18. Come innalzare il livello di competenza
"A che cosa mirare?" mi chiedevo all'inizio del libro. Una prima risposta giocosa suggeriva che la vera questione è "Chi comanda?".
Rispondevo alla domanda in Come imparare una cosa al giorno e non invecchiare mai, citando il curioso libro di Laurence J. Peter Il principio di Peter, secondo il quale quanto più in alto arrivi nella scala gerarchica, tanto meno competente sei. In altre parole: se uno è bravo a fare un lavoro (ad esempio l'operaio), viene promosso (ad esempio a capo-operaio). Se nel nuovo lavoro fornisce ancora prestazioni ottime, viene promosso di nuovo (ad esempio a capo del servizio manutenzione) e, se ancora fa bene, viene promosso tante volte, fin quando raggiunge un livello per il quale non è addestrato - il suo "livello di incompetenza" -, dove produce disastri o nella migliore delle ipotesi non combina niente.
Non è affatto vero che tutti tendono a raggiungere il loro livello di incompetenza. È possibile diventare un manager efficiente, informato, giusto, capace di comunicare e di gestire il lavoro nel modo migliore. Bisogna lavorare intensamente per riuscirci. È faticoso e dopo una decina o una quindicina d'anni uno non ce la fa più e farà meglio a smettere.
Su questo aspetto, vedi quanto ho scritto nel Capitolo 7 a proposito del burnout.
Un rischio più grave è quello di rifiutare le sfide di lavori di maggiore responsabilità per il timore di non saperli fare - di non essere all'altezza.
Se vi guardate intorno e conoscete da vicino qualche direttore generale, vi sorgerà il dubbio che Peter avesse ragione.
Sono numerosi i capi incompetenti. Alcuni sono invecchiati male. Non si sono adeguati ai cambiamenti della società, della tecnica, del mondo. In generale, come in ogni altro campo, i manager bravissimi sono pochi, eppure qualcuno a fare il direttore generale bisogna pur metterlo. Così si sceglie chi è disponibile e, se non si ha la mano felice, viene nominato un capo inadeguato.
Se un giovane manager si rende conto di questo, avrà capito almeno quali sono alcune delle cause di incompetenza e potrà evitarle. Rifletta, allora, che potrà fare bene in posti di grande responsabilità e prestigio - purché non si stanchi di imparare. Dovrà essere pronto a farsi insegnare tutte le cose che non sa e le abilità di cui non dispone, e dovrà lavorare sodo. Poi si stupirà dei successi che registrerà. Questo è un caso particolare del principio: "Non c'è cosa o disciplina al mondo così difficile che chiunque non riesca a formarsi una certa competenza nel campo, se dedica ogni giorno (per abbastanza giorni!) mezz'ora o più a studiarla".
Incontro spesso persone che mi ringraziano perché hanno sentito questo messaggio che cerco di diffondere da anni e lo hanno messo in pratica con successo.
Innalzare i propri livelli di competenza non conviene solo a chi lavora in azienda. Conviene a ciascuno di noi, ma non se ne parla abbastanza. Cent'anni fa solo pochi sapevano guidare l'auto o scrivere a macchina. Oggi quasi tutti guidano la macchina e usano una tastiera.
Tendiamo a rendere sempre meno probabili le situazioni di emergenza. Quando si guasta uno strumento od una macchina li portiamo a riparare. Se non sono molto costosi, li buttiamo via e ne compriamo di nuovi. Le emergenze, però, continuano a presentarsi, mentre siamo meno equipaggiati per fronteggiarle. I rivolgimenti sociali, i vandalismi, i disastri sono più frequenti, dunque conviene costruirsi una competenza in tanti campi diversi. Impariamo dai vecchi scaltri a usare saldatori, lime, trapani (elettrici e manuali, da usare se manca la corrente), scalpelli, martelli (ce ne sono di tanti tipi: sapete cosa sia una martellina o un maleppeggio?), calibri e strumenti di misura.
Magari anche loro non hanno familiarità con strumenti moderni, come gli smartphone e le loro applicazioni (Whatsapp, ad esempio), la posta elettronica, Internet. Prendiamoli sotto la nostra ala e aggiorniamoli, così da farli sentire a loro agio negli ambienti contemporanei. Allo stesso modo, se riacquisteremo le abilità antiche, staremo meglio anche noi quando la tecnologia ci abbandona in séguito a guasti o incidenti.
Il mondo attuale non cambia solo per effetto della tecnica.
Anche la burocrazia crea di continuo regole, standard, PIN, password, autocertificazioni, moduli, dichiarazioni, denunce, URL, IBAN, CAP, prescrizioni contabili e fiscali.
Non è divertente occuparsene, ma non abbiamo scelta. Se non ci adeguiamo, ci toccano multe ed altre spiacevolezze.
Freniamo la nostra avversione per la burocrazia, e non ce la prendiamo con i singoli burocrati, impotenti anche loro a cambiare questo mostro che ha proliferato e ci appesantisce la vita.
Studia contabilità, direttive e regolamenti - non puoi evitarlo.
Se hai energia e cultura sufficienti e sei altruista, puoi dedicare i tuoi sforzi a migliorare leggi e pubblica amministrazione.
Altri ci hanno provato e hanno avuto qualche successo, anche se non straordinario.
Quando parlavo di comunicazione (Capitolo 8), dicevo che è bene occuparsi per prime delle cose importanti. È ragionevole, ma implica che non bisogna perdere tempo con cose non importanti. Ne esistono? In realtà non lo puoi sapere.
Quasi qualunque brandello di informazione potrà rivelarsi utile, prima o poi.
Vedo mio figlio che su Internet segue le istruzioni per piegare un foglio e ottenere un aeroplano simile alle astronavi di Star Wars. Avrebbe tanti argomenti ben più rilevanti da studiare. Mi sorge alle labbra la domanda: "Perché perdi tempo così?". Invece gli chiedo: «Come si chiama quest'arte di piegare la carta?».
Mi risponde subito: «"Origami". È una parola giapponese».
La parola non mi è familiare. Infatti non è citata in un articolo di mio padre: Della piegatura della carta applicata alla geometria ("Periodico di Matematiche", gennaio 1930). L'articolo cita, però, le esperienze con la carta piegata del poeta Shelley, di Leibniz, Fröbel, Sundara Row, Cauchy, Peano.
Conclude che per trattare meglio l'argomento "sarebbe desiderabile studiare una notazione algebrica per notazioni concise anche senza figure". Non credo che sia ancora stata proposta. Ecco, dunque, un'altra (piccola?) via attraverso la quale aumentare la nostra competenza.
Il concetto di "competenza" sembra connesso con l'abilità di eseguire un'operazione pratica, di costruire qualche cosa o di esercitare un mestiere o una professione. Tutte queste attività possono apparire ben definite ed immutabili. Secondo l'ingegnere americano Frederick W. Taylor c'è un solo modo - il più giusto ed economico - di eseguire ogni compito pratico. È un'ipotesi gratùita: al contrario, ce ne possono essere tanti. Riflettere a quali altri modi ci possano essere di concepire, pensare e fabbricare può condurre a soluzioni e idee nuove. Gli stimoli a queste riflessioni possono venire da ogni parte. Non possono essere valutati, né accettati o rifiutati a priori. Bisogna andarli a guardare uno per uno e attendere che si evolvano nella nostra mente: teniamola aperta. Se la teniamo chiusa, possiamo chiamarla "impermeabile".
Afferriamo meglio i concetti, quando troviamo parole più adatte per esprimerli. Proviamo, allora, a essere permeabili a idee, parole, immagini di ogni provenienza.
Converrebbe convincersi davvero che codificare programmi di computer non è un'attività estremamente complessa e riservata a pochi eletti dotati di un intelletto superiore.
Nel Capitolo 10 dicevo che chiunque voglia svolgere attività dirigenziali in qualunque settore dovrebbe essere capace di capire e delineare diagrammi di flusso che definiscano le elaborazioni da affidare ai computer. Ma in realtà può fare molto di più.
La competenza estesa alla redazione di programmi codificati è utile ed accessibile a tutti. Sarebbe opportuno che fosse resa disponibile al pubblico non solo attraverso corsi professionali di informatica, da cui molti sembrano essere atterriti, ma anche mediante periodici divulgativi.
Suggerisco agli editori di enigmistica di inserire alcune pagine di informatica pratica. In modo graduale, trasformeranno gli appassionati di rebus e cruciverba in programmatori.
Aumenteranno le loro tirature e contribuiranno a innalzare il livello culturale. Gli effetti benefici moltiplicativi sui rendimenti della società e sulla prosperità del paese saranno inarrestabili.