e corrono dietro a quelle serve!

 

IL SECONDO STUDENTE al primo

            Vai piano, dietro ce n'è due

            vestite che è un amore.

            Una è la mia vicina, una ragazza

            che mi sta molto a cuore.

            Camminano come se niente fosse,

            ma ci staranno a far la strada insieme.

 

IL PRIMO

            Ah no, fratello! Stare in soggezione

            non mi garba. Su, svelto! O la preda ci sfugge.

            La mano che di sabato ramazza

            ti accarezza meglio la domenica.

 

UN BORGHESE

            No, il nuovo sindaco non mi piace proprio!

            Ogni giorno che passa è più arrogante.

            Per la città che cosa fa?

            Non va ogni giorno peggio?

            Bisogna obbedire più di prima,

            e sborsare più che mai.

 

UN MENDICANTE

cantando

            Buoni signori, signore belle,

            guance di rosa, vestite a festa,

            degnate volgere lo sguardo a me,

            per addolcire la mia miseria!

            Non mi lasciate suonare invano!

            Solo donare rende felici.

            In questo giorno tutti festeggiano:

            sia un giorno fausto anche per me.

 

UN ALTRO BORGHESE

            Non so nulla di meglio le feste comandate

            che parlare di guerra e urla di guerra,

            quando laggiù quei popoli lontani,

            in Turchia, se le danno all'impazzata.

            Tu stai alla finestra, ti fai un bicchierino,

            guardi scendere il fiume navigli colorati;

            la sera torni a casa soddisfatto,

            benedicendo il tempo della pace.

 

UN TERZO BORGHESE

            Ma sì, signor vicino! Anch'io li lascio fare;

            si rompano la testa a piacimento,

            e vada pure tutto a gambe all'aria,

            purché qui a casa nostra tutto resti com'è.

 

UNA VECCHIA alle ragazze borghesi

            Come siete carine! Che bella gioventù!

            Chi non ne cascherebbe innamorato? -

            Ma non tanta superbia, su! Che male c'è?

            Saprei trovarlo io, quel che desiderate.

 

UNA RAGAZZA BORGHESE

            Agata, allontaniamoci! Sto bene attenta, sai,

            a non farmi vedere con quella fattucchiera;

            mi mostrò in carne ed ossa, a Sant'Andrea,

            il mio futuro innamorato...

 

L'ALTRA

            Ed a me l'ha mostrato nella sfera,

            con piglio da soldato, in un gruppo di audaci;

            mi guardo in giro, lo cerco dappertutto,

            ma lui non vuole venirmi incontro.

 

SOLDATI

            Rocche con alte

            mura merlate,

            fiere fanciulle

            sprezzanti e altere

            vorrei piegare!

            Audace sforzo,

            splendido premio!

 

            La tromba squilla

            ad arruolarci,

            chiama alla gioia,

            chiama alla morte.

            Questo è un assalto!

            Questa è una vita!

            Rocche e fanciulle

            devono darsi.

            Audace sforzo,

            splendido premio!

            E già i soldati

            via se ne vanno.

 

Faust e Wagner

 

FAUST

            Ecco fiume e ruscelli già liberi dal ghiaccio

            al dolce sguardo della primavera

            che infonde vita; lieta verdeggia la speranza

            nella valle. Spossato, il vecchio inverno

            si è appartato in monti inospitali,

            e di lassù, fuggendo, scaglia solo

            il brivido impotente della grandine,

            a raffiche, sul piano verdeggiante.

            Ma il sole non tollera più il bianco:

            dappertutto si destano le forme e i desideri,

            su tutto vuole infondere la vita dei colori,

            e poiché i prati mancano di fiori,

            ci mette uomini vestiti a festa.

            Vóltati, guarda indietro

            da queste alture verso la città.

            Dal vano cupo della porta esce

            un brulicare di gente variopinta.

            Oggi hanno tutti voglia di sole.

            Festeggiano la resurrezione del Signore,

            perché anche loro sono risorti:

            dalle umide stanze in case basse,

            dai vincoli del mestiere e degli affari,

            dall'oppressione dei tetti e dei comignoli,

            dal pigia pigia delle strade anguste,

            dalla notte solenne delle chiese,

            eccoli, tutti escono alla luce.

            Guarda! Guarda come rapida la folla

            si frantuma per campi e per giardini,

            come il fiume trascina in lungo e in largo

            tante allegre imbarcazioni,

            e come l'ultima, laggiù, si allontana

            stracarica fino ad affondare.

            Anche sulla montagna dai viottoli lontani

            ci ammiccano vestiti colorati.

            Sento già il tumulto del villaggio.

            Il vero paradiso del popolo è qui,

            dove piccoli e grandi felici fanno festa;

            qui io sono, qui posso essere uomo.

 

WAGNER

            Passeggiare con voi, signor dottore,

            è un onore e un guadagno; tuttavia

            io qui da solo non verrei a perdermi,

            perché sono nemico della volgarità.

            Non sopporto il rumore dei violini,

            né le urla, né il cozzo dei birilli;

            si scatenano come indemoniati,

            e lo chiamano cantare, divertirsi.

 

 

CONTADINI sotto il tiglio

Danza e canto

 

            Il pastore si agghinda per la danza,

            col farsetto sgargiante, il nastro e la corona,

            e fa la sua figura.

            Sotto il tiglio c'è folla e stretti stretti

            tutti stanno ballando come matti.

            Oilì! Oilà!

            Oilì! Oilì! Oilà!

            Al tempo dell'archetto.

 

            Lui si fa avanti rudemente

            e ha urtato una ragazza

            con un colpo di gomito.

            Punta sul vivo quella si rigira

            e gli dice: Che modo di fare!

            Oilì! Oilà!

            Oilì! Oilì! Oilà!

            Siate meno insolente.

 

            Ma il cerchio gira sempre più veloce,

            un volteggio a destra, uno a sinistra,

            e volano le gonne.

            Accaldati, rossi in volto,

            braccio nel braccio prendono fiato,

            Oilì! Oilà!

            Oilì! Oilì! Oilà!

            le anche contro i gomiti.

 

            Tu non prenderti tanta confidenza!

            La fidanzata quanti l'han lasciata

            contenta e canzonata!

            Ma lui la porta via con le moine,

            e ormai dal tiglio suonano lontani

            Oilì! Oilà!

            Oilì! Oilì! Oilà!

            gli strilli ed i violini.

 

UN VECCHIO CONTADINO

            Che bel gesto che voi signor dottore

            non ci evitiate un giorno come questo,

            e vi mischiate, voi così sapiente,

            a tutta questa gente.

            Prendete questa brocca, la più bella,

            da noi riempita di una bevanda fresca.

            Ve la porgo augurandovi a gran voce

            che possa non soltanto dissetarvi:

            le gocce che contiene siano tante

            quanti saranno i giorni che vivrete.

 

FAUST

            Prendendo la bevanda che ristora

            vi ringrazio e ricambio l'augurio.

 

Il popolo si raccoglie in cerchio intorno a lui

 

IL VECCHIO CONTADINO

            In verità avete fatto bene

            a comparire in un giorno di gioia,

            voi che un tempo in giorni di dolore

            ci siete stato di grande aiuto!

            Qui molti sono ancora vivi

            che vostro padre all'ultimo momento

            strappò al furore di una febbre altissima,

            quando fermò la pestilenza.

            Già allora voi, ancora un giovanotto,

            entraste in ogni casa di malato;

            portavano via molti cadaveri,

            ma voi ne usciste sempre vivo e vegeto.

            Quante prove difficili avete sostenuto!

            Chi dava aiuto lo ebbe di lassù.

 

TUTTI

            Salute all'uomo tanto provato,

            possa aiutarci ancora a lungo!

 

FAUST

            Inchinatevi a colui che sta lassù,

            che manda aiuto e insegna ad aiutare.

Prosegue il cammino con Wagner

 

WAGNER

            O grande uomo, davanti a questa folla

            che ti venera cosa devi provare!

            Felice chi può fare scaturire

            dalle sue doti tali benefici!

            Il padre ti addita al suo ragazzo,

            tutti domandano, accorrono, si pigiano,

            il violino si ferma, il danzatore aspetta.

            Tu cammini, la gente ti fa ala,

            lanciati in aria volano i berretti;

            manca poco che cadano in ginocchio

            come davanti all'ostia consacrata.

 

FAUST

            Ancora pochi passi, su fino a quella roccia.

            Qui ci riposeremo di questa passeggiata.

            Qui mi sedevo spesso, solo nei miei pensieri,

            a tormentarmi pregando e digiunando.

            Ricco in speranze, saldo nella mia fede,

            piangendo, sospirando, torcendomi le mani

            pensavo di strappare al signore del cielo

            la fine della peste. Adesso il plauso

            di questa folla mi risuona scherno.

            Se tu potessi leggermi nell'animo

            quanto poco il padre e il figlio

            furono degni di questa fama!

            Mio padre era un bieco galantuomo,

            che investigava con zelo maniacale,

            onestamente, per quanto a modo suo,

            la Natura e le sue sacre sfere.

            Circondato da adepti si chiudeva

            nella nera cucina a combinare,

            inseguendo ricette senza fine,

            elementi contrari.

            E là sposava al Giglio un Leone Fulvo,

            ardito pretendente, in un tiepido bagno;

            quindi li tormentava a fiamma viva

            dall'una all'altra camera nuziale.

            Poi quando la Giovane Regina

            appariva nel vetro, iridescente,

            ecco la medicina: i pazienti morivano,

            e nessuno chiedeva chi guarisse.

            Insomma, noi con pozioni infernali

            funestammo questi monti e queste valli

            assai più della peste. Io stesso quel veleno

            l'ho dato a migliaia di persone.

            Loro si consumavano e io debbo sentire

            gli sfrontati assassini che vengono lodati.

 

WAGNER

            Come potete crucciarvene così?

            Un uomo onesto non fa abbastanza

            se applica in coscienza, esattamente,

            l'arte che a lui è stata tramandata?

            Se da giovane onori il padre tuo,

            imparerai da lui volenteroso,

            e se da uomo fatto accrescerai la scienza,

            tuo figlio potrà giungere a mete ancor più alte.

 

FAUST

            Felice chi ancora può sperare

            di emergere dal mare degli errori!

            Ci servirebbe ciò che non sappiamo,

            e di ciò che sappiamo non sappiamo servirci.

            Ma non lasciamo che un umore tetro

            ci guasti il bel tesoro di quest'ora!

            Guarda come nel rosso del tramonto

            le capanne scintillano, circondate dal verde.

            Il giorno sta morendo; il sole se ne va,

            e si affretta laggiù, a destare nuova vita.

            Ah, nessuna ala mi solleva dal suolo,

            perché possa protendermi per sempre ad inseguirlo!

            Vedrei nei raggi di un'eterna sera

            disteso ai piedi il mondo silenzioso,

            tutte le vette accendersi, tutte le valli quiete,

            flutti d'oro increspare il ruscello d'argento.

            Non frenerebbero la mia corsa divina

            questo monte selvaggio e tutte le sue gole;

            e già davanti agli occhi stupefatti

            si apre il mare dai golfi intiepiditi.

            Il dio alla fine sembra inabissarsi,

            ma ecco il nuovo impulso si ridesta,

            mi slancio a dissetarmi alla sua luce eterna,

            alle spalle ho la notte, avanti ho il giorno,

            il cielo su di me, sotto, le onde.

            Un bel sogno, ma intanto il sole si dilegua.

            Difficilmente, ah! le ali della mente

            possono dare ali al nostro corpo.

            Eppure in tutti noi un sentimento innato

            si proietta in avanti e verso l'alto

            quando l'allodola persa nell'azzurro

            lancia sopra di noi il suo squillante grido,

            quando l'aquila volteggia ad ali tese

            sulle ripide cime inabetate,

            e quando sopra i mari e le pianure

            vola la gru, protesa al nido avito.

 

WAGNER

            Anch'io ho avuto spesso ore smagate,

            ma questo impulso non l'ho mai sentito.

            Vedere boschi e campi sazia presto;

            le ali degli uccelli non le invidierò mai.

            Ben altrimenti portano le gioie dello spirito

            di libro in libro, di pagina in pagina!

            Belle, amiche diventano le notti dell'inverno,

            una vita beata ti riscalda le membra,

            e se svolgi un'augusta pergamena,

            ah, è la volta del cielo che scende fino a te.

 

FAUST

            Tu sei cosciente di un impulso solo;

            possa tu non conoscere mai l'altro!

            A me nel petto, ah! vivono due anime,

            e l'una vuol dividersi dall'altra.

            In una crassa bramosia d'amore

            una si aggrappa al mondo con organi tenaci,

            e l'altra si solleva con forza dalla polvere,

            verso i campi di nobili antenati.

            Oh, se aleggiano spiriti nell'aria,

            e reggono lo spazio che sta tra terra e cielo,

            discendete dagli aurei vapori, conducetemi

            via, verso una vita varia, nuova!

            Avessi solo un mantello fatato,

            che mi portasse in terre sconosciute!

            Non lo darei per le vesti più preziose,

            non lo darei per un manto di re.

 

WAGNER

            Non evocare la ben nota schiera

            che dilaga per l'aria travolgente,

            e che da tutti i punti cardinali

            sovrasta l'uomo coi suoi mille pericoli!

            Da nord t'investono coi loro denti aguzzi

            spiriti dalle lingue puntute come frecce;

            da oriente ti divorano i polmoni

            con un soffio che tutto inaridisce;

            se mezzogiorno li manda dal deserto

            e a vampate ti assediano le tempie,

            ne rovescia occidente che prima ti ristorano,

            per annegarti poi con i campi ed i prati.

            Di buon grado ci ascoltano, già pregustando il danno,

            di buon grado obbediscono, ansiosi di ingannarci;

            assumono l'aspetto di inviati del cielo,

            e con voci di angeli sussurrano menzogne.

            Ma andiamocene! Il mondo già imbrunisce,

            scende la nebbia, l'aria si rinfresca.

            La sera fa la casa più gradita. -

            Perché ti fermi e guardi là stupito?

            Che c'è nella penombra che ti attira?

 

FAUST

            Vedi quel cane nero, tra le messi e le stoppie?

 

 

WAGNER

            Da un pezzo l'ho veduto, ma senza darci peso.

 

FAUST

            Guardalo attentamente! Cosa credi che sia?

 

WAGNER

            Un barbone, che come fanno i cani

            cerca affannosamente la traccia del padrone.

 

FAUST

            Non hai notato che in ampie spirali

            ci gira intorno sempre più vicino?

            E, se non erro, dietro le sue orme

            corre come una scia fosforescente.

 

WAGNER

            Io vedo solo un can barbone nero;

            la vostra sarà forse un'illusione ottica.

 

FAUST

            Sta tracciando, mi sembra, intorno ai nostri piedi

            lievi nodi fatati, per ricavarne un laccio.

 

WAGNER

            Ma no, ci salta intorno incerto e timoroso,

            perché vede due estranei invece del padrone.

 

FAUST

            Ha stretto il cerchio; eccolo vicino!

 

WAGNER

            Lo vedi, è un cane, non è uno spettro.

            Brontola, esita, si accuccia,

            scodinzola, come fanno i cani.

 

FAUST

            Su, vieni qui e facci compagnia!

 

WAGNER

            È un barbone mattacchione.

            Se ti fermi ti aspetta; se gli parli

            ti si avvicina e si alza sulle zampe;

            se perdessi qualcosa te la riporterebbe,

            e salterebbe in acqua a prenderti il bastone.

 

FAUST

            Hai ragione, non trovo traccia alcuna

            di spiriti; è solo addestramento.

 

WAGNER

            Al cane, quando è ben educato,

            anche un uomo savio si affeziona.

            E merita davvero il tuo favore

            quest'ottimo scolaro di studenti.

 

Entrano nella porta della città

 

STUDIO

 

 

FAUST entrando con il barbone

            Ho lasciato i campi e i prati,

            e la notte profonda che li copre

            con un brivido sacro carico di presagi

            risveglia in noi l'anima migliore.

            Assopiti gli impulsi sfrenati

            insieme alle azioni scomposte,

            si desta l'amore per gli uomini,

            si desta l'amore per Dio.

 

            Stai tranquillo, barbone! Non correre su e giù!

            Che cosa vai fiutando sulla soglia?

            Accucciati dietro la stufa,

            ti darò il mio miglior cuscino.

            Se fuori sul sentiero del monte

            ci hai rallegrati con le corse e i salti,

            accetta adesso le mie cure

            da ospite gradito e silenzioso.

 

            Ah, quando nella nostra cella stretta

            brucia di nuovo la lampada amica,

            allora si fa chiaro anche nel nostro petto,

            anche nel cuore che si conosce.

            Ricomincia a parlare la ragione,

            ricomincia a fiorire la speranza,

            si sente il desiderio della vita che scorre

            e, ah! della fonte della vita.

 

            Barbone, non latrare! Ai santi suoni

            che mi avvolgono adesso tutta l'anima

            la tua voce di bestia non si addice.

            Gli uomini, ci siamo abituati,

            deridono ciò che non capiscono,

            e davanti al buono e al bello,

            che spesso sono scomodi, mugugnano;

            il cane vuole fare come loro?

 

            Ma, per quanto mi sforzi, ah! già non sento più

            l'appagamento sgorgare dal mio petto.

            Perché la fonte deve inaridire

            così presto, lasciandoci la sete?

            Quante volte ne ho fatto l'esperienza!

            Ma a questo difetto c'è un rimedio:

            impariamo a dar peso al trascendente,

            sentiamo il desiderio della rivelazione,

            che mai come nel Nuovo Testamento

            rifulge di bellezza e dignità.

            Sento l'impulso ad aprire il testo antico,

            e finalmente con cuore sincero

            a tradurre il sacro originale

            nel mio amato tedesco.

Apre un volume e si mette all'opera

            Sta scritto: "In principio era la parola!"

            Qui già m'impunto. Chi mi aiuta a proseguire?

            No, porre così in alto la parola

            non posso. Devo tradurre in altro modo,

            se mi darà lo spirito la giusta ispirazione.

            Sta scritto: In principio era il pensiero.

            Medita bene la prima riga,

            la tua penna non abbia troppa fretta!

            È il pensiero che foggia e crea ogni cosa?

            Dovrebbe essere: In principio era la forza!

            Eppure mentre sto scrivendo questo,

            già qualcosa mi avverte che non me ne accontento.

            Lo spirito mi aiuta! Di colpo vedo chiaro

            e scrivo con fiducia: In principio era l'atto!

 

            Se vuoi dividere con me la stanza,

            barbone, smetti di ululare,

            smettila di abbaiare!

            Un compagno così molesto

            vicino a me non posso tollerarlo.

            Uno di noi due deve

            lasciare questa cella.

            A malincuore revoco la mia ospitalità:

            la porta è aperta, sei libero di andartene.

            Ma, che cosa vedo?

            Può essere possibile in natura?

            È un'ombra o è realtà?

            Come si allunga e si allarga il mio barbone!

            Si erge con violenza;

            questa non è la forma di un cane!

            Quale spettro mi son portato in casa?

            Ecco, sembra un ippopotamo,

            con occhi di fuoco e zanne spaventevoli.

            Oh, non mi sfuggirai!

            Per questa razza mezzo infernale

            c'è la Clavicula di Salomone.

 

SPIRITI nel corridoio

            Uno là dentro è prigioniero!

            Restate fuori, non lo seguite!

            Come la volpe nella tagliola

            smania una vecchia lince d'Inferno.

            Ma state attenti!

            Volteggiate avanti e indietro,

            volteggiate su e giù,

            e lui si libererà.

            Se potete aiutarlo,

            non piantatelo in asso!

            Perché ha dato a noi tutti

            gran motivi di spasso.

 

FAUST

            Per prima cosa affronterò la bestia

            con lo scongiuro dei quattro:

            La Salamandra avvampi,

            si ritorca l'Ondina,

            si dissolva la Silfide,

            il Coboldo si sfianchi!

 

            Chi non sapesse

            degli elementi,

            di loro forze

            e qualità,

            comanderebbe

            forse gli spiriti?

 

            Dissolviti in fiammata,

            Salamandra!

            Scorri via mormorando,

            Ondina!

            Splendi come meteora,

            Silfide!

            Reca aiuto domestico,

            Incubus! Incubus!

            Esci e falla finita!

 

            Nessuno dei quattro

            è dentro la bestia.

            Se ne sta imperturbabile e mi ringhia;

            non le ho ancora fatto male.

            Mi udrai pronunciare

            più forti scongiuri.

 

            Sei forse, compare,

            evaso dall'Inferno?

            Vedi allora il simbolo

            a cui si piegano

            le schiere nere!

 

            Si gonfia e rizza il pelo.

 

            Essere immondo!

            Lo riconosci?

            L'Ingenerato,

            l'Ineffato,

            per tutti i cieli Effuso,

            empiamente Trafitto?

 

            Bandito dietro la stufa,

            si gonfia come un elefante,

            invade tutto lo spazio,

            vuole sciogliersi in nebbia.

            Non sollevarti alla volta!

            Accucciati ai piedi del padrone!

            Lo vedi, io non minaccio invano.

            Ti brucerò con una vampa santa!

            Non aspettare

            la luce tre volte ardente!

            Non aspettare

            il mio mezzo più potente!

 

MEFISTOFELE sbuca, mentre la nebbia cade, da dietro la stufa, in veste di chierico vagante

            A che pro tanto chiasso? In che posso servirvi?

 

FAUST

            Questo era dunque il nocciolo del cane!

            Un chierico vagante? Il caso è divertente.

 

MEFISTOFELE

            Saluto il sapientissimo signore!

            Mi avete fatto sudar sette camicie.

 

FAUST

            Come ti chiami?

 

MEFISTOFELE

                                    Che domanda meschina

            per chi disprezza tanto la parola,

            e distaccato da tutte le apparenze

            aspira solo al fondo delle essenze.

 

FAUST

            In voi, signori, di solito l'essenza

            la si legge nel nome fin troppo chiaramente,

            quando vi chiamano dio delle mosche,

            corruttore e padre di menzogne.

            Insomma, tu chi sei?

 

MEFISTOFELE

                                                Parte di quella forza

            che vuole sempre il male e produce sempre il bene.

 

FAUST

            Cosa vuol dire questo indovinello?

 

MEFISTOFELE

            Sono lo spirito che nega sempre!

            E con ragione, perché tutto ciò che nasce

            è degno di perire.

            Perciò sarebbe meglio se non nascesse nulla.

            Insomma, tutto ciò che voi chiamate

            peccato, distruzione, in breve, il male,

            è il mio specifico elemento.

 

FAUST

            Tu ti dici una parte, e mi stai innanzi intero?

 

MEFISTOFELE

            Ti dirò una modesta verità.

            Se l'uomo, microcosmo di follia,

            usa pensarsi come un tutto - io sono

            parte di quella parte che in principio era tutto,

            della tenebra che partorì la luce,

            la luce superba che adesso a madre Notte

            contende lo spazio e il rango antico.

            Ma senza mai riuscirvi; per quanto si cimenti

            resta incollata ai corpi e prigioniera;

            dai corpi emana, rende belli i corpi

            e ogni corpo ne ostacola il cammino.

            Spero perciò che non ci vorrà molto

            e con i corpi perirà anche lei.

 

FAUST

            Ora conosco il tuo degno compito!

            Non potendo distruggere alla grande,

            cominci a farlo in piccolo.

 

MEFISTOFELE

            E così, certo, raccapezzo poco.

            Ciò che si oppone al nulla,

            il qualcosa, questo goffo mondo,

            per quante io ne abbia fatte,

            non ho saputo venirne a capo:

            tempeste, inondazioni, incendi, terremoti -

            ma poi torna la calma sulla terra e sul mare!

            E la dannata razza dei viventi,

            siano uomini o bestie, non c'è verso di nuocerle.

            Quanti ne ho già sepolti! E sempre circola

            nuovo sangue, sangue giovane.

            Di questo passo c'è da impazzire!

            Dall'aria, dall'acqua, dalla terra

            i germi si sprigionano a migliaia,

            all'umido e all'asciutto, al caldo e al freddo!

            Se non mi fossi riservato il fuoco,

            non resterebbe un angolo per me.

 

FAUST

            Tu dunque opponi alla forza sempre attiva

            che crea e dà salvezza eternamente

            il freddo pugno del demonio,

            che invano perfido si serra!

            Cercati altro da fare,

            strano figlio del caos!

 

MEFISTOFELE

            Su tutto questo ritorneremo

            a meditare le volte prossime!

            Per questa volta potrei allontanarmi?

 

FAUST

            Non vedo perché tu me lo domandi.

            Ora che ho fatto la tua conoscenza,

            vieni a trovarmi quando vuoi.

            Ecco qua la finestra, ecco la porta,

            e se non basta la cappa del camino.

 

MEFISTOFELE

            Un piccolo impedimento, lo confesso,

            mi vieta ora di andarmene a spasso:

            quel piede d'elfe sulla vostra soglia -

 

FAUST

            Il pentagramma ti dà pensiero?

            Ma dimmi allora, figlio dell'Inferno,

            se questo ti respinge, com'è che sei entrato?

            Come venne ingannato un tale spirito?

 

MEFISTOFELE

            Guardate attentamente! Non è tracciato bene;

            quell'angolo che dà verso l'esterno

            è un poco aperto, come vedi.

 

FAUST

            Che fortunata combinazione!

            Saresti dunque mio prigioniero?

            Ho fatto centro tirando a caso!

 

MEFISTOFELE

            Non lo notò il barbone, quando saltò qui dentro;

            ma per il diavolo le cose cambiano,

            e adesso non può uscire dalla casa.

 

FAUST

            Perché non te ne vai dalla finestra?

 

MEFISTOFELE

            Hanno una legge i diavoli e gli spettri:

            da dove sono entrati, di là devono andarsene.

            Liberi a intrufolarci, siamo schiavi ad uscire.

 

FAUST

            Anche l'Inferno ha le sue leggi?

            Ecco una buona cosa. E ci sarebbe modo

            di stringere con voi, signori, un patto certo?

 

MEFISTOFELE

            Ciò che è promesso te lo godrai

            tutto intero, neanche un'oncia in meno.

            Ma non si può trattarne in due parole,

            fra breve tempo ne riparleremo;

            adesso tuttavia ti prego vivamente,

            per questa volta, di lasciarmi andare.

 

FAUST

            Trattieniti ancora per un attimo,

            a dirmi la buona ventura.

 

MEFISTOFELE

            Adesso lasciami! Presto tornerò

            e potrai domandarmi a tuo piacere.

 

FAUST

            Non sono stato io a insidiarti,

            sei cascato da solo nella rete.

            Chi ha preso il diavolo lo tenga stretto!

            Prima di riacciuffarlo dovrà aspettare un pezzo.

 

MEFISTOFELE

            Sono disposto, se così ti piace,

            anche a restare a farti compagnia;

            a patto tuttavia che le mie arti

            possano offrirti un degno passatempo.

 

FAUST

            Le vedrò volentieri; ne hai piena facoltà.

            Purché il passatempo sia gradevole!

 

MEFISTOFELE

            Amico mio, i tuoi sensi

            godranno più in quest'ora

            che in tutto un anno di monotonia.

            I canti dei miei spiriti soavi,

            le belle immagini che ti porteranno

            non sono un vuoto gioco di magia.

            Anche l'olfatto ti sarà grato,

            ne avrai delizia per il palato,

            e il tatto poi sarà beato.

            Non occorre nessun preparativo;

            siamo tutti presenti, incominciate!

 

SPIRITI

            Svanite, oscure

            volte incombenti!

            Si affacci ameno

            l'incanto amico

            del ciel sereno!

            Le nubi oscure

            siano dissolte!

            Le stelle brillano,

            soli più miti

            gettano luce.

            Ed ecco aleggiano,

            fluttuano chini

            leggiadri spiriti

            figli del cielo.

            Ed ecco senti

            slanci struggenti;

            nastri ondeggianti

            di vesti vaghe

            coprono i campi,

            coprono fronde

            dove gli amanti

            per sempre uniscono

            voti e pensieri.

            Fronde su fronde!

            Tralci fiorenti!

            Uve pesanti

            cadono in ampi

            torchi prementi,

            cadono in rivi

            vini spumanti,

            scorrono in puri

            duri cristalli,

            volgon le spalle

            agli alti colli,

            formano laghi

            di cui gioiscono

            verdi colline.

            Bevon gli alati

            inebriati,

            volano incontro

            al sole, incontro a

            isole chiare

            che onde ingannevoli

            vanno cullando;

            dove ascoltiamo

            cori esultanti,

            dove vediamo

            genti danzanti

            muoversi libere

            sparse sui prati.

            Alcuni salgono

            colli svettanti,

            altri s'immergono

            in laghi ameni,

            altri si librano,

            tutti alla vita,

            tutti all'amore

            tesi e a lontane

            stelle beate.

 

MEFISTOFELE

            Dorme, soavi figli dell'aria, molto bene!

            Me l'avete cullato a perfezione!

            È un concerto per cui vi sono in debito.

            Non sei ancora uomo da tener stretto il diavolo!

            Avvolgetelo in dolci forme oniriche,

            immergetelo in un mare d'illusione;

            ma per spezzare l'incanto della soglia

            ho bisogno di un dente di topo.

            Non occorrono lunghe invocazioni;

            ne fruscia già qui uno disposto ad ascoltarmi.

 

            Il signore dei ratti e dei sorci,

            delle mosche e dei rospi, di cimici e pidocchi,

            ti comanda di farti avanti ardito

            e di rosicchiare questa soglia,

            man mano che egli la unge d'olio -

            Eccoti che arrivi saltellando.

            Svelto, all'opera! La punta che mi blocca

            è la più esterna, proprio accanto ai cardini.

            Ancora un morso, è fatto. - Adesso, Faust,

            continua nei tuoi sogni finché ci rivedremo.

 

FAUST ridestandosi

            Sono stato ingannato un'altra volta?

            La ressa degli spiriti è svanita

            e io non so se l'ho sognato, il diavolo,

            e se a scappare è stato un can barbone.

 

STUDIO

 

 

Faust, Mefistofele

 

FAUST

            Bussano? Avanti! Chi mi affligge di nuovo?

 

MEFISTOFELE

            Sono io.

 

FAUST

                        Avanti!

 

MEFISTOFELE

                                    Devi dirlo tre volte.

 

FAUST

            Avanti, dunque!

 

MEFISTOFELE

                                    Così mi piaci.

            Noi due, mi auguro, ci accorderemo!

            Perché, a scacciarti le malinconie,

            eccomi qua nei panni di nobile cadetto:

            abito rosso, ricami d'oro,

            corta mantella di seta dura,

            penna di gallo sul cappello,

            lungo fioretto acuminato.

            E ti consiglio, senza più ambagi:

            indossa subito lo stesso abito,

            così potrai sperimentare

            leggero e libero cos'è la vita.

 

FAUST

            In ogni abito sentirò il tormento

            di questa angusta vita terrestre.

            Io sono troppo vecchio per giocare,

            troppo giovane per non desiderare.

            Il mondo che cosa mi può offrire?

            Rinunciare tu devi! rinunciare!

            Questo è l'eterno ritornello

            che risuona all'orecchio di ciascuno,

            che ogni ora per tutta la vita

            ci ricanta con voce roca.

            Al mattino mi sveglio con orrore,

            vorrei piangere lacrime amare

            vedendo il giorno che nel suo cammino

            non un mio voto appagherà, non uno,

            che svuoterà con critiche ostinate

            anche il presentimento del piacere

            e con le mille inezie della vita

            vieterà di creare al mio animo inquieto.

            Quando cala la notte con angoscia

            io debbo coricarmi sul giaciglio;

            neppure su di esso trovo pace,

            spaventato da incubi crudeli.

            Il dio che mi abita nel petto

            può commuovere il fondo del mio animo;

            egli regna su tutte le mie forze,

            e non può muover nulla al di fuori di me.

            Io sento l'esistenza come un peso,

            desidero la morte, odio la vita.

 

MEFISTOFELE

            E tuttavia la morte non è mai benvenuta.

 

 

FAUST

            Felice l'uomo al quale, fulgido di vittoria,

            la morte cinge il capo di allori insanguinati,

            felice chi la incontra dopo danze sfrenate,

            allacciato da braccia di fanciulla!

            Davanti alla potenza di quel sublime spirito

            fossi caduto in estasi e spirato!

 

MEFISTOFELE

            E tuttavia qualcuno, quella notte,

            non ha bevuto una bevanda scura.

 

FAUST

            Spiare, a quanto sembra, ti diverte.

 

MEFISTOFELE

            Onnisciente non sono; però so molte cose.

 

FAUST

            Se mi strappò a quel groviglio orrendo

            allora un suono dolce e familiare

            e illuse con l'eco di giorni felici

            un resto di infantili sentimenti,

            io maledico ogni allettamento,

            ogni miraggio che avviluppa l'anima

            e con forze che accecano e lusingano

            la esilia in questa valle di tristezza!

            Maledetto sia l'alto intendimento

            con cui lo spirito s'intrappola da sé!

            Maledetto l'abbaglio dei fenomeni

            che si rovescia contro i nostri sensi!

            Maledetta l'ipocrisia dei sogni,

            l'inganno della gloria e di un nome che duri!

            Maledetto il possesso che ci adula

            come donna o figlio, come servo o aratro!

            Maledetto Mammone, sia quando ci sprona

            con i tesori a osare imprese audaci,

            sia quando ci accomoda i cuscini

            per invitarci a godimenti oziosi!

            Maledetto sia il succo balsamico dell'uva!

            Maledetta la grazia suprema dell'amore!

            Maledetta speranza! Maledetta la fede!

            E maledetta soprattutto la pazienza!

 

CORO DI SPIRITI invisibili

            Guai! Guai!

            Tu l'hai distrutto

            il mondo bello

            con pugno poderoso;

            precipita, si sfalda!

            Un semidio l'ha frantumato!

            Noi portiamo

            le sue macerie al Nulla,

            e piangiamo

            la bellezza perduta.

            Poderoso

            tra i figli della terra,

            più splendido

            ricostruiscilo,

            rialzalo dentro il tuo petto!

            Il corso di una vita nuova

            comincia

            con animo sereno,

            e nuovi canti

            risuoneranno!

 

MEFISTOFELE

            Sono i più piccoli

            del mio corteggio.

            Ascolta: come vecchi saggi

            consigliano il piacere dell'agire!

            Nel vasto mondo,

            via della solitudine

            dove ristagnano sensi ed umori,

            ti vogliono attirare.

 

            Smettila di giocare col tuo cruccio,

            che come un avvoltoio ti divora la vita;

            persino la peggiore compagnia

            ti fa sentire uomo fra gli uomini.

            E questo non vuol dire

            spingerti tra la feccia.

            Non sono uno dei grandi;

            tuttavia, se vuoi unirti a me

            per muovere i tuoi passi nella vita,

            di buon grado acconsento

            a essere tuo, qui sui due piedi.

            Sarò il tuo compagno

            e, se ti vado a genio,

            sarò il tuo servo, il tuo schiavo!

 

FAUST

            E cosa dovrò fare per te in cambio?

 

MEFISTOFELE

            Per questo hai davanti un lungo termine.

 

FAUST

            No, no, il diavolo è un egoista,

            è raro che si renda utile agli altri

            per amore di Dio.

            La tua condizione dilla chiara;

            un servo simile è un rischio per la casa.

 

MEFISTOFELE

            Io m'impegno a servirti quaggiù,

            pronto al tuo cenno, senza soste e indugi;

            di là poi, quando ci ritroveremo,

            dovrai fare per me la stessa cosa.

 

FAUST

            Dell'al di là poco mi può importare;

            manda prima in frantumi questo mondo,

            e poi che l'altro mondo venga pure.

            Da questa terra sgorgano le mie gioie,

            questo sole rischiara le mie pene;

            che io me ne separi prima, e poi

            avvenga quel che vuole e quel che può.

            Non voglio più sentirne parola né sapere

            se nel mondo a venire si odia e si ama ancora,

            né se anche in quelle sfere

            ci saranno un alto e un basso.

 

MEFISTOFELE

            Se la pensi così puoi arrischiarti.

            Impegnati, e nei giorni del presente

            assisterai con gioia alle mie arti;

            quel che io ti darò nessuno l'ha mai visto.

 

FAUST

            E che vuoi dare tu, povero diavolo?

            Lo spirito dell'uomo nel suo tendere all'alto

            i pari tuoi lo hanno mai compreso?

            Possiedi forse un cibo che non sazi,

            un oro fulvo che non stia mai fermo,

            ma come argento vivo ti scorra via di mano,

            un gioco al quale non si vinca mai,

            una ragazza che stretta al mio petto

            con gli occhi già si vincoli ad un altro,

            e il bel trastullo degli dèi, l'onore,

            che si dilegua come una meteora?

            Mostrami il frutto sfatto prima di essere colto,

            e alberi che ogni giorno rinverdiscano!