134

Justine guidò in direzione nord lungo la Pacific Coast Highway. Il sole era tramontato. Era appena uscita dalla sua quinta sessione con la dottoressa Hayes dal ritorno dal Messico. La situazione era migliore. Non perfetta, ma migliore. Aveva una nuova prospettiva su quanto era accaduto nella cella a Guadalajara e con gli Harlow. Specie adesso che Jack li aveva messi alle strette.

Ma non aveva ancora deciso dove e come parlare con Paul e cosa avrebbe dovuto dirgli. Non era tornata alla Crossfit neppure una volta, per paura di incontrarlo. La dottoressa le aveva raccomandato un approccio diretto in luogo tranquillo e neutrale, tipo uno Starbucks.

Era questo che doveva fare?

Mi servirebbe un punto di vista maschile, pensò. Si rese conto che avrebbe dovuto parlarne con Jack. E che, inconsciamente, era quello che stava già cercando di fare.

Glielo dico. Gli dico tutto quanto. Gli chiedo consiglio.

Pochi minuti dopo, Justine stava per imboccare il vialetto che conduceva alla casa di Jack, ma vide due auto che non riconosceva. Non era insolito. Uno dei pochi vizi di Jack – a parte il Midleton Very Rare Irish Whiskey – erano le macchine veloci. Continuava a comprarle e a cambiarle.

Parcheggiò più indietro. Pensò di dargli un colpo di telefono, ma immaginò che a lui non avrebbe dato fastidio se avesse suonato il campanello.

Mi ha detto che, quando volevo parlarne...

La casa di Jack era isolata dal traffico della Highway da una siepe alta. Justine era quasi arrivata in fondo, quasi al vialetto, quando sentì aprirsi una porta, poi rumore di passi e la risata di una donna.

«Giuro su Dio!» esclamò lui, divertito.

«Mi piaci, Jack Morgan. Mi fai ridere.»

Justine conosceva quella voce, quell’accento. Australiano?

«E io non credo di conoscere una donna più intelligente, più divertente o più bella.»

Justine non riuscì a trattenersi. Sbirciò attraverso la siepe e vide Guin Scott-Evans che saliva dal lato del passeggero su una Mercedes sportiva nera. Era effettivamente una donna stupenda.

La detective si sentì sprofondare lo stomaco. All’improvviso comprese di essere terribilmente sola nella vita. Jack usciva con Guin Scott-Evans? Da quando? Il ricordo della storia che Justine aveva avuto con lui le parve quasi soffocante.

«Non la più sexy?» stava dicendo l’attrice.

«Di sex appeal ne hai da vendere.» Jack si mise al volante, chiuse la portiera e avviò il motore.

Per un attimo, mentre lui saliva in macchina, Justine lo aveva visto chiaramente alla luce. Sembrava felice, in modo sincero, come non lo si vedeva spesso. Era un evento raro.

La detective fece dietro-front e tornò di corsa alla propria auto, mentre la Mercedes usciva dalla proprietà e partiva verso sud. Lei la guardò allontanarsi. I fanali di coda si confusero tra tutti gli altri del traffico di Los Angeles e svanirono.

Per un lungo momento Justine rimase in piedi, immobile, guardando il punto in cui era scomparsa la macchina. Si disse che era un bene che Jack avesse una persona nuova accanto, una persona che lo emozionasse. Anche se ora comprendeva di provare per lui sentimenti che non riusciva a ignorare. Non poteva fare a meno di augurarsi che forse un giorno sarebbero riusciti a far funzionare una relazione tra loro.

Sei riuscita in cose molto più difficili, sorellina.

Si asciugò qualche lacrima. Si sentiva già più forte, come se si fosse scrollata un peso di dosso e fosse pronta ad affrontare di nuovo la propria vita.

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