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Rachel si svegliò disorientata e senza sapere esattamente dove si trovasse. Per un attimo, il panico prese il sopravvento, ma poi sentì un calore rassicurante intorno al corpo e si rilassò.

Sbatté le palpebre per abituarsi alla luce tenue della stanza. Era una delle camere da letto di Marlene. La vecchia stanza di Ethan. Fuori era quasi buio. Aveva dormito per tutto il giorno?

Le faceva male la spalla per la posizione scomoda dovuta al gesso e tentò di girarsi, ma trovò dietro di sé un corpo forte.

Ethan.

Trattenne il fiato quando si trovò faccia a faccia con l’uomo che aveva fatto l’amore con lei così dolcemente. Era stato solo la notte precedente?

Si fissarono, senza che nessuno dei due tentasse di parlare. Alla fine la posizione sbilenca del collo la costrinse a girarsi. Accidenti al gesso. Accidenti al fatto che non poteva fare un movimento per cui valesse la pena.

Era accoccolata con la schiena contro Ethan e il suo braccio le circondava la vita, tenendola vicina al suo petto. Lentamente, lui lo spostò. Il letto sobbalzò e, con sua grande delusione, Ethan si alzò in piedi.

Rachel provò di nuovo a girarsi, ma fallì l’impresa quando vide che lui si era spostato sull’altro lato del letto.

Ethan tornò a sdraiarsi sul materasso. Questa volta si guardarono in faccia e lei vide l’orribile incertezza nei suoi occhi.

Chissà per quale motivo la confortò. Poteva accettare l’insicurezza – dio solo sapeva quanta ne avesse lei. Quello che non poteva accettare era vedere che non c’erano speranze.

Finalmente Ethan ruppe il silenzio. «Come ti senti? Ti fa male il braccio? Ho altri analgesici per te.»

Rachel si guardò il braccio. Le faceva male ma non voleva stordirsi di nuovo con le medicine. C’erano troppe cose da affrontare.

«Sean ha scoperto tutto?»

Poteva cominciare da lì, evitando l’argomento del loro matrimonio ancora per un po’. La sola idea di tornarci sopra le stringeva il petto al punto che non riusciva a respirare.

«Un bel po’» disse Ethan. «Mentre parliamo, l’FBI sta arrestando il senatore Castle.»

Rachel rimase a bocca aperta e sgranò gli occhi. «Solo sulla base di quello che ho detto?»

Ethan sorrise. «No, piccola. Non sei la più credibile dei testimoni per via dei tuoi vuoti di memoria. Gli uomini che Sam ha messo dentro hanno voltato le spalle al senatore. Lo stanno arrestando per concorso in tentato omicidio. Il tuo omicidio. Traffico di droga, associazione a delinquere con il cartello, il suo ruolo nella tua scomparsa... che dovrà arrivare più tardi, mentre costruiscono il caso contro di lui.»

«Tutti e tre gli assassini vogliono patteggiare, quindi stanno vuotando il sacco. La cosa importante è che Castle andrà in prigione.»

«Quindi è finita» mormorò lei. «Dopo un anno, finalmente è finita.»

Ethan le scostò con il pollice una ciocca di capelli che le era caduta sulla fronte.

«Sì, piccola. È finita.»

Rachel deglutì a fatica, raccolse il coraggio e lo guardò dritto negli occhi. «E noi, invece? Siamo finiti?»

Lo sguardo di lui sembrò tormentato. Aveva delle profonde ombre scure sotto gli occhi. La benda che aveva sulla testa era stata tolta e sembrava che ci fossero dei punti nel taglio all’attaccatura dei capelli.

Le sfiorò una guancia e le dita gli tremarono contro la sua pelle. Il respiro era irregolare e Rachel si rese conto di quanto facesse fatica a mantenere il controllo.

«Io sono stato il motore trainante nella nostra relazione per troppo tempo. Io respingo, tu dai. Io distruggo, tu soffri. Ho deciso da solo la direzione del nostro matrimonio un anno fa, quando ti ho dato quei documenti e ti ho vista andare in pezzi. È ora che tu decida cosa è meglio per te.»

Ethan deglutì, inspirò profondamente e i suoi occhi divennero lucidi per le lacrime non versate.

«Ti amo, Rachel. Adesso più che mai. Voglio un’altra possibilità, dio, la voglio così tanto. Farei qualsiasi cosa per averla, ma non voglio costringerti a una decisione sbagliata. Voglio che stiamo insieme. Voglio che ridiamo e ci amiamo per i prossimi cinquant’anni. Voglio un matrimonio come quello dei miei genitori. Voglio svegliarmi ogni giorno con te fra le braccia. Non voglio che ci perdiamo.»

«E i SEAL? Non eri felice di lasciarli.»

«No» ammise lui. «Non lo ero. Ho lasciato perché pensavo che fosse ciò che dovevo fare.»

«Puoi tornare indietro?»

Lui sorrise e tracciò una linea intorno alla sua bocca. «Sam vuole che lavori per il KGI. Me lo chiede da quando ho rassegnato le dimissioni, ma ero troppo ostinato e troppo occupato a essere incazzato con il mondo. Io e te dobbiamo parlare di quello che significa, ma l’idea mi piace. I miei fratelli sono una spina nel fianco, ma non c’è nessun altro a cui affiderei la mia vita. O la tua.»

Rachel rimase sdraiata per un attimo, immaginando quale avrebbe potuto essere il loro futuro. I loro problemi non si sarebbero risolti nel giro di una notte. Sarebbero stati necessari molto lavoro e tantissima pazienza. Lei non aveva ancora recuperato al cento percento. Forse non l’avrebbe fatto mai.

«Potrei tornare da quell’analista» sbottò. «Non era poi così male.»

«Abbiamo tutto il tempo del mondo per aggiustare le cose fra di noi» le disse gentilmente Ethan.

Sentendolo parlare in quel modo, parte della sua ansia si dissolse. La tensione così radicata nelle sue spalle si allentò e Rachel si rilassò sui cuscini.

Avevano tempo. Nessuno li obbligava a sistemare tutto l’indomani o il giorno successivo. Potevano vivere giorno per giorno. Insieme.

Non aveva mai immaginato la sua vita senza Ethan. Non voleva perderlo. Entrambi avevano commesso degli errori e meritavano una seconda opportunità. Ethan aveva ragione. Dio aveva concesso a loro, al loro matrimonio, un’altra possibilità. Era un regalo meraviglioso che non aveva intenzione di sciupare.

Sentendosi in pace con la sua decisione, si raggomitolò ancora di più nell’abbraccio di Ethan. Girò il viso sul suo collo e mormorò: «Ti amo.»

Lui si irrigidì, e Rachel percepì la tensione che Ethan emanava da ogni muscolo del suo corpo. Poi venne scosso da un grande brivido e le premette le labbra sui capelli.

«Anch’io ti amo, piccola. Oh, dio, ti amo. Pensavo di averti persa. Pensavo che stavolta non saresti tornata da me.»

Ethan tremò contro di lei e Rachel chiuse gli occhi per trattenere le lacrime che le pungevano le palpebre.

«Possiamo venirne a capo, Rachel. Dammi solo una possibilità. Stavolta ti renderò felice.»

Lei si tirò indietro e fissò quel viso irrigidito dall’emozione, con gli occhi rossi, le guance devastate dalle lacrime. Toccò la sua pelle umida e il suo cuore traboccò d’amore.

«Voglio che siamo entrambi felici questa volta» mormorò.

Ethan si chinò. Le sue labbra incontrarono quelle di Rachel in un impeto caldo e dolce. Fu un bacio di ricerca. Quello di due amanti che ritrovano il sentiero che li riporta l’uno all’altra, dopo un lungo, tortuoso cammino separati.

Rachel riuscì a vedere le due strade convergere in una sola. Sebbene non potesse prevedere i dossi e le curve che inevitabilmente li aspettavano, di una cosa era sicura: avrebbero compiuto il viaggio insieme.