18
Swanny si affrettò a far entrare Eden nella suite e le disse bruscamente di prepararsi per dormire, lui doveva parlare un attimo con la squadra ma al suo ritorno avrebbe chiamato il servizio in camera per entrambi. Lo sguardo che gli rivolse suggeriva molto meglio di quanto avrebbero fatto le parole che aveva capito i suoi piani per la serata e, soprattutto, che li approvava senza alcuna obiezione. Mise tutto sé stesso nello sforzo per evitare di esultare e sembrare un vero stronzo.
Si scusò e, dopo essersi assicurato di aver chiuso e sbarrato la porta alle sue spalle in modo che nessuno in possesso di una tessera potesse accedere alla sua stanza, andò alla porta accanto.
Bussò forte alla porta di Edge e Skylar, sapendo che Nathan e Joe sarebbero stati già dentro ad aspettare, come Swanny gli aveva detto di fare. Non aveva capito il motivo per cui fosse finito a capo di quella missione. Nathan e Joe erano i veri capi della squadra, ma Swanny aveva praticamente preso qualsiasi decisione riguardo la sicurezza di Eden e nessuno della squadra le aveva messe in discussione e nemmeno avevano discusso su chi dovesse essere incaricato di prendere le decisioni.
Edge aprì la porta e gli fece segno di unirsi agli altri, radunati nel salotto della suite.
«Allora Swanny, cosa c’è?» chiese Joe. «Sky ha detto che ci sono degli sviluppi ma che ci avresti spiegato una volta tornati qui.»
Swanny guardò Skylar con gratitudine per aver lasciato che spiegasse la situazione anche se aveva partecipato alla conversazione tra lei, Swanny e l’agente di Eden.
«Sapevamo che ci sarebbe stata una festa di inaugurazione alla fine del servizio e che tutti avremmo avuto bisogno di un abbigliamento adeguato per mimetizzarci, ma l’agente di Eden ha detto che fra tre sere ci sarà un altro evento con tutti coloro che hanno lavorato al servizio. Eden dovrà partecipare, quindi anche noi, il che significa che dobbiamo procurarci un abbigliamento adeguato prima del previsto, così non metteremo Eden in imbarazzo e non daremo troppo nell’occhio.»
I ragazzi fecero una smorfia. Solo Skylar sorrideva, sembrava felice dell’opportunità di mettersi elegante per una sera.
«Pensavo che potremmo dividerci per farlo il più velocemente possibile. Eden ha un’ora e mezza di pausa domani a pranzo. Io e Skylar potremmo accompagnarla a scegliere gli abiti per noi mentre voi tre potete andare a prendere le misure per lo smoking. Direi che potremo usare lo stesso per entrambe le sere. Tanto non riguarda noi. Sarà Eden la stella della serata e a nessuno importerà del nostro aspetto o di chi siamo noi, in realtà.»
Nathan annuì ma Joe aggrottò la fronte. «Sei sicuro che dovremmo lasciare che siate solo voi a proteggere Eden?»
«Be’, ho pensato che se andassimo tutti insieme attireremmo molto di più l’attenzione rispetto ad andare soltanto noi due. Essendo una donna, Sky sarà molto utile perché tutti potrebbero pensare che Eden stia facendo shopping con un’amica. Un’amica che si rivelerà capace di far sputare sangue a chiunque possa essere una minaccia per lei.»
Skylar sorrise dolcemente a Swanny, ringraziandolo con lo sguardo per la fiducia riposta in lei.
«Okay, direi che abbiamo un piano, ma almeno dovremmo andare tutti nello stesso posto» intervenne Nathan. «Io, Edge e Joe potremmo andare nel reparto uomo mentre tu andrai con Skylar e Eden a prendere ciò di cui hanno bisogno, ma poi tu dovrai unirti a noi per farti prendere le misure e metterti in ghingheri.»
Il tono di voce divertito di Nathan e i sorrisetti di Edge e Joe irritarono ulteriormente Swanny. Per lui quella conversazione era finita, c’era una donna bellissima ad aspettarlo in camera e le aveva promesso il servizio in camera.
«Torno di là. Devo chiamare il servizio in camera per Eden. Non penso sia una buona idea che vada in giro. Preferirei che la sua presenza qui passasse il più inosservata possibile.»
Tutti sghignazzarono e Swanny avrebbe voluto urlargli contro ma invece li ignorò e si diresse verso la porta, ansioso di tornare da Eden.
Bussò alla porta e aspettò, impaziente. Poi sentì il rumore del chiavistello e la porta si aprì. Fu accolto dalla vista di Eden con addosso un intimo simile alla lingerie che indossava la sera prima. Riusciva a pensare solo ad abbassarle quelle spalline sulle spalle, quanto bastava da esporre il suo seno.
Aprì la porta e lui si riprese quanto bastava per entrare e poi richiuse i chiavistelli. Lei lo guardò in modo attraente e seducente da sopra la spalla e si diresse verso il divano del salotto della suite, senza aspettarlo. Lui si ricompose velocemente e si affrettò a seguirla.
Si faceva schifo. Non si era mai considerato un tipo cavernicolo, ma Eden risvegliava il maschio alfa primitivo che era in lui. Voleva prenderla e portarla nella sua caverna, tenerla legata al letto fino a soddisfarsi totalmente, anche se sapeva che sarebbe stato impossibile.
Perché dopo averla avuta una volta, dopo averla assaggiata, toccata, baciata e dopo essere stato dentro il suo meraviglioso corpo, non sarebbe mai più stato soddisfatto. Avrebbe voluto sempre di più fino ad asfissiarla, ed era l’ultima cosa che voleva.
Non aveva molto da offrire a una donna come lei se non rendere ogni istante trascorso a fare l’amore un’esperienza che potesse rimediare ai suoi difetti. Era importante. Troppo importante, non poteva mandare tutto a puttane. Doveva assicurarsi di andarci piano e con dolcezza la prima volta, di riempirla di piacere e mostrarle che era l’unica donna che avesse mai guardato.
Meritava di stare su un piedistallo, e lui di stare ai suoi piedi a adorarla.
«Hai fame?» chiese lui trovando finalmente il coraggio di parlare. Era rimasto lì in piedi a guardarla come un idiota. Non riusciva a capire cosa stesse pensando lei. Probabilmente si chiedeva se davvero lo volesse tanto quanto aveva detto. Non poteva certo biasimarla. Ma se si fosse tirata indietro, lui sarebbe impazzito.
«Sì, mangerei volentieri» disse dolcemente. «Dividiamo qualcosa? Ho lavorato tanto oggi e non ho fatto la pausa pranzo, quindi ho un po’ di calorie da reintegrare.»
«Dimmi cosa desideri e sarà tuo.»
Lei arrossì e lui si sentì pervadere dal calore al collo per il doppio senso.
«Hanno il pollo arrosto, mezzo, con verdure e contorni che sembrano deliziosi. Se non ti dispiace dividere, io mangerei un po’ di petto e le verdure e tu potresti mangiare le patate arrosto, il pane e ovviamente il resto del pollo.»
Dato che era affamato di lei e il cibo era l’ultimo dei suoi pensieri, annuì semplicemente e chiamò per ordinare.
«Mentre aspettiamo, perché non vai anche tu a farti una doccia e a prepararti per dormire?» chiese dolcemente. «Così quando avremo finito potremo andare a letto.»
Le tremava la voce, ma lui era sicuro di ciò che stava dicendo tra le righe. Voleva che facessero l’amore quella sera. Grazie a dio la camera dell’hotel offriva anche i preservativi, ovviamente non aveva pensato di prenderli per partire per una missione, cazzo. E non avrebbe nemmeno mai immaginato che lui e Eden avrebbero fatto l’amore. Quel pensiero riusciva ancora a mandarlo in crisi.
Si affrettò a fare la doccia assicurandosi di essere pulito e di non puzzare come una capra. Mentre si asciugava, vedendo le cicatrici che gli segnavano il corpo, fece una smorfia. Quella sul viso era molto brutta ma le altre, coperte dai vestiti, non erano certo meglio. Sperava che non avrebbero scoraggiato Eden quando sarebbero arrivati al punto.
Aveva già una bella erezione, quindi si mise i jeans e una camicia con i bottoni, ma la lasciò sbottonata affinché potesse vedere il suo petto e addome deturpati dalle cicatrici. La sera prima era stata gentile e dolce ad accettarle, l’aveva rassicurato, ma lui era comunque nervoso al punto da pensare che avrebbe potuto cambiare idea una volta arrivati al punto di massima intimità. Dopotutto, quando lui sarebbe stato su di lei, che sensazione avrebbe provato sentendo sulla pelle le cicatrici rialzate e irregolari premere sul suo corpo?
Era nervoso come un ragazzino che esce per il primo appuntamento con la ragazza dei suoi sogni. Vero, la maggior parte della pressione che sentiva era autoimposta, perché Eden aveva dimostrato di accettare tutto di lui. Ma... cazzo, voleva che tutto fosse perfetto per lei. E per lui, anche se sapeva che solo stare con lei sarebbe già stato perfetto. Doveva concentrarsi sul piacere e sulla felicità di Eden.
Una volta pronto tornò nella suite proprio quando bussarono alla porta. Cazzo, che velocità. Sempre che fosse il servizio in camera. Non voleva certo che fosse uno dei suoi compagni di squadra a passare e rovinare il tempo a disposizione con Eden.
Swanny fece segno a Eden di non muoversi e poi andò alla porta, guardò attraverso lo spioncino. Era il servizio in camera ed era abbastanza paranoico da non spalancare la porta senza essere pronto al peggio. Chiunque avrebbe potuto fingersi un dipendente dell’hotel per avere accesso alla stanza di Eden.
Lui prese la Glock che aveva appoggiato sul tavolo accanto alla porta proprio per situazioni come quella. Per averla a portata di mano nel caso in cui qualcuno che non conosceva o di cui non si fidava avesse bussato alla porta. S’infilò velocemente la pistola nei jeans e sistemò la camicia in modo fosse coperta. Mettere una pistola senza sicura nei pantaloni, puntata proprio verso il suo cazzo, non era certo la cosa più sicura del mondo da fare, ma a volte è necessario improvvisare.
Aprì la porta e fece segno all’addetto di entrare e sbrigarsi. Swanny si mise tra il giovane ragazzo e Eden mentre sistemava il cibo sul tavolo. Eden era ancora sdraiata sul divano, avvolta in una stola come se non volesse che qualcuno oltre a Swanny la vedesse. E a lui fece molto piacere.
Fu solo quando il ragazzo uscì che si scoprì e Swanny per poco non ingoiò la sua stessa lingua. Se l’intimo della notte prima glielo aveva fatto venire duro come non mai, quello che indossava in quel momento gli faceva sembrare di avere un mattone tra le gambe. Grazie a dio indossava i jeans, anche se gli faceva malissimo, ma se avesse messo i boxer il suo cazzo avrebbe sporto e sarebbe stato in bella vista.
Lei si alzò, una delle spalline scivolò lungo la spalla offrendogli un assaggio tentatore del suo seno. Ancora un po’ e il suo capezzolo sarebbe stato esposto. La canottiera rimaneva a malapena appesa alla punta, alimentando la sua immaginazione già fin troppo fervida.
Spostò una delle sedie affinché si sedesse e lui si accomodò sulla sedia posta diagonalmente rispetto a lei, in modo da esserle accanto e non di fronte dall’altro lato del tavolo. Voleva essere il più possibile vicino a lei. Più tempo avrebbero passato insieme, più l’intimità tra loro sarebbe aumentata, cresciuta fino ad avere vita propria.
Eden emise un gemito di piacere quando scoprirono i piatti. «Ha un aspetto e un profumo divini. Devo ammetterlo, sto morendo di fame.»
Swanny aggrottò la fronte. «Salti spesso i pasti quando sei sul set?»
Scosse la testa. «Non sempre. Domani per esempio riuscirò a fare la pausa pranzo, ma a volte, soprattutto se dobbiamo fare tante riprese, lavoriamo anche durante il pranzo o la cena addirittura. Quando ci avviciniamo alla fine lavoriamo di più di solito, per cercare di rispettare le scadenze.»
«A proposito della pausa pranzo di domani, io e Skylar abbiamo pensato di accompagnarti a comprare qualsiasi abito tu voglia per l’evento che ci sarà fra tre sere, e il resto della squadra andrà a comprare lo smoking così ci mimetizzeremo il più possibile. Ma io prima accompagnerò te e Sky a prendere ciò che vi serve e poi farò un giro nel reparto uomo per farmi prendere le misure per uno smoking. Ho pensato che potremmo indossare lo stesso abito per entrambi gli eventi.»
Eden sorrise, le brillavano gli occhi. «Mi sembra divertente. Mi divertirò a guardarti mentre ti prendono le misure per uno smoking. Scommetto che sarai irresistibile con tutta quell’eleganza.»
Lui sbuffò in risposta. Non era del tutto d’accordo con quella faccenda, ma non avrebbe rovinato le serate a Eden. Per lei avrebbe fatto praticamente qualsiasi cosa.
Lei iniziò a tagliare con delicatezza il pollo arrosto e ne mise un pezzetto sul suo piatto, lasciando il resto a lui. Poi scelse alcune delle verdure a vapore ma, come promesso, gli lasciò le patate arrosto e gli altri contorni.
Si sentiva egoista, anche sapendo che doveva stare molto attenta alla sua alimentazione, ma odiava mangiare così tanto davanti a lei, che doveva restare a guardare senza poter mangiare.
Lui divorò la sua porzione, in parte perché non voleva stare lì ad assaporare il pasto davanti a lei, ma anche perché non vedeva l’ora di arrivare alla seconda parte della serata. Sperava da morire di non aver frainteso i suoi segnali e di non sbagliare pensando che quella sarebbe stata la sera in cui la loro relazione avrebbe fatto un passo avanti. Un passo enorme. Perché per lui il sesso non era una cosa casuale, a meno che non decidesse di andare in quella direzione perché voleva o aveva bisogno di qualcosa per sfogarsi e avere un rapporto occasionale.
Con Eden era tutta un’altra cosa. Lei aveva rivoluzionato tutto ciò che si era sempre aspettato dalle donne fino a quel momento. La voleva disperatamente, ma non voleva che il suo desiderio e la sua impazienza rovinassero una cosa così bella come quella che stava nascendo tra loro.
Per quanto ne sapeva, lei poteva semplicemente volere un rapporto occasionale e poi si sarebbe tirata indietro oppure l’avrebbe dimenticato. Stava pensando troppo, a cose a cui non aveva il diritto di pensare. Si stava preparando a una gran bella delusione, se avesse lasciato che le sue emozioni avessero la meglio sulla ragione e avessero interpretato la situazione in modo completamente diverso dalla realtà.
«Swanny?»
La dolcezza con cui Eden pronunciò il suo nome lo risvegliò dai suoi pensieri, succedeva spesso in sua presenza. Nel suo lavoro era fondamentale essere totalmente concentrato. Le distrazioni avrebbero potuto uccidere lui o uno dei suoi compagni, quindi era abituato a concentrarsi completamente. Ma con Eden? Si ritrovava a gestire conversazioni tra sé e sé. Rifletteva, si poneva domande, si preoccupava e un sacco di altre cose che gli affollavano la mente quando era con lei.
Lui alzò lo sguardo e notò che aveva messo da parte la forchetta e finito la porzioncina di cibo che si era concessa.
«Sei pronto per andare a letto o vuoi stare qui ancora un po’?» chiese lei.
Anche se l’aveva detto chiaramente, ormai conosceva Eden abbastanza da capire cosa si celasse dietro la sua espressione e le sue parole disinvolte e controllate.
Era nervosa ed esitante, quasi come se fosse preoccupata che lui potesse non voler fare quel passo avanti nella loro relazione appena nata.
«Io voto il letto» disse, con la voce roca.
Lei sorrise ma le sue labbra tremolarono leggermente. E poi si alzò dal tavolo, di nuovo mostrandogli il suo abbigliamento sexy. Lui quasi imprecò perché il suo cazzo s’indurì ancora di più e aveva già avuto un’erezione bella fastidiosa per tutta la cena. Vederla lì di fronte a lui, con un intimo che lasciava poco all’immaginazione, gli aveva fatto venire il cazzo duro come la pietra, premeva dolorosamente contro i confini dei suoi jeans.
Si alzò e le porse la mano, cercava di capire il suo umore. Lei fece scivolare la sua mano molto più piccola sulla sua e la strinse leggermente mentre andavano verso il bagno. Lei sorrise immediatamente e la tensione che sentiva irradiarsi da lei si allentò.
«Io mi metto a letto se vuoi spogliarti» disse andando verso il letto matrimoniale al centro della stanza.
Non gli aveva detto di cambiarsi, ma di spogliarsi. Quelle parole avevano significati ben diversi. E improvvisamente si sentì nervoso perché si sarebbe spogliato davanti a lei, mostrando un’altra volta i suoi difetti e le sue cicatrici.
Esitò, sopraffatto dall’incertezza. Eden lo guardò con così tanta premura e dolcezza che si vergognò subito di aver dubitato della sua reazione anche per un solo istante.
«Voglio vederti» disse lei. «Tutto. Non c’è nulla che possa scoraggiarmi, Swanny. So che le parole hanno poco valore, ma voglio dimostrartelo. Ho bisogno di dimostrarti che sono sincera.»
Le sue parole gli diedero il coraggio di spogliarsi, si tolse i jeans facendo sfregare il tessuto sulla sua erezione, fece una smorfia di fastidio. Fece un gran sospiro di sollievo quando il suo cazzo fu libero dalla costrizione degli indumenti. Ma poi notò l’espressione di Eden che fissava sconvolta il suo cazzo.
Era impallidita e sembrava davvero insicura e... spaventata.
Spostò le coperte dal lato del suo letto, invitandolo a raggiungerla.
«Devo dirti una cosa» disse a bassa voce. «Ero indecisa, non sapevo se dirtelo o meno, e poi non vorrei che questo cambi ciò che pensi di me o il tuo desiderio di fare l’amore con me. Ma devi saperlo. Meriti di saperlo, così potrai tirarti indietro, se non mi vorrai più. E lo capirò. Te lo prometto. Non farò nessuna scenata e non mi metterò in ridicolo. Non vorrei mai costringerti a fare qualcosa che non vuoi.»
Il disagio lo afferrò per le palle, strizzandole fino a fargli male. Sembrava che fosse una criminale ricercata o che avesse fatto qualcosa di imperdonabile e Swanny non riusciva a immaginarsi nessuna delle due opzioni.
Scivolò sotto le coperte accanto a lei e automaticamente si avvicinò per cercare di placare il disagio che vedeva nei suoi occhi. Non si era rannicchiata accanto a lui come pensava, si avvicinò ma tenne la testa alta in modo da guardarlo negli occhi.
«Eden, puoi dirmi qualsiasi cosa» disse lui gentilmente. «Ti garantisco che qualunque cosa ti stia facendo agitare così tanto non cambierà in nessun modo ciò che provo per te e sicuramente non smetterò di volerti. Ce l’ho così duro in questo momento che se mi toccassi potrei venire.»
Lei sorrise, la tensione sul suo viso si allentò leggermente.
«Sono preoccupata anche perché non so se mi crederai» disse in tono calmo. «Perché visto il mio comportamento con te, così diretto e sfacciato, non riesco a immaginare che tu possa credere a ciò che sto per dirti.»
A quel punto era davvero curioso. Non preoccupato, perché non riusciva a immaginare niente che potesse scoraggiarlo. Le sue relazioni passate non avevano importanza. A lui interessava il presente e che lei sarebbe stata sua.
«Dimmi, tesoro» la incoraggiò. «Sono sicuro che tu stia impazzendo per niente.»
Fece un respiro profondo, sembrava che stesse cercando il coraggio e poi esalò con un lungo sospiro.
«Non sono mai stata con un uomo» ammise in tono vacillante. «Saresti il primo. Voglio che tu sia il primo.»
Lui la fissava, sconvolto, incredulo. Di tutte le cose che pensava gli avrebbe detto, quella era l’ultima a cui avrebbe pensato. Aveva così tanti pensieri confusi in mente che rimase letteralmente senza parole.
Eden era vergine? Non poteva crederci. La donna più bella del mondo non era mai stata con un uomo e per di più voleva che lui fosse il primo? Ne era onorato, ma allo stesso tempo si stava cacando addosso.
Cosa avrebbe dovuto rispondere a una cosa simile? Non si sentiva all’altezza. La sua prima volta doveva essere speciale, con un uomo dall’aspetto diverso dal suo. Qualcuno che fosse al suo livello. Improvvisamente si sentì impacciato e inadeguato. Non stava assolutamente sottovalutando l’enormità del regalo che lei gli stava offrendo. Ma cazzo, la sua prima volta doveva essere perfetta e lui fu improvvisamente colto dalla paura di rovinare tutto.
«Swanny?»
La sua voce sembrava piena di paura, si tirò le coperte su fino al mento. Sembrava insicura e lui si maledisse perché stava mandando tutto all’aria.
«Non so cosa dire» rispose quando riuscì finalmente a trovare il coraggio di parlare. «Non ne ho idea, Eden. E il pensiero che tu voglia che io sia il primo... non riesco neanche a stimare l’immensità di un regalo così prezioso. Perché proprio io? Sicuramente avrai opportunità, opzioni migliori. Cosa potrei mai offrirti? Mi sembra di essere intrappolati in una versione moderna di La Bella e la Bestia. Non sono bello. Molti mi considererebbero brutto. Ho cicatrici non solo sul viso, ma su tutto il corpo. Come puoi volere uno come me?»
La sua espressione si ammorbidì e i suoi occhi si ingentilirono, lo guardava con un’estrema dolcezza, tale da fargli sentire una stretta al cuore per l’emozione.
Lei si avvicinò e sfregò le labbra sulle sue e poi, come aveva già fatto una volta, fece scivolare le labbra su tutta la lunghezza della cicatrice, dando piccoli baci su ogni increspatura e rilievo.
«Per me sei bello» sussurrò. «Non m’interessa cosa pensano gli altri. Sono degli stupidi se non sanno guardare oltre le cicatrici, se non vedono il tuo cuore. La persona che so che sei. Quanto al perché io voglia una persona come te, non so spiegartelo bene. È così e basta. C’è qualcosa in te che mi fa un effetto che nessun altro uomo mi aveva mai fatto provare. Ho aspettato perché non ho mai pensato di aver trovato quello giusto e ho sempre considerato la mia verginità come qualcosa di prezioso, che non avrei dovuto dare a chiunque. Ma sento che tu sei quello giusto. Perfetto. Non ho alcun dubbio, voglio che tu sia il mio primo amante. Ma se per te non è giusto, allora non voglio farlo. Non voglio forzarti a fare qualcosa che non vuoi.»
«Ti voglio più di quanto abbia mai immaginato di volere un’altra donna» ammise. «Sono sconvolto dal modo in cui mi vedi, dal fatto che tu mi voglia nonostante il mio aspetto. Non mentirò. Sono pietrificato perché voglio che la tua prima volta sia qualcosa di stupendo e prezioso, e ho paura di non riuscire a darti ciò che meriti.»
Lei sorrise di nuovo, i capelli caddero come una tenda sulla sua spalla e gli solleticarono il petto. «Ed eccomi qui, preoccupata perché sono inesperta. Non riuscirò a soddisfarti, oppure fallirò miseramente. Direi che dovremmo provarci insieme e al diavolo tutte le aspettative e le paure. Lasciamo che succeda e poi vedremo come va.»
Lui si avvicinò, prese il suo viso tra le mani e la baciò, facendo scivolare la lingua nella sua bocca, assaggiando e gustando la sensazione, l’intimità tra loro, prima di fare quell’ultimo passo nella loro relazione appena nata.
«Penso che sia un’idea perfetta» disse con la voce roca.