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HARRY TI PRESENTO MEGHAN
All’arrivo di Meghan a Londra, erano passati cinque anni da quando si era trasferita a Toronto per recitare in Suits, e la sua vita era lontana anni luce da quella della sconosciuta attrice di Los Angeles che andava ai provini con una Ford Explorer scassata, senza avere abbastanza soldi per ripararla quando le chiusure automatiche si bloccarono (ragione per cui era entrata per cinque mesi dal bagagliaio).
Sebbene il suo ruolo nel legal drama dello USA Network non l’avrebbe resa una VIP in città come Los Angeles o New York, ben presto i canadesi iniziarono a considerarla una celebrità. Anche mentre il suo astro era in ascesa, Meghan non smise mai di darsi da fare per moltiplicare le proprie opportunità. Dopo aver incaricato l’agenzia di PR londinese Kruger Cowne di promuovere la sua immagine, cominciò a guadagnare più di 10.000 dollari ad apparizione per presentarsi sui red carpet. Per esempio, partecipò al lancio della collezione di Marchesa Voyage per Shopstyle a New York nel settembre del 2014, e tenne discorsi al Dove Self-Esteem Project a Toronto e al Women in Cable Telecommunications Signature Luncheon a Chicago nel 2015.
Quando firmò il contratto con la Kruger Cowne, Meghan entrò in contatto anche con l’APA, una delle più grandi agenzie di talenti del mondo, per farsi notare come influencer grazie a The Tig, il blog di lifestyle che aveva lanciato nel 2014. Pensato come luogo dove condividere le sue passioni (cibo, moda e viaggi, oltre a temi sociali come la parità di sesso) dal «punto di vista di un’ambiziosa ragazza della porta accanto», il sito prendeva il nome dal Tignanello, il corposo vino rosso che l’aveva conquistata al primo sorso.
«È stata la mia prima illuminazione. Finalmente ho capito cosa si intendesse per corposità, struttura, affinamento e lacrime di vino» scrive. «The Tig è il mio soprannome per quando ottengo un risultato. Non soltanto riguardo al vino, ma a ogni cosa.»
Non era la prima volta che Meghan usava Internet non solo per esprimersi, ma anche per rivolgersi agli altri. Dal 2010 al 2012 aveva tenuto The Working Actress, un blog anonimo che descriveva le insidie e i trionfi di chi lotta per sfondare a Hollywood. A scuola aveva sempre amato scrivere e, a un certo punto, aveva persino pensato di diventare giornalista, così da sfogare creatività e frustrazione. The Working Actress documentava i momenti di gioia quando Meghan otteneva una parte, e la disperazione e il senso di rifiuto che gli attori provano ogni volta che non vengono presi per un ruolo, in un settore spesso basato più sull’aspetto fisico che sul talento. Benché Meghan non abbia mai ammesso pubblicamente di essere l’autrice del popolare blog, gli addetti ai lavori riconobbero ben presto il suo tocco nei consigli intelligenti e negli aneddoti sinceri.
Se The Working Actress era crudo e candido, The Tig era raffinato e ottimista. A prescindere dai contenuti – Meghan che passeggiava lungo una costa frastagliata con un impeccabile cappotto color cammello, un Tig Talk (una rubrica del blog) con amiche famose come l’attrice Priyanka Chopra o la ricetta della zuppa di broccoli piccante con semi di canapa –, il sito era un’assoluta delizia per gli occhi, e Meghan sperava che sarebbe diventato «un vivaio di idee ed emozioni per uno stile di vita ispirato».
Il volto nuovo del suo ambiente lavorativo era Violet von Westenholz, PR di Ralph Lauren, che aveva fissato diversi eventi durante il viaggio di Meghan a Londra, dove l’attrice sarebbe stata una dei tanti testimonial del brand. Oltre che nel mondo della moda, Violet era conosciuta anche nell’alta società inglese. Suo padre, il barone ed ex sciatore olimpico Frederick Patrick Piers von Westenholz, era uno dei più vecchi e cari amici del principe Carlo, perciò Violet e i suoi fratelli erano cresciuti sciando in Svizzera con William e Harry.
Sull’agenda di Meghan c’era anche Wimbledon. Siccome Ralph Lauren era lo sponsor incaricato del merchandise ufficiale, Violet si occupò dei biglietti e dei pass. Nel secondo giorno del torneo, Meghan era seduta sugli spalti a tifare per l’amica Serena Williams, che aveva conosciuto a una festa per il Super Bowl a Miami nel 2010. Tra tutte le star e gli atleti presenti, le due erano «entrate subito in sintonia», come avrebbe ricordato Meghan più avanti. Chiacchierando dei «soliti argomenti di cui si parla tra ragazze», si erano scattate foto a vicenda con i telefoni.
A Wimbledon, tuttavia, Meghan aveva un’espressione seria mentre seguiva lo scontro tra Serena e Amra Sadiković. Era la prima a sollevare il pugno in aria quando la sua amica segnava un punto o ad alzarsi per applaudirla quando vinceva un set. Prima di conoscere Serena, non si intendeva molto di tennis, ma ormai era una fan.
Si allontanò dal proprio posto solo per andare al VIP bar, dove, riconoscendo l’attore britannico Dominic Cooper – l’affascinante protagonista della serie TV Preacher –, confessò in tono scherzoso di aver avuto una piccola cotta per lui e si domandò se andare a parlargli. Alla fine decise di no. Era troppo impegnata a divertirsi con le sue amiche.
Violet non era stata l’unica a fissare appuntamenti per Meghan a Londra. Qualche mese prima che la giovane arrivasse in città, Jonathan Shalit – che ha avuto il merito di lanciare Simon Cowell, Mel B e altre celebrità televisive britanniche – l’aveva reclutata per la Roar, la sua agenzia di talenti. La speranza era che Meghan prendesse dimestichezza con un nuovo mondo, magari conducendo un programma di cucina.
L’interesse di Jonathan per l’attrice americana come protagonista di un’eventuale trasmissione su cibo, viaggi e cultura era nato da The Tig, e quella era esattamente l’occasione che Meghan si era augurata di avere grazie al blog.
«C’è un progetto ed è di ampio respiro» dichiarò riferendosi a The Tig, che sognava di trasformare in un ricettario o in un marchio di lifestyle. «Le opportunità sono infinite.»
Se Gwyneth Paltrow, l’attrice che è diventata una guru del lifestyle e ha tramutato il suo sito Goop in un impero da duecentocinquanta milioni di dollari, era una fonte di ispirazione imprescindibile nell’ambito del marketing, Meghan trovò un altro modello, molto più accessibile, in Jessica Mulroney, l’influencer di lifestyle più importante del Canada, oltre che una carissima amica.
Jessica e suo marito Ben, figlio maggiore dell’ex primo ministro canadese Brian Mulroney e conduttore del programma di intrattenimento eTalk, erano la giovane coppia del momento, la più popolare in città. Jessica aveva sfruttato l’illustre reputazione della sua famiglia acquisita e il proprio gusto per la moda per sfondare come influencer, stylist e wedding planner. Il suo feed di Instagram era pieno di fotografie raffiguranti idilliache scene domestiche. Uno scatto, per esempio, la ritrae seduta sul pavimento mentre legge un libro ai suoi adorabili gemelli, Brian e John. Con i lunghi capelli castani dalla messa in piega impeccabile e gli occhi azzurri orlati dalle ciglia nere, ha le gambe snelle accavallate e un paio di scarpe nere dal vertiginoso tacco a spillo.
Dopo che un giornalista di moda locale le ebbe presentate, Jessica non solo incoraggiò Meghan a seguire la stessa strada, ma la introdusse in un entusiasmante ed effervescente contesto sociale ricco di iniziative benefiche di alto profilo, inaugurazioni di nuovi locali, ristoranti favolosi e star del calibro di Michael Bublé. Jessica e Ben erano buoni amici del cantautore canadese e di sua moglie, l’attrice e modella argentina Luisana Lopilato, i cui party per pochi intimi nella loro casa di Vancouver erano eventi molto ambiti. Quando Meghan si assicurò un posto al tavolo di Bublé nel novembre del 2015, raccolse il materiale per un post sulle canzoni natalizie preferite del cantante, intitolato Tig Tunes with Michael Bublé.
Nel 2016 The Tig e l’account Instagram di Meghan avevano raggiunto un seguito abbastanza grande da autorizzarla a sognare opportunità anche al di fuori di Suits. Spinta da un desiderio di cambiamento, aveva firmato un contratto con un’agenzia letteraria negli Stati Uniti e stava trattando per la pubblicazione di un libro di cucina per sfruttare la nuova piattaforma. Mentre Meghan era a Londra, Jonathan – sempre vestito con gilè nero, camicia bianca, cravatta a righe e calzini a tinte vivaci – immaginò un programma in cui l’attrice viaggiasse per il mondo, scoprendo nuovi cibi con una particolare attenzione alla sostenibilità. Un ibrido tra la conduttrice e modella Padma Lakshmi e lo chef Anthony Bourdain, insomma.
Jonathan non fu l’unico del settore di una certa fama con cui Meghan entrò in contatto mentre si trovava nella capitale britannica. Incontrò anche Piers Morgan, il conduttore di Good Morning Britain, allo Scarsdale Tavern, un pub a Kensington. «Sono a Londra per una settimana» gli aveva scritto in un messaggio diretto su Twitter dopo essere arrivata. «Mi piacerebbe passare a salutarti!» Non si erano mai visti prima, ma era ansiosa di conoscere la controversa e schietta personalità dietro gli scandalosi tweet su Donald Trump, di cui Piers era diventato amico-nemico in Celebrity Apprentice, un reality show della NBC.
Meghan entrò nel pub buio e accogliente «come l’incarnazione stessa della superstar di Hollywood» riferì Piers al Daily Mail, «molto magra, con le gambe chilometriche, elegantissima e incredibilmente glamour. Aveva persino gli immancabili occhialoni neri, tanto amati dagli attori di Los Angeles».
Per due ore Meghan sorseggiò Dirty Martini mentre discutevano delle regole per la detenzione di armi, della sua carriera, dei suoi sogni infantili di diventare presidente degli Stati Uniti o giornalista televisiva e delle sue origini miste. Piers era affascinato.
Poco prima delle otto, Meghan lo salutò perché aveva una cena al 5 di Hertford Street con Misan Harriman, il cui padre, Hope Harriman, era uno dei padri fondatori della Nigeria moderna. Misan – creatore del sito whatwesee.com e direttore della rete globale British Polo Day – assisteva spesso alle partite di polo con il principe William e Kate Middleton.
Misan aveva invitato Meghan al club-ristorante per soli membri a Mayfair, ritenuto uno dei circoli più prestigiosi del mondo. Tra le celebrità che avevano varcato la soglia dell’anonima porta bordeaux in Hertford Street per cenare a lume di candela in quelle sale private figuravano George e Amal Clooney, Mick Jagger e la principessa Eugenie, cugina di Harry. Anche se forse Meghan apprezzò la possibilità di sorseggiare Gin Fizz nella luce soffusa del locale, ciò che aspettava con impazienza era l’appuntamento al buio della sera successiva.
Era estate, ed era appena tornata single. Benché avesse troncato da poco una relazione di due anni (il primo legame serio che aveva avuto dopo il divorzio nel 2013), credeva ancora fermamente nell’amore eterno. Durante il soggiorno a Londra, però, disse in tono scherzoso a un amico che si sarebbe accontentata di «un bel gentiluomo inglese con cui flirtare».
Solo che quell’incontro non sarebbe stato con un tipo qualunque. Durante il pranzo del 1º luglio Meghan rivelò l’identità dell’uomo misterioso a Gina Nelthorpe-Cowne, la sua agente a Londra. Le due donne, che si erano conosciute allo One Young World Summit del 2014, avevano fatto insieme numerosi viaggi di lavoro all’estero e persino una vacanza a Malta nel marzo del 2015. Perciò l’attrice reputava Gina un’amica e sentiva di potersi confidare con lei.
«Questa sera ho un appuntamento al buio» disse timidamente dopo aver finito la sua insalata al ristorante Delaunay, vicino a Covent Garden.
«Con chi?» chiese l’altra. «Lo conosco?»
Emozionata, Meghan si chinò sussurrando: «Sono sicura di sì. È il principe Harry».
Sbalordita, Gina domandò sottovoce: «Sai in che guaio ti stai cacciando?».
«Be’, sarà un’esperienza interessante, se non altro passerò una serata divertente.»
«Potrebbe essere una pazzia» osservò Gina, facendole presente che i tabloid britannici ci sarebbero andati a nozze. «Sarai la donna più ricercata del mondo.»
Meghan preferì non correre col pensiero così lontano, soprattutto perché colei che aveva fissato l’appuntamento con il principe aveva detto: «Proviamo a mettervi nella stessa stanza e vediamo cosa succede».
Nonostante le voci secondo cui a organizzare l’incontro fu Violet von Westenholz, a metterci lo zampino furono perlopiù Misha Nonoo e Markus Anderson, due amici di Meghan (anche nella sua cerchia più stretta, la royal couple preferisce mantenere il riserbo su chi le abbia fatto da cupido. All’epoca Meghan diede agli amici un unico indizio, definendo il primo appuntamento con Harry «una felice coincidenza»).
Soho House è un circolo privato riservato ai soci, con sedi sparse in tutto il mondo. Il canadese Markus, responsabile della membership globale, si assicurava sempre che l’attrice ricevesse un trattamento ineccepibile nella loro sede di Toronto. L’edificio georgiano del XIX secolo, la cui porta è protetta da una tenda di velluto e da una corda, è stato convertito in oasi esclusiva al costo di ben otto milioni di dollari. Meghan, che aveva un séparé riservato al terzo piano quando si recava lì per un drink, trascorse più di un pomeriggio rannicchiata con il suo MacBook su una poltrona di cuoio della biblioteca, impegnata a scrivere sul blog o a chiacchierare con i colleghi di Suits.
Markus la presentò a molti personaggi di spicco dell’economia e della cultura, sia in Canada sia all’estero. Durante un pranzo alla Soho House di Miami fu lui ad assegnarle il posto accanto a Misha, una stilista emergente dalla personalità vivace e dal lignaggio impeccabile. L’occasione per il viaggio a Miami nel dicembre del 2014 fu Art Basel, una fiera dell’arte che riunisce i ricchi e i famosi di tutto il mondo per una settimana di feste ed eventi di ogni tipo e portata. Markus invitò Meghan, appassionata d’arte, nel centro dell’azione, la Soho Beach House, perché prendesse un po’ di sole, ammirasse le opere e si divertisse.
L’evento alla Soho House, la sede perfetta per stringere nuove amicizie e stabilire contatti, vide Misha e Meghan entrare subito in sintonia. Nata nel Bahrein ma cresciuta in Inghilterra, la stilista bionda, che si divideva tra New York e Londra, aveva frequentato la facoltà di Economia a Parigi prima di fare il suo ingresso nell’universo della moda. Art+Auction aveva inserito il suo bellissimo e influente marito, Alexander Gilkes, nella lista delle cento persone più potenti del mondo dell’arte dopo che aveva fondato la casa d’aste online Paddle8. Alexander, ex compagno dei principi William e Harry a Eton, aveva conosciuto Misha quando lei aveva diciassette anni, e si erano sposati a Venezia sette anni dopo, nel 2012. Alle loro nozze si era esibita nientemeno che Lana Del Rey.
Meghan rimase subito affascinata dal glamour spontaneo di Misha, e la stilista reagì nello stesso modo al candido interesse dell’attrice. «È una donna sorprendente e molto simpatica» dichiarò Misha.
Prima della fine del pranzo le due si scambiarono qualche informazione e si taggarono a vicenda su Instagram.
Misha, intelligente e graziosa, parlò di nuove opportunità di lavoro a Meghan, che era ansiosa di allargare i propri orizzonti sociali e professionali. Adorava la compagnia della stilista, che un’amica definisce «una di quelle ricche ragazze aristocratiche sobrie e spigliate». Ogni volta che Meghan andava a New York alloggiava nell’appartamento di Misha nel West Village, dove la donna e suo marito ospitavano regolarmente un variegato gruppo di persone interessanti.
Ma non era un’amicizia a senso unico. Nel novembre del 2015, quando Misha entrò nella rosa dei finalisti dei prestigiosi CFDA/Vogue Fashion Fund Awards durante la New York Fashion Week, Meghan fece colpo sul red carpet indossando uno dei suoi modelli alla cena della premiazione. Il giorno dopo la sua foto con il miniabito color argento dalla scollatura profonda comparve ovunque. Una grande spinta per la promettente collezione di Misha.
Quando le due si conobbero Meghan aveva una relazione seria benché avesse divorziato solo un anno e mezzo prima.
Aveva ventitré anni quando si innamorò del suo primo marito, Trevor Engelson, un giovane e sfacciato produttore emergente che nel 2009 The Hollywood Reporter inserì nella sua lista «Top 35 Under 35». La coppia si frequentò per sette anni prima che Meghan, che all’epoca ne aveva trenta, e Trevor, che invece ne aveva trentaquattro, pronunciassero il fatidico sì il 10 settembre 2011, con una romantica cerimonia su una spiaggia della Giamaica.
Prima del matrimonio Meghan aveva domandato alle sue migliori amiche perché Trevor le desse spesso l’impressione di non voler favorire la sua carriera di attrice. Dopotutto aveva molti contatti nel settore. Era come se volesse che dipendesse da lui. Era quella la dinamica del loro rapporto; Trevor era l’elemento dominante della coppia. «Era abituato ad avere il controllo, a essere l’uomo di cui lei aveva bisogno per trovare agganci nel mondo dello spettacolo» sostiene un’amica riferendosi alla prima fase della relazione. Ma il matrimonio coincise con il momento in cui Meghan ottenne il ruolo in Suits. Le offrirono infatti la parte di Rachel pochi mesi dopo che Trevor le aveva chiesto di sposarlo durante una vacanza in Belize, nel 2010. «Gli equilibri cambiarono all’improvviso» aggiunge l’amica, «e lui non era contento.»
Il fatto che Meghan vivesse a Toronto per gran parte dell’anno accelerò il declino della relazione. All’inizio fecero tutto il possibile per trascorrere del tempo insieme, ma con il passare dei mesi le visite si diradarono. Quando Trevor fu invitato agli Oscar, nel febbraio del 2013, non portò la moglie alla premiazione. Si giustificò dicendo di avere un solo biglietto, ma Meghan sospettò che non volesse condividere le luci della ribalta. Di lì a sei mesi la coppia, che meno di due anni prima era parsa follemente innamorata su una spiaggia giamaicana, preparò le carte del divorzio. Nonostante le illusioni infrante, però, Meghan non perse mai la speranza di trovare l’uomo giusto.
Quando decise di dare all’amore un’altra possibilità, l’occasione si presentò con Cory Vitiello, il miglior partito di Toronto, che secondo la rivista Toronto Life era «famoso tanto per le sue doti culinarie quanto per essere entrato nelle liste degli scapoli d’oro». Cory, nato a Brantford, nell’Ontario, aveva i lineamenti cesellati e una bellissima donna sempre diversa al suo fianco. Dopo aver avviato un’azienda di catering a casa dei suoi genitori quando aveva solo quindici anni, ora era il proprietario di uno dei ristoranti preferiti di Meghan, l’Harbord Room, dove i due si conobbero nel giugno del 2014. Poco dopo Meghan dedicò a lui e al locale un post su The Tig. «Il fascino provinciale e il rigore morale di una persona che non viene dalla metropoli, ma sogna in grande e realizza le proprie ambizioni» commentò. «È questo a rendere i suoi piatti così semplici ma anche così ricchi d’ispirazione.»
In un primo momento fu attratta dal bell’aspetto di Cory, ma ben presto imparò ad apprezzare anche la sua sensibilità, gentilezza e capacità imprenditoriale. E naturalmente l’interesse per il cibo era un punto in comune. Benché Meghan fosse una cuoca curiosa e una foodie appassionata già prima di conoscere Cory, secondo un’amica lo chef «le ha fatto riscoprire il cibo da una prospettiva diversa». Alla fine dell’estate i due stavano ormai insieme ufficialmente e, un mese più tardi, Meghan confidò alle amiche di essersi innamorata. «Ci va con i piedi di piombo ma, quando le piace qualcuno, perde quasi subito la testa» osserva una di loro. «È il suo lato romantico.»
Fin dai tempi delle superiori, e poi per tutto il college e dopo il divorzio, Meghan non è mai stata interessata ad avventure passeggere, ha invece cercato sempre una relazione seria. Con Cory accadde lo stesso; Meghan voleva avere un rapporto solido, sposarsi e alla fine diventare madre. La famiglia di Cory, con cui passò il Natale del 2015, non avrebbe potuto essere più felice. Erano tutti entusiasti di lei, compresa la madre Joanne, e convinti che i due non avrebbero tardato a fidanzarsi.
In realtà, la relazione aveva già cominciato a deteriorarsi. All’inizio del 2016 Meghan confessò alle amiche che rimpiangeva di aver bruciato le tappe con Cory. Alcune l’avevano già intuito perché, pur essendosi trasferita da lui, aveva tenuto il suo appartamento in affitto. Ma i loro due anni d’amore finirono ufficialmente solo ai primi di maggio. Il problema, secondo una fonte vicina alla coppia, era Cory, che non aveva intenzione di accasarsi. Meghan ruppe con lui senza rimproverargli nulla in particolare, e Cory non provò a farle cambiare idea. «Non è stato un bel periodo per Meghan» riferisce la fonte.
Ben presto, però, la tristezza cedette il passo al sollievo, tanto che quando arrivò l’estate, l’attrice non vedeva l’ora di partire per l’estero e divertirsi. E la sua nuova amica Misha pensò che fosse il momento ideale per organizzarle uno o due incontri.
Il principe Harry sembrava un tipo simpatico, anche se era membro di una famiglia reale costretta a rispettare un protocollo inconcepibile per un’americana come Meghan. Quando aveva tre anni, lo fotografarono mentre cacciava fuori la lingua tra le braccia di Lady D, che era accanto alla regina sul balcone di Buckingham Palace per il Trooping the Colour.2 Fu così che si fece la nomea di sfacciato. Fare la linguaccia ai fotografi, un suo vezzo infantile, appariva un gesto molto irriverente perché, prima di William e Harry, i royal babies erano sempre stati spacciati per perfetti, silenziosi e discreti.
Sua madre non si sforzò di tenerlo a freno. Quando i due fratelli – prima William, poi Harry – frequentavano il collegio alla Ludgrove School, nel Berkshire, Diana infilava loro le caramelle nei calzini quando andava a trovarli per guardarli giocare a calcio. Siccome amava scrivere lettere, spediva loro anche bigliettini spiritosi. «Puoi combinare tutte le marachelle che vuoi» disse una volta a Harry. «L’importante è non farti pizzicare.»
Lui prese quelle parole alla lettera. Più interessato all’equitazione e agli sport di squadra che allo studio, aveva ereditato l’inclinazione materna all’umorismo e alle birichinate. In un’occasione, mentre giocava con Ken Wharfe, la guardia del corpo personale di Diana, eluse il servizio di sicurezza, sgattaiolò fuori dal cancello del palazzo e chiamò l’uomo con il walkie-talkie.
«Dove sei?» chiese Ken quando né lui né le guardie riuscirono a scovarlo.
«Davanti alla Tower Records» rispose Harry. Ken si precipitò in Kensington High Street, a quasi un chilometro di distanza, dove trovò il principe con la sua minuscola uniforme militare mimetica.
Forse Diana perdonava l’insofferenza di Harry verso il protocollo in parte perché, secondo le regole della successione al trono, William aveva un titolo più importante del suo. A quattro anni, Harry era ormai consapevole di essere destinato a fare l’erede di riserva. E così Lady D aveva sempre sottolineato che amava entrambi i suoi figli nella stessa misura. L’uguaglianza era una costante del loro nucleo familiare, perché all’esterno le cose funzionavano diversamente.
Quando i ragazzi crebbero la differenza tra le loro posizioni diventò più netta. William aveva incontri a tu per tu con la regina per prendere dimestichezza con il suo ruolo futuro, Harry no. Diana cercò di spiegargli che non avrebbe dovuto permettere a nessuno di farlo sentire inferiore solo perché non sarebbe mai stato re. Semmai, aggiunse, era fortunato, perché aveva l’opportunità di trovare la propria strada. I titoli sono insieme croce e delizia.
Non c’è da stupirsi che il giovane Harry fosse più a suo agio con gli amici più cari e con le persone non troppo interessate alla sua appartenenza alla Royal Family. Poco propenso allo sfarzo e all’etichetta, non amava certi impegni soffocanti, come i banchetti di stato a Buckingham Palace e l’abbigliamento formale che a volte imponevano. Odia tuttora indossare la cravatta. Una volta ci confessò: «Dobbiamo svecchiare queste cose, renderle più divertenti e stimolanti».
Si innamorò follemente della sua prima ragazza, Chelsy Davy, in parte perché amava l’avventura quanto lui e non era troppo interessata al suo lignaggio reale. Harry conobbe questa biondina vivace e intelligente nel 2004, durante l’anno sabbatico dopo il diploma. Chelsy, nata nello Zimbabwe, era figlia di Charles Davy, un facoltoso proprietario terriero e organizzatore di safari, e di Beverley Donald Davy, ex Miss Rhodesia. La giovane era a suo agio sia quando cavalcava a pelo sulle pianure africane sia quando partecipava agli eventi dell’alta società londinese. Per sette anni, lei e Harry condivisero una storia complicata, ma senza dubbio piena di passione. Chelsy amava divertirsi, ma era anche devota. L’amore sincero e disinteressato per il principe era una delle caratteristiche che le permisero di entrare nelle grazie sia di Harry sia della Royal Family. Discreta e leale, gli rimase accanto in tutti i momenti importanti della sua giovane vita, come il diploma all’esclusiva accademia militare di Sandhurst nel 2006, il concerto per Diana nel 2007 e le nozze di suo fratello con Kate Middleton nel 2011. A lungo andare, tuttavia, non riuscì ad accettare l’idea che la sua vita privata fosse sempre sotto la lente dell’opinione pubblica.
I paparazzi appostati in angoli inaspettati e gli articoli poco lusinghieri dei tabloid segnarono la fine anche della successiva relazione seria di Harry, quella con l’attrice Cressida Bonas, che sua cugina, la principessa Eugenie, gli presentò nella primavera del 2012. La bionda slanciata frequentava gli stessi ambienti aristocratici di Harry; sua madre, Lady Mary-Gaye Curzon, era tra gli eredi della fortuna bancaria dei Curzon e suo padre, Jeffrey, faceva l’imprenditore.
Nell’estate del 2016 Harry si sentiva pronto per un nuovo rapporto. Anzi, ebbe un breve ritorno di fiamma per Chelsy prima di conoscere Meghan, che, secondo l’ipotesi di alcuni tabloid, all’epoca stava ancora con Cory. Lo chef non ha mai parlato della sua ex con la stampa, se non per confutare la tesi delle presunte relazioni parallele, dichiarando: «Ho troppo rispetto per lei e per la sua privacy. È una ragazza magnifica».
Misha riteneva che Meghan potesse essere perfetta per Harry. Alexander, all’epoca ancora suo marito, aveva dei contatti negli ambienti sociali dei giovani membri dell’élite legati ai fratelli reali, un gruppo a cui i tabloid avevano affibbiato il nomignolo di «Glosse Posse».3 Di quella cerchia di amici faceva parte anche Charlie, il fratello di Alexander, che ebbe un flirt con Pippa, la sorella di Kate Middleton, nel 2008, quando entrambi studiavano all’Università di Edimburgo. Alexander fu invitato alle nozze di William e Kate nel 2011, e nel 2014 Harry andò in Italia per il matrimonio di Charlie con Anneke von Trotha Taylor (c’erano anche la madre di Kate, suo fratello James e sua sorella Pippa, ma la duchessa di Cambridge, che in quel periodo era in dolce attesa, ebbe un attacco di nausea mattutina così forte da non poter presenziare).
Come si sarebbe inserita Meghan, una ragazza della California, in quel mondo? «Hanno entrambi uno sguardo innocente» dice un amico comune riferendosi a lei e a Harry. Altre persone vicine ai due giovani pensavano che avrebbero semplicemente dovuto fare un tentativo.
Naturalmente entrambi si prepararono all’incontro con un’accurata ricerca su Google. Harry, che passò al setaccio gli account di Meghan sui social, provò un interesse immediato. Un amico gli aveva mostrato una foto su Instagram in cui l’attrice indossava l’attillato miniabito color argento ai CFDA/Vogue Fashion Fund Awards. Il principe rimase soddisfatto, ma non è detto che abbia visto nell’appuntamento qualcosa di diverso dalla possibilità di conoscere una donna attraente. Di sicuro non poteva prevedere che un giorno l’avrebbe sposata.
Ciò che forse Meghan trovò online avrebbe benissimo potuto convincerla a mandare tutto a monte.
A vent’anni Harry era un habitué dei locali alla moda di Londra e passava molte notti brave in posti come il Jak’s, il Funky Buddha e il Wellington Club. Ma si guadagnò la fama di principe delle feste già durante l’adolescenza, quando diventò famoso per le sue bravate da ubriaco riportate dai tabloid (alcune vere, altre meno). Ci sono innumerevoli articoli sulle sue presunte cadute di stile. Lo buttarono fuori da un pub a circa tre chilometri da Highgrove, la residenza di famiglia nel Gloucestershire, per il suo comportamento maleducato. A quanto pareva, aveva preso alla lettera la prima parte della frase che sua madre gli aveva detto anni prima, ma non riusciva a mettere in pratica la seconda.
Toccò il fondo nel 2005, quando finì sulla copertina del Sun con un drink, una sigaretta e, intorno al braccio, una fascia con svastica. Il titolo del tabloid britannico era inequivocabile: Harry il nazista. Il principe era uno dei circa duecentocinquanta invitati a una festa in costume che Richard Meade, uno dei più importanti fantini britannici, aveva organizzato per il compleanno di suo figlio. Il costume, per cui poi Harry si sarebbe scusato, era indubbiamente di pessimo gusto, e il fatto che il party si fosse tenuto poco prima del sessantesimo anniversario della liberazione di Auschwitz lo rendeva ancora più discutibile.
L’altro grande scandalo che salta fuori quando si cercano informazioni online sul principe è il suo viaggio a Las Vegas nel 2012 con i vecchi amici Tom «Skippy» Inskip e Arthur Landon. Alcune giornate di bisboccia (durante le quali Harry sfidò Ryan Lochte, vincitore di dodici medaglie olimpiche, a una gara di nuoto in occasione di una festa in piscina) subirono una brusca interruzione quando TMZ pubblicò alcune foto sgranate del principe. Nelle immagini Harry è nudo e si copre quelli che il sito del tabloid chiama «gioielli della corona» durante una partita di strip pool nella sua suite con un gruppo di amici e amiche. Gli scatti, diventati immediatamente virali, costrinsero il Palazzo a chiedersi come potesse essere successo e di chi fosse la colpa. «È stato un brutto momento» ricorda un’ex guardia del corpo. «Sono finiti tutti in un mare di guai.»
Ma le notizie online sul «Wild Windsor» non scoraggiarono Meghan. Non solo l’episodio di Las Vegas risaliva a quattro anni prima, ma l’attrice, che aveva avuto un piccolo assaggio dell’interesse dei tabloid durante il divorzio e la relazione con Cory, sapeva meglio di molti altri che non sempre i media dicevano la verità.
«Di lui conosceva soltanto ciò che avevano scritto» dice un’amica. «Sapeva però quanto siano scorretti i tabloid e voleva scoprire il vero Harry di persona, non attraverso giornali come TMZ.»
La sera del primo appuntamento la maggiore preoccupazione di Meghan non era la reputazione di Harry in rete, bensì l’outfit da indossare. Una volta scelto il vestito, cominciò a truccarsi nella sua suite al Dean Street Townhouse, di proprietà della Soho House. Le avevano offerto un soggiorno superscontato al cinque stelle Dorchester Hotel, ma aveva preferito la lussuosa camera messa a disposizione da Markus. Come celebrità e influencer, si vedeva spesso offrire vacanze gratuite, sconti sui viaggi eccetera, ma aveva disertato il Dorchester nel quadro di un boicottaggio lanciato da Hollywood dopo che il proprietario della catena, il sultano del Brunei, aveva introdotto nel suo paese la legge della sharia, con tanto di lapidazione per coloro che venivano ritenuti colpevoli di rapporti omosessuali.
Oltre che della suite, Markus si occupò anche di alcuni dettagli logistici della serata, per esempio la presenza di altri amici all’incontro informale con il principe. «In modo da alleviare l’imbarazzo» spiega una fonte vicina a Meghan. «Se il primo appuntamento fosse andato bene, avrebbero potuto programmare un vero tête-à-tête.»
L’edificio georgiano del XVIII secolo che ospitava la Soho House era la location perfetta. Prima che il club lo scegliesse come sede nel 2008, fu un luogo d’incontro per artisti e intellettuali fin dal Seicento, quando l’attrice Nell Gwynn, amante di re Carlo II, passò del tempo al suo interno. Negli anni Venti del secolo scorso prese il nome di Gargoyle Club e fu frequentato dal drammaturgo Noël Coward, dal ballerino Fred Astaire e dalla leggendaria attrice Tallulah Bankhead. Negli anni Cinquanta subì una nuova trasformazione, diventando un bar amato da personaggi illustri come Lucian Freud e altri artisti.
Nella sua versione moderna, il club avrebbe offerto a Harry la privacy necessaria per rilassarsi. Le numerose sale erano distribuite su quattro piani e i due edifici collegati gli avrebbero permesso di nascondersi da sguardi indiscreti. Markus scelse una sala da pranzo privata, delimitata da corde e protetta da tende di velluto che scendevano dal soffitto al pavimento.
Il Townhouse, che per Meghan diventò una seconda casa durante il soggiorno a Londra, dispone di trentanove camere (molte delle quali dotate di letto a baldacchino e vasca da bagno vittoriana con piedi a zampa di leone), e fu in una di queste che l’attrice optò per un vestito blu e scarpe con il tacco alto.
Arrivando al piano inferiore, entrò nella sala illuminata da una luce calda, piena di divanetti comodi e visi familiari. Rimase seduta per qualche istante, finché Harry, con l’immancabile camicia bianca e i pantaloni cachi, varcò la soglia e andò immediatamente a presentarsi. Ci siamo.
Un’amica ammette che all’inizio Meghan era nervosa, perché venivano da due mondi molto diversi. Secondo una fonte, però, Misha le disse di non preoccuparsi: avevano entrambi un «grande cuore». E se fosse andata male, Markus sarebbe stato pronto a intervenire.
Per sua stessa ammissione, Harry è difficile da stupire, ma per poco non si bloccò quando entrò nella sala e vide Meghan. Sapeva che era stupenda – aveva visto le foto del suo account Instagram e online –, ma di persona era ancora meglio. «Wow» avrebbe detto in seguito a un amico. «La donna più bella che abbia mai visto in vita mia.»
Meghan non era solo bella. Era anche diversa dalle donne a cui il principe era abituato, e Harry era intimorito dalle situazioni nuove. Il suo rango gli impedisce di compiere molte delle azioni quotidiane che quasi tutti fanno, come prendere la metropolitana o uscire senza guardia del corpo. In realtà, vive sotto una sorta di campana di vetro.
Lo stesso valeva per le donne che frequentava di solito, perlopiù appartenenti al suo piccolo mondo. Alle ragazze del Jak’s o del Funky Buddha bastava sapere che era il principe Harry per rimanere colpite. Non doveva neppure aprire bocca.
Meghan invece lo colse di sorpresa. Non dipese soltanto dalle lentiggini irresistibili, dal sorriso perfetto o dall’accento americano. È una donna che non passa inosservata. Nei contesti sociali tutti gli sguardi sono puntati su di lei. Ride un po’ più forte, brilla un po’ più intensamente. La sua disinvoltura attira l’attenzione.
Ben presto Harry si rese conto che per far colpo sull’attrice non sarebbe stato sufficiente uno dei suoi grandi sorrisi. «Ho capito che dovevo mettercela tutta» racconta del loro primo incontro. «Dovevo sedermi e sforzarmi di fare una bella chiacchierata!»
Forse Meghan percepì il suo nervosismo, perché in un primo momento furono entrambi un tantino impacciati, ma non tardarono a rompere il ghiaccio. Seduti su due poltrone di velluto, ricorda una fonte, erano «in un piccolo mondo tutto loro».
Mentre bevevano un drink (una birra per lui, un Martini per lei) si scambiarono qualche domanda sui rispettivi lavori. Forse sul tavolino davanti alle enormi poltrone c’erano degli stuzzichini, ma nessuno dei due toccò cibo. Erano anche troppo assorbiti dalla conversazione, e troppo concentrati l’uno sull’altra, per notare l’allusiva carta da parati con fotografie di parti intime femminili che rivestiva le pareti.
Harry descrisse le sue iniziative benefiche, raccontando con entusiasmo dei suoi lunghi viaggi in Africa. Il «desiderio di cambiare le cose in meglio», come lo definisce Harry, fu, secondo Meghan, «uno dei primi punti in comune che abbiamo scoperto di avere». Meghan si illuminò parlando dei suoi cani, due trovatelli. E non passò molto prima che, come una mamma orgogliosa, gli mostrasse le loro foto sul telefono.
Si salutarono dopo quasi tre ore. Nonostante l’attrazione palpabile non ci furono baci né promesse, solo la vaga sensazione che fosse nato qualcosa e la speranza di rivedersi presto.
Harry non esitò a scrivere a Meghan, che aveva fatto ritorno alla sua camera di hotel.
I suoi messaggi erano quasi sempre brevi e costellati di emoticon, in particolare quello del fantasma, che il principe usa spesso al posto della faccina sorridente. Per quale ragione? Non si sa. Ma Meghan trovò quel vezzo simpatico e adorabile, proprio come lui.
«Sicuramente Harry non ha nascosto il suo interesse» afferma un’amica di Meghan. «Voleva che lei lo percepisse.»
2 Letteralmente la «Sfilata della bandiera», la parata annuale per festeggiare il compleanno della regina.
3 Il nomignolo affibbiato alla cerchia esclusiva allude al fatto che gran parte dei membri risiedeva nel Gloucestershire (da qui Glosse), contea dell’Inghilterra sud-occidentale dove si trova Highgrove, residenza reale di campagna. (N.d.R.)