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Washington dc, 20 ottobre 2013

 

«Agente Ryker, il presidente la desidera nello Studio Ovale».

La giovane assistente era così cortese e gentile che Marcus le chiese – e solitamente era ligio al protocollo – se Elena e Lars potevano unirsi a lui.

«Ma certo», rispose l’assistente.

«Possono venire anche le nostre famiglie e i nostri amici?».

A questa richiesta l’assistente ebbe un attimo di esitazione, subito seguita da un sorriso caldo e un cenno affermativo. «Il presidente vuole esprimere la sua gratitudine direttamente, lontano dalle luci della tv. Credo che gli farà piacere incontrare le persone che le sono più vicine».

Presto furono tutti nella Studio Ovale, compresi il pastore Emerson e Maya, a chiacchierare e a ridere con il presidente degli Stati Uniti d’America e a scattare foto ricordo insieme a lui. Poi, il presidente decise di fare un annuncio. Come capo delle forze armate, si prendeva la libertà di offrire a Marcus una promozione. Non sarebbe più stato assegnato al vicepresidente. A cominciare dalla mattina successiva, sarebbe stato assegnato direttamente al presidente – come parte della scorta presidenziale.

Il piccolo gruppo esplose in applausi e congratulazioni. Marcus era raggiante. Lars gli era accanto, al massimo dell’eccitazione. I vecchi compagni di Marcus erano gioiosi. Gli dettero delle pacche sulla schiena e si congratularono a lungo con lui, ringraziando personalmente il presidente. La madre di Marcus lo abbracciò. I Garcia sembravano i meno coinvolti. Elena era abbattuta, anche se stava facendo del suo meglio per non farlo trasparire. Più tardi scoprì che Marcus aveva saputo della promozione già da alcuni giorni, ma non aveva detto niente per non rovinare la sorpresa.

Ed era stata una sorpresa, ma non gradita.

Elena, invece, avrebbe voluto che il marito sfruttasse quell’occasione per lasciare i Servizi. Ne aveva davvero avuto abbastanza. Dopo l’attacco alla Casa Bianca e ricordando che cosa era successo in Afghanistan, Elena pensava che Marcus avesse giocato con la morte un po’ troppo spesso. Come famiglia avevano disperatamente bisogno di una pausa – non solo una vacanza ma l’opportunità di lasciare Washington, la possibilità di tornare verso ovest e ricominciare una vita insieme. Elena voleva che Marcus parlasse con un reclutatore e che accettasse una proposta di lavoro con un salario a sei cifre, per occuparsi della sicurezza di una grossa compagnia, magari in Colorado. Aveva provato ad accennarglielo molte volte ma Marcus non aveva capito quanto fosse importante per lei o semplicemente non gli interessava. Questa era una delle ragioni per cui era riluttante a parlarle della promozione in anticipo, sarebbe stata una pillola troppo amara da buttare giù. Era davvero così impegnato da non aver trovato neanche il tempo per parlare con la moglie di un cambiamento tanto significativo? O stava semplicemente cercando di evitare il contraccolpo che ne sarebbe seguito se quella conversazione si fosse svolta nella loro camera piuttosto che nello Studio Ovale?

 

Quella notte Marcus portò tutto il gruppo a cena fuori presso il Willard InterContinental.

Era un hotel a quattro stelle proprio dietro alla Casa Bianca, e fu una serata costosa. Il signor Garcia tirò Marcus da parte quando ne ebbe l’occasione e insistette per pagare. Separatamente, Bill McDermott fece lo stesso. Ma Marcus non ne volle sapere. Non si trovavano insieme molto spesso, disse loro. Aveva messo da parte un po’ di soldi per quella serata. Li voleva trattare bene. E aveva un annuncio da fare.

Quando il tavolo venne sparecchiato dopo il dessert, Marcus si alzò, riempì nuovamente il suo bicchiere di champagne e si schiarì la voce per attirare l’attenzione dei presenti. Non era facile. Tutti stavano facendo considerazioni sulla straordinaria giornata che avevano appena vissuto. Bill stava raccontando storie del passato di Marcus che facevano ridere tutti. Il pastore Emerson, un veterano del Vietnam, narrò della prima volta che aveva incontrato il presidente, quando Lyndon Johnson aveva visitato le truppe nella baia di Cam Ranh. Lars, dal canto suo, stava facendo morire dal ridere la compagnia con le sue impressioni personali circa il presidente, tutte terribilmente azzeccate. A un certo punto tutti tacquero.

«Non sono bravo a fare discorsi», iniziò Marcus, in mezzo ai sorrisi di approvazione, «ma voglio semplicemente esprimere la mia gratitudine a ognuno di voi. Mi avete sostenuto negli anni – be’, anche importunato e imbarazzato – ma soprattutto sostenuto. Molti di voi, soprattutto mia madre, Elena e gli Emerson hanno pregato per me. E per Lars. E tutti voi siete stati di grande incoraggiamento in questi anni. Dio è stato benevolo con la nostra piccola tribù. Ma le cose sarebbero potute andare in un altro modo, molte volte. E, per ragioni che solo lui conosce, il nostro Salvatore mi ha fatto arrivare incolume a questa serata, qui insieme a voi, e questa cena è il mio modo per dirvi grazie».

Il gruppo applaudì con calore, ma Marcus non aveva ancora finito.

«So che parole come “grazie” o “vi sono grato” non sono sufficienti», continuò. «E nemmeno una buona cena in un bel posto come questo. E nemmeno quello che sto per proporvi, ma lo farò ugualmente. Perché tutti voi lo meritate, come lo meritiamo tutti».

Gli ospiti si guardarono tra loro, cercando di capire se qualcuno stava intuendo di che diavolo stesse parlando. Ma solo uno di loro capiva.

«Penso che sia venuto il momento di passare del tempo insieme», disse, quando la suspense era ormai a un livello di guardia. «Questo nostro gruppo ne ha passate tante negli anni. Non ci siamo mai fermati e penso che sia giunto il momento di prenderci una pausa e godere di tutte le benedizioni che il Signore ci ha offerto».

Il gruppo adesso rumoreggiava. A tutti piacque il suono di quelle parole. Marcus notò anche che Elena, che per tutto il giorno non era sembrata in sé, si era improvvisamente illuminata, magari solo per la curiosità.

«Che cosa stai cercando di dirci, signor eroe?», chiese McDermott.

«Sì», chiosò Vinetti. «Dove vuoi arrivare?»

«Va bene, ecco la proposta – vorrei portarvi tutti in crociera», disse Marcus alla fine. «Pensavo a un viaggio tutto incluso nei Caraibi o in Alaska o nel Mediterraneo. Sinceramente non è importante dove. Scegliete e trovate una settimana che possa andare bene a tutti e noi ci occuperemo del resto».

«Ci?», chiese Elena, sorpresa ed entusiasta ma cercando di fare un rapido calcolo mentale.

«Tuo padre e io», sorrise. «Ci abbiamo pensato per diversi giorni. Le due onorificenze che ho ricevuto oggi comprendevano anche dei bonus molto generosi, e di quello che non posso coprire io si è offerto di occuparsene papà».

«Davvero, papà?», chiese Elena, con gli occhi prossimi alle lacrime. «È vero?»

«Assolutamente sì, tesoro», disse il signor Garcia. «Marcus ha ragione; voi ragazzi avete bisogno di una pausa. Tutti ne abbiamo bisogno. Giusto?».

Guardò sua figlia, poi guardò Marcus e tutto il resto del gruppo, che si abbandonò alle risate, alle acclamazioni, alle lacrime e agli abbracci.

Bill McDermott, commosso, si alzò in piedi e si offrì di pagare i voli aerei. Questo provocò un altro scoppio di urla di gioia. Elena si alzò dalla sedia, gettò le braccia al collo di Marcus e lo baciò mentre Lars era impegnato in una buffa danza e tutti gli ospiti del ristorante li guardavano in un misto di divertimento e disapprovazione.

C’era solo un problema: Marcus Ryker non avrebbe mai partecipato a quella crociera.

Cospirazione Cremlino
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