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UNO SHOCK CULTURALE
Il 27 novembre 2016 il principe William pubblicò un altro comunicato per mettere a tacere i pettegolezzi: «Il duca di Cambridge comprende assolutamente la delicata questione della privacy e condivide l’esigenza del principe Harry di proteggere le persone a lui più vicine».
Anche se lo scopo era chiarire che William appoggiava la relazione di suo fratello con Meghan, di lì a due settimane la stampa parlò di tensioni tra i principi, dovute alla decisione di Harry di rimproverare i tabloid. Dietro le quinte, il personale di corte e alcuni membri della Royal Family si erano chiesti se Harry non avesse usato parole troppo forti. I funzionari dello staff reale, che consideravano la sua scelta irrazionale e impulsiva, alimentarono indirettamente i pettegolezzi. A ogni modo, Kensington Palace evitò di fare una figuraccia affrettandosi a smentire ufficialmente l’ipotesi che il duca di Cambridge non approvasse pienamente le azioni del fratello. E benché, in effetti, William avesse espresso agli aiutanti di Palazzo qualche timore sulla rapidità con cui la relazione tra Harry e Meghan si stava consolidando, era in pensiero per le intrusioni della stampa e voleva che suo fratello si sentisse spalleggiato su quel fronte.
Offesa e sbalordita dalle reazioni sulla stampa e in rete, Meghan confessò ad alcuni amici che, pur essendo grata di avere un uomo protettivo e premuroso come Harry al suo fianco, era «emotivamente sfinita».
A peggiorare la situazione, i doveri reali di Harry costrinsero la coppia a separarsi subito dopo la pubblicazione del comunicato in difesa di Meghan. Di lì a qualche giorno il principe partì per un viaggio di due settimane in sette paesi dei Caraibi per festeggiare il novantesimo compleanno della regina. La responsabilizzazione dei giovani, lo sport per lo sviluppo sociale e la tutela ambientale erano i fili conduttori del tour, che avrebbe toccato i reami del Commonwealth di Antigua e Barbuda, Saint Kitts e Nevis, Santa Lucia, Saint Vincent e Grenadine, Grenada e Barbados, oltre a includere una visita nella Guyana per conto del Foreign and Commonwealth Office.
Malgrado il viaggio costrinse Harry ad allontanarsi da Meghan quando aveva più bisogno di lui, rafforzò il ruolo del principe all’interno della famiglia reale (i tour di questo tipo vengono organizzati con un anticipo da sei mesi a un anno, e sarebbe stato impossibile per lui prevedere cosa sarebbe accaduto). Harry conquistò gli abitanti di tutti i paesi che visitò compiendo gesti come liberare le piccole tartarughe in mare per il Nevis Turtle Group o conferire onorificenze mentre navigava a bordo della Wave Knight della Royal Fleet Auxiliary verso Santa Lucia (un compito solitamente riservato alla regina, a Carlo e a William). La sua dolcezza con i bambini trasformò #HarryWithKids in un hashtag di tendenza su Twitter. Le foto del principe che incontrava Tye, un bambino di sette anni costretto sulla sedia a rotelle, mentre si documentava sul lavoro del Child Development and Guidance Centre a Santa Lucia intenerirono il mondo intero.
Harry scoprì che, ovunque andasse, le persone volevano parlare di Meghan. Quando visitò i giardini botanici di Kingstown per vedere il pappagallo amazzone di Saint Vincent, simbolo del paese, gli addestratori provarono a convincere l’animale a pronunciare il nome di Meghan per il principe, ma invano. Il primo giorno del tour Gaston Browne, primo ministro di Antigua e Barbuda, punzecchiò l’illustre ospite dicendo: «Credo che presto avremo una nuova principessa. Ci tengo a dirle che sarete i benvenuti, se vorrete trascorrere la luna di miele da noi. Siamo stati eletti regolarmente la migliore destinazione per i viaggi di nozze nei Caraibi, e una delle migliori del mondo, perciò nell’intero pianeta non ci sarà posto più speciale per voi, quando arriverà quel giorno».
Durante il tour Harry parlò quasi tutti i giorni via FaceTime con Meghan, che a Toronto era impegnata a lavorare e a evitare i paparazzi. Per quanto la situazione fosse difficile, l’attrice comprese l’importanza della missione di Harry, dimostrata soprattutto dalla sua visita nella Guyana e a Barbados per celebrare il cinquantesimo anniversario dell’indipendenza nazionale.
Fu a Barbados che il principe e la cantante Rihanna si sottoposero al test dell’HIV in un ambulatorio nella capitale del paese, Bridgetown, durante la Giornata mondiale contro l’AIDS.
«Vorrei invitare tutti coloro che non hanno fatto il test a provvedere al più presto, indipendentemente da chi siete, dal vostro passato, dalla vostra cultura o religione» dichiarò il principe, che, come sua madre prima di lui, lotta da molto tempo per mettere fine allo stigma dell’HIV. Negli anni Ottanta, quando tanti avevano paura dei contagiati, Lady D suscitò clamore perché fu il primo membro della famiglia reale ad avere un contatto diretto con persone malate di AIDS.
Non appena il tour dei Caraibi finì, la prima tappa di Harry – in violazione al protocollo – fu Toronto. La politica di Palazzo prevede che «i viaggi di lavoro non debbano mescolarsi a quelli privati». Harry si ritrovò sotto il fuoco della stampa per non aver preso il volo British Airways da Barbados a Londra, andando invece dritto in Canada. Se Meghan non aveva ancora compreso che ogni piccolo dettaglio della vita di un reale passava sotto il microscopio, in quel momento lo capì.
Sebbene Harry l’avesse avvertita che la sua vita era «surreale», persino lui era stato colto alla sprovvista dall’attenzione mediatica attirata dalla sua nuova fiamma.
Mentre il principe era in viaggio, Meghan gli inviò da Toronto impercettibili segnali d’amore. Sbrigando delle commissioni in città il 3 dicembre, indossò una nuova collana di Maya Brenner da 300 dollari, una delicata catenina d’oro quattordici carati con le iniziali M e H. Lo stesso giorno, inoltre, infilò a Guy un cappottino con la bandiera britannica, postando la foto su Instagram. Captando il messaggio, Harry comparve davanti alla sua porta in meno di ventiquattr’ore.
Due giorni dopo essere stata fotografata con la collana mentre era dal fiorista Meghan ricevette la telefonata di un aiutante anziano di Palazzo. Un gioiello di quel tipo, la avvertì il funzionario, non faceva che incoraggiare i fotografi ad andare a caccia di altre immagini… e di nuovi titoli.
Meghan non parlò molto durante la telefonata, preferendo semplicemente ascoltare il consiglio. Ma dopo aver riagganciato si sentì scossa e frustrata. Benché sapesse che l’aiutante di Palazzo aveva buone intenzioni, l’esperienza inverosimile di avere qualcuno che le dicesse quali gioielli indossare o che le proibisse di sorridere ai fotografi era davvero troppo.
Sull’orlo delle lacrime, chiamò una delle sue migliori amiche.
«Non posso vincere» esclamò, completamente sconvolta. «Mi fanno sentire come se queste foto fossero colpa mia, come se li stessi incoraggiando, come se anche solo guardare negli obiettivi equivalesse a inviare il messaggio sbagliato. Non so cosa dire. Fino a ieri le persone online dicevano che non sono fotogenica perché cerco di ignorare [il fotografo]». Aveva la sensazione che la accusassero per partito preso.
Jessica Mulroney ebbe una conversazione analoga con l’amica Sophie Grégoire Trudeau nel 2013, dopo che suo marito Justin aveva deciso di candidarsi a primo ministro canadese. Secondo una fonte, Jessica disse alla futura first lady che purtroppo, se voleva vivere con un personaggio pubblico, avrebbe dovuto abituarsi a simili intrusioni e confidare che le persone intorno a suo marito volessero soltanto il meglio per entrambi.
Fondamentalmente Sophie diede lo stesso consiglio a Meghan. Jessica le mise in contatto nel 2016, sapendo che avevano parecchie cose in comune. Sophie aveva rinunciato alla carriera in TV, dove faceva la corrispondente di eTalk, un programma in onda su CTV, per assumere un ruolo più formale accanto al marito, impegnato nella campagna elettorale.
Le due iniziarono un fitto scambio di e-mail. Meghan voleva sapere come Sophie si fosse trasformata da corrispondente di un programma di intrattenimento in amatissima first lady, il tutto evitando abilmente le polemiche.
«Sophie le avrà spiegato che ogni singolo dettaglio del suo passato sarebbe venuto a galla, perciò la cosa più importante era essere sincera con Harry, dirgli ogni cosa» racconta un buon amico della Trudeau ed ex membro del gabinetto. «Sophie è una donna intelligente, la persona perfetta per aiutare Meghan in quelle circostanze. Sa quanto siano difficili simili situazioni. Pochi riescono a immedesimarsi o a offrire vera solidarietà. Per noi che eravamo a conoscenza della loro amicizia, è stato sorprendente assistere al cambiamento di Meghan.»
Nonostante ciò, Harry e Meghan dovettero adattarsi a un nuovo stile di vita.
«Dopo i primi cinque o sei mesi che avevamo avuto per noi, siamo rimasti entrambi totalmente sorpresi dalla reazione, da ciò che è successo da quel momento in poi» avrebbe dichiarato Harry durante un’intervista con Meghan per la BBC. «Puoi parlarne tutte le volte che vuoi e provare a prepararti il più possibile, ma non avremmo mai immaginato cosa stava per accadere.»
«All’inizio, con tutte quelle falsità, il colpo è stato così duro che ho deciso di non leggere più i commenti, a prescindere che fossero positivi o negativi» aggiunse Meghan riferendosi a coloro che l’avevano accusata di essere un’astuta arrampicatrice sociale venuta dal «ghetto», il cui obiettivo principale nella vita era sposare un uomo ricco. «Non aveva senso, punto e basta. Perciò abbiamo preferito investire le nostre energie nella relazione.»
Questa era la posizione pubblica, ma in privato la coppia non poté fare a meno di tenersi aggiornata sui giudizi dei tabloid e della rete, dato che gli addetti stampa dovevano chiedere pareri o spiegazioni. Meghan disse agli amici che le veniva la nausea ogni volta che guardava qualunque sito o sezione commenti dei suoi account social, soprattutto quando a essere sotto attacco era la sua etnia.
«È un peccato che il clima nel mondo sia questo» osservò. «In fin dei conti sono davvero orgogliosa di chi sono e del posto da cui vengo, e non abbiamo mai dato peso a tali aspetti. Ci siamo concentrati solo su di noi come coppia. Così credo che, quando togli tutti quegli strati superflui e tutto quel rumore, sia veramente facile godersi la compagnia reciproca e dimenticare il resto.»
Dopo aver contrattaccato, tuttavia, erano esausti. La notizia della loro relazione era di dominio pubblico da poco più di una settimana, ma pareva che fosse passata una vita intera. Le difficoltà non fecero altro che rafforzare il loro amore e, secondo un amico di famiglia, intensificarono ancora di più il desiderio di Harry di proteggere Meghan.
Per quanto il principe si sforzasse di ridimensionare la gravità del problema, Meghan confidava spesso agli amici quanto fosse difficile non metterla sul personale quando la stampa e il pubblico dubitavano della sua adeguatezza come futura sposa reale e la paragonavano alle aristocratiche ex di Harry.
Senza dubbio essere un’attrice di Hollywood la aiutò a calarsi nel nuovo ruolo meglio delle ragazze che l’avevano preceduta. Ma i tabloid facevano il possibile per minare il suo equilibrio.
«Chi crede che siccome ho lavorato nel settore dell’intrattenimento sia abituata a tutto ciò si sbaglia di grosso» afferma Meghan. «Anche se ormai Suits andava in onda da… sei anni, credo… e anche se prima avevo interpretato altre parti, non ero mai entrata in contatto con la cultura dei tabloid, non ero mai stata immersa fino a quel punto nella cultura pop e avevo avuto una vita abbastanza tranquilla, seppure quasi completamente proiettata sul lavoro. Dunque è stato fin da subito un cambiamento radicale.»
Benché forse non fosse preparata all’esperienza intensa di ritrovarsi catapultata dalla celebrità televisiva al palcoscenico reale, come attrice era abituata a un livello di critica che la maggior parte delle persone non è costretta a subire, ed era anche più spigliata di Harry davanti ai fotografi.
Ormai interpretava un ruolo senza interruzioni. Come un’altra attrice americana, Grace Kelly, che aveva sposato il principe Ranieri di Monaco, aveva la possibilità di rendere la Royal Family accessibile a un pubblico più numeroso, tanto nel Regno Unito quanto all’estero. Però c’era un prezzo da pagare: qualunque sua parola, qualunque suo gesto o capo d’abbigliamento sarebbero stati immediatamente esaminati e analizzati in cerca di significati sottintesi. Doveva adottare un livello di decoro che la vita normale non richiede.
La transizione non fu soltanto uno shock culturale per Meghan. Anche i funzionari dello staff reale attraversarono un periodo di assestamento, esacerbato dall’incessante bombardamento mediatico. Quasi tutti i membri del team avevano cominciato a lavorare a Kensington Palace dopo che William aveva sposato Kate nel 2011, perciò si erano persi gli esordi della relazione e l’implacabile persecuzione di Kate da parte dei tabloid, che avevano criticato lei e sua madre, Carole, portando alla luce ogni dettaglio del loro passato.
«Quando Harry ha presentato Meghan dicendo che era la sua ragazza, che avevano una relazione seria, è stata una novità per tutti» rivela un ex aiutante di Palazzo. «Il giorno che l’ha presentata formalmente al team [nell’agosto del 2016], era già certo che avrebbero avuto un futuro insieme. Credo che molti di loro abbiano dovuto imparare sul campo a gestire l’estremo e improvviso interesse per Meghan e insegnarle come gestirlo a sua volta. Non esiste una formazione che ti prepari a questo.»
Imparare sul campo significa inevitabilmente commettere qualche errore, o almeno avere qualche incertezza. Parlando con gli amici, Meghan espresse una certa esasperazione per gli aiutanti di Palazzo che «tentennavano» sulle decisioni. Un esempio emblematico sono le numerose discussioni che lei e Harry ebbero con lo staff riguardo al luogo e al momento giusti per farsi fotografare insieme per la prima volta. Far partecipare Meghan a un impegno ufficiale era fuori questione, perché sarebbe stata una violazione del protocollo reale, ma forse Harry avrebbe potuto condurla a un evento sportivo come ospite sugli spalti, così che potessero farsi vedere insieme senza dare l’impressione di voler attirare l’attenzione. L’obiettivo era presentare gradualmente Meghan al pubblico e, allo stesso tempo, tenere a bada i paparazzi.
Meghan conosceva bene i trucchi dei fotografi, ma ora era nel mondo «sconvolgente e caotico» di Harry, dunque si rimise a lui e ai suoi collaboratori. «Tendeva a tacere e a vedere cosa pensassero tutti gli altri» dice un’amica descrivendo il suo atteggiamento.
Quanto al momento più opportuno per la loro prima foto insieme, Harry avrebbe voluto adottare l’approccio prima è, meglio è, e Meghan era d’accordo. Si raggiungeva un consenso unanime su una certa idea, per poi scoprire, il giorno seguente, che l’aiutante di Palazzo in un altro ufficio la giudicava pessima.
Se una foto era causa di così tante discussioni, cosa sarebbe accaduto nel caso in cui Meghan avesse voluto esprimere la sua opinione su un qualunque argomento? Se voleva entrare fino in fondo nell’universo reale, doveva restare apolitica e dunque rinunciare all’attivismo (in precedenza si era dichiarata contraria alla Brexit e aveva definito Donald Trump «un misogino» e «un personaggio che crea divisioni»). Tapparsi la bocca fu un grande sacrificio.
Le occorse qualche mese per imparare a lasciarsi guidare dal team di Harry, inclusi Jason e il segretario personale del principe, Edward Lane Fox, che gli amici e i giornalisti chiamano Ed o «ELF». Ed, il «braccio destro» di Harry, è un ex capitano dei Blues and Royals, un reggimento della Household Cavalry, che combatté in Iraq e in Bosnia. Fu lì che conobbe Harry, prima di entrare a far parte del suo team nell’aprile del 2013. Direttamente coinvolto nell’organizzazione degli Invictus Games, evento sportivo che prevede la competizione tra veterani di guerra che hanno contratto disabilità permanenti, negli anni diventò un caro amico del principe durante i suoi viaggi in solitaria. Il team istruì Meghan e le persone per lei più importanti su come proteggersi dalla maggiore attenzione mediatica. Sapere che il Palazzo riconosceva i suoi amici e la loro presenza nella sua vita fu un sollievo per Meghan, che a un certo punto aveva temuto di dover tagliare i ponti con la sua vecchia realtà.
Ci furono conversazioni riguardo alla condotta sui social e consigli specifici per gli amici dell’attrice, che Jason ricevette singolarmente per spiegare loro come comportarsi su Twitter e Instagram (per esempio, come evitare di lasciare indizi che rivelassero la posizione di Meghan ai paparazzi, pronti a monitorare chiunque avesse a che fare con i suoi account). «È stato un po’ bizzarro» ricorda una delle amiche che ebbero un incontro con Jason. «Ma aveva senso. Non si trattava della famiglia reale, bensì semplicemente della sicurezza di Meghan. È questo che ci hanno detto. È stato bello sapere che avremmo avuto qualcuno con cui parlare se fossimo stati infastiditi da giornalisti o paparazzi.»
Le chiamate tra Meghan e gli aiutanti di Kensington Palace diventarono ben presto la norma. E pur continuando a essere un po’ irritata da alcuni consigli, l’attrice cominciò a capire l’importanza del sostegno e dell’esperienza di quei funzionari a mano a mano che imparava a orientarsi nel mondo di Harry, destinato di lì a poco a diventare anche il suo.