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Eden continuò a guardare verso Swanny durante il tragitto di ritorno all’hotel e lui sapeva che stava morendo dalla voglia di dirgli ciò che pensava o che aveva una domanda scottante sulla punta della lingua. Più volte aveva anche dischiuso le labbra come se volesse parlare ma poi, come se avesse cambiato idea, le aveva richiuse velocemente.

Quella volta Skylar era dall’altro lato di Eden, quindi Eden era al centro del sedile posteriore, tra lei e Swanny. Edge era sul sedile anteriore, quindi Nathan e Joe erano sull’altra macchina insieme a tutti gli acquisti che avevano fatto prima e tornavano tutti insieme all’hotel.

«Dimmi cosa stai pensando, tesoro» mormorò Swanny.

Poi si chiese se avesse fatto bene a incoraggiarla dato che non aveva idea di cosa volesse chiedergli e Skylar era proprio lì, ma Swanny sapeva bene che non ci si poteva prendere gioco di Skylar. Sapeva che c’erano delle scintille tra Swanny e Eden e diavolo, quelle due erano state culo e camicia per tutto il giorno, continuando a sussurrare e probabilmente ad architettare qualcosa. Era solo preoccupato che si trattasse di lui e si chiedeva se fosse meglio abbassarsi e correre per proteggersi.

Eden esitò e poi si girò leggermente sul sedile in modo che lui vedesse la sua richiesta silenziosa riflessa nei suoi occhi.

«Possiamo andare a cena fuori stasera? Mi piacerebbe fare una di quelle crociere con cena sulla Senna. Sono stata più volte a Parigi ma non ho mai avuto qualcuno con cui condividere una cosa così.»

Swanny aggrottò la fronte, gli si strinse il cuore. Dio, odiava dire di no a quella donna.

Come se avesse saputo che aveva in mente proprio di dirle di no, si affrettò ad aggiungere: «So che non possiamo andarci da soli. Voglio dire, solo io e te. Capisco il potenziale pericolo. Non sono una stupida e ci ho pensato davvero tanto.»

Per poco non disse oh-oh a voce alta, ma rimase saggiamente in silenzio. Quasi... Perché la protesta gli stava già bruciando le labbra.

«Non serve che veniate tutti. Solo alcuni» continuò. «Edge e Skylar potrebbero venire con noi. Agli occhi di chiunque sembreremmo semplicemente due coppie durante una cena romantica. Sicuramente in tre potreste gestire qualsiasi minaccia possibile e devi ammetterlo, non c’è mai stato alcun segnale di pericolo dopo la sparatoria casuale a Boston.»

Maledizione, quanto voleva che suo padre fosse stato completamente sincero con lei. Che le avesse detto la verità fin dall’inizio. Capiva che non volesse che sua figlia vivesse nella paura, ma la paura tiene le persone in vita. Le rende prudenti e meno fiduciose. Due cose che avrebbero potuto salvarle la vita se fosse stata in pericolo.

Ma allo stesso tempo Swanny non sapeva se sarebbe riuscito a sopportare di veder sparire quel bagliore dal suo sguardo e il suo sorriso costante e di vedere il suo atteggiamento solare lasciar spazio al dolore e alla preoccupazione di sapere la verità.

Che situazione di merda.

Swanny vide Edge immediatamente irrigidirsi e mettersi in allerta. Quel maledetto aveva le orecchie di un elefante e Skylar stava facendo l’impossibile per nascondere il divertimento ma stava fallendo miseramente.

Swanny sospirò. Sapeva di essere un uomo morto e probabilmente avrebbe fatto meglio a evitarsi le sofferenze future tagliandosi le palle, perché non avrebbe potuto assolutamente negarle qualsiasi cosa. Ma quella sera sarebbe stata proprio difficile.

«Ehm, quanto è elegante questa cosa?» chiese Swanny.

«No, è assolutamente informale, almeno, in teoria. C’è chi si veste comodo e chi si veste un po’ più formale, ma non ha niente a che vedere con la serata e la festa d’inaugurazione.»

«C’è un problema però» disse Swanny con fare serio. «Non vengo se non sono armato.»

«Idem» disse Edge, interrompendo dal sedile anteriore.

Eden lo guardò sconvolta.

L’espressione di Swanny si ammorbidì. «Una pistola, tesoro. Non possiamo proteggerti senza un’arma da fuoco.»

In realtà sembrava sollevata, come se si aspettasse qualcosa di peggio. Proprio non la capiva. Non sembrava minimamente infastidita da pistole e potenziale pericolo. Ma dal pensiero che il suo desiderio non venisse esaudito ovviamente sì.

«Oh, non è un problema» disse con gioia. «Andranno bene dei pantaloni e una giacca da sera. Niente cravatta. Semi casual.»

«Shopping, di nuovo?» chiese Swanny terrorizzato. «Non abbiamo tempo se vuoi andare a cena, per non parlare dell’organizzazione necessaria per portarti di nuovo per negozi. Dovrei parlarne con Nathan e Joe e posso assicurarti che non si lasceranno convincere da quegli occhioni da cerbiatta.»

Eden rise, aprendo ancora di più quegli occhi da cerbiatta. Era sicuro, faceva apposta. Quella stronzetta sapeva di averlo in pugno, era terribile. E sicuramente era pronta a sfruttarlo a suo vantaggio. La cosa peggiore è che a lui non interessava nonostante prima fosse contrariato al pensiero.

«No, sciocchino. Ho il biglietto da visita di quella commessa tanto gentile, ricordi? Ha già tutte le tue misure. Semplicemente la chiamerò quando arriviamo in hotel, le dirò cosa ci serve e Nathan o Joe potrebbero andare a ritirare tutto dato che non verranno con noi. E poi voi ci metterete la metà del tempo a prepararvi rispetto a noi ragazze. Quando i vostri vestiti arriveranno e vi sarete cambiati, anche io e Sky saremo vestite e pronte ad andare. Penso che una giacca possa nascondere qualsiasi arma vogliate portare, giusto?»

Edge sbuffò, facendo ridacchiare Swanny. L’idea di Edge di ‘essere armato’ era un po’ più complessa di quella di chiunque altro.

«E io metterò la fondina alla coscia» disse Skylar entrando nello spirito. «Non si sa mai quando una donna può aver bisogno di una pistola quando indossa un vestito.»

Swanny stava per scoppiare a ridere. Anche se Skylar era altrettanto capace e tosta quanto P.J. della squadra di Steele, Skylar era incredibilmente femminile e aveva gusti da ragazza e qualsiasi presa in giro non sembrava sconvolgerla minimamente. Era una cosa di lei che gli piaceva. Che riuscisse a rimanere sé stessa pur lavorando nella kgi e che fosse una risorsa di grande valore per la squadra.

«Farò mandare qualcosa anche per te» si offrì Eden. «Non posso farti indossare quell’abito stupendo che abbiamo trovato per le feste. Chiederò qualcosa di casual chic. Saprà esattamente cosa potrebbe starti alla perfezione. Soprattutto quando le spiegherò l’occasione. Le commesse delle boutique hanno un occhio esperto. È ciò che le contraddistingue dalle altre centinaia di boutique indipendenti. E hanno una memoria infallibile, quindi sarai in buone mani lasciando che sia lei a scegliere cosa indosserai stasera.»

E così, due ore dopo, Swanny si ritrovò nella suite con indosso un paio di pantaloni color cachi e una camicia che sospettava fosse di seta, con la fondina ascellare e due pistole, una da ogni lato, nascoste dalla giacca da sera marrone scuro che Eden aveva fatto consegnare dalla boutique. Aveva un coltello e un esplosivo nascosti in modo strategico, ma non c’era motivo di far sapere a Eden quanto fosse preparato. L’avrebbe comunque preso in giro senza pietà.

Un attimo dopo Eden uscì dal bagno e gli si svuotò la mente. Se stava pensando a qualcosa, sicuramente non riusciva a ricordare cosa fosse.

Eden indossava un tubino nero e lungo che abbracciava ogni sua curva, con una scollatura sulla parte posteriore che mostrava che non indossava il reggiseno. Il corpetto era semplice, copriva il petto fino alla gola, per poi girare e fissarsi intorno al collo. L’unica cosa che le teneva quel vestito addosso. Cazzo, sperava che fosse resistente e che non fosse fallato perché sarebbe impazzito se un altro uomo avesse visto ciò che ormai considerava suo.

Per continuare la tortura, c’era uno spacco su entrambe le gambe e il tessuto si riuniva solo all’altezza delle anche, quindi a ogni movimento si scoprivano le sue gambe lunghe e lisce. E le scarpe? Era alta ma quelle scarpe le davano almeno altri cinque centimetri, facendola arrivare all’altezza del suo naso.

«Stai cercando di uccidermi?» mormorò. «È una punizione per qualche infrazione di cui non sono a conoscenza?»

Lei rise. «Assolutamente no. Voglio essere bella per te. E soprattutto voglio che tu abbia un assaggio di ciò che dovrai togliermi più tardi quando torneremo in hotel.»

Il suo corpo s’irrigidì e il respiro accelerò. Il cuore stava per schizzargli fuori dal petto per l’anteprima che gli aveva dato con così tanta innocenza. Quella furbetta forse non aveva esperienza sessuale in senso fisico, ma era una donna ben esperta quanto a sguardi e parole seducenti.

E poi si rese conto dell’altra cosa che aveva detto e corrugò la fronte. Voleva essere bella per lui? Come se potesse non esserlo in ogni caso. Ma sapere che l’aveva scelto in un mare di uomini che pregherebbero per avere un’occasione con lei, colpiva il suo ego maschile.

«Eden, tesoro. A meno che tu non voglia stabilire un record per la cena più veloce del mondo, devi smetterla di tentarmi parlando così. Se continui, ti assicuro che non usciremo neanche dall’hotel. Perché farò l’amore con te finché entrambi non saremo esausti e poi chiamerò il servizio in camera.»

Sentendo bussare alla porta interruppe la minaccia. Eden ridacchiò e prese la borsetta. Swanny controllò dallo spioncino e vide Edge e Skylar in piedi fuori dalla porta. Edge aveva lo sguardo torvo e tirava il colletto della camicia, era a disagio, e Skylar ridacchiava ed era stupenda.

«Pronti?» chiese Skylar raggiante appena Swanny aprì la porta.

Edge sospirò e mormorò qualcosa sottovoce.

Skylar sembrava impaziente ed entusiasta per la cena quanto Eden. In effetti quante volte capitava che una missione gli consentisse di mettersi eleganti e rilassarsi un pochino? Non che avrebbe abbassato la guardia, neanche per un istante, soprattutto se si trattava di Eden.

Guardò verso Skylar sapendo che per non sembrare uno stronzo doveva commentare il suo aspetto. Era molto più abituato a vederla con la tuta mimetica e con macchie di trucco mimetico o di sangue, ma era senza dubbio una bellissima donna.

«Sei stupenda, Sky» disse Swanny sinceramente.

Skylar lo guardò timidamente da sotto le ciglia e sorrise mostrando i denti perfetti, dritti e bianchi. Il fatto che quella donna tipicamente americana con l’aspetto da cheerleader fosse un’agente di una squadra operativa altamente addestrata lo divertiva molto. Sul lavoro non c’era spazio per i commenti personali tra proiettili volanti e bombe che esplodevano, ma in quel momento non solo era appropriato, ma anche la cosa giusta da fare.

Skylar era stata molto carina con Eden. Le due si erano comportate come se stesse nascendo un’amicizia tra loro. E a Swanny faceva piacere perché voleva che Eden fosse accettata dalla sua squadra. Dalla sua famiglia. Non approfondì molto le motivazioni, ma erano evidenti, sospese a mezz’aria affinché ci riflettesse più a fondo o forse perché ammettesse a sé stesso che Eden stava diventando molto più importante di quanto avrebbe dovuto dato che era un lavoro. Una cliente.

Non che quel tipo di cose avessero mai infastidito la kgi, dato che la maggior parte degli uomini avevano conosciuto le proprie mogli durante una missione. Nei ranghi dell’organizzazione spesso si scherzava sul fatto che se chiunque tra loro avesse avuto una speranza di trovare una donna, sarebbe successo durante una missione dato che avrebbero superato situazioni difficili e una relazione con una ragazza di paese del Tennessee sembrava impossibile.

«Sei davvero bellissima» disse Edge bruscamente, quasi come se si vergognasse per non averle fatto un complimento quando Swanny l’aveva già fatto.

Skylar fece un inchino da spiritosa e poi Swanny rimase sconvolto vedendo che alzava un lato del vestito. Poi capì il motivo.

Ben fissata al suo interno coscia c’era la sua Sig P250 sub-compact più piccola.

Poi aprì la borsetta che aveva in mano e mostrò loro che conteneva una pistola identica con due caricatori di scorta.

«Così non potrete dire che la vanità ha sostituito la preparazione» disse ridacchiando.

Swanny rise. «Non penso che qualcuno ti accuserebbe mai di non essere preparata, Sky. Ti sei guadagnata il tuo posto in questa squadra e sicuramente ti sei guadagnata anche il rispetto e la fiducia di tutti. Non devi dimostrarci niente. Siamo un’unità. Una famiglia» ribadì.

Dio, si sentiva proprio sdolcinato. Forse era l’effetto che Eden aveva su di lui. Lo stava proprio facendo uscire dalla sua esistenza solitaria, da quel muro di silenzio dietro il quale era solito nascondersi. Praticamente era diventato loquace da quando era iniziata la missione, si comportava più come il leader di una squadra che come uno che seguiva la guida dei fratelli Kelly. Grazie a dio non erano così pieni di sé da pensare che stesse cercando di sovvertire la loro autorità. Non era mai stato così con la sua squadra. Rio e Steele? Avevano pieno controllo delle proprie squadre. La loro autorità era fuori discussione. Le loro squadre facevano esattamente ciò che veniva ordinato. I leader delle squadre richiedevano (e si aspettavano) obbedienza immediata e incondizionata. Ammirava quei due leader, erano tosti, ma la squadra di Swanny era diversa.

La loro situazione era diversa.

Non erano comandati da una sola figura autoritaria, ma da due. I gemelli, Nathan e Joe. E i due non gestivano la propria squadra come facevano Steele e Rio. Non voleva criticare Rio o Steele, in nessun modo. Erano tipi tosti e portavano a termine gli incarichi a qualunque costo. Ma Joe e Nathan includevano la squadra in tutte le decisioni. Lavoravano come una vera unità. Guardando dall’esterno, Swanny non era neanche sicuro che qualcuno potesse riconoscere chi era considerato il leader. Lavoravano in perfetta armonia e ognuno di loro si faceva avanti quando necessario. Proprio come stava facendo Swanny nel caso di Eden. Be’, avrebbe mentito dicendo di non essere coinvolto a livello personale in quella missione.

Era grato che nessuno avesse cercato di ostacolarlo. Di dire cose come che si faceva condizionare dalle emozioni, o avvertirlo che stava perdendo obiettività. L’avevano semplicemente accettato con tranquillità, come facevano con qualsiasi cosa gli capitasse. Era un altro aspetto che ammirava della sua squadra. Non si agitavano mai e nemmeno impazzivano per le sciocchezze. Erano tranquilli, tranne quando si trattava di lavoro. In quel caso il lavoro era la cosa più importante e lavoravano in perfetta armonia, sostenendosi a vicenda. Quel tipo di lealtà e senso di cameratismo non c’era stato dall’inizio. Era qualcosa per cui avevano dovuto lavorare duramente. Se lo erano guadagnato. E all’inizio, per un po’ dopo la costituzione della loro squadra, avevano trascorso la maggior parte del proprio tempo insieme cercando di conoscersi e legare. Li aveva resi più forti sia individualmente che come squadra.

La loro squadra era piccola rispetto alle altre. Un membro in meno della squadra di Steele. Due in meno di quanti ne avesse Rio originariamente. Rio aveva perso un uomo diversi anni prima, quando la matriarca della famiglia Kelly era stata rapita dall’ospedale, e poi un altro più di recente, anche se non era morto. Fortunato, ma non morto. Swanny capiva quanto controllo dovesse aver avuto Rio per non uccidere il suo uomo dopo che aveva tradito la sua donna, Grace. Perché lui sicuramente avrebbe annientato chiunque avesse messo i bastoni tra le ruote di Eden. Soprattutto se si fosse trattato di qualcuno di cui si fidava.

Ma Sam aveva detto qualcosa riguardo all’aggiungere un altro membro alla squadra di Rio, così sarebbero stati sei, e la squadra di Swanny invece sarebbe stata di cinque persone. Probabilmente gli avrebbe fatto comodo un altro uomo (o una donna) ma Swanny non voleva compromettere ciò che avevano costruito. Un gruppo unito e leale che lavorava come una macchina ben oliata.

«Swanny?»

Sentì la voce dolce di Eden alle sue spalle e tornò alla realtà. Cazzo, era ancora sulla soglia della porta mentre Skylar e Edge erano nel corridoio e parlavano di cazzate e lui invece parlava intimamente con sé stesso. Alzò gli occhi al cielo mentalmente. Dio, doveva cercare di contenersi. La sua mente stava diventando sdolcinata, ma doveva essere vigile. Soprattutto perché sarebbero stati solo loro tre a proteggere Eden quella sera.

Eden si mise accanto a Swanny e poi sorrise gioiosamente verso Edge e Skylar.

«Skylar, sei stupenda!» esclamò Eden. «Te l’avevo detto, la commessa non avrebbe sbagliato! Quel vestito ti sta divinamente.»

Gli occhi di Skylar brillarono per il piacere di aver ricevuto un complimento da Eden. Ed era così sincera che non aveva dubbi, le stava parlando con il cuore. Senza fingere, senza gentilezza di circostanza. No, era espressiva e incredibilmente onesta e diretta. Altre cose da aggiungere alla lista di ciò che amava di Eden, che sembrava allungarsi molto velocemente.

«Edge. Wow!» disse Eden ammirando tutto il suo corpo imponente con lo sguardo. «Come sei elegante. Ti sei tirato a lucido ma hai ancora quell’aria minacciosa che ti avvolge, come se solo un idiota potesse avere il coraggio di infastidirti. Te lo dico, alle donne piace da morire. Skylar dovrà stare attenta o avrai tutte le donne intorno stasera!»

Edge arrossì. Quell’uomo grande e grosso arrossiva. Swanny sbatté le ciglia sconvolto perché non aveva mai visto Edge neanche lontanamente scomporsi e invece era lì in piedi come un ragazzino che riceveva complimenti dalla donna dei suoi sogni.

Anche Skylar se ne era accorta e si affrettò a coprirsi la bocca con la borsetta, ma dai suoi occhi traspariva una risata mentre guardava Edge che fissava Eden senza dire una parola.

Ma Eden aveva quell’effetto sia sugli uomini che sulle donne. Era veramente gentile. E sincera. Non c’era nulla di finto in lei. Il suo sorriso era come un raggio di sole e valeva per Edge come per chiunque altro. Era stato colpito dal suo incantesimo come succedeva a chiunque entrasse in contatto con lei.

«Mi fa piacere che approvi» disse Edge trovando finalmente le parole. «Se siete tutti pronti, ho già organizzato la macchina. Usciremo dal retro. Ho controllato l’area dove arriveremo. Eden ha detto che avrebbe fatto lasciare i biglietti alla reception, quindi mi sono preso la libertà di andare già a prenderli. Meglio non stare in fila per salire a bordo più del dovuto.»

«Sono biglietti vip» disse Eden in tono allegro. «Saliremo a bordo da un’area separata e mangeremo in una sala diversa. Non ci saranno tante persone, quindi. Sarò sincera, ammetto di aver comprato la metà dei biglietti vip in modo da non avere persone intorno. Ho pensato che potesse farvi sentire più a vostro agio e magari potreste godervi di più la cena e la visuale senza dovervi guardare costantemente intorno, preoccupati che un vicino di tavolo possa saltarci addosso o cose del genere.»

Swanny sospirò. Era davvero intelligente. Lui e Edge si guardarono infastiditi perché a loro non era neanche venuto in mente di architettare una cosa simile. Lo rassicurava vedere che Eden stava prendendo molto seriamente la possibilità di una minaccia e che agisse di conseguenza. Ma avrebbe dovuto saperlo, perché tutto ciò che aveva fatto confermava solo che fosse una donna in carriera tosta e intelligente, con un ottimo spirito imprenditoriale e un istinto formidabile.

«Inizio a pensare che tu non abbia davvero bisogno di noi» mormorò Swanny. «Penso davvero che potresti prendere a calci nel culo chiunque anche da sola se cercasse di farti del male.»

«Con i soldi si può avere tutto» disse Eden divertita. «Ma no, non sono solo un bel faccino, non che abbia mai pensato che mi considerassi così. I miei fratelli e mio padre mi hanno sempre insegnato a difendermi e sono molto brava a sparare sia con le pistole che con i fucili. E come ti ho già detto, anche se mi hai sistemata per bene, David e Micah mi hanno insegnato tante mosse di autodifesa e tecniche di arti marziali.»

«Sono più che felice di occuparmi io del tuo allenamento» disse Swanny, un sorrisetto iniziava a prendere forma in un angolo della sua bocca.

«Basta flirtare, voi due. Sto morendo di fame» disse Skylar. «E non vedo l’ora di vedere la città di notte dal fiume. Penso che sarà fantastico.»

Swanny guardò Edge. «Tutto pronto?»

Edge annuì. «La macchina ci aspetta sul retro.»

Swanny prese Eden sottobraccio, tirandola al suo fianco, poi le cinse la vita con il braccio mentre uscivano dalla porta della stanza. La porta si chiuse e Swanny si assicurò che fosse chiusa bene e non socchiusa, poi strinse Eden più forte.

«Allora diamo inizio alla tua serata, tesoro. Voglio che tu ti diverta.»

«Oh, lo farò» disse a voce bassa mentre gli altri li sorpassavano. «Come potrei non divertirmi insieme a te?»

Un’ondata di soddisfazione gli riempì il petto per tutta la durata del viaggio verso il molo sul fiume.