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PRESENTANDO I SUSSEX

Anche se il pubblico non poté vedere nient’altro di quell’evento spettacolare, per Harry e Meghan il giorno delle nozze era appena iniziato.

Dopo aver percorso le strade di Windsor ed essere tornata al castello, la carrozza li portò agli State Apartments. Gli ospiti cominciavano a mescolarsi nella St George’s Hall, alzando gli occhi verso il soffitto costellato di stemmi e la statua equestre del King’s Champion all’estremità orientale della sala, e ammirando la torta multistrato al limone di Amalfi e allo sciroppo di sambuco, coperta di peonie e preparata dalla pasticcera californiana Claire Ptak. Harry e Meghan furono condotti nella dorata Green Drawing Room, dove il fotografo Alexi Lubomirski ebbe venticinque minuti esatti per scattare sei ritratti diversi, tra cui uno raffigurante tutti e quattro i paggetti con le loro uniformi in miniatura e le sei damigelle d’onore con i minuscoli vestiti Givenchy. Essendosi occupato delle foto del fidanzamento nel dicembre del 2017, Alexi aveva già una certa confidenza con la coppia.

Anzitutto Harry aveva una questione importante da risolvere. Si allontanò dal fianco della moglie per coprire Clare di elogi. «È venuto dritto verso di me» ricorda la stilista, che era impegnata a sistemare lo strascico e il velo perché ogni cosa sembrasse perfetta nelle foto.

«Grazie mille» disse il principe. «Meghan è assolutamente meravigliosa.»

Mentre Daniel, pronto a ritoccare il trucco della sposa, chiacchierava con Doria, palesemente contenta di non essere più sotto i riflettori, Alexi e il suo team sistemarono Harry sul divano in damasco di seta Morel & Seddon, che un tempo il principe aveva diviso con sua madre dopo essere stato battezzato nel 1984. Meghan si posizionò ai suoi piedi, sul tappeto Axminster, con i paggetti e le damigelle tutt’intorno.

Alexi riuscì a far sorridere i più piccoli con una sola frase. «A chi piacciono gli Smarties?» urlò. I bambini alzarono la mano.

Il fotografo usò lo stesso trucco con Doria, William, Kate, Carlo, Camilla, la regina e il principe Filippo, dopo averli disposti con cura sulle poltrone di seta. «Volevo che sembrasse un ritratto di famiglia» spiega. «Non la foto di una squadra sportiva o dell’esercito.» Per fortuna la domanda sugli Smarties funzionò anche con gli adulti. Persino la sovrana sorrise.

Avendo ancora pochi minuti a disposizione per fotografare gli sposi da soli, Alexi decise di uscire sui prati del roseto. Mentre il terzetto avanzava tra siepi e aiuole, il sole iniziò a scendere dietro le torrette del castello. Alexi suggerì un ultimo scatto su una piccola scalinata. Harry si sedette su uno scalino mentre Meghan, finalmente libera dal velo bellissimo ma ingombrante, si abbandonò contro di lui, appoggiandosi comodamente al suo petto. Fu la foto del giorno. Harry e Meghan risero per aver superato l’ardua prova di quella mattina e scherzarono di quanto fossero esausti per l’emozione. «È stato uno di quei momenti magici» racconta Alexi, «in cui sei il fotografo e ogni cosa trova la giusta collocazione.»

Andò immediatamente a casa di sua madre, che si trovava poco lontano ed era un posto sicuro per lavorare al riparo da sguardi indiscreti. Durante il viaggio in auto passò in rassegna i file digitali che non aveva avuto il tempo di esaminare mentre lavorava, facendo affidamento sul suo assistente perché rivedesse le immagini sul momento. Così, quando vide la foto che aveva scattato in tutta fretta negli ultimi tre minuti della seduta, tirò un sospiro di sollievo. Era «straordinaria» e «toccante».

Toccante avrebbe benissimo potuto essere la parola del giorno. E nessuno riuscì a incarnarla meglio dello sposo all’inizio del ricevimento. Mentre gli ospiti (molti dei quali si erano liberati delle scarpe, sostituendole con le morbide pantofole bianche messe a disposizione per farli stare comodi) socializzavano nella sala neogotica, riportata all’antico splendore dopo un incendio nel 1992, Harry prese la parola. Quando esordì dicendo: «Io e mia moglie», fu ricompensato dagli applausi della folla. Era stato impaziente di pronunciare quelle parole quanto gli altri erano stati ansiosi di sentirle.

Erano tutti di buon umore, anche grazie allo champagne non millesimato Pol Roger Brut Réserve. Per gli invitati minorenni – compresi Lady Louise Mountbatten-Windsor e il visconte Severn – c’erano mocktail preparati con succo di mela Cox di Sandringham e fiori di sambuco. Furono serviti anche squisiti canapè agli scampi scozzesi avvolti in salmone affumicato con crème fraîche agli agrumi, asparagi inglesi grigliati e arrotolati in prosciutto della Cumbria, panna cotta di piselli con uova di quaglia e verbena odorosa, e pollo ruspante in camicia con yogurt leggermente speziato e albicocche caramellate. Per pranzo seguirono fricassea di pollo ruspante con spugnole e porri; risotto ai piselli e menta con germogli di pisello, olio di tartufo e scaglie di parmigiano; e pancia di maiale di Windsor cotta a fuoco lento per dieci ore, con composta di mele e cotenna croccante.

L’ospite ufficiale dell’evento pomeridiano era la regina, ma fu William, il testimone di Harry, a presentare i nuovi marito e moglie e ad annunciare il brindisi di suo padre.

Carlo sfoggiò il suo umorismo caustico raccontando che aveva dato il biberon al piccolo Harry e gli aveva cambiato i pannolini, cosa che gli aveva permesso, a quanto pareva, di crescere bene. Poi, con un gesto che commosse la folla fino alle lacrime, confessò che era stato emozionante assistere alle nozze del figlio minore. «Mio caro, vecchio Harry» concluse, «sono molto felice per te.»

Nessuno era più felice per Harry di Harry, che improvvisò un discorso dicendo quanto fosse contento del suo nuovo ruolo di marito e ringraziando la sposa per aver organizzato il matrimonio mentre affrontava «con molto garbo» alcune sgradevoli interferenze esterne. Come suo padre, si lanciò poi in una bonaria canzonatura. Sperava, disse, che gli invitati americani non scappassero con le spade della sala e pregò tutti di non far rumore quando se ne fossero andati per non disturbare i vicini.

Quindi, prima di affondare il coltello nel pan di Spagna inzuppato nello sciroppo ricavato dagli alberi di sambuco di Sandringham, il principe riprese in mano il microfono e chiese ironicamente se qualcuno sapesse suonare il pianoforte. Elton John – con i consueti occhiali rosa – captò il messaggio. Avendo acconsentito da tempo a un miniconcerto, si sedette alla tastiera.

«Cosa sta succedendo?» mormorò un’amica di Meghan, stupita.

Poi Sir Elton attaccò.

«My gift is my song, and this one’s for you» cantò.9

Dopo Your Song eseguì Circle of Life (Il re leone è tra i film preferiti di Harry) e I’m Still Standing, che fece venire le lacrime agli occhi a molti ospiti, tra cui Oprah.

Quindi fu il turno di Tiny Dancer, con un richiamo a Meghan nell’esordio: Blue jean baby, LA lady. Era l’esibizione perfetta per il ragazzo che aveva visto diventare uomo, il figlio di una delle sue migliori amiche. Anzi, era stato in quella stessa location, in occasione della festa per il ventunesimo compleanno del principe Andrea, che Elton aveva conosciuto Diana nel 1981.

Accanto a Harry, in vece di sua madre, c’erano le due sorelle di Lady D, Lady Sarah McCorquodale e Lady Jane Fellowes; suo fratello Charles Spencer; Carolyn Bartholomew, l’ex compagna di stanza di Lady D, nonché madrina di Harry; e Julia Samuel, madrina del principe George e responsabile dell’organizzazione benefica Child Bereavement UK, di cui William è testimonial (l’ente aiuta i bambini e le famiglie che hanno perso una persona cara e coloro che si prendono cura di familiari malati terminali). Durante la cerimonia Lady Jane aveva letto un brano del Cantico dei Cantici per onorare la memoria della sorella.

Sostenuti dallo spirito di Diana, Harry e Meghan si avviarono verso il loro alloggio temporaneo nel castello di Windsor per rilassarsi un po’ prima di prepararsi per il ricevimento privato di quella sera. Il principe aveva in mente un breve sonnellino ma, galvanizzato dall’energia e dalle emozioni della giornata, non riuscì a stare fermo nemmeno per un momento.

Nelle tre ore tra un ricevimento e l’altro Meghan cambiò look. L’hairstylist londinese George Northwood le raccolse i capelli in uno chignon più alto e stretto, con qualche riccio a incorniciarle il viso. Tenendo conto dell’orario serale e della luce più tenue, Daniel optò per un make-up leggermente più sognante e sexy, aggiungendo sfumature più intense agli occhi di Meghan. Anche il secondo vestito della sposa – uno Stella McCartney in crespo di seta con il collo alto – era più sensuale. Era ora che Meghan si divertisse.

«Il ruolo che ha assunto è molto austero, molto rigido, e penso che così abbia acquisito una notevole autorevolezza e mostrato che lo prende molto sul serio» disse Stella alla BBC. «È stata l’ultima occasione in cui ha potuto esprimere l’altro lato di sé.»

Per rispettare la tradizione del qualcosa di prestato e di blu, Harry diede a Meghan l’anello Asprey di Diana, in oro giallo da ventiquattro carati con un’acquamarina taglio smeraldo.

«Voglio soltanto togliermi il pensiero» confessò Meghan a Daniel, che le tamponò un po’ di olio biologico sulla pelle, porgendole una manciata di salviettine opacizzanti e un rossetto, e mandandola verso la Jaguar E-Type Concept Zero blu argento del 1968 che Harry, in smoking, guidò lungo il Long Path verso Frogmore House.

Duecento amici e familiari, che avevano ricevuto un invito disegnato a mano, arrivarono a destinazione verso le diciannove, a bordo di autobus a due piani. Alcuni preferirono usare un mezzo proprio, per esempio Doria, che fece un sonnellino sul sedile posteriore di una Range Rover. La principessa Beatrice e la principessa Eugenie, entrambe cugine di Harry, optarono per una Bentley nera, mentre George e Amal Clooney comparvero con un’Audi color argento.

(Brillarono per la loro assenza Skippy e sua moglie Lara, invitati alla cerimonia e al pranzo, ma non alla festa serale. Il giorno dopo, durante un brunch, Skippy riferì ad alcuni amici: «Meghan ha cambiato Harry esageratamente», aggiungendo che il principe diventava uno zerbino davanti a celebrità come i Clooney e Oprah. «L’abbiamo perso» concluse. Molti vecchi amici di Harry osservarono che la lista degli ospiti di quella sera era il modo degli sposi per dire: «Queste sono le persone che vogliamo nella nostra vita d’ora in poi».)

Dopo aver spento i cellulari (gli sposi avevano chiarito che quella parte dei festeggiamenti sarebbe stata assolutamente privata), gli invitati si riversarono da due tendoni bianchi sulla vasta distesa d’erba che aveva funto da sfondo per le foto del fidanzamento mesi prima. Anche loro si erano cambiati d’abito. Serena Williams, prima con un vestito Versace total pink, indossava un Valentino a motivi floreali, con sneaker dello stesso brand per stare comoda. Priyanka Chopra aveva sostituito il tailleur Vivienne Westwood color lavanda e il fascinator10 coordinato con un luccicante Dior in tulle dorato e gioielli Lorraine Schwartz.

Famoso per la sua avversione agli eventi formali, Harry aveva vagheggiato una festa in grado di reggere il confronto con le folli serate della sua gioventù, quando lui e i suoi amici andavano al Mahiki – un night club stile tiki che serve cocktail a base di champagne in forzieri pieni di ghiaccio e frutta – o ballavano per ore al Boujis. E anche se la location di Frogmore House – un imponente edificio di trecentoquarant’anni, un tempo abitato da re Giorgio III – era innegabilmente solenne, il ricevimento fu l’esatto contrario.

Alle diciannove e trenta in punto, gli elegantissimi invitati entrarono nel tendone appositamente montato davanti alla villa del XVII secolo, dove ciascuno trovò il proprio posto a uno di venti tavoli, i cui nomi coincidevano con quelli di vari cibi dalla diversa pronuncia britannica e americana. Mentre un gruppo di ospiti posò i bicchieri da cocktail su un tavolo con l’etichetta tomato (pomodoro), ad altri furono assegnati basil (basilico), oregano (origano), potato (patata) o arugula (rucola). Descrivendo l’evento a Vanity Fair, Janina Gavankar, attrice di True Blood e cara amica di Meghan, dice: «C’erano tantissimi richiami alla magnifica fusione delle due culture».

Nonostante l’alto numero di invitati, la cena fu un momento davvero intimo, soprattutto in confronto allo sfarzo e alla formalità del pomeriggio, che si era svolto sotto gli occhi di milioni di persone.

«Assistere alla cerimonia è stato incredibile, un grande onore, ma quella sera avevi davvero l’impressione di essere al matrimonio di un’amica. Eravamo un gruppetto fidato. Molti di noi si conoscevano o erano entrati in contatto nell’ultimo anno e mezzo. È stato diverso, punto e basta» dichiara un’ospite. «Il gusto [degli sposi] emergeva da ogni dettaglio. Si riconosceva ogni singola cosa che avevano scelto amorevolmente. Noi ragazze continuavamo a dire: “Oh, questo è tipico di Meg”.»

Tuttavia il menu biologico a chilometro zero – preparato dalla chef stellata Clare Smyth (che a sua volta strinse una salda amicizia con Meghan) e a base di piatti come pollo arrosto con salvia e cipolle, allevato per sessantaquattro giorni nella fattoria Creedy Carver, nel Devon – fu opera del principe Carlo.

Mentre i camerieri servivano le prime tre portate, William iniziò il suo discorso. Ricordando l’imbarazzante imitazione che Harry aveva fatto delle telefonate smancerose tra lui e Kate durante il fidanzamento, giurò che la vendetta sarebbe stata dolce ora che era il testimone di suo fratello.

Per mettere a disagio Harry, William cedette il microfono a «dono di Dio, Charlesworth», il nomignolo che i principi avevano dato a Charlie van Straubenzee, loro ex compagno di collegio.

Dirigente di una società di gestione d’investimenti e membro storico della cerchia interna di Harry, Charlie scelse quell’occasione elegante per rivangare i vecchi ricordi di scuola.

«Volevo soltanto le coccole della mamma» disse del primo incontro con Harry alla Ludgrove School, dove il principe si era visto assegnare il ruolo di controllore del dormitorio. «Invece Harry mi ha rubato l’orsacchiotto e l’ha gettato fuori, sul tetto. Signore e signori, vi chiedo una cosa: come si può mettere a capo di un dormitorio una persona che si comporta peggio di tutto il dormitorio messo insieme?»

Sfottendo il perenne rifiuto «del nostro principe biondo ramato» di ammettere il colore dei propri capelli, Charlie rivelò che spesso, da ragazzo, Harry aveva odiato gli altri rossi senza riconoscere che era uno di loro. Poi ricordò la sua tendenza a cadere da cavallo mentre giocava a polo, generalmente perché durante le partite era in preda ai postumi di una sbornia. Dopo aver fatto le sue battute sarcastiche (tra cui un accenno alle bravate giovanili dello sposo), Charlie si commosse quando parlò non solo della sofferenza di Harry dopo la morte di sua madre, ma anche di come avesse sconfitto la rabbia e la depressione.

Diana sarebbe stata molto felice e orgogliosa che suo figlio avesse trovato l’amore con una donna così straordinaria, aggiunse Charlie, e sarebbe stata entusiasta all’idea che iniziassero una vita insieme. Meghan, concluse, era la moglie perfetta per il suo caro amico, e le era molto grato per avergli regalato la felicità.

Sopraffatto dalle emozioni, Harry prese il microfono per ringraziare ancora una volta tutti coloro che avevano reso possibile quella giornata. Un grazie andò a Carlo per il suo profondo affetto e per l’aiuto con l’organizzazione dell’evento. Carlo, che pagò gran parte del ricevimento serale, avrebbe poi commentato in tono scherzoso che ormai il budget era «andato a farsi benedire». Harry espresse la sua riconoscenza anche alla suocera, per aver cresciuto «una figlia meravigliosa, mia moglie», una frase che scatenò un enorme applauso. Infine si rivolse alla sposa: «Le parole non possono esprimere quanto mi senta fortunato ad avere una moglie tanto magnifica al mio fianco».

Poi, come era trapelato da alcune indiscrezioni, anche Meghan fece un discorso.

Era la prima volta che una sposa reale prendeva una simile iniziativa, rafforzando così l’idea che questa americana non fosse una duchessa come le altre.

«Non si sentiva volare una mosca» racconta una confidente, secondo cui il discorso fu un momento indimenticabile anche per gli americani.

«Dopo aver taciuto per tutto quel tempo, avere uno spazio sicuro in cui pronunciare delle osservazioni sincere è stato davvero speciale» aggiunge la fonte. «Al campus, in TV o lottando per la responsabilizzazione delle donne, [Meghan] fa sentire la propria voce da anni. E non l’ha mai rinnegato. Ha un profondo rispetto per la tradizione, per la famiglia e l’istituzione di cui è entrata a far parte. Ma è semplicemente uno stile di vita diverso. Ci era mancato sentirla parlare.»

A quanto pare, la nostalgia era reciproca, perché Meghan esordì ridendo: «So che è passato un po’ di tempo dall’ultima volta».

Ringraziò la regina per averla accolta affettuosamente nel clan fin dal principio, Carlo per averla accompagnata all’altare e per aver aiutato sua madre a muoversi in un mondo sconosciuto, e anche Doria per averle offerto sostegno e consigli saggi. La maggior parte degli elogi, tuttavia, andarono a Harry, il principe che era entrato nella sua vita per caso e che continuava a superare ogni sua aspettativa.

Tutti i suoi amici americani fischiarono e applaudirono.

«Ecco la nostra Meg» osservò la confidente. «Riesce a stabilire un legame con tutti.»

Dopo i discorsi commoventi arrivò un intermezzo comico con James Corden, il conduttore di Late Late Show, che andò al centro del tendone travestito da Enrico VIII. Sua moglie Julia, un’amica di Meghan, finse di inorridire.

«Vostre Altezze, signore e signori, non avevo idea di come vestirmi per un matrimonio reale» disse Corden, che indossava persino la giubba e la calzamaglia dei Tudor, «così ho consultato il manuale di etichetta e ho trovato questo costume. Spero di aver azzeccato.»

Dopo che ebbe finito il numero – compresa una battuta riguardo a cosa rivelasse l’uso di un tendone sulle dimensioni del castello di Windsor –, gli ospiti, seguendo le indicazioni di Harry, cominciarono a festeggiare.

Per il primo ballo, la coppia scelse I’m in Love di Wilson Pickett, cantante soul degli anni Sessanta. Seguirono altri classici del soul, come My Girl dei Temptations e Soul Man di Sam & Dave, suonati da una band di dodici musicisti degli Stati Uniti meridionali. Poi fu il turno di Sam Totolee, detto «DJ to the Stars», che aveva debuttato nelle discoteche di Ibiza e si era esibito a eventi privati per celebrità come Puff Daddy, Elon Musk e alle nozze di Pippa Middleton nel 2017. Come richiesto da Harry, mise su un brano dance dopo l’altro.

Sam si fermò solo per permettere a Idris Elba di sostituirlo per un’ora. Come l’attore, che aveva legato con il principe dando una mano durante un’edizione degli Invictus Games, dichiarò su Elle: «Un giorno mi ha detto: “Hai impegni per questa data [delle nozze]?”. “Mmh, no” ho risposto. E lui: “Ti andrebbe a) di venire alla cerimonia e b) di fare il DJ durante il ricevimento?”. E io: “No… anzi, sì! Certo che mi va!”».

La martellante musica hip hop e house per cui Harry andava matto quando aveva vent’anni (il volume era così alto da essere udibile in tutti e cinque gli ettari di Windsor) o i cocktail a tema drink del mondo non riuscirono a coinvolgere abbastanza gli invitati nello spirito della festa, ma George Clooney diede il suo contributo. Attirando le persone verso il bar, fece ridere tutti quando cominciò a offrire bicchierini di tequila Casamigos, il brand di cui è cofondatore. «Volevo assicurarmi che tutti si divertissero» ricorda l’attore.

Alle ventitré fu il momento del gran finale. Mentre i camerieri servivano piccoli canapè assieme ai cocktail Harry ti presento Meghan, a base di zenzero e rum, altri membri dello staff corsero a cercare delle corde per allontanare i cigni dal lago. Poi gli ospiti furono invitati a uscire per un magnifico spettacolo pirotecnico.

Stringendo la mano di suo marito, Meghan fissò il cielo. Il futuro era lì davanti, luminoso e brillante come i fuochi d’artificio che sfavillavano nell’aria. Le nozze furono il coronamento di un viaggio unico, intrapreso da una coppia che aveva superato diverse difficoltà per arrivare fin lì. Ma all’orizzonte si profilavano nuovi ostacoli.

9 «Il mio dono è la mia canzone, e questa è per te.» (N.d.R.)

10 Decorativo copricapo femminile indossato nelle occasioni formali. (N.d.R.)