Dan aveva poggiato la busta di plastica vuota sul letto di Jonas. Ora giaceva sulla coperta a righe, come un monito del terribile fatto accaduto e di ciò che si preparavano a fare quella notte: avrebbero raccolto del terriccio dal luogo del delitto. Dan stava per tornare, ma poi avrebbero dovuto aspettare per varie ore, perché ormai era estate e quasi non faceva mai buio. Tutta quella faccenda poteva risultare dannatamente pericolosa dal momento che la polizia poteva aver messo qualcuno a fare la guardia, laggiù; ma loro erano allenati a fare le mosse giuste, anche se in pratica fino a quel momento le avevano fatte soltanto su di uno schermo. Su internet non se ne parlava molto: il nome di Vivian non era stato ancora reso pubblico; si diceva soltanto che una donna di trentasei anni era stata uccisa in un boschetto vicino al centro commerciale di Lambertseter. Era stata una mamma giovane, quella di Dan. La sua invece aveva quarantacinque anni. Jonas provava freddo in tutto il corpo. Sfogliò freneticamente alcuni fogli di appunti e poi sentì i passi del padre dal piano di sopra. Jonas era in debito verso Dan. O per lo meno, in quel momento si sentiva in debito. Ciò che i due rappresentavano l’uno per l’altro sfuggiva al tempo e a ogni definizione. Jonas coprì il foglio che aveva davanti di righe e puntini. Era un lavoro complesso, quello di trasformare i trattini e i punti in immagini grafiche sullo schermo. Scrisse una descrizione dettagliata, e mise perfino le virgole al posto giusto. Glielo aveva insegnato il padre, a mettere sempre la punteggiatura corretta, anche se si trattava solo della brutta copia. Ciò che Dan aveva raccontato di Frank e della sua vanga era terribile. Ora la polizia stava indagando per vedere se fosse l’arma del delitto. Ma che ci facevano insieme, Frank e Vivian? Avevano avuto un rapporto fuori, nella serra? Scopato come ratti? Che schifo! Sentì un formicolio al basso ventre. Frank aveva procurato a Dan un lavoretto presso l’officina. Quanto a lui, poteva fare a meno di lavorare perché se solo prometteva di impegnarsi nello studio, il padre gli dava dei soldi. A pensarci bene, il fondo della fossa per il cambio dell’olio era silenzioso: un ottimo posto per progettare videogiochi. E un ottimo posto per starsene in santa pace. Dunque Dan pensava che il colpevole fosse Colin. Quando Jonas aveva trascorso del tempo con loro nella Finnemarka l’estate precedente, aveva visto Colin squartare un cervo. Se solo non avesse provato quella sensazione sgradevole allo stomaco… Il luogo del delitto doveva essere una scena terribile; da quello che si leggeva tra le righe su internet, si capiva che Vivian era conciata per le feste. Lui lì non aveva intenzione di andarci. Che ci andasse da solo, Dan, a raccogliere la terra; che ci strisciasse lui, carponi tra le foglie insanguinate.
* * *
Il cellulare di Marian squillò. Lei lo guardò. «È Henny Marie Aas. Metto il vivavoce». Rispose con un secco: «Sì?». Gli investigatori erano muti come pesci.
«Colin è dovuto andare a fare una riparazione che riguarda il controllo dei flussi d’acqua; è per via della pioggia. Torna qui domani, mi ha chiesto di salutarvi e di avvertirvi».
«Domani deve presentarsi qui piuttosto presto», disse Marian seccamente. «Stavamo per mandarlo a prendere da una pattuglia. Se non si presenta, contatteremo i distretti di polizia di Drammen e del Søndre Buskerud18».
«Domani viene. Sicuro al cento percento».
Cato Isaksen annuì impercettibilmente.
«Bene. Allora lo aspettiamo». Marian si alzò, e uscì per fermare Roger.
Cato Isaksen si poggiò le mani sulle cosce. «È maledettamente importante che lo portiamo qui prima che quella ferita sulla fronte si richiuda».
Ellen Grue lo guardò con aria interrogativa: «Quindi era ferito?»
«Aveva un taglio sulla fronte. Vivian Glenne ha due figli con il tassista. Inoltre ha Dan, di quindici anni, che è frutto del matrimonio con Andersen. La sorella della defunta dice che probabilmente Vivian Glenne aveva varie relazioni. Ha detto anche così en passant che dovremmo fare il test del DNA ai suoi bambini, ma per il momento possiamo aspettare. Io l’ho presa più come un’indicazione su che tipo fosse la sorella».
«Sì, comunque possiamo sempre prendere un campione di saliva», disse Ellen. «Tanto i bambini non se ne accorgono. Posso provare a farlo fare domani. Ne prendiamo anche uno di Roy Hansen».
«Puoi farlo adesso». Cato Isaksen indicò il corridoio con il capo. «Sta seduto là fuori, aspetta soltanto un cenno per potersene andare a casa».
Marian rientrò e si sedette sul bordo del tavolo. «Quanto tempo ci vuole per avere i risultati?».
Ellen sospirò. «Lo farò domani. Il mio borsone sta giù in macchina. Subito dopo posso andare all’Istituto di medicina legale. Ma c’è poco personale per via delle ferie, quindi ci vorrà qualche giorno».
Marian si alzò per andare nel suo ufficio. Birka le stava alle costole. In corridoio, Roy stava ancora seduto in un salottino ad aspettare. La guardò spaventato, come presagisse di sentirsi dire qualcosa di ancora più grave, e si alzò incerto.
«Come stai?», chiese Marian. «Ti hanno dato qualcosa da mangiare?»
«Sì, una signora coi capelli grigi si è presa cura di me. Ma Rita è dovuta andare a prendere Kenneth e Sebastian all’asilo, perché io non potevo muovermi», disse. «Adesso sicuramente i bambini saranno andati a letto. Tutto questo sta diventando davvero troppo per me. Posso andare giù in città, a trovare un attimo mia madre?»
«Io dico che puoi pure andartene. Lo sai che l’ex di Vivian pensava di avere diritto a dei soldi per via della casa?».
Lui si alzò. «No».
Due poliziotti in divisa gli passarono accanto.
«Sostiene che lei gli doveva un milione», disse Marian. Roy Hansen scosse la testa. «Vivian era sempre più seccata, con lui. Non guadagnava tanto col lavoro della lavanderia; aveva due bambini all’asilo, e soltanto per quello se ne andavano via varie migliaia di corone al mese. Colin non ha mai pagato nulla, di contributi, e ora voleva che Vivian gli desse dei soldi per la casa. In effetti, l’hanno acquistata insieme e il suo valore è sicuramente aumentato, ma tanto lui i soldi se li sarebbe bevuti comunque».
Marian annuì, comprensiva. «Tutto questo discorso lo riprenderemo, tu intanto vai. Noi continueremo a lavorare per tutta la serata. Ora devo scrivere una relazione».
Roy Hansen annuì, e fece per andarsene.
«Soltanto una cosa: come sono i tuoi rapporti con Dan?»
«Buoni. Tranquilli. Niente di particolare», disse Roy Hansen e si strofinò le mani sudate. «Però è piuttosto duro con i suoi fratellini minori. Ultimamente ha dato da mangiare della senape a Sebastian».
18 Il Buskerud è una contea norvegese che ha il proprio centro amministrativo a Drammen. (n.d.t.)