Magistrati: c’è chi arriva a 13.000 euro netti
Ricordate Mario Sossi? Ma sì, proprio lui, «Sossi fascista sei il primo della lista», il numero uno dei rapiti delle Brigate rosse, quello con cui i terroristi iniziarono la pratica dei sequestri in grande stile, tenendo in scacco per oltre un mese lo Stato italiano. Fu sequestrato a Genova il 18 aprile 1974, fu liberato il 23 maggio. Processato nella prigione popolare brigatista da Alberto Franceschini e Mara Cagol, condannato a morte, venne poi graziato in seguito a un’oscura trattativa. Anche le modalità della liberazione suscitarono qualche sospetto: fu rilasciato a Milano e lui, anziché rivolgersi subito alle forze dell’ordine, tornò a casa in treno come un pendolare qualunque. In ogni caso le sue immagini durante il rapimento, quella foto con la faccia smarrita, un maglione troppo grande e dietro le spalle la stella a cinque punte, impressionarono il Paese. E gli estremisti di sinistra nei cortei cantavano: «Era il 18 aprile, le 18 suonate, passarono all’azione le rosse Brigate, a catturare Sossi, il giudice fascista, che dei comunisti era il primo della lista…».
Sossi ha lavorato fino a 74 anni. È andato in pensione il 5 luglio 2006, da allora si occupa di politica: eletto coordinatore per la Liguria di Azione sociale (il partito di Alessandra Mussolini), si è presentato alle europee 2009 per Forza nuova. Nel febbraio 2010 si è fatto notare per un’irruzione nella sala dove avrebbe dovuto parlare donna Assunta Almirante. Le urlò contro: «Forza nuova c’è e vi spaccherà il c…», poi fu portato via dalla polizia. Sul forum del movimento neofascista i giovani camerati da tempo si sperticano in elogi per l’anziano giudice capace di attaccare la vedova Almirante da destra e di battersi con tanto vigore contro i princìpi ormai consunti dello stato liberal-capitalistico. Roba da commuoversi. Ma chissà se qualcuno l’ha mai detto ai giovani camerati che il giudice Sossi, mentre combatte lo Stato liberal-capitalistico, da esso si fa pagare una sontuosa pensione: 13.000 euro netti al mese. Anzi: 13.216,37 per l’esattezza.
Il giudice Sossi, va detto, gode dell’esenzione fiscale che spetta alle vittime del terrorismo. Di fatto non paga tasse sui suoi 158.596 euro lordi annui. Ma l’assegno sarebbe piuttosto alto in ogni caso, anche senza esenzione: oltre 10.000 euro al mese. Più o meno la cifra che incassa ogni mese anche l’ex procuratore capo di Milano, Francesco Saverio Borrelli (153.353 annui). Si fermano invece a livelli inferiori l’ex pretore d’assalto Luciano Infelisi, che è andato in pensione a 61 anni e prende 9098 euro al mese (5536 netti), e l’ex capo dei gip di Roma Renato Squillante, che è andato in pensione nel 1996 e prende 9799 euro (5919 netti). Sono entrambi sopra la media, secondo Stefano Livadiotti, che nel suo libro sull’Ultracasta dei magistrati scrive: «Già nel 2002 l’assegno medio di quiescenza per le toghe era pari a 6000 euro per 13 mensilità e la liquidazione arrivava a 330.226 euro». Il capitolo s’intitola: «Nel mondo dorato di Sua Eccellenza. Le paghe più alte d’Europa. Le pensioni d’oro».
Pensioni d’oro? Non parliamone neanche. Sentendosi messa sotto accusa, l’Associazione nazionale magistrati compila un dossier per smentire, dice lei, i «luoghi comuni». «Quanto alle pensioni, neppure in questo trattamento vi è alcun privilegio o regime particolare salva la facoltà di poter lasciare il servizio a 72 o a 75 anni, invece che a 70» scrive. Ma quello che l’Anm dimentica è che le pensioni d’oro dei magistrati nascono da una duplice combinazione di eventi per loro assai fortunati: a) al vertice della carriera le paghe dei magistrati italiani sono più alte che nel resto d’Europa; b) arrivare al vertice della carriera in Italia è assai più facile che altrove, oseremmo dire che è praticamente garantito.
Per quanto riguarda il punto b), è presto detto: dal 2007 non esiste più lo scatto d’anzianità automatico, ma l’avanzamento di carriera è sottoposto a «valutazioni di professionalità» fatte dal Csm. In concreto, però, non è cambiato nulla: il Csm, infatti, promuove il 99,6 per cento dei candidati valutati. E dunque, come scrive Livadiotti, «il giudice italiano, o pubblico ministero sa con certezza che, se non prende un abbaglio madornale o non si fa sbattere in galera, finirà la sua carriera con il rango di magistrato di cassazione con funzione direttive. Anche se è un brocco ed è rimasto tutta la vita a scartabellare fascicoli nel tribunale di un paesino sperduto, dove il reato più grave è il furto di pecore. Sarebbe come se tutti i giornalisti iniziassero il loro mestiere in cronaca nera sapendo che comunque chiuderanno in bellezza, con lo stipendio e la pensione di direttore del “Corriere della Sera”. Alzi la mano chi non ci metterebbe la firma».
Per quanto riguarda il punto a), per non essere smentiti, prendiamo i dati forniti dal medesimo dossier difensivo dell’Anm, da cui risulta (tavola 92) che gli stipendi lordi dei giudici della Corte di cassazione italiana (anno 2006) sono pari a 122.279 euro l’anno, molto più della Germania (86.478), della Francia (105.317), della Spagna (115.498) per non dire del Portogallo (80.478), della Grecia (73.716) o della Russia (35.220).
Stipendi alti al vertice e carriera assicurata per tutti: il combinato disposto dei due fattori, come direbbe per l’appunto un magistrato, fa sì che tutti gli ex togati abbiano pensioni particolarmente ricche. Senza contare che i loro colleghi amministrativi e contabili (Tar, Consiglio di Stato, Corte dei conti, ecc.) hanno un cursus stipendiorum ancora più rapido e accelerato, e dunque godono di assegni previdenziali persino più abbondanti. Quello che ci vuole per andare poi a fare le pulci ai bilanci degli altri, no? Del resto, che ci volete fare: così va il mondo giudiziario. Uno dei più noti rappresentanti della categoria l’abbiamo già incontrato: è Oscar Luigi Scalfaro, che intasca 4766 euro netti ogni mese come ex giudice, pur avendo svolto il mestiere per 3 anni appena. E un altro, l’ex eroe di Mani pulite Antonio Di Pietro, è addirittura un baby pensionato: infatti riceve un vitalizio dal 1° settembre 1995, cioè da quando aveva 44 anni. Il suo assegno mensile ammonta a 2644,57 euro, 1956 netti, che forse non saranno molti, considerate certe cifre viste in questo capitolo, ma sono sempre quasi cinque volte più della minima. E che si vanno a cumulare, senza alcuna decurtazione, al ricco stipendio da parlamentare. Non male per chi passa le giornate a tuonare contro i privilegi altrui, vero? E se questi due sono gli uomini simbolo…