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Vado a trovare Jo diverse volte, con l’intenzione di affrontarla a viso aperto. Chiederle perché mi ha mentito. Perché non si fida di me, la sua unica amica, per usare le sue stesse parole. Ma non c’è mai.
Un paio di giorni dopo, tuttavia, è lei che viene da me tremante e incerta.
«Mi dispiace di essermi presentata così. So che sei impegnata», dice, mentre mi guarda con occhi spalancati e ansiosi.
«Non così tanto», rispondo. «In effetti, volevo parlarti. Entra, beviamoci qualcosa».
Mi segue dentro e si siede al tavolo della cucina, senza parlare.
«Tè?».
Fa di sì con la testa.
Accendo il bollitore e tiro fuori la teiera, chiedendomi come affrontare la questione mentre lei siede immobile e in completo silenzio.
Ma prima che possa trovare le parole, è lei che inizia a parlare.
«È una brutta giornata». Le trema la voce. «Pensavo di potercela fare, ma adesso non credo più di essere in grado di andarmene, Kate. Voglio dire, Rosanna è sepolta qui. E quella è anche casa di Neal. Cosa avevo in testa?».
Sembra una bambina che si è smarrita. Ma la cosa più sconvolgente è che pronuncia persino il nome di Neal. E si sente quasi in colpa nei suoi confronti!
«Ehi, va tutto bene. Trasferirsi è sempre stressante. È una cosa grossa andarsene via di qua. E capisco anche cosa intendi quando dici di abbandonare la tomba di Rosie. Neanch’io vorrei farlo. Ma non puoi basare la tua decisione su un impulso di lealtà nei confronti di Neal, Jo. Non se lo merita».
Raramente le parlo in maniera così diretta, perché penso sempre che sia troppo fragile. Incredibilmente fragile, per usare le parole di Neal. E sì, anche se è andata avanti con l’idea di vendere la casa e trasferirsi, io ho sempre dubitato che fosse pronta per un passo simile.
Annuisce. «Hai ragione. Hai sempre ragione, Kate. Vorrei essere come te. È solo che a volte le cose non mi appaiono affatto chiare. Oppure penso che lo siano e il minuto dopo si offusca tutto». Ha un’espressione confusa. «Sto delirando, vero?»
«Facciamo un gioco». Mi siedo di fronte a lei, dimenticando le pulsioni negative che avevo nei suoi confronti poco fa. «Se potessi fare qualunque cosa al mondo, andare ovunque, essere chiunque, che cosa faresti?».
Lo facciamo spesso io e Angus, tanto per ridere. Lui sarebbe Tom Hanks e io Rita Wilson, abiteremmo in una villa di Hollywood e saremmo vergognosamente pieni di soldi – anche se, in realtà, siamo già felici di essere noi stessi. Al posto di Jo, desidererei che Rosie fosse viva e che mio marito mi amasse e fosse al mio fianco.
La osservo mentre, con i gomiti sul tavolo e le mani tremanti, i suoi occhi si riempiono di puro panico.
Alla fine, lentamente, tira fuori le parole: «Io… non… lo so».