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Sam Kelly rispose subito al telefono criptato, ansioso di sentire il resoconto di Steele o Rio. Dopo ciò che era successo a Parigi, Sam era più deciso che mai a usare qualsiasi risorsa avesse a disposizione per liberare Eden della minaccia che la perseguitava.

«Sam» disse lui velocemente.

«Sono Steele» rispose subito. «Qualcuno è arrivato a Sanchez prima di noi e dio, è un massacro. Sono tutti morti. Sanchez, i suoi uomini. Hanno devastato tutto. È un gran macello.»

«Maledetto Hancock!» imprecò Sam. «Avrei dovuto immaginarlo dopo che si è presentato a Parigi ed è immediatamente sparito dalla circolazione. Sono sicuro al cento percento che ci sia lui dietro questa faccenda. È molto legato a Eden e alla sua famiglia, ed è proprio da lui gestire le cose personalmente ed eliminare qualsiasi minaccia ci sia nei confronti di chi considera parte della sua famiglia.»

«Be’, ci ha messi nella merda con le informazioni» disse Steele, ovviamente incazzato quanto Sam. «La mia squadra esaminerà tutto per capire cosa riusciamo a scoprire, almeno, ma temo che Hancock abbia preso qualsiasi cosa potesse essere pertinente alla nostra indagine. Cosa vuoi che facciamo, capo?»

«Continuate la perlustrazione» rispose Sam brevemente. «Chiamo Rio e gli dico di fermarsi. Poi chiamo Nathan e Joe. Gli riferirò gli aggiornamenti. Se Sanchez ha assunto un assassino, scoprirà velocemente che non verrà pagato quindi penso che potranno respirare un po’. Gli dirò di continuare a proteggerla finché non sarà finito il servizio, ma potranno rilassarsi un po’. Eden dovrebbe sentirsi molto più leggera sapendo che è tutto finito.»

«Perfetto» disse Steele. «Ti faremo sapere se scopriamo qualcosa, poi ce ne andiamo e torniamo a casa se non ti serve altro.»

«La situazione è tranquilla adesso» rispose Sam. «Dobbiamo occuparci soltanto della protezione di Eden, ma ti farò sapere in caso di cambiamenti. So che non vedi l’ora di tornare da Maren e Olivia.»

Ci fu una pausa e poi Steele rispose bruscamente: «Sì. Ma porteremo a termine il lavoro e ti aggiorneremo su qualsiasi ritrovamento.»

Sam chiuse la chiamata e fece un respiro profondo. Maledetto Hancock. A volte sembrava che non potessero fare un passo senza inciampare su di lui. Sbucava sempre dal nulla e non sapevano mai da che parte stesse, anche se aveva salvato Maren, la moglie di Steele, mettendosi in grave pericolo.

Scosse la testa. Chi immaginava che Hancock avesse davvero dei legami con qualcuno? Era più una macchina che un uomo. Sapere che Eden e suo padre e i suoi fratelli fossero famiglia per lui era stato uno shock perché Hancock era senza dubbio un lupo solitario. Stava sempre sulle sue e non rispondeva mai a nessuno. Era decisamente un jolly. Qualcuno di cui Sam non si fidava mai, a prescindere dalle circostanze.

Non si fidava molto di Hancock, non importava che fosse stato d’aiuto alla causa della kgi in passato. E Sam non era abbastanza illuso da pensare che Hancock li avesse aiutati per bontà di cuore. Quell’uomo aveva sempre un motivo, per ogni mossa che faceva.

Scosse la testa, chiamò Joe e gli riferì le novità. Dopo aver sentito Joe mormorare le stesse imprecazioni che aveva pronunciato Sam stesso quando aveva ricevuto la notizia riagganciarono, concludendo la conversazione con l’avvertimento di Sam: anche se potevano rilassarsi, non dovevano abbassare la guardia completamente e dovevano gestire la situazione come se ci fosse ancora una minaccia verso Eden.

Avevano poco tempo prima che Eden finisse il lavoro e tornasse a casa. A quel punto, la kgi avrebbe finito, avrebbe incassato il pagamento e aggiunto agli archivi una missione compiuta.