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«Mirtillo. Qui ti aspettano litri di caffè, e la solita frutta e pasticcini» dice Ken. Sento in sottofondo un mormorio di voci.
«Ehi, sono un po’ in ritardo, ma ci sarò come sempre» lo rassicuro. «Scusa se ti scoccio: sto cercando di rintracciare Rush, ma non risponde.»
«È a Wallops.»
«Cosa?» Sento la testa vuota. «Non è possibile» sbotto come una stupida. «Deve essere a Langley per parlare con gli astronauti durante la EVA…» Ma chi sono io per dire qualcosa al capo del Controllo Missione? «E di certo non ce la farò ad arrivare a Wallops in tempo. Non riesco a capire come mai nessuno me lo abbia detto.»
«Puoi copilotare da qui» dice Ken, e nemmeno questo mi piace.
“Copilotare.” Il secondo attore, il sostituto, il secondo violino. Ancora una volta faccio il manager mentre Rush e Carme sono i divi.
«Credevo che lo avresti fatto tu.» A giudicare dal ticchettio sulla tastiera, Ken dev’essere tornato alla sua postazione.
-1:29:52:1… Mi spalmo una crema idratante.
«Certo, farò qualsiasi cosa serva. Ma che sta succedendo?»
Sono furiosa, nuda come mamma mi ha fatto mentre la sfera guidata da Carme si libra intorno.
Rush è il mio partner in un progetto top secret al quale lavoriamo da mesi, ed è molto strano che non mi abbia detto niente. Sono arrabbiata e umiliata, e non posso fare a meno di considerarlo un affronto personale, anche se mi chiedo che cosa mi abbia preso. Mi sento egoista, forse più egoista di quanto mi sia mai sentita in vita mia. Mentre continuo a parlare in vivavoce, controllo i messaggi e il countdown.
-1:29:34:1…
«… cambio di programma» sta dicendo Ken. «Ordini dall’alto. Sono coinvolti pezzi grossi di Washington che ci vedono una possibile pubblicità. Qualche troupe cinematografica di alto livello. E con il congedo non è male, perché la NASA non farà riprese per il pubblico.»
«Be’, io non avrei votato per Wallops» è il mio commento. «Non con tutto quello che sta succedendo. Non che me l’abbiano chiesto, in realtà» e mi fermo prima di dire che, fino a pochi minuti fa, credevo che io e Rush fossimo un team e non so come mai non mi abbia informata di essere stato mandato a Wallops. A meno che non stiano succedendo altre cose di cui non può parlare, e mi viene in mente Dick, mentre sono acutamente consapevole della presenza di mia sorella nella palla a specchi.
“Qualcuno ha detto a Rush di non parlare con te.”
Tutte le strade portano a Dick. Ho il forte sospetto che, per qualche motivo, lui non voglia che io e Rush comunichiamo, anche se non ne ho le prove. Per quanto Rush sia sfuggente, non sarebbe così scorretto o poco professionale e, mentre penso tutte queste cose, sento Carme nella lieve vibrazione e nella corrente d’aria dell’apparecchio che incanala la sua psiche.
«… Sai, tutti quei ragazzi che arrivano dallo Iowa o da dove diavolo, sono un’enorme opportunità di pubbliche relazioni» continua a spiegare Ken. Sento che sta bevendo qualcosa. «Andranno a vedere Rush che parla con Peggy Whitson mentre installa il LEAR, il loro progetto che ha vinto un premio, come tu sai meglio di tutti…»
-1:28:34:1… Non dimenticare il deodorante.
«… Un vero peccato per la tempistica, ma sono contento che almeno ci sarà qualcuno a fare le riprese» prosegue Ken, che non ha la minima idea che lassù sta per essere installato il nodo quantistico. Nemmeno il controllore capo della missione lo sa: solo chi è direttamente coinvolto ha un’autorizzazione per la sicurezza di massimo livello.
“Geeesù, non ci posso credere!”
«Quindi, mentre stiamo parlando, Rush è a Wallops» voglio assicurarmi con voce calma, gradevole, sicura a dispetto di tutto quello che provo.
«Affermativo. Ha già stabilito il contatto con il nostro astronauta sul canale Spazio a Terra 1» dice Ken. «Tutto secondo programma» aggiunge. Lo ringrazio, gli dico che ci vedremo tra poco e chiudo la telefonata.
«Se sai qualcosa» dico alla sfera che si libra vicino al soffitto e ha sentito tutto, «adesso sarebbe il momento buono per dirlo.»
Ma la sfera resta in silenzio, con il suo sistema interno di rotori che gira invisibile, le pale un composit trasparente delicato come una ragnatela. Papà e io abbiamo progettato il sistema di rotori sovrapposti a imitazione delle ali delle libellule, che si muovono troppo rapidamente per poterle vedere, mentre la deflessione verso il basso viene allontanata in modo quasi impercettibile dall’obiettivo. Come il battito d’ali di un angelo. O un sospiro.
-1:27:44:1… Mi spazzolo i capelli e riporto l’attenzione alla trasmissione in diretta da Wallops.
Tutto ha ancora la luce verde, senza indicazioni di problemi o minacce al di là di quello che ci aspettiamo sempre quando c’è un lancio di rifornimenti verso la Stazione spaziale, in genere ogni tre mesi. È uno spettacolo molto più bello dei soliti razzi-sonda che divampano per mettere in orbita i cube sat e altre apparecchiature, alcune non più grandi di una scatola da scarpe. Nel parcheggio vicino alla piattaforma ci sono solo le auto delle figure chiave, nessuna delle quali è stata messa in congedo.
A quel che posso vedere, sono al massimo dieci veicoli, senza luci di emergenza. Ci sono solo faretti rossi lampeggianti nella nevicata che, comunque, non sarà eccessiva sulle isole della barriera. Qui, invece, avremo una bella spolverata con condizioni a volte di bufera, e si prevede che cominci fra meno di un’ora, purtroppo per chi è fuori in balia degli elementi.
Prendo tre Advil e li butto giù con un sorso d’acqua del rubinetto. Mi dispiace come sempre per il pubblico che si presenta al lancio, anche se mi stupiscono la passione e il coraggio che dimostra. L’orario non è dei migliori, spesso il tempo è anche peggiore e, benché il rischio che si facciano male è minimo, c’è sempre la possibilità di quello che i miei amici del servizio segreto definiscono “evento indesiderato”.
-1:27:00:4… Mi sistemo meglio l’asciugamano.
Potrebbe verificarsi ogni genere di problema, dal disastroso all’imbarazzante. Un assassinio o una torta in faccia, una lettera contenente antrace o qualcuno che scavalca la recinzione della Casa Bianca. E che dire di un razzo che salta in aria come una piccola bomba atomica? O, peggio ancora, una serie di contrattempi che si verificano in contemporanea, soprattutto adesso che lì ci sono studenti e famiglie. Un guasto catastrofico che provoca un’esplosione in presenza di ragazzi e dignitari fa parte dei miei incubi peggiori.
-1:26:51:1… Prendo la Glock.
Nessuno ha mai detto che l’esplorazione dello spazio e tutto quello che comporta sia un affare per codardi. E se penso alla comunità dei pescatori, alle famiglie che gestiscono le trattorie, i negozi e i ristoranti vicino al mare di Wallops e Chincoteague, non dovrei sorprendermi che gli abitanti del posto non si facciano intimorire da qualche ora in meno di sonno o dal gelo nel giorno di un lancio. Tutti sono contenti di darsi da fare e di lavorare a ciclo continuo per nutrire e alloggiare i visitatori.
A volte danno una mano anche con le barche: quando i congegni per le ricerche e gli aggeggi legati ai paracadute ammarano, qualcuno li deve recuperare. Per quello che ne sanno i pescatori, potrebbe anche trattarsi di un UFO, ma loro non fanno domande, non parlano, non si interessano. Non hanno problemi ad accompagnare i ricercatori al largo o, se necessario, a mettere al sicuro qualsiasi cosa per loro conto.
-1:26:15:2… La mia faccia appena ripulita mi fissa dallo specchio mentre la sfera continua a ruotare.
Tutti sono felici di aiutare, per loro è facile come tirar fuori dall’acqua una nassa di granchi. Venti gelidi, diluvi, ondate di caldo, zanzare grosse come droni, traffico bloccato, niente riesce a fermare gli irriducibili appassionati dello spazio. Quasi tutti sono rudi isolani che amano la NASA, quel genere di persone che ha la cassetta della posta a forma di razzo, il giardino disseminato di capsule spaziali, astronauti e Space Shuttle gonfiabili, e aiuole realizzate con pneumatici dipinti costellati di lune e stelle.
-1:26:00:2… Apro la porta del bagno.
Ovviamente, nella Terra dei Razzi le bandiere americane sono comuni come i parafulmini sui tetti, e c’è una quantità spaventosa di pick-up. In questo periodo dell’anno i turisti non sono entusiasti come sempre, ma nei mesi più caldi giungono a frotte dalla Virginia e dintorni. Poi arrivano i nostri orgogliosi partner, i giganti dell’industria aerospaziale, i membri delle forze armate e quelli delle istituzioni accademiche più prestigiose.
-1:25:40:0… Entro in camera da letto e la sfera mi segue.
I miei preferiti, però, sono gli studenti con gli occhi sgranati, come quelli dello Iowa indotti a credere che il loro Lettore di atmosfera dell’orbita terrestre verrà installato durante una passeggiata nello spazio che comincerà tra meno di un’ora e mezzo.
Per motivi di sicurezza nazionale, il LEAR dovrà aspettare in silenzio e in segreto, ma per fortuna i giovani genietti non lo sanno mentre si stanno radunando con i loro insegnanti in una zona speciale del Controllo Missione per assistere in diretta alla EVA.
-1:25:11:1… Mi dirigo verso il cassettone.
Mentre parliamo, gli entusiasti arrivano a frotte e parcheggiano sui bordi dell’unica strada che porta dentro e fuori dall’isola. Si riuniscono nella tenda VIP all’aperto, anche se i meno fortunati stanno in piedi nel campo alle spalle del centro visitatori.
-1:25:01:1… Frugo in un cassetto cercando i pantaloni.
Aumentano gli spettatori, di ogni età, professione e credo, in attesa del lancio e, mentre il countdown procede, il perimetro di sicurezza si allarga allontanando progressivamente le persone dalla LP-0A.
-1:24:41:2… Biancheria e calze.
Quando mancherà un’ora al lancio, per ovvie ragioni di sicurezza, e per qualsiasi altro inconveniente immaginabile, nessuno potrà avvicinarsi in un raggio di un chilometro e mezzo dal razzo. Tutto il personale essenziale sarà già in postazione nei diversi edifici simili a bunker e nelle casematte. Gli eroi sconosciuti che restano dietro le quinte si stanno radunando: nessuno di loro è stato messo in congedo, ma anche in quel caso sarebbero capaci di trovare un espediente per esserci.
Arrivano su macchine a quattro ruote motrici, con i paraurti rinforzati, le rastrelliere dei fucili e le cassette degli attrezzi. In felpa, jeans, stivali da caccia, i veri Maestri dello Spazio sono in grado di manovrare qualsiasi antenna satellitare, che abbia un diametro di un metro e ottanta o dieci volte tanto.
00:00:00:00:0
Wallops Island è costellata di rilevatori di segnali astrali di diverse forme e dimensioni, in gran parte di metallo dipinto di bianco.
Queste antenne paraboliche sono in genere disposte in gruppi simili a mazzolini di enormi campanule: i petali sono il riflettore parabolico, lo stame è l’illuminatore. Ciascun fiore, per così dire, è girato verso il segnale che sta captando, tranne quelli completamente dischiusi verso l’alto che somigliano a un santo con le mani levate al cielo in preghiera.
-1:24:20:0… Seduta sul bordo del letto, indosso la calzamaglia termica con l’occhio sul telefono per il countdown.
Quando i riflettori sono a faccia in su, come se aspettassero un segnale dall’alto, significa che sono posteggiati, in modalità sospensione, e non sono attivi. O forse, considerate le circostanze, sarebbe meglio dire che sono stati congedati. In ogni caso, sono in pausa dalla caccia a oggetti invisibili ed energie che si muovono alla velocità della luce. Ma, come gli elfi e le renne di Babbo Natale la notte della vigilia, in questo momento non c’è riposo per le antenne di Wallops.
-1:24:10:1… Infilo le calze di lana pesante.
Ogni antenna ha un proprio ruolo importante nel lavoro cosmico di squadra necessario a trasportare un tubo metallico da sei tonnellate nella mesosfera e oltre. Ci vuole un villaggio per costruire un fienile o un razzo, e la National Oceanic and Atmospheric Administration, ovvero l’Amministrazione nazionale degli oceani e dell’atmosfera, e la Rete Near-Earth della NASA, oltre ad altre stazioni a terra, vicine e lontane, saranno in ascolto e osserveranno di continuo.
In realtà hanno cominciato da tempo a collegare antenne, a unire le forze come in un’infinita catena di persone che si tengono la mano, e continuano a farlo anche in questo momento. Lavorano per viaggi sicuri e per un universo più sicuro. Si collegano in sequenze che trasmettono e ricevono, danno e prendono, scaricano e ricambiano, per favore e grazie, e insieme siamo più forti. Come tutti noi, che staremmo meglio se ci comportassimo bene e collaborassimo. Almeno metaforicamente.
-1:24:00:2… Mi dirigo verso l’armadio e la sfera mi segue.
Nella missilistica, prima e durante il lancio, la telemetria arriva rapidissima e i riflettori parabolici, gli illuminatori e gli attuatori sono puntati sulla LP-0A come il migliore amico dell’uomo che ascolta la Voce del Padrone.
-1:23:52:2… Apro la porta dell’armadio.
Da settimane, giorno dopo giorno, scienziati, ingegneri, controllori di volo, servizi di protezione e soccorritori spuntano checklist da perderci la testa. Hanno sfogliato una per una le pagine degli acronimi e del gergo della NASA per assicurare che tutto funzioni al meglio e che ognuno sia concentratissimo e in allerta. Fino ad arrivare a quei pochi, elettrizzanti secondi in cui il razzo comincia a salire con un’enorme esplosione, visibile anche dalla terraferma, che senti nelle viscere anche se ti trovi a chilometri di distanza.
Si alza rombando fra volute bianche di vapore, un drago arrabbiato spinto dalle lingue arancioni del motore al plasma. Scintilla e quasi resta sospeso nell’aria, che comincia a sfrigolare e a crepitare. Poi si solleva, descrive un arco e si lascia dietro una scia simile a una freccia infuocata che segue una traiettoria in direzione nordest sul mare. Prima di ridursi a una palla di luce, una volubile stella cadente che compie un passaggio per poi dirigersi nuovamente verso lo spazio cosmico anziché cadere a terra.
-1:23:32:0… Porto verso il letto una polo della polizia e gli scarponi tattici.
Meno di dieci minuti dopo il lancio, si stacca il secondo stadio e la nave spaziale (la capsula cargo) comincia ad accelerare rapidamente intorno alla terra a 28.000 chilometri orari. Può andare avanti così per giorni e settimane: la tempistica è calcolata con precisione in modo che il braccio robotico sia nella posizione migliore per afferrare la capsula al volo a un’altitudine di circa 400 chilometri in linea di… be’, di razzo.
-1:23:20:0… Seduta sul bordo del letto, infilo i pantaloni.
L’angolo azimutale dell’appuntamento dipende da come gira la Terra. Fino a quando la navicella spaziale resta nei limiti fissati, orbitando sopra l’atmosfera tra 59 gradi di latitudine nord e sud, può essere intercettata mentre vola sopra qualsiasi cosa: il Sahara, il Nilo, le montagne della Cina, un lago prosciugato in Australia. E si potrebbe trovare sopra la Grande barriera corallina o sopra una fioritura di alghe nell’oceano Indiano nel momento in cui Houston decide di strappare la navicella dalla sua orbita come una feroce belva volante.
-1:23:00:1… Mi allaccio gli scarponi.
Sulla Terra, e sopra di essa, non esiste spettacolo più bello finché tutto fila liscio, ed è possibile che accada pressoché qualunque cosa, compreso il fatto che si presentino gli spettatori sbagliati. Sebbene io abbia voce in capitolo su chi entra ed esce da Langley durante gli eventi pubblici, non necessariamente so chi arriva a Wallops, visto che i loro servizi di protezione sono separati dai nostri, anche se lavoriamo in collaborazione.
Non ho idea di quali persone importanti assistano al lancio di oggi e alla passeggiata nello spazio dal vivo, e non so nulla dei visitatori su quell’isola battuta dal vento a 160 chilometri da qui. Forse non c’è nessuno di particolarmente famoso, o almeno non credo, visto che non sono trapelati nomi. Ma non si sa mai: uno o due politici importanti potrebbero essere stati ammessi alla sala VIP dietro il vetro del Controllo Missione.
-1:22:51:1… Mi infilo la maglia.
Osservo il countdown che scorre sotto il video in diretta, i secondi che passano. Ci stiamo avvicinando al lancio e ancora non capisco come mai mio padre sia stato convocato. Perché lui? E perché Dick e il servizio segreto sono venuti a prenderlo con quei grossi SUV, sempre ammesso che sia così? Hanno forse ravvisato un pericolo? E perché io non ne sono al corrente?
Sono a Langley o a Wallops? È possibile che il comandante della Space Force si presenti al lancio pensando alle pubbliche relazioni e per qualche strano motivo mio padre sia con lui? Forse è previsto che Dick se ne stia in quella sala speciale con i ragazzini a guardare il video in diretta del comandante Whitson che si assicura al braccio robotico e al nodo mascherato da lettore atmosferico. Mi fa venire in mente una valigetta legata con le manette al polso di una spia.
-1:22:01:1…
Circa 135 chili di carico assurdamente sensibile devono restare legati a lei fino a quando sarà riuscita a installare l’apparecchio sulla piattaforma di ricerca. Senza eccezioni, compresa la perdita di segnale, nel qual caso è stata istruita a tirare una linguetta rossa e ad attivare un segnalatore sul suo carico.
Questo risveglierà il nodo quantistico, che è rimasto in modalità di sospensione, alimentato da una batteria ausiliaria, da quando è stato imballato nel magazzino di carico a Cape Canaveral circa due settimane fa. Una volta messo in funzione nello spazio come una strana radiolina portatile, le comunicazioni con la Terra potranno essere ristabilite. Missione compiuta, disastro evitato. La prima macchina quantistica americana è installata nello spazio cosmico. Anche se quasi nessuno lo sa.
-1:21:52:2… Mi allaccio in vita la fondina.
Ciò di cui il piano non tiene conto è però quella probabilità statistica inferiore all’uno per cento di un fallimento catastrofico, che avrebbe come vittime l’apparecchiatura e l’astronauta.
Come al solito sono ansiosa e cerco sempre il diavolo nei dettagli. Ma sono sicura che ce ne sarà almeno uno durante una passeggiata spaziale assistita da un robot, mentre il carico segreto viene spostato dal pallet di lancio alla piattaforma sperimentale, all’estremità di una trave da 90 e passa metri.
Vorrei che non accadesse nulla durante i circa trenta minuti di continuo spostamento da e verso l’installazione. È proprio allora che entra in gioco quell’un per cento di probabilità, soprattutto quando il braccio si trova alla massima distanza dalla struttura, 17 metri.
Si tratta di una situazione ingestibile se sei ancorata solo a un cavo che non è stato progettato per essere usato come corda doppia e imbracatura per sostenere delle persone.