pp. 116-20. ↵
Lutz Graf Schwerin von Krosigk, Es geschah in Deutschland. Menschenbilder unseres Jahrhunderts, Tübingen, Wunderlich, 1951, p. 147. ↵
Ewald von Kleist-Schmenzin, Die letzte Möglichkeit, in «Politische Studien», 10, 1959, pp. 89-92, a p. 92. ↵
«Deutsche Zeitung», 27a, edizione del mattino, 1° febbraio 1933, p. 1, col. 2. Per una selezione di resoconti nella stampa, cfr. Wieland Eschenhagen (a cura di), Die «Machtergreifung». Tagebuch einer Wende nach Presseberichten vom 1. Januar bis 6. März 1933, Darmstadt, Neuwied, 1982. ↵
«Berliner Illustrierte Nachtausgabe», 26, 31 gennaio 1933, p. 2, col. 4; «BZ am Mittag», 26, Erste Beilage, 31 gennaio 1933, 3, didascalia di immagine, col. 3; Peter Fritzsche, Germans into Nazis, Cambridge (MA), Cambridge University Press, 1998, pp. 139-43; Hans-Joachim Heldenbrand, Der Betrug mit dem Fackelzug, in Rolf Italiander (a cura di), Wir erlebten das Ende der Weimarer Republik. Zeitgenossen berichten, Düsseldorf, Droste, 1982, p. 165. ↵
John Wheeler-Bennett, Hindenburg, cit., p. 435; è superfluo precisare che Ludendorff non era affatto presente. ↵
«Deutsche Allgemeine Zeitung», 51, edizione del mattino, 31 gennaio 1933, p. 1. ↵
«Berliner Börsen-Zeitung», 51, edizione del mattino, 31 gennaio 1933, p. 1, col. 2. ↵
«Deutsche Allgemeine Zeitung», 51, edizione del mattino, 31 gennaio 1933, p. 1, col. 3. ↵
«Deutsche Zeitung», 27a, edizione del mattino, 1° febbraio 1933, titolo a p. 1. ↵
Citato in Werner Jochmann (a cura di), Nationalsozialismus und Revolution, cit., p. 429; Peter Fritzsche, Germans into Nazis, cit., p. 141. ↵
Ludolf Herbst, Das nationalsozialistische Deutschland, cit., pp. 59-60. ↵
Elke Fröhlich (a cura di), Die Tagebücher von Joseph Goebbels, cit., vol. I, parte II, pp. 357-59 (31 gennaio 1933). ↵
«Deutsche Zeitung», 26a, edizione del mattino, 31 gennaio 1933, frontespizio, coll. 1-2. ↵
Per due esempi, cfr. Bernd Burkhardt, Eine Stadt wird braun. Die nationalsozialistische Machtergreifung in der Provinz. Eine Fallstudie, Hamburg, Hoffmann und Campe, 1980, per la piccola città sveva di Mühlacker; William S. Allen, Come si diventa nazisti, cit., pp. 145, per la città di Northeim, nella Germania settentrionale. ↵
«Deutsche Zeitung», 26b, edizione della sera, 31 gennaio 1933, p. 1, col. 3; «Vossische Zeitung», 52, edizione della sera, 31 gennaio 1933, p. 3, col. 1. ↵
Werner Jochmann (a cura di), Nationalsozialismus und Revolution, cit., p. 423. ↵
Melita Maschmann, Account Rendered, cit., pp. 11-12 (traduzione corretta). ↵
Citato in «Deutsche Zeitung», 27a, edizione del mattino, 1° febbraio 1933, p. 1, col. 1. ↵
«Deutsche Zeitung», 26b, edizione della sera, 31 gennaio 1933, 3, col. 2, Wieder zwei Todesopfer der roten Mordbestien. ↵
«Berliner Börsen-Zeitung», 52, edizione della sera, 31 gennaio 1933, p. 2, coll. 2-3. ↵
«Die Welt am Abend», 26, 31 gennaio 1933, pp. 1-2. ↵
Hans-Joachim Althaus et al., «Da ist nirgends nichts gewesen ausser hier». Das «rote Mössingen» im Generalstreik gegen Hitler. Geschichte eines schwäbischen Arbeiterdorfes, Berlin, Rotbuch Verlag, 1982. ↵
Allan Merson, Communist Resistance in Nazi Germany, London, Lawrence and Wishart, 1985, pp. 25-28; Heinrich August Winkler, Der Weg in die Katastrophe, cit., pp. 867-75. ↵
Josef Becker e Ruth Becker (a cura di), Hitlers Machtergreifung. Dokumente vom Machtantritt Hitlers 30. Januar 1933 bis zur Besiegelung des Einparteienstaates 14. Juli 1933, München, DTW, 1992, p. 45. ↵
«Die Welt am Abend», 27, 1° febbraio 1933, titolo su frontespizio; «Die Rote Fahne», 27, 1° febbraio 1933, titolo in prima pagina. ↵
Werner Jochmann (a cura di), Nationalsozialismus und Revolution, cit., p. 421. ↵
Diario di Camill Hoffmann, 30 gennaio 1933, citato in Johann Wilhelm Brügel e Norbert Frei (a cura di), Berliner Tagebuch, 1932-1934. Aufzeichnungen des tschechoslowakischen Diplomaten Camill Hoffmann, in «VfZ», 36, 1988, pp. 131-83, a p. 159. ↵
Ministère des affaires étrangères (a cura di), Documents Diplomatiques Français. 1932-1939, serie I, vol. II, Paris, Imprimérie nationale, 1966, p. 552, «François-Poncet a Boncour», 1° febbraio 1933. Questo è il tema centrale del resoconto di Gotthard Jasper, Die gescheiterte Zähmung. Wege zur Machtergreifung Hitlers 1930-1934, Frankfurt am Main, Suhrkamp, 1986, in particolare pp. 126-71. La famosa «profezia» che il generale Ludendorff avrebbe fatto in questa occasione, secondo cui Hitler avrebbe spinto la Germania nel baratro (cfr. Ian Kershaw, Hitler, vol. I, cit., p. 635), fu un’invenzione successiva di Hans Frank: cfr. Fritz Tobias, Ludendorff, Hindenburg, Hitler. Das Phantasieprodukt des Ludendorff-Briefes vom 30. Januar 1933, in Uwe Backes et al. (a cura di), Die Schatten der Vergangenheit. Impulse zur Historisierung des Nationalsozialismus, Frankfurt am Main, Ullstein, 1990, pp. 319-43, e Lothar Gruchmann, Ludendorffs «prophetischer» Brief an Hindenburg vom Januar/Februar 1933, in «VfZ», 47, 1999, pp. 559-62. ↵
Robert J. O’Neill, The German Army and the Nazi Party 1933-1939, London, Cassell, 1966, pp. 34-35. ↵
Klaus-Jürgen Müller, The Army, Politics and Society in Germany 1933-1945. Studies in the Army’s Relation to Nazism, Manchester, Manchester University Press, 1987, pp. 29-44. Robert O’Neill, The German Army and the Nazi Party, cit., pp. 35-45; Wolfgang Sauer, Die Mobilmachung der Gewalt, vol. III, in Karl Dietrich Bracher et al., Die nationalsozialistische Machtergreifung, cit., pp. 41-84; Andreas Wirsching, «Man kann nur Boden germanisieren». Eine neue Quelle zu Hitlers Rede vor den Spitzen der Reichswehr am 3. Februar 1933, in «VfZ», 49, 2001, pp. 516-50. La versione completa del discorso di Hitler agli ufficiali dell’esercito il 3 febbraio 1933, riprodotta in questo articolo, è stata scoperta di recente negli archivi dell’ex KGB di Mosca, a cui è probabile sia stata consegnata dalla figlia di Hammerstein, una simpatizzante comunista. Per un’altra serie di promesse di Hitler molto simili, risalenti a un periodo di poco antecedente, cfr. Thilo Vogelsang, Hitlers Brief an Reichenau vom 4. Dezember 1932, in «VfZ», 7, 1959, pp. 429-37. ↵
Martin Broszat, The Concentration Camps 1933-1945, in Helmut Krausnick et al., Anatomy of the SS State, London, Paladin, 1968, pp. 397-504, a pp. 400-01; Richard Bessel, Political Violence and the Rise of Nazism, cit., pp. 98-99. ↵
Siegfried Bahne, Die Kommunistische Partei Deutschlands, in Erich Matthias e Rudolf Morsey (a cura di), Das Ende, cit., pp. 655-739, a p. 690; Volker Berghahn, Der Stahlhelm, cit., p. 252. ↵
Erich Matthias, Die Sozialdemokratische Partei Deutschlands, in Erich Matthias e Rudolf Morsey (a cura di), Das Ende, cit., pp. 101-278, a pp. 101-50. ↵
Heinrich August Winkler, Der Weg in die Katastrophe, cit., pp. 867-75. «Vorwärts», citato in Idem, p. 867. ↵
Martin Broszat, Der Staat Hitlers, cit., p. 94. ↵
Grzesinski a Klupsch et al., 24 febbraio 1933, documento 25 in Erich Matthias, Die Sozialdemokratische Partei Deutschlands, cit., pp. 234-35 ↵
Heinrich August Winkler, Der Weg in die Katastrophe, cit., pp. 876-78. ↵
Martin Kitchen, The Coming of Austrian Fascism, London, Croom Helm, 1980, pp. 202-81; Francis L. Carsten, Fascist Movements in Austria. From Schönerer to Hitler, London, Sage, 1977, pp. 249-70. ↵
Heinrich August Winkler, Der Weg in die Katastrophe, cit., p. 868. ↵
Max Domarus, Hitler, cit., vol. I, p. 247. ↵
Idem, p. 254. ↵
Idem, p. 253 ↵
Rudolf Morsey, Die Deutsche Zentrumspartei, in Erich Matthias e Rudolf Morsey (a cura di), Das Ende, cit., pp. 339-54; Martin Broszat, Der Staat Hitlers, cit., p. 95. ↵
Max Domarus, Hitler, cit., vol. I, p. 256; Martin Broszat, Der Staat Hitlers, cit., p. 249. ↵
Max Domarus, Hitler, cit., vol. I, p. 170. ↵
Idem, p. 249 (10 febbraio 1933). ↵
Idem, pp. 247-50. ↵
Werner Jochmann (a cura di), Nationalsozialismus und Revolution, cit., p. 431. ↵
Max Domarus, Hitler, cit., vol. I, pp. 250-51. ↵
Henry Ashby Turner, German Big Business and the Rise of Hitler, cit., pp. 330-32. ↵
Gerhard Paul, Aufstand der Bilder, cit., pp. 111-13. ↵
Riportato in Siegfried Bahne, Die Kommunistische Partei Deutschlands, in Erich Matthias e Rudolf Morsey (a cura di), Das Ende, cit., documento 3, pp. 728-31, a p. 731. ↵
Idem, pp. 686-96. ↵
Hans Mommsen, Van der Lubbes Weg in den Reichstag – der Ablauf der Ereignisse, in Uwe Backes et al., Reichstagsbrand. Aufklärung einer historischen Legende, München, Piper, 1986, pp. 33-57, a pp. 42-47. ↵
Harry Graf Kessler, Tagebücher 1918-1937, a cura di Wolfgang Pfeiffer-Belli, Frankfurt am Main, Insel, 1961, pp. 707-09. ↵
Horst Karasek, Der Brandstifter. Lehr- und Wanderjahre des Maurergesellen Marinus Van der Lubbe, der 1933 auszog, den Reichstag anzuzünden, Berlin, Wagenbach, 1980; Martin Schouten, Marinus Van der Lubbe (1909-1934). Eine Biographie, Frankfurt, Neue Kritik, 1999; Fritz Tobias, The Reichstag Fire. Legend and Truth, London, Secker & Warburg, 1962. ↵
Hans Mommsen, Van der Lubbes Weg in den Reichstag, cit., pp. 33-42. ↵
Elke Fröhlich (a cura di), Die Tagebücher von Joseph Goebbels, cit., parte I, vol. II, p. 383. ↵
Rudolf Diels, Lucifer ante Portas. Es spricht der erste Chef der Gestapo, Stuttgart, Deutsche Verlags-Anstalt, 1950, pp. 192-93. ↵
Hans Mommsen, Van der Lubbes Weg in den Reichstag, cit.; Horst Karasek, Der Brandstifter, cit.; Fritz Tobias, The Reichstag Fire, cit. In seguito i comunisti tentarono di dimostrare che dietro al tentativo di incendio c’erano i nazisti, ma la veridicità delle dichiarazioni di Van der Lubbe e della relativa documentazione sembrano definitive; inoltre, si è scoperto che molto del materiale addotto come prova del coinvolgimento nazista era contraffatto o falso. Per i tentativi di dimostrare la responsabilità dei nazisti, cfr. World Committee for the Victims of German Fascism (presieduto da Albert Einstein) (a cura di), The Brown Book of the Hitler Terror and the Burning of the Reichstag, London, Gollancz, 1933, pp. 54-142; Walther Hofer e Alexander Bahar (a cura di), Der Reichstagsbrand. Eine wissenschaftliche Dokumentation, Freiburg im Breisgau, Ahriman, 1992; per un’analisi delle carenze di questo studio, cfr. Uwe Backes et al., Reichstagsbrand, cit.; Karl-Heinz Janssen, Geschichte aus der Dunkelkammer. Kabalen um dem Reichstagsbrand. Eine unvermeidliche Enthüllung, in «Die Zeit», 38, 14 settembre 1979, pp. 45-48; 39, 21 settembre 1979, pp. 20-24; 40, 28 settembre 1979, pp. 49-52; 41, 5 ottobre 1979, pp. 57-60; Fritz Tobias, The Reichstag Fire, cit., in particolare pp. 59-78, e Hans Mommsen, Der Reichstagsbrand und seine politischen Folgen, in «VfZ», 12, 1964, pp. 351-413. Un tentativo più recente di ricondurre l’incendio ai nazisti è basato su un’esagerazione delle analogie fra i verbali relativi alla discussione sui poteri eccezionali redatti prima dell’incendio e il successivo Decreto sull’incendio del Reichstag: Alexander Bahar e Wilfried Kugel, Der Reichstagsbrand. Neue Aktenfunde entlarven die NS-Täter, in «Zeitschrift für Geschichtswissenschaft», 43, 1995, pp. 823-32, e Jürgen Schmädeke et al., Der Reichstagsbrand im neuen Licht, in «Historische Zeitschrift», 269, 1999, pp. 603-51. Finora, tuttavia, le conclusioni di Tobias e Mommsen sul fatto che Van der Lubbe avrebbe agito da solo non sono state confutate. ↵
Rudolf Diels, Lucifer ante Portas, cit., pp. 193-95. ↵
Idem, pp. 180-82. Sembra che Goebbels abbia distrutto i diari originali relativi agli ultimi giorni di febbraio, fatto che ha suscitato sospetti in chi sosteneva la tesi che fossero stati i nazisti ad appiccare il fuoco. Nella versione rimaneggiata pubblicata con il titolo Vom Kaiserhof zur Reichskanzlei, cit., descrivendo gli eventi di quella notte Goebbels afferma che «il Führer non ha perso la padronanza di sé neppure per un momento: ammirabile», Elke Fröhlich (a cura di), Die Tagebücher von Joseph Goebbels, cit., parte prima, vol. II, p. 383. ↵
Rudolf Diels, Lucifer ante Portas, cit., pp. 193-95. ↵
Karl-Heinz Minuth (a cura di), Akten der Reichskanzlei. Die Regierung Hitler, vol. I, 1933-1934, 2 voll., Boppard, Boldt, 1983, p. 123; Ulrich Kolbe, Zum Urteil über die «Reichstagsbrand-Notverordnung» vom 28.2.1933, in «Geschichte in Wissenschaft und Unterricht», 16, 1965, pp. 359-70; Martin Broszat, Der Staat Hitlers, cit., p. 92. Per quanto riguarda Gürtner, cfr. Lothar Gruchmann, Justiz im Dritten Reich 1933-1940. Anpassung und Unterwerfung in der Ära Gürtner, München, Oldenbourg, 1988, pp. 70-83. ↵
Karl-Heinz Minuth (a cura di), Akten der Reichskanzlei. Die Regierung Hitler 1933-1934, cit., pp. 128-31; Ulrich Kolbe, Zum Urteil über die «Reichstagsbrand-Notverordnung», cit., pp. 359-70. ↵
Karl-Heinz Minuth (a cura di), Akten der Reichskanzlei. Die Regierung Hitler 1933-1934, cit., pp. 128-31; Martin Broszat, The Concentration Camps 1933-1945, cit., pp. 400-02. ↵
Karl-Heinz Minuth (a cura di), Akten der Reichskanzlei. Die Regierung Hitler 1933-1934, cit., p. 131. ↵
Citato in Jeremy Noakes e Geoffrey Pridham (a cura di), Nazism, cit., vol. I, p. 142. Per un’analisi recente, cfr. Thomas Reithel e Irene Strenge, Die Reichstagsbrandverordnung. Grundlegung der Diktatur mit den Instrumenten des Weimarer Ausnahmezustandes, in «VfZ», 48, 2000, pp. 413-60. ↵
Werner Jochmann (a cura di), Nationalsozialismus und Revolution, cit., p. 427. ↵
Richard J. Evans, Rituals of Retribution, cit., pp. 618-24. ↵
TA 3, in Peter Merkl, Political Violence under the Swastika, cit., p. 545 (ritradotto). L’unità di base della struttura delle squadre d’assalto era lo Sturm. ↵
Tim Mason, La politica sociale del Terzo Reich, cit., pp. 73-78. ↵
Siegfried Bahne, Die Kommunistische Partei Deutschlands, in Erich Matthias e Rudolf Morsey (a cura di), Das Ende, cit., pp. 693-94, 699-700; Heinrich August Winkler, Der Weg in die Katastrophe, cit., p. 876-89; Hermann Weber, La trasformazione del comunismo tedesco, cit., pp. 303-04; World Committee for the Victims of German Fascism (a cura di), The Brown Book of the Hitler Terror, cit., p. 184; Martin Broszat, Der Staat Hitlers, cit., pp. 101-02. ↵
Allan Merson, Communist Resistance in Nazi Germany, cit., p. 57; Detlev J.K. Peukert, Die KPD im Widerstand. Verfolgung und Untergrundarbeit an Rhein und Ruhr, 1933 bis 1945, Wuppertal, Hammer, 1980, pp. 75-78. Cfr. inoltre Horst Duhnke, Die KPD von 1933 bis 1945, Köln, Kiepenheuer und Witsch, 1972, pp. 101-09; Horst Duhnke, Die KPD und das Ende von Weimar. Das Scheitern einer Politik 1932-1935, Frankfurt am Main, Campus, 1976, pp. 34-42. ↵
Rudolf Diels, Lucifer ante Portas, cit., p. 222. Cfr. inoltre Hans Bernd Gisevius, To the Bitter End, London, Jonathan Cape, 1948. ↵
Bericht des Obersten Parteigerichts an den Ministerpräsidenten Generalfeldmarschall Göring, 13.2.1939, documento ND 3063-PS in Der Prozess gegen die Hauptkriegsverbrecher vor dem Internationalen Militärgerichtshof, Nürnberg, Nürnberg, 1949, vol. XXIII, pp. 20-29, a p. 26. ↵
Gerhard Paul, Aufstand der Bilder, cit., pp. 111-13. ↵
William S. Allen, Come si diventa nazisti, cit., pp. 147-53. ↵
Elke Fröhlich (a cura di), Die Tagebücher von Joseph Goebbels, cit., parte I, vol. II, p. 387 (5 marzo 1933). ↵
William S. Allen, Come si diventa nazisti, cit., pp. 151-52, per un esempio a livello locale. ↵
Jürgen W. Falter et al., Wahlen und Abstimmungen in der Weimarer Republik, cit., pp. 41, 44. Jürgen W. Falter, Hitlers Wähler, cit., pp. 38-39. ↵
Idem, p. 40; per i cattolici, cfr. Oded Heilbronner, Catholicism, Political Culture and the Countryside. A Social History of the Nazi Party in South Germany, Ann Arbor, University of Michigan Press, 1998, p. 239. ↵
Richard Bessel, Political Violence and the Rise of Nazism, cit., pp. 101-02. ↵
Ulrich Klein, SA-Terror und Bevölkerung in Wuppertal 1933/34 in Detlev J.K. Peukert e Jürgen Reulecke (a cura di), Die Reihen fest geschlossen. Beiträge zur Geschichte des Alltags unterm Nationalsozialismus, Wuppertal, Hammer, 1981, pp. 45-64, a p. 51. ↵
Heinrich August Winkler, Der Weg in die Katastrophe, cit., pp. 890-91; World Committee for the Victims of German Fascism (a cura di), The Brown Book of the Hitler Terror, cit., pp. 204-05; Michael Schneider, Unterm Hakenkreuz, cit., pp. 56-73. ↵
Dieter Rebentisch e Angelika Raab (a cura di), Neu-Isenburg zwischen Anpassung und Widerstand. Dokumente über Lebensbedingungen und politisches Verhalten 1933-1934, Neu-Isenburg, Magistrat Neu-Isenburg, 1978, p. 79. ↵
Gerlinde Grahn, Die Enteignung des Vermögens der Arbeiterbewegung und der politischen Emigration 1933 bis 1945, in «1999. Zeitschrift für Sozialgeschichte des 20. und 21. Jahrhunderts», 12, 1997, pp. 13-38; Martin Broszat, Der Staat Hitlers, cit., p. 118. ↵
Ulrich Klein, SA-Terror und Bevölkerung in Wuppertal, cit., pp. 51-53. ↵
Martin Broszat, Der Staat Hitlers, cit., p. 256. ↵
Idem, pp. 136-38. ↵
Heinrich August Winkler, Der Weg in die Katastrophe, cit., pp. 888-93, 898-900. ↵
Idem, pp. 916-18. ↵
Idem, pp. 929-32; Martin Broszat, Der Staat Hitlers, cit., pp. 118-19. ↵
Harold Marcuse, Legacies of Dachau. The Uses and Abuses of a Concentration Camp. 1933-2001, Cambridge, Cambridge University Press, 2001, pp. 21-23; Hans-Günter Richardi, Schule der Gewalt. Das Konzentrationslager Dachau. 1933-1934, München, Beck, 1983, pp. 48-87 e Johannes Tuchel, Organisationsgeschichte und Funktion der «Inspektion der Konzentrationslager» 1933-1938, Boppard, Boldt, 1991, pp. 121-58. ↵
Helmut Bley, Namibia under German Rule, cit., pp. 151, 198; Gesine Krüger, Kriegsbewältigung und Geschichtsbewusstsein, cit., pp. 138-44; Joachim Zeller, «Wie Vieh wurden Hunderte zu Getriebenen und wie Vieh begraben». Fotodokumente aus dem deutschen Konzentrationslager in Swakopmund/Namibia 1904-1908, in «Zeitschrift für Geschichtswissenschaft», 49, 2001, pp. 226-43. ↵
Harold Marcuse, Legacies of Dachau, cit., pp. 21-22; Johannes Tuchel, Organisationsgeschichte und Funktion der «Inspektion der Konzentrationslager», cit., pp. 35-37; Andrej Kaminski, Konzentrationslager 1896 bis heute. Eine Analyse, Stuttgart, Kohlhammer, 1982, pp. 34-38. Non esistono prove convincenti che Hitler o Himmler si siano ispirati ai campi di lavoro della Russia sovietica (cfr. Richard J. Evans, In Hitler’s Shadow, cit., pp. 24-46). ↵
Per il dibattito sul fatto che fosse o no una soluzione improvvisata, cfr. Martin Broszat, The Concentration Camps 1933-1945, cit., pp. 400-06. ↵
Richard Bessel, Political Violence and the Rise of Nazism, cit., pp. 117. ↵
Friedrich Schlotterbeck, Sangue e libertà in Germania. Memorie di un operaio tedesco (1933-1945), trad. it. di Emilio Castellani, Torino, Einaudi, 1949, pp. 28-40. Per ulteriori riflessioni sulla violenza nazista, cfr. Thomas Lindenberger e Alf Lüdtke (a cura di), Physische Gewalt, cit., e Bernd Weisbrod, Gewalt in der Politik. Zur politischen Kultur in Deutschland zwischen den beiden Weltkriegen, in «Geschichte in Wissenschaft und Unterricht», 43, 1992, pp. 391-404. ↵
I particolari di parecchi casi sono riportati in World Committee for the Victims of German Fascism (a cura di), The Brown Book of the Hitler Terror, cit., pp. 216-18; il caso Jankowski è a pp. 210-11. Cfr. inoltre Rudolf Diels, Lucifer ante Portas, cit., p. 222. ↵
Günter Morsch, Oranienburg-Sachsenhausen, Sachsenhausen-Oranienburg, in Ulrich Herbert et al., Die nationalsozialistischen Konzentrationslager. Entwicklung und Struktur, 2 voll., Göttingen, Wallstein, 1998, p. 119. ↵
Johannes Tuchel, Organisationsgeschichte und Funktion der «Inspektion der Konzentrationslager», cit., p. 103; Karin Orth, Das System der nationalsozialistischen Konzentrationslager, Hamburg, Hamburger Edition, 1999, pp. 23-26. ↵
Siegfried Bahne, Die Kommunistische Partei Deutschlands, in Erich Matthias e Rudolf Morsey (a cura di), Das Ende, cit., pp. 693-94, 699-700; Heinrich August Winkler, Der Weg in die Katastrophe, cit., p. 876-89; Martin Broszat, The Concentration Camps 1933-1945, cit., pp. 406-07; Martin Broszat et al. (a cura di), Bayern in der NS-Zeit, cit., vol. I, pp. 240-41. ↵
Gerhard Fieberg (a cura di), Im Namen des deutschen Volkes, cit., p. 68; in World Committee for the Victims of German Fascism (a cura di), The Brown Book of the Hitler Terror, cit., p. 332, sono elencati 500 omicidi fino a giugno. ↵
Max Domarus, Hitler, cit., vol. I, p. 263; Tim Mason, La politica sociale del Terzo Reich, cit., p. 76, descrive la preoccupazione di Hitler per i disordini come reale; osserva inoltre che i vertici nazisti erano informati di continuo sulla natura e sulla portata delle violenze. ↵
Martin Broszat, Der Staat Hitlers, cit., p. 111. ↵
Rudolf Morsey (a cura di), Das «Ermächtigungsgesetz» vom 24. März 1933. Quellen zur Geschichte und Interpretation des «Gesetzes zur Behebung der Not von Volk und Reich», Düsseldorf, Droste, 1992, e Michael Frehse, Ermächtigungsgesetzgebung im Deutschen Reich 1914-1933, Pfaffenweiler, Centaurus, 1985, p. 145. ↵
Erich Matthias e Rudolf Morsey (a cura di), Das Ende, cit., p. XIII. ↵
Klaus-Jürgen Müller, Der Tag von Potsdam und das Verhältnis der preussischdeutschen Militär-Elite zum Nationalsozialismus, in Bernhard Kröner (a cura di), Potsdam – Stadt, Armee, Residenz in der preussisch-deutschen Militärgeschichte, Frankfurt am Main, Propyläen, 1993, pp. 435-49; Elke Fröhlich (a cura di), Die Tagebücher von Joseph Goebbels, cit., vol. II, pp. 395-97 (22 marzo 1933); Werner Freitag, Nationale Mythen und kirchliches Heil. Der «Tag von Potsdam», in «Westfälische Forschungen», 41, 1991, pp. 379-430. Per il discorso di Hitler, cfr. Max Domarus, Hitler, cit., vol. I, pp. 272-74. ↵
Idem, p. 270. ↵
Karl Dietrich Bracher, Stufen der Machtergreifung, cit., pp. 213-36; inoltre, Hans Schneider, Das Ermächtigungsgesetz vom 24. März 1933, in «VfZ», 1, 1953, pp. 197-221, in particolare pp. 207-08. ↵
Detlef Junker, Die Deutsche Zentrumspartei und Hitler, cit., pp. 171-89; Rudolf Morsey, Die Deutsche Zentrumspartei, in Erich Matthias e Rudolf Morsey (a cura di), Das Ende, cit., pp. 281-453; Josef Becker, Zentrum und Ermächtigungsgesetz 1933. Dokumentation, in «VfZ», 9, 1961, pp. 195-210; Rudolf Morsey, Hitlers Verhandlungen mit der Zentrumsführung am 31. Januar 1933, in «VfZ», 9, 1961, pp. 182-94. ↵
Wilhelm Hoegner, Der schwierige Aussenseiter. Erinnerungen eines Abgeordneten, Emigranten und Ministerpräsidenten, München, Isar-Verlag, 1959, p. 92. ↵
Josef Becker, Zentrum und Ermächtigungsgesetz 1933, cit.; Konrad Repgen, Zur vatikanischen Strategie beim Reichskonkordat, in «VfZ», 31, 1983, pp. 506-35; Heinrich Brüning, Memoiren, cit., pp. 655-57; Max Domarus, Hitler, cit., vol. I, p. 275-85. ↵
Heinrich August Winkler, Der Weg in die Katastrophe,cit., p. 901-06; Hans J.L.Adolph,Otto Wels und die Politik der deutschen Sozialdemokratie 1934-1939. Eine politische Biographie, Berlin, Walter de Gruyter, 1971, pp. 262-64; Willy Brandt, Memorie,trad. it. di Lela Gatteschi, Milano, Garzanti, 1991, pp. 94-95; Wilhelm Hoegner,Der schwierige Aussenseiter, cit., p. 93. ↵
Martin Broszat, Der Staat Hitlers, cit., p. 117 e relativa nota. Per la legge sui pieni poteri nel contesto della legislazione su delega di poteri speciali nella Repubblica di Weimar, cfr. Jörg Biesemann, Das Ermächtigungsgesetz als Grundlage der Gesetzgebung im nationalsozialistischen Deutschland. Ein Beitrag zur Stellung des Gesetzes in der Verfassungsgeschichte 1919-1945, Münster, Lit, 1992. ↵
Erich Matthias, Die Sozialdemokratische Partei Deutschlands, in Erich Matthias e Rudolf Morsey (a cura di), Das Ende, cit., pp. 176-80; Heinrich August Winkler, Der Weg in die Katastrophe, cit., p. 867-98; Hans-Gerhard Schumann, Nationalsozialismus und Gewerkschaftsbewegung, cit.; Hannes Heer, Burgfrieden oder Klassenkampf. Zur Politik der sozialdemokratischen Gewerkschaften 1930-1933, Neuwied, Hermann Luchterhand, 1971, molto critico nei confronti dei dirigenti sindacali; Bernd Martin, Die deutschen Gewerkschaften und die nationalsozialistische Machtübernahme, in «Geschichte in Wissenschaft und Unterricht», 36, 1985, pp. 605-31; Henryk Skzrypczak, Das Ende der Gewerkschaften, in Wolfgang Michalka (a cura di), Die nationalsozialistische Machtergreifung, Paderborn, Uni-TB, 1984, pp. 97-110. ↵
Nationalsozialistische Betriebszellenorganisation, Organizzazione nazionalsocialista delle cellule di fabbrica. ↵
Heinrich August Winkler, Der Weg in die Katastrophe, cit., pp. 898-909; Gunther Mai, Die Nationalsozialistische Betriebszellen-organisation. Zum Verhältnis von Arbeiterschaft und Nationalsozialismus, in «VfZ», 31, 1983, pp. 573-613. ↵
Michael Schneider, Unterm Hakenkreuz, cit., pp. 76-106, p. 89 per la citazione; Heinrich August Winkler, Der Weg in die Katastrophe, cit., pp. 898-909; Ludolf Herbst, Das nationalsozialistische Deutschland, cit., pp. 68-70. ↵
Wieland Elfferding, Von der proletarischen Masse zum Kriegsvolk. Massenaufmarsch und Öffentlichkeit im deutschen Faschismus am Beispiel des 1. Mai 1933, in Neue Gesellschaft für bildende Kunst (a cura di), Inszenierung der Macht. Ästhetische Faszination im Faschismus, Berlin, Dirk Nishen, 1987, pp. 17-50. ↵
Peter Jahn (a cura di), Die Gewerkschaften in der Endphase der Republik 1930-1933, Köln, Bund,1988, pp. 888-92, 897-98, 916. ↵
Dieter Fricke, Kleine Geschichte des Ersten Mai. Die Maifeier in der deutschen und internationalen Arbeiterbewegung, Berlin, Dietz, 1980, pp. 224-29; Peter Fritzsche, Germans into Nazis, cit., p. 215-35. ↵
Joseph Goebbels, Vom Kaiserhof zur Reichskanzlei, cit., p. 299, ed Elke Fröhlich (a cura di), Die Tagebücher von Joseph Goebbels, cit., parte I, vol. II, p. 408 (17 aprile 1933). ↵
Heinrich August Winkler, Der Weg in die Katastrophe, cit., pp. 909-29; Michael Schneider, A Brief History of the German Trade Unions, Bonn, Dietz, 1991, pp. 204-10. ↵
Elke Fröhlich (a cura di), Die Tagebücher von Joseph Goebbels, cit., vol. I, parte II, p. 416 (3 maggio 1933). ↵
Heinrich August Winkler, Der Weg in die Katastrophe, cit., pp. 929-32; Gerlinde Grahn, Die Enteignung des Vermögens der Arbeiterbewegung, cit.; Beate Dapper e Hans-Peter Rouette, Zum Ermittlungsverfahren gegen Leipart und Genossen wegen Untreue vom 9. Mai 1933, in «Internationale Wissenschaftliche Korrespondenz zur Geschichte der deutschen Arbeiterbewegung», 20, 1984, pp. 509-35; Michael Schneider, Unterm Hakenkreuz, cit., pp. 107-17. ↵
Heinrich August Winkler, Der Weg in die Katastrophe, cit., pp. 932-40; Erich Matthias, Die Sozialdemokratische Partei Deutschlands, in Erich Matthias e Rudolf Morsey (a cura di), Das Ende, cit., pp. 168-75, 166-75; sul suicidio di Pfülf, cfr. p. 254, nota 6; Martin Broszat, Der Staat Hitlers, cit., p. 120. ↵
Elke Fröhlich (a cura di), Die Tagebücher von Joseph Goebbels, cit., parte I, vol. II, p. 437 (23 giugno 1933). ↵
Hermann Schüler, Auf der Flucht erschossen, cit., pp. 241-48. ↵
Per i particolari, cfr. Max Klinger (pseudonimo di Curt Geyer), Volk in Ketten, Karlsbad, 1934, in particolare pp. 96-97; Heinrich August Winkler, Der Weg in die Katastrophe, cit., pp. 943-7; Franz Osterroth e Dieter Schuster, Chronik der deutschen Sozialdemokratie, Hannover, Dietz, 1963, p. 381; documenti in Erich Matthias, Der Untergang der Sozialdemokratie 1933, in «VfZ», 4, 1956, pp. 179-226 e commenti a pp. 250-86; per Berlino e i suoi sobborghi, cfr. Reinhard Rürup (a cura di), Topographie des Terrors. Gestapo, SS und Reichssicherheitshauptamt auf dem «Prinz-Albert-Gelände». Eine Dokumentation, Berlin, Arenhovel, 1987, e Hans-Norbert Burkert et al., «Machtergreifung» Berlin 1933. Stätten der Geschichte Berlins in Zusammenarbeit mit dem Pädagogischen Zentrum Berlin, Berlin, Rembrandt, 1982, pp. 20-94. ↵
Richard Bessel, Political Violence and the Rise of Nazism, cit., pp. 42, 117-18; Paul Löbe, Der Weg war lang. Lebenserinnerungen von Paul Löbe, Berlin, Arani, 1954, pp. 221-29. ↵
Beth A. Griech-Polelle, Bishop von Galen. German Catholicism and National Socialism, New Haven, Yale University Press, 2002, pp. 9-18. ↵
Idem, pp. 31-32; Richard Steigmann-Gall, The Holy Reich: Nazi Conceptions of Christianity, 1919-1945, New York, Cambridge University Press, 2003, pp. 51-85. ↵
Hans Müller (a cura di), Katholische Kirche und Nationalsozialismus. Dokumente 1930-1935, München, Nymphenburger Verlagshandlung, 1963, p. 79. ↵
Thomas Fandel, Konfessionalismus und Nationalsozialismus, in Olaf Blaschke (a cura di), Konfessionen im Konflikt. Deutschland zwischen 1800 und 1970. Ein zweites konfessionelles Zeitalter, Göttingen, Vandenhoeck & Ruprecht, 2002, pp. 299-334, a pp. 314-15. Günther Lewy, The Catholic Church and Nazi Germany, New York, McGraw-Hill, 1964, pp. 94-112. ↵
Hans Müller (a cura di), Katholische Kirche und Nationalsozialismus, cit., p. 168; cfr., per un discorso più generale, Klaus Scholder, The Churches and the Third Reich, cit. ↵
Rudolf Morsey, Die Deutsche Zentrumspartei, in Erich Matthias e Rudolf Morsey (a cura di), Das Ende, cit., pp. 383-86, che cita il «Kölnische Volkszeitung» del 12 maggio 1933. ↵
Martin Broszat, The Concentration Camps 1933-1945, cit., pp. 409-11. ↵
Günther Lewy, The Catholic Church and Nazi Germany, cit., pp. 45-79. ↵
Rudolf Morsey, Die Deutsche Zentrumspartei, in Erich Matthias e Rudolf Morsey (a cura di), Das Ende, cit., pp. 387-411; Günther Lewy, The Catholic Church and Nazi Germany, cit., pp. 7-93. ↵
Beth Griech-Polelle, Bishop von Galen, cit., pp. 45-46, 137-39. ↵
Rudolf Morsey, Die Deutsche Staatspartei, in Erich Matthias e Rudolf Morsey (a cura di), Das Ende, cit., pp. 55-72; Larry E. Jones, German Liberalism, cit., pp. 462-75 (anche per il Partito popolare). ↵
Hans Booms, Die Deutsche Volkspartei, in Erich Matthias e Rudolf Morsey (a cura di), Das Ende, cit., pp. 521-39. ↵
Hiller von Gaertringen, Die Deutschnationale Volkspartei, in Erich Matthias e Rudolf Morsey (a cura di), Das Ende, cit., pp. 576-99. Larry E. Jones, «The Greatest Stupidity of My Life». Alfred Hugenberg and the Formation of the Hitler Cabinet, in «Journal of Contemporary History», 27, 1992, pp. 63-87; per una copia della lettera di dimissioni di Hugenberg, oltre ad altri documenti, cfr. Anton Ritthaler, Eine Etappe auf Hitlers Weg zur ungeteilten Macht. Hugenbergs Rücktritt als Reichsminister, in «VfZ», 8, 1960, pp. 193-219. ↵
Hiller von Gaertringen, Die Deutschnationale Volkspartei, in Erich Matthias e Rudolf Morsey (a cura di), Das Ende, cit., pp. 599-603. ↵
Idem, pp. 607-15. ↵
Volker Berghahn, Der Stahlhelm, cit., pp. 253-70; Martin Broszat, Der Staat Hitlers, cit., p. 121. ↵
Hiller von Gaertringen, Die Deutschnationale Volkspartei, in Erich Matthias e Rudolf Morsey (a cura di), Das Ende, cit., pp. 603-07; Richard Bessel, Political Violence and the Rise of Nazism, cit., pp. 120-21; Volker Berghahn, Der Stahlhelm, cit., pp. 268-74, 286. ↵
Elke Fröhlich (a cura di), Die Tagebücher von Joseph Goebbels, cit., parte I, vol. II, p. 440 (28 giugno 1933). ↵
Hans-Georg Stümke, Homosexuelle in Deutschland. Eine politische Geschichte, München, Beck, 1989. ↵
Il racconto di un testimone oculare è riportato in Hans-Georg Stümke e Rudi Finkler, Rosa Winkel, Rosa Listen. Homosexuelle und «Gesundes Volksempfinden» von Auschwitz bis heute, Hamburg, Rowohlt, 1981, pp. 163-66, citato e tradotto in Michael Burleigh e Wolfgang Wippermann, Lo stato razziale, cit., p. 169. Cfr. inoltre Burkhard Jellonek, Homosexuelle unter dem Hakenkreuz. Verfolgung von Homosexuellen im Dritten Reich, Paderborn, Schöningh, 1990. Testimonianze personali in Richard Plant, The Pink Triangle. The Nazi War against Homosexuals, Edinburgh, Mainstream Publishing, 1987. ↵
Charlotte Wolff, Magnus Hirschfeld, cit., p. 414. ↵
Atina Grossmann, Reforming Sex, cit., pp. 149-50; Gaby Zürn, «Von der Herbertstrasse nach Auschwitz», in Angelika Ebbinghaus (a cura di), Opfer und Täterinnen. Frauenbiographien des Nationalsozialismus, Nördlingen, Delphi Politik, 1987, pp. 91-101, a p. 93; Annette F. Timm, The Ambivalent Outsider. Prostitution, Promiscuity, and VD Control in Nazi Berlin, in Robert Gellately e Nathan Stoltzfus (a cura di), Social Outsiders in Nazi Germany, cit., pp. 192-211; Christl Wickert, Helene Stöcker 1869-1943. Frauenrechtlerin, Sexualreformerin und Pazifistin. Eine Biographie, Bonn, Dietz, 1991, pp. 135-40; più in generale, Gabriele Czarnowski, Das kontrollierte Paar. Ehe- und Sexualpolitik im Nationalsozialismus, Weinheim, Deutscher Studien, 1991. ↵
Atina Grossmann, Reforming Sex, cit., pp. 136-61. ↵
Young-Sun Hong, Welfare, Modernity, and the Weimar State, cit., pp. 261-65; Michael Burleigh, Death and Deliverance, cit., pp. 11-42; Jochen-Christoph Kaiser et al. (a cura di), Eugenik, Sterilisation, «Euthanasie». Politische Biologie in Deutschland 1893-1945, Berlin, Buchverlag Union, 1992, pp. 100-02; Jochen-Christoph Kaiser et al. (a cura di), Sozialer Protestantismus im 20. Jahrhundert. Beiträge zur Geschichte der Inneren Mission 1914-1945, München, Oldenbourg, 1989. ↵
Wolfgang Ayass, «Asoziale» im Nationalsozialismus, cit., pp. 57-60. ↵
Elizabeth Harvey, Youth Welfare and the State in Weimar Germany, Oxford, Clarendon Press, 1993, pp. 274-78; Wolfgang Ayass, «Asoziale» im Nationalsozialismus, cit., pp. 13-23; Wolfgang Ayass, Vagrants and Beggars in Hitler’s Reich, cit., pp. 211-17; cfr. inoltre Marcus Gräser, Der blockierte Wohlfahrtsstaat. Unterschichtjugend und Jugendfürsorge in der Weimarer Republik, Göttingen, Vandenhoeck & Ruprecht, 1995, pp. 216-30. ↵
Patrick Wagner, Volksgemeinschaft ohne Verbrecher, cit., pp. 193-213. ↵
Patrick Wagner, Hitlers Kriminalisten. Die deutsche Kriminalpolizei und der Nationalsozialismus, München, Beck, 2002, pp. 57-58. ↵
Nikolaus Wachsmann, From Indefinite Confinement to Extermination. «Habitual Criminals» in the Third Reich, in Robert Gellately e Nathan Stoltzfus (a cura di), Social Outsiders in Nazi Germany, cit., pp. 165-91; Nikolaus Wachsmann, Hitler’s Prisons, cit., cap. 2. ↵
Robert N. Proctor, Racial Hygiene. Medicine under the Nazis, Cambridge (MA), Harvard University Press, 1988, p. 101. ↵
David F. Crew, Germans on Welfare, cit., pp. 208-12. ↵
Martin Broszat, The Concentration Camps 1933-1945, cit., pp. 409-11. ↵
Jane Caplan, Government without Administration, cit., pp. 139-41. ↵
Jeremy Noakes e Geoffrey Pridham (a cura di), Nazism, vol. II, cit., pp. 26-31. ↵
Citato in Hans Mommsen, Beamtentum im Dritten Reich. Mit ausgewählten Quellen zur nationalsozialistischen Beamtenpolitik, Stuttgart, Deutsche Verlag-Anstalt, 1966, p. 162. ↵
Martin Broszat, Der Staat Hitlers, cit., pp. 254; Jürgen W. Falter, «Die Märzgefallenen» von 1933. Neue Forschungsergebnisse zum sozialen Wandel innerhalb der NSDAP-Mitgliedschaft während der Machtergreifungsphase, in «Geschichte und Gesellschaft», 24, 1998, pp. 595-616, a p. 616. ↵
Jane Caplan, Government without Administration, cit., pp. 143-47; Karl Dietrich Bracher, Stufen der Machtergreifung, cit., pp. 244. ↵
Karl Dietrich Bracher, Stufen der Machtergreifung, cit., pp. 245-46; Gerhard Fieberg (a cura di), Im Namen des deutschen Volkes, cit., p. 87-94; Lothar Gruchmann, Die Überleitung der Justizverwaltung auf das Reich 1933-1935, in Vom Reichsjustizamt zum Bundesministerium der Justiz. Festschrift zum hundertjährigen Gründungstag des Reichsjustizamts, Köln, Bundesanzeiger-Verlagsgesellschaft, 1977, e Horst Göppinger, Juristen jüdischer Abstammung im «Dritten Reich». Entrechtung und Verfolgung, München, Beck, 1990, pp. 183-373. ↵
Gerhard Fieberg (a cura di), Im Namen des deutschen Volkes, cit., pp. 76-79, 272; Lothar Gruchmann, Die Überleitung der Justizverwaltung auf das Reich 1933-1935, in Vom Reichsjustizamt zum Bundesministerium der Justiz, cit., pp. 119-60. ↵
Karl Dietrich Bracher, Stufen der Machtergreifung, cit., pp. 264-67; Peter Hayes, Industry and Ideology, cit., pp. 85-89. ↵
Richard J. Evans, The Feminist Movement in Germany, cit., pp. 255-60. ↵
William S. Allen, Come si diventa nazisti, cit., pp. 209-26. ↵
Sebastian Haffner, Storia di un tedesco, cit., pp. 109-10. ↵
Josef Wulf, Musik im Dritten Reich. Eine Dokumentation, Güterslot, Mohn, 1963, p. 31; Fritz Busch, Aus dem Leben eines Musikers, Zürich, Rascher Verlag, 1949, pp. 188-209; Erik Levi, Music in the Third Reich, cit., pp. 42-43; World Committee for the Victims of German Fascism (a cura di), The Brown Book of the Hitler Terror, cit., p. 180. ↵
Michael H. Kater, The Twisted Muse. Musicians and their Music in the Third Reich, New York, Oxford University Press, 1997, pp. 120-24, che corregge il resoconto presente nelle memorie di Busch. Per la conquista del potere in Sassonia, cfr. Claus-Christian Szejnmann, Nazism in Central Germany, cit., pp. 33-34. ↵
Gerhard Splitt, Richard Strauss 1933-1935. Aesthetik und Musikpolitik zu Beginn der nationalsozialistischen Herrschaft, Pfaffenweiler, Centaurus, 1987, pp. 42-59; Bruno Walter, Theme and Variations. An Autobiography, New York, Knopf, 1966, pp. 295-300; Brigitte Hamann, Winifred Wagner oder Hitlers Bayreuth, München, Piper, 2002, pp. 117-56. ↵
Peter Heyworth, Otto Klemperer. His Life and Times, vol. I, 1885-1933, Cambridge, Cambridge University Press, 1983, pp. 413, 415. ↵
Erik Levi, Music in the Third Reich, cit., pp. 44-45; Christopher Hailey, Franz Schreker 1878-1934. A Cultural Biography, Cambridge, Cambridge University Press, 1993, pp. 273, 288; Schreker aveva già rassegnato le dimissioni dalla Scuola di Musica di Berlino nel 1932 in seguito a continue vessazioni di stampo antisemita. ↵
Josef Wulf, Musik im Dritten Reich, cit., p. 28, ristampa della lettera della Philharmonische Gesellschaft di Amburgo al Kampfbund für deutsche Kultur, Gruppe Berlin, 6 aprile 1933. ↵
Erik Levi, Music in the Third Reich, cit., pp. 39-41, 86, 107; per un discorso più generale, cfr. Reinhold Brinkmann e Christoph Wolff (a cura di), Driven into Paradise. The Musical Migration from Germany to the United States, Berkeley, University of California Press, 1999. ↵
Michael H. Kater, The Twisted Muse, cit., pp. 89-91, 120, cfr. inoltre Michael Meyer, The Politics of Music in the Third Reich, New York, Lang, 1991, pp. 19-26. ↵
David Welch, The Third Reich. Politics and Propaganda, London, Routledge, 20022, pp. 172-82, a pp. 173-74. ↵
Karl-Heinz Minuth (a cura di), Akten der Reichskanzlei. Die Regierung Hitler, vol. I, 1933-1934, cit., pp. 193-95. Cfr. Wolfram Werner, Zur Geschichte des Reichsministeriums für Volksaufklärung und Propaganda und zur Überlieferung, in Wolfram Werner (a cura di), Fundbücher zu Beständen des Bundesarchivs, vol. XV, Reichsministerium für Volksaufklärung und Propaganda, Koblenz, Bundesarchiv, 1979. ↵
Per la diffusa opinione che Goebbels fosse un «socialista», cfr. per esempio Werner Jochmann (a cura di), Nationalsozialismus und Revolution, cit., pp. 407-08. ↵
Discorso del 15 marzo 1933, menzionato in David Welch, The Third Reich, cit., pp. 174-75; per il dibattito del 1932, cfr. Elke Fröhlich (a cura di), Die Tagebücher von Joseph Goebbels, cit., parte I, vol. II, pp. 113-14 e 393 (15 marzo 1933). ↵
Elke Fröhlich, Joseph Goebbels, in Ronald Smelser e Rainer Zitelmann (a cura di), The Nazi Elite, cit., p. 55. ↵
«Völkischer Beobachter», 23 marzo 1933, citato in David Welch, The Third Reich, cit., pp. 22-23. ↵
Citato in Ralf Georg Reuth, Goebbels, cit., p. 269. ↵
Citato in David Welch, The Third Reich, cit., p. 175. ↵
Citato in idem, p. 176. ↵
Ralf Georg Reuth, Goebbels, cit., p. 271; Elke Fröhlich (a cura di), Die Tagebücher von Joseph Goebbels, cit., parte I, vol. II, pp. 388 (6 marzo 1933), 393 (13 marzo 1933) e 395-97 (22 marzo 1933); Ansgar Diller, Rundfunkpolitik im Dritten Reich, München, Deutscher Taschenbuch, 1980, p. 89; Zbynek A.B. Zeman, Nazi Propaganda, Oxford, Oxford University Press, 19732, p. 40. Per la struttura del ministero, cfr. David Welch, The Third Reich, cit., pp. 29-31. ↵
Shearer West, The Visual Arts in Germany, cit., pp. 183-84. ↵
Erik Levi, Music in the Third Reich, cit., p. 246, nota 5. ↵
Fred K. Prieberg, Trial of Strength. Wilhelm Furtwängler and the Third Reich, London, Quartet, 1991, pp. 166-69, che cita corrispondenza e promemoria pubblicati e inediti. Per le opinioni di Furtwängler in merito a varie questioni, cfr. Michael Tanner (a cura di), Wilhelm Furtwängler. Notebooks 1924-1945, London, Quartet, 1989. ↵
Sulla vita e le opinioni di Furtwängler in generale, cfr. Fred K. Prieberg, Trial of Strength, cit., passim; per alcune riserve su tale testo, cfr. Richard J. Evans, Rereading German History, cit., pp. 187-93. ↵
Lo scambio è ristampato in Josef Wulf, Musik im Dritten Reich, cit., pp. 81-82. Max Reinhardt era un famoso regista teatrale. ↵
Erik Levi, Music in the Third Reich, cit., pp. 199-201. ↵
«Berliner Lokal-Anzeiger», 11 aprile 1933, ristampato in Josef Wulf, Musik im Dritten Reich, cit., pp. 82-83. ↵
Erik Levi, Music in the Third Reich, cit., pp. 198-202; Peter Cossé, Die Geschichte, in Paul Badde et al. (a cura di), Das Berliner Philharmonische Orchester, Stuttgart, DVA, 1987, pp. 10-17. ↵
Michael H. Kater, Different Drummers, cit., pp. 29-33. ↵
Idem, pp. 47-110. ↵
Peter Jelavich, Berlin Cabaret, cit., pp. 228-58; Hermann è a p. 229. ↵
Volker Kühn (a cura di), Deutschlands Erwachen. Kabarett unterm Hakenkreuz 1933-1945, Weinheim, Quadriga, 1989, p. 335; per un discorso più generale, cfr. Christian Goeschel, Methodische Überlegungen zur Geschichte der Selbsttötung im Nationalsozialismus, in Hans Medick (a cura di), Selbsttötung als kulturelle Praxis (in corso di pubblicazione, 2005). ↵
Josef Wulf, Theater und Film im Dritten Reich. Eine Dokumentation, Güterslot, Mohn, 1964, pp. 265-306. ↵
David Thomson, The New Biographical Dictionary of Film, London, Little Brown, 20024. Le affermazioni di alcune biografie della Dietrich, e quelle della stessa attrice, secondo cui sarebbe partita per motivi politici e Hitler in persona avrebbe tentato di convicerla a tornare, dovrebbero essere prese con una buona dose di scetticismo. ↵
David Welch, Propaganda and the German Cinema 1933-1945, tesi di dottorato (manoscritto), London University, 1979, appendice I. ↵
Birgit Bernard, «Gleichschaltung» im Westdeutschen Rundfunk 1933-34, in Dieter Breuer e Gertrude Cepl-Kaufmann (a cura di), Moderne und Nationalsozialismus im Rheinland, Paderborn, Schöningh, 1997, pp. 301-10; Jochen Klepper, Unter dem Schatten deiner Flügel. Aus den Tagebüchern der Jahre 1932-1942, Stuttgart, Brunnen, 1956, pp. 46, 65; Josef Wulf, Presse und Funk im Dritten Reich. Eine Dokumentation, Güterslot, Mohn, 1964, pp. 277-79, 280-84. ↵
Bernhard Fulda, Press and Politics in Berlin, cit., pp. 231-33, 241-42. ↵
David Welch, The Third Reich, cit., p. 46; il testo della legge è riportato in Josef Wulf, Presse und Funk im Dritten Reich, cit., pp. 72-73. ↵
Idem, pp. 19-38. ↵
David Welch, The Third Reich, cit., p. 43-48. ↵
Kurt R. Grossmann, Ossietzky, cit., pp. 224-74. ↵
Idem, p. 267; Chris Hirte, Erich Mühsam: «Ihr seht mich nicht feige». Biografie, Berlin, Verlag Neues Leben, 1985, pp. 431-50. Le versioni sono contrastanti sul fatto che si sia trattato di omicidio o suicidio, ma la prima ipotesi sembra più probabile. ↵
Dieter Distl, Ernst Toller. Eine politische Biographie, Schrobenhausen, Bickel, 1993, pp. 146-78. ↵
Andrew Kelly, All Quiet on the Western Front, cit., pp. 39-56. ↵
Ange Jens (a cura di), Thomas Mann an Ernst Bertram. Briefe aus den Jahren 1910-1955, Pfullingen, Neske, 1960, lettera del 18 novembre 1933, p. 178, e Robert Faesi (a cura di), Thomas Mann - Robert Faesi. Briefwechsel, Zürich, Atlantis, 1962, Mann a Faesi, 28 giugno 1933, p. 23; Klaus Harpprecht, Thomas Mann. Eine Biographie, Reinbek, Rowohlt, 1995, pp. 707-50; Kurt Sontheimer, Thomas Mann als politischer Schriftsteller, in «VfZ», 6, 1958, pp. 1-44; Josef Wulf, Literatur und Dichtung im Dritten Reich. Eine Dokumentation, Güterslot, Mohn, 1963, p. 24. ↵
James Ritchie, German Literature under National Socialism, cit., pp. 187-99; Josef Wulf, Literatur und Dichtung im Dritten Reich, cit., passim. ↵
Robert B. Norton, Secret Germany. Stefan George and his Circle, Ithaca (NY), Cornell University Press, 2002, è diventata la biografia di riferimento. Su Jünger, cfr. Paul Noack, Ernst Jünger. Eine Biographie, Berlin, Fest, 1998, pp. 121-51. ↵
Citato in Joseph Wulf, Literatur und Dichtung im Dritten Reich, cit., p. 132; James Ritchie, German Literature under National Socialism, cit., pp. 9-10, 48-49, 111-32. ↵
Frederic Spotts, Hitler and the Power of Aesthetics, London, Hutchinson, 2002, p. 152; citazioni e contesto in Shearer West, The Visual Arts in Germany, cit., pp. 183-84; Hitler, Mein Kampf, cit., p. 245. ↵
Rosamunde Neugebauer, «Christus mit der Gasmaske» von George Grosz, oder: Wieviel Satire konnten Kirche und Staat in Deutschland um 1930 ertragen?, in Maria Rüger (ed.), Kunst und Kunstkritik der dreissiger Jahre. Standpunkte zu künstlerischen und ästhetischen Prozessen und Kontroversen, Dresden, Verlag der Kunst, 1990, pp. 156-65. ↵
Josef Wulf, Die Bildenden Künste im Dritten Reich. Eine Dokumentation, Güterslot, Mohn, 1963, p. 49-51. ↵
Peter Adam, Arts of the Third Reich, London, Thames and Hudson, 1992, p. 59. ↵
Jonathan Petropoulos, The Faustian Bargain. The Art World in Nazi Germany, London, Oxford University Press, 2000, p. 217. Cfr. inoltre Brandon Taylor e Wilfried Van der Will (a cura di), The Nazification of Art. Art, Design, Music, Architecture and Film in the Third Reich, Winchester (NH), Winchester Press, 1990. ↵
Frederic Spotts, Hitler and the Power of Aesthetics, cit., pp. 153-55. ↵
Jonathan Petropoulos, The Faustian Bargain, cit., pp. 14-16. ↵
Peter Adam, Arts of the Third Reich, cit., pp. 49-50; Josef Wulf, Die Bildenden Künste im Dritten Reich, cit., p. 36; Günter Busch, Max Liebermann. Maler, Zeichner, Graphiker, Frankfurt am Main, Fischer, 1986, p. 146; Peter Paret, An Artist against the Third Reich. Ernst Barlach 1933-1938, Cambridge, Cambridge University Press, 2003, pp. 77-92. La polizia politica sorvegliava strettamente lo svolgimento delle esequie di Liebermann (Jonathan Petropoulos, The Faustian Bargain, cit., p. 217). ↵
Sean Rainbird (a cura di), Max Beckmann, London, Tate Publishing, 2003, pp. 157-64, 273-74; Peter Adam, Arts of the Third Reich, cit., p. 53; Jonathan Petropoulos, The Faustian Bargain, cit., pp. 216-21. ↵
Josef Wulf, Die Bildenden Künste im Dritten Reich, cit., p. 39-45; Karen Koehler, The Bauhaus, cit., pp. 292-93; Igor Golomstock, Arte totalitaria nell’URSS di Stalin, nella Germania di Hitler, nell’Italia di Mussolini e nella Cina di Mao, trad. it. di Alessandro Giorgetta, Milano, Leonardo, 1990, p. 22; Shearer West, The Visual Arts in Germany, cit., pp. 83-133. ↵
James Ritchie, German Literature under National Socialism, cit., pp. 187. ↵
Idem, p. 189; Klaus Harpprecht, Thomas Mann, cit., pp. 722-50. ↵
James Ritchie, German Literature under National Socialism, cit., pp. 58-61; Lothar Gall, Bürgertum in Deutschland, Berlin, Siedler, 1989, p. 466, anche per una panoramica più generale su Bassermann e la sua famiglia. Poco dopo Johst fu nominato condirettore del teatro. Cfr. Boguslaw Drewniak, Das Theater im NS-Staat. Szenarium deutscher Zeitgeschichte 1933-1945, Düsseldorf, Droste, 1983, pp. 46-47; per un discorso più in generale, Glen W. Gadberry (a cura di), Theatre in the Third Reich, the Prewar Years. Essays on Theatre in Nazi Germany, Westport (CT), Greenwood, 1995, e John London (a cura di), Theatre under the Nazis, Manchester, Manchester University Press, 2000. ↵
James Ritchie, German Literature under National Socialism, cit., pp. 58-61; Josef Wulf, Literatur und Dichtung im Dritten Reich, cit., p. 113: «Wenn ich Kultur höre, entsichere ich meinen Browning».James Ritchie, German Literature under National Socialism, cit., pp. 58-61; Josef Wulf, Literatur und Dichtung im Dritten Reich, cit., p. 113: «Wenn ich Kultur höre, entsichere ich meinen Browning». ↵
Elizabeth Knowles (a cura di), The Oxford Dictionary of Quotations, cit., p. 418, citazione 17; per un primo, ma preciso resoconto della «guerra di annientamento della cultura», cfr. World Committee for the Victims of German Fascism (a cura di), The Brown Book of the Hitler Terror, cit., pp. 160-93. ↵
Hugo Ott, Martin Heidegger. Sentieri biografici, trad. it. di Flavio Cassinari, Milano, SugarCo, 1988, pp. 7-116. ↵
Idem, pp. 119-31. ↵
Martin Heidegger, Die Selbstbehauptung der deutschen Universität. Rede, gehalten bei der feierlichen Übernahme des Rektorats der Universität Freiburg i. Br. am 27.5.1933, Breslau, Korn, 1934, pp. 5, 7, 14-15, 22. ↵
Hans Sluga, Heidegger’s Crisis. Philosophy and Politics in Nazi Germany, Cambridge (MA), Harvard University Press, 1993, pp. 1-4; Guido Schneeberger, Nachlese zu Heidegger. Dokumente zu seinem Leben und Denken, Bern, Suhr, 1962, pp. 49-57. Cfr. inoltre la biografia di Rüdiger Safranski, Heidegger e il suo tempo, trad. it. di Nicola Curcio, Milano, Longanesi, 1996. ↵
Hugo Ott, Martin Heidegger, cit., pp. 149, 172-73. ↵
Citato in idem, pp. 161-62. ↵
Fra tutti i professori delle varie discipline, l’unico ad assistere al funerale fu lo storico Gerhard Ritter. Cfr. Christoph Cornelissen, Gerhard Ritter, cit., p. 239. ↵
Citato in Hugo Ott, Martin Heidegger, cit., p. 144; per un’analisi delle argomentazioni utilizzate dagli ammiratori moderni di Heidegger per tentare di spiegare tali sentimenti, cfr. pp. 144-46. Per un’utile raccolta di saggi, cfr. Bernd Martin (a cura di), Martin Heidegger und das «Dritte Reich». Ein Kompendium, Darmstadt, Wissenschaftliche Buchgesellschaft, 1989. ↵
Steven P. Remy, The Heidelberg Myth, cit., p. 14. ↵
Hugo Ott, Martin Heidegger, cit., pp. 203-315. ↵
Jeremy Noakes e Geoffrey Pridham (a cura di), Nazism, cit., vol. II, pp. 249-50; per due validi studi a livello locale, Uwe Dietrich Adam, Hochschule und Nationalsozialismus. Die Universität Tubingen im Dritten Reich, Tübingen, Mohr, 1977, e Notker Hammerstein, Die Johann Wolfgang Goethe-Universität. Von der Stiftungsuniversität zur staatlichen Hochschule, 2 voll., Neuwied, Metzler, 1989, vol. I, pp. 171-211. ↵
Klaus Fischer, Der quantitative Beitrag der nach 1933 emigrierten Naturwissenschaftler zur deutschsprachigen physikalischen Forschung, in «Berichte zur Wissenschaftsgeschichte», 11, 1988, pp. 83-104, che rivede al ribasso i dati riportati in Alan D. Beyerchen, Gli scienziati sotto Hitler. Politica e comunità dei fisici nel Terzo Reich, trad. it. di Maria Ferretti, Bologna, Zanichelli, 1981, pp. 47-51, e Norbert Schnappacher, Das Mathematische Institut der Universität Göttingen, e Alf Rosenow, Die Göttinger Physik unter dem Nationalsozialismus, entrambi in Heinrich Becker et al. (a cura di), Die Universität Göttingen unter dem Nationalsozialismus. Das verdrängte Kapitel ihrer 250 jährigen Geschichte, München, Saur, 1987, pp. 345-73 e 374-409. ↵
Ute Deichmann, Biologists under Hitler, Cambridge (MA), Harvard University Press, 1996, p. 26. ↵
Alan D. Beyerchen, Gli scienziati sotto Hitler, cit., pp. 51-53. ↵
Max Born (a cura di), Albert Einstein - Hedwig e Max Born. Scienza e vita. Lettere 1916-1955, trad. it. di Giuseppe Scattone, Torino, Einaudi, 1973, p. 136. ↵
Fritz Stern, Fritz Haber. The Scientist in Power and in Exile, in Dreams and Delusions. The Drama of German History, New York, Weidenfeld and Nicolson, 1987; Margit Szöllösi-Janze, Fritz Haber 1868-1934. Eine Biographie, München, Beck, 1998, pp. 643-91. ↵
Max Planck, Mein Besuch bei Hitler, in «Physikalische Blätter», 3, 1947, p. 143; Fritz Stern, Einstein’s German World, London, Penguin, 2000, pp. 34-58. ↵
Steven P. Remy, The Heidelberg Myth, cit., p. 17-18. Per un discorso più generale, cfr. Fritz Köhler, Zur Vertreibung humanistischer Gelehrter 1933/34, in «Blätter für deutsche und internationale Politik», 11, 1966, pp. 696-707. ↵
Alan D. Beyerchen, Gli scienziati sotto Hitler, cit., pp. 16-21, 64-70, 203-14. ↵
Steven P. Remy, The Heidelberg Myth, cit., p. 24-29; cfr. inoltre Christian Jansen, Professoren und Politik. Politisches Denken und Handeln der Heidelberger Hochschullehrer 1914-1935, Göttingen, Vandenhoeck & Ruprecht, 1992. ↵
Citato in Jeremy Noakes e Geoffrey Pridham (a cura di), Nazism, cit., vol. II, p. 252. ↵
Idem, p. 250; Henry Ashby Turner, German Big Business and the Rise of Hitler, cit., p. 337. ↵
Steven P. Remy, The Heidelberg Myth, cit., p. 20. ↵
Idem, p. 31. ↵
Michael Grüttner, Studenten im Dritten Reich, cit., pp. 71-74. ↵
Idem, pp. 81-86. ↵
Axel Friedrichs (a cura di), Dokumente der deutschen Politik, vol. I, Die nationalsozialistische Revolution 1933, Berlin, Junker und Dunnhaupt, 1933, p. 277; Elke Fröhlich (a cura di), Die Tagebücher von Joseph Goebbels, cit., vol. I, parte II, p. 419 (11 maggio 1933). ↵
Varie versioni sono riportate in Gerhard Sauder (a cura di), Die Bücherverbrennung. Zum 10. Mai 1933, München, Hanser, 1983, pp. 89-95. ↵
Clemens Zimmermann, Die Bücherverbrennung am 17. Mai 1933 in Heidelberg. Studenten und Politik am Ende der Weimarer Republik, in Joachim-Felix Leonhard (a cura di), Bücherverbrennung. Zensur, Verbot, Vernichtung unter dem Nationalsozialismus in Heidelberg, Heidelberg, Heidelberger Verlagsanstalt, 1983, pp. 55-84. ↵
Wolfgang Strätz, Die studentische «Aktion wider den undeutschen Geist», in «VfZ», 16, 1968, pp. 347-72, che però sbaglia attribuendo l’iniziativa al ministero della Propaganda; Jan-Pieter Barbian, Literaturpolitik im «Dritten Reich». Institutionen, Kompetenzen, Betätigungsfelder, Frankfurt am Main, Buchhandler-Vereinigung, 1993, pp. 54-60, 128-42; Hildegard Brenner, La politica culturale del nazismo, trad. it. di E. Collotti e F. Tosi, Bari, Laterza, 1965, pp. 264-65. ↵
Leonidas F. Hill, L’attacco nazista contro la letteratura «non tedesca» 1933-1945, in Jonathan Rose (a cura di), Il libro nella Shoah. Distruzione e conservazione, trad. it. di Bruno Amato, Lorenza Lanza, Patrizia Vicentini, Milano, Sylvestre Bonnard, 2003, pp. 19-77; Gerhard Sauder (a cura di), Die Bücherverbrennung, cit., pp. 9-16; cfr. inoltre Anselm Faust, Die Hochschulen und der «undeutsche Geist». Die Bücherverbrennung am 10. Mai 1933 und ihr Vorgeschichte, in Horst Denkler ed Eberhard Lämmert (a cura di), «Das war ein Vorspiel nur….». Berliner Kolloquium zur Literaturpolitik im «Dritten Reich», Berlin, Akademie der Künste, 1985, pp. 31-50; Michael Grüttner, Studenten im Dritten Reich, cit., pp. 75-77, sottolinea che tra i documenti delle unioni studentesche non sono state ritrovate istruzioni provenienti dal ministero della Propaganda di recente istituzione, né il diario di Goebbels lascia supporre che l’iniziativa fosse partita da lui. ↵
Dieter Rebentisch e Angelika Raab (a cura di), Neu-Isenburg zwischen Anpassung und Widerstand, cit., pp. 86-87. ↵
Per i fatti di Wartburg, cfr. Hans-Ulrich Wehler, Deutsche Gesellschaftsgeschichte, cit., vol. II, pp. 334-36; la celebre frase di Heine è tra i versi dell’Almansor (1823) ed è citata in molte antologie, fra cui Elizabeth Knowles (a cura di), The Oxford Dictionary of Quotations, cit., p. 368. All’epoca, in Prussia il rogo era ancora una pena prevista per l’omicidio in seguito a incendio doloso; esso venne applicato per l’ultima volta a Berlino nel 1812 (Richard J. Evans, Rituals of Retribution, cit., pp. 213-14). ↵
Michael Wildt, Violence against Jews in Germany, 1933-1939, in David Bankier (a cura di), Probing the Depths of German Antisemitism. German Society and the Persecution of the Jews 1933-1941, Jerusalem-New York, Berghahn Books, 2000, pp. 181-209, a pp. 181-82; Saul Friedländer, La Germania nazista e gli ebrei, trad. it. di Sergio Minucci, Milano, Garzanti, 1998, pp. 115-19; Dirk Walter, Antisemitische Kriminalität und Gewalt, cit., pp. 236-43. Per una raccolta di documenti dell’epoca, cfr. Comité des Délégations Juives (a cura di), Das Schwarzbuch. Tatsachen und Dokumente. Die Lage der Juden in Deutschland 1933, Paris, Pascal, 1934. Per un discorso più generale, cfr. Shulamit Volkov, Antisemitism as a Cultural Code. Reflections on the History and Historiography of Antisemitism in Imperial Germany, in «Year Book of the Leo Baeck Institute», 23, 1978, pp. 25-46. ↵
Peter Longerich, Politik der Vernichtung, cit., pp. 26-30. ↵
Lothar Gruchmann, Justiz im Dritten Reich, cit., p. 126; Peter Longerich, Der ungeschriebene Befehl, cit., pp. 43-44. ↵
Sebastian Haffner, Storia di un tedesco, cit., pp. 122. ↵
Halbmonatsbericht des Regierungspräsidenten von Niederbayern und der Oberpfalz, 30.3.1933, in Martin Broszat et al. (a cura di), Bayern in der NS-Zeit, vol. I, p. 432. ↵
Saul Friedländer, La Germania nazista e gli ebrei, cit., pp. 25-26. ↵
World Committee for the Victims of German Fascism (a cura di), The Brown Book of the Hitler Terror, cit., p. 237, e in generale sulla persecuzione degli ebrei, pp. 222-69. ↵
Saul Friedländer, La Germania nazista e gli ebrei, cit., p. 27. ↵
Karl-Heinz Minuth (a cura di), Die Regierung Hitler 1933-1934, cit., vol. I, pp. 270-71; Peter Longerich, Der ungeschriebene Befehl, cit., pp. 44-46. ↵
Elke Fröhlich (a cura di), Die Tagebücher von Joseph Goebbels, cit., vol. I, parte II, p. 398 (27 marzo 1933). ↵
Moshe R. Gottlieb, American Anti-Nazi Resistance, 1933-1941. An Historical Analysis, New York, KTAV, 1982, pp. 15-24; Deborah F. Lipstadt, Beyond Belief. The American Press and the Coming of the Holocaust 1933-1945, New York, The Free Press, 1986.Moshe R. Gottlieb, American Anti-Nazi Resistance, 1933-1941. An Historical Analysis, New York, KTAV, 1982, pp. 15-24; Deborah F. Lipstadt, Beyond Belief. The American Press and the Coming of the Holocaust 1933-1945, New York, The Free Press, 1986. ↵
Elke Fröhlich (a cura di), Die Tagebücher von Joseph Goebbels, cit., vol. I, parte II, pp. 398-401; Ralf Georg Reuth, Goebbels, cit., pp. 281; Victor Klemperer, Testimoniare fino all’ultimo. Diari 1933-1945, ed. it. a cura di Walter Nowojski, con la collaborazione di Hadwig Klemperer, trad. di Anna Ruchat e Paola Quadrelli, Milano, Mondadori, 2000, pp. 12-14. ↵
Peter Longerich, Politik der Vernichtung, cit., pp. 36-39; più in generale, Avraham Barkai, From Boycott to Annihilation. The Economic Struggle of German Jews 193-1945, Hanover (NH), University Press of New England, 1989, pp. 17-25; Helmut Genschel, Die Verdrängung der Juden aus der Wirtschaft im Dritten Reich, Berlin, Musterschmidt-Verlag, 1966, pp. 47-70. ↵
Saul Friedländer, La Germania nazista e gli ebrei, cit., p. 30; Martin Broszat et al. (a cura di), Bayern in der NS-Zeit, cit., vol. I, pp. 433-35; Victor Klemperer, Testimoniare fino all’ultimo, cit., p. 13. ↵
Saul Friedländer, La Germania nazista e gli ebrei, cit., pp. 32-33; Sebastian Haffner, Storia di un tedesco, cit., pp. 127-30. ↵
Peter Longerich, Politik der Vernichtung, cit., pp. 39-41. ↵
Saul Friedländer, La Germania nazista e gli ebrei, cit., pp. 34-39. ↵
Peter Longerich, Der ungeschriebene Befehl, cit., p. 46. ↵
Peter Longerich, Politik der Vernichtung, cit., pp. 41-45. ↵
Saul Friedländer, La Germania nazista e gli ebrei, cit., pp. 45-47. ↵
William Allen, Come si diventa nazisti, cit., pp. 209-14. ↵
Konrad Kwiet e Helmut Eschwege, Selbstbehauptung und Widerstand. Deutsche Juden im Kampf um Existenz und Menschenwürde 1933-1945, Hamburg, Christians Verlag, 1984, pp. 50-56. ↵
Victor Klemperer, Testimoniare fino all’ultimo, cit., pp. 6-11; Victor Klemperer, Tagebücher 1933-1934. Ich will Zeugnis ablegen bis zum Letzten, vol. I, Berlin, Aufbau, 1999, pp. 6-15. ↵
Norbert Frei, «Machtergreifung». Anmerkungen zu einem historischen Begriff, in «VfZ», 3, 1983, pp. 136-45. In realtà, il termine «conquista del potere» cominciò a essere utilizzato nella scia dell’autorevole studio di Bracher, Schulz e Sauer, Die nationalsozialistische Machtergreifung, cit., ma dal loro lavoro risultava chiaro che il concetto era riferito al periodo successivo al 30 gennaio 1933, fino alla fine dell’estate di quello stesso anno. ↵
Il «vuoto di potere» è un concetto basilare nel fondamentale testo di Karl Dietrich Bracher Die Auflösung der Weimarer Republik, cit. ↵
Si vedano le interessanti ipotesi in Henry Ashby Turner, I trenta giorni di Hitler, cit., pp. 203-08. Secondo me, esse sottovalutano il razzismo e l’antisemitismo che permeavano il corpo ufficiali tedesco e il suo desiderio di riprendere la «scalata al potere mondiale della Germania», progetto che esso aveva patrocinato con forza nei primi anni del secolo. Ma, com’è nella natura stessa della storia basata sui se, bisogna accontentarsi delle congetture e non esiste un metodo per verificare se le mie speculazioni siano più verosimili di quelle di Turner. Per alcune riflessioni generali, cfr. Richard J. Evans, Telling It Like It Wasn’t, in «BBC History Magazine», 3, 2002, n. 12, pp. 22-25. ↵
Volker Rittberger (a cura di), 1933. Wie die Republik der Diktatur erlag, Stuttgart, Kohlhammer, 1983, in particolare pp. 217-21; Martin Blinkhorn, Fascists and Conservatives. The Radical Right and the Establishment in Twentieth-Century Europe, London, Unwin Hyman, 1990; Martin Blinkhorn, Fascism and the Right in Europe 1919-1945, London, Unwin Hyman, 2000; Stanley G. Payne, Il fascismo, cit., pp. 15-19. ↵
Gerhard Paul, Aufstand der Bilder, cit., pp. 255-63; Richard Bessel, Violence as Propaganda. The Role of the Storm Troopers in the Rise of National Socialism, in Thomas Childers (a cura di), The Formation of the Nazi Constituency. 1919-1933, London, Croom Helm, 1986, pp. 131-46. ↵
Geoff Eley, What Produces Fascism. Pre-Industrial Traditions or a Crisis of the Capitalist State?, in Geoff Eley, From Unification to Nazism, cit., pp. 254-84; Dieter Gessner, Agrarverbände in der Weimarer Republik, cit.; Michael Geyer, Professionals and Junkers, cit.; Detlev J.K. Peukert, La Repubblica di Weimar, cit., pp. 287-93. Per un’analisi specifica del ruolo delle élite preindustriali, cfr. Heinrich August Winkler, La Repubblica di Weimar 1918-1933, cit., pp. 711-12. ↵
Karl Dietrich Erdmann e Hagen Schulze (a cura di), Weimar, cit.; Heinz Höhne, Die Machtergreifung. Deutschlands Weg in die Hitler-Diktatur, Reinbek, Spiegel, 1983, cap. II, Selbstmord einer Demokratie. ↵
Joseph Goebbels, Der Angriff. Aufsätze aus der Kampfzeit, München, Zentralverlag der NSDAP, 1935, p. 61. ↵
Karl Dietrich Bracher, La dittatura tedesca, cit., p. 261. ↵
Idem, pp. 263-65. ↵
Thomas Balistier, Gewalt und Ordnung. Kalkül und Faszination der SA, Münster, Westfälisches Dampfboot, 1989. ↵
Der Prozess gegen die Hauptkriegsverbrecher, cit., vol. XXVI, documento 783-PS, pp. 300-01, e Martin Broszat, The Concentration Camps 1933-1945, cit., pp. 406-23. ↵
Cfr. per esempio Lothar Gruchmann, Die bayerische Justiz im politischen Machtkampf 1933-34. Ihr Scheitern bei der Strafverfolgung von Mordfällen in Dachau, in Martin Broszat et al. (a cura di), Bayern in der NS-Zeit, cit., vol. II, pp 415-28. ↵
Nikolaus Wachsmann, Hitler’s Prisons, cit., cap. II. ↵
Sebastian Haffner, Storia di un tedesco, cit., pp. 101-23; Dirk Schumann, Politische Gewalt in der Weimarer Republik. Kampf um die Strasse und Furcht vor dem Bürgerkrieg, Essen, Klartext, 2001, in particolare pp. 271-368. ↵
Adolf Hitler, Hitler. Reden, Schriften, Anordnungen, cit., vol. III, pp. 434-51, a p. 445. ↵
Richard Bessel, Political Violence and the Rise of Nazism, cit., pp. 123-5. ↵
Ludwig Binz, Strafe oder Vernichtung?, in «Völkischer Beobachter», 5 gennaio 1929. ↵
Hermann Rauschning, La rivoluzione del nichilismo. Apparenze e realtà del terzo Reich, trad. it. di Cesare Cases e Mario Cialfi, Milano, Mondadori, 1947, pp. 160, 164-69, 219. ↵
Karl Dietrich Bracher, Stufen der Machtergreifung, cit., pp. 21-22. ↵
Richard Bessel, 1933. A Failed Counter-Revolution, in Edgar E. Rice (a cura di), Revolution and Counter-Revolution, Oxford, Basil Blackwell, 1991, pp. 109-227; Horst Möller, Die nationalsozialistische Machtergreifung. Konterrevolution oder Revolution?, in «VfZ», 31, 1983, pp. 25-51; Jeremy Noakes, Nazism and Revolution, in Noel O’Sullivan (a cura di), Revolutionary Theory and Political Reality, London, Wheatsheaf, 1983, pp. 73-100; Rainer Zitelmann, Hitler, trad. it. di Nicola Antonacci, Roma, Laterza, 1991. ↵
Soprattutto Jacob L. Talmon, Le origini della democrazia totalitaria, trad. it. di Maria Luisa Izzo Agnetti, Bologna, il Mulino, 1952. ↵
Karl Dietrich Bracher, Stufen der Machtergreifung, cit., pp. 25-26. ↵
Karl-Heinz Minuth (a cura di), Die Regierung Hitler 1933-1934, cit., vol. I, p. 630. ↵
Idem, p. 634. ↵
TA 6 e 99 in Peter Merkl, Political Violence under the Swastika, cit., p. 469. ↵
Karl Dietrich Bracher, Stufen der Machtergreifung, cit., p. 48. ↵
Cfr. per esempio Lev Trotskij, Storia della rivoluzione russa, ediz. it. a cura di Livio Maitan, 2 voll., Milano, Mondadori, 1969. ↵
Max Domarus, Hitler, cit., vol. I, p. 487. ↵
Richard Löwenthal, Die nationalsozialistische «Machtergreifung» – eine Revolution? Ihr Platz unter den totalitären Revolutionen unseres Jahrhunderts, in Martin Broszat et al. (a cura di), Deutschlands Weg in die Diktatur, Berlin, Siedler, 1983, pp. 42-74. ↵