IL DOGMATICO

            Non mi lascio confondere

            da dubbi né da critiche.

            Sarà pur qualcosa il Diavolo,

            se ci sono al mondo i diavoli.

 

L'IDEALISTA

            La fantasia stavolta

            nel mio cervello esagera.

            Se sono tutto questo,

            oggi sono un po' matto.

 

IL REALISTA

            L'Essere mi tormenta,

            e mi è venuto a noia;

            qui per la prima volta

            non sto saldo sui piedi.

 

IL SOVRANNATURALISTA

            Qui mi trovo d'incanto,

            la compagnia mi piace;

            dai diavoli deduco

            gli spiriti benigni.

 

LO SCETTICO

            Inseguendo le fiammelle,

            già si credono al tesoro.

            Ma se il dubbio va col diavolo,

            io qui sono al posto giusto.

 

IL DIRETTORE D'ORCHESTRA

            Raganelle tra foglie e grilli in steli,

            maledetti dilettanti!

            Trombe di mosca e nasi di zanzara,

            e sareste i musicanti!

 

GLI SMALIZIATI

            Sans-souci siamo chiamati,

            noi esercito giocondo;

            se coi piedi non si va,

            camminiamo sulla testa.

 

I MALDESTRI

            Ne scroccammo adulando di pranzi,

            ma adesso Dio ci assista!

            Consumammo le scarpe nei balli

            e andiamo a piedi nudi.

 

I FUOCHI FATUI

            Arriviamo dal pantano

            da cui siamo appena nati,

            e già siamo in pieno ballo,

            da brillanti vagheggini.

 

LA STELLA CADENTE

            Dall'alto mi precipito,

            stella di fiamme cinta;

            ora giaccio tra l'erba -

            chi mi aiuta a rialzarmi?

 

I MASSICCI

            Largo! Largo tutt'intorno!

            L'erbetta china il capo;

            siamo spiriti, ma spiriti

            che hanno membra pesanti.

 

PUCK

            Non entrate corpulenti

            come piccoli elefanti,

            oggi sia il gagliardo Puck

            il più greve dei pesanti.

 

ARIELE

            Se lo spirito, se la Natura

            amorosa vi diedero ali,

            seguite l'orma mia lieve

            su al colle delle rose!

 

L'ORCHESTRA pianissimo

            Cortei di nubi e veli di foschia

            dall'alto si rischiarano.

            Un soffio tra le foglie, canne smosse,

            e tutto si dilegua.

 

GIORNO FOSCO. CAMPAGNA    (torna all'indice)

 

 

Faust, Mefistofele

 

FAUST

Nella sventura! Disperata! Penosamente a lungo raminga sulla terra e ora prigioniera! Come una malfattrice rinchiusa fra pene orribili in carcere la soave infelice creatura! Fino a questo! A questo! - Traditore, spirito indegno, questo mi hai tenuto nascosto! - Ma fermati, fermati! Rotea pure rabbiosamente nelle orbite gli occhi diabolici! Fermati e tienimi testa con la tua insopportabile presenza! Prigioniera! Nella sventura senza rimedio! Abbandonata a spiriti maligni e all'umanità giudicante e senza cuore! E tu intanto mi culli fra stolidi passatempi, mi nascondi il suo crescente strazio e lasci che perisca senza aiuto!

 

MEFISTOFELE

Non è la prima.

 

FAUST

Cane! Bestia immonda! - Tramutalo, Spirito infinito, tramuta di nuovo questo verme nella sua figura di cane, come spesso negli indugi notturni gli piaceva saltellare davanti a me, insinuarsi fra i piedi dell'innocuo viandante e saltargli sulla schiena dopo averlo fatto cadere. Tramutalo di nuovo nella sua forma prediletta, perché strisci per terra sul ventre davanti a me e io lo calpesti, l'infame! - Non è la prima! - Strazio! Strazio! Anima umana non può concepire che più di una creatura sia caduta in questo abisso di sventura, che la prima nell'angoscia della sua agonia non abbia fatto abbastanza per la colpa di tutte le altre dinanzi agli occhi di Colui che perdona in eterno! Io sono sconvolto fino al midollo dalla sventura di questa sola, e tu sogghigni tranquillo sul destino di migliaia come lei!

 

MEFISTOFELE

Ed ecco che siamo di nuovo ai confini del comprendonio, là dove a voi uomini si volatilizza il cervello. Perché fai società con noi, se non la sai portare fino in fondo? Vuoi volare e non sei a prova di vertigini? Siamo stati noi a venirti intorno o tu a noi?

 

FAUST

Non digrignarmi in faccia i tuoi denti voraci! Mi fai ribrezzo! - Grande, magnifico Spirito che ti sei degnato di apparirmi, che conosci il mio cuore e la mia anima, perché incatenarmi a questo compagno d'ignominia, che si pasce del danno e si bea della rovina?

 

MEFISTOFELE

La finisci?

 

FAUST

Salvala! O guai a te! La più atroce maledizione su di te per i secoli dei secoli!

 

MEFISTOFELE

Non posso sciogliere i lacci del Vendicatore, aprire i suoi catenacci. - Salvala! - Chi è stato a trascinarla alla rovina, io o tu?

 

FAUST si guarda intorno selvaggiamente

 

MEFISTOFELE

Vuoi dar di piglio alla folgore? Meno male che non è stata data a voi sventurati mortali! Schiacciare il primo innocente che incontrano è il modo di sfogarsi dei tiranni quando sono in imbarazzo.

 

FAUST

Portami laggiù! Dev'essere libera!

 

MEFISTOFELE

E il pericolo a cui ti esponi? Grava ancora, sappi, sulla città il debito di sangue versato dalla tua mano. Sul luogo dove cadde l'ucciso aleggiano spiriti di vendetta spiando il ritorno dell'assassino.

 

FAUST

Ancora questo da te? L'assassinio e la morte del mondo su di te, mostro! Conducimi laggiù, ti dico, e liberala!

 

MEFISTOFELE

Ti condurrò e quel che posso fare, ascoltalo! Ho forse ogni potere in cielo e in terra? Annebbierò i sensi del guardiano, impadronisciti delle chiavi e conducila fuori con mano d'uomo. Io starò all'erta. I cavalli fatati saranno pronti e vi porterò via. È quanto posso fare.

 

FAUST

Su, andiamo!

 

NOTTE. APERTA CAMPAGNA

 

 

Faust e Mefistofele, passando al galoppo su cavalli neri

 

FAUST

Che tramano quelle là intorno al patibolo?

 

MEFISTOFELE

Non so quali intrugli cucinano.

 

FAUST

Ondeggiano si abbassano, si chinano, si curvano.

 

MEFISTOFELE

Una congrega di streghe.

 

FAUST

Cospargono e consacrano.

 

MEFISTOFELE

Via! Via!

 

CARCERE

 

 

FAUST con un mazzo di chiavi e una lanterna,

            davanti a una porticina di ferro

            Mi prende un brivido da tempo sconosciuto,

            tutto lo strazio dell'umanità mi afferra.

            Lei è qui, dietro questo muro umido,

            e un bel sogno è stato il suo delitto!

            Tu esiti ad andare da lei!

            Tu hai paura di rivederla!

            Su! Il tuo indugio avvicina la morte.

 

Mette la mano sulla serratura. Da dentro viene un canto:

 

            Mia madre, la puttana,

            è lei che mi ha ammazzato!

            Mio padre, il manigoldo,

            è lui che mi ha mangiato!

            La mia sorella piccola

            raccolse le mie ossa

            in una fresca fossa;

            allora diventai bell'uccellin del bosco;

            vola via, vola via!

 

FAUST aprendo

            Lei non sa che l'ascolta l'uomo amato,

            e ode i ferri stridere e la paglia che fruscia.

Entra

 

MARGHERITA nascondendosi sul suo giaciglio

            Ahi! Ahi! Vengono. Morte amara!

 

FAUST a bassa voce

            Zitta! Zitta! Vengo a liberarti.

 

MARGHERITA dibattendosi davanti a lui

            Se sei un uomo, senti la mia angoscia!

 

FAUST

            Gridando sveglierai i carcerieri!

Afferra le catene per aprirle

 

MARGHERITA in ginocchio

            Chi ti ha dato, carnefice,

            su me questo potere?

            Già a mezzanotte vieni a prendermi.

            Abbi pietà, lasciami vivere!

            Domani all'alba non è abbastanza presto?

Si alza in piedi

            Eppure sono ancora così giovane, giovane!

            E devo già morire!

            Ero anche bella, e fu la mia rovina.

            Il mio amico era vicino, ora è lontano;

            strappata è la ghirlanda, i fiori sparsi.

            Non afferrarmi con tanta violenza!

            Risparmiami! Che cosa ti ho fatto?

            Non farmi supplicare inutilmente,

            io non ti ho mai visto in vita mia!

 

FAUST

            Reggerò a questo strazio?

 

MARGHERITA

            Adesso sono tutta in tuo potere.

            Lasciami solo allattare il bambino.

            L'ho stretto al cuore tutta questa notte;

            me l'hanno preso per tormentarmi,

            e adesso dicono che l'ho ammazzato.

            E non ritornerò mai più felice.

            Mi canzonano! È cattiva la gente!

            Ma è una vecchia fiaba che finisce così,

            chi ha detto che parla di me?

 

FAUST gettandosi giù

            Ai tuoi piedi c'è un uomo che ti ama,

            per scioglierti dall'atroce prigionia.

 

MARGHERITA gettandosi accanto a lui

            Oh inginocchiamoci, invochiamo i santi!

            Guarda! Sotto questi gradini,

            sotto la soglia,

            bolle l'Inferno!

            Il Maligno,

            con tremendo furore,

            fa un rumore!

 

FAUST ad alta voce

            Greta! Greta!

 

MARGHERITA tendendo l'orecchio

            Questa era la voce del mio amico!

Balza in piedi. Le catene cadono

            Dov'è? L'ho sentito chiamare.

            Sono libera! Nessuno si opporrà.

            Al collo suo volerò

            ul petto suo mi abbandonerò!

            Ha chiamato: Greta! Era sulla soglia.

            Tra il pianto e lo stridore dell'Inferno,

            tra lo scherno e il furore dei demoni,

            il dolce suono amico io l'ho riconosciuto.

 

FAUST

            Sono io!

 

MARGHERITA

                                    Sei tu! Oh, dillo di nuovo!

Afferrandolo

            È lui! È lui! Dov'è tutto il tormento?

            Dov'è l'angoscia del carcere? Dei ceppi?

            Sei tu! Vieni a salvarmi!

            Sono salva! -

            Ecco di nuovo la strada

            dove ti vidi per la prima volta.

            E il giardino sereno

            dove io e Marta ti aspettiamo.

 

FAUST cercando di portarla via

            Vieni via! Vieni via!

 

MARGHERITA

                                    Oh, stai qui!

            Io sto così bene dove stai tu.

Accarezzandolo

 

FAUST

            Fa' presto!

            Se non fai presto,

            dovremo pentircene amaramente.

 

MARGHERITA

            Come? Non sai più baciare?

            Mi sei stato lontano per così poco, amore,

            e hai disimparato a baciare?

            Perché al tuo collo ho tanta paura?

            Un tempo dalle tue parole, dai tuoi sguardi

            tutto un cielo scendeva su di me,

            e mi baciavi come volessi soffocarmi.

            Baciami!

            Se no ti bacio io!

Lo abbraccia

            Oh no! Le tue labbra sono fredde,

            sono mute.

            Dov'è andato

            il tuo amore?

            Chi me l'ha rubato?

Si volta e si scosta da lui

 

FAUST

            Vieni! Seguimi! Fatti coraggio, cara!

            Ti stringerò al mio cuore mille volte più forte;

            ma seguimi! Ti chiedo solo questo!

 

MARGHERITA voltandosi verso di lui

            Sei proprio tu? Sei veramente tu?

 

FAUST

            Sono io! Vieni con me!

 

MARGHERITA

                                    Tu sciogli i ceppi,

            e mi accogli di nuovo nel tuo grembo.

            Come mai di me non ti vergogni? -

            Lo sai, amore, chi vuoi liberare?

 

FAUST

            Vieni! Vieni! La notte impallidisce.

 

MARGHERITA

            Mia madre l'ho ammazzata,

            mio figlio l'ho affogato.

            Non era stato dato a te e a me?

            Anche a te. - Sei tu! Non riesco a crederci.

            Dammi la mano! Non è un sogno!

            La tua cara mano! - Ah, ma è bagnata!

            Asciugala! Mi pare

            bagnata di sangue.

            Ah Dio! Che cosa hai fatto!

            Rinfodera la spada,

            te ne prego!

 

FAUST

            Lascia che il passato sia passato,

            mi fai morire.

 

MARGHERITA

            No, tu devi sopravvivere!

            Ti descriverò le tombe.

            Provvederai ad esse

            domani stesso;

            alla mamma il posto migliore,

            mio fratello subito accanto,

            io un po' in disparte,

            ma non troppo lontano!

            E il piccino al mio seno destro.

            Nessun altro mi giacerà vicino!

            Stringermi lungo il tuo fianco

            era una dolce, una cara gioia!

            Ma non l'avrò mai più;

            è come se dovessi farmi forza

            verso di te, e tu mi respingessi;

            eppure sei tu e guardi così tenero e buono.

 

FAUST

            Se senti che sono io, vieni!

 

MARGHERITA

            Là fuori?

 

FAUST

            All'aria libera.

 

MARGHERITA

                                    C'è la tomba là fuori,

            è in agguato la morte, vieni tu!

            Da qui nel letto del riposo eterno

            e più in là non un passo -

            Te ne vai? Oh, Enrico, se potessi venire!

 

FAUST

            Tu puoi! Basta volerlo! La porta è aperta.

 

MARGHERITA

            A me è vietato uscire; per me non c'è speranza.

            A che serve fuggire? Mi aspettano in agguato.

            Com'è penoso dover mendicare,

            e per di più con la coscienza sporca!

            Com'è penoso aggirarsi per paesi stranieri,

            e mi prenderanno comunque!

 

FAUST

            Io resterò con te.

 

MARGHERITA

            Svelto! Svelto!

            Salva il tuo povero bambino.

            Corri! Segui il sentiero

            su per il ruscello,

            oltre il ponticello,

            dentro il bosco,

            a sinistra, dove c'è il pontile

            nello stagno.

            Afferralo subito!

            Vuole sollevarsi,

            sgambetta ancora!

            Salva! Salva!

 

FAUST

            Ritorna in te!

            Solo un passo, e sei libera!

 

MARGHERITA

            Se fossimo oltre il monte!

            Là mia madre è seduta su una pietra,

            sento un freddo alla nuca!

            Là mia madre è seduta su una pietra,

            e ciondola la testa.

            Non accenna, non indica, ha la testa pesante,

            ha dormito tanto, non si sveglia più.

            Ha dormito per la nostra gioia.

            Erano tempi felici!

 

FAUST

            Se non serve implorare, se non serve parlare,

            proverò a portarti via di peso.

 

MARGHERITA

            Lasciami! Non sopporto la violenza!

            Non afferrarmi come un assassino!

            Per te ho fatto tutto per amore.

 

FAUST

            Comincia a farsi giorno! Cara! Cara!

 

MARGHERITA

            Giorno! Sì, si fa giorno! Entra l'ultimo giorno;

            doveva essere il mio giorno di nozze!

            Non lo dire a nessuno che sei stato con Greta.

            Ahi, la mia ghirlanda!

            Ma ormai è fatta!

            Ci rivedremo;

            ma non a ballare.

            La folla preme, non la si sente.

            La piazza, i vicoli

            non la tengono tutta.

            La campana chiama, la verga è rotta.

            Come mi legano e stringono!

            Sono già trascinata al patibolo.

            Ogni nuca già sente

            la lama che guizza sulla mia.

            Muto come la tomba è il mondo!

 

FAUST

            Oh, non fossi mai nato!

 

MEFISTOFELE affacciandosi dall'esterno

            Su! O siete perduti.

            Esitazioni inutili! Tentennamenti e chiacchiere!

            I miei cavalli rabbrividiscono,

            sta spuntando il mattino.

 

MARGHERITA

            Che cosa sale da sotto terra?

            Lui! Lui! Mandalo via!

            Che cosa vuole lui in questo luogo santo?

            Vuole me!

 

FAUST

                                    Tu devi vivere!

 

MARGHERITA

            Giudizio di Dio! A te mi sono data!

 

MEFISTOFELE a Faust

            Vieni! Vieni! Ti pianto in asso con lei.

 

MARGHERITA

            Tua sono, Padre! Salvami!

            Angeli! Sante schiere,

            fatemi scudo intorno, difendetemi!

            Enrico! Ho orrore di te

 

MEFISTOFELE

            È giudicata!

 

UNA VOCE dall'alto

                        È salva!

 

MEFISTOFELE a Faust

                                    Qui da me!

 

Scompare con Faust

 

UNA VOCE dall'interno, svanendo a poco a poco

            Enrico! Enrico!

 

 

PARTE SECONDA DELLA TRAGEDIA    (torna all'indice)

 

 

 

ATTO PRIMO

 

 

 

RIDENTE CONTRADA

 

 

Faust, adagiato su un prato fiorito, stanco e irrequieto, cerca di addormentarsi

Crepuscolo

Aleggia un cerchio di spiriti, piccole figure ridenti

 

ARIELE canto accompagnato da arpe eolie

            Quando cade su tutti a primavera

            ondeggiando una pioggia di fiori,

            e la verde abbondanza dei campi

            risplende a tutti i nati dalla terra,

            il gran cuore dei piccoli elfi

            accorre dove può recare aiuto;

            che sia santo o sia malvagio,

            l'infelice li muove a pietà.

 

            Voi che in un cerchio aereo cingete questo capo,

            elfi, fedeli al vostro magnanimo costume,

            addolcite il feroce groviglio del suo cuore,

            sviate i dardi amari e roventi del rimorso,

            purificate l'animo dagli orrori vissuti.

            Quattro sono i momenti del riposo notturno,

            su ognuno riversate solerti il vostro affetto.

            Adagiate il suo capo sopra un fresco guanciale,

            cospargetelo poi con rugiada di Lete;

            le sue membra contratte presto si scioglieranno,

            e andrà con più vigore, dormendo, incontro al giorno;

            adempite il più bello fra i compiti degli elfi,

            restituitelo alla santa luce.

 

CORO a una voce, a due voci, a più voci, alternandosi e all'unisono

            Quando tiepida l'aria si addensa

            sulla piana di verde recinta,

            il crepuscolo stende il suo velo

            di nebbie tra dolci profumi.

            Con un dolce sussurro di pace

            cullate in un sonno infantile

            il suo cuore; ed agli occhi sfiniti

            chiudete le porte del giorno.

 

            È discesa la notte, devote

            alle stelle si aggiungono stelle,

            grandi luci, minute faville

            brillano vicine o più lontane;

            vicine si specchiano nel lago,

            lontane rischiarano la notte,

            la luna piena fulgida suggella

            la beatitudine di un'immensa pace.

 

            Le ore sono ormai dimenticate,

            il dolore e la gioia dileguati;

            sentilo! guarirai; abbi fiducia

            nello sguardo del giorno che nasce.

            Le valli sono verdi, i gonfi colli

            si coprono di ombre riposanti;

            e le onde d'argento delle messi

            corrono incontro alla mietitura.

 

            Ora per appagare i desideri,

            guarda verso quel chiarore!

            Il sonno è una coltre leggera

            che ancora ti avvolge, sollevala!

            Non indugiare ad osare,

            è la folla che esita incerta;

            ogni cosa può l'uomo magnanimo

            che sa intendere e agire di slancio

Un immane frastuono annuncia l'avvicinarsi del sole

 

ARIELE

            Udite! Udite il nembo delle Ore!

            All'orecchio dello spirito

            il nuovo giorno nasce con fragore.

            Porte di sasso cigolano forte,

            rulla il carro di Febo con fracasso,

            quale frastuono emana dalla luce!

            È un boato di trombe, di tube,

            l'occhio è abbagliato, attonito l'orecchio,

            non si ode l'inaudito.

            Infilatevi sotto le corolle,

            più giù, più giù, a cercare il silenzio,

            sotto i sassi, tra le foglie;

            siete sordi, se vi coglie.

 

FAUST

            I polsi della vita con battito più vivo

            salutano placati l'alba eterea;

            anche stanotte, terra, mi hai sorretto,

            e ai miei piedi respiri rinfrancata;

            cominci già a cingermi di gioia,

            e risvegli una ferma volontà

            di tender senza posa a esistenze più alte. -

            Alla luce dell'alba il mondo è già dischiuso,

            la foresta risuona di mille voci vive,

            strisce di nebbia entrano, escono dalle valli,

            ma il chiarore del cielo si addentra nei recessi,

            e dal mare di brume in cui dormivano

            sbucano ristorati rami e fronde;

            dal suolo ad uno ad uno si stagliano i colori,

            piccole perle tremano sui fiori e sulle foglie -

            e tutto intorno a me diventa un paradiso.

 

            Guarda in alto! - I giganti delle vette

            annunciano già l'ora più solenne,

            primi a godere della luce eterna

            che più tardi scende fino a noi.

            Sui ripidi pendii dei prati alpini

            cade la luce nuova precisando i contorni,

            e scende lentamente a grado a grado; -

            è uscito il sole! - e subito, accecato,

            devo purtroppo volgerne gli occhi doloranti.

 

            È così, quando alla speranza ardente,

            che insegue il desiderio supremo fiduciosa,

            l'appagamento apre le sue porte;

            di colpo da un abisso eterno irrompe

            un fuoco troppo grande, e ne siamo sconvolti;

            noi volevamo accendere la torcia della vita,

            ed un mare di fiamme ci inghiotte, e di che fiamme!

            È amore? Oppure è odio? La vampa che ci avvolge

            avvicenda un dolore ad una gioia immane,

            così che noi guardiamo di nuovo verso terra,

            per ripararci nei più giovani veli.

 

            Il sole resti dunque alle mie spalle!

            Io guardo con crescente rapimento

            la cascata che scroscia fra le rupi.

            Precipita di balzo in balzo a valle

            e si divide in mille e mille getti,

            lanciando schizzi e spuma verso il cielo.

            Come s'inarca splendido, su questo ribollire,

            l'arcobaleno fisso e imprevedibile,

            che ora è netto, ora sfuma nell'aria,

            e intorno a sé diffonde un fresco brivido.

            In esso si rispecchiano le aspirazioni umane.

            Rifletti, e capirai: possediamo la vita

            solo nel suo riflesso colorato.

 

PALAZZO IMPERIALE. SALA DEL TRONO

 

 

Consiglio di Stato in attesa dell'imperatore

Squilli di tromba

Cortigiani d'ogni sorta, sfarzosamente vestiti, si fanno avanti

L'imperatore raggiunge il trono, alla sua destra l'Astrologo

 

L'IMPERATORE

            Saluto i vassalli fedeli,

            venuti da presso e da lungi; -

            il savio lo vedo al mio fianco,

            ma il matto dov'è finito?

 

UN GENTILUOMO

            Proprio dietro la coda del tuo manto

            rotolò per la scala a capofitto;

            l'hanno portato via, quel barile di lardo;

            morto o ubriaco? Questo non si sa.

 

UN SECONDO GENTILUOMO

            Subito con sveltezza prodigiosa

            ne è spuntato un altro al posto suo.

            Vestito certo come un figurino,

            ma con un ceffo da far spavento;

            le guardie incrociando le alabarde

            gli han sbarrato la strada sulla soglia -

            eppure eccolo qua, quel pazzo ardito!

 

MEFISTOFELE inginocchiandosi accanto al trono

            Che cosa è maledetto e sempre benvenuto?

            Che cosa si sospira e poi si caccia via?

            Che cosa si protegge senza posa?

            Che cosa è vilipeso ed accusato?

            Chi non ti occorre chiamare a te?

            Chi è sempre nominato volentieri?

            Che cosa si avvicina ai gradini del trono?

            Che cosa da se stessa si bandì?

 

L'IMPERATORE

            Per questa volta risparmia le parole!

            Gli enigmi qui non sono al loro posto,

            ci pensano già questi signori. -

            Quelli vorrei sentirti indovinare!

            Il mio vecchio buffone è, temo, assai lontano;

            prendi il suo posto e vieni accanto a me.

 

Mefistofele sale i gradini e prende posto alla sua sinistra

 

MORMORIO DELLA FOLLA

            Nuovo buffone - Nuovo tormento -

            Da dove viene? - Com'è arrivato? -

            L'altro è caduto - Ed è spacciato -

            Era una botte - Questo è un fuscello -

 

L'IMPERATORE

            E dunque, vassalli fedeli,

            benvenuti da presso e da lungi!

            Vi radunate sotto buona stella,

            che ascrive a noi felicità e salute.

            Ditemi, tuttavia, di questi giorni,

            in cui lasciamo perdere le cure,

            indossiamo le maschere e i costumi

            e vogliamo goderci l'allegria,

            perché mai tormentarsi in sedute e consigli?

            Ma se, voi dite, non si può evitare,

            sia dunque cosa fatta, e così sia.

 

IL CANCELLIERE

            La suprema virtù come un'aureola cinge

            il capo dell'imperatore, ed egli solo

            potrà validamente esercitarla:

            la Giustizia! - Tutti la desiderano,

            l'amano, la pretendono, e soffrono se manca;

            compito suo è garantirla al popolo.

            Ma, ah! giova alla mente la ragione,

            la bontà al cuore, la prontezza alla mano,

            se lo Stato è consunto dalla febbre

            e la sventura genera sventura?

            Se da quest'alta sala guardi giù,

            il vasto impero sembra un brutto sogno,

            dove da mostri nascono altri mostri,

            dove il sopruso legalmente domina

            e si dispiega un mondo di stortura.

 

            Chi rapina gli armenti, chi una donna,

            chi dall'altare il calice, la croce e i candelabri,

            e se ne gloria poi per anni e anni,

            senza rimetterci un capello in testa.

            I querelanti assediano le assise,

            sull'alto seggio il giudice fa sfoggio,

            e nel frattempo come un'onda torva

            si gonfia un tumulto di rivolta.

            Dei delitti più infami può vantarsi

            chi si vale di complici influenti,

            e dove l'innocenza si difende da sola

            "Colpevole!" tu senti proclamare.

            Il mondo intero vuole lacerarsi

            e annientare le regole del vivere;

            come potrebbe svilupparsi il senso

            che solo sa guidare a ciò che è giusto?

            Va a finire che anche il galantuomo

            tiene il sacco a chi adula e corrompe,

            e che il giudice che non può punire

            fa lega anche lui col malfattore.

            Il quadro è nero, ed io preferirei

            stender sopra di esso un fitto velo.

Pausa

            Bisogna provvedere senza indugio;

            là dove ognuno offende e viene offeso

            la stessa maestà diventa preda.

 

IL COMANDANTE DELL'ESERCITO

            Infuriano giorni di violenza!

            Tutti aggrediscono, tutti sono uccisi,

            sordi alla voce del comando.

            I cittadini protetti dalle mura

            e i cavalieri nei nidi dirupati

            congiurano per tenerci testa,

            e conservano le loro forze intatte.

            I mercenari mordono il freno

            e pretendono il soldo in malo modo;

            ma se non dovessimo più nulla,

            ci pianterebbero di punto in bianco.

            Voler proibire ciò che tutti vogliono

            è mettere le dita in un vespaio;

            l'impero, che dovrebbero proteggere,

            intanto è devastato e messo a sacco.

            Questa furia imperversa senza freni,

            ed è già in sfacelo mezzo mondo;

            re ce ne sono ancora, oltre confine;

            nessuno, tuttavia, pensa che lo riguardi.

 

IL TESORIERE

            E chi potrà bussare agli alleati?

            I sussidi che furono promessi

            sono all'asciutto come tubi vuoti.

            E nei tuoi vasti Stati, mio signore,

            la proprietà in che mani è finita?

            Fa da padrone ovunque un nuovo ricco,

            che vuole vivere con indipendenza,

            e a noi tocca guardare lo spettacolo.

            Tanti diritti abbiamo ormai deposto,

            che non ci resta più diritto a nulla.

            Quanto ai partiti, di qualunque nome,

            non si può più contarci, al giorno d'oggi;

            che innalzino proteste oppure lodi,

            odio e amore non fanno differenza.

            ghibellini come pure i guelfi

            si nascondono per starsene tranquilli;

            chi vorrebbe aiutare il suo vicino?

            Ognuno si preoccupa per sé.

            Tirano i cordoni della borsa,

            tutti rosicchiano, ammassano, sgraffignano,

            mentre le nostre casse sono vuote.

 

IL MAGGIORDOMO

            Anche a me quanti guai tra capo e collo!

            Ogni giorno vorresti risparmiare

            ma ogni giorno si accrescono le spese,

            e cresce il mio tormento quotidiano.

            Ai cuochi, in verità, non manca nulla;

            cinghiali, cervi, lepri, caprioli,

            tacchini, oche, anatre, galline,

            perché le decime, rendite sicure,

            arrivano abbastanza regolari.

            Finisce solo per mancare il vino.

            In cantina una volta quante botti

            delle migliori annate, di vigne ben esposte!

            Fino all'ultima goccia le scolarono

            in sorsi interminabili i nobili signori.

            Perfino il Municipio stappa la sua riserva,

            si brandiscono le coppe ed i boccali,

            e il festino finisce sotto il tavolo.

            Poi tocca a me pagare tutti quanti;

            l'ebreo di certo non mi farà sconti,

            gli anticipi che ha già tirato fuori

            divorano in anticipo i redditi dell'anno.

            Il maiale non ha il tempo d'ingrassare,

            il materasso del letto è dato in pegno,

            e in tavola c'è pane preso a credito.

 

L'IMPERATORE a Mefistofele, dopo qualche momento di riflessione

            Di', buffone, non sai altre disgrazie?

 

MEFISTOFELE

            No davvero. Se guardo tanta magnificenza,

            te, la tua corte! - Mancherà fiducia

            dove maestà comanda perentoria,

            e una docile forza disperde ogni nemico?

            Dove l'intelligenza rafforza il buon volere

            e mille mani attive sono pronte a obbedire?

            Dove simili stelle risplendono, congiura

            forse la tenebra, forse la sventura?

 

MORMORIO

            Quello è un furfante - La sa già lunga -

            Un vero ipocrita - Finché funziona -

            Lo so benissimo - cosa c'è sotto -

            Sarebbe a dire? - Qualche progetto -

 

MEFISTOFELE

            Manca sempre qualcosa, a questo mondo!

            Qua una cosa, là un'altra; qui mancano i quattrini.

            Non puoi tirarli su dal pavimento;

            ma il savio si procura le cose più riposte.

            Nelle vene dei monti, sotto le fondazioni,

            oro ce n'è, coniato e senza conio;

            chi ce lo tira su? La forza, vi rispondo,

            di natura e di spirito di un uomo di talento.

 

IL CANCELLIERE

            Natura e spirito - è lingua da cristiani?

            Sono discorsi assai pericolosi,

            per essi appunto gli atei vanno al rogo.

            La natura è peccato, lo spirito è demonio,

            si uniscono per generare il dubbio,

            il mostro ermafrodito, ed allevarlo.

            Non qui però! - Solo due stirpi sorsero

            dalle terre antiche dell'impero

            degne di essere usbergo del suo trono:

            e sono i religiosi e i cavalieri,

            che resistono a tutte le tempeste,

            e ricevono in premio Chiesa e Stato.

            Dalla mente plebea di spiriti confusi

            sta formandosi un moto di rivolta:

            son tutti quanti eretici e stregoni!

            La peste di campagne e di città.

            Tu con le tue buffonerie insolenti

            vuoi introdurli di frodo in questo alto consesso;

            Maestà, voi indulgete a un cuore infetto,

            parente stretto di quella genìa.

 

MEFISTOFELE

            Da questo riconosco il professore!

            Quello che non toccate è a mille miglia,

            quello che non capite non esiste,

            quel che non calcolate non è vero,

            quel che non soppesate è inconsistente,

            quello che non coniate non val niente.

 

L'IMPERATORE

            Non è così che arriva quel che manca,

            cosa dimostra il tuo quaresimale?

            Dei "se" e dei "ma" perpetui sono stufo;

            mancano i soldi, falli saltar fuori.

 

MEFISTOFELE

            Tutto quel che volete, e anche di più'

            è facile, ma il facile è difficile;

            i quattrini ci sono, basta prenderli,

            ma qui sta l'arte, chi sa come si fa?

            Riflettete: nei tempi spaventosi

            in cui fiumane d'uomini sommersero i paesi,

            questo o quello, tanto fu il terrore,

            nascose quel che aveva di più caro.

            Fu così fin dai tempi dei potenti Romani,

            e così avanti fino a ieri, a oggi.

            Tutto ciò sta sepolto sottoterra,

            la terra è del sovrano, perciò è suo.

 

IL TESORIERE

            Per un matto non parla affatto male,

            è l'antico diritto dell'impero.

 

IL CANCELLIERE

            È Satana che tende lacci d'oro:

            tutto questo non è né pio né giusto.

 

IL MAGGIORDOMO

            Se procura alla corte utili doni,

            scuserò volentieri un poco d'ingiustizia.

 

IL COMANDANTE DELL'ESERCITO

            Il matto è intelligente, promette quel che vogliono;

            il soldato non chiede di dove viene il soldo.

 

MEFISTOFELE

            Se per caso credete che v'inganni,

            eccovi l'uomo giusto! Domandate all'Astrologo!

            Cerchio per cerchio sa caselle e ore;

            allora, dicci, il cielo come appare?

 

MORMORIO

            Son due furfanti - Si son già intesi -

            Mago e buffone - Vicini al trono -

            Una sfiatata - vecchia canzone -

            Il matto detta - il savio espone -

 

L'ASTROLOGO parla, Mefistofele suggerisce

            Il Sole è tutto quanto d'oro puro,

            Mercurio, il messo, serve per denaro,

            madonna Venere vi ha stregati tutti,

            vi fa mattina e sera gli occhi dolci;

            la casta Luna ha grilli per il capo;

            Marte se non vi coglie vi minaccia.

            Ma la stella più bella è sempre Giove,

            Saturno è grande, ma piccino all'occhio.

            Non apprezziamo troppo il suo metallo,

            perché è molto pesante e vale poco.

            Quando il Sole e la Luna, oro e argento,

            si uniscono soavi, il mondo ride;

            e tutto si può avere: bei palazzi,

            giardini, guance rosse, seni piccoli,

            tutto ciò vi fornisce quest'uomo sapientissimo,

            lui solo qui può farlo e nessun altro.

 

L'IMPERATORE

            Quello che dice lo sento doppio,

            e tuttavia non mi convince.

 

MORMORIO

            Cosa significa? - Vecchi trastulli -

            Roba da oroscopi - O da alchimisti -

            Trita e ritrita - False speranze -

            E anche riuscisse - resta un furfante -

 

MEFISTOFELE

            Eccoli tutti intorno a bocca aperta,

            nella grande scoperta non nutrono fiducia,

            ma uno favoleggia di mandragore,

            un altro tira fuori il cane nero.

            E come mai uno la mette in burla,

            un altro grida alla stregoneria,

            se si sente un prurito sotto il piede,

            o se per caso inciampa nella via?

 

            Tutti avvertite i misteriosi effetti

            della Natura che eternamente domina,

            e l'affiorare di un'orma vivente

            che sale da regioni profondissime.

            Se sentite un dolore dappertutto,

            se vi prende un disagio dove siete,

            scavate subito senza esitare,

            lì c'è il malloppo, lì c'è il tesoro!

 

MORMORIO

            Ho un peso ai piedi come di piombo -

            Ho un crampo al braccio - Sarà la gotta -

            Sento il solletico al dito grosso -

            Tutta la schiena mi sento a pezzi -

            Da questi segni non potrebbe esistere

            una terra più ricca di tesori.

 

L'IMPERATORE

            Sbrighiamoci! Oramai non te la svigni,

            metti alla prova le tue fanfaronate,

            facci vedere subito i preziosi depositi.

            Ecco, metto da parte spada e scettro,

            se tu non menti, con le mani auguste

            voglio mettermi all'opera io stesso,

            e se menti, mandarti io all'Inferno!

 

MEFISTOFELE

            La troverei comunque quella strada -

            Ma non trovo parole pei tesori

            in attesa dovunque di un padrone.

            Il contadino sta tracciando il solco,

            e smuove con la zolla una pentola d'oro,

            o, se gratta salnitro dall'intonaco,

            si trova, tra la gioia e lo spavento,

            rotoli d'oro puro nelle povere mani.

            Ma quali volte deve scardinare

            l'esperto di tesori, in che cunicoli,

            in quali abissi deve penetrare,

            per accostarsi al mondo di sotterra!

            In spaziose cantine mai violate

            contempla pile e pile di boccali,

            di scodelle, di piatti tutti d'oro,

            e coppe tempestate di rubini;

            se poi gli viene voglia di servirsene,

            ecco lì un antichissimo liquore.

            Eppure - crederete a chi ha veduto? -

            da gran tempo è marcito il legno delle doghe,

            e una botte di tartaro racchiude adesso il vino.

            Infatti nella notte e nell'orrore

            non si avvolgono solo oro e gioielli,

            ma anche il nettare di quei vini nobili.

            Laggiù il sapiente esplora infaticabile;

            orientarsi alla luce è una bazzecola,

            la casa del mistero è nelle tenebre.

 

L'IMPERATORE

            Lo lascio a te il mistero! A che ci giova il buio?

            Venga alla luce, quello che ha valore.

            Chi ravvisa il mariolo, a notte fonda?

            Le vacche sono nere, e i gatti grigi.

            Le pentole sepolte, piene d'oro -

            prendi il tuo aratro e arale alla luce.

 

MEFISTOFELE

            Prendi tu zappa e vanga, scava pure

            come il tuo contadino, e sarai grande,

            tutto un armento di vitelli d'oro

            salterà fuori dalle zolle smosse.

            E subito potrai, con esultanza,

            adornare te stesso e la tua donna;

            lo splendore di gemme variopinte

            esalta la bellezza e la maestà.

 

L'IMPERATORE

            Incominciamo subito! Perché aspettare ancora?

 

L'ASTROLOGO come sopra

            Modera, sire, l'impaziente brama,

            lascia prima che sfili il vario corteo gaio;

            un animo svagato non ci guida alla meta.

            Raccogliamoci prima in penitenza,

            meritiamo lassù quel che sta sotto.

            Chi vuole beni, cominci ad esser buono;

            chi vuole gioia, temperi il suo sangue;

            chi vuole vino, pigi uva matura;

            chi vuol prodigi, accresca la sua fede.

 

L'IMPERATORE

            Passiamo dunque il tempo in allegria!

            In seguito le Ceneri saranno benvenute.

            A ogni buon conto, intanto, festeggiamo

            più giocondi il selvaggio Carnevale.

 

Squilli di tromba. Exeunt

 

MEFISTOFELE

            Allo stolto non viene mai in mente

            che la fortuna e il merito si tendono la mano;

            avessero la pietra dei filosofi,

            mancherebbe il filosofo alla pietra.

 

GRAN SALONE CON STANZE ATTIGUE

 

 

splendidamente addobbato per il corteo delle maschere

 

L'ARALDO

            Non pensate di essere in Germania,

            fra danze macabre di diavoli e pagliacci;

            qui vi attende una festa in allegria.

            Il sovrano, scendendo verso Roma,

            con utile per sé e diletto per voi,

            varcò l'alta catena delle Alpi,

            conquistandosi un allegro impero.

            Dalla sacra pantofola ottenne

            legittima sanzione al suo potere,

            e quando ritirò la sua corona,

            si portò via per noi la cappa del buffone.

            Così siamo rinati tutti quanti;

            ogni uomo che sappia stare al mondo

            se la tira fin giù sopra le orecchie;

            fuori somiglia a un matto da legare,

            e sotto resta savio quanto può.

            Ecco, li vedo già mettersi in fila,

            separarsi ondeggiando, unirsi cordialmente;

            e pigiarsi ingombrante coro a coro.

            Entrano, escono, senza star mai fermi;

            alla fin fine il mondo come sempre