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Il sole sorgeva lentamente sul fiume, screziandone di rosso la superficie. L’acqua che gocciolava dai remi di Monk luccicò per un attimo come vino, o sangue. Sull’altro banco, a circa un metro di distanza, Orme si piegava in avanti e spingeva il suo peso contro la forza della corrente. Agivano in perfetta sincronia, ormai abituati l’uno all’altro. Era l’ultima settimana di novembre del 1864, ed erano passati quasi due anni da quando Monk aveva assunto il comando della polizia fluviale alla stazione di Wapping.
Una piccola vittoria per lui. Il sergente Orme ci aveva passato tutta la sua vita di adulto; per Monk, invece, si era trattato di un cambiamento importante dopo aver lavorato prima nella polizia metropolitana e poi come investigatore privato.
La sensazione di pace e soddisfazione in cui era immerso fu scossa da un grido, tanto acuto da sovrastare perfino il cigolio degli scalmi e lo sciabordio dell’acqua mossa da una fila di chiatte. Monk e Orme si voltarono entrambi verso la sponda settentrionale e Limehouse Pier, che distava meno di una ventina di metri.
Il grido di terrore si ripeté lacerante, e d’un tratto comparve una figura, nera contro le sagome scure e indistinte delle baracche e dei magazzini sul lungofiume. Indossava un lungo cappotto e agitava le braccia, inciampando ripetutamente. Impossibile dire se fosse un uomo o una donna.
Gettando uno sguardo verso Monk alle sue spalle, Orme immerse di nuovo il remo e fece girare la barca in direzione della riva.
Chiunque fosse, la sua concitazione cresceva man mano che si avvicinavano. Le nuvole basse si aprirono e alla luce crescente si distinse la sagoma di una donna. Indossava una gonna lunga. Stava in piedi sul pontile, muovendo le braccia e chiamandoli a gran voce. Le parole erano talmente confuse dal terrore da risultare incomprensibili.
La barca urtò contro la gradinata e Orme assicurò la cima. Monk si appoggiò all’asse più vicina e sbarcò, salendo i gradini il più rapidamente possibile. Quando arrivò sul pontile, s’accorse che la donna stava singhiozzando e si era portata le mani al volto, come a proteggere la vista da qualcosa.
Monk si guardò attorno. Non vide nessuno, niente che giustificasse una tale paura isterica, niente che nell’immediato potesse costituire una minaccia. Il pontile era deserto, salvo per la donna e Monk, e da ultimo Orme che stava salendo la gradinata.
Monk le prese delicatamente il braccio. — Cosa c’è? — chiese con voce ferma. — Cos’è successo?
La donna si divincolò e si girò puntando il dito verso un mucchio di ciarpame i cui contorni si stavano facendo più chiari al diffondersi della luce.
Monk si avvicinò, avvertendo una stretta allo stomaco mentre cominciava a rendersi conto che quella che aveva scambiato per una tela sgualcita era in realtà la gonna fradicia di una donna, il cui corpo era così martoriato da non essere immediatamente riconoscibile come quello di un essere umano. Non c’era bisogno di domandarsi se fosse morta. Giaceva scomposta, mezzo girata, gli occhi azzurri e spenti rivolti verso il cielo. I capelli erano madidi, impregnati di sangue sulla nuca. Ma era ben altro a provocare a Monk un senso di nausea e a mozzargli il fiato in gola. Il ventre era squarciato e le interiora giacevano sul fianco come pallidi serpenti senza pelle.
Sentì il passo di Orme alle sue spalle.
— Dio santissimo! — mormorò. Non voleva essere una bestemmia, piuttosto una preghiera che quello che stava guardando non fosse reale.
Monk deglutì a fatica e si aggrappò per un attimo alla spalla del compagno. Poi, incespicando un poco sulle assi sconnesse del pontile, tornò verso la donna, che ora stava tremando convulsamente.
— Sapete chi è? — chiese piano.
La donna scosse il capo. Cercò di respingerlo, ma le mancarono le forze. — No! Che Iddio m’aiuti, non la conosco. Ero qui che cercavo mio marito. Quel farabutto la notte sta fuori! E invece ci trovo quell’orrore. — Si fece il segno della croce. — Ho avuto paura, ho pensato che poteva essere lui. Poi l’ho vista, povera disgraziata.
— L’avete trovata proprio ora, quando avete gridato? — chiese Monk.
— Sì. La polizia fluviale, eh?
— Infatti. Come vi chiamate?
La donna esitò solo un momento. Con quella bruttura lì sulle assi, tanto vicina da poterla quasi toccare, forse per una volta non era un male che fosse presente la polizia.
— Ruby Jones — disse.
— Dove vivete, signora Jones? — domandò Monk. — La verità, vi prego. Non sarebbe bello che vi venissimo a cercare, facendo il vostro nome su e giù per il fiume.
La donna lo guardò negli occhi e capì che diceva sul serio. — Northey Street, dietro all’ospizio per i poveri — rispose.
— Guardatela ancora, per favore — aggiunse lui con più garbo. — Guardatela in viso. Fatevi coraggio. Pensate se l’avete vista prima di oggi.
— No! Non la conosco! — ripeté lei. — E non lo guardo più quello scempio. Ce l’avrò davanti agli occhi finché campo.
Monk non discusse.
— Eravate appena arrivata o stavate aspettando da un po’, forse cercando vostro marito?
— Lo stavo cercando quando l’ho vista. Ma ora voglio andarmene di qui.
— Certo — assentì lui. — Riuscirete a trovare la strada di casa, signora Jones?
— Sì — disse lei scostandosi bruscamente. — Sì. — Fece un profondo respiro, poi guardò il corpo, e sul suo volto il ribrezzo lasciò per un attimo il posto alla pietà. — Povera disgraziata — ripeté a bassa voce.
Monk la lasciò andare e si voltò verso Orme. Alla luce del giorno nascente si accostarono al cadavere. Monk toccò delicatamente il viso della vittima. La pelle era fredda. Le mise le mani sulla spalla, appena sotto il vestito, cercando una traccia di calore, anche minima. Niente. Era probabilmente morta da ore.
Orme lo aiutò a girarla completamente sulla schiena, esponendo il ventre squarciato da cui fuoriuscivano le pallide interiora intrise di sangue.
Nonostante fosse abituato ai cadaveri, Orme vacillò e si lasciò sfuggire un gemito. Sapeva cosa potevano fare il tempo e gli animali selvatici, ma quella era una barbarie inflitta dall’uomo, e ne era tanto sconvolto da non poterlo nascondere. Diede dei convulsi colpi di tosse. Era un gesto inutile, ma senza pensare si chinò e le sistemò i vestiti, coprendola. — Meglio chiamare il medico legale e la polizia locale — disse con voce rauca.
Monk fece un cenno di assenso, incapace di parlare. Si sentiva paralizzato. Il fiume che conosceva così bene appariva ora freddo ed estraneo. I profili familiari dei pontili di legno protesi verso l’acqua incombevano su di loro, minacciosi alla luce dell’alba che ne distorceva le proporzioni.
Orme annuì, scuro in volto. — È stata trovata sul pontile, vuol dire che il caso è nostro, signore — disse abbattuto. — Ma naturalmente la polizia locale potrebbe conoscere l’identità della vittima. Potrebbe trattarsi di un delitto familiare. Se invece è una prostituta del luogo, abbiamo a che fare con un folle.
— Pensate che possa essere sano di mente un uomo che ha fatto questo a sua moglie? — chiese incredulo Monk.
Orme scosse la testa. — Chi lo sa... A volte penso che l’odio sia peggio della pazzia. La stazione di polizia è proprio alla fine della strada, in quella direzione — disse indicandola. — Se per voi va bene, rimango io qui mentre voi andate a chiamarli, signore.
Era la cosa più ragionevole da fare dato che, tra i due, Monk aveva un grado di molto superiore. Gliene fu comunque grato e lo disse. Non aveva alcun desiderio di stare lì sul pontile sferzato dal vento, con il gelo che gli penetrava nelle ossa, a fare la guardia a quel cadavere straziato.
— Grazie. Farò più in fretta che posso. — Si voltò e attraversò velocemente il pontile, salendo sulla riva e dirigendosi alla strada.
I colori erano defluiti dal cielo lasciandolo pallido, mentre alle prime luci del sole si delineavano i profili delle banchine e dei magazzini. Monk superò un gruppetto di portuali che andavano al lavoro. Un lampionaio, anche lui poco più di un’ombra, salì in cima a un palo e spense l’ultimo lampione della via.
Un’ora più tardi Monk e Orme, ancora provati, erano alla stazione locale di polizia. Avevano i pantaloni fradici appiccicati alle gambe e sentivano un gelo dentro che neanche il tè caldo con il whisky riusciva a stemperare. Overstone, il medico legale, entrò chiudendo la porta dietro di sé. Sui sessanta, i capelli grigi che cominciavano a diradarsi, aveva un’espressione sveglia e sagace. Il suo sguardo si spostò dal sergente della polizia locale a Orme, e infine a Monk. Scosse la testa.
— Brutta faccenda — disse a voce bassa. — La maggior parte delle ferite sono state quasi sicuramente inferte dopo la morte, forse tutte. È difficile averne la certezza assoluta. Il sanguinamento è stato comunque notevole. Praticamente l’hanno aperta dall’ombelico all’inguine.
Monk osservò il volto teso dell’uomo e la pietà nei suoi occhi. — Se era già morta quando l’hanno fatto, cosa l’ha uccisa?
— Un colpo sulla nuca — rispose Overstone. — Un colpo solo. Abbastanza forte da romperle il cranio. Una spranga, direi, o qualcosa del genere.
Il medico era in piedi accanto a una scrivania in legno su cui erano impilati plichi di documenti di varie dimensioni, scritti a mano da persone diverse. Gli scaffali tutto intorno erano ordinati, non riempiti alla rinfusa come quelli di Monk. Non c’erano manifesti alle pareti.
— Non potete dirci niente di utile? — domandò Monk senza troppe speranze.
Gli angoli della bocca di Overstone si incurvarono. — Il colpo è stato inferto con estrema violenza, ma potrebbe essere stato chiunque sia alto tra il metro e mezzo e il metro e ottanta.
— Con la mano sinistra? La destra? — insistette Monk.
— Con entrambe, direi, ma era probabilmente destrorso. Non che sia di grande aiuto — disse Overstone in tono di scusa. — La maggior parte delle persone è destrorsa.
— E le altre ferite?
— È stata usata una lama lunga dieci o dodici centimetri. I tagli sono profondi e i lembi piuttosto netti. Un coltello da macellaio, da marinaio o da velaio, per quello che posso dire. Diamine, comandante, metà dei fornitori navali, dei chiattaioli o dei carpentieri navali che ci sono lungo il fiume possiede qualcosa che avrebbe potuto sventrare quella povera donna. Può essere stato impiegato perfino un rasoio! Potrebbe trattarsi di un barbiere, se è per questo, come qualsiasi uomo che si rada. — Pareva indispettito, quasi che l’incapacità di circoscrivere la risposta gli bruciasse come una sorta di colpa.
— O qualsiasi casalinga con un coltello da cucina — aggiunse il sergente.
Monk gli lanciò un’occhiata.
— Chiedo scusa, signore. — L’uomo abbassò gli occhi.
— Non vi scusate — rispose Monk. — Avete ragione. Potrebbe essere chiunque. — Si voltò di nuovo verso Overstone. — E della donna, cosa mi potete dire?
Overstone si strinse nelle spalle. — Sui quarantacinque. Abbastanza in salute, da un esame superficiale — rispose. — Circa un metro e sessantacinque. Capelli castano chiaro, con qualche striatura grigia ai lati. Occhi azzurri, un viso gradevole ma piuttosto ordinario. Una buona dentatura... suppongo sia insolito. Denti molto bianchi. Un lieve accavallamento tra gli incisivi; immagino possa essere stato un tratto attraente quando sorrideva. — Abbassò lo sguardo verso il pavimento di legno consunto. — A volte detesto questo maledetto lavoro.
Dopo un istante rialzò la testa; il momento di debolezza era passato. — Forse sarò in grado di darvi più dettagli domani. Una cosa ve la posso dire da subito: un assassinio tanto efferato infiammerà gli animi. Non appena si spargerà la voce, ci saranno paura, rabbia e poi forse il panico. Non vi invidio.
Monk si rivolse al sergente. — Sarebbe meglio che manteneste il maggior riserbo possibile — ordinò. — Non divulgate particolari. Non c’è bisogno che la famiglia li venga a sapere, in ogni caso. Sempre che ne avesse una. Suppongo che nessuno abbia denunciato una scomparsa?
— No, signore — confermò tristemente il sergente. — Ci proveremo. — Ma lo disse senza convinzione.
Monk e Orme iniziarono a indagare vicino a Limehouse Pier e lavorarono lungo il tratto di Narrow Street, verso nord e verso sud, chiedendo a tutte le persone che incontravano per strada e nelle botteghe ormai aperte se avessero visto qualcuno dirigersi verso il pontile la sera precedente. Magari un’operaia che sarebbe potuta tornare a casa in quella direzione dopo il lavoro, o una prostituta che avrebbe potuto cercare clienti nella zona.
La descrizione della donna era troppo generica perché la polizia potesse provare a identificarla: altezza media, capelli castano chiaro, occhi azzurri. Era troppo presto perché qualcuno potesse essere considerato scomparso.
Vennero menzionate diverse prostitute, perfino una o due persone a cui piaceva passeggiare in quella zona: Narrow Street offriva, in alcuni punti, una bella vista sul fiume. Raccolsero una dozzina di nomi.
Si spostarono dalla riva verso l’interno, seguendo i vicoli che conducevano a Northey Street, Orme in una direzione e Monk nell’altra, ponendo le stesse domande. Faceva freddo, ma il vento era diminuito e non pioveva. Il basso sole invernale non riscaldava.
Monk stava camminando lungo il marciapiede di Ropemakers Fields quando una donna bassa vestita di grigio uscì da una porta, reggendo un involto di panni sul fianco. Lui le si fermò davanti.
— Scusatemi, vivete qui? — chiese.
La donna lo squadrò sospettosa. Monk portava i suoi soliti vestiti scuri e semplici, simili a quelli che avrebbe potuto indossare un barcaiolo ma di taglio decisamente migliore, evidentemente confezionati da un sarto. Parlava in modo corretto, con voce gentile, e il portamento denotava grazia e sicurezza.
— Sì... — rispose cauta lei. — Chi è che lo vuole sapere?
— Comandante Monk, della polizia fluviale — rispose lui. — Sto cercando qualcuno che possa aver sentito un litigio ieri sera, una donna che gridava, forse un uomo che le urlava contro.
La donna sospirò e roteò stancamente gli occhi. — Se una notte non sento nessuno che fa a botte, vi chiamo. Anzi, lo vado a dire a quei dannati giornali. Adesso, se non vi dispiace, ho del lavoro da sbrigare. — Si scostò i capelli dagli occhi e con aria suscettibile fece per superarlo.
Monk si spostò per bloccarle la strada. — Non è stata una colluttazione qualunque. La donna è stata uccisa. Probabilmente un’ora o due dopo il tramonto, a Limehouse Pier.
— Di chi si tratta? — chiese l’altra spaventata, l’espressione improvvisamente inquieta.
— Di una donna di circa quarantacinque anni — rispose Monk. Vide il viso di lei rilassarsi. Forse aveva delle figlie che facevano quella strada e che magari erano solite fermarsi con qualcuno a scambiare pettegolezzi o effusioni. — Era un centimetro o due più alta di voi, capelli castano chiaro con qualche filo grigio. Piuttosto piacevole, ma comune. — Si ricordò della dentatura. — Credo che avesse un bel sorriso.
— Non so — rispose la donna. — Non mi sembra qualcuno che conosco. Siete sicuro dell’età?
— Sì. Vestiva in maniera ordinaria, non come una donna in cerca di clienti — aggiunse. — E non abbiamo notato tracce di trucco sul viso. — Si sentiva crudele a parlare della vittima in quel modo. L’aveva privata del suo carattere, del senso dell’umorismo o dei sogni, di ciò che le piaceva o che non le piaceva, probabilmente perché voleva privarla anche del terrore che doveva aver provato. A Dio piacendo, non aveva saputo cosa le sarebbe accaduto dopo. Monk sperava che non avesse nemmeno visto la lama.
— Allora è il marito che l’ha fatta fuori — replicò la donna, con un’espressione di stanchezza e dolore. — Ma non lo so chi è. Può essere chiunque. — Scostò ancora qualche ciocca dal volto e sistemò meglio il peso della biancheria sul fianco.
Monk la ringraziò e proseguì. Fermò altre persone, sia uomini che donne, facendo le stesse domande e ottenendo più o meno le stesse risposte. Nessuno riconobbe la donna dalla descrizione. Nessuno ammise di essere stato nei pressi di Limehouse Pier dopo il tramonto, che in quel periodo dell’anno equivaleva alle cinque del pomeriggio circa. La serata era stata nuvolosa e umida. Non era possibile lavorare granché dopo quell’ora. Nessuno aveva sentito delle grida né niente che potesse sembrare un violento alterco. Erano stati tutti ansiosi di tornare a casa a mangiare, godersi un po’ di caldo e magari più tardi una pinta di birra o due.
Monk si incontrò con Orme a mezzogiorno. Presero una tazza di tè caldo e un sandwich al prosciutto in un chiosco e si ripararono nella soglia di una casa per parlare, i colletti dei cappotti alzati.
— Nessuno ha visto o sentito niente — disse tristemente Orme. — Non che mi aspettassi granché. È già circolata la voce che si tratta di una brutta faccenda. E tutti all’improvviso diventano sordi e ciechi. — Diede un altro morso al suo sandwich.
— Non mi sorprende — rispose Monk sorseggiando il tè. Era caldo e un po’ troppo forte, ma ci era abituato. Non aveva niente della fragranza e della freschezza del tè di casa. Doveva essere stato preparato ore prima e rabboccato con acqua calda ogni volta che era stato sul punto di finire. — Ruby Jones l’ha probabilmente raccontato agli amici, che l’avranno detto ai loro amici. Tutta Limehouse lo saprà entro il pomeriggio.
— Dovrebbero essere abbastanza spaventati da volere la cattura di questo macellaio — disse Orme tra i denti. — Abbiamo a che fare con un pazzo, signore. Nessuno sano di mente può aver compiuto quel gesto.
— Stanno chiudendo gli occhi, fingendo che sia tutto mille miglia lontano da loro — replicò Monk. — Non li biasimo. Anch’io lo farei se potessi. Spesso è così che accadono cose brutte. Non vogliamo sapere, non vogliamo essere coinvolti. Se la vittima ha fatto qualcosa di sbagliato, o di stupido, e se l’è andata a cercare, allora basta restarne fuori e non ci succederà nulla.
— Pensate che possa accadere di nuovo, signore? — chiese piano Orme. Era appoggiato a un pilastro, con lo sguardo che spaziava lontano.
Monk non aveva idea di cosa vedesse. C’erano momenti sorprendenti in cui sentiva di conoscere intimamente Orme, grazie alle amare e terribili esperienze che avevano condiviso, cose che avevano compreso entrambi ma che non avrebbero mai potuto essere espresse a parole. Tuttavia erano più frequenti i giorni come quello, quando lavoravano insieme con mutuo rispetto, in una sorta di amicizia, benché la distanza fra loro non potesse essere dimenticata, almeno non da Orme.
— Non è mille miglia lontano — disse il sergente dopo un po’. — È proprio qui. A meno che la donna non sia venuta in barca. In entrambi i casi, è stata uccisa sul pontile e poi squartata in quella maniera. — La sua espressione si indurì. Sotto il rossore causato dal vento, il suo viso era pallido. — O potrebbero averla uccisa da qualche altra parte e poi sventrata qui? — suggerì con la voce che gli si seccava in gola.
— Non avrebbe perso tanto sangue se fosse stata ammazzata da molto tempo — rispose Monk. — Secondo Overstone, a giudicare dal sangue e dai lividi, era morta da poco.
Orme imprecò sottovoce, poi si scusò.
Monk minimizzò con un gesto della mano.
Rimasero a lungo senza parlare, in piedi sui freddi ciottoli della strada su cui risuonavano i passi delle persone che venivano a prendere il tè. Da qualche parte, un cane stava abbaiando.
— Pensate che abbia potuto ridurla così al buio? — disse Orme rompendo finalmente il silenzio. — Senza vedere quello che stava facendo?
Monk lo guardò. — Non c’erano lampioni dove l’abbiamo trovata. O l’ha fatto al buio, oppure quando c’era ancora un po’ di luce. Un bel rischio, sul pontile. E comunque cosa ci faceva là quella donna? Non è il genere di posto in cui una prostituta porterebbe un uomo. I fanali di fonda delle chiatte di passaggio li avrebbero illuminati.
Orme si strinse nelle spalle ricurve, come se il cappotto non fosse sufficiente a scaldarlo.
— Forse sono stati visti. — Monk stava pensando ad alta voce. — Il gesto di una donna che cerca di divincolarsi dalla presa di un uomo può essere scambiato per un abbraccio. I barcaioli avrebbero riso dell’audacia di farlo all’aperto, una specie di bravata. Avrebbero pensato che lui se la stesse spassando, non che la stesse uccidendo.
— Non ha molto senso cercare dei testimoni — disse Orme tristemente. — Potrebbero essere dovunque ormai, da Henley a Gravesend.
— Non ci sarebbero di grande aiuto comunque — replicò Monk. — Non saprebbero dire se era lei o qualcun’altra. — Il pensiero lo demoralizzò. Una donna poteva essere ammazzata e sventrata come un pesce, all’aperto e in bella vista dalle navi di passaggio, sul fiume più popoloso del mondo, e nessuno notava o capiva quello che stava accadendo.
Si raddrizzò, finendo di mangiare il suo sandwich. Dovette ingoiarlo a fatica. Non che fosse cattivo, ma aveva la bocca secca. Il pane aveva il sapore della segatura.
— Vediamo se riusciamo a scoprire chi era — disse. — Non che saperlo ci sarà necessariamente di grande aiuto. Probabilmente si trovava solo nel posto sbagliato al momento sbagliato.
— Ci saranno delle persone da informare — replicò Orme. — Amici, magari un marito.
Monk non rispose. Lo sapeva. Era la parte peggiore nella fase iniziale delle indagini per omicidio: informare le persone che avevano voluto bene alla vittima. E alla fine, anche il responsabile del delitto aveva delle persone che gli volevano bene.
Insieme ripercorsero Narrow Street fino all’angolo con Ropemakers Fields, che seguirono lentamente. Sul lato nord si apriva un vicolo ogni cinquantina di metri. Alcuni conducevano a Triangle Place e poi proseguivano verso l’ospizio dei poveri.
Lì fecero delle domande, fornendo la miglior descrizione possibile della donna, ma nessuno risultava scomparso. A ogni modo, le mani della vittima non erano quelle di una persona abituata ai lavori pesanti: non erano arrossate da ore passate in ammollo o a contatto con i detergenti caustici usati per lavare i pavimenti o fare il bucato, né riportavano i calli tipici della continua pressione dell’ago nel cucire la tela.
Era forse una prostituta, di certo non più giovane, magari disperatamente bisognosa di qualche scellino? E per questo disposta a lasciarsi convincere ad andare dovunque, persino all’aperto, su un pontile, al calare della sera? Con i soldi, avrebbe almeno potuto mangiare o comprare un po’ di carbone per scaldarsi.
Suo malgrado, Monk si figurò la scena. La proposta, il bisogno da entrambe le parti. Poi l’aggressione, che all’inizio lei poteva aver scambiato per il rude desiderio di un uomo furioso con se stesso perché sentiva la necessità di quel genere di sfogo, e furioso con lei perché aveva il potere di offrirglielo chiedendo denaro in cambio. Infine il colpo che le aveva spaccato il cranio e la discesa nell’oscurità.
Ma perché dopo aveva infierito su di lei? La conosceva ed era stato un gesto di incontrollabile odio? Oppure era un pazzo e qualsiasi donna avrebbe fatto al caso suo? Se era così, non sarebbe stato che l’inizio.
Percorsero di nuovo tutta Narrow Street e Ropemakers Fields, su e giù per i vicoli, ma nessuno aveva notato niente che potesse essere di aiuto; non avevano visto un uomo e una donna dirigersi insieme verso il pontile al crepuscolo o poco prima, o se li avevano visti preferivano non ricordare. Per quante domande facessero, non ottenevano nulla.
Dovevano scoprire chi era quella donna.
— Faremo eseguire un ritratto — disse Monk mentre tornavano verso la stazione della polizia locale e il cielo del tardo pomeriggio cominciava a imbrunire. — C’è un agente molto bravo con la matita a cogliere le somiglianze. Gli faremo fare almeno due schizzi. E riproveremo domattina.
Monk era così stanco che quella notte dormì profondamente. Non disse niente a Hester della donna trovata a Limehouse Pier, per non turbare la breve pace serale. Se lei aveva capito che qualcosa lo preoccupava, era stata troppo saggia o troppo delicata per dirglielo.
La mattina seguente si alzò presto e uscì prima di colazione per procurarsi almeno un paio di quotidiani dall’edicola all’angolo tra Paradise Street e Church Street. Prima ancora di aver percorso i cento metri che lo separavano da casa, seppe il peggio. Donna orribilmente assassinata a Limehouse Pier, titolava uno. Donna sventrata e lasciata morire come un animale, recitava l’altro.
Quando arrivò alla porta della cucina, li aveva ripiegati e messi sotto il braccio. C’era profumo di bacon e pane tostato e sentì la teiera fischiare sulla stufa.
Hester era in piedi, intenta a prendere le fette di pane pronte con il forchettone e a riporle nel portapane con le altre per mantenerle croccanti. Chiuse lo sportello del forno e gli sorrise. Era vestita di blu scuro, la sua tonalità preferita. Per un momento, guardandola, Monk riuscì ad allontanare un poco il ricordo della violenza, del gelo, del costante e regolare sciabordio dell’acqua, e dell’odore di morte.
Forse avrebbe dovuto raccontarle della donna fin dalla sera prima, ma era tornato esausto, infreddolito, con l’unico desiderio di levarsi dalla mente quell’orrore. Aveva avuto bisogno di asciugarsi e riscaldarsi, di stendersi accanto a lei e sentirla parlare di qualcos’altro, qualsiasi cosa che avesse a che fare con la normalità e i piccoli, pacifici dettagli della vita quotidiana.
Ora Hester lo stava guardando e gli leggeva in viso che c’era qualcosa che non andava, qualcosa di grave. Lo conosceva troppo bene perché lui potesse dissimulare. Non che lo avesse mai fatto. Hester era stata infermiera dell’esercito durante la Guerra di Crimea, una decina d’anni prima, quando ancora non si conoscevano. C’erano pochi orrori o sofferenze che avrebbe potuto raccontarle di cui lei non avesse fatto esperienza.
— Cosa c’è? — chiese Hester a bassa voce, forse sperando che lui potesse dirglielo prima che il dodicenne Scuff scendesse per la colazione, impaziente di iniziare il nuovo giorno e di mangiare a più non posso.
Circa un anno prima, si erano adottati a vicenda. Hester e Monk l’avevano preso con loro perché Scuff era senza una casa e viveva di stenti sul fiume, facendo soprattutto conto sul proprio ingegno. Non che fosse orfano, ma la madre aveva troppi figli più piccoli per occuparsi di lui, o magari era stato il suo nuovo marito a non volerlo. Scuff aveva adottato Monk perché pensava che mancasse dell’adeguata conoscenza della vita dei dock per fare il proprio lavoro e avesse bisogno di qualcuno come lui che se ne prendesse cura. A Hester si era affezionato con più riluttanza, a piccoli passi che entrambi avevano mosso con cautela, per paura di restarne scottati. La nuova situazione era iniziata con una certa esitazione da parte di tutti, ma in capo a un anno era diventata confortevole.
— Cosa c’è? — insistette Hester.
— Abbiamo trovato il corpo di una donna a Limehouse Pier, ieri all’alba — rispose lui posando i giornali sulla sedia e sedendocisi sopra. — Uccisa orribilmente . Speravamo di tenere la parte peggiore lontano dalla stampa, ma non è stato così. Ci si sono buttati come iene.
Il volto di lei si tese un poco, in un’impercettibile contrazione dei muscoli. — Chi è? Lo sapete? — chiese.
— Non ancora. Da quello che ho visto, aveva un aspetto piuttosto comune, povera ma rispettabile. Sui quarantacinque, a voler fare un’ipotesi. — Gli tornò alla mente l’immagine del corpo della donna. Risentì all’improvviso la stanchezza e il gelo, come se la stufa si fosse spenta, nonostante la cucina fosse calda e luminosa, e piena di buoni odori casalinghi.
— Il medico ha detto che le ferite sono state inferte dopo la morte — continuò. — Ma questo i giornali non l’hanno scritto.
Hester lo guardò per un attimo pensierosa, come se stesse per chiedergli qualcosa. Poi cambiò idea e gli servì uova, bacon e pane tostato, reggendo il vassoio con un panno e posandolo di fronte a lui. Il burro e la marmellata erano già sul tavolo. Preparò il tè e lo portò in tavola, mentre dal beccuccio della teiera si sollevava un sottile sbuffo di vapore.
Scuff comparve sulla soglia, con gli stivali in mano. Li depose in corridoio ed entrò, guardando prima Monk e poi Hester. Anche dopo un anno in quella casa, era ancora magro, basso per la sua età, con le spalle strette. Ma adesso i capelli erano folti e lucenti e la pelle chiara non era più segnata.
— Hai fame? — chiese Hester, come se la cosa potesse essere in questione.
Il ragazzino fece un largo sorriso e si sedette in quella che ormai considerava la sua sedia.
— Sì, grazie.
Hester sorrise e gli servì la stessa colazione di Monk. Scuff avrebbe mangiato tutto e poi si sarebbe guardato attorno sperando che ce ne fosse ancora. Era un rito rassicurante, che si ripeteva tutte le mattine.
— Che c’è che non va? — Scuff scrutò Monk aggrottando la fronte. — Serve una mano?
— Non ancora, grazie — disse Monk, guardandolo negli occhi per fargli capire che era serio. — Un brutto affare, ma non un mio caso. Per adesso, almeno. — Sapeva che, con la notizia riportata sui giornali, Scuff sarebbe di certo venuto a saperlo, ma gli rimaneva qualche ora di quiete. Da quando il ragazzino si era trasferito in Paradise Place, la sua abilità nel leggere era migliorata moltissimo. Non era ancora perfetta e c’erano alcune parole lunghe o complesse che faticava a comprendere, ma il linguaggio semplice dei quotidiani era alla sua portata.
Scuff cominciò a divorare la colazione, senza distogliere l’attenzione da Monk. — Perché non è vostro? — chiese. — Siete il capo della polizia fluviale. Di chi sarebbe, se no?
— Dipende da chi era quella donna — rispose Monk. — Abbiamo trovato il corpo sul pontile, ma la competenza potrebbe essere della polizia di Limehouse. — Mentre parlava, si schiarì le idee. I giornali avevano aspramente criticato la polizia negli ultimi tempi a causa della violenza e della prostituzione che dilagavano nella zona del fiume. C’erano state diverse risse con armi da taglio, una delle quali degenerata in un vero e proprio scontro di strada che aveva lasciato dietro di sé una dozzina di feriti e due morti.
Secondo la stampa, la polizia non era stata in grado di affrontare la situazione, che era sfuggita di mano. I più maligni insinuavano che proprio la polizia avesse deliberatamente permesso che certi fatti accadessero, per avere la possibilità di infiltrarsi e sbarazzarsi di qualche piantagrane che non si sarebbe potuto fermare legalmente, perché tutta l’area dei dock stava diventando incontrollabile.
L’unica cosa che avrebbe potuto porre fine ad altre congetture deleterie, dopo il delitto, era una rapida soluzione.
— No, non è loro il caso — lo contraddisse Scuff. — Hanno bisogno di voi. Se l’hanno ammazzata vicino al fiume, siete voi che dovete occuparvene.
Suo malgrado, Monk sorrise. — Mi proporrò — concesse. — Non che ci tenga particolarmente.
— Perché? — chiese Scuff con un’espressione di sorpresa. — Non v’importa scoprire chi è stato?
— Certo che sì — si corresse in fretta Monk. — È solo che non sappiamo ancora chi era e quindi dove viveva. Se abitava all’interno, la polizia locale conosce meglio la gente del posto.
— Non sono migliori di voi — disse Scuff con assoluta certezza. — Dovete indagare voi. — Stava scrutando il viso di Monk, cercando di capire cosa provasse e quindi come poterlo aiutare. — È stata una cosa stupida da fare — continuò. — Se uno non vuole far trovare una cosa, la nasconde. Mica la lascia all’aperto, che i traghetti o i barcaioli la possono vedere. È da sciocchi.
In quel frangente Monk non cercò di spiegargli cosa fosse la follia omicida, né quale tipo di furia potesse travolgere un uomo tanto da spingerlo a sventrare una donna dopo averla uccisa.
Scuff fece roteare gli occhi, poi accantonò la questione e riprese a mangiare tutto soddisfatto. Ci sarebbero voluti anni perché perdesse quel senso di eccitazione di fronte a un piatto di uova e bacon tutto suo.
— Puoi affidarlo a Orme o a uno degli altri uomini? — chiese Hester dopo che Scuff ebbe finito di mangiare e lasciato la cucina.
— No — disse Monk rivolgendole un breve sorriso. — Se abitava sul fiume o nei pressi, è un nostro caso. E sarà dura. I giornali stanno già sollecitando a gran voce delle interrogazioni in Parlamento sul degrado nelle aree portuali: Limehouse, Shadwell, Bermondsey, Deptford, entrambe le sponde del fiume, a dire il vero, fino a Greenwich. — Esitò un istante. — Magari lo risolveremo presto.
Hester gli sorrise senza rispondere. C’erano un’infinità di cose tra di loro che non avevano bisogno di parole.
Monk scese al fiume e prese un traghetto per la stazione di polizia di Wapping. Era una mattinata grigia e un forte vento increspava la superficie dell’acqua. Alzò il bavero del cappotto per coprirsi le orecchie e salì a bordo. L’imbarcazione si mosse verso il centro del fiume e presto uscì dal tratto in cui gli edifici offrivano un po’ di riparo dal vento.
Si trovavano in mezzo alle lunghe file di chiatte che risalivano il Tamigi con il loro carico. Vicino ai dock erano ormeggiate delle navi in attesa di scaricare. Le banchine fremevano di attività, c’erano uomini in procinto di iniziare il duro lavoro di sollevare e trasportare casse, manovrare gru e verricelli, sempre con un occhio al vento e alla marea. Anche da quel punto, nonostante lo sciabordio dell’acqua contro le paratie del traghetto e il cigolio delle scalmiere al movimento dei remi, Monk poteva udire il richiamo dei gabbiani e le grida degli uomini a riva.
Giunti sull’altra sponda, pagò il traghettatore e lo ringraziò. Vedeva gli stessi uomini ogni giorno e li conosceva per nome. Salì la ripida gradinata di pietra fino allo scalo e attraversò lo spiazzo che lo separava dalla stazione di polizia di Wapping.
All’interno c’era un bel tepore e si sentiva il profumo del tè in infusione. Ne prese una tazza mentre controllava le notizie della sera e dava le poche istruzioni necessarie. Poi uscì e salì su una carrozza per recarsi alla stazione di polizia di Limehouse. Lì esaminò i disegni che il giovane agente aveva fatto della donna assassinata. Erano belli. Aveva talento. Aveva colto i tratti della vittima riportandoli quasi alla vita, disegnando le labbra un poco socchiuse perché si vedessero i denti davanti leggermente accavallati, dandole un’individualità.
L’agente vide che Monk guardava i ritratti e forse fraintese l’improvvisa ombra di dolore sul suo volto.
— Non vanno bene? — chiese con apprensione.
— Vanno fin troppo bene — rispose Monk con sincerità. — Sembra di vederla viva. Rende la sua morte più reale. — Alzò gli occhi verso l’uomo e notò che era lievemente arrossito. — Ottimo lavoro. Grazie.
— Signore.
Orme arrivò qualche minuto più tardi e Monk gli diede uno dei due disegni. Si misero d’accordo su dove andare: Orme a nord, Monk a sud, verso l’Isola dei Cani.
Folate di vento si incanalavano nelle vie strette, portando l’odore del fiume e il lezzo umido di immondizia, sassi bagnati e fogna. Monk chiedeva a ogni passante. Avevano evidentemente sentito la notizia. Molti fingevano di essere troppo occupati per rispondere e lui doveva insistere. Inoltre erano guardinghi, ansiosi di fare qualsiasi cosa per impedire all’orrore e alla paura di sfiorare le loro vite.
Era ancora nei pressi dei dock quando entrò in una piccola tabaccheria che vendeva anche qualche genere alimentare e il giornale locale.
— Non so niente — disse energicamente l’uomo non appena Monk si presentò. Rifiutò di guardare il disegno allontanandolo con una mano.
— Non è il suo ritratto da morta! — disse Monk impaziente. — È come doveva apparire prima. Potrebbe essere una donna sposata, qui del posto.
— Date qua. — Il vecchio allungò la mano per prendere il foglio. Monk glielo porse e l’uomo lo studiò con attenzione, prima di renderglielo. — Può darsi, sì — concordò. — Ma resta il fatto che non la conosco. Mi spiace. Non lavorava qui attorno.
Monk lo ringraziò e uscì.
Camminò per chilometri per il resto della mattinata, attraverso le strade grigie, strette e affollate, pregne dei suoni del fiume. Si rivolse a diverse prostitute, ma tutte negarono di conoscere la donna del disegno. Monk non si era aspettato che lo ammettessero. Avrebbero voluto evitare qualsiasi contatto con la polizia, per varie ragioni, ma aveva sperato di scorgere nei loro volti un barlume, un indizio che l’avessero riconosciuta. Tutto ciò che vide fu risentimento e paura.
Era propenso a credere che la vittima non fosse una di loro, era troppo differente. Era più vecchia di almeno quindici anni, forse più, e c’era una certa gentilezza sul suo viso, che sembrava segnato da una malattia più che involgarito dal bere o dalla vita di strada. Pensava a lei più come a una donna sposata e maltrattata.
Aveva chiesto al medico legale se avesse avuto figli, ma Overstone aveva risposto che le mutilazioni erano state troppo profonde per dirlo.
Fu Orme a risolvere la questione dell’identificazione, in una zona più verso l’interno. In una bottega poco oltre il Britannia Bridge, aveva trovato un negoziante che, fissato a lungo il ritratto, aveva sbattuto le palpebre e alzato lo sguardo, triste e confuso.
— Ha detto che assomiglia a Zenia Gadney, di Copenhagen Place — riferì il sergente quando si incontrarono all’una per un pranzo veloce in un pub.
— Ne era certo? — domandò Monk. Scoprire chi fosse la vittima era necessario, ma apprendere il suo nome e indirizzo le conferì bruscamente una dimensione reale.
— Sembrava di sì — rispose mesto Orme, incontrando gli occhi di Monk e comprendendone il timore. — È un ritratto ben fatto.
Un’ora più tardi, i due stavano bussando alle porte di Copenhagen Place, che distava solo mezzo chilometro dal fiume.
Una donna stanca con due bambini aggrappati alla gonna guardò il ritratto che Monk le stava mostrando. Scostò delle ciocche di capelli dagli occhi.
— Sì. Questa è la signora Gadney, che abita dall’altra parte della strada. Ma lasciatela in pace, poverina. Non fa male a nessuno. Forse ogni tanto sbriga dei favori per qualche gentiluomo, o forse no. Ma se anche è così, cosa c’è di male? Non avete niente di meglio da fare, voialtri? Perché non andate a prendere quel pazzo che ha squartato la povera creatura che avete trovato sul pontile, eh? — Guardò Monk con il disprezzo dipinto sul viso pallido e stanco.
— Siete sicura che questa sia la signora Gadney? — chiese piano Monk.
La donna lo fissò, poi scorse qualcosa nei suoi occhi e si portò la mano alla bocca. — Mio Dio! — mormorò. L’altra mano andò istintivamente verso il bambino più piccolo e gli afferrò la manina. — Non... non è lei, vero?
— Penso che potrebbe esserlo — rispose Monk. — Mi dispiace.
La donna prese in braccio il bambino, tenendolo stretto. Poteva avere due anni e, sentendo la paura della madre, cominciò a piangere.
— A che numero abitava? — proseguì Monk.
— Al quattordici — rispose la donna indicando con la testa in direzione della casa dall’altro lato della strada, sulla sinistra.
— Ha famiglia? — continuò.
— Non ho mai visto nessuno. Era molto tranquilla. Non disturbava nessuno.
— Chi altri potrebbe sapere qualcosa di lei?
— Non so. Forse la signora Higgings, al venti. Le ho viste che parlavano una volta o due.
— Sapete se lavorava?
— Non sono affari miei. Non posso aiutarvi. — La donna strinse più forte il figlio e si avvicinò alla porta.
— Grazie. — Monk si ritrasse e, insieme a Orme, si voltò. Non aveva più niente da chiederle.