21

Il problema dei casi come quello della strage nel centro benessere è che le piste che andrebbero seguite nelle prime quarantott’ore, le più critiche, sono troppe e il personale è sempre troppo poco.

Era per questo motivo che io e Sampson eravamo al lavoro il sabato mattina presto e aspettavamo che il capitano Quintus ci raggiungesse.

«Dammi buone notizie, Alex» esordì Quintus, prima ancora di salutare.

«Ci serve una mano» dissi.

«Te l’ho detto: avresti dovuto fare il comico.»

Sampson fece una smorfia. «Le indagini sulla morte di Pete Francones non meritano un maggior spiegamento di forze?»

«Il problema è che il tasso di omicidi è troppo alto. Se assegno più personale al caso Francones, i familiari delle vittime di altri casi protesteranno.»

«Sì, ma agli occhi del mondo conta solo il caso Francones. Se ci dai rinforzi, noi chiudiamo il caso e tu verrai osannato dalle folle.»

Quintus mi guardò male. «Oltre che comico, adesso fai anche lo stratega?»

Sorrisi. «Sono un tipo eclettico.»

Il capo della Omicidi sospirò. «Vi do altri due uomini part time.»

«Senti...» cominciò a protestare Sampson.

«Più di questo non posso fare.»

«Così potrai dire di aver assegnato il caso a una task force» dissi. «Grazie.»

«Chiudetemi questo caso, per cortesia» ribatté Quintus.

«Prima possibile» replicai.

Con Sampson, stilammo un elenco di attività da affidare agli altri investigatori, fra cui: identificare e rintracciare Trenton Wiggs, il titolare del centro benessere, e trovare Cam Nguyen, la cui scomparsa era ormai ufficiale. Verso le due del pomeriggio ricevemmo una buona notizia: il giudice della Virginia aveva emesso il mandato che ci consentiva di perquisire la casa di Pete Francones a McLean. Lungo la strada ci fermammo al Willard Hotel, dove avevamo appuntamento con l’agente e il consulente finanziario del Pazzo.

«Speriamo ci dicano che Francones aveva dei nemici» dissi prima di entrare nell’albergo.

«Speriamo» replicò Sampson. «Ma forse invece Francones non c’entrava niente, era lì per caso.»

«Se così fosse, avremmo a che fare con uno psicopatico che spara per il gusto di sparare» osservai. «Finché non lo avremo accertato, ci conviene concentrarci su Francones.»

«Per allentare la pressione mediatica» concordò Sampson.

Trovammo Alan Snyder, l’agente di Francones, e J. Barrett Timmons, il consulente finanziario, ad aspettarci nell’atrio dell’hotel, che era ampio e sontuoso. Snyder era un uomo tarchiato e dallo sguardo intenso che controllava continuamente lo smartphone. Suggerì di accomodarci nel ristorante e prendere un caffè.

Timmons, che era sulla cinquantina e aveva la faccia rugosa, scosse la testa.

«Preferirei un luogo più privato» disse. «I giornalisti mi stanno con il fiato sul collo. Non vorrei che ci sentissero.»

Sampson parlò con il capo del servizio di sorveglianza, suo vecchio amico, e nel giro di dieci minuti eravamo seduti in un ufficio vuoto con la porta chiusa, un bricco di caffè e un vassoio di paste.

«Sono molto contento che le indagini siano state affidate a voi» disse Snyder, l’agente. «Abbiamo sentito parlare molto bene di lei, dottor Cross. E anche di lei, ispettore Sampson.»

«Sono lusingato» dissi. «Sapete dirci come mai Pete Francones si trovava in quel genere di centro benessere e se ritenete plausibile che fosse lui il bersaglio della strage?»

Timmons si incupì e scosse la testa come se non riuscisse ancora a credere che il suo cliente fosse morto in quel modo.

«Non riesco a darmi una spiegazione» rispose Snyder. «Il Pete Francones con cui lavoro da quindici anni non è l’uomo rimasto ucciso in quel postaccio. Che poi l’assassino ce l’avesse proprio con lui... No, non posso crederci. Non vedo il motivo.»

«Problemi finanziari?»

«Tutt’altro» rispose Snyder sprezzante. «Aveva circa trenta milioni di dollari.»

«Chi erediterà?» domandai.

Gli occhi di Timmons si strinsero a fessura. «I due nipoti, figli di sua sorella, sono beneficiari di un trust assai generoso. Il resto del patrimonio andrà diviso fra i vari enti benefici che Francones sosteneva.»

Decisi che era venuto il momento di lanciare la bomba. «Parlateci della cocaina.»

«Non pensiate che Pete Francones si drogasse» disse Snyder senza la minima esitazione. «Era pulitissimo. Un uomo con la testa sulle spalle. Gli bastava il successo che aveva.»

Il consulente finanziario annuì appena, ma qualcosa nella sua postura mi fece venire un dubbio. «Lei concorda, signor Timmons?»

Timmons si schiarì la voce e disse: «Non sono al corrente delle abitudini di Pete Francones in questo campo».

«Ma...?» lo imbeccò Sampson.

Timmons rimase un momento titubante e io dissi: «Noi non vi abbiamo detto niente, ma Francones aveva addosso tre grammi di cocaina purissima quando è morto e almeno uno nel naso. Secondo il medico legale, le vie aeree indicavano un uso cronico. E le dimensioni del cuore fanno pensare che non sarebbe vissuto a lungo comunque, a causa dell’abuso di coca».

L’agente di Francones parve stupefatto, mentre il consulente finanziario si protese in avanti e si prese la faccia fra le mani. «Per l’amor del cielo. È una di quelle cose che preferisci non vedere.»

«Ci dica.»

Timmons ci spiegò che Francones disponeva di un fondo assai cospicuo per le spese pazze: diecimila dollari al mese, che negli ultimi anni erano saliti a ventimila e da quando era arrivato l’ingaggio a Monday Night Football addirittura a trenta.

«Se per la coca spendeva anche solo il venti per cento, era comunque una quantità considerevole» calcolai.

«Sì, ma io non volevo dire che...» Il consulente finanziario si fermò, poi disse: «A partire da poco prima di Natale, Francones ha cominciato a spendere somme ingenti e a chiedermi più soldi. Dieci, a volte ventimila dollari a botta».

«In contanti?»

«Versati sul suo conto spese, sì» rispose Timmons.

«Giocava d’azzardo?» domandò Sampson.

«Be’, fino a ieri le avrei detto di no, ma adesso...» rispose Snyder, stringendosi nelle spalle. «Chi lo sa?»

«No, secondo me il gioco non c’entra» intervenne il consulente finanziario, guardando Snyder. «È che Mandy...» Il cellulare sul tavolo suonò e lui lo guardò, accigliandosi. «Scusate, temo sia un’emergenza. Ho chiesto di non chiamarmi a meno che non fosse urgente.» Timmons prese il telefono e rispose.

«Si riferiva a Mandy Bell Lee?» chiese Sampson a Snyder.

L’agente fece una faccia seccata, ma senza dargli il tempo di rispondere Timmons gridò: «Quella vipera!» Buttò il cellulare sul tavolo, paonazzo. «Mandy Bell ha indetto una conferenza stampa alla villa per rivelare che lei e Pete Francones si sono sposati segretamente il mese scorso e che intende impugnare il testamento.»

Punto debole
9788830448742_cov01.html
9788830448742_fm01.html
9788830448742_tp01.html
9788830448742_cop01.html
9788830448742_fm02.html
9788830448742_fm03.html
9788830448742_p1.html
9788830448742_p1-1.html
9788830448742_p1-2.html
9788830448742_p1-3.html
9788830448742_p1-4.html
9788830448742_p1-5.html
9788830448742_p1-6.html
9788830448742_p1-7.html
9788830448742_p1-8.html
9788830448742_p1-9.html
9788830448742_p1-10.html
9788830448742_p1-11.html
9788830448742_p1-12.html
9788830448742_p1-13.html
9788830448742_p1-14.html
9788830448742_p1-15.html
9788830448742_p1-16.html
9788830448742_p1-17.html
9788830448742_p1-18.html
9788830448742_p2.html
9788830448742_p2-1.html
9788830448742_p2-2.html
9788830448742_p2-3.html
9788830448742_p2-4.html
9788830448742_p2-5.html
9788830448742_p2-6.html
9788830448742_p2-7.html
9788830448742_p2-8.html
9788830448742_p2-9.html
9788830448742_p2-10.html
9788830448742_p2-11.html
9788830448742_p2-12.html
9788830448742_p2-13.html
9788830448742_p2-14.html
9788830448742_p2-15.html
9788830448742_p2-16.html
9788830448742_p2-17.html
9788830448742_p2-18.html
9788830448742_p2-19.html
9788830448742_p2-20.html
9788830448742_p2-21.html
9788830448742_p2-22.html
9788830448742_p2-23.html
9788830448742_p2-24.html
9788830448742_p2-25.html
9788830448742_p2-26.html
9788830448742_p2-27.html
9788830448742_p3.html
9788830448742_p3-1.html
9788830448742_p3-2.html
9788830448742_p3-3.html
9788830448742_p3-4.html
9788830448742_p3-5.html
9788830448742_p3-6.html
9788830448742_p3-7.html
9788830448742_p3-8.html
9788830448742_p3-9.html
9788830448742_p3-10.html
9788830448742_p3-11.html
9788830448742_p3-12.html
9788830448742_p3-13.html
9788830448742_p3-14.html
9788830448742_p3-15.html
9788830448742_p3-16.html
9788830448742_p3-17.html
9788830448742_p3-18.html
9788830448742_p3-19.html
9788830448742_p3-20.html
9788830448742_p3-21.html
9788830448742_p4.html
9788830448742_p4-1.html
9788830448742_p4-2.html
9788830448742_p4-3.html
9788830448742_p4-4.html
9788830448742_p4-5.html
9788830448742_p4-6.html
9788830448742_p4-7.html
9788830448742_p4-8.html
9788830448742_p4-9.html
9788830448742_p4-10.html
9788830448742_p4-11.html
9788830448742_p4-12.html
9788830448742_p4-13.html
9788830448742_p4-14.html
9788830448742_p4-15.html
9788830448742_p4-16.html
9788830448742_p4-17.html
9788830448742_p4-18.html
9788830448742_p4-19.html
9788830448742_p4-20.html
9788830448742_p4-21.html
9788830448742_p4-22.html
9788830448742_p4-23.html
9788830448742_p4-24.html
9788830448742_p4-25.html
9788830448742_p4-26.html
9788830448742_p4-27.html
9788830448742_p4-28.html
9788830448742_p4-29.html
9788830448742_p4-30.html
9788830448742_p4-31.html
9788830448742_p4-32.html
9788830448742_p5.html
9788830448742_p5-1.html
9788830448742_p5-2.html
9788830448742_p5-3.html
9788830448742_p5-4.html
9788830448742_p5-5.html
9788830448742_p5-6.html
9788830448742_p5-7.html
9788830448742_p5-8.html
9788830448742_p5-9.html
9788830448742_p5-10.html
9788830448742_p5-11.html
9788830448742_p5-12.html
9788830448742_p5-13.html
9788830448742_p5-14.html
9788830448742_bm01.html
9788830448742_bm02.html