CAPITOLO OTTAVO: LA CORSIA 10

 

In genere le quattro paratoie delle chiuse non vengono aperte contemporaneamente ma una dopo l'altra e a poco a poco, in modo da evitare vortici che potrebbero spezzare i cavi di ormeggio delle imbarcazioni.

Ma c'erano ben sessanta chiatte in coda, e i battellieri che aspettavano il loro turno collaboravano alla manovra, lasciando al guardiano solo il compito di vidimare i documenti.

Dalla riva, tenendo la bicicletta con una mano, Maigret seguiva con lo sguardo le ombre che si agitavano nell'oscurità. I due cavalli erano andati a fermarsi da soli a cinquanta metri dalle porte a monte. e Jean stava azionando una delle manovelle.

L'acqua si riversò nel bacino col fragore di un torrente. Si poteva vederla, bianca di schiuma, nel poco spazio lasciato libero dalla Madeleine.

Ma proprio nel momento in cui il livello raggiungeva il massimo, si udì un grido soffocato, seguito dal rumore della prua che urtava contro qualcosa e da un gran trambusto.

Più che capire il dramma che si stava svolgendo, il commissario lo intuì. Il cavallante non era più, come prima, sulla porta della chiusa, e gli altri correvano lungo i muri gridando tutti insieme.

C'erano solo due lanterne a rischiarare la scena: una al centro del ponte girevole situato all'inizio della chiusa, l'altra sulla chiatta che continuava a sollevarsi rapidamente.

«Chiudete le paratoie!...».

«Aprite le porte!...».

Qualcuno passò con una lunghissima gaffa che colpì Maigret in pieno viso.

Da lontano si videro arrivare di corsa dei battellieri, e il guardiano comparve sull'uscio di casa, sconvolto al pensiero della propria responsabilità.

«Cosa succede?...».

«Il vecchio...».

Tra ognuna delle due fiancate della chiatta e i muri non c'erano più di trenta centimetri. E l'acqua, attraverso le paratoie, si riversava a gran velocità nello stretto passaggio per poi venir risucchiata gorgogliando all'indietro.

Nella confusione generale qualcuno, con una manovra avventata, azionò una paratoia della porta a valle, e mentre il guardiano accorreva per evitare il peggio si udì il minaccioso rumore dei cardini sul punto di saltare.

Solo in séguito il commissario apprese che l'intero tratto di canale fra le due chiuse avrebbe potuto essere sommerso, e cinquanta chiatte danneggiate.

«Riesci a vederlo?...».

«C'è qualcosa di nero, laggiù...».

La chiatta continuava a sollevarsi, ma più lentamente.

Tre paratoie su quattro erano state richiuse, ma l'imbarcazione urtò ripetutamente e con violenza contro il muro del bacino, rischiando di schiacciare il cavallante.

«A che profondità?».

«Almeno un metro sotto la chiglia...».

Era una scena spaventosa. Al chiarore incerto della lanterna della stalla si vedeva la padrona della Providence che correva qua e là con un salvagente in mano gridando disperata:

«Credo che non sappia nuotare!...».

E Maigret udì accanto a sé una voce cupa che diceva:

«Meglio così! Avrà sofferto di meno...».

La tragedia si consumò in un quarto d'ora. Per tre volte qualcuno credette di scorgere un corpo che veniva a galla. Ma nei punti indicati le gaffe scandagliarono invano il fondale.

La Madeleine uscì lentamente dalla chiusa e un vecchio cavallante borbottò:

«Scommetto che è impigliato sotto al timone! Ho già visto qualcosa di simile a Verdun...».

Ma si sbagliava. La chiatta si era appena fermata ad una cinquantina di metri da lì che gli uomini intenti a ispezionare, con l'aiuto di una pertica, le porte a valle diedero l'allarme.

Fu necessario prendere un barchino. Si sentiva qualcosa sott'acqua, a un metro di profondità. E quando infine uno dei presenti si decise a tuffarsi, mentre la moglie in lacrime cercava di trattenerlo, un corpo venne improvvisamente a galla.

Lo tirarono su, e dieci mani si protesero tutte insieme ad afferrare la giacca di velluto che, essendosi impigliata in un bullone della porta, era ormai ridotta a brandelli.

Il resto si svolse come in un incubo. Nella casa del guardiano si sentiva squillare il telefono. Un ragazzo era andato in bicicletta a chiamare un medico.

Ma sembrava tutto inutile. Non appena il corpo del vecchio cavallante, immobile ed apparentemente senza vita, venne deposto sulla riva, un battelliere gli tolse la giacca e, in ginocchio accanto al possente torace dell'annegato, cominciò a tirargli la lingua.

Qualcuno aveva portato una lanterna. Il corpo sembrava più corto e massiccio che mai, e il volto, tutto bagnato e sporco di fango, era di un pallore impressionante.

«Si è mosso!... Ti dico che si è mosso!...».

Nessuno fiatava. Il silenzio era così profondo che la minima parola risuonava come in una cattedrale.

Si udiva soltanto il rumore continuo dell'acqua che entrava da una paratoia chiusa male.

«Allora?...» chiese il guardiano al suo ritorno.

«Respira... Ma appena appena...».

«Ci vorrebbe uno specchio...».

Il padrone della Madeleine corse a bordo a prenderne uno. L'uomo che stava praticando la respirazione artificiale era in un bagno di sudore e venne sostituito da un altro, che prese a dare all'annegato degli scossoni più energici.

E quando venne annunciato il dottore, che stava arrivando in macchina da una strada laterale, ognuno poté vedere il torace del vecchio Jean sollevarsi lentamente.

Era senza giacca, e la camicia aperta mostrava un petto villoso come quello di un animale. Sotto la mammella destra c'era una lunga cicatrice, e sulla spalla Maigret intravide qualcosa che sembrava un tatuaggio.

«Il prossimo!» gridò il guardiano usando le mani come megafono. «Tanto non ci potete fare niente!...».

Un battelliere si staccò a malincuore dal gruppo e chiamò la moglie, che, poco più in là, stava commentando l'accaduto insieme ad altre donne.

«Non avrai mica spento il motore, per caso?...».

Il medico fece allontanare i curiosi e cominciò a tastare il torace del vecchio, dopodiché aggrottò la fronte.

«Respira, vero?» esclamò pieno di orgoglio il primo soccorritore.

«Polizia giudiziaria!» intervenne Maigret. «E' grave?».

«Le costole sono quasi tutte sfondate... Per essere vivo è vivo!... Ma non credo che ne avrà per molto...

E' rimasto incastrato fra due battelli?...».

«Probabilmente fra un battello e la chiusa...».

«Senta qui!...».

E il medico fece toccare a Maigret il braccio sinistro, fratturato in due punti.

«C'è una barella?...».

Il moribondo emise un fievole respiro.

«Adesso gli faccio una puntura... Ma ci vuole subito la barella... L'ospedale è a cinquecento metri da qui...».

Come imponeva il regolamento, alla chiusa ne avevano una, ma dovettero andare a prenderla in soffitta, dove, attraverso il lucernario, si vide andare e venire la fiammella di una candela.

La padrona della Providence singhiozzava in disparte, e ogni tanto guardava Maigret con aria di rimprovero.

Ci vollero dieci uomini per sollevare il ferito, che riprese a rantolare. Poi un gruppo compatto di persone si allontanò verso la strada alla luce di una lanterna, mentre una chiatta a motore, con i fanali verdi e rossi accesi, lanciava quattro fischi di sirena e andava ad ormeggiarsi addirittura in mezzo all'abitato, per essere la prima a partire l'indomani.

Corsia 10. Fu per puro caso che Maigret vide quel numero. C'erano solo due malati, uno dei quali piagnucolava come un bambino piccolo.

Il commissario trascorse la maggior parte del tempo andando avanti e indietro per il corridoio rivestito di piastrelle bianche, dove le infermiere passavano di corsa trasmettendosi degli ordini sottovoce.

Nella corsia di fronte, la numero 8, le donne che vi erano ricoverate si chiedevano chi fosse il nuovo arrivato azzardando qualche ipotesi.

«Se l'hanno messo nella 10...».

Il dottore era un uomo grassottello, con gli occhiali di tartaruga e il camice bianco. Passò due o tre volte senza neppure fermarsi a parlare con Maigret.

Erano quasi le undici quando finalmente gli si avvicinò.

«Vuole vederlo?».

Superato lo sconcerto iniziale, il commissario riconobbe a stento il vecchio Jean, che avevano rasato per potergli curare le due ferite, alla guancia e sulla fronte.

Se ne stava lì, tutto pulito, in un letto bianco, al chiarore neutro di una lampadina di vetro smerigliato.

Il dottore sollevò il lenzuolo.

«Guardi che fisico!... E' forte come un toro... Non credo di aver mai visto un'ossatura simile... Come ha fatto a ridursi così?...».

«E' caduto dalla porta nel momento in cui le paratoie erano aperte...».

«Capisco... Dev'essere rimasto schiacciato fra il muro e la chiatta... Ha il torace letteralmente sfondato...

Le costole hanno ceduto».

«E il resto?...».

«Lo visiteremo domani, i miei colleghi e io, sempre che sia ancora vivo... La situazione è critica...

Basta un movimento falso ed è spacciato...».

«Ha ripreso conoscenza?».

«Chi può dirlo! E' la cosa più strana... Poco fa, mentre gli medicavo le ferite, ho avuto la netta sensazione che avesse gli occhi socchiusi e mi seguisse con lo sguardo... Ma ogni volta che lo osservavo abbassava le palpebre... Non ha mai delirato... Solo qualche rantolo ogni tanto...».

«E il braccio?».

«Niente di grave! La doppia frattura è già stata ridotta... Ma sul torace non si può intervenire come sull'omero... Di dov'è?».

«Non ne ho la minima idea...».

«Glielo chiedo perché ha degli strani tatuaggi...

Ho visto quelli delle compagnie di disciplina, ma sono diversi... Glieli mostrerò domani, quando toglieremo il gesso per il consulto...».

Il portiere venne a dire che delle persone insistevano per vedere il ferito. Maigret andò lui stesso nell'atrio, dove trovò la coppia di battellieri della Providence con indosso gli abiti buoni.

«Possiamo vederlo, commissario?... E' colpa sua, lo sa?... L'ha scombussolato con tutte quelle storie...

Adesso sta meglio?...».

«Sì... Ma i medici si pronunceranno domani...».

«Me lo lasci vedere... Anche da lontano!... Ormai faceva parte della chiatta!...».

La donna non disse della famiglia, ma della chiatta, e la cosa era ancor più commovente!

Il marito si teneva un po' in disparte, impacciato nel suo completo blu, con il collo magro che spuntava dal solino di celluloide.

«Mi raccomando, non fate rumore...».

I due guardarono il ferito stando in corridoio, da dove si distingueva soltanto una sagoma confusa sotto il lenzuolo, una macchia più chiara al posto del viso, il bianco dei capelli.

Più volte la donna fu sul punto di slanciarsi verso il letto.

«Senta!... Pagando qualcosa crede che lo tratterebbero meglio?...».

Stringeva nervosamente fra le mani la borsetta, senza osare aprirla.

«Ci sono degli ospedali dove pagando... No?... Gli altri malati non saranno mica contagiosi?...».

«Voi restate a Vitry?...».

«Senza di lui non partiamo di certo!... Per il carico, pazienza!... A che ora si può venire domani mattina?...».

«Alle dieci!» intervenne il medico, che aveva assistito alla scena un po' irritato.

«C'è qualcosa che possiamo portargli?... Una bottiglia di champagne?... Un po' di uva spagnola?...».

«Qui gli danno tutto quello di cui ha bisogno...».

Così dicendo il dottore li sospinse verso l'uscita.

Quando arrivarono nell'atrio, la brava donna estrasse furtivamente dalla borsetta una banconota da dieci franchi e la mise in mano al portiere, che la guardò sbalordito.

Maigret si coricò a mezzanotte, dopo aver telegrafato a Dizy di trasmettergli qualsiasi comunicazione destinata a lui.

All'ultimo momento aveva saputo che il Southern Cross, dopo aver superato quasi tutte le chiatte, si trovava adesso a Vitry-le-François, ormeggiato in coda agli altri battelli in attesa.

Il commissario aveva preso una camera in centro, all'Hôtel de la Marne, lontano dal canale, dove si respirava un'atmosfera ben diversa da quella in cui era vissuto negli ultimi giorni.

I clienti che stavano giocando a carte erano tutti commessi viaggiatori. Uno di essi, arrivato per ultimo, annunciò:

«Pare che alla chiusa sia annegato uno...».

«Ci stai a fare il quarto?... Lamperrière continua a perdere... Quel tizio è morto?...».

«Non lo so...».

Il discorso finì lì. La padrona sonnecchiava alla cassa, mentre il cameriere, dopo aver sparso un po' di segatura sul pavimento, caricava per la notte la stufa a fuoco continuo.

In tutto l'albergo c'era un solo bagno, per di più con la vasca scrostata, ma Maigret la usò ugualmente e l'indomani alle otto mandò il cameriere a comprargli una camicia nuova e un solino.

Ma via via che il tempo passava era sempre più irrequieto. Aveva fretta di tornare sul canale. Sentendo una sirena domandò:

«E' per la chiusa?...».

«No, per il ponte girevole... Ce ne sono tre, qui a Vitry...».

Il tempo era grigio, ventoso. Non trovando la strada per l'ospedale, Maigret fu costretto a chiedere più volte ai passanti, perché, qualunque via percorresse, finiva per trovarsi immancabilmente nella piazza del mercato.

Il portiere lo riconobbe e gli andò incontro gridando:

«Chi se lo sarebbe aspettato!...».

«Cosa?... E' morto?...».

«Come? Non sa niente?... Il direttore ha appena telefonato al suo albergo...».

«Parli, presto!...».

«Be', se n'è andato!... Sparito!... Il dottore giura che è impossibile, che in quelle condizioni non era in grado di fare nemmeno cento metri... Sta di fatto che il letto è vuoto!...».

Sentendo delle voci nel giardino dietro all'edificio, il commissario vi si precipitò.

C'era il direttore dell'ospedale, un vecchio signore che non aveva mai visto. Stava facendo una ramanzina al dottore della sera prima e a un'infermiera coi capelli rossi.

«Glielo giuro!...» ripeteva il medico. «Lei lo sa meglio di me... Quando dico dieci costole sfondate, probabilmente sono ancora ottimista... Per non parlare dell'acqua che gli è entrata nei polmoni, della commozione cerebrale...».

«Da dove è scappato?» chiese Maigret.

Gli mostrarono la finestra, che si apriva a circa due metri di altezza. Sul terriccio, oltre alle impronte di due piedi nudi, spiccava un'ampia traccia che faceva supporre che il cavallante fosse caduto lungo disteso.

«Ecco!... La signorina Berthe, l'infermiera, stanotte era di guardia, come al solito... E non ha sentito niente... Verso le tre l'hanno chiamata nella corsia 8, e passando ha gettato un'occhiata dentro la 10... Le luci erano spente e tutto era tranquillo... Non è quindi in grado di dire se l'uomo si trovasse ancora nel suo letto...».

«E gli altri due ammalati?».

«Uno deve essere operato d'urgenza al cervello...

Il chirurgo arriverà tra poco... L'altro ha dormito ininterrottamente...».

Maigret seguì con lo sguardo le impronte: arrivavano fino a un'aiuola, dove un piccolo rosaio era stato calpestato.

«Il cancello rimane sempre aperto?».

«Questa non è una prigione!» esclamò il direttore.

«E come si fa a prevedere che un ammalato si butterà dalla finestra?... Solo la porta d'ingresso era chiusa, come sempre...».

Fuori, sul selciato, era inutile cercare delle impronte. Tra due case si scorgeva il doppio filare di alberi che fiancheggiava il canale.

«Se devo dire la verità», aggiunse il medico «ero quasi sicuro che stamattina l'avremmo trovato morto...

Mi pareva che non ci fossero speranze... Per questo l'ho messo alla 10...».

Evidentemente non aveva digerito i rimproveri del direttore, e parlava in tono aggressivo.

Per qualche istante Maigret si mise a girare in tondo per il giardino come un cavallo da circo, poi a un tratto, sollevando il bordo della bombetta in segno di saluto, si avviò verso la chiusa.

Il Southern Cross vi stava entrando proprio allora.

Con la sua abilità da marinaio provetto, Vladimir lanciò una cima infilando l'occhiello nella bitta, e lo yacht si fermò di colpo.

Il colonnello, col suo lungo impermeabile ed il berretto bianco, se ne stava immobile davanti alla piccola ruota del timone.

«Le porte!...» gridò il guardiano.

I battelli che dovevano ancora passare erano ormai una ventina.

«Tocca a quello?» si informò Maigret indicando lo yacht.

«Sì e no... Come imbarcazione a motore ha il diritto di passare davanti alle chiatte... Ma come battello da diporto... Boh! Ne passano così pochi che non facciamo troppo caso ai regolamenti... Siccome però hanno dato una mancia ai battellieri...».

Erano questi, infatti, a manovrare le paratoie.

«E La Providence?».

«Dato che ingombrava il passaggio, stamattina è andata ad ormeggiarsi alla curva, cento metri più su, davanti al secondo ponte... Sa niente del vecchio?...

E' una faccenda che può costarmi cara... C'è da perderci la testa!... Stando alle regole, le manovre potrei farle solo io... Ma così ci sarebbe ogni giorno una coda di cento battelli... Quattro porte!... Sedici paratoie!...

E lo sa quanto mi pagano?...».

L'uomo dovette allontanarsi un istante, perché Vladimir gli stava porgendo i documenti e una mancia.

Maigret ne approfittò per incamminarsi lungo il canale. Alla curva vide La Providence, che ormai, anche da lontano, avrebbe riconosciuto fra mille.

Dal camino usciva un filo di fumo, ma sul ponte non si vedeva nessuno e tutte le uscite erano chiuse.

Stava per metter piede sulla passerella posteriore, quella che portava alla cabina dei padroni, ma poi cambiò idea e imboccò la passerella che serviva per far salire a bordo le bestie.

Uno dei portelli che chiudevano la stalla era stato tolto, e un cavallo sporgeva la testa a fiutare il vento.

Allungando lo sguardo verso l'interno, Maigret vide, dietro alle zampe dell'animale, una sagoma scura distesa sulla paglia. E, inginocchiata lì accanto, la padrona della Providence con una scodella di caffè in mano.

Era stranamente affettuosa, e mormorava in tono materno:

«Su, Jean!... Bevilo finché è caldo!... Ti farà bene, vecchio matto... Vuoi che ti sollevi la testa?...».

Ma l'uomo coricato vicino a lei guardava il cielo senza muoversi.

Contro quel cielo si stagliava la testa di Maigret, che Jean non poteva certo non vedere.

E il commissario ebbe l'impressione che su quel volto coperto di cerotti aleggiasse un sorriso ironico, soddisfatto, o addirittura provocatorio.

Il vecchio cavallante cercò di scostare la tazza che la donna gli avvicinava alle labbra. Ma la sua mano, callosa e piena di rughe, maculata di puntolini blu che dovevano essere i residui di un vecchio tatuaggio, ricadde priva di forze.