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William

Che cosa diamine ho fatto?

Sono riuscito a mandare tutto a puttane. Avevo la possibilità di andare a letto con la donna dei miei sogni, l’occasione per dimostrare a lei, e a me stesso, che sono alla sua altezza. Mi ha dato tutto quello che potevo chiedere, persino uno spogliarello, per l’amor di Dio. Era sexy, incantevole e birichina da morire… e io ho perso l’occasione.

Perché non l’ho seguita nella stanza degli ospiti? Perché me ne stavo seduto lì mentre lei si toccava, sorridendomi come se sapesse esattamente cosa voleva da me? Perché non le ho dato tutto ciò che desiderava?

Perché sono un maledetto idiota, ecco perché.

Ero così preso dalle mie paure. Soprattutto dal timore di oltrepassare il confine delle mie regole e delle mie insicurezze. Ero quasi riuscito a convincermi di avere fatto la cosa giusta quando non l’ho seguita di sopra. Ma dopo un’ora lei non era ancora tornata in soggiorno e quando sono andato a controllarla dormiva profondamente.

Ora sono sveglio da solo nel mio letto, con una bambina che strilla come colonna sonora, mentre India è sola nella camera degli ospiti, trascurata e sicuramente insoddisfatta.

Avremmo potuto vincere entrambi ieri sera, se solo non fossi un tale perdente.

Mi alzo il più velocemente possibile, anche se la stanza gira. Almeno un gin tonic di troppo, chiaramente. Mi occupo di Rosie, che si calma immediatamente dopo essere stata cambiata e nutrita. Poi decido che devo trovare India, sempre che non se ne sia già andata.

Quando mi dirigo verso la stanza degli ospiti, la porta è aperta, il letto è stato rifatto e non c’è alcuna traccia di lei. Corro di sotto per vedere se la trovo, i resti della nostra serata sono sparsi per il soggiorno. Ci sono popcorn per terra e il cartone della pizza è su una delle sedie. Un bicchiere di gin mezzo pieno è appoggiato sul tavolo dove India si è toccata per me. Il solo pensiero mi rende nervoso, ma non posso cedere alle emozioni in questo momento. Devo capire dove si trova.

Sento il rumore della macchina del caffè in cucina e mi dirigo lì. Lei è in piedi con l’abito di ieri e si sta preparando un espresso. Mentre entro si guarda intorno, ma subito volta il viso da un’altra parte.

«India…»

«Buongiorno, Mr. Walker. Appena avrò preso il caffè, chiamerò un’auto per tornare a casa.»

«Davvero? Intendi fare finta che non sia successo niente?»

India ha il fuoco negli occhi, anche se mantiene un’espressione imperturbabile. Sorseggia il suo caffè, guardandomi intensamente.

«Be’, tu sei stato molto bravo a fare finta di niente ieri sera» risponde. «Quindi dimentichiamoci tutto, va bene?»

«Senti, mi dispiace…»

«No. Ho commesso un errore pensando che tu fossi interessato. E ho preso un abbaglio a credere che tu fossi… diverso. Ma ho sbagliato su entrambi i fronti, quindi puoi lasciar perdere subito. Sto andando via.»

«India…»

«Per favore.»

Alza gli occhi verso di me e il dolore che ci leggo mi stordisce. Mi fa tacere. Mi fa sentire l’uomo peggiore del mondo.

«India» ripeto mentre alzo la mano per toccarla. Ma veniamo interrotti da un forte bussare alla porta. Chi sarà mai di sabato mattina? India alza un sopracciglio su di me.

«Hai capito Mr. Walker o devo ripetertelo?»

Digrigno i denti, so che si rifiuta di chiamarmi William per farmi perdere le staffe. Funziona sicuramente. Mi dirigo verso la porta, frustrato e affatto interessato a chi potrebbe esserci dall’altra parte. La apro e spalanco gli occhi per la sorpresa.

«Papà? Che ci fai qui?»

Mio padre è in piedi sulla soglia, tiene in mano un grande coniglietto di peluche rosa. È chiaramente qui per Rosie e non per me.

«Ho bisogno di una scusa per andare a trovare mio figlio e mia nipote?» chiede guardandosi intorno come se Rosie potesse materializzarsi da un momento all’altro.

«Dov’è l’angioletto?»

«Nella mia stanza. Sta dormendo.»

«Ah, bene allora. Immagino che tu possa offrirmi un caffè mentre lei riposa.»

Permetto a mio padre di entrare, chiedendomi come gli spiegherò il fatto che la mia assistente sia qui stamattina e di pessimo umore. Si dirige deciso in soggiorno e nota subito il disordine che abbiamo lasciato la notte scorsa. Sorride.

«Hai avuto compagnia? O la piccola Rosie ha provato il suo primo gin tonic?» chiede, sollevando uno dei bicchieri. Sto per spiegarglielo, quando India fa la sua apparizione con un’aria del tutto indifferente.

«Ti ricordi di mio padre, Alistair Walker, vero?» le domando subito.

Lei annuisce brevemente. «Buongiorno, Mr. Walker» lo saluta.

L’ha già incontrato qualche volta in ufficio. Papà ci guarda con un’espressione interrogativa.

«Buongiorno, India. C’è un motivo particolare per cui sei qui così presto di sabato mattina?»

«Me ne stavo andando» risponde a malincuore India. Non è il tipo che cerca scuse, quindi è probabile che l’immaginazione di mio padre si stia scatenando.

«Be’, non c’è fretta, mia cara! Sono solo venuto a vedere come stanno mio figlio e Rosie. Si sono comportati bene entrambi?»

India inclina il capo. «Buffo che me lo chieda. Oserei dire che suo figlio è più immaturo della piccola. Ma sono sicura che lei lo sappia già, Mr. Walker.»

Papà ride, battendomi una mano sulla schiena.

«Figliolo, mi piace questa signorina. Anche se sembra che sia tu a non andarle a genio.» Poi si rivolge a India: «Vedi, mio figlio ha bisogno di una brava donna che sappia tenerlo in riga, capisci cosa intendo?».

India annuisce. «Certo, mi assicurerò di diffondere i suoi contatti se mai incontrerò qualcuna abbastanza ottimista da essere interessata.»

Non posso fare a meno di sentirmi furioso con quei due che mi prendono in giro come se neppure fossi presente. Devo riprendermi, avvisare mio padre che oggi India è particolarmente caustica, ma tengo la bocca chiusa.

«Be’, India, temo che tu abbia ragione e che gli farebbe comodo un piccolo aiuto per trovare una donna così. Sei la sua assistente, vero? Perché non lo aiuti a sistemarsi? Conosci qualcuna con cui potrebbe andare d’accordo?»

«Non proprio. Ma suo figlio almeno sa cos’è che desidera?»

Un’altra frecciata. Vorrei che se ne andasse, ma ho la sensazione che mio padre non lascerà perdere visto quanto si sta divertendo.

«Siamo onesti, a questo punto qualunque donna che lo accetti per com’è andrà bene, eh, figliolo?» insiste dandomi un colpetto sulla spalla.

India fa un sorriso compiaciuto.

«Be’… credo di conoscere una donna che potrebbe accettare un incontro. È single, carina, ben educata, in carriera… E ha la pazienza di una santa. Ne avrà bisogno.»

Papà batte le mani. «Eccellente! Dammi il suo numero e organizzeremo in settimana. Posso occuparmi di Rosie mentre lui esce per il suo appuntamento. William porterà la tua amica in un bel ristorante. Quand’è il tuo ultimo giorno, India? Venerdì prossimo? Forse è la serata perfetta per un appuntamento che gli faccia dimenticare le sue preoccupazioni.»

India mi guarda, i suoi occhi ardono di rabbia. «Sono sicura che si possa fare.»

«Basta così, tutti e due…»

«Sciocchezze, figliolo. Rilassati. Ci stiamo solo divertendo un po’. Comunque, devi ammettere che è necessario che tu ti metta in gioco.»

«Papà…»

Prima di discutere ulteriormente, si sente un rumore provenire dall’ingresso. Questa volta è Henry, che entra con la sua chiave di riserva.

«La macchina è pronta» avvisa educatamente, ignaro della conversazione che ha interrotto. «Sarei felice di accompagnare la signorina Crowley a casa.»

«Grazie, Henry» rispondo guardandola. India ricambia il mio sguardo, incapace di nascondere il rossore sulle sue gote, ovviamente mi detesta.

«Ci vediamo lunedì, Mr. Walker.»

Nel momento in cui la porta si chiude, papà ridacchia da solo. «Bene, figliolo. L’atmosfera era un tantino gelida prima, non sei d’accordo?»

Scuoto la testa trattenendomi a fatica. «Non posso crederci.»

«Oh, per favore. Non sai stare allo scherzo? E poi, forse dovresti davvero andare a un appuntamento al buio per rilassarti un po’.»

Alzo le mani in segno di esasperazione, ma mio padre è ben lontano dal cambiare argomento.

«Cosa? Forse hai già in mente qualcun’altra?» mi chiede con finta curiosità. Non c’è dubbio che sappia leggere in me piuttosto bene.

«Papà…»

«Lo sapevo. Il tuo problema è che aspetti finché non è troppo tardi. Devi impegnarti. Flirtare un po’.»

«E mi stai seriamente incoraggiando a provarci con la mia assistente?»

«Senti, lo sai che non sono il tipo d’uomo che si preoccupa di questi particolari. Ho dato la mia benedizione ad Alex e Kit, no?»

«Sì, ma dopo che hai fatto passare loro l’inferno.»

«Oh, accidenti! E non sono felici ora, dopo aver lottato così tanto per stare insieme?»

«Be’, sì, ma…»

«Smettila di tergiversare, William. Lascia che succeda e basta. Segui il flusso una volta tanto, per l’amor di Dio. Non si sa mai, potresti avere qualcosa per cui valga la pena lottare». Mi tocca dolcemente. «E poi, India non lascia il suo posto tra una settimana? Sarà un gioco alla pari.»

Potrebbe avere ragione. Di solito ha ragione. Ma India mi perdonerà mai per come l’ho lasciata sola ieri sera?

Ho mandato tutto a catafascio o avrò un’altra possibilità?

Una cosa che conosco bene di India è la sua capacità di ergere dei muri di indifferenza molto più alti dei miei.