Cieco da trent’anni. E guida il motocarro

Nel febbraio 2008 i carabinieri di La Spezia fermano un uomo alla guida di un’Ape. «Patente e libretto» chiedono. «Non ci vuole la patente per guidare l’Ape» risponde lui. «Adesso sì» replicano i militari. «Ai miei tempi non serviva.» «Le norme sono cambiate.» «Non lo sapevo. E comunque la patente non ce l’ho.» «Allora le dobbiamo fare la multa.» «La multa?» L’anziano con l’Ape appare molto agitato. S’infuria, si agita, quasi barcolla. «Si sente bene?» chiedono i carabinieri. «Così così. Non lo vedete? Sono un povero pensionato, invalido per di più…»

I carabinieri s’insospettiscono. Un invalido? Che tipo di invalidità? E perché tanta agitazione? Tornano in caserma, fanno una piccola ricerca. Ed ecco che salta fuori la sorpresa: l’uomo fermato alla guida dell’Ape si chiama G.P., ha 72 anni, è spezzino, ex dipendente dell’Inps, e ha una pensione di invalidità (400 euro circa) con tanto di assegno di accompagnamento (altri 800 euro) in quanto «cieco assoluto». Fra l’altro è una pensione che incassa regolarmente dal 1977, quindi da più di trent’anni. Trent’anni in cui ha scorrazzato per i pendii della Liguria senza sbagliare una curva, andando a raccoglier frasche e castagne nei boschi, zappando un piccolo orto e facendo altri lavori manuali. E magari ammirando gli splendidi paesaggi delle Cinque Terre, con il nitore che gli deriva dall’essere, burocraticamente parlando, del tutto orbo.

Agli uomini dell’Arma, ça va sans dire, la storia non piace nemmeno un po’. Considerata la materia, ci vogliono vedere chiaro. Così G.P. viene seguito e fotografato. Quindi denunciato per truffa aggravata e continuata (trent’anni!) ai danni dello Stato. Gli chiedono di restituire 300.000 euro. «Ma io sono solo un povero cristo» dice il tapino mettendosi a piangere. Gli domandano come sia riuscito a mantenere a lungo il segreto della finta cecità, e lui risponde con un filo di voce: «Ma io ci vedo pochissimo davvero». Però usa l’Ape… «Sì, ma solo per piccoli spostamenti…» E quindi, siccome sono piccoli spostamenti, la vista magicamente ritorna? «Proprio così.» Che strano: chi l’avrebbe detto che anche le diottrie vanno e vengono secondo le indicazioni del TomTom…

Il nostro G.P., d’altra parte, si può consolare per il fatto di essere in buona compagnia. (Oddio, proprio buona no: diciamo abbondante compagnia.) Di falsi ciechi, infatti, sono pieni gli archivi. Purtroppo. Nell’agosto 2010, per esempio, a Milano ne vengono arrestati due: uno aveva appena superato l’esame di guida, l’altro spacciava droga. Entrambi risultavano, ai fini previdenziali, completamente accecati. Pochi giorni prima, a Montesilvano, in provincia di Pescara, un altro invalido permanente per cecità totale era stato beccato mentre si stava facendo indicare la strada su una cartina. Prima ancora, maggio 2010, Napoli: viene filmato un quarantasettenne, cieco riconosciuto fin dal 1996, mentre legge il giornale e porta a passeggio un bimbo in mezzo al traffico del centro città. A Padova, sempre nel maggio 2010, è stato addirittura il figlio a denunciare il padre: «Caro giudice, papà è un finto invalido: prende la pensione per un presunto difetto totale di vista. Ma ci vede benissimo…». Sempre meglio di quell’altro «non vedente» fermato a Perugia mentre faceva un pericoloso sorpasso in auto. «Come fa a guidare così? Lei non è cieco…» «Lo ero fino a qualche giorno fa. Ma poi sono stato a Lourdes e sono guarito…»

Miracoli d’Italia. Orbi che guidano, orbi che prendono la mira. Orbi che vedono più lontano di un’aquila e che fanno lo slalom sulla neve e tra le accuse. O che diventano ottimi istruttori di nuoto, come la ventottenne di Conegliano Veneto denunciata nel febbraio 2011. Sono 55.000 le persone che, secondo i registri dell’Inps, incassano ogni mese l’assegno di invalidità in quanto «non vedenti totali». La guardia di finanza ogni tanto prova a fare qualche verifica a tappeto. E viene fuori ogni sorta di abuso: c’è il cieco pescato al centro commerciale mentre gioca a videopoker; quello che va a sparare al poligono di tiro (e con buona mira, pare); quello accusato di rapina e stupro, il cieco cacciatore di cinghiali e perfino il cieco bracconiere che piazza tagliole in una zona protetta della Toscana. Volendo togliersi uno sfizio, una volta i militari hanno convocato nella loro sede uno di questi presunti invalidi. Quello arrivò in caserma guidando la sua automobile. Salì le scale, si sedette alla scrivania. «Può compilare questi moduli?» gli chiesero. E lui, tranquillo: «Ma certo». E può firmare qui? «Ma certo.» Ma scusi, lei non dovrebbe essere cieco? «Solo a intermittenza, signor maresciallo. Come l’albero di Natale…»

Sanguisughe
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