Capitolo 39

Dopo quella conversazione non parlò più dei suoi piani per un po’. Però tolse le manette a Josh e incoraggiò lui e Callie a mangiare. Dapprima Callie era riluttante, forse perché il pranzo da asporto le ricordava troppo quello che era successo e la morte del ragazzo con cui andava a prenderlo ogni giorno e con cui divideva l’appartamento.

Alla fine mangiò, poi guardò Dan e disse: «Dovrebbe mangiare qualcosa anche lei».

Lui prese una baguette al prosciutto e notò che, com’era inevitabile, Callie la osservava ripensando a chi fosse destinato quell’ordine. Poi Dan scortò entrambi al bagno di quel piano, facendoli entrare uno alla volta, mentre lui teneva la pistola puntata sull’altro.

Quindi tornarono a sedersi. Dan continuò a tenere d’occhio l’edificio dall’altra parte della strada, anche se non comparve mai nessuno, e persino Callie aveva oramai smesso di guardare fuori.

Stava cominciando a fare buio quando Josh disse: «Signor Hendricks, crede che…».

«Puoi darmi del tu, se vuoi.»

«Okay, grazie.» Callie rivolse a Josh un’occhiata infastidita, come a chiedergli perché lo stesse ringraziando. «È solo… mi chiedevo… se vai a casa di Bill, hai… hai pensato di portarci con te?»

«Non può fare una cosa del genere, Josh. Lo fregheremmo o gli saremmo tra i piedi.» Fissò in volto Dan con quello stesso sguardo provocatorio e risoluto che lui aveva notato in ufficio. «Ci ucciderà. È l’unica cosa che può fare.»

Dan scosse la testa sconcertato. «Evidentemente hai passato troppo tempo con le persone sbagliate. Ho detto che non vi ucciderò, e, a meno che non me ne diate il motivo, non lo farò.» Guardò Josh che, al contrario, desiderava disperatamente credergli. «Ho delle altre manette. Non sarà comodo, ma vi ammanetterò alla ringhiera in cima a quel pianerottolo là.» L’aveva controllata quando erano andati in bagno, il ferro battuto decorato era abbastanza resistente e ben piantato nel pavimento di pietra. «Scriverò in un biglietto che voi due siete qui e me lo metterò nel giubbotto, nel caso le cose mi andassero male.»

Era evidente che Callie continuava a non sapere cosa pensare di Dan e di tutta quella situazione, ma quest’ultima affermazione parve stupirla più di ogni altra cosa che aveva detto. A Dan sembrava la cosa più naturale del mondo assicurarsi che, in caso lui fosse stato ucciso, loro non si ritrovassero a morire di fame in un edificio vuoto, ma lei parve toccata dal gesto.

«Dan, non è costretto a fare quello che intende fare.»

Lui le sorrise e le disse: «Però lo farò. E ora ho bisogno di porre a entrambi qualche domanda». L’espressione di Callie si incupì di nuovo, come se sospettasse di essere stata attirata in una trappola. «Dove saranno questi quattro uomini?»

«C’è un casotto, ma potrebbe averci messo solo…»

«Josh, chiudi quella bocca!»

Josh le rivolse uno sguardo di sfida, come a ricordarle che non era un suo superiore o che, se anche lo era stata, non lo era più, quindi continuò con tono provocatorio: «C’è un casotto per il custode, ma potrebbe averci messo un uomo solo, se sono rimasti in quattro. Saranno al massimo due, e uno dovrebbe fare un giro di controllo ogni tanto. Gli altri due saranno in casa: di solito se ne stanno tutti in cucina, ma magari non stanotte».

«Bene. C’è sua moglie? Altri familiari? Domestici?»

«I domestici non ci sono la sera. E sua moglie è via. Hanno appena avuto un nuovo nipotino…»

Callie aggiunse, senza rivolgersi a nessuno in particolare: «Il secondo figlio di Harry. È nato due settimane fa».

Dapprima pensò che lo stesse provocando, ma poi dedusse che lei era consapevole di quanto fosse paradossale il fatto che Harry Brabham si stesse costruendo una famiglia felice.

«Quando pensate che riceveranno rinforzi dalla polizia di Berlino?»

«Probabilmente li ha mandati a chiamare subito dopo che gli ho parlato al telefono» rispose Callie.

Stava cercando di dissuaderlo dall’andare, ma Josh rise e disse: «Ne dubito. Quella sarebbe l’ultima risorsa. E quando dico “ultima”, voglio dire davvero l’ultima. Ufficialmente noi non esistiamo, o quantomeno non esistiamo qui a Berlino. Quest’estate Bill ha rispedito a casa un tizio perché era uscito a bere qualcosa con qualcuno dell’ambasciata. Si sarà barricato in casa e non chiederà nessun rinforzo, almeno finché non sarà rimasto solo lui».

«Che tipo di sistemi di sicurezza ha a casa sua?»

«Sensori di movimento lungo il perimetro, videocamere a infrarossi per la visione notturna. Non c’è niente che tu possa fare per i sensori di movimento, ma da quando è lì hanno sempre funzionato in modo discontinuo, per cui spesso li ignorano. Ma magari non stanotte. Le videocamere…» Josh rifletté un attimo, poi annuì a se stesso e aggiunse: «Se può esserti d’aiuto, posso farti vedere come spegnerle per dieci minuti. C’è una falla nel sistema di controllo che le gestisce».

Mentre parlava, Callie lo guardava costernata, e a quel punto disse: «Josh, cosa stai facendo? Se lo aiuti, in qualunque modo, stai violando la legge, probabilmente stai commettendo tradimento».

«Credi?» Lei non rispose, e Josh indicò il portatile. «Pensi che il filmato sia un falso?» Anche in quel caso non rispose. «Già. Se vuoi denunciarmi, Callie, denunciami pure, ma so che sto facendo la cosa giusta. Perché noi li abbiamo aiutati a mettere a tacere persone come Dan, però sai una cosa? Chi ce lo dice che tra cinque anni non vogliano mettere a tacere noi?»

«Ci sono cose qui che devono essere chiarite, ma se tu lo aiuti, io ti denuncio.»

Josh la fissò per qualche secondo, poi si voltò verso Dan e riprese: «Probabilmente potresti violare il sistema anche senza, ma posso installarti il programma su uno dei tuoi computer. In sostanza, se qualcuno con un codice autorizzato – qualcuno come me – comunica un malfunzionamento dei dispositivi di sorveglianza, parte in automatico una verifica completa del sistema, e dopo dieci minuti si riceve la conferma che non vi è alcun malfunzionamento. Ma ecco il punto, una cazzata colossale: il sistema spegne tutti i componenti e li rimette in linea uno alla volta per verificarli, e accende le videocamere per ultime. Quindi, per quasi dieci minuti niente videocamere».

«Puoi settarlo in modo che io possa avviarlo subito prima di entrare lì?»

«Certo. Puoi premere il tasto “Invio” quando sei pronto.»

«Bene. Installalo.»

Josh avvicinò il portatile che aveva di fronte. Dan pensò di ricordargli di limitare le sue attività a ciò di cui avevano discusso, di non cercare di contattare qualcun altro, ma sapeva che ormai Josh era dalla sua parte. Non poteva dire lo stesso di Callie, che aveva le sue buone ragioni, però aveva torto. Lei fissava Josh totalmente incredula.

Sentiva che invece Dan stava fissando lei, ma fece finta di non accorgersene e si limitò a dire a Josh: «Concorso esterno e favoreggiamento nell’omicidio di quattro agenti della CIA. Nonché tradimento. Spero davvero che tu sia convinto che sia la cosa giusta, Josh, perché se non lo è, trascorrerai il resto della tua vita in carcere».

Dan disse: «Anche se dovesse andare a finire nel modo peggiore, suppongo che Josh sarà costretto ad affrontare le conseguenze solo se qualcuno denuncerà quello che ha fatto qui. E non lo farò certo io».

Il ragazzo alzò lo sguardo dallo schermo, fissò Callie e le pose quella domanda con gli occhi.

«No, non faccio promesse del genere. Di sicuro non le faccio finché non saprò come sono andate le cose.»

Per qualche motivo, Dan pensò che quella risposta facesse ben sperare – un segno di titubanza – ma a Josh pareva non importare granché. «Correrò il rischio. So che sto facendo la cosa giusta.» Sollevò lo sguardo su Dan. «Sarò sincero con te: non so se stai facendo la cosa giusta, ma so che la sto facendo io. Avevo sempre avuto l’impressione che Brabham fosse corrotto.»

Dan sorrise in segno di assenso. Callie scosse la testa, come incapace di credere che le cose fossero giunte a quel punto.

«Okay, questo è pronto. Quando premerai “Invio”, le videocamere si spegneranno nel giro di trenta secondi e resteranno fuori gioco per una decina di minuti.»

«Bene, grazie. Hai detto che uno degli uomini fa un giro di controllo. Ogni quanto?»

«In una serata normale, forse ogni ora. Stasera immagino ogni mezz’ora.»

Dan guardò dalla finestra. Fuori era ormai buio. «Adesso vado. Come vi ho detto, devo ammanettarvi, per cui adesso è meglio se andate tutti e due in bagno.»

Si alzarono in piedi e lui osservò Callie: era quanto mai evidente, dal suo atteggiamento, che se voleva poteva essere pericolosa. «Callie, nonostante tutto ti stimo, apprezzo il fatto che tu abbia mantenuto la tua posizione, ma credo che tu abbia torto. Ora magari potresti pensare che è la tua ultima possibilità per fermarmi, per cui ti avverto di nuovo: se provi a fare qualunque cosa, ti ammazzo. Su questo punto devi credermi.»

Lo guardò con occhi feroci e rispose: «Perché non dovrei crederle? È l’unica cosa tra quelle che ha detto su cui ho prove inconfutabili».

Dan li accompagnò in bagno, poi li ammanettò alla ringhiera in cima alle scale. Preparò la sua borsa, stando bene attento ad appoggiare il portatile su cui era stato installato il programma sopra tutte le altre cose.

Indugiò un momento sulle scale prima di scendere di sotto, e li guardò, facendo un altro cenno di ringraziamento all’indirizzo di Josh. Poi disse a Callie: «C’è un’altra delle cose che ho detto che hai la certezza sia vera». Lei ricambiò il suo sguardo con aria stupita, senza lasciare trapelare niente. «Ho detto che non vi avrei uccisi se non fossi stato costretto a farlo.»

E con quelle parole scese le scale e uscì nella fredda notte berlinese.