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Swanny entrò all’ospedale al centro di Parigi, teneva Eden in braccio. Non aveva ancora ripreso conoscenza da quando gli aveva detto che l’amava, era terrorizzato. Chi poteva sapere cos’altro avesse subito? E lui non era riuscito ancora a metterla giù abbastanza a lungo da controllare il resto del suo corpo, per vedere se avesse altre ferite.
Gli sanguinava il cuore per Eden. Era così sopraffatto dal dolore e dai sensi di colpa che quasi non riusciva a stare composto. Ma doveva essere forte per Eden. Doveva assicurarsi che avesse le cure di cui aveva tanto bisogno. A qualsiasi costo. Avrebbe usato la sua pensione e i suoi investimenti per pagare se fosse stato necessario.
Un’infermiera sconvolta gli andò in contro e, grazie a dio, Edge era con lui perché l’infermiera non parlava una parola di inglese.
«Voglio che abbia le cure migliori» disse Swanny con la voce tagliente. «E voglio che sia convocato il miglior chirurgo plastico per rimediare ai danni che ha riportato al viso. Non accetterò nulla di meno.»
Edge e l’infermiera iniziarono a parlare immediatamente e poi l’infermiera spalancò gli occhi, prese subito il telefono e parlò rapidamente.
«Cosa cazzo le hai detto?» chiese Swanny.
E perché cazzo non l’avevano ancora riportata? Aveva bisogno di cure, subito. Una radiografia e un esame approfondito di tutto il corpo per verificare di aver notato tutte le ferite. Pregava con tutte le sue forze che le ferite più gravi fossero quelle al viso, ma non aveva modo di sapere esattamente che cosa avesse subìto e ne era terrorizzato. Voleva un referto. Voleva calmarsi, anche se la preoccupazione per quei tagli superava ogni cosa. Ma finché era in vita, finché non aveva ferite gravi, finché non era in pericolo di vita, l’avrebbe potuto affrontare. Non importava il suo aspetto, l’amava. Amava lei. Non gliene fregava un cazzo delle cicatrici, ma non avrebbe permesso che provasse quel tipo di dolore, che si ricordasse continuamente dell’incubo che aveva vissuto per tutta la vita. Sapeva fin troppo bene cosa significasse e se ne avesse avuto il potere, si sarebbe assicurato che Eden non dovesse mai provarlo.
«Gli ho spiegato semplicemente chi è Eden e che era necessaria la presenza del chirurgo plastico migliore in assoluto del Paese. Adesso è al telefono per chiamare il miglior chirurgo plastico per vedere se può venire subito.»
Qualche istante dopo l’infermiera riagganciò e si affrettò a raggiungere Swanny e Eden. Poi parlò velocemente con Edge, guardando Swanny mentre parlava.
«Cosa?» chiese Swanny. Odiava quella barriera linguistica. Voleva sapere esattamente cosa stesse succedendo con Eden.
«Vuole sapere che relazione c’è tra te e Eden e se hai l’autorizzazione per garantire il permesso alle procedure chirurgiche.»
«Dille che sono suo marito, cazzo, e che sarò l’unico autorizzato a dare il permesso per le procedure mediche e voglio sapere esattamente cosa succede in ogni fase del processo.»
Edge riferì la risposta di Swanny e l’infermiera sembrava più calma dopo aver avuto la spiegazione. Poi fece segno a Swanny di seguirla. Sapendo che avrebbe avuto bisogno di Edge, nonostante volesse avere Eden tutta per sé, fece segno a Edge di seguirlo.
L’infermiera la fece entrare velocemente in un cubicolo privato e poi spiegò a Edge che in attesa del chirurgo plastico le avrebbero fatto un check-up medico completo, inclusa una radiografia, e che avrebbero preparato e pulito le ferite sul viso in modo che all’arrivo del chirurgo avrebbero potuto portarla subito in sala operatoria.
«Dille solo che io non mi muovo» disse Swanny, intestardito. «Dille che non provi neanche a farmi uscire perché distruggerò l’ospedale a costo di raggiungerla.»
Sulle labbra di Edge si formò un sorriso mentre traduceva la minaccia di Swanny. L’infermiera spalancò gli occhi e fece subito un passo indietro come se il tono e l’espressione di Swanny l’avessero profondamente intimidita. Poi annuì e gli disse di far sdraiare Eden sulla barella.
Swanny era riluttante, non voleva lasciarla neanche un secondo, ma la sistemò sul lettino controvoglia e fece un passo indietro per lasciare che i medici facessero il loro lavoro. Ma si assicurò di essere abbastanza vicino e fece restare Edge in modo che traducesse, perché non voleva perdere neanche una parola.
Rimase in piedi con le braccia conserte, il suo sguardo non lasciò mai Eden mentre i medici correvano avanti e indietro, facendo le loro valutazioni. La rabbia di Swanny aumentò soltanto quando le tolsero i vestiti e vide tutti i lividi che aveva sul costato e in corrispondenza dei reni.
Chiuse le dita in un pugno, la tensione lo irrigidiva in modo visibile. Il nervosismo di Swanny si estese ai medici e si assicurarono di informare Edge di ogni scoperta e gli comunicarono che avrebbero portato un radiografo portatile per evitare di spostarla.
Swanny annuì in approvazione ma la sua espressione rimase cupa. Continuava a controllare l’orologio, aspettava l’arrivo di quel cazzo di chirurgo. Non voleva che Eden si svegliasse e vedesse il suo viso conciato in quel modo, anche se avrebbe visto le bende. Avrebbe saputo che c’erano dei tagli. Ma sarebbe morto piuttosto che lasciare che soffrisse come lui, e nemmeno voleva che avesse un ricordo permanente di un’esperienza così terribile. Non gliene fregava un cazzo di non avere legalmente il diritto di prendere decisioni mediche per suo conto, si sarebbe battuto contro chiunque si fosse opposto alle sue decisioni.
A un certo punto sembrava che si fosse mossa e Swanny si concentrò subito su di lei. Abbaiò a Edge di riferire un ordine alle infermiere. Voleva che la sedassero fino al momento di entrare in sala operatoria. Non avrebbe mai permesso che si svegliasse e che vedesse l’orrore che le era successo. Non finché non sarebbe stato sicuro di averle dato le cure migliori e che i tagli sul suo viso fossero sistemati e che sarebbero guariti senza lasciare tracce.
Un’ora dopo piombò un medico in abiti normali. Andò subito accanto a Eden e tolse le medicazioni che aveva sul viso. La studiò a lungo, mormorando tra sé e sé mentre completava l’esame.
Swanny non riusciva a stare fermo per l’impazienza, aspettava che il chirurgo gli dicesse qualsiasi cosa. Ma soprattutto se sarebbe riuscito a porre rimedio a quei danni.
Finalmente si girò verso Edge e Swanny. Swanny fu enormemente sollevato sentendolo parlare un inglese impeccabile.
«Siamo fortunati, i tagli sul volto della signorina Sinclair non sono profondi. Non penso che ci siano tessuti danneggiati. I tagli sono molto precisi, non irregolari. Penso che sia stato usato un bisturi per infliggere i tagli, e questo sicuramente facilita il mio lavoro.»
«Grazie a dio» sussurrò Swanny.
«La preparano per l’intervento e io vado a lavarmi e cambiarmi, l’aspetterò in sala operatoria. Aspettatevi che la portino via entro un’ora, ovviamente faremo sì che sia a suo agio per tutto il tempo.»
Swanny porse la mano per stringere quella del dottore. «Lo apprezzo. Grazie per essere venuto così velocemente. È molto importante per me.»
«Nessun problema. So benissimo chi è la signorina Sinclair e che ha impreziosito le copertine di tante riviste. Sarà la mia priorità assoluta, e un mio grande piacere assicurarmi che non rimanga alcuna cicatrice. Sono molto bravo nel mio lavoro» disse il dottore in tono serio. «Non ho ragione di credere che l’intervento non riesca al cento percento. Ci vorrà tempo perché si riprenda, ovviamente. Non potrà tornare subito a lavorare, e probabilmente avrà bisogno di altre cure. Ci vorrà un po’, ma la mia opinione professionale è che i danni possano essere corretti.»
«Non alzerà neanche un dito» disse Swanny bruscamente. «E non dovrà affrontare quelle cure aggiuntive da sola. Mi assicurerò che abbia qualsiasi cosa di cui avrà bisogno o che vorrà a sua disposizione.»
Il chirurgo si affrettò a uscire e nel giro di pochi istanti le infermiere tornarono e iniziarono a prepararla per l’intervento. Dopo qualche minuto una delle infermiere si girò verso Edge, era dispiaciuta, il suo sguardo era rivolto anche a Swanny.
«La portiamo in sala operatoria per finire di prepararla. Dobbiamo assicurarci di essere in un ambiente sterile. So che sarà difficile non vederla e non stare con lei, ma vi prometto che è in ottime mani. Se aspetterete nella sala di attesa della sala operatoria, vi aggiorneremo costantemente e quando sarà portata in stanza potrete vederla.»
Swanny emise un respiro strozzato, colto dalla paura e dal sollievo. E se l’intervento non fosse andato a buon fine? Eden non era di certo vanitosa. Ma non avrebbe mai permesso che soffrisse come lui per via delle cicatrici sul viso. Il suo viso e il suo corpo erano la sua carriera e non voleva che dovesse smettere prima del previsto. Voleva che avesse la possibilità di scegliere, anche se quelle scelte l’avrebbero portata in una direzione diversa dalla sua.
«Dài, amico» disse Edge in tono tranquillo, mettendogli una mano sulla spalla. «Andiamo dagli altri e poi spostiamoci nella sala d’attesa. Sono sicuro che Eddie e i suoi fratelli siano già in volo per raggiungerci. Vorranno sapere tutto.»
Swanny annuì e controvoglia si lasciò portare via dalla stanza di Eden. Andarono nella sala d’attesa del reparto delle emergenze, dove gli altri erano già seduti. Hancock si alzò in piedi, la preoccupazione era insidiata in ogni ruga del suo viso.
Prima che potessero chiedere qualsiasi cosa, Swanny li aggiornò sulla situazione. Hancock imprecò e sbatté il pugno su una delle sedie davanti a lui.
«È colpa mia» disse in preda alla rabbia. «Ho ucciso la persona sbagliata.»
«Nessuno di noi stava cercando la sorella» disse Joe in tono tranquillo. «Ci avevano detto che sia la madre che la figlia erano morte nella missione capitanata da Eddie che era andata a puttane. Aveva senso concentrarsi sul fratello dopo la minaccia ricevuta da Eddie. Anche noi abbiamo le nostre colpe per averlo scoperto solo quando era troppo tardi. Abbiamo preso per buone le parole di Eddie dato che è successo tutto molti anni fa, ma avremmo dovuto fare ricerche approfondite sulla situazione e ampliare il nostro raggio di azione oltre al figlio.»
Ma non importava di chi fosse la colpa, Swanny sapeva, dentro di sé, di essere lui l’unico responsabile del rapimento di Eden e della sua tortura. Non avrebbe mai dovuto lasciarla. Avrebbe dovuto insistere per restare con lei tutto il tempo. La rapitrice che si fingeva una cameriera non sarebbe mai riuscita ad attraversare la porta della suite di Eden se Swanny fosse stato lì.
Era un rimorso con cui avrebbe dovuto convivere per tutta la vita.