30
Ethan lanciò un’occhiata alla moglie per vedere come se la stava cavando. L’intera famiglia era stata riunita nel salotto dei Kelly per festeggiare l’ultima notte che Nathan e Joe trascorrevano a casa prima di partire per una missione d’addestramento. A Marlene non era sembrato vero avere una scusa per radunare tutta la sua covata.
Sebbene la serata fosse dedicata ai due gemelli, Rusty aveva rubato loro la scena rivolgendo a Rachel le sue scuse. La reazione della donna era stata difficile da valutare. Ethan non avrebbe mai voluto informare Rachel della bravata di Rusty, ma era stato impossibile nasconderglielo dal momento che Frank aveva preteso delle pubbliche scuse da parte della ragazzina. Per tutto il tempo, Rachel era rimasta silenziosa e tranquilla quanto Rusty.
Il fatto era che la ragazzina era parsa sincera. Perfino in quel momento se ne stava in disparte, pallida, il giovane viso segnato da rughe di preoccupazione. Dannazione, le sue uniche preoccupazioni avrebbero dovuto essere i ragazzi e l’ora del coprifuoco, no?
Ethan sospirò e chiuse brevemente gli occhi. Era stanco morto e lo stato d’animo di Rusty non poteva rientrare nella lista delle sue priorità.
«Ehi, va tutto bene?»
Ethan aprì gli occhi e vide Donovan in piedi davanti a lui, con un’espressione accigliata sul viso.
«Sì, sto bene. Pensavo che fossi partito per una missione.»
Suo fratello annuì. «Domani mattina. Volevo salutare Nathan e Joe.»
«Sei sicuro di non aver bisogno d’aiuto?»
Ethan non voleva lasciare sola Rachel, nemmeno per un minuto, ma non gli andava a genio l’idea che Sam e Garrett restassero a casa, soprattutto perché era sicuro che lo facessero per lui.
«No, è tutto okay. È un gioco da ragazzi. Il bastardo non se ne accorgerà finché non sarà troppo tardi. Oltretutto Rachel ha bisogno di te. La tua unica preoccupazione deve essere accertarti che Rachel riceva tutte le cure necessarie.»
Ethan guardò ancora una volta la moglie che se ne stava tranquilla accanto a Marlene mentre quest’ultima abbracciava Nathan e Joe. All’improvviso Donovan gli afferrò il braccio e lo sollevò di peso.
«Che cazzo fai?»
Donovan non parlò. Si limitò a trascinare il fratello verso la porta sul retro, una scena ridicola dato che Ethan superava la mole di Donovan di almeno tredici chili e cinque centimetri.
Eppure, non si ribellò. Qualsiasi ghiribizzo lo avesse preso, Ethan immaginò che dovesse essere chiarito prima della sua partenza.
«Okay, vuota il sacco» disse Donovan in tono serio quando furono usciti.
«Su cosa?»
Il fratello sospirò e gli piantò un dito nel petto. «Su qualsiasi cosa ti stia infastidendo. Hai un aspetto schifoso. Probabilmente non dormi da giorni. E continui a fissare Rachel con uno sguardo da cane bastonato.»
«Cristo» borbottò Ethan. Di certo non si era reso conto di essere stato così maledettamente palese.
«Che diavolo sta succedendo?» domandò Donovan con calma.
Ethan si passò una mano sul viso. Non voleva affrontare quel discorso con il fratello. Non voleva affrontarlo con nessuno. Aprì la bocca per rispondere ‘Niente’, ma si bloccò davanti allo sguardo corrucciato di Donovan. Non erano molte le cose che facevano arrabbiare suo fratello. Quell’uomo era la quintessenza della flemma. In quel momento appariva determinato come un pitbull che aveva azzannato un culo succulento. A quell’immagine Ethan ebbe quasi la tentazione di massaggiarsi il sedere.
Si guardò intorno per accertarsi che lui e Donovan fossero soli in giardino. Il fatto che avesse deciso di vuotare il sacco con suo fratello non significava che volesse sbandierarlo ai quattro venti. Uno era già abbastanza.
«Ricordi, la situazione era difficile quando sono tornato a casa dopo l’aborto di Rachel.»
«Sì, ti sei dimesso. È stato un cambiamento enorme per te. Per tutti e due.»
Ethan sorrise di fronte alla dimostrazione di lealtà di suo fratello. Non la meritava affatto, ma lo fece sentire dannatamente bene.
«Sono stato un idiota» ammise. «Ho fatto di tutto per allontanare Rachel. Cazzo, non so nemmeno perché è rimasta con me per tutto quel tempo.»
Donovan aggrottò la fronte, perplesso. Poi i suoi occhi si spalancarono, come se finalmente avesse capito che c’erano parecchie cose di cui il resto della famiglia era all’oscuro.
«Rachel ricorda qualcosa di tutto questo?»
Ethan trasalì a quella domanda diretta. Poi scosse la testa.
Donovan sbuffò e si mise le mani in tasca. «Quanto era brutta la situazione di cui stiamo parlando, Ethan?»
«Subito prima che partisse per la sua missione umanitaria le ho detto che volevo il divorzio.»
«Cosa? Che cosa le hai detto?» Donovan lo fissò scioccato.
«Nel momento in cui è partita ho capito che non era quello che volevo» replicò stancamente Ethan. Come se fosse una difesa per ciò che aveva detto. «Avevo in mente di prenderla in braccio nel momento stesso in cui sarebbe tornata a casa e dirle che mi dispiaceva, chiedendole un’altra opportunità. Dio, non ne ho mai avuto la possibilità.»
«Merda, fratello. Non l’ho mai saputo. Voglio dire, che cazzo hai intenzione di fare, adesso? Cioè...» Fissò Ethan per un lungo momento, come se lottasse con ciò che stava per chiedergli. «Ti senti confuso? Cioè, vuoi farla finita?»
Per un attimo tutto ciò che Ethan riuscì a fare fu fissarlo. Era una domanda giusta, alla luce di quello che aveva appena detto a Donovan, ma il solo pensiero di porre fine alla sua relazione con Rachel gli provocò un brivido gelato lungo la schiena.
«No! Oddio, no. Temo il giorno in cui Rachel ricorderà che razza di bastardo sono stato con lei. Io... io la amo.»
«L’hai detto a qualcun altro?»
Ethan scosse la testa. «Mi vergognavo troppo. Ho distrutto tutto. Davvero tutto.»
Donovan gli posò una mano sulla spalla. La strinse e i suoi occhi brillarono di comprensione.
«Hai commesso degli errori, Ethan. Tutti noi ne facciamo. Quello che conta adesso è come andrai avanti. Ne hai parlato con lei?»
Parlare. Se solo fosse così facile. Ethan chiuse gli occhi e deglutì combattendo la rabbia impotente che gli bruciava le viscere.
«Rachel è sull’orlo del baratro, Van» disse a bassa voce. «Non posso spingerla più vicina. In questo momento l’unica certezza che ha è che io la amo. Non posso farla dubitare di questo nemmeno per un momento.»
«Merda» mormorò Donovan. «Mi dispiace. Non so cosa dire.»
«Non c’è niente da dire. Mi sono scavato la fossa con le mie mani e adesso devo soltanto sperare di non perderla dopo averla riavuta.»
«Intendi dirle qualcosa?»
Ethan scosse la testa. «No, e preferirei continuare così.»
«Troverai una soluzione.» Gli occhi di Donovan esprimevano preoccupazione e, forse, un’ombra di dubbio. Ethan si sentì colpito nello stomaco. «È evidente che la ami.»
«Non ho mai smesso di farlo» rispose Ethan. «Ma temo che quando recupererà la memoria, si renderà conto che ha smesso di amarmi molto tempo fa.»
Le labbra di Donovan si tesero in una linea ostinata. «Non ci credo. Rachel ti ama. Ci scommetterei la vita. Memoria o non memoria. Questo non è il genere d’amore che svanisce perché tu sei stato un bastardo.»
Una risata stridula proruppe dalle labbra di Ethan. «Grazie. Sono felice che uno di noi due sia così sicuro.»
«Se c’è qualcosa che posso fare...»
Ethan annuì. «Lo so, fratello. E lo apprezzo. Più di quanto puoi immaginare.»
Sollevò il pugno e Donovan strinse il suo per batterlo contro quello del fratello.
«Buona fortuna per domani» disse Ethan. «E stai attento. A Garrett verrà un colpo sapendo che vai da solo.»
Donovan rise. «È soltanto incazzato perché non è in azione. Gli farebbe bene sedersi e calmarsi i nervi. Quell’uomo lavora dannatamente troppo. Gli verrà un’ulcera prima dei quaranta, se ci arriverà.»
«Merda. Non dirlo alla mamma. Lo assillerebbe a morte.»
I due si interruppero e si guardarono, rendendosi conto di quello che avevano appena detto. Un sorriso si aprì lentamente sui loro visi ed entrambi scoppiarono a ridere.
«Oh, cavolo. Garrett ci ucciderà, ma ne varrà la pena» ridacchiò Donovan.
«Vuoi dirlo tu alla mamma, o lo faccio io?» chiese Ethan mentre le sue spalle sussultavano. Marlene in ansia per la salute dei figli era una visione spaventosa. Il minimo indizio che uno dei suoi pulcini non fosse perfettamente in forze l’avrebbe portata immediatamente in azione.
«Naaa, glielo dirò io mentre me ne vado. La distrarrà dalla lezione che sicuramente mi vorrà dare.»
Ethan gli diede una pacca sulla schiena. Era bello ritrovarsi di nuovo con i suoi fratelli, anche quando lo infastidivano a morte. Si sentiva già meglio, meno oppresso dalla paura e dall’ansia.
«Sta’ attento, okay? Voglio che torni tutto intero.»
Donovan alzò gli occhi al cielo. «Okay, mamma.»
«Ethan?»
Entrambi si girarono a quella voce morbida che fluttuò dalla porta sul retro. Rachel, per metà fuori dalla soglia, li guardava con espressione circospetta. Ethan avrebbe dato tutto per riuscire a cancellare quell’incertezza dai suoi occhi.
«Ehi, dolcezza» disse Donovan con disinvoltura.
Rachel sorrise e questo cancellò le ombre, illuminandole gli occhi.
«Ciao, Donovan. Mi hanno detto che partirai domani. Spero che starai attento.»
«Come sempre. Tornerò prima che te ne accorga.»
«Hai bisogno di qualcosa, piccola?» le domandò Ethan.
Lei corrugò per un attimo la fronte e si morse il labbro inferiore, come se cercasse di ricordare perché era uscita.
Poi sollevò di nuovo lo sguardo, con gli occhi brillanti perché le era tornato in mente. «Nathan e Joe stanno per partire. Dovreste entrare per salutarli.»
I due uomini si diressero verso la porta dov’era Rachel ed Ethan non poté trattenersi dal baciarla sulle labbra. Lei sorrise sotto la sua bocca e lui approfondì il bacio più che poté. Viveva per i suoi sorrisi. Non ne godeva da troppo tempo.
Rachel gli prese la mano e insieme andarono in salotto, dove Frank stava abbracciando i gemelli.
«Ehi, eccovi qua» disse Joe alzando lo sguardo. «Pensavamo che tu e Van foste già scappati dal pollaio.»
«Se pensassi che mamma ce la farebbe fare franca...» cominciò Ethan.
Nathan rise e immediatamente avvolse il fratello in un abbraccio.
«Stai attento» lo ammonì Ethan. «Riporta il culo a casa tutto intero.»
«Sempre.»
Ethan andò da Joe mentre Van e Nathan si insultavano scherzosamente.
«Abbi cura della tua donna» disse Joe seriamente mentre si scioglieva dall’abbraccio di Ethan.
«Sempre» rispose lui, facendo eco alla promessa del fratello.
«Okay, Joe» disse Nathan. «Mettiamoci in cammino.»
I due uomini si diressero alla porta d’ingresso continuando a salutare. La famiglia li seguì, affollandosi in giardino mentre i gemelli entravano nelle loro macchine.
Ethan cinse con un braccio le spalle della moglie mentre li guardavano andar via.
«Qualcuno ha voglia di un barbecue stasera?» domandò Sam. «Vi offro Garrett come cuoco.»
«Sei simpatico, idiota» borbottò quest’ultimo.
Donovan ridacchiò. «Io ci sto. Non mi dispiacerebbe una grossa bistecca. Mi devo mantenere in forze.»
«Io procurerò la carne se tu ed Ethan andrete a prendere la birra» gli rispose Sam. «Mamma? Papà? Voi due volete venire?»
Marlene diede un buffetto sulla guancia del figlio. «Sei gentile a chiedercelo, ma penso che mi metterò con i piedi all’aria e mi riposerò un po’. Rusty ha promesso di preparare la cena e io intendo accettare la sua offerta.»
Ethan lanciò un’occhiata alla ragazzina il cui viso si tinse di un rosso intenso. Non le faceva piacere che Marlene avesse rivelato a tutti il particolare della cena. Ragazzina tenace. Non c’era un grammo di dolcezza in lei. Almeno non dove chiunque potesse vederlo agevolmente.
L’uomo strinse il braccio intorno a Rachel e le sorrise. «Che ne dici? Vieni a prendere la birra con me e Van?»
Lei ricambiò il sorriso e passò lo sguardo da lui a tutti gli altri fratelli. «Siete sicuri di volermi con voi? Sembra una di quelle cose per soli uomini. Posso andare a casa e lasciare voi ragazzi a divertirvi.»
Sam e Garrett parvero offesi.
«Be’, cavolo, Rachel, ci dai una pugnalata al cuore. Sei sempre venuta in giro con noi. Altrimenti c’è troppo testosterone» disse Sam.
Il sorriso di Rachel si allargò. «Una bistecca mi sembra un’ottima idea.» Guardò Ethan. «Ti dispiace se faccio un salto a casa a cambiarmi?»
Lui le sfiorò una guancia. «Affatto. Vuoi che venga con te?»
«No. Vai con Donovan. Non ci metterò molto.»
Ethan ripescò le chiavi dalla tasca e le tenne sospese fra le dita. Rachel le prese e quando chiuse la mano sulla sua un’ondata di calore si diffuse sul suo braccio. Lo sorprendeva che dopo tanto tempo riuscisse ancora a turbarlo con il suo semplice tocco.
Incurante dei fratelli che li osservavano, si chinò per baciarla, catturandole la bocca. Era piccola e sensuale. Perfetta. Era il sapore che aveva sognato di notte, quando era sdraiato nel loro letto, da solo e sofferente.
Rachel si ritrasse, ansimante quanto lui, con gli occhi leggermente vitrei. Fu allora che Ethan si rese conto che lei non lo guardava più come faceva prima della sua scomparsa. Allora era stata guardinga con lui, senza mai permettergli di capire cosa stesse pensando. Era una forma di autodifesa a cui l’aveva costretta lui con la sua freddezza. Adesso lo guardava con calore. Con amore. Lei non gli aveva detto di amarlo, ma Ethan non si era mai sentito tanto a proprio agio e sicuro del suo affetto come adesso.
«Prendete una stanza» disse Garrett con un sorrisetto.
Ethan gli mostrò il medio da dietro le spalle della moglie. Sam e Donovan risero mentre lui la baciava di nuovo.
«Ora è meglio che tu vada, piccola» mormorò. «Altrimenti verrò a casa con te.»
Le guance di Rachel si tinsero di rosa mentre si allontanava, ma aveva gli occhi ridenti. Dio, quanto gli era mancato tutto questo.
«Ti amo» le sussurrò, più per sé stesso che per lei.
Vedere Rachel sorridere, con gli occhi scintillanti di felicità, gli tolse il fiato.
«Non ci metterò molto» promise.
Poi si alzò in punta di piedi per porgergli un bacio.