Sette
Due uomini sedevano in un furgoncino ricoperto di scritte di fronte al Dreadnaught Grill, dal lato opposto della strada. Il cruscotto era stracolmo di bicchieri da caffè vuoti e involucri di merendine. Gli uomini seguirono con lo sguardo la figura vestita di bianco che emergeva dalla botola della cucina e risaliva Spring Street in direzione est.
«Quello chi è?» chiese il detective Dudziak.
«Quello è Tommy Pagano» disse il detective Rizzo, seduto al volante.
«Ah sì?»
«Tommy. Il nipote» disse Rizzo. «Il nipote di Sally.»
«A me quello mica sembra il nipote» disse Dudziak, frugando nel vano portaoggetti in cerca del binocolo.
«E lui» disse Rizzo. «E suo nipote.»
«Hai le foto?»
«Le ho lasciate sul tavolo della colazione, stamani. I bambini erano in ritardo per la scuola. Le ho dimenticate.» Rizzo mise in moto.
«Che fai?» chiese Dudziak.
«Sto pensando» disse Rizzo.
«Sei sicuro che sia lui?»
«Ti dico che è lui. Quello è Tommy. Mi ricordo la faccia.»
Dudziak diede un’occhiata al blocco a molla che aveva sulle ginocchia. «Dove cazzo sta andando? Secondo quel che c’è scritto qui è a metà del turno, non smonta fino alle nove. Che fa?»
«Seguiamolo.»
«Magari è uscito a fare una commissione...»
«Può darsi. Una commissione per lo zio Sally.»
«Magari è uscito a prendere un cespo di lattuga.»
«Sarebbe bello scoprirlo.»
«Cosa?»
«E dai» disse Rizzo, «scopriamolo.»
«Lasciare il nostro posto?»
«La fortuna aiuta gli audaci.»
«Oh, cazzo...»
«Se non fa niente non lo diciamo a nessuno. Se invece combina qualcosa, tanto meglio. Sono stufo di starmene qui a guardare un ristorante del cazzo. Forse c’è sotto qualcosa.»
«Allora lo seguiamo?»
«Eh sì, magari ci capita un colpo di culo.»
I due agenti seguirono col furgoncino lo chef lungo Spring Street.
«Cazzo... finalmente un po’ d’aria» disse Rizzo. Raggiunta la Bowery, lo chef risalì verso il centro. Il furgone rimase indietro, aspettando che l’uomo prendesse un po’ di vantaggio.
«Non perderlo» disse Dudziak.
«Lo tengo, lo tengo» disse Rizzo.
Su Houston Street lo chef girò a destra e si diresse a est.
«Dove cazzo sta andando?» chiese Dudziak.
«Non lo so, magari ha una donna. Un po’ di sesso pomeridiano...»
All’altezza di Avenue A, lo chef attraversò la strada e passò sul lato nord della Houston. Rizzo dovette fare un’inversione a U. Lo chef svoltò a destra sulla Quarta, sempre diretto a est.
«Quella lì dietro è l’isola che non c’è» disse Dudziak. «E a caccia di roba.»
«Occhio» disse Rizzo. «Sta rallentando, si guarda attorno...»
Lo chef attraversò Avenue B, procedendo piano per la strada di colpo affollata, in direzione di Avenue C. Il detective Rizzo accostò e prese il binocolo di Dudziak. Guardò attentamente. Lo chef si era messo a parlare con un ispanico magro e giovane che aveva in testa un cappellino da baseball. Il giovane, una tavoletta di compensato in mano, fece cenno allo chef di andare verso un edificio abbandonato. Lo chef guardò un paio di volte lungo la strada, poi s’infilò veloce sotto una recinzione di metallo ondulato che in teoria avrebbe dovuto impedire l’accesso al casamento.
«Centro!» disse Rizzo.
«Cosa?» esclamò Dudziak. «L’ha trovata?»
«Troppo bello per essere vero» disse Rizzo. «Ci baceranno il culo, cazzo. Lo prenderemo con le mani nel sacco...»
«Mica lo so.»
«Cazzo, se saranno contenti al pronto intervento! Con questo facciamo centro, alla grande.» Imitò il boato di una folla in delirio. «Alé! Dopo solo due giorni che ci hanno assegnati lì, facciamo centro. Siamo o non siamo una coppia di ganzi?»
«Che cerca? Crack?»
«Meglio» disse Rizzo. «Molto meglio. Tommy è un tossico, cazzo! Che meraviglia!»
«Conviene chiamare la centrale» disse Dudziak. «Conviene chiamare, prima di muovere un dito. Che si fa?»
«Non lo so, non lo so, chiamo subito. Voglio solo gustarmi 'sto momento. Voglio godermela un attimo. Tommy è un tossico. Non c'era, nel fascicolo riservato. Questa è una rivelazione. Tommy Pagano. Tossico. Mi si sta rizzando l’uccello solo a pensarci.»
«Potrebbe uscire da un momento all'altro, cazzo. Meglio che chiami.»
«Non va da nessuna parte» disse Rizzo. «Lo conosco quel posto. Ci vendono il Check-Mate. E un posto che va molto da queste parti. Di solito ci sono quaranta, cinquanta sfigati in coda. Tommy avrà da fare per un bel po’.»
«Quindi? Pensi di beccarlo quando esce?»
«Certo. Tanto lo sai che ce l'avrà addosso. Va bene... vado a chiamare.»
Dieci minuti dopo il detective Rizzo tornò dalla cabina telefonica. «Hanno detto che lo possiamo prendere» disse.
«Con chi hai parlato?»
«Un viceprocuratore distrettuale, mi sembra si chiami Lipman. Ha detto che lo possiamo prendere.»
«E Al? Il federale... Non c'è? L'hai chiesto a lui? Dovrebbe essere lui il responsabile.»
«L’hanno chiamato col cercapersone. Lipman ha detto che possiamo procedere. Ha detto di prenderlo quando esce. Lo portiamo giù al distretto e lo torchiamo. I federali si daranno da fare più tardi.»
«Ci molla suo zio per un paio di dosi? E questa l'idea?»
«Chissà. Va’ a saperlo. Non si sa cosa sono capaci di fare, gli italiani, se hanno un tossico in famiglia. Tommy dovrà pensarci su, quando lo interrogheremo. Dovrà chiedersi cosa pénserà suo zio, di lui che si fa di quella roba. Magari si preoccupa, Tommy. Magari, invece, tiene duro, ma lo zio Sally non sarà contento lo stesso. E su queste basi che si istruiscono i processi.»
«Allora lo prendiamo» disse il detective Dudziak.
«Altro che.»
Tornato sulla Quarta, lo chef procedeva a passo veloce verso il ristorante. Sentì dei passi svelti alle sue spalle. Pensando a un’aggressione, cominciò a correre. Attraversò la strada e, mentre accelerava, ficcò la mano in tasca. Vide di sfuggita un uomo che lo rincorreva. S'infilò in bocca le bustine trasparenti. L'uomo sembrava un poliziotto, era troppo grosso per essere un rapinatore. Con il cuore che gli batteva all’impazzata, lo chef scartò a sinistra verso uno spiazzo abbandonato che collegava la Terza e la Quarta. Vide un altro uomo venirgli incontro. Pensò di ingoiare le bustine, ma aveva la bocca troppo asciutta. Sentì le ginocchia che gli cedevano, mentre arrancava per attraversare lo spiazzo. Di colpo si trovò un braccio attorno al collo. Si sentì gettare a terra da qualcuno che gli piombava addosso. Il braccio strinse la presa. Una mano gli strizzò le guance. Un’altra mano gli tirò indietro la testa. Qualcuno gli premeva il naso.
«Sputa! Sputa!» gli gridavano.
Un attimo dopo lo stavano ammanettando.