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UNA DUCHESSA DIVERSA
Tra l’annuncio della gravidanza e il successo innegabile del suo primo importante tour reale, finalmente Meghan si godette qualche settimana di commenti positivi da parte della stampa. Ma quel periodo di serenità si interruppe bruscamente il 10 novembre, quando il Mail on Sunday pubblicò il primo di una serie di articoli accusatori. A quanto si diceva, Melissa Toubati, l’assistente di Harry e Meghan, si era licenziata dopo soli sei mesi. Insinuando che Meghan fosse un pessimo capo, il giornale citava un funzionario anziano, secondo il quale Melissa, assunta da Kensington Palace a marzo, «è una persona di enorme talento [che] ha svolto un ruolo centrale nella buona riuscita del royal wedding e di cui tutti sentiranno la mancanza nella casa reale».
Una settimana dopo, il Mirror rincarò la dose con un articolo sul licenziamento improvviso di Melissa, riferendo che Meghan aveva ridotto l’assistente in lacrime in diverse occasioni. «Ha sopportato parecchie cose. Meghan pretendeva molto da lei, finendo per farla piangere» afferma una fonte anonima. «Melissa è un’ottima professionista, molto brava nel suo lavoro, ma la situazione è precipitata ed è stato più facile per entrambe andare ciascuna per la propria strada.»
I soprannomi creati dai tabloid («Uragano Meghan» e «Me-Gain», cioè “io guadagno” o “il mio guadagno”) e le descrizioni poco lusinghiere dei comportamenti della duchessa («Si alza alle cinque del mattino, bombarda di messaggi gli aiutanti di Palazzo, si veste in maniera discutibile») non diedero segno di placarsi.
Intanto Harry e Meghan si domandavano perché il Palazzo non facesse nulla per smentire gli articoli negativi e fuorvianti sulle dimissioni di Melissa. Secondo varie fonti a conoscenza della sua decisione improvvisa, nonostante i fervidi resoconti della stampa, la coppia aveva cominciato a essere insoddisfatta del lavoro dell’assistente e non restò delusa quando la donna scelse di andarsene. Meghan si chiese se qualcuno a Kensington Palace, dove Melissa aveva alcuni buoni amici, fosse più interessato a proteggere un membro dello staff che la duchessa di Sussex.
Nei momenti più difficili Harry e Meghan apprezzarono il sostegno della #SussexSquad, il gruppo di ammiratori che li supporta online. Questi sostenitori, uomini e donne di ogni categoria, li difendevano regolarmente dai commenti negativi della stampa e spingevano le loro attività in cima alla classifica delle tendenze di Twitter. Ispirata dalle loro iniziative filantropiche, la Squad è arrivata persino a lanciarne di proprie, per esempio #Global-SussexBabyShower per raccogliere 50.000 dollari destinati agli enti benefici per i bambini o per piantare centomila alberi in tutto il mondo a nome dei duchi. «Questo supporto e queste parole positive significano molto» disse Harry a un amico.
Nonostante il favore crescente del pubblico, i Sussex continuarono ad alimentare le discussioni. Quando, il 24 novembre, il Palazzo annunciò che sebbene fosse in corso il restauro nell’appartamento 1 a Kensington Palace, Harry e Meghan si sarebbero trasferiti a Windsor, i media si scatenarono ancora una volta a suon di critiche.
Dopo aver ipotizzato per mesi che la coppia avrebbe lasciato il Nottingham Cottage per l’alloggio del duca e della duchessa di Gloucester, adiacente all’appartamento 1A di William e Kate, i royal watchers (gli appassionati delle vicende della Royal Family) scoprirono con stupore che si sarebbe spostata di diversi chilometri. Trentacinque, per la precisione.
«Il duca e la duchessa di Sussex si trasferiranno nel Frogmore Cottage, nella tenuta di Windsor, all’inizio del prossimo anno, preparandosi intanto all’arrivo del loro primogenito» annunciò il Palazzo riferendosi alla loro nuova dimora, situata poco lontano dal castello di Windsor e a un centinaio di metri da Frogmore House. «Windsor è un luogo molto speciale per le Loro Altezze Reali, e sono felici che la loro residenza ufficiale si trovi nella tenuta.»
«Alla regina procura grande piacere regalare case ai membri della famiglia» dichiara un funzionario anziano dello staff reale. Sua Maestà ha donato Sunninghill Park al principe Andrea; Bagshot Park al principe Edoardo e a Sophie, contessa di Wessex; e Anmer Hall a William e Kate. «È il suo forte!» aggiunge il collaboratore.
Frogmore era perfetta per Harry e Meghan, data la vicinanza a Windsor, ma non era accanto a William, Kate e ai loro figli. Questo bastò per alimentare il dibattito sulla «faida tra duchesse» che prese il via due giorni dopo. Il 26 novembre, il Telegraph riferì che prima del matrimonio Meghan aveva lasciato Kate in lacrime dopo la prova del vestito da damigella d’onore per la principessa Charlotte. «Kate aveva appena partorito il principe Louis ed era molto sensibile» ricorda una fonte. Il 28 novembre, The Sun confermò la vaga storia aggiungendo che la causa del pianto di Kate erano state le «rigide pretese» di Meghan.
Una fonte, che assistette alla prova del vestito in maggio e che non ha mai raccontato l’accaduto se non agli autori di questo libro, sostiene che gli aneddoti sulle lacrime sono «sconcertanti». «Alcuni bambini non collaboravano e c’era un gran trambusto. Tutti cercavano di dare una mano come potevano, ma non è mai facile quando sono i piccoli a dover provare i vestiti. Nessuno è scoppiato a piangere. E alla fine è andato tutto bene. Kate e Meghan erano entrambe un po’ stressate ma hanno dimostrato una grande professionalità, e c’erano altre persone, tra cui Clare [Waight Keller], Melissa e due assistenti di Givenchy.»
Coloro che erano vicini a Meghan sospettavano che dietro gli articoli ci fosse qualcuno del Palazzo o un ex dipendente, e si domandavano apertamente perché lo staff si rifiutasse di mettere subito le cose in chiaro. «Molte persone, siano esse collaboratori o membri della famiglia, sanno che tali insinuazioni sono perlopiù infondate, ma non sono autorizzate a dire nulla, come nel caso di quella ridicola storia su Meg e Catherine, sui vestiti delle damigelle d’onore» rivela una confidente fidata. «Quella storia era assurda e falsa.» All’epoca, tuttavia, un aiutante di Palazzo si limitò a dire che le donne, entrambe offese dalle accuse, avevano «caratteri molto diversi». (Vari collaboratori degli uffici reali confermano ora agli autori di questo libro che la duchessa di Cambridge non è mai scoppiata a piangere durante la prova di un vestito.)
Meghan avvalorerebbe questa tesi. Il loro rapporto non aveva fatto particolari progressi da quando era la ragazza di Harry. Quand’anche Meghan comprendesse la riluttanza di Kate a stringere un’amicizia solida in quel periodo, ormai era a sua volta una senior working della famiglia reale e la cognata di William. Eppure non si erano avvicinate nemmeno un po’. I fiori per il suo compleanno erano un gesto carino, ma Meghan avrebbe preferito di gran lunga che Kate avesse mostrato un minimo di interessamento nei momenti più difficili.
Il rifiuto di smentire i rumors privi di fondamento non fece altro che rafforzarli. Di solito, in casi simili, il Palazzo non rilasciava dichiarazioni, ma i Sussex non ebbero paura di fare uno strappo alla regola per sconfessare articoli sui membri d’alto rango della famiglia (tanto per citare un esempio lampante, nel luglio del 2019 un portavoce fece un comunicato ufficiale per negare le affermazioni di una clinica estetica secondo cui Kate si era sottoposta al baby botox). Harry e Meghan furono frustrati da questo approccio, perché ritenevano di non poter contare sullo stesso sostegno.
In quel caso, le duchesse non erano migliori amiche, ma nemmeno in guerra l’una contro l’altra. Ci furono momenti imbarazzanti, per esempio il giorno in cui le donne si incrociarono casualmente a Kensington Palace (all’inizio del 2017, quando ancora Harry e Meghan non erano fidanzati) e, benché entrambe stessero andando a fare shopping – nella stessa via –, Kate preferì usare il proprio Range Rover. La verità è che le due non si conoscevano molto bene. Anche se all’epoca alcuni aiutanti di Palazzo affermarono che «parlavano e si messaggiavano regolarmente», prima delle nozze di Harry e Meghan gli incontri tra cognate furono rari.
Non esistono posti di lavoro perfetti. Nel mondo rarefatto della monarchia le pressioni possono essere insostenibili. Lo stesso vale per la politica interna dei tre diversi uffici, che spesso parevano in competizione tra loro. La concorrenza tra Buckingham Palace, Clarence House e Kensington Palace era così accanita che persino i royal watchers sui social cominciarono a ridacchiare quando avevano l’impressione che i tre gruppi programmassero eventi e pubblicassero post nel medesimo giorno per eclissarsi a vicenda. «C’è sempre stata rivalità tra loro» ammette un membro anziano dello staff reale. «È una cosa che non cambierà mai.»
Il personale di corte confessò di essere frustrato per gli articoli negativi o menzogneri che comparivano giorno dopo giorno sui tabloid britannici. Tuttavia doveva aver previsto le fughe di notizie dall’interno. In privato, un membro dello staff si vantò con gli amici della sua abilità nel far pubblicare un articolo, positivo o negativo, in qualunque giornale con un solo clic, e un altro disse al direttore di una testata autorevole che avrebbe potuto «gestire qualunque cosa dopo aver tollerato una delle sfuriate di Meghan». Diversi collaboratori hanno riferito agli autori di questo volume che l’atmosfera nei tre uffici era «competitiva», «deprimente» e «agguerrita».
La colpa non era tutta dello staff reale, ma in parte anche dei principi. La spaccatura che si era aperta quando il duca di Cambridge aveva accusato il fratello di bruciare le tappe con Meghan non aveva fatto altro che allargarsi dopo le nozze di Harry.
I sentimenti di William e Kate sembrarono inequivocabili ai Sussex quell’estate e in seguito. I Cambridge non figurarono mai tra gli amici e i familiari che Harry e Meghan ospitarono nell’Oxfordshire. «Anche se erano stati invitati» commenta una fonte.
Non era certo così che Harry aveva immaginato il suo futuro. Una volta disse a un amico che sognava di sposarsi e di passare del tempo con William e Kate, le due coppie insieme, i loro figli migliori amici.
Gli attriti tra fratelli furono una delle ragioni per cui Harry desiderava vivere con la sua famiglia a Windsor. «Voleva allontanarsi dai riflettori di Kensington Palace» dichiara una fonte. «Ovunque ti giri, sei circondato da collaboratori e familiari. Ormai [Harry] lavorava con suo fratello, si occupava della fondazione con suo fratello e viveva accanto a suo fratello. Era troppo.»
Ma la stampa continuò a riservare le critiche più aspre a Meghan. Secondo un articolo, per il giorno delle nozze l’ex attrice aveva chiesto deodoranti spray per ambiente da spruzzare nella «muffosa» St George’s Chapel (il luogo di culto abituale della regina, che ospita la cripta reale), facendo inorridire i funzionari di Buckingham Palace. La verità è che i discreti diffusori di fragranze Baies forniti per la cappella da Diptyque – più o meno come le candele dello stesso marchio che Kate aveva scelto per profumare l’abbazia di Westminster per le sue nozze nel 2011 – erano stati approvati da tutte le parti in causa.
A dicembre un altro articolo raccontò come Kate, «furiosa», fosse intervenuta dopo che Meghan aveva redarguito un membro del suo staff. Si mormorava che si trattasse della vicesegretaria addetta alle comunicazioni Katrina McKeever, che aveva lasciato Kensington Palace dopo cinque anni per cogliere nuove opportunità. Persino il Palazzo trovò quel resoconto incomprensibile. Katrina se ne andò in buoni rapporti con i Sussex, che le avevano inviato una lettera scritta a mano e un’enorme composizione floreale.
Una settimana dopo The Express riferì che il personale del Palazzo chiamava Meghan «Duchess Difficult» (Duchessa diversa), un titolo di cui non è ancora riuscita a liberarsi. Nessun dettaglio era troppo irrilevante per non essere considerato un gesto di sfida, persino lo smalto nero e il vestito a una spallina che la duchessa indossò per i British Fashion Awards a dicembre, quando consegnò a Clare Waight Keller il premio di British Designer of the Year. Un’istantanea di Meghan, Clare e dell’attrice Rosamund Pike, postato sull’account Instagram del British Fashion Council, fu eliminata nel giro di due ore. «Era un ricordo privato, mai destinato a essere condiviso» dice una fonte del Palazzo. Un membro del British Fashion Council, tuttavia, sostiene che l’organizzazione rimosse la foto per la sfilza di commenti razzisti con cui fu accolta.
Il giornalista Richard Kay (un tempo il reporter preferito della principessa Diana) cita il giudizio maligno di una fonte: «C’era qualcosa di pretenzioso nel modo in cui [Meghan] posava tenendosi il pancione, oltre ad avere le unghie dipinte con lo smalto nero, che la regina odia».
Lady D preferiva lo smalto rosso e i vestiti con le spalle scoperte. La principessa Eugenie si dipinse le unghie con la bandiera britannica per festeggiare il giubileo di diamante della regina nel 2012, e con un color prugna analogo a quello di Meghan per un party alle Serpentine Galleries. Persino Kate, che di solito riga dritto, optò per una pedicure rossa a un evento. Anche se il più delle volte le donne Windsor, compresa Meghan, usano toni neutri, fanno un’eccezione se l’occasione lo consente. Non esiste un protocollo sullo smalto per unghie.
L’indignazione per la manicure di Meghan indicava un problema più grande. La moglie di Harry diventò il bersaglio preferito dei media, molti dei quali criticavano ogni minima cosa. «Una duchessa diversa» afferma una sua cara amica, «è questo che gli altri faticano ad accettare. È la persona più affabile con cui lavorare. Alcuni semplicemente sono contrariati per il fatto che sappia distinguersi.»
Secondo alcuni membri del personale di corte, certi funzionari del Palazzo erano prevenuti contro Meghan perché era americana e un’ex attrice. I metodi di lavoro americano e britannico sono intrinsecamente differenti. Gli americani sanno essere molto più diretti, e spesso ciò non è visto di buon occhio nella raffinatissima istituzione della monarchia. A volte il tono pragmatico degli americani è considerato irritante dalla società britannica.
«È un copione che si è scritto da solo non appena si è sparsa la notizia che un’attrice americana sarebbe entrata nella famiglia reale» aggiunge un altro aiutante di Palazzo.
Meghan aveva la sensazione che alcuni commenti e articoli dei tabloid non fossero la semplice conseguenza di uno scontro culturale, erano sessisti e pieni di pregiudizi. Se un uomo si alza prima dell’alba per lavorare, lo elogiano per la sua etica professionale. Se lo fa una donna, la etichettano come intrattabile o stronza. Il doppiopesismo si esacerba quando si tratta di donne di colore affermate, spesso giudicate esigenti o aggressive.
Il 3 dicembre Meghan era tra il pubblico al Southbank Centre di Londra quando Michelle Obama, in città per promuovere il suo memoir Becoming. La mia storia, disse: «Il fatto è che noi donne nere diventiamo caricature […] Le persone prendono da noi le cose che preferiscono. Imitano il nostro stile, il nostro modo di fare, ma poi ci demonizzano. Siamo arrabbiate, siamo troppo chiassose, troppo tutto. E l’ho provato sulla mia pelle. Come oso avere una voce e usarla?».
Un esempio calzante: nel febbraio del 2019 Meghan fu attaccata ancora una volta dalla stampa e dai commentatori quando, durante un impegno reale, scrisse messaggi incoraggianti sulle banane per le prostitute di Bristol. Nella cucina dell’ente benefico One25, che aiuta le donne vulnerabili ad allontanarsi dalla prostituzione, dalla tossicodipendenza, dalla povertà e dalla violenza, la duchessa vide un volontario preparare i pacchi alimentari da distribuire quello stesso giorno alle prostitute. Impugnando un pennarello, prese una banana da ogni sacchetto e cominciò a scrivere con cura parole di sostegno: Sei forte, Sei straordinaria, Sei amata.
Fu una mossa inaspettata che toccò il cuore dello staff dell’organizzazione no-profit, il cui furgone offre aiuto ogni anno a circa duecentoquaranta prostitute del quartiere a luci rosse della città. «Avevo visto il progetto che una donna aveva avviato da qualche parte negli Stati Uniti con i pranzi della scuola» spiega Meghan, riferendosi alla responsabile della mensa della Kingston Elementary School in Virginia. «Scriveva un’affermazione su ciascuna banana per responsabilizzare i bambini. Un gesto così piccolo è un’idea incredibile.»
Per le prostitute, fu un bel gesto. «Qui fuori ci sentiamo invisibili e, anche se sembra sciocco, essere presa in considerazione e vedere parole che non leggo molto spesso ha significato molto» dice una di loro, che preferisce restare anonima.
Non tutti interpretarono il messaggio nello stesso modo. Un tabloid incaricò un reporter sotto copertura di provare a prendere qualche banana dal furgone di One25, e The Sun definì il gesto «offensivo». Piers Morgan – che attaccò regolarmente la duchessa in oltre cento articoli e interviste dopo non essere stato invitato alle nozze – scrisse che Meghan stava «ridicolizzando» la monarchia e le prostitute. Un giornalista del Daily Mail espresse la seguente opinione riguardo alle prostitute: «Non sono speciali: se ne rendono conto ogni volta che fanno sesso con un uomo in cambio di denaro».
Meghan era disgustata. «Queste persone sono animali» disse a un’amica.
«Sono soltanto troll, dei disturbatori» aggiunse Harry.
Il protocollo reale imponeva a Meghan di restare in silenzio e di rinunciare a difendersi nonostante la gravità delle offese. Così, nell’aprile del 2019, quando The Sun annunciò in prima pagina che la regina le aveva «proibito» di indossare i gioielli appartenuti a Diana, dovette mordersi la lingua. Per l’ennesima volta.
«Alcuni aspetti del comportamento di Meghan, anche prima del royal wedding, hanno suscitato risentimento tra i funzionari di Buckingham Palace» accusava il tabloid, alludendo a resoconti infondati sull’atteggiamento tirannico della duchessa, per esempio il rifiuto di avvalersi dello staff della regina per quasi tutti i dettagli della cerimonia nuziale, come i fiori o la torta. Nel frattempo, secondo l’articolo, Kate poteva indossare qualunque cosa volesse: «È a discrezione della sovrana e dei suoi consulenti fidati quali capi della collezione reale dare in prestito e a chi». Ma chiaramente la fonte ignorava che la collezione di Diana non fa parte della collezione reale.
Tanto Meghan quanto Kate avevano indossato una serie di pezzi iconici appartenuti a Diana, che dopo la sua morte erano passati ai suoi figli o alla regina, a seconda che fossero oggetti privati o doni ricevuti in quanto membro della Royal Family. Kate ha usato il diadema dei nodi d’amore di Cambridge che Lady D aveva sfoggiato in molte occasioni. Durante il tour in Australia, in Nuova Zelanda, nelle isole Figi e a Tonga, Meghan ha indossato gli orecchini di diamanti a forma di farfalla e il braccialetto rigido di zaffiri della compianta suocera.
Non era la prima volta che la stampa segnalava presunti bisticci per i gioielli. The Sun scrisse che Meghan aveva messo gli occhi su un «diadema di smeraldi», probabilmente quello indossato dalla granduchessa Vladimir per le sue nozze e non quello sfoggiato dalla regina Maria per il suo matrimonio. Portato di nascosto fuori dalla Russia dopo la rivoluzione del 1917 e acquistato dalla regina Maria nel 1921, il gioiello è uno dei pezzi più elaborati della collezione. Indossato sia da Diana sia dalla regina Elisabetta, fu ammodernato inserendo cerchietti intrecciati di diamanti con grandi perle a goccia e smeraldi che pendevano da ogni anello.
Per tale ragione, talvolta il gioiello viene confuso con il diadema dei nodi d’amore di Cambridge. Quest’ultimo – creato nel 1914 dalla House of Garrard per la regina Maria, con perle e diamanti già in possesso della sua famiglia – si ispira a un copricapo di sua nonna, la principessa Augusta d’Assia. Dopo la morte della regina Maria nel 1953, il diadema passò alla nipote, Elisabetta II.
È possibile invece che Meghan abbia optato per il diadema Vladimir perché il verde era un motivo ricorrente delle nozze (la coppia organizzò il servizio fotografico del fidanzamento nella Green Drawing Room e, per la cerimonia, la regina indossò un vestito verde e Doria un completo color menta). «A un certo punto, quando abbiamo iniziato a organizzare l’evento, può darsi che qualcuno abbia fatto notare che il diadema ideale doveva essere impreziosito da smeraldi» racconta una fonte coinvolta nei preparativi del matrimonio.
Non è vero, tuttavia, che Meghan pretese un altro diadema dopo averne scelto uno con la regina, un rito di passaggio per le spose reali. Da quando Elisabetta II è salita al trono, ha prestato gioielli a tutte le mogli reali, incluse Camilla e Kate. Secondo un funzionario di alto livello, «Sua Maestà è felicissima di poter offrire qualcosa» per gli eventi importanti e ama partecipare al processo di selezione, che di solito prevede la scelta di modelli per occasioni speciali come le cene di stato e altri impegni formali. «Spesso ha già qualcosa in mente» aggiunge la fonte.
Nel caso di Meghan, la differenza fu che Harry era presente. Nel febbraio del 2018 la coppia, che era fidanzata e conviveva a Kensington Palace da quasi quattro mesi, arrivò nella sala dei ricevimenti a Buckingham Palace e scese con l’ascensore blindato fino a un caveau spazioso, dodici metri sotto l’edificio, dove erano già esposti cinque diademi.
Benché di solito Meghan fosse sicura di sé anche nelle situazioni più difficili, era nervosa all’idea di provare gioielli inestimabili, alcuni dei quali hanno visto raramente la luce del giorno. Nella sua infanzia in California, nella sua carriera da attrice e nella sua evoluzione come femminista pronta a difendere le donne di tutto il mondo non c’era nulla che l’avesse abituata a maneggiare diademi tempestati di diamanti. A differenza della regina che, secondo la sua compianta sorella, la principessa Margaret, «è l’unica persona capace di mettersi un diadema con una mano mentre scende le scale».
Prima dell’incontro, Meghan aveva parlato con Clare Waight Keller, che aveva già cominciato a disegnare il vestito da sposa. «Avevano un’idea di cosa avrebbe funzionato» dice una fonte riguardo alla scelta del diadema, «ma non erano sicure di quali sarebbero state le opzioni definitive. Dovevano aspettare di vedere i modelli a disposizione.»
Esaminarono le immagini d’archivio di vari diademi che piacevano a entrambe, ma fondamentalmente non servì a nulla, perché sapevano che la scelta non sarebbe stata loro. Prendere a prestito uno di quei gioielli è un privilegio e un dono e, come la maggior parte dei doni, va accettato senza discutere.
Ciascun diadema è custodito in una cassetta di sicurezza nel caveau, una stanza sotterranea lunga circa quarantacinque metri e divisa in sezioni. La grande sala – le dimensioni lasciano immaginare l’estensione della collezione di Sua Maestà, formata da centinaia di diademi, spille, collane, orecchini e altri gioielli – non è spartana o fredda come il caveau di una banca. Invece è ben illuminata, come uno showroom.
Mark Appleby, il gioielliere della Corona – colui che aveva esposto i diademi (aggiungendo gioielli che erano conservati in sacchettini separati e la pietra centrale del diadema della regina Maria) – non partecipò all’incontro, che rappresentava un momento estremamente personale e intimo. Ma era pronto a intervenire se la sua assistenza fosse stata necessaria o se ci fossero state delle complicazioni. Tutte le postazioni del suo staff erano vuote, perché l’unica a presentare i diademi alla regina e a Meghan fu Angela Kelly, la curatrice dei gioielli reali, come era già accaduto con la duchessa di Cambridge e come sarebbe successo con la principessa Eugenie.
Con il titolo ufficiale di assistente personale, consulente e curatrice di Sua Maestà la regina (gioielli, insegne e guardaroba), Angela è l’unica, a parte Appleby, ad avere accesso alla collezione personale della sovrana. Dalla lucidatura delle pietre alla collocazione del braccialetto, degli anelli, della collana e del diadema sul vassoio ricoperto di tessuto rosa – con un rivestimento bordato di pizzo e cucito a mano dalla regina Maria –, era chiaro quanta cura Angela mettesse nella manutenzione dei preziosi.
Benché normalmente i diademi si maneggino con i guanti, la curatrice – responsabile anche della pulizia dei gioielli prima e dopo la rimozione dal caveau – decise di farne a meno per avere una migliore presa su quei pezzi inestimabili.
Sotto lo sguardo attento di Elisabetta e di Harry, Angela presentò a Meghan cinque modelli. Anche se la regina è una grande conversatrice – come Meghan, che diventa particolarmente loquace quando è nervosa –, tutti si chiusero in un silenzio concentrato.
Prima dell’incontro Angela aveva proposto alla sovrana diverse opzioni. Poi Sua Maestà aveva esposto le sue considerazioni, riducendo la rosa dei candidati a cinque diademi. Meghan, seduta davanti a uno specchio a figura intera, provò ciascun modello fino ad arrivare a una decisione.
Anche se di solito i diademi si fermano con un nastro di raso o una forcina per capelli, quel giorno non si tenne una vera e propria prova, perché la presenza di un parrucchiere avrebbe guastato l’intimità del momento. In seguito ci sarebbe stato tutto il tempo di fare una prova completa, spiegò Angela, durante la quale avrebbero fissato il gioiello con le forcine e chiesto alla futura sposa di annuire per vedere se la coroncina si muovesse. Quel giorno l’essenziale era scegliere il modello giusto, e ce ne fu uno in particolare che eclissò tutti gli altri non appena la curatrice lo posò sui capelli scuri di Meghan.
Era il diadema a fascia della regina Maria. Fabbricato per la compianta regina consorte nel 1932, reca incastonata al centro una spilla di dieci diamanti, dono della contea di Lincoln per il suo fidanzamento. La grossa spilla rimovibile impreziosisce una scintillante fascia di platino formata da undici sezioni flessibili, traforata da ovali intrecciati e pavé con grandi e piccoli diamanti taglio brillante. Benché non fosse il preferito della regina Maria, che lo indossò per eventi meno formali, Meghan disse che «spiccava tra gli altri».
Elisabetta diede il suo benestare. Meghan provò tutti e cinque i modelli, ma capì subito quale le piaceva di più. «È stato un momento speciale per entrambe» rivela un aiutante di Palazzo.
Quando, più di un anno dopo, comparve l’articolo secondo cui Meghan aveva richiesto un diadema diverso per il giorno delle nozze, la duchessa chiamò un’amica dicendo: «Che tristezza, adoro il mio diadema».
Pur sbagliandosi sul contenuto, i giornali non si sbagliarono sul fatto che c’era stato un conflitto durante i preparativi del matrimonio. Tra Meghan e la regina non ci fu alcuna divergenza sul diadema. Il disaccordo fu tra Angela Kelly e Harry.
Iniziò tutto alla fine di marzo, quando Serge Normant, l’hairstylist di Meghan, prese un volo da New York a Londra per fare una prova dell’acconciatura con il diadema. La coppia aveva sperato di andare a Buckingham Palace per incontrare Angela, che avrebbe maneggiato il gioiello come aveva fatto la prima volta.
Ma nonostante tutte le richieste inviate da Kensington Palace, la guardarobiera della regina non rispose. Dopo diversi tentativi vani, la disponibilità di Angela non fu assicurata. Harry era furioso.
Angela – che cominciò come sarta nel 1993 e fece rapidamente carriera nel Dipartimento del Master of the Household fino a diventare stylist e poi assistente personale – ha una relazione particolarmente stretta con la regina. Una delle poche persone autorizzate a toccare la monarca, è il braccio destro della sovrana o, come dicono alcuni, la sua «guardiana», da oltre dieci anni. Sua Maestà, che le ha assegnato una casa in concessione gratuita a Windsor, le fa spesso visita e, quando le due sono sole, lo staff di Buckingham Palace riesce a sentire le loro risate risuonare nei corridoi.
Come quasi tutti i collaboratori anziani del Palazzo, Angela è sempre reperibile in caso Sua Maestà abbia bisogno dei suoi servigi e, nel periodo delle prime richieste per la prova dell’acconciatura, a quanto pare era impegnata al castello di Windsor, dove la regina prende residenza ogni anno per un mese nel periodo di Pasqua, una tradizione detta «Easter Court». Con il passare delle settimane, tuttavia, e nonostante i solleciti dello staff di Harry, la data della prova continuava a essere incerta.
Il principe, pur conoscendo il protocollo, non credeva che Angela fosse tanto occupata. Pensava invece che stesse ignorando volutamente Meghan. Tra lui e la stylist seguì un acceso litigio, molto diverso dai consueti toni pacati. Secondo una fonte, Harry non esitò a prendere di petto la questione. «Era esasperato» dice un aiutante di Palazzo.
A poche settimane dalle nozze la prova mancata restò un problema irrisolto. I membri dello staff di Kensington Palace non riuscirono semplicemente a contattare Angela. Erano frustrati… e confusi. Perché era così difficile fissare un appuntamento? Alla fine Harry dovette parlare della situazione con sua nonna. E Meghan fece la prova.
Un collaboratore anziano di Buckingham Palace afferma che Harry era «ipersensibile» quando accusò Angela di aver cercato di ostacolare la sua fidanzata. Ma secondo una fonte vicina al principe, nulla avrebbe potuto dissuaderlo dal credere che alcuni membri della vecchia guardia del Palazzo non vedessero di buon occhio Meghan e fossero disposti a tutto pur di metterle i bastoni tra le ruote.