Epilogo

 

 

 

Odore di legna appena tagliata misto all’aroma del tè alle erbe. Ghislaine sedeva al tavolo, respirava quell’aria fragrante e si guardava intorno compiaciuta. Ai suoi piedi, Charbon dormiva.

In Scozia era già autunno e il padiglione di caccia dei matti Blackthorne era stato rimesso in sesto quasi completamente. Lei aveva insistito che venisse ristrutturata prima di tutto la cucina. Nicholas aveva insistito per la camera da letto, ma lei era stata molto ferma: disse che avrebbero potuto dormire e far l’amore dovunque, e l’aveva dimostrato con grande soddisfazione di entrambi. Ma cucinare richiedeva maggiori esigenze.

Il tetto nuovo era ormai finito, l’ala ovest pure e se gli operai trovavano assurdo che lord e lady Blackthorne lavorassero al loro fianco nell’aria fredda, lo attribuivano alle stranezze della nobiltà. Rimasero ancora più sorpresi quando Tony ed Ellen furono ospiti per una settimana in agosto. L’onorevole sir Antony Wilton-Greening aveva trasportato con un carro tronchi e mattoni e Ghislaine aveva approvato. Lei aveva sofferto il peggio della rivoluzione in Francia, ma riusciva anche a percepire la parte migliore del cambiamento sociale e voleva essere molto democratica. Nicholas era troppo concentrato in se stesso per preoccuparsi di una cosa o dell’altra.

Ghislaine mise un cucchiaio di miele nel tè e pensò all’inverno imminente. Per quel periodo la casa sarebbe stata a posto. Lei avrebbe potuto cucinare mentre Nicholas si sarebbe occupato di rendere la proprietà autosufficiente. Le aveva confidato che pensava di allevare pecore e bovini; aveva l’entusiasmo di un bambino, ed era una cosa meravigliosa che la commuoveva.

«Che cosa stai facendo, mia cara?»

Lei alzò gli occhi. Nicholas era sulla soglia, la camicia aperta fino alla vita, le spalle larghe, il petto abbronzato. Lo amava tanto, dalla cima dei capelli striati di grigio alle mani indurite dal lavoro ma sapientemente erotiche.

«Bevo una tazza di tè.»

Lui avanzò nella stanza annusando l’aria. «Mi sembra pericoloso. Non avrai intenzione di avvelenare qualcuno, vero?»

«Al momento no. Ma è meglio che tu non mi faccia arrabbiare.»

«Me ne guardo bene. Mi domandavo solo che cosa stessi facendo. Come mai bevi tè invece del tuo adorato caffè? Non vorrai diventare inglese per me.»

«Improbabile.»

«E non credo di averti mai visto seduta a metà giornata prima d’ora» osservò lui guardandola preoccupato. «Ti senti bene? Ho sempre detto che hai lo stomaco più debole che si possa immaginare…»

«Sto benissimo. E ho qualcosa da dirti.»

Gli occhi azzurro notte di Nicholas s’incupirono e Ghislaine capì che non doveva canzonarlo.

«Che cosa mi devi dire?»

«Che non puoi più circondarti dell’alone romantico di cui ti vantavi come ultimo discendente dei matti Blackthorne.»

Lui la fissò un momento prima di assimilare il significato delle sue parole. «Aspetti un bambino?»

«Per la tarda primavera. Non molto dopo che Ellen avrà avuto il suo, penso» spiegò, cercando di controllare l’ansia nella voce. Lui continuava a guardarla con espressione attonita per l’emozione.

Poi si chinò verso di lei e la strinse tra le braccia e la tenne così forte che lei temette di sbriciolarsi. Lui tremava, lei tremava e gli si aggrappava come se non gli fosse vicina abbastanza.

Poi, Nicholas alzò la testa e le sollevò il mento. Nei suoi occhi, sospettosamente troppo lucidi, c’era un lampo di malizia. «Questo significa che avrai la nausea tutte le mattine per nove mesi?»

«Probabilmente» rispose lei sorridendo.

«Maledetto il diavolo!» imprecò lui in tono allegro.

Poi le diede un bacio appassionato ed entrambi cominciarono a ridere.