10

Quando atterrarono a Parigi fecero scendere Eden velocemente dall’aereo per poi farla salire subito su una berlina Mercedes blindata. Non fece nemmeno in tempo a guardarsi attorno che era già sul sedile posteriore, tra Swanny e Skylar. Edge si sedette davanti insieme all’autista, mentre Nathan e Joe presero un’altra macchina, che faceva strada verso l’hotel in cui avrebbe alloggiato Eden.

Aveva solo quel giorno per orientarsi un attimo e riposarsi, perché la mattina successiva sarebbe iniziato il servizio, i suoi programmi erano molto serrati e si sarebbero conclusi con una festa d’inaugurazione formale organizzata da Aria alla fine del servizio.

Arrivarono con l’auto all’ingresso posteriore dell’hotel di lusso e Swanny le disse di rimanere seduta finché lui e gli altri non sarebbero stati in posizione. Quando finalmente scese, i cinque membri della kgi formarono una corazza stretta intorno a lei e si affrettarono a farla entrare.

Joe andò alla reception per fare il check-in e Eden pensò a come si sarebbero sistemati per dormire, non ne era convinta. Era abituata ad avere una suite tutta per sé, ad avere i suoi spazi. Non divideva i suoi ambienti neanche con Micah o David.

Dover convivere con tutti loro avrebbe interferito con il piano di far entrare Swanny nel suo letto. Alzò gli occhi al cielo mentalmente e scosse la testa. Avrebbe dovuto preoccuparsi di più per la sua sicurezza e invece i suoi pensieri erano tutti concentrati su come sedurre Swanny e sulla possibilità di avere la privacy che voleva.

Al ritorno di Joe iniziarono a salire le scale e quando arrivarono al piano giusto, lei esitò e si girò per guardare Joe, dato che aveva in mano le tessere chiave.

«Come siamo organizzati?» chiese lei. «Voglio dire, chi dorme dove?»

«Skylar dividerà una suite con due camere da letto con te. Noi altri ci sistemeremo nelle altre due camere accanto alla tua suite.»

Eden esitò, non era sicura di come dire ciò che pensava senza sembrare stronza o smascherarsi.

«Preferirei non condividere la mia stanza» disse a bassa voce. «È che ho un sacco di cose e non voglio disturbare nessuno...»

Si fermò, sapeva di essere patetica.

Joe assunse un’espressione accigliata e lui e i suoi compagni si guardarono velocemente. Ovviamente sapevano che non avrebbe voluto condividere la stanza con loro.

«È una suite con due camere da letto, vero?» chiese velocemente, prendendo coraggio. Il suo viso era in fiamme, lo sapeva, ma doveva essere più decisa e ferma.

Joe annuì.

«Allora voglio che Swanny stia nell’altra camera, nella mia suite» ammise.

Skylar nascose un sorriso, ma guardò Eden con fare comprensivo e, stranamente, a Eden sembrò proprio di vedere negli occhi di Skylar incoraggiamento e spirito di cameratismo.

«Io e Edge divideremo la stanza» intervenne Skylar. «Non posso certo dire che non siamo abituati a vivere insieme. Così tu e Nathan potrete dividere l’altra stanza» disse rivolgendosi a Joe.

Swanny sembrava sconvolto e lei non poteva biasimarlo dato che nessuno lo aveva coinvolto nella decisione.

«Mi sentirei più a mio agio con lui» disse Eden, cercando di non cedere alla forte sensazione d’imbarazzo che le pesava sul petto.

«Swanny?» chiese Joe, guardando il suo compagno di squadra.

Eden evitò di guardare gli altri, non voleva vedere le loro espressioni. Fissava Swanny, pregandolo con lo sguardo di non rifiutarla. Non aveva mentito. Era vero, si sarebbe sentita più a suo agio con lui.

«Va bene» disse infine Swanny. «Che stia da sola non è un’opzione.»

Eden abbassò le spalle per il sollievo.

Joe diede una tessera chiave a lei e una a Swanny. «Saremo nelle stanze accanto, Eden, e che sia chiaro: non puoi uscire da questa stanza senza uno di noi. Per nessun motivo. Dove vai tu, andremo anche noi. Punto.»

«Chiaro» disse lei, prendendo la chiave.

Entrò nella sua suite seguita da Swanny. Il suo bagaglio era già lì ad aspettare nella sala. Swanny alzò le sopracciglia.

«Ma è un sacco di roba per così pochi giorni.»

Lei rise. «Fa parte del gioco. Una valigia contiene solo prodotti per la cura dei capelli e della pelle.»

Lui guardò la sua grossa sacca da viaggio. «Direi che io viaggio più leggero.»

Spalancò gli occhi, si era ricordata di una cosa. «Oddio. La festa di inaugurazione. Se dovrete venire con me, e penso che sia così, dato che Joe ha detto che non posso muovermi senza di voi, avrete bisogno di uno smoking. O almeno un completo elegante. È una cosa importantissima. Una festa sfarzosa ed elegante. Dovrete passare inosservati.»

Era divertita dallo sguardo di Swanny, sembrava un cervo illuminato dai fari di una macchina.

«Uno smoking?» gracchiò.

Lei annuì solennemente, cercando di rimanere seria. «Dovrò portarvi a fare shopping e rifarvi il look. Sarà divertente.»

«Divertente» mormorò, come se fosse l’ultima parola che avrebbe usato per descrivere la situazione.

«Quindi... be’, sono stata troppo esplicita sul fatto che ti volessi qui con me?» chiese lei, esitante.

Lui alzò un angolo della bocca, facendo quel suo mezzo sorriso, e i suoi occhi brillarono di divertimento. Almeno non sembrava infastidito.

«Diciamo che Joe e Edge adesso saranno due stronzi molto gelosi. Nathan è felicemente sposato, quindi lui non lo considero.»

«Quindi, in poche parole, sì, sono stata esplicita» mormorò.

«Non m’interessa» disse lui tranquillamente. «Mi piacciono le persone dirette. È bello sapere cosa pensano gli altri.»

«E sai cosa penso di te?» sussurrò, guardandolo in quegli occhi ammalianti.

Si schiarì la gola. «Penso di sì.»

«Allora, cosa penso di te?» disse lei tranquillamente.

«Non posso dire di aver mai avuto una conversazione simile con una donna» rispose mestamente. «Dammi tregua. Tu... tutta questa cosa è fuori dalla mia portata.»

«Ma non hai risposto alla mia domanda» disse con fermezza. «Senti, Swanny, se non t’interesso, dimmelo e basta. Sono adulta. Posso sopportarlo. Non sono una tipa romantica e timida nelle relazioni. Mio padre ha sempre detto che sono una di quelle persone che prendono il toro per le corna e penso che abbia ragione. Preferisco sapere adesso se la mia attrazione è corrisposta, così evito di continuare a mettermi in ridicolo.»

Lui accorciò le distanze tra loro e la tirò a sé con impeto. Le prese la mano e la guidò verso il suo inguine affinché potesse sentire la sua erezione.

«Ti sembra che non sia attratto da te?» chiese bruscamente.

Lei si leccò le labbra nervosamente ma lasciò la mano lì dov’era, accarezzando delicatamente il tessuto che copriva la cerniera.

«Gesù, Eden, devi smetterla. Sta diventando fastidioso.»

«Quando avremo parlato di cosa pensi di me» mormorò lei.

«Cosa vuoi da me esattamente?» chiese lui secco. «Sono una distrazione per te? Qualcosa con cui divertirti per qualche giorno e poi passare al prossimo?»

Il dolore le pervase il petto e si ritrasse, mantenendo un’espressione composta. Era abituata a posare davanti all’obiettivo facendo qualsiasi espressione e simulando qualsiasi emozione le chiedesse il fotografo. L’ultima cosa che voleva era che lui si accorgesse di averla ferita con quella frase piena di frustrazione. Cosa pensava di lei, per aver detto una cosa simile? Ma lei non gli aveva dato alcun motivo per pensare che non fosse esattamente come pensava. Una donna viziata e annoiata in cerca di un po’ di divertimento e niente di più.

«Gesù, Eden. Scusa» disse Swanny con il volto pervaso dal rimorso. «Non volevo ferirti.»

E meno male che era rimasta composta.

«Non preoccuparti» disse lei a bassa voce, orgogliosa del fatto che la sua voce non l’avesse tradita tremolando. «Capisco perfettamente, davvero. Non serve insistere. Adesso scusami, devo disfare le valigie. Ho un sacco di cose da fare entro domattina. Magari dopo chiamiamo il servizio in camera per mangiare.»

Prima che lui potesse rispondere lei si girò, prese una delle sue valigie e la trascinò verso una delle camere.

Lui imprecò e la chiamò, ma lei lo ignorò chiudendosi la porta alle spalle. Sarebbe tornata a prendere il resto delle sue cose più tardi. In quel momento voleva soltanto un bel bagno caldo e leccarsi le ferite.

Swanny la guardò andare via e si sentì impotente. Aveva proprio rovinato tutto. Ma era sorpreso dal fatto che Eden fosse attratta da lui. Che lo considerasse bello, cazzo.

Si passò una mano tra i capelli, agitato, e guardò le valigie ancora allineate al centro della sala. Avrebbe dovuto portarle nella sua camera, ma probabilmente aveva chiuso la porta a chiave.

Il dolore che aveva visto nei suoi occhi, solo per un momento, prima che il suo volto diventasse privo di qualsiasi espressione, lo faceva sentire come se avesse dato un calcio a un cucciolo. La maggior parte degli uomini poteva soltanto sognare di vedere una donna come Eden buttarsi tra le loro braccia. Ma le donne non si buttavano tra le sue braccia e non riusciva a concepire il fatto che Eden volesse proprio lui. Sicuramente c’era un motivo, ma quale?

Sembrava onesta e sincera. Non aveva fatto la sciocca e non ci aveva provato con gli altri. Per qualche motivo aveva puntato su di lui e lui aveva fatto una figura di merda e probabilmente aveva rovinato qualsiasi possibilità potesse avere con lei.

Sospirò e si chinò a raccogliere la sua sacca da viaggio, poi andò nella sua stanza. Lasciò la porta aperta per controllare gli spostamenti di Eden. L’ultima cosa che voleva era che uscisse dalla stanza perché non desiderava più averlo intorno.

Improvvisamente qualcuno bussò alla porta e lui corse fuori dalla stanza, incontrando Eden nel corridoio.

«Resta qui» le ordinò, rimandandola nella sua stanza. «Vado a vedere chi è. Non venire se non te lo dico io.»

Lei tornò indietro, aveva un’espressione tranquilla ma i suoi occhi raccontavano una storia diversa. Cazzo, l’aveva ferita ed era l’ultima cosa che avrebbe voluto. Non era esperto in materia di donne, cazzo. Non aveva idea di cosa fare con Eden. Be’, sapeva cosa avrebbe voluto fare, ma non sapeva come arrivarci... con eleganza. Senza sembrare un toro arrapato.

Una donna come Eden meritava qualcuno che facesse l’amore con lei. Non che la scopasse senza finezza e che facesse finire tutto in due secondi.

Guardò attraverso lo spioncino e vide Skylar in piedi nel corridoio che gli faceva segno di uscire. Non sapendo cosa potesse volere, la seguì fuori e si chiuse la porta alle spalle.

Gli angoli della bocca di Skylar si arricciarono formando un sorrisetto. «Senti, sono qui per salvarti da te stesso. Perché scommetto che avrai già mandato tutto a puttane. Poi potrai ringraziarmi.»

Swanny sospirò. «Non mi serve che tu mi dica quanto ho mandato tutto a puttane.»

«Invece sì» sbottò lei. «Senti, Eden è cotta di te. Penso sia stupendo. È ovvio, non è una di quelle snob odiose che pensano di essere meglio di tutto il resto dell’umanità. È molto interessata a te. E tu invece fai del tuo meglio per mandare tutto a puttane. Non avresti potuto sembrare più schifato quando ti ha chiesto di stare nella sua stanza. Sembrava distrutta.»

A Swanny dava fastidio essere sgridato dalla sua compagna di squadra, ma almeno non era uno dei ragazzi a insultarlo. Skylar aveva un cuore d’oro e lui sapeva di poter contare su di lei, avrebbe tenuto la bocca chiusa.

«Senti» disse lei a bassa voce. «Eden sembra una donna molto speciale. Direi ancora più speciale ai miei occhi perché ha notato che sei un brav’uomo e non si fa intimidire dalle cicatrici che intimidirebbero altre donne, inferiori e più superficiali. E lei è bellissima. Ma oltre a essere bellissima fuori, sembra davvero bella dentro. E questa è la cosa più importante. Quindi non mandare tutto a puttane, Swanny. Ti conosco. Sarai confuso e continuerai a cercare spiegazioni invece di lasciarti andare. Non voglio certo spiegarti che non dobbiamo avere coinvolgimenti con i clienti perché cazzo, i Kelly l’hanno fatto regolarmente. Senza parlare dei nostri stimati capi, Rio e Steele.»

Swanny fece un respiro profondo, imbarazzato per ciò che stava per chiedere a Skylar. «Cosa dovrei fare?» chiese con la voce disperata. «L’ho già ferita insinuando di essere solo una distrazione per lei, una storiella per passare il tempo e che poi mi avrebbe dimenticato una volta finita questa storia.»

Skylar fece una smorfia. «Ahia. Male, Swanny. Nessuna donna vuole sentire queste cose. Direi che è un modus operandi da uomo. Noi donne siamo creature emotive. Fare sesso o fare l’amore, chiamalo come vuoi, per noi significa di più di quanto significhi per gli uomini. Direi che adesso dovrai strisciare un po’.»

«Pensi davvero che voglia me» sbottò lui. «Guardami Skylar. Non sono uno come tanti. Eden è circondata da uomini ben più eleganti e sofisticati di me. Cazzo, mi ha detto che dovremo indossare uno smoking all’inaugurazione e io ho iniziato a sudare freddo.»

Skylar sghignazzò. «Oh sì, vorrò proprio una bella foto.»

«Sii seria per un attimo» la pregò.

«Sì, penso che ti voglia, Swanny» disse Skylar in tono più serio. «Credo sia stata molto chiara, a rischio di mettersi in ridicolo. Non mi sembra una sgualdrina che va a letto con chiunque capiti. La maggior parte degli uomini sarebbe ai suoi piedi solo per essere stati scelti da lei. C’è un motivo particolare per cui per te non è così?»

Si prese un lungo istante per rispondere mentre combatteva con i suoi pensieri. «No» ammise infine. «Non c’è nessun cazzo di motivo. Solo che il sesso occasionale non fa per me.» Era imbarazzato per averlo ammesso davanti a Skylar, ma il suo volto si addolcì, era comprensiva.

«Lo so che non fa per te, Swanny. Ma se pensi che le tue cicatrici ti rendano meno desiderabile agli occhi di una donna, sei un idiota. Vedo benissimo che le donne ti si buttano addosso. Tu, invece, non te ne accorgi. Sei così condizionato dal vedere il male negli altri che non noti mai quando c’è qualcosa di positivo.»

Non sapeva come rispondere. «Non pensi che io sia... brutto?»

Il volto di Skylar si addolcì ancora di più e gli sfiorò la cicatrice che gli deturpava il volto. «Non penso assolutamente che tu sia brutto, Swanny. Anzi, penso che tu sia molto attraente.»

Si aprì la porta e comparve Eden, con uno sguardo confuso sul volto. Poi le sue guance si tinsero di rosso mentre guardava Swanny e Skylar, la mano di Skylar era ancora sulla guancia di Swanny.

«Ehm, scusate se ho interrotto» mormorò.

Sbatté la porta e Swanny imprecò, arrabbiato. «Sembra che non possa fare niente con lei. Adesso penserà che ci sia qualcosa tra noi. Gesù, quando mando tutto a puttane lo faccio proprio bene.»

«Fammi entrare, ci parlo io con lei» disse Skylar. «È una cosa da donne. Glielo spiegherò meglio di quanto possa fare tu. Gli uomini non sono molto bravi con le parole. Dammi mezz’ora. Vai ad aspettare in camera con Edge. Torno tra poco.»