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Colorado Springs, giugno 2017
A Marcus non pesava rimanere di guardia tutta la notte di fronte alla suite presidenziale.
Era felice di essere tornato sulle Montagne Rocciose.
Andrew Clarke, il nuovo presidente eletto, era venuto a Colorado Springs e si era fermato per la notte al Broadmoor Hotel & Resort, con numerosi impegni in agenda. Il primo era quello di visitare il norad, cioè il Comando Nordamericano per la Difesa Aerospaziale, una volta ubicato sui monti Cheyenne ma dal 2006 stabilitosi presso la base aerea di Peterson. Nonostante non avesse mai fatto parte dell’esercito, Clarke, una volta eletto, aveva promesso che avrebbe restituito alle donne e agli uomini dell’esercito americano l’onore che meritavano e che avrebbe rifondato le forze armate, “gettate nella fogna” da quel “perdente” del suo predecessore.
Il secondo impegno prevedeva di prendere parte come ospite di spicco a una cena di raccolta fondi per i candidati al Senato del Partito repubblicano. Le elezioni di medio termine si sarebbero tenute l’anno seguente ma il presidente era determinato nel creare una maggioranza “a prova di veto” in Senato, così da far passare le riforme del sistema sanitario e delle tasse che non era riuscito a trasformare in leggi attraverso il Congresso.
Entrambi gli impegni erano già stati portati a termine il giorno prima, e quella mattina il presidente era concentrato sul terzo impegno in agenda: fare colazione insieme a una dozzina di leader evangelici che considerava elementi chiave della sua sorprendente vittoria e della sua rielezione.
A Marcus non interessava nessuno dei tre impegni. Il suo solo interesse per quel viaggio – oltre ovviamente a garantire la sicurezza del presidente – era quello di poter incontrare la famiglia. Con il permesso del suo superiore, Marcus era volato a Colorado Springs un giorno prima dell’arrivo del presidente. Aveva portato la madre a visitare il Pikes Peak per l’intera giornata e poi fuori a cena nel loro ristorante messicano preferito, a Monument. Le aveva mostrato le ultime foto di Lars, che la settimana precedente aveva festeggiato il suo undicesimo compleanno, e l’aveva aggiornata sulle ultime imprese del nipote.
Mentre erano a metà della cena, la signora Ryker aveva pregato Marcus, come di consueto, di lasciare i servizi segreti, tornare a Monument e offrire a Lars la possibilità di vivere “una vera infanzia”. Marcus aveva ascoltato con pazienza e poi aveva chiesto alla madre – per l’ennesima volta – se Elena le stava offrendo dei soldi per sollevare la questione ogni sei mesi. Quando negò, come ogni altra volta, le rispose nel modo consueto: «Grazie, mamma, ma va bene così».
Il disastro della crociera era ormai acqua passata. Marcus si era scusato profondamente ed Elena lo aveva perdonato. Si erano incontrati con il pastore Emerson per diversi mesi di consulenza e Marcus aveva trovato il modo di lavorare qualche ora in meno e passare più tempo con la sua famiglia.
Quando tornò a Washington il venerdì sera, disse a sua madre che sarebbe andato a prendere Elena e Lars per passare una bella serata al Kennedy Center. E, quando avrebbe finalmente capito che era il momento di ritirarsi, sarebbero tornati in Colorado.
La mattina in cui il presidente sarebbe dovuto arrivare, Marcus fece colazione con i suoi suoceri. Chiese loro di venire direttamente al Broadmoor così lui sarebbe stato in tempo per unirsi al corteo ufficiale prima di mezzogiorno, e furono felici di farlo. Amavano il genero ed erano impazienti di vedere le ultime foto del nipote e di ascoltare tutte le novità. Avrebbero solo desiderato che anche la figlia e Lars fossero con loro.
«Il Kennedy Center sembra una grande idea», disse Javier Garcia, con gli occhi che brillarono quando Marcus gli spiegò che cosa aveva in mente: «Che cosa vedrete?»
«A dire la verità, è un’idea di Lars», spiegò Marcus: «Sta studiando Moby Dick. “Chiamatemi Ismaele” e così via. Gli sta piacendo molto e il suo insegnante ha saputo che al Kennedy Center ci sarà la rappresentazione di un’opera ispirata al romanzo. Non posso dire di essere un grande appassionato di opera lirica, ma lo spettacolo ha delle ottime recensioni e sappiamo che Elena è molto determinata a fargli imparare qualcosa in più oltre a scalare i quattromila o pescare con la mosca».
«È la nostra bambina», disse la signora Garcia, con una risata.
«Ma in questo caso è davvero tutto merito di Lars», disse Marcus.
«A che ora si tiene lo spettacolo?», chiese la signora Garcia. «Sei sicuro che sarai di ritorno in tempo?»
«Non sarà un problema», li rassicurò Marcus. «L’opera comincia alle diciannove e l’Air Force One partirà alle 17:36. Arriveremo alla Casa Bianca in elicottero. E, quando sarò atterrato, il mio turno terminerà. Lo smoking mi aspetta nell’armadio. Prenderò un taxi e ci incontreremo là. Oplà. Nessun problema».
Ma un problema c’era. L’incontro del presidente con i leader evangelici andò per le lunghe – molto per le lunghe – e Marcus seppe che non avrebbe fatto in tempo.