APPENDICI
Appendice A. Ricalcolo del numero di libri da me pubblicati e conferma della mia morte al 2022.
Questo è il quarantaseiesimo libro che pubblico. Nel mio Come imparare una cosa al giorno e non invecchiare mai descrivevo come analizzare matematicamente la produzione (quadri, statue, sinfonie e - nel mio caso - libri) di un creativo, e come prevedere quanti anni vivrà.
Fino al 2014 ho pubblicato 45 libri. Applicando le equazioni di Volterra a questa serie storica, ho ottenuto l'equazione della mia curva che mira a un valore finale di 51 libri verso il 2050. Il 95 per cento di 51 è 48. La curva mostra che dovrei pubblicarne altri 3: il 48º nel 2022 a 95 anni, presunta data della mia morte.
Con il presente libro ho dovuto aggiungere un valore alla serie storica. Ho ricalcolato l'equazione, che mira ora ad un valore massimo di 50 - il cui 95 per cento è 47,5. L'analisi è ben poco diversa. Come dicevo due anni fa, non si tratta di una legge ferrea, ma di una curiosità. Sembra, quindi - senza fare conti su mezzi libri -, che dovrei pubblicarne altri due.
Salirei da 46 a 48 - decedendo sempre nel 2022 a 95 anni.
Ogni tanto racconto a qualcuno di questa previsione. Gli mostro il diagramma. Provo a spiegare che la matematica sulla quale si basa è rigorosa, anche se l'applicazione è empirica e incerta. Se comincio dicendo: "Sai che ho calcolato in che anno morirò?", a volte il mio interlocutore si irrigidisce.
Qualcuno dice: "Ma no! Come? Non lo fare! Non ti fa impressione?". E inaspettatamente fa le corna con la mano.
Io ci resto male. Trovo curioso che ci sia ancora gente che fa gesti apotropaici - che creda o no alla loro efficacia. In genere lascio cadere il discorso e passo ad altro. I miei amici del CICAP mi biasimerebbero, se fossero presenti. Loro combattono meritorie battaglie contro le credenze false. Io considero quelle reazioni come esempi di cattivo gusto. Le buone maniere suggeriscono di essere indulgenti con i superstiziosi.
Riserviamo prediche o invettive a casi più gravi, come le apologie dell'ignoranza, i discorsi razzisti o di volgarità estrema e offensiva.
Appendice B. Come guidare l'auto in tarda età e quando smettere.
Nell'estate del 2004 avevamo progettato una vacanza di una settimana a Malta con mia moglie Paola e nostro figlio Federico di nove anni. Avevamo prenotato un'auto in affitto e all'aeroporto andammo a ritirarla.
Io avevo 77 anni. Guidavo bene. Non avevo causato incidenti da molti anni - e non ne ho causati negli undici anni seguenti. L'impiegato guardò la mia patente e me la restituì subito. Disse: «Non affittiamo auto a chi abbia più di 75 anni».
Mi mostrò la clausola - scritta in caratteri minuti - sul modulo del contratto. Così dovette guidare sempre Paola.
Non era grave. Le distanze sull'isola sono modeste: non si sarebbe stancata - e guida anche lei molto bene. Però non aveva mai guidato in un paese con la guida a destra e l'obbligo di marcia sulla corsia di sinistra, e lo trovava scomodo.
Le cose andarono bene, ma io che stavo seduto a destra avevo l'impressione che avrebbe strisciato la fiancata contro le auto parcheggiate. Ci rimettemmo solo uno specchietto laterale. Se avessi guidato io, avremmo corso rischi minori.
Ora ho 89 anni e la mia patente, in Italia, è valida. Ho superato una visita medica accurata, in séguito alla quale, invece, alcuni miei coetanei sono stati considerati non idonei e non possono più guidare. Non c'è da meravigliarsene.
Uno studio ha rilevato che la metà degli ultraottantenni comincia ad avere riflessi più lenti; un quinto ha facoltà cognitive un po' ridotte o ha un udito ridotto alle frequenze più alte; un sesto ci vede male e uno su dieci tende ad addormentarsi fuori orario.
Le regole degli autonoleggi maltesi sono troppo stringenti.
È ovvio che stabilire regole generali è difficile dato che le differenze individuali sono notevoli. Mi limito, quindi, a suggerire che cosa l'anziano debba fare per non danneggiare sé e gli altri - e per restare vivo. Poi dirò come si potrà e si possa già misurare l'efficienza del singolo anziano per migliorarla o per riconoscere che è tanto bassa da consigliare di non permettergli di guidare veicoli.
Le regole e le leggi non potranno mai evitare che a qualche persona in ottime condizioni fisiche e mentali sia proibito di guidare o che possa legalmente guidare un'auto qualcuno parecchio menomato che provocherà incidenti.
Allora non pensiamo tanto alle leggi. Ragioniamo sui fatti.
Il difetto più frequente e grave è l'abbassamento della vista.
Ci colpisce in tanti modi: il più diffuso è l'opacizzazione del cristallino - la cataratta. Si può eliminare facilmente rimuovendo il cristallino e sostituendolo con una protesi di plastica. Il successo, altamente probabile, è totale. Io ho fatto l'operazione dieci anni fa e vedo ottimamente senza occhiali da lontano e da vicino. Questa menomazione è graduale e lenta. Chi non ci fa attenzione e non si sottopone a controlli periodici può ritardare l'intervento troppo a lungo.
È un errore grave e frequente: fa crescere enormemente i rischi, perché può portare a non riconoscere nemmeno i segnali che impongono di limitare la velocità. Continui a marciare veloce, e vai a sbattere.
Puoi fare parecchie altre cose per guidare meglio.
Molti di noi si adattano: se la nostra auto ha qualche difetto, prestiamo più attenzione e compensiamo. Se le gomme sono un po' sgonfie, riduciamo la velocità, specie in curva.
Se uno specchietto retrovisore si rompe, usiamo gli altri o ci guardiamo alle spalle ruotando la testa. Queste precauzioni ci stressano un po', e dobbiamo metterci in condizione di non averne bisogno. Conviene mantenere il veicolo in modo più rigoroso di quanto facevamo in passato, così da renderlo più adatto alle nostre ridotte prestazioni.
Anche se ci vediamo bene, si affievolisce la nostra memoria di luoghi che conosciamo da anni. Quando la luce è scarsa, non riconosciamo la via che dobbiamo imboccare, specie se ha chiuso un negozio che per noi era un riferimento usuale o se hanno installato un tabellone pubblicitario od un cartello con un messaggio luminoso. Se ti sei trovato in difficoltà di questo tipo, evita di guidare di notte.
Ai tempi antichi potevi bere, lentamente, una bottiglia di vino oppure tre birre oppure tre bicchierini di whisky e continuavi a comportarti in modo normale - guidavi bene.
Ora ti accorgi che, dopo aver cenato bevendo una bottiglia di 375 grammi di vino da 12 gradi, i tuoi tempi di reazione si allungano e la precisione dei tuoi movimenti si riduce.
Dunque non bere, se guidi, e non guidare, se bevi.
In generale devi obbedire in modo ossessivo alle regole del codice della strada, ai divieti e alle prescrizioni. Alcune sono dannose, come certi cartelli sbagliati e certi assurdi limiti di velocità di 10 chilometri orari nei pressi di cantieri. Osservali ugualmente. Dai sempre e comunque la precedenza a chi devi. Gli unici divieti che tutti trasgrediamo, perché non c'è alternativa, sono quelli di parcheggio. Ma qui il discorso si allunga troppo - e in ogni caso sappiamo tutu quali siano, invece, i divieti di sosta da osservare come sacri comandamenti.
Questi ragionamenti sono sensati. Molti anziani li condividono, ma spesso non sono in grado di autovalutarsi. È ragionevole che ci sottoponiamo a controlli indipendenti.
Il ministero dei Trasporti dell'Ontario (Canada) finanzia in parte il Toronto Rehabilitation Institute, che sta progettando un simulatore mirato a valutare le prestazioni di chi guida. Lo scopo è quello di attagliare le patenti alle effettive abilità di ciascuno (ad esempio, rilasciandone una che permetta di guidare solo alla luce diurna).
Il simulatore è un grosso apparato. Una tavola girevole sostiene al centro un'automobile senza motore. Chi sta alla guida aziona sterzo e pedali per seguire su una serie di schermi immagini realistiche di strade trafficate urbane ed extraurbane. Anche i retrovisori mostrano immagini coordinate con quelle degli altri schermi. Appositi attuatori trasmettono all'auto impulsi meccanici che simulano accelerazioni, decelerazioni e asperità del fondo stradale.
Le azioni e la voce del guidatore virtuale sono registrate da telecamere. Si misura, quindi, la distanza mantenuta da ogni ostacolo e dalle altre auto visibili sullo schermo.
Pannelli opachi e proiettori permettono di simulare ambienti diversi: giorno, crepuscolo, notte, lampioni, fari di altri veicoli, raggi abbaglianti del sole. Uno spruzzatore simula l'effetto della pioggia sul parabrezza. Le immagini sugli schermi, accompagnate da effetti audio, possono simulare ostacoli improvvisi: altri veicoli, ciclisti, pedoni distratti.
L'intento è di valutare, in breve tempo e in condizioni di sicurezza, le reazioni delle persone esaminate a una vasta gamma di situazioni. Un normale esame di guida, invece, fornisce molti meno stimoli e si basa poi sul giudizio dell'esaminatore.
È dubbio che il costo notevole del sistema sia giustificato. Sembra più ragionevole ricorrere a un'auto con doppi comandi. L'esaminando può essere sottoposto a situazioni critiche e l'esaminatore evita scontri e danni prendendo la guida in modo tempestivo, come si fa sugli aerei.
Queste raffinatezze ci riguardano poco: ciò che davvero va tenuto a mente è che quanto più vecchi siamo, tanto più prudenti dobbiamo essere.
Appendice C. Previsioni accurate fatte da scrittori.
La rivoluzione di Internet e Google predetta nel Rinascimento?
È proprio così. Qualcuno immaginò i modi odierni di conoscere ed utilizzare le risorse del nostro mondo. Ora troviamo dati, teorie, testi, consulenze e pareri di esperti in tempi strettissimi.
Comunichiamo a distanza all'istante. Vediamo luoghi, immagini, eventi lontani. Tutto ebbe inizio cinquant'anni fa, quando militari e scienziati cominciarono a collegare a distanza i loro computer. Poi nel marzo 1989, al CERN - l'organizzazione europea per le ricerche nucleari -, l'informatico Tim Bemers-Lee ideò il World Wide Web, la Rete mondiale: 10 milioni di utenti nel 1996 - 6 miliardi di computer connessi oggi (alla fine di questa Appendice è riportato il modesto foglietto che fece partire l'èra informatica, poi potenziata da Google). A questi eventi tecnologici e culturali straordinari abbiamo assistito in pochi anni, ma recentemente ho scoperto che furono vaticinati due secoli e mezzo fa dal dottor Samuel Johnson (1709-1784), "il letterato più illustre della storia inglese". Johnson era l'autore del "Rambler", bollettino che pubblicava due volte alla settimana e vendeva per pochi centesimi. Nella sua nota del 19 marzo 1751, scriveva:
Sarebbe utile creare un "registro universale" in cui chiunque possa scrivere che cosa desidera comprare o vendere e che sia anche un mercato generale di intelligenza. Dovrà avere una buona reputazione escludendo frodi e censure.
Sarà un luogo ove ogni onesta curiosità sarà soddisfatta; ove la ricchezza pecuniaria e intellettuale di un Paese sarà raccolta; ove ogni condizione umana troverà supporto e piacere.
Meriterà l'attenzione del mercante, del filosofo, dell'uomo d'affari e di chi si diverte solo a seguire le attività e gli interessi degli altri.
Mentre pensavo queste cose caddi nel sonno. Poi sognai una dea agile, impaziente, con l'occhio pronto - la Curiosità.
Mi annunciò che il Registro Universale sarebbe stato mandato da Giove per raccogliere i desideri degli uomini e per riordinare il mondo. Nessuno si lamenterà più perché deve svolgere compiti per i quali non è qualificato o perché possiede abilità o virtù che nessuno richiede. La nuova educazione insegnerà a tutti le lingue, le scienze, la moda, le danze ed i giochi. Saranno inventati fuochi che scaldino una città intera, veicoli per viaggiare su strada e sull'acqua, medicine universali per curare ogni male e prolungare la vita. Per ogni arte ci saranno 100 professori per ogni allievo. Poi la Curiosità mi chiese se avrei saputo realizzare queste meraviglie, ma non avevo risposta e mi svegliai.
Si dice che in determinati periodi "certe invenzioni sono nell'aria". È da credere che qualcuno avrebbe volato con un aereo a motore entro il 1910, anche se non lo avessero fatto i fratelli Wright nel 1903. Qualcuno avrebbe realizzato una pila atomica negli anni Quaranta anche se non l'avesse sperimentata Enrico Fermi nel 1942.
È interessante che anche altre invenzioni e scoperte importanti siano state predette da scrittori con grande anticipo.
Venticinque anni prima del dottor Johnson, nel romanzo I viaggi di Gulliver, Jonathan Swift narra che il suo protagonista fa un viaggio spaziale ed arriva nell'isola volante di Laputa. Gli astronomi di quel paese avevano osservato i pianeti del nostro sistema solare e scoperto i due satelliti di Marte. Swift li descrisse - ma furono osservati per la prima volta con il telescopio solo nel 1877, vale a dire un secolo e mezzo più tardi, dall'astronomo Asaph Hall, che li chiamò Phobos e Deimos. Swift aveva indicato la distanza di Phobos da Marte in 13600 chilometri (sono in realtà 9375) e il periodo di rivoluzione in 10 ore (sono 7,65).
Per Deimos stabilì una distanza di 21760 chilometri (sono 23459) e un periodo di rivoluzione di 21,5 ore (sono 30,3).
Non aveva un telescopio adeguato, ma aveva studiato fisica e sapeva fare bene i conti. Nel romanzo nota che il rapporto fra il quadrato del periodo di rivoluzione ed il cubo della distanza dal pianeta è lo stesso per i due satelliti. In effetti, coi dati che ha usato, è uguale a 4,6 per il primo satellite e solo a 4,07 per il secondo. Naturalmente i due rapporti fra il quadrato del periodo e il cubo della distanza dal pianeta, usando i valori veri per i due satelliti, sono ambedue uguali a 15,6.
Con soli nove anni di anticipo il romanziere inglese Eric Ambler (quello di Topkapi) descrisse una bomba atomica in un thriller del 1936: The Dark Frontier (pubblicato in Italia da Garzanti nel 1958 con il titolo La frontiera proibita). La inventa lo scienziato nucleare Jacob Kassen, che fugge dalla Germania nazista e si rifugia in Ixania, un paese balcanico.
Aziende inglesi che producono armi cercano di acquistare il brevetto e mandano in Ixania il fisico Henry Barstow per controllare che i piani segreti siano quelli veri. Il fisico, però, è in effetti Conway Carruthers, una sorta di supereroe, che considera la bomba troppo pericolosa per la pace mondiale.
Ne distrugge il prototipo e tutta la documentazione. La storia, in realtà, non era plausibile e non anticipava alcuna caratteristica delle bombe atomiche vere. Secondo alcuni, la doppia personalità Barstow-Carruthers avrebbe ispirato a Jerry Siegel quella di Clark Kent-Superman. Anche in questo caso, la realtà ha superato l'invenzione.
Appendice D. Gestione totale della qualità (TQM, Total Quality Management).
Gli industriali, per antica tradizione, collaudano i loro prodotti, eseguono prove su materiali e componenti; se vendono prodotti difettosi, sono tenuti al risarcimento. Ora molti di loro assumono responsabilità più estese. Controllano progettazione, metodi di produzione e software che governano robot, macchine operatrici, trasporti, collaudi visivi. Questi processi contribuiscono a migliorare la qualità delle applicazioni finali e i protocolli per la loro manutenzione. Gli utenti finali sono informati sui modi giusti di usare i prodotti.
La qualità è globale se ottimizza settori ed enti diversi.
Si può definire solo con criteri sistemici, misure di efficacia e analisi comparative. In un'azienda, dunque, la qualità si ottiene ottimizzando: pianificazione, progetti, ricerca e sviluppo di nuove tecnologie, materiali, metodi di produzione, informazione ai clienti su prodotti e servizi, manutenzione, rete di ricambi, consulenza, transizione dai prodotti attuali a quelli futuri, riciclaggio dei prodotti giunti al termine della loro vita utile, addestramento del personale, organizzazione del lavoro, reazioni dell'azienda a emergenze ed eventi inaspettati.
È una lunga lista. Anche se cerchiamo di estenderla non solo a prodotti e servizi, ma a qualunque altra attività aziendale e personale, sarà sempre bene non considerarla esauriente.
La questione vitale della qualità va vista come un ideale un "sacro Graal" perfetto e irraggiungibile.
La capacità di concatenare fra loro problemi e soluzioni apparentemente difformi dovrebbe essere acquisita da tutti.
Ha un valore intellettuale e morale, oltre che pragmatico.
La gestione dei grandi problemi sociali e politici non è una scienza esatta. Si giova anche di princìpi semplici che chiunque può comprendere, apprezzare e fare propri. Del miglioramento continuo - operare ogni giorno più efficacemente del giorno prima - ho già parlato nel Capitolo 19.
Teoria e pratica della gestione totale di qualità devono continuare a diffondersi nell'industria, ma è opportuno che pervadano l'intera società e vengano insegnate nelle scuole.
FINE