12

William

Gli ultimi giorni sono stati lunghi e stancanti, ma tra i cambi di pannolino e le noiose teleconferenze quotidiane, c’è India. India, che illumina la stanza quando cammina. India, che mi fa battere il cuore ogni volta che sorride. India, che mi fa ridere fino a farmi male allo stomaco. Ed è con questa donna meravigliosa che sto trascorrendo le mie giornate.

Come ho fatto a non accorgermi prima di lei? Ho passato così tanto tempo con la testa sotto la sabbia come uno struzzo, che non mi sono mai reso conto di quale gioiello avessi vicino. Non l’ho mai apprezzata - non me lo sono mai concesso - né come impiegata, né come donna. Ora lei è tutto ciò a cui penso.

Oggi è venerdì e non posso credere che trascorrerò un intero fine settimana senza vederla, dopo avere passato così tanto tempo in sua compagnia negli ultimi giorni.

Sta impiegando parecchio a prendere le sue cose, come se neanche lei volesse andarsene. O forse me lo sto solo immaginando. Probabilmente è felice di tornare a casa, dopotutto ha un intero fine settimana davanti a sé. Mi chiedo cosa abbia intenzione di fare, ma tengo la bocca chiusa perché non voglio espormi. Del resto, cosa ne so io di come ci si comporta in una relazione?

A causa del mio atteggiamento stacanovista, nessuna donna che ho frequentato è mai rimasta con me abbastanza a lungo. Anche se da quando bado a Rosie sono riuscito a mettere ordine tra le mie priorità, le relazioni e i sentimenti non sono il mio forte.

Ha finito di sistemare il suo portatile. Mi sorride.

«Bene, ci vediamo lunedì» dice. Faccio un cenno con il capo, cercando di nascondere la mia delusione. Non voglio che capisca l’effetto che questa settimana insieme ha avuto su di me.

«Sì, perfetto. Stessa ora?»

«Certo.» India si volta verso la porta, ma esita. Si schiarisce la gola. «Be’, se hai bisogno di una mano con Rosie… sai dove sono. Dopotutto, ora sono abbastanza brava con lei. E prima o poi vorrai dormire…»

Sorrido. Sta davvero cercando delle scuse per venire qui? Forse è solo educata, ma non sarebbe proprio il suo stile.

Vuole restare.

Sto per rispondere quando il mio telefono squilla, è il mio autista, Henry. Rispondo con un sorriso di scuse per India.

«Henry. Tutto bene?» In sottofondo, sento il rumore di un motore.

«Ehi, capo. Ho un problema: l’auto si è rotta.»

«Aspetta, cosa?»

«Sì, non so cosa diavolo sia successo. Credo che il motore si sia surriscaldato in autostrada. Ho chiamato qualcuno per venire a dare un’occhiata, ma non riuscirò a riportare la tua assistente in città.»

Guardo India, che è in piedi davanti a me e cerca di leggere la mia espressione. Sento salire un sorriso alle labbra, ma sono troppo abile nell’arte di trattenere le emozioni per lasciarmelo sfuggire. Eppure. È quasi come se fosse il destino. «Non preoccuparti, Henry. Cercherò di trovare un’altra soluzione, grazie per la chiamata.»

Riattacco. India ha uno sguardo interrogativo negli occhi.

«Va tutto bene?»

«Henry non potrà accompagnarti a casa oggi. Almeno non per qualche ora.»

India sembra sorpresa. «Oh, capisco. Dovrei prendere un taxi? Posso togliermi dai piedi in dieci minuti.»

Sembra timida, esitante. Vulnerabile.

Vorrei davvero afferrarla e baciarla, dirle di restare qui con me. Ma non lo faccio. Invece mi schiarisco la gola e guardo il pavimento. «Be’, potrei accompagnarti, ma non voglio svegliare Rosie adesso.»

«Oh, no, certo che no…»

«Oppure potresti rimanere a cena mentre ci organizziamo.» India sembra un po’ stupita dall’idea e anche io mi sento arrossire.

Non credo di averla mai vista così sorpresa. Quanto desidero allungare la mano e passare le dita su quelle gote arrossate.

«Sì, va bene. Ma non vorrei disturbarti oltre…»

Le sorrido, facendo un passo avanti. È solo la mia immaginazione, o sta trattenendo il respiro? Lascio la mia mano appoggiata sulla sua spalla per un secondo. «Non saresti affatto di troppo» insisto. India si rilassa visibilmente e posa a terra la sua valigetta.

«Ok. Be’, tanto vale che mi renda utile.»

«Utile?»

Prende il telefono dalla tasca e me lo mostra. «Cercando i menu da asporto, naturalmente.»

Sorrido. È davvero una donna perfetta. «Mi sembra un’ottima idea. Vado a controllare Rosie. Sentiti libera di esplorare la casa… Magari potresti scegliere un film da guardare intanto che ceniamo.»

India sorride e il suo braccio sfiora il mio mentre si dirige verso la porta. «Sembra una buona idea» dice con uno sguardo malizioso negli occhi.

Mi distraggo da India per un po’ occupandomi della bambina. È stata sorprendentemente buona negli ultimi giorni, adesso quando mi avvicino agita gambe e braccia gorgogliando forte in segno di gioia. La prendo in braccio sorridendo e mi godo il suo profumo mentre la cullo dolcemente.

«Stai diventando davvero bravo con lei.»

Mi giro e vedo India appoggiata al telaio della porta che ci guarda con tenerezza.

«Sì, be’. Credo che finalmente il mio istinto di zio abbia fatto effetto.»

«Sembra di sì» commenta. «Credo che tu abbia fatto grandi passi avanti questa settimana.»

Alzo gli occhi al cielo. Ora che andiamo d’accordo, lei non perde occasione per prendermi in giro su come mi comportavo prima. Sono contento che ci rida sopra, se avesse ancora del risentimento verso di me adesso non sarebbe qui, ma dentro a un taxi diretta verso casa. Invece siamo insieme, in procinto di passare una tranquilla serata domestica.

Non posso lamentarmi.

Rimetto Rosie nella culla, lei si succhia dolcemente il pollice e in pochi istanti si addormenta. Tiro un sospiro di sollievo, per quanto sia bello passare la serata con mia nipote quando è così tranquilla, desidero trascorrere del tempo da solo con India.

Rimaniamo un attimo imbarazzati prima che le faccia segno di seguirmi fino al soggiorno. Vedo che ha già scelto un film.

«Saw. L’enigmista? Davvero?» le chiedo.

«Sono in vena di horror. A te va bene?»

Non amo molto i film horror, anzi mi danno gli incubi - che poi è il loro scopo - ma voglio fare felice India. Guarderei un film sull’essiccazione della vernice se questo significasse rimanere con lei più a lungo.

«Certo, hai scelto la cena?»

«Pensavo alla pizza. Una grande con formaggio extra e salame piccante. Ovviamente accompagnata dal pane all’aglio» risponde scorrendo il menu con un’espressione alquanto seria sul viso. Non posso fare a meno di sorriderle.

«Apprezzo una donna che ha appetito.»

«Be’, cosa posso dire? Una ragazza deve pur mangiare.»

«Offro io, quindi ordina tutto quello che vuoi.»

India sembra che stia per protestare, ma alla fine annuisce e prende la mia carta di credito. «Grazie. Sto cercando di risparmiare, quindi accetto volentieri.»

«Per cosa stai risparmiando?»

India alza le spalle. «Il futuro, credo. Voglio dire, adoro la mia coinquilina, Montana, ma vorrei un posto tutto mio. Mi piacerebbe anche andare in vacanza, è da parecchio che non faccio un viaggio.»

A pensarci bene, India non si è mai presa nessun giorno di ferie mentre lavorava per me. Credo di non averci mai riflettuto, ma ora capisco quanto seriamente prenda il suo lavoro.

Per quanto mi riguarda, non mi sono mai dovuto preoccupare del denaro, non ho mai avuto un debito che non sapessi con certezza di poter ripagare, né mi sono mai dovuto preoccupare di ottenere un mutuo. Questo dimostra quanto la vita di India sia diversa dalla mia. Eppure eccoci qui, seduti uno accanto all’altra sul divano del mio salotto.

Troppo distanti per toccarci, ma troppo vicini per pensare ad altro.

«Una pausa ti farebbe davvero bene. Lavori sodo» dico finalmente.

Lei mi rivolge un sorriso stanco. «Sì, be’, dopo che avrò finito qui potrò andare ovunque, in qualsiasi momento. Il mio incarico redazionale mi consente di lavorare a distanza. Sta andando bene, potrei viaggiare per un po’.»

«Davvero? È fantastico.» Il mio petto si restringe: è il pensiero della sua partenza che mi rende ansioso? O è il fatto che lei sia troppo vicina a me per ragionare lucidamente?

«Mi piacerebbe andare in Europa per un mese o giù di lì. Vedere le opere d’arte, esplorare un nuovo ambiente, finire il mio romanzo.»

«Sembra che tu abbia intenzione di continuare a lavorare. Non mi pare una vacanza così rilassante, dopotutto.»

India alza le spalle. «Mi piace tenermi occupata. E tu che mi dici? Non ti piacerebbe vedere il mondo?»

Non sa di aver toccato un nervo scoperto, visto che una volta quello di viaggiare per il mondo era il mio sogno. Ma ho finito per dedicarmi a un lavoro così impegnativo che non ho la possibilità di lasciare la mia azienda incustodita per più di qualche giorno.

«Spero in futuro di riuscire ad allontanarmi un po’ dai miei doveri di amministratore delegato per farlo.»

India non sembra credermi, ma lascia correre. Invece mi mostra lo schermo del telefono, soddisfatta di se stessa.

«Ecco. Pizza ordinata. Iniziamo il film?» Faccio un cenno con la testa, ma quando comincia il film non riesco a concentrarmi. Mi è seduta talmente vicina che sento il profumo fruttato del suo shampoo. I suoi occhi sono fissi sullo schermo, ma io guardo solo lei.

Quando arriva la pizza riesco a malapena a mangiare, tanto che lei ha finito la sua metà e io sono riuscito a inghiottirne solo una fetta.

«Pensavo che apprezzassi le persone con un certo appetito» dice India guardando nella mia direzione.

«Sì, è vero. Ma credo di non avere fame stasera.»

Lei mi osserva socchiudendo gli occhi. «Stai bene? Sembri teso.»

È una domanda alla quale non vorrei rispondere, ma le parole mi escono di bocca prima di riuscire a fermarle. «Sono sempre teso quando ci sei tu.»

Il suo viso si illumina, non l’avevo notato, ma si è fatta ancora più vicina. Il suo braccio è appoggiato sullo schienale, mentre con l’altra mano mi sfiora delicatamente una gamba.

«Bene» dice tranquillamente. Poi su di noi scende il silenzio. Posso sentire il respiro di India mentre traccia dei cerchi immaginari sulla mia gamba. Il suo tocco è come una scossa elettrica, cerco di non gemere, ma l’attrazione che provo per lei è irresistibile. Si china in avanti lentamente.

Sta per baciarmi.

Rosie sceglie il momento perfetto per cominciare a piangere. Il baby monitor crepita e poi inizia a trasmettere le sue urla. India si scosta da me, ha le guance un po’ arrossate.

«Devo andare a controllarla» mormoro alzandomi.

India mi dà un colpetto sulla mano. «Certo che sì. Assolutamente.»

Sentendomi ben più che frustrato, salgo le scale. Una parte di me spera che Rosie si calmi velocemente per poter tornare da India, ma temo che il momento sia passato. Vorrei urlare di frustrazione. Eravamo così vicini.

Quando raggiungo Rosie nella stanza c’è un odore inconfondibile. Le cambio il pannolino, quindi, una volta che è di nuovo a posto, la prendo in braccio e la guardo negli occhi scuotendo la testa.

«Sapevo che questa notte era troppo bella per essere vera, scimmietta.»

Rosie continua a strillare, ma potrei giurare di vedere uno scintillio malizioso nei suoi occhietti.