9
Oliver Rathbone rientrò a casa dopo una conclusione ambivalente del processo in cui si era battuto. Era una vittoria parziale. Il suo cliente era stato riconosciuto colpevole di un capo d’imputazione minore e la condanna ne era risultata molto più leggera. Era quanto riteneva giusto. Quell’uomo si era macchiato di una colpa più grave, anche se c’erano state circostanze attenuanti. Rathbone avrebbe potuto ottenere un risultato migliore, ma non sarebbe stato equo.
Cenò da solo, senza trarne alcun piacere. Prima del suo matrimonio, il silenzio della casa in cui aveva vissuto non l’aveva mai minimamente disturbato. Era stata una quiete che non portava solitudine, ma una sorta di pace.
Aveva infine accettato il fatto di non desiderare che Margaret tornasse, ed era un’amara consapevolezza. Non c’era nessuna apertura tra loro, e ora nessuna forma di gentilezza. Però avrebbe voluto che le cose fossero andate diversamente.
Forse non aveva mostrato tenerezza o comprensione? Lui non la vedeva così. Poteva sinceramente dire di aver difeso Arthur Ballinger al meglio delle proprie capacità. Era stato giudicato colpevole perché era colpevole. Alla fine l’aveva ammesso lui stesso.
Si rammentò delle fotografie. Gli si strinse lo stomaco e avvertì una sensazione di oscurità, come se un’ombra fosse passata sopra di lui e lì si fosse fermata. Forse la serata era più fredda di quanto avesse pensato. Il fuoco crepitava nel focolare, ma non ne avvertiva il calore.
Si stava chiedendo se fosse il caso di ordinare a qualcuno della servitù di riempire la cesta del carbone in modo da poterlo ravvivare, quando lo colpì un altro pensiero, più importante. Doveva rimanere a vivere in quella casa, dopotutto? Era un’abitazione per almeno due persone. E quella fu un’altra pugnalata stranamente dolorosa. Aveva voluto dei bambini? Aveva dato per scontato che ne avrebbero avuti?
Grazie a Dio non era stato così. Quella perdita sarebbe stata molto più difficile da sopportare. O forse Margaret sarebbe rimasta, per i figli, e avrebbero convissuto in un clima di fredda cortesia? La morte di ogni felicità!
Margaret sarebbe magari stata diversa se avesse avuto un bambino? Si sarebbe finalmente separata dalla generazione precedente rivolgendo il suo fiero senso di protezione verso la sua famiglia?
Stava ancora rimuginando su queste cose quando entrò Ardmore ad annunciare che Monk era nell’ingresso.
Rathbone ne fu piacevolmente sorpreso, nonostante fossero ormai le dieci passate.
— Fatelo entrare, Ardmore. E servite del porto, per favore. Non credo gradirebbe del brandy. E magari portate un po’ di formaggio.
— Certo, sir Oliver. — Ardmore uscì nascondendo un sorriso.
Un istante dopo, Monk entrò e richiuse la porta. Aveva un’aria stanca e insolitamente cupa. I capelli erano bagnati a causa della pioggia e, dal modo in cui guardò il fuoco, doveva essere infreddolito.
Rathbone sentì svanire la momentanea sensazione di felicità. Indicò la poltrona dall’altro lato del caminetto e si sedette a sua volta.
— Qualcosa non va? — chiese.
Monk si mise comodo. — Oggi ho arrestato una donna. Mi ha chiesto di aiutarla a trovare un buon avvocato che la difenda. Mi ha chiesto specificatamente di voi.
Questo risvegliò l’interesse di Rathbone. — Se l’avete arrestata, presumo che la riteniate colpevole. Di cosa, esattamente?
L’espressione di Monk divenne tesa. — Dell’uccisione e lo sventramento della donna di cui abbiamo trovato il cadavere a Limehouse Pier un paio di settimane fa.
Rathbone rimase impietrito. Fissò Monk per capire se stesse dicendo sul serio. Non c’era niente nella sua espressione a suggerire che si stesse prendendo gioco di lui. Rathbone si mise ritto a sedere, le mani unite di fronte a sé. — Penso sia meglio che mi riferiate tutti i dettagli, e dall’inizio, per favore.
Monk raccontò della scoperta del cadavere sul pontile senza eccedere in particolari macabri. Nonostante ciò, Rathbone si sentì rivoltare lo stomaco. Fu lieto quando Ardmore entrò con il porto, e anche Monk fu ben felice di prenderne un bicchiere. Il calore corposo del vino era confortante, anche se niente poteva cancellare dalla sua mente le immagini di quell’alba invernale sul fiume e dell’orribile scoperta.
— L’avete identificata? — chiese Rathbone guardando dritto in volto l’amico.
— Una prostituta, probabilmente, con un solo cliente — rispose Monk. — Sembra che la mantenesse. Conduceva una vita tranquilla e modesta a Copenhagen Place. Si trova a Limehouse, proprio oltre il Britannia Bridge.
— Sembra più un’amante che una prostituta — commentò Rathbone. — Avete arrestato la moglie dell’uomo? — Sembrava la conclusione più ovvia.
— La vedova — lo corresse Monk.
Rathbone fu sorpreso. — La donna che è stata uccisa ha ammazzato l’uomo che la manteneva?
— Perché diamine avrebbe dovuto farlo? La sua morte l’ha ridotta in miseria — fece notare Monk.
— Un litigio? — suggerì Rathbone. — Magari aveva avuto un’opportunità migliore e lui non voleva rinunciare a lei? Chissà... È morto di cause naturali?
— No, suicidio. Apparentemente.
Rathbone si protese in avanti, interessato. — Apparentemente? Ne dubitate? Pensate che sua moglie l’abbia ucciso?
— No, lo adorava. E ora è rimasta anche lei senza mezzi di sostentamento, salvo ciò che ha ereditato. Non so ancora a quanto ammonti, ma probabilmente una somma non trascurabile. — Si interruppe. — A dire il vero, è molto più complicato di così. Non ho idea di cosa gli avrebbe riservato il futuro. Aveva subito dei fallimenti professionali. Le sue prospettive non sarebbero state tanto buone come in passato. D’altra parte era deciso a lottare, secondo la moglie.
Rathbone era incuriosito. Era una storia piena di passione, violenza e assoluta incoerenza.
— Monk, c’è qualcosa che non torna, qualcosa di cruciale che non mi state dicendo. Smettetela di fare la commedia e raccontatemi tutto.
— L’uomo era il dottor Joel Lambourn — rispose Monk.
Rathbone era sbalordito. Conosceva quel nome. Era stato uno scienziato che aveva goduto di grande rispetto. Era stato perfino chiamato più di una volta in tribunale come perito medico. Rathbone se lo ricordava: serio, il tono di voce pacato ma che denotava un’autorevolezza che neanche il controinterrogatorio più serrato avrebbe fatto vacillare.
— Quel Joel Lambourn? — chiese con improvvisa e profonda tristezza.
— Non credo ce ne siano due — rispose Monk. — È sua moglie, Dinah, che pare abbia ucciso Zenia Gadney per vendetta, dato il ruolo che aveva avuto nel suicidio di Lambourn. Dinah è convinta che la ricerca di Lambourn fosse assolutamente corretta e che non avesse commesso alcun errore professionale. Inoltre... — Si interruppe bruscamente, il viso contratto dall’inquietudine. — È meglio che andiate a parlarle di persona piuttosto che ascoltare da me la sua versione dei fatti.
Rathbone si appoggiò allo schienale, riflettendo. Sentiva lo sguardo di Monk su di sé e avvertiva l’impellenza delle sue emozioni.
— Cosa vi ha reso così impaziente da venire da me a quest’ora di sera invece che nel mio ufficio domani? — chiese pensieroso. — Che cosa rende questo caso tanto urgente? La pietà per una vedova tradita, privata del marito, che adesso dovrà affrontare un processo e con tutta probabilità la forca? È bella? Coraggiosa? Non sono domande oziose. Voglio la verità, diamine!
— Sì, è bella — rispose Monk con un sorrisetto. — Ma la verità è che... non sono sicuro che sia colpevole. Ci sono forti prove contro di lei e finora non abbiamo trovato nessun altro che possa essere sospettato. Non c’è traccia di crimini simili, risolti o no. Limehouse è sicuramente una brutta zona, ma Zenia Gadney ci aveva vissuto per anni senza che le fosse mai successo niente.
— Da quanti anni?
— Almeno quindici o sedici.
— Sostenuta finanziariamente da Joel Lambourn? — domandò Rathbone con vivo interesse. — Ciò significa parecchio denaro. La moglie ne era al corrente? Voglio dire, quando l’aveva scoperto? — Forse il caso non era così comune e sordido come era apparso inizialmente?
— La sua versione è incoerente — rispose Monk. — All’inizio ha negato di saperlo, poi l’ha ammesso, sostenendo però di ignorare il nome della donna e dove abitasse.
Rathbone sollevò le sopracciglia. — E non ha voluto indagare? Una donna insolitamente poco curiosa! La maggior parte delle mogli vorrebbe perlomeno vedere in faccia la propria rivale.
— Si può a stento parlare di rivalità — replicò Monk. — Dinah Lambourn è, a suo modo, bellissima. È un tipo straordinario, con una grande personalità e un’incredibile dignità. Zenia Gadney era graziosa, ma ordinaria.
— La moglie ha figli?
— Due figlie. Al momento sono a casa con la governante.
Rathbone sospirò. Altre vittime della tragedia. — Andrò a parlare con questa donna e sentirò qual è la sua versione dei fatti. Che cosa vi ha detto?
Monk si morse il labbro. — Come vi ho detto, preferisco che ve lo riferisca lei.
— È una faccenda così brutta? — chiese Rathbone.
— Sì. — Monk finì il suo bicchiere di porto. — Tanto per quello che è successo a Lambourn quanto per la sorte di Zenia Gadney. Ma almeno ascoltatela, Oliver. Formatevi un vostro giudizio. Non basatevi sul mio.
Rathbone si alzò in piedi insieme all’ispettore. — Non mi dispiacciono le sfide, purché non siano assurde.
— Questa potrebbe esserlo — rispose Monk. — C’è una seria possibilità che lo sia.
Il mattino seguente era freddo. L’inverno era ormai inoltrato e le giornate si stavano accorciando.
Rathbone udì la porta della prigione chiudersi con un forte rumore metallico, di acciaio sulla pietra, e guardò la donna nella cella in piedi di fronte a lui. C’era un tavolo al centro con una sedia su entrambi i lati, nient’altro.
— Sono Oliver Rathbone — si presentò. — Il signor Monk mi ha detto che volevate vedermi. — La guardò con viva curiosità. Monk aveva detto che era bella, ma questo faceva a malapena giustizia all’unicità del viso e del portamento. Era alta quasi quanto lui, e il suo atteggiamento, anche in quel luogo infelice, le conferiva una notevole dignità, come aveva detto Monk. Non era bella nel senso classico del termine, forse i suoi tratti erano eccessivamente marcati, la bocca troppo generosa, ma aveva un fascino, una gravità e un contegno che erano insolitamente gradevoli.
— Dinah Lambourn — disse. — Grazie per essere venuto così presto. Temo di essere in guai seri e ho bisogno di qualcuno che mi difenda.
Oliver le fece cenno di sedersi, e quando si fu accomodata prese posto sulla rigida sedia di fronte a lei.
— Monk mi ha in parte anticipato ciò che è successo — iniziò. — Prima che indaghi anch’io, o che senta quello che la polizia ha da dire, vorrei che me lo raccontaste voi. Ho sentito parlare di vostro marito e della reputazione di cui godeva per le sue capacità professionali. L’ho anche interrogato come testimone, una volta, e non sono riuscito a farlo minimamente esitare. — Accennò un sorriso per assicurarle che si trattava di un bel ricordo. — Cominciate dicendomi che cosa sapete di Zenia Gadney e di come l’avete appreso, e magari anche delle ultime settimane di vita di vostro marito, per quello che ritenete possa essere importante.
Dinah annuì lentamente, come se stesse assorbendo le informazioni e decidendo come riferire la sua storia. — È molto importante — disse a bassa voce. — Anzi, è il cuore di tutta la questione. Il governo sta cercando di far approvare una legge per regolamentare l’etichettatura e la vendita di oppio, che attualmente è disponibile praticamente dappertutto. Lo si può comprare in decine di botteghe. Si trova in grandi quantità nei medicinali registrati, in qualsiasi percentuale il produttore voglia utilizzare. Non c’è etichetta che dia indicazioni sulla concentrazione, né sugli altri componenti presenti o sull’appropriata dose di assunzione. — Si interruppe, scrutando il volto di sir Oliver per accertarsi che la stesse seguendo.
— Il ruolo di vostro marito in tutto questo? — la incoraggiò Rathbone.
— Raccoglieva informazioni per garantire che il disegno di legge passasse. C’è una forte opposizione alla sua approvazione, da parte di chi ha costruito la propria fortuna sulla vendita dell’oppio.
— Capisco. Vi prego, continuate.
Dinah inspirò profondamente. — Joel lavorava molto per collezionare dati, verificarli facendo visita alle persone e ascoltando le loro testimonianze. Più cose apprendeva, peggiore sembrava il quadro. A volte tornava a casa quasi in lacrime dopo aver sentito storie di neonati che erano morti per l’incauto uso dell’oppio. Non era un sentimentale, ma tutte quelle morti inutili lo angosciavano profondamente. — Il ricordo la intristiva. — Non c’era intenzionalità dietro quelle disgrazie, ma assoluta ignoranza. Erano persone comuni, spaventate, sofferenti, forse esauste, con un disperato bisogno di qualcosa che alleviasse il dolore, il loro o quello dei loro cari.
Rathbone cominciava a intravedere qualcosa di molto più grosso di quello che aveva immaginato, e al contempo si sentiva assurdamente privilegiato solo in virtù del fatto di essere in buona salute.
— Il dottor Lambourn presentò un rapporto al governo? — dedusse. Era ovvio, ma doveva stare attento a non saltare alle conclusioni o a suggerirle cosa dire.
— Sì. Ma è stato rigettato. — Dinah trovava ancora duro accettarlo. Monk aveva ragione nel giudicare la sua lealtà al marito.
— Su quali basi? — chiese Oliver.
— Per incompetenza ed estrema parzialità a favore delle sue opinioni personali. — La voce le venne meno, le era difficile ripetere quelle parole. — Si rifiutarono di accogliere i suoi dati. Secondo lui, perché contrastavano con i loro interessi finanziari.
— Gli interessi finanziari delle persone al governo? — volle chiarire Rathbone. Era evidente che la donna era convinta di quello che stava dicendo, ma poteva effettivamente darsi che la parzialità ci fosse stata.
Lei avvertì l’inflessione della voce di lui. Le sue labbra si strinsero quasi impercettibilmente. — Delle persone che fanno parte della commissione governativa di cui Sinden Bawtry è il capo e mio cognato, Barclay Herne, un membro. — Ora non nascondeva più la sua amarezza. — Una forte componente del governo ritiene che questa legge renderebbe l’oppio inaccessibile a gran parte delle classi povere e sarebbe quindi altamente discriminante. E naturalmente dosare ed etichettare con accuratezza i prodotti sarebbe molto dispendioso. Ridurrebbe il profitto su ogni singola boccetta o confezione venduta. Intere fortune dipendono da questi particolari. Tutta eredità delle Guerre dell’Oppio.
La donna si protese in avanti con fervore, le mani sul logoro tavolo. — Ci sono molte cose di cui non si parla, sir Oliver, cose dolorose che in tanti vogliono disperatamente nascondere. A nessuno piace ammettere che il proprio paese abbia compiuto atti vergognosi, per cui non esiste giustificazione. Joel era un patriota, ma non negava la verità, per quanto orribile fosse.
Rathbone era impaziente. — Che cosa c’entra questo con l’omicidio di Zenia Gadney, signora Lambourn?
La donna sussultò. — Joel è stato trovato morto due mesi... due mesi prima che la signora Gadney fosse uccisa. — Deglutì come se si sentisse soffocare. — Era appoggiato al tronco di un albero, sulla One Tree Hill, a Greenwich Park. Aveva preso una forte dose di oppio e... — ancora una volta stentò a proseguire — aveva i polsi tagliati ed era morto dissanguato. Dissero che si era suicidato, a causa del rifiuto del suo rapporto da parte del governo. Furono estremamente critici delle sue capacità professionali.
Stava parlando più velocemente, ora, come per togliersi un peso e farla finita. — Dissero che era troppo emotivo e incompetente, che aveva confuso delle tragedie personali con la valutazione autentica dei fatti. Lo fecero... sembrare sciocco... un dilettante. — Cercò di fermare le lacrime, che però cominciarono a scenderle sulle guance. — Lui ne fu ferito, ma non era sull’orlo del suicidio! So che lo penserete, ma non lo dico perché lo amavo, è la verità. Aveva tutta l’intenzione di lottare e provare che aveva ragione. Teneva così tanto a questa questione che non si sarebbe mai arreso. Negli ultimi giorni, prima della sua morte, lo trovavo che lavorava nel suo studio alle tre del mattino, pallido ed esausto. Gli dicevo di venire a letto, lo pregavo, ma rispondeva che dopo quello che aveva sentito, i suoi incubi erano peggio della stanchezza. Sir Oliver, credetemi, non si sarebbe mai ucciso. L’avrebbe visto come un tradimento verso chi si era impegnato ad aiutare.
A Rathbone non faceva piacere rivolgerle quella domanda, ma non poteva difenderla senza sapere la verità. Qualsiasi cosa fosse accaduta in passato, qualunque verità ci fosse dietro la questione dell’oppio, a lui ora veniva richiesto di difendere quella donna. Meglio ferirla adesso che in tribunale, dove il danno sarebbe stato pubblico e quasi certamente irrimediabile.
— Bene — disse in tono gentile. — L’intera questione del rifiuto del rapporto non era una ragione valida per togliersi la vita. Il che mi obbliga a chiedervi qual è stata la ragione reale. L’accusa potrebbe concordare con voi che fosse determinato a lottare contro il governo, ma direbbe che la sua relazione con Zenia Gadney era venuta in qualche modo alla luce. Forse lei aveva minacciato di renderla nota...
— Questo è assurdo — ribatté secca lei. — Non l’aveva fatto in quindici anni, perché mai avrebbe dovuto farlo ora? Con lui morto, non avrebbe avuto alcun reddito e sarebbe stata costretta a cercare soldi sulla strada, il che era tanto difficile, data la sua età, quanto pericoloso, come poi è diventato tragicamente chiaro!
— Diranno che non se n’era resa conto — obiettò Oliver osservando il suo volto.
La risposta di Dinah fu immediata. — Era una donna normale, non una stupida! Viveva a Limehouse. Conosceva la gente del posto, faceva spesa là, camminava per quelle strade — disse con un sorriso triste. — Pensate che non avesse idea di quanto fosse pericoloso?
— Allora non aveva previsto che il dottor Lambourn avrebbe potuto togliersi la vita invece di darle più denaro — replicò lui.
Dinah lo guardò sprezzante. — Lo conosceva da oltre quindici anni e ignorava una cosa del genere? — Prima che Rathbone potesse farle notare l’incongruenza della sua argomentazione, la donna si affrettò a continuare. — Joel non si sarebbe mai ucciso per denaro, e non credo che lei fosse tanto avida o sciocca da averlo minacciato. Una somma inferiore a quella che uno vorrebbe è di gran lunga meglio di niente. E questo vale per Zenia Gadney come per chiunque. Aveva quarantacinque anni, all’incirca! Dove diamine avrebbe mai trovato un altro uomo che la aiutasse e non chiedesse niente in cambio?
— Niente? — le chiese Rathbone, sorpreso dall’affermazione. Davvero ci credeva? Era davvero possibile?
Dinah arrossì e abbassò gli occhi. — Una visita una volta al mese — disse a voce bassa. — So che l’accusa potrebbe mostrarsi scettica, ma la logica regge ugualmente. Qualsiasi cosa lui chiedesse, o lei gli offrisse, era comunque più facile che andarsene per le vie di Limehouse in cerca di clienti occasionali.
Oliver rifletté per un lungo istante. — Potrebbero suggerire che eravate voi a ricattarlo, perché smettesse di vedere Zenia...
— E io l’avrei fatto? — disse lei con sarcasmo. — Umiliarmi rendendo pubblica la sua relazione? Non siate ridicolo.
Oliver ricambiò riluttante il sorriso. Ammirava il suo coraggio. — Allora perché si è ucciso, signora Lambourn?
— Non l’ha fatto. — Il suo volto si oscurò di nuovo e fu travolto dal dolore. — Lo hanno ucciso perché aveva intenzione di lottare per far accettare il suo rapporto all’opinione pubblica, se non al governo. Lo hanno fatto sembrare un suicidio per screditarlo una volta per tutte.
Era isterismo, un’invenzione delirante per salvarsi dalla vergogna, eppure Rathbone non scartò immediatamente l’ipotesi.
— Omicidio? — chiese.
— Quante persone sono già annegate nel mare oscuro del commercio dell’oppio? — chiese lei. — Uccise nelle Guerre dell’Oppio, vittime di ciò che ne è conseguito: il commercio, la pirateria, le morti per sovradosaggio? Quante fortune sono state create o perdute?
— E chi ha ucciso Zenia Gadney? — continuò Rathbone, improvvisamente più serio. — La sua morte è stata davvero una semplice coincidenza?
— Sembra così improbabile da essere impossibile — concordò Dinah. La sua paura era palpabile.
Rathbone la guardò con profonda tristezza. Capiva perfettamente perché Monk gli avesse chiesto di vederla e di accettare il caso.
— Volevo fare tutto quanto in mio potere per riabilitare il suo nome — continuò lei. — Ma le sue carte erano scomparse. Qualcuno le aveva prese e distrutte. Stavo cercando di capire se ci fosse qualche altro medico che avesse il coraggio e le risorse per continuare il suo lavoro.
— Pur credendo che era stato ucciso per essere ridotto al silenzio?
— Mio marito aveva ragione — replicò lei semplicemente.
Oliver tornò alla domanda iniziale: — Chi ha ucciso Zenia Gadney?
— Chiunque ha ucciso Joel.
— Perché? Che cosa sapeva quella donna? Aveva delle copie della relazione sull’oppio? — Non sarebbe stato illogico nasconderle a casa di lei, se fossero esistite.
— Forse. — Dinah lo disse come se non ci avesse mai pensato prima.
Rathbone non poteva accettare una risposta che l’accusa avrebbe potuto agevolmente smontare. — Perché allora non limitarsi a svaligiare la casa? — chiese. — Così avrebbero evitato di attirare troppa attenzione. Oppure se Zenia avesse nascosto le carte e non avesse voluto rivelare dove, perché non picchiarla, o ucciderla perfino, ma in un modo meno eclatante? Questo omicidio è così orrendo che ha sconvolto tutta Londra gettandola nella paura. La gente è terrorizzata. È su tutti i giornali e su tutte le bocche. Non ha senso.
Dinah si portò le mani al volto in un gesto di stanchezza prossima all’esaurimento. — Ha perfettamente senso, sir Oliver. Come avete osservato, tutta Londra è rimasta sconvolta da questo delitto. Le prove lo faranno risalire a me, e quindi a Joel, e se non riuscirò a dimostrare la mia innocenza sarò impiccata e Joel verrà completamente disonorato. Il rapporto sull’oppio non sarà più una minaccia e il disegno di legge scomparirà nel silenzio, e forse occorreranno anni prima che qualcuno sia in grado di riportarlo alla luce. Che cosa vale la vita di Zenia o la mia in confronto ai milioni di sterline generati dal commercio di oppio, o all’oblio dei misfatti perpetrati nelle Guerre dell’Oppio?
Rathbone non sapeva fino a che punto crederle. Più l’ascoltava, più diventava plausibile la possibilità che almeno il rapporto di Lambourn fosse stato occultato perché non diceva quello che chi l’aveva commissionato avrebbe voluto.
Ma questo poteva avere condotto all’omicidio di Lambourn e poi a quello di Zenia? Indubbiamente la quantità di denaro in gioco era tale da spingere all’assassinio. C’era davvero una cospirazione così orribile?
Oppure si stava facendo irretire da una donna affascinante la cui lealtà al marito l’aveva toccato in un punto particolarmente vulnerabile. Stava perdendo la propria obiettività?
Dinah Lambourn stava rischiando la vita per salvare la reputazione di suo marito? O era follemente gelosa e aveva ucciso Zenia in un attacco di gelosia e ora mentiva per cercare di scampare la forca?
In tutta onestà, non ne aveva idea.
Voleva crederle. O meglio, voleva credere che una donna potesse mostrarsi tanto leale verso il marito. E che anche dopo la sua morte, e nonostante l’attaccamento di lui a un’altra, stesse lottando per difenderne il ricordo e tutto ciò che avevano condiviso.
I suoi sentimenti feriti non contavano nulla. Non aveva parlato male una sola volta di lui o di Zenia Gadney.
Era ovviamente vittima di forti emozioni, ma non esserlo avrebbe indicato il rifiuto di accettare la realtà. Avrebbe affrontato l’impiccagione se fosse stata riconosciuta colpevole. Dato il modo in cui Zenia era morta, e vista la violenta reazione dell’opinione pubblica, la grazia poteva considerarsi esclusa.
Forse anche lui aveva perso il contatto con la realtà.
— Accetto il vostro caso, signora Lambourn. Non vi posso promettere il successo. Tutto ciò che posso garantirvi è che farò del mio meglio per difendervi — disse con aria solenne.
Dinah gli sorrise, e lacrime di sollievo le rigarono le guance.
Rathbone le strinse la mano, poi si voltò verso la porta. In che razza di guaio si era cacciato?