io vedo vicino,

            la luna e le stelle,

            il bosco e il cerbiatto.

            In tutto io vedo

            l'eterna bellezza,

            e in ciò che mi piace

            anch'io piaccio a me.

            Miei occhi felici,

            vedeste di tutto,

            ma quale che fosse

            la vista era bella!

 

Pausa

 

            Non è solo per godere

            che mi han messo così in alto;

            quale orrore mi minaccia

            dalla tenebra del mondo!

            Nella doppia notte i tigli,

            vedo, sprizzano scintille,

            braci sempre più s'infiammano,

            attizzate dalla brezza.

            Arde, ah! dentro la capanna

            tutta madida di muschio;

            serve aiuto, serve subito,

            e nessuno che soccorra.

            Ah! Quei buoni, cari vecchi,

            sempre attenti attorno al fuoco,

            li avviluppa un fumo spesso!

            Spaventoso evento! Avvampano

            fiamme, e sono brace rossa

            le muschiose travi nere;

            si potessero salvare

            dal selvaggio Inferno in furia!

            Fra le foglie e i rocchi lingue,

            lampi chiari, si attorcigliano;

            in un guizzo i rami secchi

            si consumano e precipitano.

            E vi tocca questo, occhi!

            Fin laggiù devo vedere!

            Rovinando i rami schiantano

            con il peso la cappella.

            E le chiome in cima avvolgono

            serpeggianti fiamme aguzze.

            Fino alle radici i tronchi

            cavi bruciano purpurei. -

 

Lunga pausa. Canto:

 

            Quel che già incantò lo sguardo

            coi suoi secoli sparì.

 

FAUST al balcone, rivolto alle dune

            Che canto, che pianto discende dall'alto?

            Parola e suono qui giungono troppo tardi.

            Si lamenta il mio torriere; nell'intimo

            io rimpiango l'azione impaziente.

            Ma se, annientati i tigli, non rimangono

            che tronchi orrendi per metà carboni,

            un belvedere sarà presto eretto,

            per spingere lo sguardo all'infinito.

            E vedrò anche la nuova dimora

            che accoglierà l'anziana coppia;

            commossa dal riguardo generoso,

            essa vi godrà lieta i tardi giorni.

 

MEFISTOFELE E I TRE in basso

            Di gran carriera, eccoci qua;

            scusate! Niente a fare con le buone.

            Noi dagli a battere, dagli a bussare,

            nessuno si presenta per aprire;

            noi continuiamo a bussare, a scuotere,

            la porta fradicia ci resta in mano;

            gridiamo forte, li minacciamo,

            ma non troviamo nessun ascolto,

            e in casi simili si sa com'è,

            uno non sente quando non vuole;

            tempo da perdere non ne avevamo,

            in fretta te li abbiamo sbaraccati.

            La coppia non si è data molta pena,

            sono caduti morti per la fifa.

            Uno straniero nascosto là

            voleva battersi, l'abbiamo steso.

            Nel corpo a corpo violento e breve

            dai carboni sparsi dappertutto

            la paglia ha preso fuoco. Adesso libera

            divampa, come rogo a tutti e tre.

 

FAUST

            Sordi alle mie parole siete stati?

            Uno scambio volevo, non rapina.

            Sull'azione violenta ed inconsulta

            la mia maledizione; dividetevela!

 

CORO

            Suona a proposito l'antico detto:

            obbedisci alla forza di buon grado!

            Se fai l'ardito, se tieni testa,

            rischi la casa, rischi - te stesso.

Se ne vanno

 

FAUST al balcone

            Sguardo e luce nascondono le stelle,

            scema il fuoco, si abbassano le vampe;

            un brivido di vento le ravviva,

            portando fino a me fumo e vapore.

            Ordine presto dato, troppo presto eseguito! -

            Cosa si libra come un'ombra e viene?

 

MEZZANOTTE

 

 

Entrano quattro donne grige

 

LA PRIMA

            Mi chiamo Scarsezza.

 

LA SECONDA

                                    Mi chiamo Insolvenza.

 

LA TERZA

            Mi chiamo Angoscia.

 

LA QUARTA

                                    Mi chiamo Miseria.

 

A TRE

            La porta è chiusa, entrare non possiamo.

            Ci abita un ricco, entrare non conviene.

 

SCARSEZZA

            Io là sarei ombra.

 

INSOLVENZA

                                    Io là sarei niente.

 

MISERIA

            Il volto viziato mi volta le spalle.

 

ANGOSCIA

            Sorelle, non vi è dato, non vi è lecito entrare.

            Angoscia s'introduce dal buco della chiave.

Angoscia scompare

 

SCARSEZZA

            O grige sorelle, lontano da qui.

 

INSOLVENZA

            Ben stretta al tuo fianco, mi avvio con te.

 

MISERIA

            Ben stretta ai calcagni ti segue Miseria.

 

A TRE

            Passano le nubi, spariscono le stelle!

            Là in fondo, là in fondo, lontano, lontano,

            vien l'altra sorella, là viene - la Morte.

 

FAUST nel palazzo

            Ne vidi venire quattro, tre andar via;

            il senso del discorso non l'ho inteso.

            Miseria - mi è sembrato risuonare,

            e cupamente poi seguire - morte.

            Suono vuoto, spettrale, soffocato.

            Un mio libero spazio non l'ho mai conquistato.

            Potessi allontanare la magia dai miei passi,

            disimparare tutti gli incantesimi,

            essere solo un uomo davanti a te, Natura,

            meriterebbe, allora, essere uomo.

 

            E io lo ero, prima di frugar nelle tenebre,

            di maledire empio il mondo e me.

            Ora l'aria è così infestata di presenze,

            che nessuno sa più come evitarle.

            Se anche un giorno ci arride ragionevole e chiaro,

            la notte ci avviluppa nella trama dei sogni;

            lieti dai giovani campi ritorniamo,

            gracchia un uccello; cosa? Malasorte.

            Da mane a sera avvolti nelle superstizioni:

            presagi, ammonimenti, apparizioni.

            E così intimiditi, siamo soli.

            La porta cigola, e nessuno entra.

Trasalendo

            C'è qualcuno?

 

ANGOSCIA

                                    C'è, rispondo!

 

FAUST

            Chi sei tu?

 

ANGOSCIA

                                    Ci sono e basta.

 

FAUST

            Via di qui!

 

ANGOSCIA

                                    Sono al mio posto.

 

FAUST prima con dispetto, poi calmo, a se stesso

            Sta' in guardia e non dir parole magiche.

 

ANGOSCIA

            Se l'orecchio non mi udisse,

            ne rimbomberebbe il cuore;

            in mutevole figura

            ho un terribile potere.

            Sulle onde, per la via,

            sempre ansiosa compagnia,

            sempre pronta, mai cercata,

            maledetta e lusingata -

            l'Angoscia tu non l'hai mai conosciuta?

 

FAUST

            Non ho fatto che correre il mondo;

            ogni piacere l'ho preso pei capelli,

            se non bastava lo lasciavo andare,

            se mi sfuggiva lo lasciavo perdere.

            Desideri e non altro, appagamento,

            ancora desideri, con la forza

            ho assalito la vita; un tempo grande e forte,

            ora saggio, avveduto.

            Della terra conosco quanto basta,

            sull'al di là la vista ci è sbarrata;

            folle chi aguzza gli occhi verso il cielo,

            e di simili popola le nuvole!

            Stia saldo in piedi e qui si guardi intorno;

            al magnanimo il mondo non è muto.

            Vagare nell'eterno a che gli serve!

            Ciò che comprende egli può afferrarlo.

            Così percorra il giorno suo terreno;

            se spiriti si aggirano, vada per la sua strada,

            nel progredire avrà felicità e tormento,

            egli, in ogni momento inappagato!

 

ANGOSCIA

            A colui di cui prendo possesso

            tutto il mondo non serve più a niente;

            un buio eterno lo avvolge,

            il sole non sale e non scende,

            ha i sensi di fuori perfetti,

            ma dentro è abitato da tenebre,

            di tutti i tesori del mondo

            non sa come trarre profitto.

            Sia felice o no, è capriccio,

            lo consuma l'abbondanza,

            siano gioie, siano pene,

            le rimanda all'indomani,

            solo ha in mente l'avvenire,

            è incapace di finire.

 

FAUST

            Smettila! Così non mi incanterai!

            Simili assurdità io non le voglio udire.

            Vattene! Queste cattive litanie

            anche l'uomo più saggio potrebbero stordire.

 

ANGOSCIA

            Deve andare avanti o indietro?

            Il decidere gli è tolto;

            a metà della via presa

            stenta incerto a mezzi passi.

            Sempre più si perde e affonda,

            vede sempre più distorto,

            grava e opprime sé e gli altri;

            soffocando a perdifiato,

            respirando senza vita,

            non si arrende e non dispera.

            È un girare senza posa,

            penosa la rinuncia, ingrato il debito,

            ora oppresso ed ora libero,

            rotto il sonno, il cibo fiele,

            che lo inchioda senza scampo,

            preparandolo all'Inferno.

 

FAUST

            Infausti spettri! Mille e mille volte

            voi trattate così il genere umano;

            tramutate anche giorni indifferenti

            in un osceno caos di sottili tormenti.

            Dai demoni, lo so, liberarsi è difficile,

            il laccio spirituale è stretto e non si spezza;

            ma il tuo potere, Angoscia, grande e subdolo,

            io non lo riconoscerò.

 

ANGOSCIA

            Allora provalo, se da te rapida

            male augurandoti ritorco il viso!

            Tutta la vita sono ciechi gli uomini,

            tu diventalo, Faust, quando è finita!

Gli alita in volto

 

FAUST accecato

            La notte sembra farsi più profonda,

            ma in me splende una luce luminosa;

            quel che pensai mi affretterò a compirlo;

            solo ha peso la voce del padrone.

            Su dai giacigli, servi, uno per uno!

            Alla mia audace idea date adeguata forma.

            Mano agli arnesi, all'opera con vanghe e con badili!

            La via tracciata sia subito percorsa.

            Istruzione severa, azione rapida

            avranno il più magnifico dei premi;

            perché si compia l'opera più grande

            basta una mente sola a mille mani.

 

GRAN CORTILE DEL PALAZZO

 

 

Fiaccole

 

MEFISTOFELE in testa, come sorvegliante

            Dentro, dentro! Avanti, avanti!

            Lemuri ciondolanti,

            mezze creature composte

            di legamenti, tendini e ossa.

 

I LEMURI in coro

            Eccoci pronti a mano,

            abbiam mezzo sentito

            che qui c'è un gran podere

            che dobbiamo ottenere.

 

            Pali appuntiti da piantare,

            lunga catena a misurare

            ci sono; ma perché ci hanno chiamato

            l'abbiam dimenticato.

 

MEFISTOFELE

            Sforzi d'arte qui non servono;

            potete fare a misura vostra!

            Il più lungo si stenda quanto è lungo,

            e voi altri tagliate l'erba attorno;

            come facemmo per i nostri padri,

            scavate un quadrato un po' allungato!

            Dal palazzo nella casa stretta,

            la fine è sciocca ma è sempre questa.

 

I LEMURI scavando con gesti caricaturali

            Quand'ero giovane e vivevo e amavo,

            com'era dolce, pensavo io;

            dove c'erano musica e allegria

            là sui due piedi io me ne andavo.

 

            Ora la vecchiaia traditrice

            con la sua gruccia mi ha colpito;

            ho inciampato sull'orlo della fossa,

            perché era aperta proprio adesso!

 

FAUST uscendo dal palazzo tasta gli stipiti della porta

            Mi rallegra il cozzare dei badili!

            È la folla dei servi comandati,

            che la terra a se stessa riconcilia

            e ponendo dei limiti alle onde

            recinge il mare con severi vincoli.

 

MEFISTOFELE a parte

            Hai faticato solo per noi

            con le tue dighe, con i tuoi argini;

            perché prepari già a Nettuno,

            il diavolo del mare, un gran festino.

            Siete perduti in ogni modo; -

            gli elementi congiurano con noi,

            e tutto va verso l'annientamento.

 

FAUST

            Sorvegliante!

 

MEFISTOFELE

                        Son qua!

 

FAUST

                                    Procurati operai

            in folla, in massa, non importa come,

            spronali con i premi e con le pene,

            pagali, allettali, costringili!

            Ogni giorno voglio essere informato

            di quanto si prolunga il fosso incominciato.

 

MEFISTOFELE a mezza bocca

            Secondo informazioni in mio possesso,

            non si parla di fosso ma di fossa.

 

FAUST

            Lungo il monte si stende una palude,

            appesta quanto è stato conquistato;

            bonificare il putrido acquitrino

            sarebbe l'ultima, la più alta conquista.

            Aprirò spazi dove milioni di uomini

            vivranno non sicuri, ma liberi ed attivi.

            Verdi, fertili i campi; uomini e greggi

            subito a loro agio sulla terra nuovissima,

            al riparo dell'argine possente

            innalzato da un popolo ardito e laborioso.

            Qui all'interno un paradiso in terra,

            laggiù infurino pure i flutti fino all'orlo;

            se fanno breccia a irrompere violenti,

            corre a chiuderla un impeto comune.

            Sì, mi sono votato a questa idea,

            la conclusione della saggezza è questa:

            merita libertà e la vita solo

            chi ogni giorno le deve conquistare.

            Così vivranno, avvolti dal pericolo,

            magnanimi il fanciullo, l'uomo e il vecchio.

            Vorrei vedere un simile fervore,

            stare su suolo libero con un libero popolo.

            All'attimo direi:

            Sei così bello, fermati!

            Gli evi non potranno cancellare

            la traccia dei miei giorni terreni. -

            Presentendo una gioia così alta

            io godo adesso l'attimo supremo.

Faust cade riverso, i Lemuri lo prendono e lo depongono al suolo

 

MEFISTOFELE

            Non lo sazia alcun piacere, non gli basta alcuna gioia,

            continua a vagheggiare forme sempre diverse;

            e l'ultimo, scadente, vuoto attimo,

            poveretto, desidera tenerselo.

            Lui che mi resisté con tanta forza,

            il tempo vince, il vecchio è nella polvere.

            L'orologio si ferma -

 

CORO

                                                Si ferma! Tace come la mezzanotte.

            La lancetta cade.

 

MEFISTOFELE

                                    Cade, è compiuto.

 

CORO

            È passato!

 

MEFISTOFELE

                                    Passato! Una parola sciocca.

            Perché passato?

            Passato e puro nulla sono la stessa cosa!

            A che pro dunque l'eterno creare!

            Per far sparire il creato nel nulla!

            "È passato!" Che senso si ricava?

            È come se non fosse stato affatto,

            eppure gira in tondo, come fosse.

            Per me io preferisco il Vuoto Eterno.

 

SEPOLTURA

 

 

UN LEMURE solista

            Chi ha fatto la casa così male,

            con le vanghe e con le pale?

 

I LEMURI coro

            Ospite lugubre, vestito in canapa,

            per te è venuta anche troppo bene.

 

IL LEMURE solista

            Chi ha fornito la sala così male?

            Il tavolo e le sedie dove sono?

 

I LEMURI coro

            Era un prestito a breve;

            sono tanti i creditori.

 

MEFISTOFELE

            Il corpo giace, e se lo spirito vuole

            sfuggirmi, gli esibisco ratto il foglio

            sottoscritto col sangue; - ma oggi i mezzi sono tanti

            per sottrarre, purtroppo, anime al diavolo.

            Col vecchio metodo diamo fastidio,

            col nuovo siamo poco graditi;

            una volta l'avrei fatto da solo,

            ora devo chiamare dei rinforzi.

            In tutto e per tutto ci va male!

            Antichi diritti, consuetudine,

            di nulla ci si può più fidare.

            Una volta sbucava con l'ultimo respiro,

            io stavo all'occhio e, ratto come il topo,

            zac! la serravo stretta tra gli artigli.

            Adesso indugia e non vuol lasciar la buia

            casa schifosa, la carcassa immonda;

            gli elementi, che si odiano, alla fine

            la scacciano ignominiosamente.

            Io per ore, per giorni mi tormento

            sul quando, il come, il dove, domanda fastidiosa;

            la vecchia Morte ha perso la prontezza,

            persino il Se rimane a lungo in dubbio;

            spesso ho guardato, cupido, le membra irrigidite -

            era tutta apparenza, ritornavano a muoversi.

 

Con strani gesti e scongiuri, a mo' di caposquadra

 

            Qua di corsa! Raddoppiate il passo,

            signori dalle corna dritte e storte,

            portate qua le fauci dell'Inferno,

            nati dal vecchio ceppo del demonio.

            E l'Inferno di fauci ne ha moltissime!

            Inghiotte in base al rango e al decoro;

            ma anche per quest'ultima commedia

            ci faremo in futuro meno scrupoli.

 

A sinistra si aprono le orride fauci dell'Inferno

 

            Si spalancano i denti; dalla volta abissale

            sgorga il fiume di fuoco in furore,

            e giù nel fumo denso che ribolle

            vedo la vampa eterna della città di fiamme.

            La marea rossa scaglia fino ai denti

            i frangenti, i dannati sperano di salvarsi

            a nuoto, ma li sbrana la iena colossale,

            e angosciati riprendono il cammino rovente.

            Molte cose negli angoli restano da scoprire,

            quanti terrori in così poco spazio!

            Fate bene a atterrire i peccatori,

            ma loro lo ritengono un sogno ed un imbroglio.

 

Ai diavoli grassi, dal corno corto e diritto

 

            Su, panciute canaglie dalle guance infuocate,

            lardose e rosse a punto per lo zolfo infernale,

            tozze nuche di ciocco sempre immobili!

            Spiate sotto, se qualcosa sfosfora:

            è l'animella, Psiche con le ali,

            se la spennate è uno schifoso verme;

            la marchierò col mio suggello,

            poi via con lei nei vortici di fuoco!

 

            Occhio alle regioni basse,

            voi otri, è il vostro compito;

            se le piaccia dimorare là,

            con precisione non si sa.

            Abita volentieri l'ombelico -

            Attenti, non vi sgusci di là sotto.

 

Ai diavoli secchi, dal corno lungo e ricurvo

 

            Voi teste vuote, spilungoni in fila,

            su, senza tregua, a smanacciare in aria!

            Tese le braccia, artigli sfoderati,

            per afferrarla, se svolazza via.

            Nella vecchia dimora ci sta di certo male,

            e il genio vorrà subito andar su.

 

Gloria dall'alto, a destra

 

LA LEGIONE CELESTE

            Seguite, messi,

            parenti al cielo,

            il lento volo:

            perdono ai peccatori,

            nuova vita alla polvere;

            su tutte le nature

            imprimete amichevole

            un'orma, nel fluttuare

            del placido corteo!

 

MEFISTOFELE

            Odo suoni stonati, un gracidare osceno

            viene dall'alto con una luce infausta;

            berciano i mezzi maschi e mezze femmine,

            così amati dal gusto dei bigotti.

            Sapete come in ore malfamate

            tramammo di annientare i sessi e gli uomini;

            la peggiore ignominia che inventammo

            va a pennello alla loro devozione.

 

            Con aria ipocrita, ecco i bellimbusti!

            Così ce ne han soffiata più di una,

            ci fanno guerra con le nostre armi;

            son diavoli anche loro, camuffati.

            Perdere qui sarebbe per voi vergogna eterna;

            alla fossa, e sull'orlo state saldi!

 

IL CORO DEGLI ANGELI gettando rose

            Rose accecanti,

            spargenti balsamo!

            Molli e fluttuanti,

            fonti di vita

            segreta, alati rami,

            gemme dischiuse,

            fiorite subito.

 

            E sbocci primavera,

            verde e purpurea!

            Portate paradisi

            a chi riposa.

 

MEFISTOFELE ai satanassi

            Vi piegate, tremate? È usanza dell'Inferno?

            Fate fronte e lasciateli cospargere.

            Ogni bestia al suo posto!

            Si credono con questi fiorellini

            di nevicare sui bollenti diavoli;

            ma li scioglie, li essicca il vostro alito.

            Su, sfiatate, sfiatoni! - Basta, basta!

            Al vapore la pioggia già si sbianca. -

            Non così forte! Tappate nasi e bocche!

            Avete soffiato con troppa violenza.

            Mai che voi conosciate la misura!

            Non seccano soltanto, si anneriscono, bruciano!

            Ci sfarfallano addosso lucenti fiamme tossiche;

            fate muro premuti l'uno all'altro! -

            Spento il vigore! Perso ogni coraggio! I diavoli

            fiutano una suadente ignota vampa.

 

IL CORO DEGLI ANGELI

            Fiori di beatitudine,

            fiammelle di letizia

            diffondono l'amore,

            a voluttà dispongono

            quale la vuole il cuore.

            Parole veritiere

            nell'etereo chiarore

            danno alle eterne schiere

            universale luce!

 

MEFISTOFELE

            Maledizione! Vergogna a quei citrulli!

            I satanassi vanno a testa sotto,

            fanno le capriole, quei pagliacci,

            e cadono nell'Inferno di sedere.

            Buon bagno caldo, ve lo meritate!

            Ma io resto al mio posto. -

Dibattendosi sotto la pioggia di rose

 

            Via, fuochi fatui! Brilla quanto vuoi,

            se ti schiaccio rimani una poltiglia immonda.

            Cosa svolazzi? Vai a quel paese! - Come

            pece e zolfo si appiccica alla nuca.

 

IL CORO DEGLI ANGELI

            Quel che non vi appartiene

            dovete allontanarlo,

            quel che vi turba l'animo

            dovete contrastarlo.

            Se in noi penetra a forza,

            dobbiamo essere forti.

            Amore chiama

            solo chi ama!

 

MEFISTOFELE

            Mi bruciano la testa, il cuore, il fegato,

            è un elemento peggio che diabolico!

            Più pungente del fuoco dell'Inferno! -

            Per questo i vostri altissimi lamenti,

            amanti infelici! Che respinti

            storcete il collo a sbirciare l'amata.

 

            Anch'io! Che cosa attira da quella parte il capo?

            Eppure tra me e voi c'è ostilità giurata!

            La vostra vista mi fu sempre odiosa.

            Sempre più mi pervade un ignoto sentire?

            Li vedo con piacere quei deliziosi giovani;

            che cosa mi trattiene? Non posso maledire -

            Ma se mi fanno uscir di senno,

            chi d'ora in poi diranno dissennato?

            Quei ragazzacci che detesto

            mi sembrano un amore addirittura! -

 

            Bei bambini, fatemi sapere:

            non sareste anche voi del ceppo di Lucifero?

            Siete così carini che vi vorrei baciare,

            sento come se foste qui al momento giusto.

            Mi sento a mio agio, al naturale,

            come vi avessi visti mille volte;

            schivi come gattini, così desiderabili;

            ad ogni sguardo belli e ancor più belli.

            Oh, venite più vicino, concedetemi uno sguardo!

 

IL CORO DEGLI ANGELI

            Noi veniamo, perché ti tiri indietro?

            Ci avviciniamo, e tu se puoi rimani!

 

Librandosi ovunque gli angeli occupano tutto lo spazio

 

MEFISTOFELE respinto verso il proscenio

            Ci tacciate di spiriti dannati,

            ma i veri stregoni siete voi;

            perché seducete uomini e donne. -

            Che avventura maledetta!

            È questo l'elemento dell'amore?

            Il corpo è tutto un fuoco,

            quasi non sento più la nuca che mi brucia. -

            Ondeggiate in qua e in là; scendete giù,

            date alle membra morbide movenze più profane;

            certo la serietà vi sta d'incanto;

            ma una volta vorrei vedervi sorridenti!

            Ne sarei estasiato eternamente.

            Come guardano gli innamorati, dico:

            un guizzo della bocca, ed ecco fatto.

            Tu, allampanato, mi piaci più di tutti,

            l'aria da prete non ti si confà,

            metti un po' di lascivia in quello sguardo!

            E potreste anche andare, con decenza, più nudi,

            il camicione a pieghe è eccesso di pudore -

            Si voltano - da dietro che visione! -

            Queste birbe son troppo appetitose!

 

IL CORO DEGLI ANGELI

            Fiamme amanti, volgetevi

            verso la luce!

            La verità guarisca

            chi si condanna,

            affinché si redima

            lieto dal male

            e beato si unisca

            al coro universale.

 

MEFISTOFELE riprendendosi

            Che strano! - Mi sento come Giobbe,

            il corpo è tutto un'ulcera, ha orrore di se stesso,

            ma al tempo stesso è fiero di rivedersi intero

            e ritrova fiducia in sé e nella sua razza;

            sono salve le parti più nobili del diavolo,

            gli spettri dell'amore si attaccano alla pelle;

            si sono ormai consunte le fiamme abominevoli,

            e come si conviene, vi maledico tutti!

 

IL CORO DEGLI ANGELI

            Sante fiammate!

            Chi ne è recinto

            si sente in vita

            beato coi buoni.

            Uniti alzatevi

            tutti e esultate!

            L'aria ora è pura,

            spiri lo spirito!

 

Si alzano, recando via la parte immortale di Faust

 

MEFISTOFELE guardandosi intorno

            Ma come? - Dove se ne sono andati?

            Mazzo di sbarbatelli, mi hai preso di sorpresa,

            sono volati in cielo con la preda;

            per questo piluccavano intorno a questo buco!

            Ho perso un grande, unico tesoro:

            l'anima eletta che mi si era data

            me l'hanno sgraffignata con l'astuzia.

 

            Adesso da chi vado a protestare?

            Chi mi dà la giustizia che mi spetta?

            Vecchio come sei, ti sei fatto fregare,

            te lo sei meritato, e non ti può andar peggio.

            Ho fatto ignobilmente fiasco,

            sciupato tanti sforzi ignominiosamente;

            una voglia volgare, un assurdo amorazzo

            si è appiccicato al diavolo incallito.

            E se lui, tanto accorto e tanto esperto,

            si è perso dietro a questa bambocciata,

            non era poca la follia di certo

            che all'ultimo momento l'ha stordito.

 

GOLE MONTANE

 

 

Bosco, roccia, solitudine

 

Santi anacoreti sparsi per la montagna abitano tra gli anfratti

 

CORO ED ECO

            Ondeggiare di fronde,

            incombere di rocce,

            radici che si aggrappano,

            tronchi pigiati a tronchi.

            Spruzzi di onde su onde,

            asilo di antri profondi.

            Leoni strisciano muti

            attorno benevolmente,

            onorano il luogo santo,

            sacro rifugio d'amore.

 

PATER EXTATICUS librandosi su e giù

            Incendio di voluttà eterno,

            laccio rovente d'amore,

            dolore cocente del cuore,

            voglia di Dio inebriante.

            Trapassatemi, frecce,

            abbattetemi, lance,

            sfracellatemi, clave,

            saettatemi, lampi!

            Che tutto ciò che è nulla

            si perda e si dilegui,

            la stella fissa brilli,

            nucleo di amore eterno.

 

PATER PROFUNDUS regione bassa

            Come l'abisso di roccia ai miei piedi

            riposa su un abisso più profondo,

            come a mille i ruscelli si precipitano

            raggianti al salto orrido di schiuma,

            come diritto il tronco si protende

            nell'aria per suo impulso vigoroso:

            cosiffatto è l'Amore onnipotente,

            che forma a tutto dà, che tutto nutre.

 

            Qui mi avvolge un rimbombo selvaggio,

            quasi il bosco ondeggiasse ed il suolo,

            eppure con amore si riversa

            scrosciando la piena delle acque

            nella gola, a irrigare la vallata;

            e il lampo che si abbatte fiammeggiando

            vale a purificare l'atmosfera

            dai miasmi dei vapori che portava -

 

            Messaggeri di amore, essi annunziano

            ciò che eterno creando ci circonda.

            Così potesse accendermi nell'intimo,

            dove confuso e freddo si tormenta

            il mio spirito chiuso in sensi ottusi,

            in un dolore di catene strette.

            Oh Dio! dài requie ai miei pensieri,

            illumina il mio cuore bisognoso!

 

PATER SERAPHICUS regione media

            Una nuvola fluttua nel mattino

            tra le chiome ondeggianti degli abeti!

            Sento io forse ciò che in essa vive?

            È una schiera giovane di spiriti.

 

CORO DI FANCIULLI BEATI

            Dicci, padre, dove andiamo,

            dicci, buono, noi chi siamo?

            Siam felici: a tutti, a tutti

            l'esistenza dà conforto.

 

PATER SERAPHICUS

            Fanciulli! Nati a mezzo della notte,

            semischiusi lo spirito ed i sensi,

            subito persi per i genitori,

            per gli angeli più presto guadagnati.

            Se è vicino un essere che ama,

            lo sentite, dunque avvicinatevi;

            ma delle impervie vie terrestri

            in voi, felici! non rimase traccia.

            Discendete all'interno dei miei occhi,

            organi adatti alla terra e al mondo,

            e se potete usarli come vostri,

            guardate la contrada tutto attorno!

            Li accoglie in sé

            Ecco alberi, ecco rupi,

            ecco una cascata d'acque

            che con balzi smisurati

            fanno l'erta via più breve.

 

I FANCIULLI BEATI dall'interno

            È imponente da guardare

            questo luogo, ma è sinistro,

            ci spaventa, ci fa orrore.

            Buono, tu lasciaci andare!

 

PATER SERAPHICUS

            Salite a una cerchia più alta,

            a una perpetua, inavvertita crescita,

            con la sua pura eterna melodia

            la presenza di Dio vi darà forza.

            È questo il nutrimento degli spiriti,

            che domina nell'etere più libero:

            rivelazione di un Amare eterno,

            che si dispiega nella beatitudine.

 

IL CORO DEI FANCIULLI BEATI in cerchio intorno alle più alte cime

            Intrecciate le mani

            in anello gioioso,

            il moto e il canto vibrino

            di santi sentimenti!

            Istruiti da Dio,

            potete aver fiducia;

            colui che venerate

            potrete contemplarlo.

 

GLI ANGELI librandosi in alto nell'atmosfera recano la parte immortale di Faust

            Salvato dal male è questo nobile

            anello del mondo spirituale,

            chi sempre faticò a cercare

            noi possiamo redimerlo.

            E se dall'alto anche l'Amore

            per lui è intervenuto,

            la schiera beata gli va incontro

            con caldo benvenuto.

 

GLI ANGELI PIÙ GIOVANI

            Quelle rose che avemmo dalle mani

            amorose di sante penitenti

            ci aiutarono a vincere, a portare

            l'alta impresa a buon fine, a conquistare

            la preda di quest'anima preziosa.

            Le spargemmo, e cedettero i malvagi,

            li colpimmo, e fuggirono i demoni.

            Non le pene consuete dell'Inferno

            provarono, ma quelle dell'amore;

            un tormento acuto morse

            anche il vecchio satanasso.

            Esultate! Ci è riuscito.

 

GLI ANGELI PIÙ PERFETTI

            Ci resta un resto terrestre

            penoso da portare,

            anche se fosse asbesto,

            tuttavia non è puro.

            Se la potente forza dello spirito

            attirò a sé

            gli elementi,

            nessun angelo può

            disgiungere la duplice natura

            unita intimamente,

            solo l'Amore eterno

            la potrà separare.

 

GLI ANGELI PIÙ GIOVANI

            Sento che, nebbia intorno

            alle rocciose cime,

            vicina ora si agita

            una vita di spiriti.

            Le nuvole si schiarano,

            vedo una mossa schiera

            di fanciulli beati;

            uniti in cerchio, liberi

            dal peso della terra,

            si ricreano alla nuova

            fiorita primavera

            del mondo superiore.

            All'inizio egli sia

            per crescere e per compiersi

            congiunto ad essi!

 

I FANCIULLI BEATI

            Gioiosi lo accogliamo

            in stato di crisalide;

            e noi così otteniamo

            un pegno angelico.

            Scioglietelo dal bozzolo

            da cui è avvolto!

            Ecco, è già bello e grande

            di santa vita.

 

DOCTOR MARIANUS nella cella più alta e più pura

            Qui libera è la vista,

            lo spirito si eleva.

            Passa un corteo di donne,

            fluttuando verso l'alto.

            Splendida in mezzo ad esse,

            di stelle incoronata,

            la regina del cielo,

            al fulgore la vedo.

 

Rapito

 

            Suprema sovrana del mondo!

            Lascia che nell'azzurra

            tenda tesa del cielo

            contempli il tuo mistero.

            Accogli ciò che grave e soave

            commuove all'uomo il cuore

            e a te lo reca incontro

            con una santa voluttà d'amore.

 

            Indomabile è il nostro coraggio,

            se tu sublime comandi;

            la vampa ardente si modera

            di colpo quando ci appaghi.

            Vergine, pura nel senso più bello,

            madre, degna di onore,

            regina eletta per noi,

            nata pari agli dei.

 

            Intorno a lei si volgono

            nuvolette leggere,

            sono le penitenti,

            schiera gentile,

            strette alle sue ginocchia,

            ne respirano l'etere,

            bisognose di grazia.

 

            A te, all'Intangibile

            venire fiduciose

            non è vietato a donne

            facili da sedurre.

 

            Travolte perché deboli,

            difficile è salvarle;

            chi per sua forza strappa

            i lacci delle voglie?

            Svelto il piede non scivola

            su una china levigata?

            Chi lo sguardo e il saluto non confonde,

            o un sospiro lusinghiero?

 

Si avvicina librandosi la Mater Gloriosa

 

IL CORO DELLE PENITENTI

            Ti libri in vetta

            ai regni eterni,

            odi qui il pianto,

            o Senza pari,

            Piena di grazia!

 

MAGNA PECCATRIX (Luca VII, 36)

            Per l'amore che sui piedi

            di tuo figlio in Dio trasfuso

            versò un balsamo di lacrime,

            benché il fariseo schernisse;

            per il vaso che copioso

            versò gocce profumate,

            per i riccioli che soffici

            tersero le membra sante -

 

MULIER SAMARITANA (Giovanni IV)

            Per il pozzo dove un tempo

            radunò le greggi Abramo,

            per il secchio che le labbra

            toccò fresco al Redentore;

            per la pura ricca fonte

            che da allora si diffonde

            là abbondante, sempre limpida,

            e attraversa tutto il mondo -

 

MARIA AEGYPTIACA (Acta Sanctorum)

            Per il luogo sacrosanto

            dove posero il Signore,

            per il braccio che al portale

            mi respinse ammonitore;

            per quaranta anni di ammenda

            che fedele nel deserto

            vissi, per l'addio beato

            che io sulla sabbia scrissi -

 

A TRE

            Tu che a grandi peccatrici

            non rifiuti tua presenza,

            tu che accresci e rendi eterno

            il premio della penitenza,

            dona a questa anima buona,

            che peccò una volta sola,

            che non seppe di mancare,

            il perdono meritato!

 

UNA POENITENTIUM detta un tempo Greta, stringendosi ad esse

            China, china,

            o Senza pari,

            o Radiosissima,

            clemente il tuo viso alla mia gioia!

            Colui che un tempo amai,

            non più offuscato,

            è ritornato.

 

I FANCIULLI BEATI avvicinandosi con moto circolare

            Ci sopravanza ormai,

            per forza delle membra,

            alle cure fedeli

            darà ricco compenso.

            Fummo presto staccati

            dai cori della vita;

            ma egli molto apprese:

            sarà nostro maestro.

 

LA PENITENTE detta un tempo Greta

            Cinto dal coro nobile di spiriti

            il nuovo eletto appena si ravvisa,

            appena sente la sua nuova vita,

            e già assomiglia alla legione santa.

            Vedi come si svincola da ogni

            laccio terreno dell'antico involucro

            e come esce dalla veste eterea

            la forza prima della gioventù.

            Concedi a me di essergli maestra,

            lo acceca ancora la nuova luce.

 

MATER GLORIOSA

            Vieni, innalzati a sfere più alte!

            Quando ti avrà sentito, seguirà.

 

DOCTOR MARIANUS il volto proteso in adorazione

            Guardate allo sguardo che salva,

            tutti voi per rimorso soavi,

            per mutarvi con animo grato

            verso un destino beato.

            Ogni intento più nobile

            si consacri a servirti;

            vergine, madre, regina,

            dea, rimani benigna!

 

CHORUS MYSTICUS

            Tutto il peribile

            è solo un simbolo;

            l'inattingibile,

            qui si fa evento;

            l'indescrivibile,

            qui ha compimento;

            l'Eterno Femminile

            ci fa salire.

 

FINIS