Io ti rispondo di sì

Visto che non possiamo tirare giù il sole, tappiamo tutte le finestre e accendiamo lampadari nella nostra stanza.

Da una lettera di Gustave Flaubert a Elisa Schlesinger, 14 gennaio 1857

Mi chiedi se ne sono innamorato. Io ti rispondo di sì. Tu non puoi probabilmente immaginare come sia importante un amore sereno, reciproco, fondato sulla fiducia, sul ricordo delle difficoltà superate in comune. Non è la passione, d’accordo: ma quanti matrimoni, voluti sotto la spinta dei sensi, si sono rivelati un fallimento. Tutti, almeno quelli che conosco. E poi che cosa lascia la passione? Credimi, è meglio non correre questi rischi e con mia moglie, del resto, capisci che non ne corro. Il mio tipo, tu lo sai, era la donna curvilinea e dolce, su questo non ho mai avuto dubbi. Lei invece è magrissima e nervosa e le ossa del suo bacino sporgono. Io mi astengo comunque dal toccarle e in ogni caso niente di importante: di solito, a occhi chiusi, immagino di essere sdraiato vicino alla Luciana. Lei aveva effettivamente quel tipo di carnagione elastica che mi ha sempre attirato irresistibilmente nelle donne. Ti dirò anche che conservava, durante l’amplesso, una espressione così luminosa e rassicurante che io le ero, come dire, riconoscente. Mi pareva veramente di annegare nella forza che ci univa. Resto smarrito, a volte, ripensando ai futili motivi per cui l’ho lasciata. In fondo perché non convinceva interamente gli altri. Così ho finito con lo sposare la donna colta, distinta e magra che piaceva a loro.

Non che comunque, intendimi, possa muoverle appunti precisi. Alcuni amici mi hanno confessato intimità più desolanti. Del resto basta con questi dettagli, che rischiano di fraintendere il senso di un matrimonio. Sì, con Luciana l’esperienza era completamente diversa, questo lo devo ammettere. A paragone, ora è come se vedessi le stesse cose con un cannocchiale alla rovescia. Ma non idolatriamo il sesso. Oggi siamo ossessionati dall’erotismo. Abbiamo un nome per qualsiasi perversione, vediamo in ogni oggetto forme allusive. Ma che cosa si può pretendere da un matrimonio? Insomma ti volevo spiegare che l’attrazione fisica è secondaria nel mio sentimento. Credo anche nel suo.

Nel matrimonio, fortunatamente direi, hanno importanza altri valori: la comprensione, l’affetto, l’affinità non fisica, ma morale. A questo proposito non esagero dicendo che difficilmente un altro potrebbe essere più pago di me. Non sei sposato, non puoi capire che cosa significhi avanzare in due, cercare in due. Naturalmente le nostre mete immediate sono di carattere materiale, stipendio, casa, automobile. E dobbiamo sempre fare i conti con la “necessità pratica”.

Generalmente, dopo aver pronunciato questa espressione, si allargano le braccia.

Io ne ho paura. Bisognerebbe ridurre al minimo lo spazio che occupa nella nostra vita. D’altra parte, ma solo su questo punto, mia moglie non vede le cose come me. Il fatto è che l’ottica femminile è diversa e un uomo non deve fraintenderla, ma capirla.

Lei, ad esempio, non capisce la mia passione per gli insetti. Non ha ancora assimilato, in tutti questi anni, la elementare nozione che l’entomologia non è un hobby, ma la ragione sotterranea della mia esistenza e che spostarmi le cassette di allevamento vuole dire sconvolgermi. Si ostina a considerarla una dispendiosa mania, che sottrae il mio tempo agli straordinari. C’è da riconoscere che lei non ne perde uno e infatti torna a casa tardi la sera e i nostri orari non coincidono mai. Però anche qui abbiamo trovato l’accordo e mangiamo da soli. Come ti dicevo è essenziale la comprensione per vivere in due e il mangiare a ore diverse ha eliminato appunto alcuni inconvenienti. Negli ultimi tempi stentavo infatti a sopportare la sua mancanza di ilarità. Non ride mai. Non ha il senso comico e non si rende naturalmente conto di quanto sia comica. Anch’io ho perduto con lei il senso del comico e così stiamo spesso in silenzio. Non avrei mai immaginato come a una certa età sia importante il silenzio. Un silenzio che paradossalmente ci unisce senza che ce ne accorgiamo. Quanti agguati sono invece tesi nel linguaggio. Io temo più una parola che un gesto. Quando si è perduto quell’irripetibile pudore che ci attrae così tanto in un amore nascente.

È terribile invece quando una donna vuole capirti. La mia, che ha studiato psicologia, si è proposta di togliermi ogni senso di inferiorità per la statura e vi accenna continuamente, con disinvolta noncuranza. Scambia per sincerità il cinismo, sparla senza ritegno delle mie amiche e gode apertamente delle disgrazie altrui. Oppure, all’opposto, affetta arie di massaia e mi elenca minuziosamente gli acquisti in cui ha risparmiato qualcosa. Ha comunque capito che non va bene ripetere due volte simili frasi senza gravissimi motivi. Prima infatti le enunciava e poi le ripeteva tali e quali, sorridendo. Immaginava l’approvazione dei suoi parenti, della società. Diceva le cose più ovvie per il gusto di sentirsi al riparo da qualsiasi obiezione. «Ti pare?» mi chiedeva. Io la guardavo sbalordito. Poi mi è passato anche lo stupore e improvvisamente è sopraggiunta la noia, l’atroce noia. Per non esserne sopraffatto tu ti dibatti, gridi!

Così cominciano i litigi, che darebbero il sale all’amore. Ma dopo ci si ritrova più lontani di prima e io vorrei ritrovarmi addirittura lontanissimo. Per sempre, per dimenticare. Non c’è niente di anormale, intendimi, è un fenomeno che deriva dalla convivenza con un altro essere. Anzi, pare che quanto più l’altro ti è complementare, tanto più lo detesti. Non puoi abituarti. A ogni altra situazione puoi abituarti, a questa no.

Del resto, se lei è assente, non la odio più. Dunque, per salvare il nostro matrimonio non rimarrebbe che la separazione. Momentanea anche, se proprio non definitiva. Ma, rispondi, hai provato a lasciare una donna che ti ama? Non c’è parola che esprima la sua ottusa disperazione. Per l’uomo è una sensazione sorda. Come possono i dongiovanni staccare così spesso le cellule dalla carne viva? No, non potrei sopportarlo. E poi un matrimonio come il nostro non avrebbe meritato una simile fine penosa. Un matrimonio riuscito, tutto sommato, pur con gli inevitabili nèi. Così l’ho uccisa con un colpo d’accetta e ti prego di rispedirmi subito il mio baule, perché il problema di sistemare i poveri resti è più complesso di quanto possa a prima vista sembrare.

1963