28

La mattina successiva la squadra di Swanny si riunì nella suite di Eden per parlare degli eventi e del programma della giornata. Avevano trascorso tutta la notte, instancabilmente, a pianificare la protezione di Eden. Joe aveva contattato il regista e gli esecutivi di Aria e avevano deciso di riunirsi in un luogo segreto per continuare il servizio. A sua volta, la troupe aveva trascorso la notte a spostare e preparare il set. Aumentarono la sicurezza rendendola più rigida ma solo la kgi avrebbe avuto accesso diretto a Eden e sarebbe stata incaricata del suo trasporto e della sua gestione.

Swanny non voleva esporre Eden in alcun modo, ma lei era stata molto chiara quando aveva detto che ‘lo spettacolo doveva continuare’ e che non avrebbe permesso a uno stronzo rancoroso di controllare la sua vita o rovinare la sua carriera. Doveva ammirare la sua determinazione anche se si stava cacando addosso dalla paura.

Mancavano due giorni di riprese alla festa di inaugurazione e l’ultima cosa che Swanny voleva era dover rivivere i momenti dell’ultima volta in cui Eden era uscita per un evento. Ma Eden fu inflessibile, non volle rimandare le riprese e la festa di inaugurazione si sarebbe tenuta quando previsto. C’era stato tanto tempo e tanto lavoro dietro quella campagna e Eden non voleva essere responsabile di un ritardo.

Joe aveva riferito tutto a Sam, che aveva trasmesso le informazioni alla squadra di Rio, che si stava occupando di rintracciare la fonte della minaccia. Non che la kgi avesse mai preso la minaccia verso Eden alla leggera, ma Sam era sempre più determinato a trovare quel bastardo ed eliminarlo. Chiamò Steele e la sua squadra affinché si unissero a quella di Rio in modo da coprire un’area più vasta e scavare più a fondo, in modo da scovare quello stronzo e tirarlo fuori dal suo nascondiglio.

E stranamente, quando Swanny stesso aveva chiamato il padre di Eden, la risposta di Eddie non era stata quella che si aspettava Swanny. Non perse la testa. Non era impazzito pretendendo che lui e i suoi figli prendessero il primo volo per Parigi. Era addirittura d’accordo con Swanny che per il momento fosse meglio che lui e i suoi figli rimanessero dov’erano, senza rischiare di dare all’aggressore ciò che probabilmente voleva. Riunire i Sinclair. Eddie concordava sul fatto che avrebbero soltanto messo Eden in maggiore pericolo e cedette completamente la gestione della situazione alla kgi. Quella chiamata continuava a tormentarlo, l’istinto di Swanny urlava che qualcosa non andava. Ma cercò di ignorarlo, perché non doveva concentrarsi su Eddie o qualsiasi cosa stesse pensando. L’unica priorità di Swanny era Eden.

Eden era appena uscita dal bagno dopo essersi vestita per una giornata di riprese quando qualcuno bussò alla porta, mettendo tutti sull’attenti.

Swanny prese subito la pistola e andò verso la porta, la squadra lo copriva. Guardò dallo spioncino, sorpreso di vedere Hancock in piedi lì fuori con un’espressione omicida sul volto.

Ma che cazzo? Cosa ci faceva lì Hancock? E perché? Ogni volta che compariva Hancock il pericolo era in agguato, la rabbia di Swanny aumentò immediatamente.

«Hancock» mimò con le labbra agli altri.

Tutti assunsero un’espressione come a dire ‘ma che cazzo?’, proprio come quella di Swanny. Hancock bussò di nuovo alla porta ed era chiaro che non se ne sarebbe andato.

Swanny alzò la mano e fece segno a Edge e Skylar di stare dall’altro lato della porta, mentre Nathan e Joe si posizionarono dietro Swanny e lui allungò la mano per aprire la porta.

Appena Swanny aprì la porta, Hancock gli si buttò addosso prendendolo per la maglietta con i pugni stretti, così velocemente e pieno di rabbia che Swanny non ebbe tempo di reagire. La sua squadra alzò subito le pistole e le puntò contro Hancock, e Joe abbaiò a Hancock di farsi da parte, altrimenti avrebbe sparato.

«Dov’è lei?» chiese Hancock ignorando la minaccia di Joe.

Hancock era una palla di maschio arruffato e incazzato, la rabbia lo pervadeva a ondate. Prima che il resto della squadra di Swanny compisse la minaccia di Joe o che Swanny prendesse la sua pistola per puntargliela contro, sentirono la voce di Eden echeggiare nella stanza.

«Guy? Cosa cavolo ci fai qui?»

Swanny rimase sconvolto di vedere Eden spostarlo da un lato, mettendosi tra lui e l’altro uomo, buttandogli le braccia intorno al collo e abbracciandolo forte. Ma fu ancora più sconvolgente vedere che lui ricambiava l’abbraccio con altrettanta forza, la sua rabbia sembrava diminuire dato che aveva Eden di fronte a sé.

Le espressioni dei compagni di squadra di Swanny erano un misto tra ‘ma che cazzo’ e totale sconvolgimento. Il mondo era forse impazzito? Come cazzo facevano a conoscersi Eden e Hancock? Come potevano essere così intimi?

Hancock era visibilmente sollevato mentre stringeva Eden a sé e Swanny capì che la rabbia di Hancock era in realtà preoccupazione. Quale cazzo era il legame tra Hancock e Eden? Hancock era un ribelle, seguiva le sue regole e una morale tutta sua. Swanny non avrebbe mai pensato che fosse capace di provare sentimenti per un’altra persona.

«Mi hai fatto cagare addosso, pasticcino» disse Hancock bruscamente.

Tutti rimasero a bocca aperta. Pasticcino? Ma cosa cazzo stava dicendo? E lei l’aveva chiamato Guy. Dio, Swanny non sapeva neanche il nome di Hancock o se Hancock fosse il suo nome. Sapeva pochissimo su Hancock, soltanto ciò che aveva colto dalle sue incursioni con la kgi durante due missioni.

Ma la sua espressione in quel momento era di una dolcezza che mai aveva visto. Swanny non aveva mai visto quell’uomo se non freddo e riservato, ma con Eden era completamente diverso. Il suo sollievo e la dolcezza nei suoi occhi mentre abbracciava di nuovo Eden erano sinceri.

Skylar aprì la bocca fissando Hancock come se fosse un alieno improvvisamente disceso sulla terra. «Pasticcino?» mimò con le labbra, senza parlare. Davvero?

Swanny era sconvolto tanto quanto lo erano gli altri. Non avevano assolutamente calcolato un imprevisto del genere. Come avrebbero potuto? Certo, Hancock conosceva la kgi e i loro cammini si erano incrociati in passato, ma non era mai stato coinvolto a livello personale. E sembrava invece che avesse una relazione molto intima con Eden.

Swanny si sentì come se qualcuno gli stesse stringendo il collo, veniva assalito dalla gelosia, come se qualcuno avesse invaso la sua proprietà. Considerava Eden sua e non gli piaceva che un altro uomo, soprattutto Hancock, fosse così evidentemente intimo con lei.

Quando Eden si allontanò Hancock la guardò stringendo gli occhi, come se stesse cercando delle ferite.

«Stai bene?» chiese Hancock dolcemente.

Tutta la squadra della kgi era letteralmente sconvolta e le loro espressioni lo dimostravano. I compagni di squadra di Swanny abbassarono le pistole ma non le riposero e Swanny tenne la sua per aria, rimanendo all’erta perché non si fidava minimamente di Hancock.

«Sto bene, Guy» disse Eden. «Sono stati bravissimi a occuparsi di me. Perché sei qui? Come facevi a saperlo? Non capisco. Hai parlato con papà o con Ryker o Raid?»

«Perché ho visto il tuo nome spiattellato sui giornali perché la tua macchina è stata attaccata con una cazzo di granata» ringhiò Hancock. «Se si stessero davvero prendendo cura di te così bene come dici, allora perché cazzo ti sei trovata in quella situazione, tanto per cominciare?»

«Non per interrompere il vostro ricongiungimento,» disse Joe in tono secco «ma qualcuno può dirmi cosa cazzo sta succedendo qui? Eden, come cazzo fai a conoscere Hancock?»

Lei si girò verso Joe con lo sguardo sconvolto. «La domanda è come fate voi a conoscere Guy? E perché lo state tutti trattando come un nemico?»

Hancock mise un braccio sulla sua spalla, tirandola al suo fianco, e le diede un bacio sulla fronte. Swanny dovette ingoiare il ruggito che stava prendendo forma nel suo petto. Non gli piaceva ciò che stava succedendo e decisamente non voleva che Hancock toccasse Eden.

E poi, improvvisamente, tutto ebbe senso. Swanny ebbe improvvisamente un’illuminazione, ricordò che Eden aveva chiesto se Hancock avesse parlato con suo padre o i suoi fratelli, come se fosse qualcosa di completamente normale. Avrebbe giustificato la reazione di Eddie e spiegato il perché non fosse impazzito e non avesse preso il primo volo per Parigi.

Perché sapeva che Hancock era già in viaggio.

«Tranquilla, pasticcino. Diciamo che io e la kgi ci conosciamo da molto tempo e la nostra relazione è un po’ turbolenta.»

«Per usare un eufemismo» mormorò Nathan sottovoce.

«Venite, sedetevi. Tutti» disse Eden con la voce decisa. «Mi sono state nascoste fin troppe informazioni e non intendo continuare così. Voglio sapere cosa sta succedendo qui.»

«Non sei l’unica» disse Swanny in tono acuto.

Hancock seguì Eden verso il salottino, Swanny e la squadra dietro di loro.

Appena Hancock si sedette accanto a Eden e le prese la mano come a rassicurarla, iniziò a guardare Swanny e la squadra con uno sguardo di ghiaccio.

«Cosa sta succedendo? Voglio sapere tutto. Non mi interessano gli ordini che avete ricevuto o se si tratta di stronzate riservate. Voglio sapere esattamente cosa sta succedendo.»

«Io l’ho appena scoperto» mormorò Eden. «Me l’ha detto Swanny, grazie a dio. Mio padre e i miei fratelli mi hanno tenuta all’oscuro di tutto. Non volevano che sapessi.»

Le si riempirono gli occhi di lacrime e Swanny si sforzò di non spostare Hancock con la forza da dove era seduto accanto a Eden per abbracciarla e consolarla. Ma in quel momento c’era il rischio che i due avessero un qualche tipo di relazione che Swanny non capiva. Era ovvio che Hancock provasse qualcosa per lei. La domanda era: che cosa provava?

Ovviamente non avevano avuto una relazione sessuale perché era vergine quando Swanny aveva fatto l’amore con lei. Ma lei aveva parlato di un legame con suo padre e anche con i suoi fratelli. C’erano dozzine di domande che gli tormentavano la testa perché in quel momento nulla aveva senso.

«Hai scoperto di tua madre» disse Hancock a voce bassa.

Eden spalancò gli occhi che divennero ancora più lucidi e pieni di lacrime. «Lo sapevi? Ma sono l’unica che non lo sapeva?»

Hancock le strinse la mano. «Sarei arrivato molto prima, ma ero sotto copertura e non ho ricevuto le chiamate di tuo padre finché non ho visto i notiziari e quindi ho controllato i messaggi e ho parlato con Eddie. Mi dispiace, pasticcino. Avrei dovuto essere qui a proteggerti. Sai che non permetterei mai a nessuno di farti del male.»

Lei tirò su col naso e respinse le lacrime che minacciavano di scenderle sul viso e gli sorrise, emozionata. «Lo so, Guy. E per favore, non sentirti in colpa. Come ho detto, Swanny e la sua squadra si sono occupati di me davvero benissimo. Ho ancora due giorni sul set e hanno già pensato alla mia sicurezza. Finirà tutto con una festa d’inaugurazione dopo la fine della produzione e poi avrò finito con questo lavoro e potrò tornare a casa, al sicuro.»

Swanny trasalì notando la disinvoltura con cui Eden parlava di tornare a casa e stare al sicuro. Cazzo, non era pronto a lasciarla andare, ma non voleva neanche che stesse in pericolo per un secondo in più del necessario. Che merda sapere che l’unico modo per poter stare con lei implicava che lei fosse in pericolo. Lui voleva essere importante per lei. Voleva essere più di un protettore, più di una guardia del corpo temporanea, che avrebbe dimenticato una volta finita tutta quella storia.

Hancock guardò Swanny, ovviamente aveva notato che anche se Nathan e Joe erano i capi della squadra, Swanny aveva preso il comando della missione.

«Aggiornatemi» disse Hancock, serio e concentrato.

Swanny guardò i suoi compagni, si chiedeva quanto avrebbe dovuto dire a un uomo così misterioso, anche se li aveva aiutati due volte e aveva salvato Maren, la moglie di Steele, prendendosi un proiettile per lei, per non parlare di quando l’aveva tolta da una situazione di merda e l’aveva riportata sotto la protezione della kgi.

«Parla pure» disse Eden dolcemente. «Mi fido ciecamente di lui. Merita di sapere.»

«Scusate, qual è il vostro legame?» chiese Swanny con cautela, prendendo tempo prima di dare i dettagli a Hancock.

«La sua famiglia mi ha praticamente adottato» disse Hancock, rompendo stranamente la sua abitudine di non rivelare alcun dettaglio anche solo vagamente personale. «Devo molto a suo padre e a sua madre. Eden è sempre stata come una sorella per me. Sono sopravvissuto grazie a loro.»

In quel momento fu Eden a stringere la mano di Hancock, sorridendogli. Poi si rivolse a Swanny. «Fa parte della famiglia.»

Swanny sospirò e poi gli raccontò tutto dall’inizio, includendo tutti i dettagli che il padre di Eden gli aveva detto. Eden s’irrigidì, il suo viso sembrava di pietra mentre sentiva per la seconda volta gli eventi che erano successi nel corso degli anni e che in quel momento stavano influendo sul suo presente.

L’espressione di Hancock si fece sempre più fredda, la rabbia gli irrigidiva i lineamenti.

«Quindi avete altre squadre che si occupano di rintracciare questo figlio di puttana?» chiese Hancock.

Swanny annuì. «Se ne stanno occupando sia Rio che Steele. Speriamo di trovare ed eliminare la fonte della minaccia al più presto.»

«Non abbastanza, a quanto pare» disse Hancock con un tono glaciale.

«Eden è la nostra priorità» disse Swanny con altrettanto gelo nella voce.

Hancock si alzò improvvisamente, tirando Eden con sé e abbracciandola forte di nuovo. «Devo andare, pasticcino. A quanto pare devo fare un sacco di cose. Ci sentiamo tra qualche giorno.»

Merda. Non era un buon segno. Hancock avrebbe potuto benissimo mandare a puttane la missione della kgi. Swanny avrebbe dovuto avvisare Sam immediatamente degli sviluppi e del coinvolgimento di Hancock in un’altra missione della kgi. Sam si sarebbe incazzato.

Lei abbracciò Hancock e lui le diede un bacio sulla guancia e poi uscì a grandi passi dalla suite, senza dire una parola né a Swanny né alla squadra.

«Bene» disse Skylar rompendo il silenzio imbarazzante che era calato. «È stato, ehm, interessante.»

Eden si sedette di nuovo e guardò l’orologio. «Dobbiamo partire tra poco. Non voglio fare tardi e causare altri problemi alle riprese. Ma vorrei sapere come fate a conoscere Guy. Sono davvero confusa.»

«Ci siamo imbattuti in lui durante qualche missione» disse Joe. «Diciamo semplicemente che la nostra relazione con lui non è delle migliori. Non abbiamo neanche capito quali sono i suoi scopi, ma ci ha aiutato in passato così come ci ha messi in difficoltà. Non sappiamo un cazzo di lui. I nostri contatti con lui sono stati brevi. Abbiamo una specie di tacito accordo, non dobbiamo intralciarci a vicenda.»

Eden corrugò la fronte. «Quindi fa quello che fate voi?»

Swanny guardò velocemente Joe per farlo tacere. Se Eden lo considerava parte della famiglia ma non sapeva chi e cosa fosse Hancock, non voleva deluderla ulteriormente, più di quanto non fosse già.

«Hancock è una legge a sé stante» disse Swanny. «Non siamo sicuri di cosa faccia esattamente, ma penso di poter dire che si occupi di cose riservate e militari.»

«Ah» disse Eden. «Capisco. Era nell’esercito. Aveva seguito le impronte di mio padre. È che lo vediamo talmente poco, quindi ho pensato che qualunque cosa facesse, fosse top secret. Spesso andava via per mesi consecutivi e non lo vedevo da due anni.»

Swanny non le avrebbe detto il perché e nemmeno le avrebbe dato dettagli sulle attività di Hancock, come non le avrebbe spiegato quale fosse il suo ruolo nelle due missioni della kgi. Semplicemente non era necessario e aveva dovuto affrontare già abbastanza traumi. Date le circostanze, voleva che si stressasse il meno possibile e soprattutto voleva che si fidasse di lui e della sua promessa di proteggerla e tenerla al sicuro.

«Dovremmo andare» disse Joe. «La macchina ci aspetta. Il nuovo hotel è stato messo in sicurezza e le misure di protezione sono state implementate. Farai il check-in con un falso nome e farai ufficialmente il check-out da questo hotel. Avendo cambiato luogo per le riprese speriamo di aver gettato le basi per far sembrare che tu abbia lasciato il Paese.»

Eden ascoltava la spiegazione di Joe, perplessa.

«Abbiamo fatto partire una sosia dall’hotel in modo che chiunque la vedesse andare in direzione dell’aeroporto, con i paparazzi al seguito. Attualmente si trova su un aereo per gli Stati Uniti, con il tuo nome. La macchina che ti accompagnerà allo studio è oscurata, così nessuno potrà vedere all’interno, e saliremo tutti sulla stessa macchina così non daremo nell’occhio, come faremmo facendo partire più macchine da qui.»

Eden spalancò gli occhi. «Avete pensato a tutto.»

«Lo spero, cazzo» disse Swanny. «Non vogliamo rischiare con la tua vita, Eden. Sarò sincero. Vorrei che tu fossi su quell’aereo per gli Stati Uniti, ma capisco anche quanto questo lavoro sia importante per te e per la tua carriera.

Lei gli toccò il braccio, il suo sguardo caldo si posò sui suoi occhi. «Grazie, Swanny.»

«Okay, andiamo» disse Joe con una nota di impazienza nella voce. «Prendete posto e andiamo via da qui.»