20. Crescita, innovazione, futuro
Frankenstein, il gigante costruito in laboratorio con artifici chimici e alchemici, fu immaginato da Mary Shelley ventenne.
La creatura era protagonista di un romanzo nero scritto per scommessa. Da quella storia sono stati tratti parecchi film in cui il brutto mostro sintetico mette un po' paura.
L'intento dell'autrice era metaforico. Il mostro era grande, forte e flessuoso: simboleggiava la tecnologia che nel secondo decennio dell'Ottocento si andava affermando in Inghilterra, con molte macchine nuove fra cui i telai automatici (frames). Queste macchine toglievano lavoro ai tessitori.
I disoccupati mandavano lettere minatorie agli industriali e le firmavano "General Ned Ludd". Venivano chiamati "luddisti" e spaccavano telai per rappresaglia.
Nel 1812 alla Camera dei Lord fu presentato un disegno di legge, il Frame Breaking Act, che prevedeva la pena di morte per chi avesse distrutto un telaio. Il 27 febbraio 1812 il poeta Lord Byron, a 24 anni, fece il suo primo discorso ai Lord proprio contro quella proposta di legge. Le sue parole furono appassionate: "I luddisti meritano la pena di morte solo perché sono colpevoli del reato di povertà ... la loro vita ha un valore minore di quello di un telaio ... nei processi ai luddisti saranno presi macellai come giurati". Mary Shelley, sua amica, ne fu molto impressionata e motivata.
Nel 1813 furono impiccati diciassette luddisti. Poi si chetarono sia le proteste violente, sia le repressioni.
Le discussioni sui benefìci della tecnologia o sui danni che arreca sono ancora accese dopo due secoli. Anche se i NO TAV sabotano i cantieri, per fortuna nessuno propone di giustiziarli. In certa misura è vero che le macchine tolgano lavoro. Solo una percentuale molto bassa della forza lavoro è ancora attiva in agricoltura, mentre settant'anni fa gli occupati in quel settore costituivano la maggioranza.
Automazione e robot stanno riducendo il numero dei lavoratori nell'industria. Ma sta cambiando continuamente il modo in cui definiamo l'industria e lo stesso lavoro. In media, lavoriamo meno.
Dovremmo dedicare più tempo alla formazione ed alla riqualificazione degli anziani. Ripartiamo diversamente i compiti fra categorie e classi di età. Per farlo razionalmente, occorre analizzare le grandi tendenze.
Fino a mezzo secolo fa la tecnologia dell'informazione e della comunicazione esisteva in forma embrionale. Oggi investe ogni aspetto della vita associata. Secondo i moderni luddisti crea solo disoccupazione.
Secondo altri, costituisce un nuovo e potente fattore di crescita. Lo nega l'economista Robert J. Gordon, il quale sostiene che lo sviluppo economico degli ultimi due secoli e mezzo è un one time show - uno spettacolo senza repliche.
Non ne vedremo un altro. La tesi di Gordon è che le tre rivoluzioni industriali ci hanno dato tutto quel che potevamo desiderare ed anche di più. Non ce ne sarà un'altra.
La prossima generazione sarà la prima a non raggiungere uno standard di vita superiore a quello dei propri genitori.
Gordon vede così la storia degli Stati Uniti negli ultimi tre secoli e fino a oggi:
La prima rivoluzione industriale creò dal 1750 al 1830 macchine a vapore, ferrovie, telai e altre macchine operatrici.
La seconda creò nel XIX secolo elettricità, motori a scoppio, acqua corrente nelle case; nel secolo scorso: aeroplani, aria condizionata e televisori. La terza rivoluzione industriale ha portato, dal 1960 in poi, computer e Internet, ma negli ultimi otto anni l'impatto sulla produttività si è attenuato molto.
Le invenzioni epocali possono essere fatte una volta sola.
Hanno portato benefìci che hanno raggiunto limiti invalicabili: velocità dei mezzi di trasporto, durata raddoppiata della vita umana, temperatura controllata nelle nostre case, urbanizzazione, ubiquità e velocità delle comunicazioni, lavoro meno stressante. Non possiamo attenderci nuove grandi invenzioni che aprano settori nuovi.
Intanto la produttività cresce meno della metà che all'inizio del secolo. La crescita è frenata anche dall'aumento del numero degli anziani, dalla diminuzione dei livelli di istruzione superiore, dalla forte e crescente ineguaglianza dei redditi, daWoutsourcing, dalle più stringenti regole per la protezione ambientale, dall'aumento del debito pubblico.
Gordon vaticina che non ha senso proporre la "decrescita".
È inevitabile: non ci sarà più crescita economica in USA né altrove, tranne Canada e Svezia (meglio gestite e dotate di più inventiva), e tranne India e Cina, che sembrano essere inarrestabili, malgrado errori e incertezze di cui ho già parlato.
Queste anticipazioni non sono convincenti. Le rivoluzioni industriali citate in precedenza sono state alimentate da note scoperte scientifiche, e attualmente la scienza si sta sviluppando con vigore e cooperazione internazionale a livelli mai visti prima.
Gordon non cita nemmeno settori vitali: spazio, nanotecnologie, fotovoltaico, nucleare, nuovi materiali, biotecnologie, genomica, scienza dei computer, intelligenza artificiale.
Gli anziani di oggi sono stati sorpresi nei decenni passati da invenzioni che non si aspettavano. Possono insegnarci ad aspettarne ora di straordinarie che ci sorprenderanno ancora.
Gordon esprime in cifre la sua visione moderatamente pessimistica. Utilizza come parametro il Prodotto interno lordo pro càpite degli USA. Nota che raddoppiò in ventotto anni, da 8000 dollari nel 1929 a 16000 nel 1957, e nuovamente nei trentuno anni seguenti, fino ai 32000 del 1988. Estrapolando il rallentamento attuale, conclude che un nuovo raddoppio si avrà solo fra circa un secolo, arrivando a 87000 dollari nel 2100. Ho proiettato i dati fino al 2015, calcolandone l'equazione di Volterra, e ritengo che nel primo decennio del prossimo secolo il PIL pro càpite USA potrebbe fermarsi a 83000 dollari (vedi il grafico che segue). Sono cifre ipotetiche ed incerte. Questo rallentamento non sarebbe certo una tragedia - ne possono succedere di ben più gravi.
Interpretazione del grafico.
Prodotto interno lordo pro capite USA: estrapolazione dei dati fino al 2015 da me effettuata con equazione di Volterra. L'asintoto di circa 83000 $/anno si raggiungerebbe intorno all'anno 2100.
La tecnologia moderna, dunque, è in grado di gestire la complessità relativa a progetti e produzione di risorse avanzate. Costi e tempi di produzione si riducono. L'economia dovrebbe trarne giovamento. È vero, ma seguendo questi percorsi avanzati si sta creando una complessità mai vista prima. Stanno nascendo sistemi di monitoraggio e controllo di vastità enorme. Quis custodiet custodes?
Come si controlla che questi nuovi sistemi funzionino in modo corretto?
L'evoluzione dei controlli automatici sfruttava inizialmente congegni meccanici (come il regolatore di velocità delle macchine a vapore di Watt). Si passò a controlli elettrici ed elettronici puntuali, e oggi i sistemi computerizzati governano grandi strutture: impianti chimici, centrali termoelettriche ed elettronucleari, reti di energia, sistemi militari. È dubbio che la gestione sia sempre ottima e trasparente. Sarebbero necessarie innovazioni decisive nell'affidabilità e nella tempestività delle comunicazioni fra macchine e uomo. L'intelligenza artificiale non ce le ha ancora fornite.
Questi progressi creano anche altri problemi. Le tecniche di frontiera supportate dalla tecnologia della comunicazione e dell'informazione generano pochi posti di lavoro per esperti ai livelli più alti e ne rendono obsoleti molti di più per i lavoratori meno addestrati. In USA dal 2000 al 2013 la tecnologia avanzata ha fatto aumentare la produttività industriale del 40 per cento e l'occupazione solo del 3,7 per cento.
La creazione di nuovi settori industriali ha creato posti di lavoro occupati da ex agricoltori e da addetti ad altri settori. Attualmente in Italia il numero degli addetti a terziario e servizi tende a un valore doppio di quello dei lavoratori nell'industria. È ragionevole pensare che raggiungere livelli più alti di istruzione e professionalità dovrebbe aumentare la probabilità di trovare lavoro.
I giovani laureati incontrano, invece, difficoltà maggiori di chi ha studiato meno. Le interdipendenze tra fattori economici, culturali, sociali sono complesse. La complessità non è gratis: è ardua da analizzare e ha costi futuri incogniti.
I vecchi saggi, con la loro riscossa, dovrebbero risolvere i problemi del lavoro. La disoccupazione alta e l'estrema disuguaglianza economica bloccano la domanda e quindi l'intera economia. La domanda di gadget e servizi non ha effetti moltiplicativi. L'"infotainment" è fatto poco di info e molto di entertainment - intrattenimento di qualità non eccelsa.
Producono profitti i servizi avanzati come Google, ma la C di ICT (Information Communication Technology) è fatta in gran parte di messaggi vuoti e immagini irrilevanti. I discorsi inutili non possono essere proibiti, ma non si vede una transizione spontanea a discorsi-messaggi stimolanti e innovativi.
La conoscenza del mondo progredisce velocemente, ma è generata da pochi e se ne accorgono in pochi. Per capirla ci vogliono parole e strumenti nuovi che esistono già, ma sono complessi. Non si padroneggiano in tempi brevi, e intanto i tempi lunghi sono riempiti da contenuti elementari, ripetitivi e inutili.
Si ricorrerà in misura crescente a sistemi esperti per risolvere ogni sorta di problemi teorici, analitici, organizzativi, matematici. Usare sistemi esperti non ne trasforma gli utenti in esperti. Il loro uso disinformato e anche la gestione automatica di grandi sistemi tecnologici produrranno emergenze.
Sarà il compito di superesperti intervenire con rimedi tempestivi. Però cresce troppo lentamente la popolazione di esperti dalla quale dovrebbero emergere i superesperti.
Il settore dei servizi continuerà a svilupparsi fornendo non solo prestazioni di basso livello, ma anche - in misura minore - soddisfacendo bisogni complessi. Fornirà informazioni e intrattenimento per il quale la domanda continuerà a crescere, dato che il numero di ore lavorate continuerà a diminuire, tranne che per i "drogati di lavoro" (workaholic).
Il numero di disoccupati crescerà. Riceveranno sussidi od offerte di lavoro nei servizi che non richiedano abilità particolari.
Crescerà la domanda di intrattenimento poco sofisticato e inadeguato a innalzare i livelli culturali.
La società tenderà forse a suddividersi nelle tre classi descritte nel mondo metaforico immaginato, per l'anno 802.701, da H.G. Wells nel suo romanzo La macchina del tempo e dai suoi imitatori. Gli Eloi sono di bell'aspetto, eleganti, miti, infantili. Non lavorano. Vivono a sbafo di chi lavora - e dell'automazione. I Morlock sono brutti e grossi trogloditi.
Fanno lavori pesanti: miniere, manifatture, pulizie.
Occasionalmente mangiano qualche Eloi. La terza classe è quella dei Super-Morlock - intelligenti, bene addestrati. Si occupano di ricerca e sviluppo e gestiscono l'alta tecnologia.
Possiamo immaginare che fra le tre classi si manifestino attriti e scontri violenti, come nel Ventunesimo secolo spesso esplode la violenza fra gruppi etnici, religiosi o ideologici.
La tecnologia dell'informazione e della comunicazione potrebbe essere uno strumento potente, capace di diffondere cultura e di creare una società avanzata e matura. I comunicatori, invece, dedicano le loro abilità e le loro risorse soprattutto a promuovere beni e servizi inessenziali o si mettono a disposizione di ideologi e guru che ne sfruttano le competenze per diffondere le loro credenze ed i loro slogan.
Wells aveva anche proposto una sua "Congiura aperta".
Avrebbe dovuto essere il prototipo di una rivoluzione generale per creare "una comunità mondiale mirante a salvare il mondo dalla sovrappopolazione e dalle minacce militaristiche".
Wells scriveva nel 1928 e citava i fascisti italiani come un possibile prototipo dei suoi congiurati!
Non ci attendiamo, né sapremmo formulare, un grande programma o tanti piani locali (pilota, sperimentali) per cambiare le popolazioni - affinché capiscano, sappiano di più, imparino ed eseguano lavori nuovi (utili, complessi, stimolanti, produttivi ecc.), usino il tempo per scopi realmente umani e non solo minimalisti. Bisognerebbe almeno cominciare a parlarne e scriverne. È una premessa necessaria per ridefinire lo stesso concetto di crescita, non in termini di prodotto lordo, ma di sviluppo mentale e culturale.
L'esortazione di Dante per bocca di Ulisse, a considerare che "fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza", non avrebbe potuto essere seguita nella società e nell'ambiente dei secoli passati.
Potrebbe essere seguita oggi che la tecnologia dell'informazione e della comunicazione sta per offrire a tutti un potente strumento per vedere, ascoltare, comunicare, sapere.